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L’UDIENZA GENERALE, 23.05.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando la sua catechesi sulla preghiera nelle Lettere di San Paolo, ha incentrato la sua meditazione sul tema: "Lo Spirito e l’ "abbà" dei credenti (cfr Gal 4,6-7; Rm 8,14-17).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA  

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso ho mostrato come san Paolo dice che lo Spirito Santo è il grande maestro della preghiera e ci insegna a rivolgerci a Dio con i termini affettuosi dei figli, chiamandolo «Abbà, Padre». Così ha fatto Gesù; anche nel momento più drammatico della sua vita terrena, Egli non ha mai perso la fiducia nel Padre e lo ha sempre invocato con l’intimità del Figlio amato. Al Getsemani, quando sente l’angoscia della morte, la sua preghiera è: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36).

Sin dai primi passi del suo cammino, la Chiesa ha accolto questa invocazione e l’ha fatta propria, soprattutto nella preghiera del Padre nostro, in cui diciamo quotidianamente: «Padre… sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6,9-10). Nelle Lettere di san Paolo la ritroviamo due volte. L’Apostolo, lo abbiamo sentito ora, si rivolge ai Galati con queste parole: «E che voi siete figli lo prova che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida in noi: Abbà! Padre!» (Gal 4,6). E al centro di quel canto allo Spirito che è il capitolo ottavo della Lettera ai Romani, san Paolo afferma: «E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!"» (Rm 8,15). Il cristianesimo non è una religione della paura, ma della fiducia e dell'amore al Padre che ci ama. Queste due dense affermazioni ci parlano dell’invio e dell’accoglienza dello Spirito Santo, il dono del Risorto, che ci rende figli in Cristo, il Figlio Unigenito, e ci colloca in una relazione filiale con Dio, relazione di profonda fiducia, come quella dei bambini; una relazione filiale analoga a quella di Gesù, anche se diversa è l’origine e diverso è lo spessore: Gesù è il Figlio eterno di Dio che si è fatto carne, noi invece diventiamo figli in Lui, nel tempo, mediante la fede e i Sacramenti del Battesimo e della Cresima; grazie a questi due sacramenti siamo immersi nel Mistero pasquale di Cristo. Lo Spirito Santo è il dono prezioso e necessario che ci rende figli di Dio, che realizza quella adozione filiale a cui sono chiamati tutti gli esseri umani perché, come precisa la benedizione divina della Lettera agli Efesini, Dio, in Cristo, «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo» (Ef 1,4).

Forse l’uomo d’oggi non percepisce la bellezza, la grandezza e la consolazione profonda contenute nella parola «padre» con cui possiamo rivolgerci a Dio nella preghiera, perché la figura paterna spesso oggi non è sufficientemente presente, anche spesso non è sufficientemente positiva nella vita quotidiana. L'assenza del padre, il problema di un padre non presente nella vita del bambino è un grande problema del nostro tempo, perciò diventa difficile capire nella sua profondità che cosa vuol dire che Dio è Padre per noi. Da Gesù stesso, dal suo rapporto filiale con Dio, possiamo imparare che cosa significhi propriamente «padre», quale sia la vera natura del Padre che è nei cieli. Critici della religione hanno detto che parlare del «Padre», di Dio, sarebbe una proiezione dei nostri padri al cielo. Ma è vero il contrario: nel Vangelo, Cristo ci mostra chi è padre e come è un vero padre, così che possiamo intuire la vera paternità, imparare anche la vera paternità. Pensiamo alla parola di Gesù nel sermone della montagna dove dice: «amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44-45). È proprio l’amore di Gesù, il Figlio Unigenito - che giunge al dono di se stesso sulla croce - che ci rivela la vera natura del Padre: Egli è l’Amore, e anche noi, nella nostra preghiera di figli, entriamo in questo circuito di amore, amore di Dio che purifica i nostri desideri, i nostri atteggiamenti segnati dalla chiusura, dall’autosufficienza, dall’egoismo tipici dell’uomo vecchio.

Vorrei fermarmi un momento sulla paternità di Dio, perché possiamo lasciarci scaldare il cuore da questa profonda realtà che Gesù ci ha fatto conoscere pienamente e perché ne sia nutrita la nostra preghiera. Potremmo quindi dire che in Dio l’essere Padre ha due dimensioni. Anzitutto, Dio è nostro Padre, perché è nostro Creatore. Ognuno di noi, ogni uomo e ogni donna è un miracolo di Dio, è voluto da Lui ed è conosciuto personalmente da Lui. Quando nel Libro della Genesi si dice che l’essere umano è creato a immagine di Dio (cfr 1,27), si vuole esprimere proprio questa realtà: Dio è il nostro padre, per Lui non siamo esseri anonimi, impersonali, ma abbiamo un nome. E una parola nei Salmi mi tocca sempre quando la prego: «Le tue mani mi hanno plasmato», dice il salmista (Sal 119,73). Ognuno di noi può dire, in questa bella immagine, la relazione personale con Dio: «Le tue mani mi hanno plasmato. Tu mi hai pensato e creato e voluto». Ma questo non basta ancora. Lo Spirito di Cristo ci apre ad una seconda dimensione della paternità di Dio, oltre la creazione, poiché Gesù è il «Figlio» in senso pieno, «della stessa sostanza del Padre», come professiamo nel Credo. Diventando un essere umano come noi, con l’Incarnazione, la Morte e la Risurrezione, Gesù a sua volta ci accoglie nella sua umanità e nel suo stesso essere Figlio, così anche noi possiamo entrare nella sua specifica appartenenza a Dio. Certo il nostro essere figli di Dio non ha la pienezza di Gesù: noi dobbiamo diventarlo sempre di più, lungo il cammino di tutta la nostra esistenza cristiana, crescendo nella sequela di Cristo, nella comunione con Lui per entrare sempre più intimamente nella relazione di amore con Dio Padre, che sostiene la nostra vita. E’ questa realtà fondamentale che ci viene dischiusa quando ci apriamo allo Spirito Santo ed Egli ci fa rivolgere a Dio dicendogli «Abbà!», Padre! Siamo realmente entrati oltre la creazione nella adozione con Gesù; uniti siamo realmente in Dio e figli in un nuovo modo, in una dimensione nuova.

Ma vorrei adesso ritornare ai due brani di san Paolo che stiamo considerando circa questa azione dello Spirito Santo nella nostra preghiera; anche qui sono due passi che si corrispondono, ma contengono una diversa sfumatura. Nella Lettera ai Galati, infatti, l’Apostolo afferma che lo Spirito grida in noi «Abbà! Padre!»; nella Lettera ai Romani dice che siamo noi a gridare «Abbà! Padre!». E San Paolo vuole farci comprendere che la preghiera cristiana non è mai, non avviene mai in senso unico da noi a Dio, non è solo un «agire nostro», ma è espressione di una relazione reciproca in cui Dio agisce per primo: è lo Spirito Santo che grida in noi, e noi possiamo gridare perché l'impulso viene dallo Spirito Santo. Noi non potremmo pregare se non fosse iscritto nella profondità del nostro cuore il desiderio di Dio, l'essere figli di Dio. Da quando esiste, l'homo sapiens è sempre in ricerca di Dio, cerca di parlare con Dio, perché Dio ha iscritto se stesso nei nostri cuori. Quindi la prima iniziativa viene da Dio, e con il Battesimo, di nuovo Dio agisce in noi, lo Spirito Santo agisce in noi; è il primo iniziatore della preghiera perché possiamo poi realmente parlare con Dio e dire "Abbà" a Dio. Quindi la sua presenza apre la nostra preghiera e la nostra vita, apre agli orizzonti della Trinità e della Chiesa.

Inoltre comprendiamo, questo è il secondo punto, che la preghiera dello Spirito di Cristo in noi e la nostra in Lui, non è solo un atto individuale, ma un atto dell’intera Chiesa. Nel pregare si apre il nostro cuore, entriamo in comunione non solo con Dio, ma proprio con tutti i figli di Dio, perché siamo una cosa sola. Quando ci rivolgiamo al Padre nella nostra stanza interiore, nel silenzio e nel raccoglimento, non siamo mai soli. Chi parla con Dio non è solo. Siamo nella grande preghiera della Chiesa, siamo parte di una grande sinfonia che la comunità cristiana sparsa in ogni parte della terra e in ogni tempo eleva a Dio; certo i musicisti e gli strumenti sono diversi - e questo è un elemento di ricchezza -, ma la melodia di lode è unica e in armonia. Ogni volta, allora, che gridiamo e diciamo: «Abbà! Padre!» è la Chiesa, tutta la comunione degli uomini in preghiera che sostiene la nostra invocazione e la nostra invocazione è invocazione della Chiesa. Questo si riflette anche nella ricchezza dei carismi, dei ministeri, dei compiti, che svolgiamo nella comunità. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: «Ci sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; ci sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; ci sono diverse attività, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti» (1Cor 12,4-6). La preghiera guidata dallo Spirito Santo, che ci fa dire «Abbà! Padre!» con Cristo e in Cristo, ci inserisce nell’unico grande mosaico della famiglia di Dio in cui ognuno ha un posto e un ruolo importante, in profonda unità con il tutto.

Un’ultima annotazione: noi impariamo a gridare «Abba!, Padre!» anche con Maria, la Madre del Figlio di Dio. Il compimento della pienezza del tempo, del quale parla san Paolo nella Lettera ai Galati (cfr 4,4), avviene al momento del «sì» di Maria, della sua adesione piena alla volontà di Dio: «ecco, sono la serva del Signore» (Lc 1,38).

Cari fratelli e sorelle, impariamo a gustare nella nostra preghiera la bellezza di essere amici, anzi figli di Dio, di poterlo invocare con la confidenza e la fiducia che ha un bambino verso i genitori che lo amano. Apriamo la nostra preghiera all’azione dello Spirito Santo perché in noi gridi a Dio «Abbà! Padre!» e perché la nostra preghiera cambi, converta costantemente il nostro pensare, il nostro agire per renderlo sempre più conforme a quello del Figlio Unigenito, Gesù Cristo. Grazie.

[00702-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers frères et sœurs,

L’Esprit-Saint nous enseigne à nous adresser à Dieu en l’appelant « Abbà, Père ». Il est le don du Ressuscité qui nous met dans une relation de confiance filiale avec Dieu. Que cette profonde réalité de la paternité de Dieu réchauffe notre cœur et nourrisse notre prière ! Dieu est d’abord notre Père parce qu’il est notre Créateur. Plus encore, par son Incarnation, sa Mort et sa Résurrection, Jésus qui est le « Fils » au sens plein, nous accueille dans son humanité et dans son être de Fils. Et nous devons le devenir toujours plus en grandissant dans la communion avec Lui pour entrer plus intimement dans la relation d’amour avec le Père. La prière chrétienne n’est jamais à sens unique, de nous vers Dieu, elle est l’expression d’une relation réciproque où Dieu agit toujours le premier : c’est l’Esprit-Saint qui crie en nous « Abba, Père ! », quand nous lui ouvrons notre cœur pour qu’il demeure en nous. Cette présence ouvre notre prière et notre vie aux horizons de la Trinité et de l’Église. La prière de Jésus devient notre prière. Chers amis, dans notre prière, apprenons à goûter la beauté d’être des enfants de Dieu. Laissons l’Esprit agir en nous pour rendre notre pensée et notre action toujours plus conformes à celles de Jésus !

Je salue avec joie les pèlerins francophones venant en particulier de France, de Belgique, du Canada et de l’Île Maurice. Puissiez-vous découvrir la beauté, la grandeur et la consolation de vous adresser à Dieu dans la prière en utilisant avec confiance le beau nom de « Père » ! Bon pèlerinage à tous !

[00703-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Dear Brothers and Sisters,

In our reflection on prayer in the letters of Saint Paul, we now consider two passages in which the Apostle speaks of the Holy Spirit, who enables us to call upon God as "Abba", our Father (cf. Gal 4:6; Rom 8:5). The word "Abba" was used by Jesus to express his loving relationship with the Father; our own use of this word is the fruit of the presence of the Spirit of Christ within us. Through the gift of the Holy Spirit in Baptism, we have become sons and daughters of God, sharing by adoption in the eternal sonship of Jesus. Paul teaches us that Christian prayer is not simply our own work, but primarily that of the Spirit, who cries out in us and with us to the Father. In our prayer, we enter into the love of the indwelling Trinity as living members of Christ’s Body, the Church. Our individual prayer is always part of the great symphony of the Church’s prayer. Let us open our hearts ever more fully to the working of the Spirit within us, so that our prayer may lead us to greater trust in the Father and conformity to Jesus, his Son.

I am pleased to greet the ecumenical delegation from the Evangelical-Lutheran Church in Sweden. I also welcome the group from the Pontifical University of Santo Tomas in Manila. I thank the choirs for their praise of God in song. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, including those from England, Denmark, Finland, Sweden, India, the Philippines, South Korea and the United States I cordially invoke the Holy Spirit’s gifts of wisdom, joy and peace.

[00704-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese möchte ich fortfahren, über das Gebet nach dem heiligen Paulus zu sprechen. Für Paulus ist es der Heilige Geist, der große Lehrer des Gebets, der uns unterweist, Gott als unseren liebevollen Vater, »Abba«, anzurufen, wie es Kinder bei ihrem leiblichen Vater tun. In zwei Briefen geht er auf diesen Geist der Kindschaft ein, der uns als Getauften gegeben ist. Im Galaterbrief sagt er: »Weil ihr Söhne seid, sandte Gott den Geist seines Sohnes in unser Herz, den Geist, der ruft: Abba, Vater« (vgl. 4,6). Während hier der Geist in uns ruft, sind im Römerbrief wir es, die zum Vater sagen »Abba, Vater!«: »Ihr habt den Geist empfangen, der euch zu Söhnen macht, den Geist, in dem wir rufen: Abba, Vater!« (8,15). Unser Beten geht also nicht nur in einer Richtung von uns zu Gott, sondern ist doppelseitig: Gott ergreift in uns die Initiative. Und wir könnten gar nicht zu beten beginnen, wenn nicht sozusagen die Initiative Gottes im Menschen einfach vorhanden und eingeschrieben wäre und durch die Taufe neu und stärker geworden wäre. Es ist also der Heilige Geist, der uns ruft, der unseren Verstand und unser Herz öffnet, damit wir überhaupt gewahr werden, daß es Gott gibt, und anfangen können, uns auf ihn auszustrecken. Das Gebet Jesu wird damit unser Gebet. Wir können wirklich als Söhne beten. Der Heilige Geist, der Geist Christi, führt uns in eine Liebesbeziehung mit dem Vater. In ihr werden unsere Wünsche und Haltungen gereinigt, Verschlossenheit, Selbstgenügsamkeit und Egoismus, die für den Menschen charakteristisch sind, überwunden und aufgelöst. Und dazu dient das Beten: daß immer wieder diese Verschlossenheit aufgerissen wird. Indem wir auf Gott hin offen werden, werden wir aufeinander hin offen. Das Beten ist daher auch nie bloß etwas Individuelles. Auch wenn ich im stillen Kämmerlein bete, ist durch das Beten die ganze lebendige Gemeinschaft der Glaubenden mit mir, beten wir immer miteinander, und von ihr lernen wir überhaupt das Beten. Wir nehmen im Beten teil an der großen Symphonie der Beter überall auf der Erde, die ihr Lob zu Gott erheben. Während unseres ganzen Lebens wollen wir versuchen, in dieses Offensein für Gott und damit in das Mitsein mit allen, die auf Gott hinschauen und von ihm leben wollen, zu lernen und so wahrhaft und in der Tiefe unseres Herzens und in der Höhe unseres Seins sagen zu können: »Abba, Vater!«

Mit Freude grüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Öffnen wir unser Gebet dem Wirken des Heiligen Geistes, damit es uns wirklich umwandle und damit sichtbar werde, was es heißt, Christ zu sein. Der Herr segne euch alle!

[00705-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Queridos hermanos y hermanas:

Dentro de las catequesis sobre la oración que estamos desarrollando, hoy quisiera resaltar un aspecto que Jesús mismo nos enseñó al llamar a Dios Abbá, Padre, con la sencillez, el respeto, la confianza y el afecto de un niño con sus padres. La Iglesia ha acogido esta invocación, que nosotros repetimos en el Padre nuestro, porque el Espíritu Santo nos lo inspira en nuestro corazón. Sí, el poder llamar Padre a Dios es un don inestimable. No sólo reconocemos en él al Creador de nuestros días, sino a quien nos conoce a cada uno por nombre, se cuida siempre de nosotros y nos ama inmensamente, como nadie en el mundo es capaz de amar. Así, pues, en la oración entramos en un trato de intimidad y familiaridad con un Dios personal, que nos ha querido hacer partícipes de la plenitud de la vida que nunca nos abandona. En la plegaria, no sólo nos dirigimos a Dios, sino que entramos en una relación recíproca con él. Una relación en la que nunca estamos solos: nos acompaña Cristo en persona, el Hijo de Dios por naturaleza; y también la comunidad cristiana, con toda la diversidad y riqueza de sus carismas, como familia de los hijos de Dios.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, Argentina, El Salvador, México y otros países latinoamericanos. Que Dios, nuestro Padre, aliente nuestro coloquio frecuente y devoto con él. Muchas gracias.

[00706-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Queridos irmãos e irmãs,

O Espírito Santo nos ensina a tratar Deus, na oração, com os termos afetuosos de «Abbá, Pai!», como fez Jesus. São Paulo, tanto na carta aos Gálatas como na carta aos Romanos, afirma que é o Espírito que clama em nós «Abbá, Pai!», fazendo-nos sentir numa relação de profunda confiança com Deus, como a de uma criança com seu pai. Hoje muitos não se dão conta da grandeza e da consolação profunda contidas na palavra «Pai», dita por nós a Deus na oração. O Espírito Santo ilumina o nosso espírito, unindo-nos à relação filial de Jesus com o Pai. Realmente, sempre que clamamos «Abbá, Pai!», fazemos isso movidos pelo Espírito, com Cristo e em Cristo, e sempre em união com toda a Igreja. De fato, desde o princípio, Ela assumiu esta invocação, de modo particular na oração do «Pai-Nosso». Quando rezamos ao Pai, nunca estamos sozinhos. É a Igreja que sustém a nossa invocação, porque a nossa invocação é invocação da Igreja.

Queridos peregrinos de língua portuguesa: sede bem-vindos! Saúdo de modo particular os brasileiros do Rio de Janeiro, do Rio Grande de Sul, bem como as Irmãs Franciscanas de São José. Com a proximidade da solenidade de Pentecostes, procurai, a exemplo de Nossa Senhora, estar abertos à ação do Espírito Santo na vossa oração, de tal modo que o vosso pensar e agir se conformem sempre mais com os do seu Filho Jesus Cristo. De coração vos abençôo a vós e às vossas famílias!

[00707-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua lituana

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Drodzy polscy pielgrzymi, w oczekiwaniu na liturgiczną uroczystość Zesłania Ducha Świętego, wraz z Maryją i Apostołami trwajmy na modlitwie. Z Chrystusem prośmy Boga naszego Ojca, aby Jego Duch przenikał myślenie i działanie, byśmy co raz bardziej dorastali do godności dzieci Bożych, którą otrzymaliśmy. Niech Pan wam błogosławi!

[Cari pellegrini polacchi, in attesa della solennità liturgica della Pentecoste, insieme a Maria e agli Apostoli, perseveriamo nella preghiera. Con Cristo chiediamo a Dio nostro Padre, che il Suo Spirito permei il pensare e l’agire, affinché sempre più pienamente corrispondiamo alla dignità di figli di Dio che abbiamo ricevuto. Il Signore vi benedica!]

[00708-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata  

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz Marije Bistrice. Pripremajući se primiti dar kojega nam je Krist obećao, molite Svevišnjeg da sila Duha Svetoga obnovi vaše obitelji, župne zajednice i čitavu vašu dragu Domovinu. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati, in modo particolare i fedeli di Marija Bistrica. Preparandoci a ricevere il dono che Cristo ci ha promesso, pregate l’Onnipotente che la forza dello Spirito Santo rinnovi le vostre famiglie, le comunità parrocchiali e tutta la vostra cara Patria. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00709-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua ceca

Srdečně zdravím poutníky z České republiky, zejména věřící z farnosti svatého Stanislava z Kunštátu na Moravě. Ať vám pouť k hrobům apoštolů v této radostné velikonoční době dodá odvahu radostně hlásat a svědčit, že Kristus vstal z mrtvých a vstoupil na nebesa. Ať setkání s tradicí Věčného Města posílí vaši víru a duchovního růst. Všem vám žehnám.

[Saluto cordialmente i pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare i fedeli della parrocchia di San Stanislao, Kunštát della Moravia. Il vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli, in questo tempo luminoso della Pasqua, vi infonda il coraggio di essere gioiosi annunciatori e testimoni della Resurrezione ed Ascensione di Cristo, e l’incontro con la tradizione della Città Eterna rafforzino la vostra fede e diventino fonte di crescita spirituale. A tutti voi la mia benedizione!]

[00710-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca  

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Nitry, Lysej pod Makytou a Topoľčian. Bratia a sestry, budúcu nedeľu budeme sláviť sviatok Turíc. Prosme Boha o zoslanie Ducha Svätého s hojnosťou jeho darov, aby sme odvážne svedčili o Kristovi. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, specialmente quelli provenienti da Nitra, Lysá pod Makytou e Topoľčany. Fratelli e sorelle, domenica prossima celebreremo la Solennità della Pentecoste. Preghiamo Dio che mandi lo Spirito Santo con l’abbondanza dei suoi doni perché possiamo divenire testimoni coraggiosi di Cristo. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00711-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua lituana  

Iš širdies sveikinu piligrimus iš Lietuvos, ypatingai grupę medikų iš Telšių. Šiomis dienomis širdyse atnaujiname troškimą Šventosios Dvasios, kuri Sekminių malone gaivina mūsų gyvenimus. Viešpats jus visus telaimina! Garbė Jėzui Kristui!

[Saluto di cuore i pellegrini venuti dalla Lituania, soprattutto il gruppo di medici da Telšiai. In questi giorni nei nostri cuori rinnoviamo l’attesa dello Spirito Santo che a Pentecoste ravviva il nostro essere. Che il Signore vi benedica tutti! Sia lodato Gesù Cristo!]

[00712-AA.01] [Testo originale: Lituano]

Saluto in lingua italiana  

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare i fedeli della Diocesi di Nola con il Vescovo Mons. Depalma, qui convenuti a 20 anni dalla visita del Beato Giovanni Paolo II. Accolgo con gioia i fedeli e le autorità di Enna, con il Vescovo Mons. Pennisi, in occasione del sesto centenario della proclamazione di Maria SS.ma della Visitazione quale Patrona della Città. Questo giubileo mariano sia ricco di frutti spirituali ed accresca la devozione per la Madre di Dio. Saluto anche l’associazione "Ragazzi in gamba" con il Vescovo Mons. Cetoloni, nel cinquantesimo di attività, ed il Comitato "Cittadini attraverso lo Sport" per l’accensione della fiaccola in partenza per Napoli.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Il dono dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste sostenga e alimenti sempre la vita di fede della comunità cristiana: cari giovani, mettete al di sopra di tutto la ricerca di Dio e l’amore per Lui; cari ammalati, lo Spirito Santo vi sia di aiuto e conforto nel momento del maggiore bisogno; e voi, cari sposi novelli, con la grazia dello Spirito Santo rendete ogni giorno più salda e profonda la vostra unione.

[00713-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0298-XX.01]