MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (1° APRILE 2012) ● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata il 1° aprile 2012, Domenica delle Palme, a livello diocesano:
● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
«Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4)
Cari giovani,
sono lieto di rivolgermi nuovamente a voi, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il ricordo dell’incontro di Madrid, lo scorso agosto, resta ben presente nel mio cuore. E’ stato uno straordinario momento di grazia, nel corso del quale il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere in quelle giornate e che in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i giovani e per le comunità a cui appartengono. Adesso siamo già orientati verso il prossimo appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013, che avrà come tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19).
Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: «Siate sempre lieti nel Signore!» (4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana.
La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura, quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita di Gesù (cfr Lc 2,10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell’umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto attuale, tanti giovani intorno a voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e di speranza! Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia, sulle strade per trovarla, affinché possiate viverla sempre più in profondità ed esserne messaggeri tra coloro che vi circondano.
1. Il nostro cuore è fatto per la gioia
L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza. E ciò vale soprattutto per voi, perché la giovinezza è un periodo di continua scoperta della vita, del mondo, degli altri e di se stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano i grandi desideri di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti.
E ogni giorno sono tante le gioie semplici che il Signore ci offre: la gioia di vivere, la gioia di fronte alla bellezza della natura, la gioia di un lavoro ben fatto, la gioia del servizio, la gioia dell’amore sincero e puro. E se guardiamo con attenzione, esistono tanti altri motivi di gioia: i bei momenti della vita familiare, l’amicizia condivisa, la scoperta delle proprie capacità personali e il raggiungimento di buoni risultati, l’apprezzamento da parte degli altri, la possibilità di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di essere utili al prossimo. E poi l’acquisizione di nuove conoscenze mediante gli studi, la scoperta di nuove dimensioni attraverso viaggi e incontri, la possibilità di fare progetti per il futuro. Ma anche l’esperienza di leggere un’opera letteraria, di ammirare un capolavoro dell’arte, di ascoltare e suonare musica o di vedere un film possono produrre in noi delle vere e proprie gioie.
Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia forse un’illusione e una fuga dalla realtà. Sono molti i giovani che si interrogano: è veramente possibile la gioia piena al giorno d’oggi? E questa ricerca percorre varie strade, alcune delle quali si rivelano sbagliate, o perlomeno pericolose. Ma come distinguere le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche nei momenti difficili?
2. Dio è la fonte della vera gioia
In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per riversare su noi questo suo amore, per colmarci della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con un’accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che esista.
Questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi si manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo. Nel Vangelo vediamo come gli eventi che segnano gli inizi della vita di Gesù siano caratterizzati dalla gioia. Quando l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che sarà madre del Salvatore, inizia con questa parola: «Rallegrati!» (Lc 1,28). Alla nascita di Gesù, l’Angelo del Signore dice ai pastori: «Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). E i Magi che cercavano il bambino, «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,10). Il motivo di questa gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del Signore, che mi accoglie e mi ama.
E infatti dall’incontro con Gesù nasce sempre una grande gioia interiore. Nei Vangeli lo possiamo vedere in molti episodi. Ricordiamo la visita di Gesù a Zaccheo, un esattore delle tasse disonesto, un peccatore pubblico, al quale Gesù dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua». E Zaccheo, riferisce san Luca, «lo accolse pieno di gioia» (Lc 19,5-6). E’ la gioia dell’incontro con il Signore; è il sentire l’amore di Dio che può trasformare l’intera esistenza e portare salvezza. E Zaccheo decide di cambiare vita e di dare la metà dei suoi beni ai poveri.
Nell’ora della passione di Gesù, questo amore si manifesta in tutta la sua forza. Negli ultimi momenti della sua vita terrena, a cena con i suoi amici, Egli dice: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore... Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9.11). Gesù vuole introdurre i suoi discepoli e ciascuno di noi nella gioia piena, quella che Egli condivide con il Padre, perché l’amore con cui il Padre lo ama sia in noi (cfr. Gv 17,26). La gioia cristiana è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
Narrano i Vangeli che Maria di Magdala e altre donne andarono a visitare la tomba dove Gesù era stato posto dopo la sua morte e ricevettero da un Angelo un annuncio sconvolgente, quello della sua risurrezione. Allora abbandonarono in fretta il sepolcro, annota l’Evangelista, «con timore e gioia grande» e corsero a dare la lieta notizia ai discepoli. E Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!» (Mt 28,8-9). E’ la gioia della salvezza che viene loro offerta: Cristo è il vivente, è Colui che ha vinto il male, il peccato e la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il Risorto, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). Il male non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince.
Questa gioia profonda è frutto dello Spirito Santo che ci rende figli di Dio, capaci di vivere e di gustare la sua bontà, di rivolgerci a Lui con il termine «Abbà», Padre (cfr Rm 8,15). La gioia è segno della sua presenza e della sua azione in noi.
3. Conservare nel cuore la gioia cristiana
A questo punto ci domandiamo: come ricevere e conservare questo dono della gioia profonda, della gioia spirituale?
Un Salmo ci dice: «Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 37,4). E Gesù spiega che «il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Cari giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza.
Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della fede», che tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui.
Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola, che è gioia per il cuore. Il profeta Geremia scrive: «Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore» (Ger 15,16). Imparate a leggere e meditare la Sacra Scrittura, vi troverete una risposta alle domande più profonde di verità che albergano nel vostro cuore e nella vostra mente. La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione: «Venite, cantiamo al Signore... adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti» (Sal 95,1.6).
In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale della salvezza: la morte e risurrezione di Cristo. E’ questo un momento fondamentale per il cammino di ogni discepolo del Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo Risorto, ascoltiamo la sua Parola, ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Un Salmo afferma: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!» (Sal 118,24). E nella notte di Pasqua, la Chiesa canta l’Exultet, espressione di gioia per la vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte: «Esulti il coro degli angeli... Gioisca la terra inondata da così grande splendore... e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa!». La gioia cristiana nasce dal sapere di essere amati da un Dio che si è fatto uomo, ha dato la sua vita per noi e ha sconfitto il male e la morte; ed è vivere di amore per lui. Santa Teresa di Gesù Bambino, giovane carmelitana, scriveva: «Gesù, è amarti la mia gioia!» (P 45, 21 gennaio 1897, Op. Compl., pag. 708).
4. La gioia dell’amore
Cari amici, la gioia è intimamente legata all’amore: sono due frutti inseparabili dello Spirito Santo (cfr Gal 5,23). L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore. La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo eco alle parole di Gesù: «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. Dio ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di più». E il Servo di Dio Paolo VI scriveva: «In Dio stesso tutto è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap. Gaudete in Domino, 9 maggio 1975)
Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli impegni. E questo, in primo luogo, nelle amicizie: i nostri amici si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro, gli studi e i servizi che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono alla gioia, anche se non sempre questa è immediata.
Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere, del successo materiale e del denaro.
A proposito di generosità, non posso non menzionare una gioia speciale: quella che si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria vita al Signore. Cari giovani, non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica, missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia coloro che, dedicandogli la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.
Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra vita e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna. C’è uno stretto legame tra la comunione e la gioia. Non è un caso che san Paolo scriva la sua esortazione al plurale: non si rivolge a ciascuno singolarmente, ma afferma: «Siate sempre lieti nel Signore» (Fil 4,4). Soltanto insieme, vivendo la comunione fraterna, possiamo sperimentare questa gioia. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive così la prima comunità cristiana: «spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (At 2,46). Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane possano essere luoghi privilegiati di condivisione, di attenzione e di cura l’uno dell’altro.
5. La gioia della conversione
Cari amici, per vivere la vera gioia occorre anche identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni. I messaggi che ricevete spingono ad entrare nella logica del consumo, prospettando felicità artificiali. L’esperienza insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni materiali in abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere nell’amore e nella verità, a vivere in Dio.
E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi troviamo la strada della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza felice, realizzata secondo il progetto di Dio. Quante volte, invece, costatiamo che costruire ignorando Dio e la sua volontà porta delusione, tristezza, senso di sconfitta. L’esperienza del peccato come rifiuto di seguirlo, come offesa alla sua amicizia, porta ombra nel nostro cuore.
Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di fedeltà all’amore del Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che perdona e riaccoglie.
Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione! Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per saper riconoscere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre le sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella sua gioia: vi sarà gioia nel cielo anche per un solo peccatore che si converte (cfr Lc 15,7).
6. La gioia nelle prove
Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore la domanda se veramente è possibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della vita, specialmente le più dolorose e misteriose, se veramente seguire il Signore, fidarci di Lui dona sempre felicità.
La risposta ci può venire da alcune esperienze di giovani come voi che hanno trovato proprio in Cristo la luce capace di dare forza e speranza, anche in mezzo alle situazioni più difficili. Il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua pur breve esistenza, tra cui una, riguardante la sua vita sentimentale, che lo aveva ferito in modo profondo. Proprio in questa situazione, scriveva alla sorella: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro... Lo scopo per cui noi siamo stati creati ci addita la via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste via: essa è allegria anche attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana, Torino, 14 febbraio 1925). E il beato Giovanni Paolo II, presentandolo come modello, diceva di lui: «era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava tante difficoltà della sua vita» (Discorso ai giovani, Torino, 13 aprile 1980).
Più vicina a noi, la giovane Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha sperimentato come il dolore possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia. All’età di 18 anni, in un momento in cui il cancro la faceva particolarmente soffrire, Chiara aveva pregato lo Spirito Santo, intercedendo per i giovani del suo Movimento. Oltre alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di illuminare con il suo Spirito tutti quei giovani, di dar loro la sapienza e la luce: «È stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava» (Lettera a Chiara Lubich, Sassello, 20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della sua gioia era la completa fiducia nel Signore e l’accettazione anche della malattia come misteriosa espressione della sua volontà per il bene suo e di tutti. Ripeteva spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io».
Sono due semplici testimonianze tra molte altre che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane. Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la gioia (cfr Col 1,24).
7. Testimoni della gioia
Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla. San Giovanni afferma: «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv 1,3-4).
A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la «buona novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio così!
Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa. E riceverete il centuplo: la gioia della salvezza per voi stessi, la gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone!» (Mt 25,21).
La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino. Ella ha accolto il Signore dentro di sé e l’ha annunciato con un canto di lode e di gioia, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-47). Maria ha risposto pienamente all’amore di Dio dedicando la sua vita a Lui in un servizio umile e totale. E’ chiamata «causa della nostra letizia» perché ci ha dato Gesù. Che Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!
Dal Vaticano, 15 marzo 2012
BENEDICTUS PP. XVI
[00425-01.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
« Soyez toujours dans la joie du Seigneur ! » (Ph 4, 4)
Chers jeunes,
Je suis heureux de pouvoir à nouveau m’adresser à vous à l’occasion de la XXVIIème Journée Mondiale de la Jeunesse. Le souvenir de la rencontre de Madrid, en août dernier, reste très présent à mon esprit. Ce fut un temps de grâce exceptionnel au cours duquel Dieu a béni les jeunes présents, venus du monde entier. Je rends grâce à Dieu pour tout ce qu’il a fait naître lors de ces journées, et qui ne manquera pas de porter du fruit à l’avenir pour les jeunes et pour les communautés auxquelles ils appartiennent. A présent nous sommes déjà orientés vers le prochain rendez-vous de Rio de Janeiro en 2013, qui aura pour thème « Allez, de toutes les nations faites des disciples ! » (cf. Mt 28, 19)
Cette année, le thème de la Journée Mondiale de la Jeunesse nous est donné par une exhortation de la lettre de saint Paul apôtre aux Philippiens : « Soyez toujours dans la joie du Seigneur ! » (Ph 4, 4). La joie, en effet, est un élément central de l’expérience chrétienne. Et au cours de chaque Journée Mondiale de la Jeunesse, nous faisons l’expérience d’une joie intense, la joie de la communion, la joie d’être chrétiens, la joie de la foi. C’est une des caractéristiques de ces rencontres. Et nous voyons combien cette joie attire fortement : dans un monde souvent marqué par la tristesse et les inquiétudes, la joie est un témoignage important de la beauté de la foi chrétienne et du fait qu’elle est digne de confiance.
L’Eglise a pour vocation d’apporter au monde la joie, une joie authentique qui demeure, celle que les anges ont annoncé aux bergers de Bethléem la nuit de la naissance de Jésus (cf. Lc 2, 10) : Dieu n’a pas seulement parlé, il n’a pas seulement accompli des signes prodigieux dans l’histoire de l’humanité, Dieu s’est fait tellement proche qu’il s’est fait l’un de nous et a parcouru toutes les étapes de la vie humaine. Dans le difficile contexte actuel, tant de jeunes autour de vous ont un immense besoin d’entendre que le message chrétien est un message de joie et d’espérance ! Aussi, je voudrais réfléchir avec vous sur cette joie, sur les chemins pour la trouver, afin que vous puissiez en vivre toujours plus profondément et en être les messagers autour de vous.
1. Notre cœur est fait pour la joie
L’aspiration à la joie est imprimée dans le cœur de l’homme. Au-delà des satisfactions immédiates et passagères, notre cœur cherche la joie profonde, parfaite et durable qui puisse donner du "goût" à l’existence. Et cela est particulièrement vrai pour vous, parce que la jeunesse est une période de continuelle découverte de la vie, du monde, des autres et de soi-même. C’est un temps d’ouverture vers l’avenir où se manifestent les grands désirs de bonheur, d’amitié, de partage et de vérité et durant lequel on est porté par des idéaux et on conçoit des projets.
Chaque jour, nombreuses sont les joies simples que le Seigneur nous offre : la joie de vivre, la joie face à la beauté de la nature, la joie du travail bien fait, la joie du service, la joie de l’amour sincère et pur. Et si nous y sommes attentifs, il y a de nombreux autres motifs de nous réjouir : les bons moments de la vie en famille, l’amitié partagée, la découverte de ses capacités personnelles et ses propres réussites, les compliments reçus des autres, la capacité de s’exprimer et de se sentir compris, le sentiment d’être utile à d’autres. Il y a aussi l’acquisition de nouvelles connaissance que nous faisons par les études, la découverte de nouvelles dimensions par des voyages et des rencontres, la capacité de faire des projets pour l’avenir. Mais également lire une œuvre de littérature, admirer un chef d’œuvre artistique, écouter ou jouer de la musique, regarder un film, tout cela peut produire en nous de réelles joies.
Chaque jour, pourtant, nous nous heurtons à tant de difficultés et notre cœur est tellement rempli d’inquiétudes pour l’avenir, qu’il nous arrive de nous demander si la joie pleine et permanente à laquelle nous aspirons n’est pas une illusion et une fuite de la réalité. De nombreux jeunes s’interrogent : aujourd’hui la joie parfaite est-elle vraiment possible ? Et ils la recherchent de différentes façons, parfois sur des voies qui se révèlent erronées, ou du moins dangereuses. Comment distinguer les joies réellement durables des plaisirs immédiats et trompeurs ? Comment trouver la vraie joie dans la vie, celle qui dure et ne nous abandonne pas, même dans les moments difficiles ?
2. Dieu est la source de la vraie joie
En réalité, les joies authentiques, que ce soient les petites joies du quotidien comme les grandes joies de la vie, toutes trouvent leur source en Dieu, même si cela ne nous apparaît pas immédiatement. La raison en est que Dieu est communion d’amour éternel, qu’il est joie infinie qui n’est pas renfermée sur elle-même mais qui se propage en ceux qu’il aime et qui l’aiment. Dieu nous a créés par amour à son image afin de nous aimer et de nous combler de sa présence et de sa grâce. Dieu veut nous faire participer à sa propre joie, divine et éternelle, en nous faisant découvrir que la valeur et le sens profond de notre vie réside dans le fait d’être accepté, accueilli et aimé de lui, non par un accueil fragile comme peut l’être l’accueil humain, mais par un accueil inconditionnel comme est l’accueil divin : je suis voulu, j’ai ma place dans le monde et dans l’histoire, je suis aimé personnellement par Dieu. Et si Dieu m’accepte, s’il m’aime et que j’en suis certain, je sais de manière sûre et certaine qu’il est bon que je sois là et que j’existe.
C’est en Jésus Christ que se manifeste le plus clairement l’amour infini de Dieu pour chacun. C’est donc en lui que se trouve cette joie que nous cherchons. Nous voyons dans les Evangiles comment chaque événement qui marque les débuts de la vie de Jésus est caractérisé par la joie. Lorsque l’ange Gabriel vient annoncer à la Vierge Marie qu’elle deviendra la mère du Sauveur, il commence par ces mots : « Réjouis-toi ! » (Lc 1, 28). Lors de la naissance du Christ, l’ange du Seigneur dit aux bergers : « Voici que je vous annonce une grande joie qui sera celle de tout le peuple : aujourd’hui vous est né un Sauveur, qui est le Christ Seigneur. » (Lc 2, 11) Et les mages qui cherchaient le nouveau-né, « quand ils virent l'étoile, ils éprouvèrent une très grande joie ». (Mt 2, 10) Le motif de cette joie est donc la proximité de Dieu, qui s’est fait l’un de nous. C’est d’ailleurs ainsi que l’entendait saint Paul quand il écrivait aux chrétiens de Philippes: « Soyez toujours dans la joie du Seigneur ! Laissez-moi vous le redire : soyez dans la joie ! Que votre sérénité soit connue de tous les hommes. Le Seigneur est proche. » (Ph 4, 4-5) La première cause de notre joie est la proximité du Seigneur, qui m’accueille et qui m’aime.
En réalité une grande joie intérieure naît toujours de la rencontre avec Jésus. Nous le remarquons dans de nombreux épisodes des Evangiles. Voyons par exemple la visite que Jésus fit à Zachée, un collecteur d’impôt malhonnête, un pécheur public auquel Jésus déclare « il me faut aujourd’hui demeurer chez toi ». Et Zachée, comme saint Luc le précise, « le reçut avec joie » (Lc 19, 5-6). C’est la joie d’avoir rencontré le Seigneur, de sentir l’amour de Dieu qui peut transformer toute l’existence et apporter le salut. Zachée décide alors de changer de vie et de donner la moitié de ses biens aux pauvres.
A l’heure de la passion de Jésus, cet amour se manifeste dans toute sa grandeur. Dans les derniers moments de sa vie sur la terre, à table avec ses amis, il leur dit : « Comme le Père m’a aimé, moi aussi je vous ai aimés. Demeurez dans mon amour. (…) Je vous ai dit ces choses pour que ma joie soit en vous, et que votre joie soit parfaite. » (Jn 15, 9.11) Jésus veut introduire ses disciples et chacun d’entre nous dans la joie parfaite, celle qu’il partage avec son Père, pour que l’amour dont le Père l’aime soit en nous (cf. Jn 17, 26). La joie chrétienne est de s’ouvrir à cet amour de Dieu et d’être possédé par lui.
Les Evangiles nous racontent que Marie-Madeleine et d’autres femmes vinrent visiter le tombeau où Jésus avait été déposé après sa mort et reçurent d’un ange l’annonce bouleversante de sa résurrection. Elles quittèrent vite le tombeau, comme le note l’Evangéliste, « tout émues et pleines de joie » et coururent porter la joyeuse nouvelle aux disciples. Et voici que Jésus vint à leur rencontre et leur dit : « Je vous salue !» (Mt 28, 8-9). C’est la joie du salut qui leur est offerte : le Christ est vivant, il est celui qui a vaincu le mal, le péché et la mort. Et il est désormais présent avec nous, comme le Ressuscité, jusqu’à la fin du monde (cf. Mt 28, 20). Le mal n’a pas le dernier mot sur notre vie. Mais la foi dans le Christ Sauveur nous dit que l’amour de Dieu est vainqueur.
Cette joie profonde est un fruit de l’Esprit Saint qui fait de nous des fils de Dieu, capables de vivre et de goûter sa bonté, en nous adressant à lui avec l’expression "Abba", Père (cf. Rm 8 ,15). La joie est le signe de sa présence et de son action en nous.
3. Garder au cœur la joie chrétienne
A présent nous nous demandons : comment recevoir et garder ce don de la joie profonde, de la joie spirituelle ?
Un Psaume dit : « Mets ta joie dans le Seigneur : il comblera les désirs de ton cœur » (Ps 36, 4). Et Jésus explique que « le Royaume des cieux est comparable à un trésor caché dans un champ ; l'homme qui l'a découvert le cache de nouveau. Dans sa joie, il va vendre tout ce qu'il possède, et il achète ce champ » (Mt 13, 44). Trouver et conserver la joie spirituelle procède de la rencontre avec le Seigneur, qui demande de le suivre, de faire un choix décisif, celui de tout miser sur lui. Chers jeunes, n’ayez pas peur de miser toute votre vie sur le Christ et son Evangile : c’est la voie pour posséder la paix et le vrai bonheur au fond de notre cœur, c’est la voie de la véritable réalisation de notre existence de fils de Dieu, créés à son image et à sa ressemblance.
Mettre sa joie dans le Seigneur : la joie est un fruit de la foi, c’est reconnaître chaque jour sa présence, son amitié : « Le Seigneur est proche » (Ph 4,5). C’est mettre notre confiance en lui, c’est grandir dans la connaissance et dans l’amour pour lui. L’"Année de la foi", dans laquelle nous allons bientôt entrer, nous y aidera et nous encouragera. Chers amis, apprenez à voir comment Dieu agit dans vos vies, découvrez-le caché au cœur des événements de votre quotidien. Croyez qu’il est toujours fidèle à l’alliance qu’il a scellé avec vous au jour de votre Baptême. Sachez qu’il ne vous abandonnera jamais. Et tournez souvent les yeux vers lui. Sur la croix, il a donné sa vie par amour pour vous. La contemplation d’un tel amour établit en nos cœurs une espérance et une joie que rien ne peut vaincre. Un chrétien ne peut pas être triste quand il a rencontré le Christ qui a donné sa vie pour lui.
Chercher le Seigneur, le rencontrer dans notre vie signifie également accueillir sa Parole, qui est joie pour le cœur. Le prophète Jérémie écrit : « Quand tes paroles se présentaient je les dévorais : ta parole était mon ravissement et l’allégresse de mon cœur » (Jr 15,16). Apprenez à lire et à méditer l’Ecriture Sainte, vous y trouverez la réponse aux questions profondes de vérité qui habitent votre cœur et votre esprit. La Parole de Dieu nous fait découvrir les merveilles que Dieu a accomplies dans l’histoire de l’homme et elle pousse à la louange et à l’adoration, pénétrées par la joie : « Venez crions de joie pour le Seigneur,… prosternez-vous, adorons le Seigneur qui nous a faits » (Ps 94, 1.6).
La liturgie est par excellence le lieu où s’exprime cette joie que l’Eglise puise dans le Seigneur et transmet au monde. Ainsi chaque dimanche, dans l’Eucharistie, les communautés chrétiennes célèbrent le Mystère central du Salut : la mort et la résurrection du Christ. C’est le moment fondamental du cheminement de tout disciple du Seigneur, où se rend visible son Sacrifice d’amour. C’est le jour où nous rencontrons le Christ Ressuscité, où nous écoutons sa Parole et nous nourrissons de son Corps et de son Sang. Un Psaume proclame : « Voici le jour que fit le Seigneur, qu'il soit pour nous jour de fête et de joie ! » (Ps 117, 24). Et dans la nuit de Pâques, l’Eglise chante l’Exultet, expression de joie pour la victoire du Christ Jésus sur le péché et sur la mort : « Exultez de joie, multitude des anges… sois heureuse aussi, notre terre, irradiée de tant de feux… entends vibrer dans ce lieu saint l’acclamation de tout un peuple ! ». La joie chrétienne naît de se savoir aimé d’un Dieu qui s’est fait homme, qui a donné sa vie pour nous, a vaincu le mal et la mort ; et c’est vivre d’amour pour lui. Sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus, jeune carmélite, écrivait : « Jésus, ma joie, c’est de t’aimer ! » (Pn 45, 21 janvier 1897).
4. La joie de l’amour
Chers amis, la joie est intimement liée à l’amour : ce sont deux fruits de l’Esprit inséparables (cf. Ga 5, 23). L’amour produit la joie et la joie est une forme d’amour. La bienheureuse Mère Teresa de Calcutta, faisant écho aux paroles de Jésus : « Il y a plus de bonheur à donner qu’à recevoir » (Ac 20, 35), disait : « La joie est une chaîne d'amour, pour gagner les âmes. Dieu aime qui donne avec joie. Et celui qui donne avec joie donne davantage ». Et le Serviteur de Dieu Paul VI écrivait : « En Dieu lui-même, tout est joie parce que tout est don » (Exhort. Ap. Gaudete in Domino, 9 mai 1975).
En pensant aux différents aspects de votre vie, je voudrais vous dire qu’aimer requiert de la constance et de la fidélité aux engagements pris. Cela vaut d’abord pour les amitiés : nos amis attendent de nous que nous soyons sincères, loyaux et fidèles, parce que l’amour vrai est persévérant surtout dans les difficultés. Cela vaut aussi pour le travail, les études et les services que vous rendez. La fidélité et la persévérance dans le bien conduisent à la joie, même si elle n’est pas toujours immédiate.
Pour entrer dans la joie de l’amour, nous sommes aussi appelés à être généreux, à ne pas nous contenter de donner le minimum, mais à nous engager à fond dans la vie, avec une attention particulière pour les plus pauvres. Le monde a besoin d’hommes et de femmes compétents et généreux, qui se mettent au service du bien commun. Engagez-vous à étudier sérieusement ; cultivez vos talents et mettez-les dès à présent au service du prochain. Cherchez comment contribuer à rendre la société plus juste et plus humaine, là où vous êtes. Que dans votre vie tout soit guidé par l’esprit de service et non par la recherche du pouvoir, du succès matériel et de l’argent.
A propos de générosité, je ne peux pas ne pas mentionner une joie particulière : celle qui s’éprouve en répondant à la vocation de donner toute sa vie au Seigneur. Chers jeunes, n’ayez pas peur de l’appel du Christ à la vie religieuse, monastique, missionnaire ou au sacerdoce. Soyez certains qu’il comble de joie ceux qui, lui consacrant leur vie dans cette perspective, répondent à son invitation à tout laisser pour rester avec lui et se dédier avec un cœur indivis au service des autres. De même, grande est la joie qu’il réserve à l’homme et à la femme qui se donnent totalement l’un à l’autre dans le mariage pour fonder une famille et devenir signe de l’amour du Christ pour son Eglise.
Je voudrais mentionner un troisième élément pour entrer dans la joie de l’amour : faire grandir dans votre vie et dans la vie de votre communauté la communion fraternelle. Il y a un lien étroit entre la communion et la joie. Ce n’est d’ailleurs pas un hasard si l’exhortation de saint Paul est un pluriel : il ne s’adresse pas à chacun individuellement, mais affirme « soyez toujours dans la joie du Seigneur ! » (Ph 4, 4). C’est seulement ensemble, en vivant la communion fraternelle, que nous pouvons faire l’expérience de cette joie. Le livre des Actes des Apôtres décrit ainsi la première communauté chrétienne : « Ils partageaient le pain dans leurs maisons, prenant leur nourriture avec allégresse et simplicité de cœur » (Ac 2, 46). Vous aussi, engagez-vous pour que les communautés chrétiennes puissent être des lieux privilégiés de partage, d’attention et de prévenance les uns envers les autres.
5. La joie de la conversion
Chers amis, pour vivre la vraie joie, il faut aussi repérer les tentations qui vous en éloignent. La culture actuelle pousse souvent à rechercher des objectifs, des réalisation et des plaisirs immédiats, favorisant plus l’inconstance que la persévérance dans l’effort et la fidélité aux engagements. Les messages que vous recevez vous poussent à entrer dans la logique de la consommation en vous promettant des bonheurs artificiels. Or l’expérience montre que l’avoir ne coïncide pas avec la joie : beaucoup de personnes ne manquant pourtant d’aucun bien matériel sont souvent affligées par la désespérance, la tristesse et ressentent la vacuité de leur vie. Pour rester dans la joie, nous sommes invités à vivre dans l’amour et la vérité, à vivre en Dieu.
La volonté de Dieu, c’est que nous soyons heureux. C’est pour cela qu’il nous donné des indications concrètes pour notre route : les Commandements. En les observant nous trouvons le chemin de la vie et du bonheur. Même si à première vue ils peuvent apparaître comme un ensemble d’interdictions, presque un obstacle à la liberté, en réalité si nous les méditons un peu plus attentivement à la lumière du Message du Christ, ils sont un ensemble de règles de vie essentielles et précieuses qui conduisent à une existence menée selon le projet de Dieu. A l’inverse, et nous l’avons constaté tant de fois, construire en ignorant Dieu et sa volonté provoque la déception, la tristesse et le sens de l’échec. L’expérience du péché comme refus de le suivre, comme offense à son amitié, jette une ombre dans notre cœur.
Si parfois le chemin du chrétien est difficile et l’engagement de fidélité à l’amour du Seigneur rencontre des obstacles et même des chutes, Dieu, dans sa miséricorde, ne nous abandonne pas. Il nous offre toujours la possibilité de retourner à lui, de nous réconcilier avec lui, de faire l’expérience de la joie de son amour qui pardonne et accueille à nouveau.
Chers jeunes, recourez souvent au Sacrement de Pénitence et de Réconciliation ! C’est le sacrement de la joie retrouvée. Demandez à l’Esprit Saint la lumière pour savoir reconnaître votre péché et la capacité de demander pardon à Dieu en vous approchant souvent de ce sacrement avec constance, sérénité et confiance. Le Seigneur vous ouvrira toujours les bras, il vous purifiera et vous fera entrer dans sa joie : « Il y aura de la joie dans le ciel pour un seul pécheur qui se convertit » (Lc 15, 7).
6. La joie dans les épreuves
Une question, toutefois, pourrait encore demeurer dans notre cœur : peut-on réellement vivre dans la joie au milieu des épreuves de la vie, surtout les plus douloureuses et mystérieuses ? Peut-on vraiment affirmer que suivre le Seigneur et lui faire confiance nous procure toujours le bonheur ?
La réponse nous est donnée par certaines expériences de jeunes comme vous, qui ont trouvé dans le Christ justement, la lumière capable de donner force et espérance, même dans les situations les plus difficiles. Le bienheureux Pier Giorgio Frassati (1901-1925) a traversé de nombreuses épreuves dans sa brève existence, dont une concernant sa vie sentimentale qui l’avait profondément blessé. Justement dans ce contexte, il écrivait à sa sœur : « Tu me demandes si je suis joyeux. Comment pourrais-je ne pas l’être ? Tant que la foi me donnera la force, je serai toujours joyeux ! Chaque catholique ne peut pas ne pas être joyeux (…) Le but pour lequel nous sommes créés nous indique la voie parsemée aussi de multiples épines, mais non une voie triste : elle est joie même à travers la souffrance » (Lettre à sa sœur Luciana, Turin, 14 février 1925). Et le Bienheureux Jean Paul II, en le présentant comme modèle, disait de lui : « C’était un jeune avec une joie entraînante, une joie qui dépassait toutes les difficultés de sa vie » (Discours aux jeunes, Turin, 13 avril 1980).
Plus proche de nous, la jeune Chiara Badano (1971-1990), récemment béatifiée, a expérimenté comment la douleur peut être transfigurée par l’amour et être mystérieusement habitée par la joie. Agée de 18 ans, alors que son cancer la faisait particulièrement souffrir, Chiara avait prié l’Esprit Saint, intercédant pour les jeunes de son mouvement. Outre sa propre guérison, elle demandait à Dieu d’illuminer de son Esprit tous ces jeunes, de leur donner sagesse et lumière. « Ce fut vraiment un moment de Dieu, écrit-elle. Je souffrais beaucoup physiquement, mais mon âme chantait. » (Lettre à Chiara Lubich, Sassello, 20 décembre 1989). La clé de sa paix et de sa joie était la pleine confiance dans le Seigneur et l’acceptation de la maladie également comme une mystérieuse expression de sa volonté pour son bien et celui de tous. Elle répétait souvent : « Si tu le veux Jésus, je le veux moi aussi ».
Ce sont deux simples témoignages parmi tant d’autres qui montrent que le chrétien authentique n’est jamais désespéré et triste, même face aux épreuves les plus dures. Et ils montrent que la joie chrétienne n’est pas une fuite de la réalité, mais une force surnaturelle pour affronter et vivre les difficultés quotidiennes. Nous savons que le Christ crucifié et ressuscité est avec nous, qu’il est l’ami toujours fidèle. Quand nous prenons part à ses souffrances, nous prenons part aussi à sa gloire. Avec lui et en lui, la souffrance est transformée en amour. Et là se trouve la joie (Cf. Col 1, 24).
7. Témoins de la joie
Chers amis, pour terminer, je voudrais vous exhorter à être missionnaires de la joie. On ne peut pas être heureux si les autres ne le sont pas : la joie doit donc être partagée. Allez dire aux autres jeunes votre joie d’avoir trouvé ce trésor qui est Jésus lui-même. Nous ne pouvons pas garder pour nous la joie de la foi : pour qu’elle puisse demeurer en nous, nous devons la transmettre. Saint Jean l’affirme : « Ce que nous avons vu et entendu nous vous l'annonçons, afin que vous aussi soyez en communion avec nous [...] Tout ceci nous vous l'écrivons pour que notre joie soit complète » (1 Jn 1, 3-4).
Parfois, une image du Christianisme est donnée comme une proposition de vie qui opprimerait notre liberté et irait à l’encontre de notre désir de bonheur et de joie. Mais ceci n’est pas la vérité ! Les chrétiens sont des hommes et des femmes vraiment heureux parce qu’ils savent qu’ils ne sont jamais seuls et qu’ils sont toujours soutenus par les mains de Dieu ! Il vous appartient, surtout à vous, jeunes disciples du Christ, de montrer au monde que la foi apporte un bonheur et une joie vraie, pleine et durable. Et si, parfois, la façon de vivre des chrétiens semble fatiguée et ennuyeuse, témoignez, vous les premiers, du visage joyeux et heureux de la foi. L’Evangile est la "bonne nouvelle" que Dieu nous aime et que chacun de nous est important pour lui. Montrez au monde qu’il en est ainsi !
Soyez donc des missionnaires enthousiastes de la nouvelle évangélisation ! Allez porter à ceux qui souffrent, à ceux qui cherchent, la joie que Jésus veut donner. Portez-la dans vos familles, vos écoles et vos universités, vos lieux de travail et vos groupes d’amis, là où vous vivez. Vous verrez qu’elle est contagieuse. Et vous recevrez le centuple : pour vous-même la joie du salut, la joie de voir la Miséricorde de Dieu à l’œuvre dans les cœurs. Et, au jour de votre rencontre définitive avec le Seigneur, il pourra vous dire : « Serviteur bon et fidèle, entre dans la joie de ton maître ! » (Mt 25, 21)
Que la Vierge Marie vous accompagne sur ce chemin. Elle a accueilli le Seigneur en elle et elle l’a annoncé par un chant de louange et de joie, le Magnificat : « Mon âme exalte le Seigneur, mon esprit tressaille de joie en Dieu mon Sauveur » (Lc 1, 46-47). Marie a pleinement répondu à l’amour de Dieu par une vie totalement consacrée à lui dans un service humble et total. Elle est appelée "cause de notre joie" parce qu’elle nous a donné Jésus. Qu’elle vous introduise à cette joie que nul ne pourra vous ravir !
Du Vatican, le 15 mars 2012
BENEDICTUS PP. XVI
[00425-03.01] [Texte original: Italien]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
"Rejoice in the Lord always" (Phil 4:4)
Dear young friends,
I am happy to address you once more on the occasion of the 27th World Youth Day. The memory of our meeting in Madrid last August remains close to my heart. It was a time of extraordinary grace when God showered his blessings on the young people gathered from all over the world. I give thanks to God for all the fruits which that event bore, fruits which will surely multiply for young people and their communities in the future. Now we are looking forward to our next meeting in Rio de Janeiro in 2013, whose theme will be: "Go and make disciples of all nations!" (cf. Mt 28:19).
This year’s World Youth Day theme comes from Saint Paul’s exhortation in his Letter to the Philippians: "Rejoice in the Lord always" (4:4). Joy is at the heart of Christian experience. At each World Youth Day we experience immense joy, the joy of communion, the joy of being Christian, the joy of faith. This is one of the marks of these gatherings. We can see the great attraction that joy exercises. In a world of sorrow and anxiety, joy is an important witness to the beauty and reliability of the Christian faith.
The Church’s vocation is to bring joy to the world, a joy that is authentic and enduring, the joy proclaimed by the angels to the shepherds on the night Jesus was born (cf. Lk 2:10). Not only did God speak, not only did he accomplish great signs throughout the history of humankind, but he drew so near to us that he became one of us and lived our life completely. In these difficult times, so many young people all around you need to hear that the Christian message is a message of joy and hope! I would like to reflect with you on this joy and on how to find it, so that you can experience it more deeply and bring it to everyone you meet.
1. Our hearts are made for joy
A yearning for joy lurks within the heart of every man and woman. Far more than immediate and fleeting feelings of satisfaction, our hearts seek a perfect, full and lasting joy capable of giving "flavour" to our existence. This is particularly true for you, because youth is a time of continuous discovery of life, of the world, of others and of ourselves. It is a time of openness to the future and of great longing for happiness, friendship, sharing and truth, a time when we are moved by high ideals and make great plans.
Each day is filled with countless simple joys which are the Lord’s gift: the joy of living, the joy of seeing nature’s beauty, the joy of a job well done, the joy of helping others, the joy of sincere and pure love. If we look carefully, we can see many other reasons to rejoice. There are the happy times in family life, shared friendship, the discovery of our talents, our successes, the compliments we receive from others, the ability to express ourselves and to know that we are understood, and the feeling of being of help to others. There is also the excitement of learning new things, seeing new and broader horizons open up through our travels and encounters, and realizing the possibilities we have for charting our future. We might also mention the experience of reading a great work of literature, of admiring a masterpiece of art, of listening to or playing music, or of watching a film. All these things can bring us real joy.
Yet each day we also face any number of difficulties. Deep down we also worry about the future; we begin to wonder if the full and lasting joy for which we long might be an illusion and an escape from reality. Many young people ask themselves: is perfect joy really possible? The quest for joy can follow various paths, and some of these turn out to be mistaken, if not dangerous. How can we distinguish things that give real and lasting joy from immediate and illusory pleasures? How can we find true joy in life, a joy that endures and does not forsake us at moments of difficulty?
2. God is the source of true joy
Whatever brings us true joy, whether the small joys of each day or the greatest joys in life, has its source in God, even if this does not seem immediately obvious. This is because God is a communion of eternal love, he is infinite joy that does not remain closed in on itself, but expands to embrace all whom God loves and who love him. God created us in his image out of love, in order to shower his love upon us and to fill us with his presence and grace. God wants us to share in his own divine and eternal joy, and he helps us to see that the deepest meaning and value of our lives lie in being accepted, welcomed and loved by him. Whereas we sometimes find it hard to accept others, God offers us an unconditional acceptance which enables us to say: "I am loved; I have a place in the world and in history; I am personally loved by God. If God accepts me and loves me and I am sure of this, then I know clearly and with certainty that it is a good thing that I am alive".
God’s infinite love for each of us is fully seen in Jesus Christ. The joy we are searching for is to be found in him. We see in the Gospel how the events at the beginning of Jesus’ life are marked by joy. When the Archangel Gabriel tells the Virgin Mary that she is to be the mother of the Saviour, his first word is "Rejoice!" (Lk 1:28). When Jesus is born, the angel of the Lord says to the shepherds: "Behold, I proclaim to you good news of great joy that will be for all the people. For today in the city of David a Saviour has been born for you, who is Messiah and Lord" (Lk 2:10-11). When the Magi came in search of the child, "they were overjoyed at seeing the star" (Mt 2:10). The cause of all this joy is the closeness of God who became one of us. This is what Saint Paul means when he writes to the Philippians: "Rejoice in the Lord always. I shall say it again: rejoice! Your kindness should be known to all. The Lord is near" (Phil 4:4-5). Our first reason for joy is the closeness of the Lord, who welcomes me and loves me.
An encounter with Jesus always gives rise to immense inner joy. We can see this in many of the Gospel stories. We recall when Jesus visited Zacchaeus, a dishonest tax collector and public sinner, he said to him: "Today I must stay at your house". Then, Saint Luke tells us, Zacchaeus "received him with joy" (Lk 19:5-6). This is the joy of meeting the Lord. It is the joy of feeling God’s love, a love that can transform our whole life and bring salvation. Zacchaeus decides to change his life and to give half of his possessions to the poor.
At the hour of Jesus’ passion, this love can be seen in all its power. At the end of his earthly life, while at supper with his friends, Jesus said: "As the Father loves me, so I also love you. Remain in my love... I have told you this so that my joy may be in you and your joy may be complete" (Jn 15:9,11). Jesus wants to lead his disciples and each one of us into the fullness of joy that he shares with the Father, so that the Father’s love for him might abide in us (cf. Jn 17:26). Christian joy consists in being open to God’s love and belonging to him.
The Gospels recount that Mary Magdalene and other women went to visit the tomb where Jesus had been laid after his death. An angel told them the astonishing news of Jesus’ resurrection. Then, the Evangelist tells us, they ran from the sepulchre, "fearful yet overjoyed" to share the good news with the disciples. Jesus met them on the way and said: "Peace!" (Mt 28:8-9). They were being offered the joy of salvation. Christ is the One who lives and who overcame evil, sin and death. He is present among us as the Risen One and he will remain with us until the end of the world (cf. Mt 28:20). Evil does not have the last word in our lives; rather, faith in Christ the Saviour tells us that God’s love is victorious.
This deep joy is the fruit of the Holy Spirit who makes us God’s sons and daughters, capable of experiencing and savouring his goodness, and calling him "Abba", Father (cf. Rm 8:15). Joy is the sign of God’s presence and action within us.
3. Preserving Christian joy in our hearts
At this point we wonder: "How do we receive and maintain this gift of deep, spiritual joy?"
One of the Psalms tells us: "Find your delight in the Lord who will give you your heart's desire" (Ps 37:4). Jesus told us that "the kingdom of heaven is like a treasure buried in a field, which a person finds and hides again, and out of joy goes and sells all that he has and buys that field" (Mt 13:44). The discovery and preservation of spiritual joy is the fruit of an encounter with the Lord. Jesus asks us to follow him and to stake our whole life on him. Dear young people, do not be afraid to risk your lives by making space for Jesus Christ and his Gospel. This is the way to find inner peace and true happiness. It is the way to live fully as children of God, created in his image and likeness.
Seek joy in the Lord: for joy is the fruit of faith. It is being aware of his presence and friendship every day: "the Lord is near!" (Phil 4:5). It is putting our trust in God, and growing in his knowledge and love. Shortly we shall begin the "Year of Faith", and this will help and encourage us. Dear friends, learn to see how God is working in your lives and discover him hidden within the events of daily life. Believe that he is always faithful to the covenant which he made with you on the day of your Baptism. Know that God will never abandon you. Turn your eyes to him often. He gave his life for you on the cross because he loves you. Contemplation of this great love brings a hope and joy to our hearts that nothing can destroy. Christians can never be sad, for they have met Christ, who gave his life for them.
To seek the Lord and find him in our lives also means accepting his word, which is joy for our hearts. The Prophet Jeremiah wrote: "When I found your words, I devoured them; they became my joy and the happiness of my heart" (Jer 15:16). Learn to read and meditate on the sacred Scriptures. There you will find an answer to your deepest questions about truth. God’s word reveals the wonders that he has accomplished throughout human history, it fills us with joy, and it leads us to praise and adoration: "Come, let us sing joyfully to the Lord; let us kneel before the Lord who made us" (Ps 95:1,6).
The liturgy is a special place where the Church expresses the joy which she receives from the Lord and transmits it to the world. Each Sunday at Mass the Christian community celebrates the central mystery of salvation, which is the death and resurrection of Christ. This is a very important moment for all the Lord’s disciples because his sacrifice of love is made present. Sunday is the day when we meet the risen Christ, listen to his word, and are nourished by his body and blood. As we hear in one of the Psalms: "This is the day the Lord has made; let us rejoice in it and be glad" (Ps 118:24). At the Easter Vigil, the Church sings the Exultet, a hymn of joy for the victory of Jesus Christ over sin and death: "Sing, choirs of angels! ... Rejoice, O earth, in shining splendour ... Let this place resound with joy, echoing the mighty song of all God’s people!" Christian joy is born of this awareness of being loved by God who became man, gave his life for us and overcame evil and death. It means living a life of love for him. As Saint Thérèse of the Child Jesus, a young Carmelite, wrote: "Jesus, my joy is loving you" (P 45, 21 January 1897).
4. The joy of love
Dear friends, joy is intimately linked to love. They are inseparable gifts of the Holy Spirit (cf. Gal 5:23). Love gives rise to joy, and joy is a form of love. Blessed Teresa of Calcutta drew on Jesus’ words: "It is more blessed to give than to receive" (Acts 20:35) when she said: "Joy is a net of love by which you can catch souls; God loves a cheerful giver. Whoever gives with joy gives more". As the Servant of God Paul VI wrote: "In God himself, all is joy because all is giving" (Apostolic Exhortation Gaudete in Domino, 9 May 1975).
In every area of your life, you should know that to love means to be steadfast, reliable and faithful to commitments. This applies most of all to friendship. Our friends expect us to be sincere, loyal and faithful because true love perseveres even in times of difficulty. The same thing can be said about your work and studies and the services you carry out. Fidelity and perseverance in doing good brings joy, even if not always immediately.
If we are to experience the joy of love, we must also be generous. We cannot be content to give the minimum. We need to be fully committed in life and to pay particular attention to those in need. The world needs men and women who are competent and generous, willing to be at the service of the common good. Make every effort to study conscientiously, to develop your talents and to put them at the service of others even now. Find ways to help make society more just and humane wherever you happen to be. May your entire life be guided by a spirit of service and not by the pursuit of power, material success and money.
Speaking of generosity, I would like to mention one particular joy. It is the joy we feel when we respond to the vocation to give our whole life to the Lord. Dear young people, do not be afraid if Christ is calling you to the religious, monastic or missionary life or to the priesthood. Be assured that he fills with joy all those who respond to his invitation to leave everything to be with him and to devote themselves with undivided heart to the service of others. In the same way, God gives great joy to men and women who give themselves totally to one another in marriage in order to build a family and to be signs of Christ’s love for the Church.
Let me remind you of a third element that will lead you to the joy of love. It is allowing fraternal love to grow in your lives and in those of your communities. There is a close bond between communion and joy. It is not by chance that Saint Paul’s exhortation: "Rejoice in the Lord always" (Phil 4:4) is written in the plural, addressing the community as a whole, rather than its individual members. Only when we are together in the communion of fellowship do we experience this joy. In the Acts of the Apostles, the first Christian community is described in these words: "Breaking bread in their homes, they ate their meals with exultation and sincerity of heart" (Acts 2:46). I ask you to make every effort to help our Christian communities to be special places of sharing, attention and concern for one another.
5. The joy of conversion
Dear friends, experiencing real joy also means recognizing the temptations that lead us away from it. Our present-day culture often pressures us to seek immediate goals, achievements and pleasures. It fosters fickleness more than perseverance, hard work and fidelity to commitments. The messages it sends push a consumerist mentality and promise false happiness. Experience teaches us that possessions do not ensure happiness. How many people are surrounded by material possessions yet their lives are filled with despair, sadness and emptiness! To have lasting joy we need to live in love and truth. We need to live in God.
God wants us to be happy. That is why he gave us specific directions for the journey of life: the commandments. If we observe them, we will find the path to life and happiness. At first glance, they might seem to be a list of prohibitions and an obstacle to our freedom. But if we study them more closely, we see in the light of Christ’s message that the commandments are a set of essential and valuable rules leading to a happy life in accordance with God’s plan. How often, on the other hand, do we see that choosing to build our lives apart from God and his will brings disappointment, sadness and a sense of failure. The experience of sin, which is the refusal to follow God and an affront to his friendship, brings gloom into our hearts.
At times the path of the Christian life is not easy, and being faithful to the Lord’s love presents obstacles; occasionally we fall. Yet God in his mercy never abandons us; he always offers us the possibility of returning to him, being reconciled with him and experiencing the joy of his love which forgives and welcomes us back.
Dear young people, have frequent recourse to the sacrament of Penance and Reconciliation! It is the sacrament of joy rediscovered. Ask the Holy Spirit for the light needed to acknowledge your sinfulness and to ask for God’s forgiveness. Celebrate this sacrament regularly, with serenity and trust. The Lord will always open his arms to you. He will purify you and bring you into his joy: for there is joy in heaven even for one sinner who repents (cf. Lk 15:7).
6. Joy at times of trial
In the end, though, we might still wonder in our hearts whether it is really possible to live joyfully amid all life’s trials, especially those which are most tragic and mysterious. We wonder whether following the Lord and putting our trust in him will always bring happiness.
We can find an answer in some of the experiences of young people like yourselves who have found in Christ the light that can give strength and hope even in difficult situations. Blessed Pier Giorgio Frassati (1901-1925) experienced many trials during his short life, including a romantic experience that left him deeply hurt. In the midst of this situation he wrote to his sister: "You ask me if I am happy. How could I not be? As long as faith gives me strength, I am happy. A Catholic could not be other than happy... The goal for which we were created involves a path which has its thorns, but it is not a sad path. It is joy, even when it involves pain" (Letter to his sister Luciana, Turin, 14 February 1925). When Blessed John Paul II presented Blessed Pier Giorgio as a model for young people, he described him as "a young person with infectious joy, the joy that overcame many difficulties in his life" (Address to Young People, Turin, 13 April 1980).
Closer to us in time is Chiara Badano (1971-1990), who was recently beatified. She experienced how pain could be transfigured by love and mysteriously steeped in joy. At the age of eighteen, while suffering greatly from cancer, Chiara prayed to the Holy Spirit and interceded for the young people of the movement to which she belonged. As well as praying for her own cure, she asked God to enlighten all those young people by his Spirit and to give them wisdom and light. "It was really a moment of God’s presence. I was suffering physically, but my soul was singing" (Letter to Chiara Lubich, Sassello, 20 December 1989). The key to her peace and joy was her complete trust in the Lord and the acceptance of her illness as a mysterious expression of his will for her sake and that of everyone. She often said: "Jesus, if you desire it, then I desire it too".
These are just two testimonies taken from any number of others which show that authentic Christians are never despairing or sad, not even when faced with difficult trials. They show that Christian joy is not a flight from reality, but a supernatural power that helps us to deal with the challenges of daily life. We know that the crucified and risen Christ is here with us and that he is a faithful friend always. When we share in his sufferings, we also share in his glory. With him and in him, suffering is transformed into love. And there we find joy (cf. Col 1:24).
7. Witnesses of joy
Dear friends, to conclude I would encourage you to be missionaries of joy. We cannot be happy if others are not. Joy has to be shared. Go and tell other young people about your joy at finding the precious treasure which is Jesus himself. We cannot keep the joy of faith to ourselves. If we are to keep it, we must give it away. Saint John said: "What we have seen and heard we proclaim now to you, so that you too may have fellowship with us; we are writing this so that our joy may be complete" (1 Jn 1:3-4).
Christianity is sometimes depicted as a way of life that stifles our freedom and goes against our desires for happiness and joy. But this is far from the truth. Christians are men and women who are truly happy because they know that they are not alone. They know that God is always holding them in his hands. It is up to you, young followers of Christ, to show the world that faith brings happiness and a joy which is true, full and enduring. If the way Christians live at times appears dull and boring, you should be the first to show the joyful and happy side of faith. The Gospel is the "good news" that God loves us and that each of us is important to him. Show the world that this is true!
Be enthusiastic witnesses of the new evangelization! Go to those who are suffering and those who are searching, and give them the joy that Jesus wants to bestow. Bring it to your families, your schools and universities, and your workplaces and your friends, wherever you live. You will see how it is contagious. You will receive a hundredfold: the joy of salvation for yourselves, and the joy of seeing God’s mercy at work in the hearts of others. And when you go to meet the Lord on that last day, you will hear him say: "Well done, my good and faithful servant... Come, share your master’s joy" (Mt 25:21).
May the Blessed Virgin Mary accompany you on this journey. She welcomed the Lord within herself and proclaimed this in a song of praise and joy, the Magnificat: "My soul proclaims the greatness of the Lord; my spirit rejoices in God my Saviour" (Lk 1:46-47). Mary responded fully to God’s love by devoting her life to him in humble and complete service. She is invoked as "Cause of our Joy" because she gave us Jesus. May she lead you to that joy which no one will ever be able to take away from you!
From the Vatican, 15 March 2012
BENEDICTUS PP. XVI
[00425-02.01] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
«¡Alegraos siempre en el Señor!» (Flp 4,4)
Queridos jóvenes:
Me alegro de dirigirme de nuevo a vosotros con ocasión de la XXVII Jornada Mundial de la Juventud. El recuerdo del encuentro de Madrid el pasado mes de agosto sigue muy presente en mi corazón. Ha sido un momento extraordinario de gracia, durante el cual el Señor ha bendecido a los jóvenes allí presentes, venidos del mundo entero. Doy gracias a Dios por los muchos frutos que ha suscitado en aquellas jornadas y que en el futuro seguirán multiplicándose entre los jóvenes y las comunidades a las que pertenecen. Ahora nos estamos dirigiendo ya hacia la próxima cita en Río de Janeiro en el año 2013, que tendrá como tema «¡Id y haced discípulos a todos los pueblos!» (cf. Mt 28,19).
Este año, el tema de la Jornada Mundial de la Juventud nos lo da la exhortación de la Carta del apóstol san Pablo a los Filipenses: «¡Alegraos siempre en el Señor!» (4,4). En efecto, La alegría es un elemento central de la experiencia cristiana. También experimentamos en cada Jornada Mundial de la Juventud una alegría intensa, la alegría de la comunión, la alegría de ser cristianos, la alegría de la fe. Esta es una de las características de estos encuentros. Vemos la fuerza atrayente que ella tiene: en un mundo marcado a menudo por la tristeza y la inquietud, la alegría es un testimonio importante de la belleza y fiabilidad de la fe cristiana.
La Iglesia tiene la vocación de llevar la alegría al mundo, una alegría auténtica y duradera, aquella que los ángeles anunciaron a los pastores de Belén en la noche del nacimiento de Jesús (cf. Lc 2,10). Dios no sólo ha hablado, no sólo ha cumplido signos prodigiosos en la historia de la humanidad, sino que se ha hecho tan cercano que ha llegado a hacerse uno de nosotros, recorriendo las etapas de la vida entera del hombre. En el difícil contexto actual, muchos jóvenes en vuestro entorno tienen una inmensa necesidad de sentir que el mensaje cristiano es un mensaje de alegría y esperanza. Quisiera reflexionar ahora con vosotros sobre esta alegría, sobre los caminos para encontrarla, para que podáis vivirla cada vez con mayor profundidad y ser mensajeros de ella entre los que os rodean.
1. Nuestro corazón está hecho para la alegría
La aspiración a la alegría está grabada en lo más íntimo del ser humano. Más allá de las satisfacciones inmediatas y pasajeras, nuestro corazón busca la alegría profunda, plena y perdurable, que pueda dar «sabor» a la existencia. Y esto vale sobre todo para vosotros, porque la juventud es un período de un continuo descubrimiento de la vida, del mundo, de los demás y de sí mismo. Es un tiempo de apertura hacia el futuro, donde se manifiestan los grandes deseos de felicidad, de amistad, del compartir y de verdad; donde uno es impulsado por ideales y se conciben proyectos.
Cada día el Señor nos ofrece tantas alegrías sencillas: la alegría de vivir, la alegría ante la belleza de la naturaleza, la alegría de un trabajo bien hecho, la alegría del servicio, la alegría del amor sincero y puro. Y si miramos con atención, existen tantos motivos para la alegría: los hermosos momentos de la vida familiar, la amistad compartida, el descubrimiento de las propias capacidades personales y la consecución de buenos resultados, el aprecio que otros nos tienen, la posibilidad de expresarse y sentirse comprendidos, la sensación de ser útiles para el prójimo. Y, además, la adquisición de nuevos conocimientos mediante los estudios, el descubrimiento de nuevas dimensiones a través de viajes y encuentros, la posibilidad de hacer proyectos para el futuro. También pueden producir en nosotros una verdadera alegría la experiencia de leer una obra literaria, de admirar una obra maestra del arte, de escuchar e interpretar la música o ver una película.
Pero cada día hay tantas dificultades con las que nos encontramos en nuestro corazón, tenemos tantas preocupaciones por el futuro, que nos podemos preguntar si la alegría plena y duradera a la cual aspiramos no es quizá una ilusión y una huída de la realidad. Hay muchos jóvenes que se preguntan: ¿es verdaderamente posible hoy en día la alegría plena? Esta búsqueda sigue varios caminos, algunos de los cuales se manifiestan como erróneos, o por lo menos peligrosos. Pero, ¿cómo podemos distinguir las alegrías verdaderamente duraderas de los placeres inmediatos y engañosos? ¿Cómo podemos encontrar en la vida la verdadera alegría, aquella que dura y no nos abandona ni en los momentos más difíciles?
2. Dios es la fuente de la verdadera alegría
En realidad, todas las alegrías auténticas, ya sean las pequeñas del día a día o las grandes de la vida, tienen su origen en Dios, aunque no lo parezca a primera vista, porque Dios es comunión de amor eterno, es alegría infinita que no se encierra en sí misma, sino que se difunde en aquellos que Él ama y que le aman. Dios nos ha creado a su imagen por amor y para derramar sobre nosotros su amor, para colmarnos de su presencia y su gracia. Dios quiere hacernos partícipes de su alegría, divina y eterna, haciendo que descubramos que el valor y el sentido profundo de nuestra vida está en el ser aceptados, acogidos y amados por Él, y no con una acogida frágil como puede ser la humana, sino con una acogida incondicional como lo es la divina: yo soy amado, tengo un puesto en el mundo y en la historia, soy amado personalmente por Dios. Y si Dios me acepta, me ama y estoy seguro de ello, entonces sabré con claridad y certeza que es bueno que yo sea, que exista.
Este amor infinito de Dios para con cada uno de nosotros se manifiesta de modo pleno en Jesucristo. En Él se encuentra la alegría que buscamos. En el Evangelio vemos cómo los hechos que marcan el inicio de la vida de Jesús se caracterizan por la alegría. Cuando el arcángel Gabriel anuncia a la Virgen María que será madre del Salvador, comienza con esta palabra: «¡Alégrate!» (Lc 1,28). En el nacimiento de Jesús, el Ángel del Señor dice a los pastores: «Os anuncio una buena noticia que será de gran alegría para todo el pueblo: hoy, en la ciudad de David, os ha nacido un Salvador, el Mesías, el Señor» (Lc 2,11). Y los Magos que buscaban al niño, «al ver la estrella, se llenaron de inmensa alegría» (Mt 2,10). El motivo de esta alegría es, por lo tanto, la cercanía de Dios, que se ha hecho uno de nosotros. Esto es lo que san Pablo quiso decir cuando escribía a los cristianos de Filipos: «Alegraos siempre en el Señor; os lo repito, alegraos. Que vuestra mesura la conozca todo el mundo. El Señor está cerca» (Flp 4,4-5). La primera causa de nuestra alegría es la cercanía del Señor, que me acoge y me ama.
En efecto, el encuentro con Jesús produce siempre una gran alegría interior. Lo podemos ver en muchos episodios de los Evangelios. Recordemos la visita de Jesús a Zaqueo, un recaudador de impuestos deshonesto, un pecador público, a quien Jesús dice: «Es necesario que hoy me quede en tu casa». Y san Lucas dice que Zaqueo «lo recibió muy contento» (Lc 19,5-6). Es la alegría del encuentro con el Señor; es sentir el amor de Dios que puede transformar toda la existencia y traer la salvación. Zaqueo decide cambiar de vida y dar la mitad de sus bienes a los pobres.
En la hora de la pasión de Jesús, este amor se manifiesta con toda su fuerza. Él, en los últimos momentos de su vida terrena, en la cena con sus amigos, dice: «Como el Padre me ha amado, así os he amado yo; permaneced en mi amor… Os he hablado de esto para que mi alegría esté en vosotros, y vuestra alegría llegue a plenitud» (Jn 15,9.11). Jesús quiere introducir a sus discípulos y a cada uno de nosotros en la alegría plena, la que Él comparte con el Padre, para que el amor con que el Padre le ama esté en nosotros (cf. Jn 17,26). La alegría cristiana es abrirse a este amor de Dios y pertenecer a Él.
Los Evangelios relatan que María Magdalena y otras mujeres fueron a visitar el sepulcro donde habían puesto a Jesús después de su muerte y recibieron de un Ángel una noticia desconcertante, la de su resurrección. Entonces, así escribe el Evangelista, abandonaron el sepulcro a toda prisa, «llenas de miedo y de alegría», y corrieron a anunciar la feliz noticia a los discípulos. Jesús salió a su encuentro y dijo: «Alegraos» (Mt 28,8-9). Es la alegría de la salvación que se les ofrece: Cristo es el viviente, es el que ha vencido el mal, el pecado y la muerte. Él está presente en medio de nosotros como el Resucitado, hasta el final de los tiempos (cf. Mt 28,21). El mal no tiene la última palabra sobre nuestra vida, sino que la fe en Cristo Salvador nos dice que el amor de Dios es el que vence.
Esta profunda alegría es fruto del Espíritu Santo que nos hace hijos de Dios, capaces de vivir y gustar su bondad, de dirigirnos a Él con la expresión «Abba», Padre (cf. Rm 8,15). La alegría es signo de su presencia y su acción en nosotros.
3. Conservar en el corazón la alegría cristiana
Aquí nos preguntamos: ¿Cómo podemos recibir y conservar este don de la alegría profunda, de la alegría espiritual?
Un Salmo dice: «Sea el Señor tu delicia, y él te dará lo que pide tu corazón» (Sal 37,4). Jesús explica que «El reino de los cielos se parece a un tesoro escondido en el campo: el que lo encuentra, lo vuelve a esconder y, lleno de alegría, va a vender todo lo que tiene y compra el campo» (Mt 13,44). Encontrar y conservar la alegría espiritual surge del encuentro con el Señor, que pide que le sigamos, que nos decidamos con determinación, poniendo toda nuestra confianza en Él. Queridos jóvenes, no tengáis miedo de arriesgar vuestra vida abriéndola a Jesucristo y su Evangelio; es el camino para tener la paz y la verdadera felicidad dentro de nosotros mismos, es el camino para la verdadera realización de nuestra existencia de hijos de Dios, creados a su imagen y semejanza.
Buscar la alegría en el Señor: la alegría es fruto de la fe, es reconocer cada día su presencia, su amistad: «El Señor está cerca» (Flp 4,5); es volver a poner nuestra confianza en Él, es crecer en su conocimiento y en su amor. El «Año de la Fe», que iniciaremos dentro de pocos meses, nos ayudará y estimulará. Queridos amigos, aprended a ver cómo actúa Dios en vuestras vidas, descubridlo oculto en el corazón de los acontecimientos de cada día. Creed que Él es siempre fiel a la alianza que ha sellado con vosotros el día de vuestro Bautismo. Sabed que jamás os abandonará. Dirigid a menudo vuestra mirada hacia Él. En la cruz entregó su vida porque os ama. La contemplación de un amor tan grande da a nuestros corazones una esperanza y una alegría que nada puede destruir. Un cristiano nunca puede estar triste porque ha encontrado a Cristo, que ha dado la vida por él.
Buscar al Señor, encontrarlo, significa también acoger su Palabra, que es alegría para el corazón. El profeta Jeremías escribe: «Si encontraba tus palabras, las devoraba: tus palabras me servían de gozo, eran la alegría de mi corazón» (Jr 15,16). Aprended a leer y meditar la Sagrada Escritura; allí encontraréis una respuesta a las preguntas más profundas sobre la verdad que anida en vuestro corazón y vuestra mente. La Palabra de Dios hace que descubramos las maravillas que Dios ha obrado en la historia del hombre y que, llenos de alegría, proclamemos en alabanza y adoración: «Venid, aclamemos al Señor… postrémonos por tierra, bendiciendo al Señor, creador nuestro» (Sal 95,1.6).
La Liturgia en particular, es el lugar por excelencia donde se manifiesta la alegría que la Iglesia recibe del Señor y transmite al mundo. Cada domingo, en la Eucaristía, las comunidades cristianas celebran el Misterio central de la salvación: la muerte y resurrección de Cristo. Este es un momento fundamental para el camino de cada discípulo del Señor, donde se hace presente su sacrificio de amor; es el día en el que encontramos al Cristo Resucitado, escuchamos su Palabra, nos alimentamos de su Cuerpo y su Sangre. Un Salmo afirma: «Este es el día que hizo el Señor: sea nuestra alegría y nuestro gozo» (Sal 118,24). En la noche de Pascua, la Iglesia canta el Exultet, expresión de alegría por la victoria de Jesucristo sobre el pecado y la muerte: «¡Exulte el coro de los ángeles… Goce la tierra inundada de tanta claridad… resuene este templo con las aclamaciones del pueblo en fiesta!». La alegría cristiana nace del saberse amados por un Dios que se ha hecho hombre, que ha dado su vida por nosotros y ha vencido el mal y la muerte; es vivir por amor a él. Santa Teresa del Niño Jesús, joven carmelita, escribió: «Jesús, mi alegría es amarte a ti» (Poesía 45/7).
4. La alegría del amor
Queridos amigos, la alegría está íntimamente unida al amor; ambos son frutos inseparables del Espíritu Santo (cf. Ga 5,23). El amor produce alegría, y la alegría es una forma del amor. La beata Madre Teresa de Calcuta, recordando las palabras de Jesús: «hay más dicha en dar que en recibir» (Hch 20,35), decía: «La alegría es una red de amor para capturar las almas. Dios ama al que da con alegría. Y quien da con alegría da más». El siervo de Dios Pablo VI escribió: «En el mismo Dios, todo es alegría porque todo es un don» (Ex. ap. Gaudete in Domino, 9 mayo 1975).
Pensando en los diferentes ámbitos de vuestra vida, quisiera deciros que amar significa constancia, fidelidad, tener fe en los compromisos. Y esto, en primer lugar, con las amistades. Nuestros amigos esperan que seamos sinceros, leales, fieles, porque el verdadero amor es perseverante también y sobre todo en las dificultades. Y lo mismo vale para el trabajo, los estudios y los servicios que desempeñáis. La fidelidad y la perseverancia en el bien llevan a la alegría, aunque ésta no sea siempre inmediata.
Para entrar en la alegría del amor, estamos llamados también a ser generosos, a no conformarnos con dar el mínimo, sino a comprometernos a fondo, con una atención especial por los más necesitados. El mundo necesita hombres y mujeres competentes y generosos, que se pongan al servicio del bien común. Esforzaos por estudiar con seriedad; cultivad vuestros talentos y ponedlos desde ahora al servicio del prójimo. Buscad el modo de contribuir, allí donde estéis, a que la sociedad sea más justa y humana. Que toda vuestra vida esté impulsada por el espíritu de servicio, y no por la búsqueda del poder, del éxito material y del dinero.
A propósito de generosidad, tengo que mencionar una alegría especial; es la que se siente cuando se responde a la vocación de entregar toda la vida al Señor. Queridos jóvenes, no tengáis miedo de la llamada de Cristo a la vida religiosa, monástica, misionera o al sacerdocio. Tened la certeza de que colma de alegría a los que, dedicándole la vida desde esta perspectiva, responden a su invitación a dejar todo para quedarse con Él y dedicarse con todo el corazón al servicio de los demás. Del mismo modo, es grande la alegría que Él regala al hombre y a la mujer que se donan totalmente el uno al otro en el matrimonio para formar una familia y convertirse en signo del amor de Cristo por su Iglesia.
Quisiera mencionar un tercer elemento para entrar en la alegría del amor: hacer que crezca en vuestra vida y en la vida de vuestras comunidades la comunión fraterna. Hay vínculo estrecho entre la comunión y la alegría. No en vano san Pablo escribía su exhortación en plural; es decir, no se dirige a cada uno en singular, sino que afirma: «Alegraos siempre en el Señor» (Flp 4,4). Sólo juntos, viviendo en comunión fraterna, podemos experimentar esta alegría. El libro de los Hechos de los Apóstoles describe así la primera comunidad cristiana: «Partían el pan en las casas y tomaban el alimento con alegría y sencillez de corazón» (Hch 2,46). Empleaos también vosotros a fondo para que las comunidades cristianas puedan ser lugares privilegiados en que se comparta, se atienda y cuiden unos a otros.
5. La alegría de la conversión
Queridos amigos, para vivir la verdadera alegría también hay que identificar las tentaciones que la alejan. La cultura actual lleva a menudo a buscar metas, realizaciones y placeres inmediatos, favoreciendo más la inconstancia que la perseverancia en el esfuerzo y la fidelidad a los compromisos. Los mensajes que recibís empujar a entrar en la lógica del consumo, prometiendo una felicidad artificial. La experiencia enseña que el poseer no coincide con la alegría. Hay tantas personas que, a pesar de tener bienes materiales en abundancia, a menudo están oprimidas por la desesperación, la tristeza y sienten un vacío en la vida. Para permanecer en la alegría, estamos llamados a vivir en el amor y la verdad, a vivir en Dios.
La voluntad de Dios es que nosotros seamos felices. Por ello nos ha dado las indicaciones concretas para nuestro camino: los Mandamientos. Cumpliéndolos encontramos el camino de la vida y de la felicidad. Aunque a primera vista puedan parecer un conjunto de prohibiciones, casi un obstáculo a la libertad, si los meditamos más atentamente a la luz del Mensaje de Cristo, representan un conjunto de reglas de vida esenciales y valiosas que conducen a una existencia feliz, realizada según el proyecto de Dios. Cuántas veces, en cambio, constatamos que construir ignorando a Dios y su voluntad nos lleva a la desilusión, la tristeza y al sentimiento de derrota. La experiencia del pecado como rechazo a seguirle, como ofensa a su amistad, ensombrece nuestro corazón.
Pero aunque a veces el camino cristiano no es fácil y el compromiso de fidelidad al amor del Señor encuentra obstáculos o registra caídas, Dios, en su misericordia, no nos abandona, sino que nos ofrece siempre la posibilidad de volver a Él, de reconciliarnos con Él, de experimentar la alegría de su amor que perdona y vuelve a acoger.
Queridos jóvenes, ¡recurrid a menudo al Sacramento de la Penitencia y la Reconciliación! Es el Sacramento de la alegría reencontrada. Pedid al Espíritu Santo la luz para saber reconocer vuestro pecado y la capacidad de pedir perdón a Dios acercándoos a este Sacramento con constancia, serenidad y confianza. El Señor os abrirá siempre sus brazos, os purificará y os llenará de su alegría: habrá alegría en el cielo por un solo pecador que se convierte (cf. Lc 15,7).
6. La alegría en las pruebas
Al final puede que quede en nuestro corazón la pregunta de si es posible vivir de verdad con alegría incluso en medio de tantas pruebas de la vida, especialmente las más dolorosas y misteriosas; de si seguir al Señor y fiarse de Él da siempre la felicidad.
La respuesta nos la pueden dar algunas experiencias de jóvenes como vosotros que han encontrado precisamente en Cristo la luz que permite dar fuerza y esperanza, también en medio de situaciones muy difíciles. El beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) experimentó tantas pruebas en su breve existencia; una de ellas concernía su vida sentimental, que le había herido profundamente. Precisamente en esta situación, escribió a su hermana: «Tú me preguntas si soy alegre; y ¿cómo no podría serlo? Mientras la fe me de la fuerza estaré siempre alegre. Un católico no puede por menos de ser alegre... El fin para el cual hemos sido creados nos indica el camino que, aunque esté sembrado de espinas, no es un camino triste, es alegre incluso también a través del dolor» (Carta a la hermana Luciana, Turín, 14 febrero 1925). Y el beato Juan Pablo II, al presentarlo como modelo, dijo de él: «Era un joven de una alegría contagiosa, una alegría que superaba también tantas dificultades de su vida» (Discurso a los jóvenes, Turín, 13 abril 1980).
Más cercana a nosotros, la joven Chiara Badano (1971-1990), recientemente beatificada, experimentó cómo el dolor puede ser transfigurado por el amor y estar habitado por la alegría. A la edad de 18 años, en un momento en el que el cáncer le hacía sufrir de modo particular, rezó al Espíritu Santo para que intercediera por los jóvenes de su Movimiento. Además de su curación, pidió a Dios que iluminara con su Espíritu a todos aquellos jóvenes, que les diera la sabiduría y la luz: «Fue un momento de Dios: sufría mucho físicamente, pero el alma cantaba» (Carta a Chiara Lubich, Sassello, 20 de diciembre de 1989). La clave de su paz y alegría era la plena confianza en el Señor y la aceptación de la enfermedad como misteriosa expresión de su voluntad para su bien y el de los demás. A menudo repetía: «Jesús, si tú lo quieres, yo también lo quiero».
Son dos sencillos testimonios, entre otros muchos, que muestran cómo el cristiano auténtico no está nunca desesperado o triste, incluso ante las pruebas más duras, y muestran que la alegría cristiana no es una huida de la realidad, sino una fuerza sobrenatural para hacer frente y vivir las dificultades cotidianas. Sabemos que Cristo crucificado y resucitado está con nosotros, es el amigo siempre fiel. Cuando participamos en sus sufrimientos, participamos también en su alegría. Con Él y en Él, el sufrimiento se transforma en amor. Y ahí se encuentra la alegría (cf. Col 1,24).
7. Testigos de la alegría
Queridos amigos, para concluir quisiera alentaros a ser misioneros de la alegría. No se puede ser feliz si los demás no lo son. Por ello, hay que compartir la alegría. Id a contar a los demás jóvenes vuestra alegría de haber encontrado aquel tesoro precioso que es Jesús mismo. No podemos conservar para nosotros la alegría de la fe; para que ésta pueda permanecer en nosotros, tenemos que transmitirla. San Juan afirma: «Eso que hemos visto y oído os lo anunciamos, para que estéis en comunión con nosotros… Os escribimos esto, para que nuestro gozo sea completo» (1Jn 1,3-4).
A veces se presenta una imagen del Cristianismo como una propuesta de vida que oprime nuestra libertad, que va contra nuestro deseo de felicidad y alegría. Pero esto no corresponde a la verdad. Los cristianos son hombres y mujeres verdaderamente felices, porque saben que nunca están solos, sino que siempre están sostenidos por las manos de Dios. Sobre todo vosotros, jóvenes discípulos de Cristo, tenéis la tarea de mostrar al mundo que la fe trae una felicidad y alegría verdadera, plena y duradera. Y si el modo de vivir de los cristianos parece a veces cansado y aburrido, entonces sed vosotros los primeros en dar testimonio del rostro alegre y feliz de la fe. El Evangelio es la «buena noticia» de que Dios nos ama y que cada uno de nosotros es importante para Él. Mostrad al mundo que esto de verdad es así.
Por lo tanto, sed misioneros entusiasmados de la nueva evangelización. Llevad a los que sufren, a los que están buscando, la alegría que Jesús quiere regalar. Llevadla a vuestras familias, a vuestras escuelas y universidades, a vuestros lugares de trabajo y a vuestros grupos de amigos, allí donde vivís. Veréis que es contagiosa. Y recibiréis el ciento por uno: la alegría de la salvación para vosotros mismos, la alegría de ver la Misericordia de Dios que obra en los corazones. En el día de vuestro encuentro definitivo con el Señor, Él podrá deciros: «¡Siervo bueno y fiel, entra en el gozo de tu señor!» (Mt 25,21).
Que la Virgen María os acompañe en este camino. Ella acogió al Señor dentro de sí y lo anunció con un canto de alabanza y alegría, el Magníficat: «Proclama mi alma la grandeza del Señor, se alegra mi espíritu en Dios, mi salvador» (Lc 1,46-47). María respondió plenamente al amor de Dios dedicando a Él su vida en un servicio humilde y total. Es llamada «causa de nuestra alegría» porque nos ha dado a Jesús. Que Ella os introduzca en aquella alegría que nadie os podrá quitar.
Vaticano, 15 de marzo de 2012
BENEDICTUS PP. XVI
[00425-04.01] [Texto original: Italiano]