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L’UDIENZA GENERALE, 01.02.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di Gesù nell’orto del Getsemani (cfr Mc 14,32-42).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA 

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlare della preghiera di Gesù al Getsemani, al Giardino degli Ulivi. Lo scenario della narrazione evangelica di questa preghiera è particolarmente significativo. Gesù si avvia al Monte degli Ulivi, dopo l'Ultima Cena, mentre sta pregando insieme con i suoi discepoli. Narra l’Evangelista Marco: «Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» (14,26). Si allude probabilmente al canto di alcuni Salmi dell'hallèl con i quali si ringrazia Dio per la liberazione del popolo dalla schiavitù e si chiede il suo aiuto per le difficoltà e le minacce sempre nuove del presente. Il percorso fino al Getsemani è costellato di espressioni di Gesù che fanno sentire incombente il suo destino di morte e annunciano l'imminente dispersione dei discepoli. 

Giunti al podere sul Monte degli Ulivi, anche quella notte Gesù si prepara alla preghiera personale. Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo. Molte volte Gesù si ritirava in disparte dalla folla e dagli stessi discepoli, sostando «in luoghi deserti» (cfr Mc 1,35) o salendo «sul monte», dice san Marco (cfr Mc 6,46). Al Getsemani, invece, egli invita Pietro, Giacomo e Giovanni a stargli più vicino. Sono i discepoli che ha chiamato ad essere con Lui sul monte della Trasfigurazione (cfr Mc 9,2-13). Questa vicinanza dei tre durante la preghiera al Getsemani è significativa. Anche in quella notte Gesù pregherà il Padre «da solo», perché il suo rapporto con Lui è del tutto unico e singolare: è il rapporto del Figlio Unigenito. Si direbbe, anzi, che soprattutto in quella notte nessuno possa veramente avvicinarsi al Figlio, che si presenta al Padre nella sua identità assolutamente unica, esclusiva. Gesù però, pur giungendo «da solo» nel punto in cui si fermerà a pregare, vuole che almeno tre discepoli rimangano non lontani, in una relazione più stretta con Lui. Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidarietà nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma è soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volontà del Padre, ed è un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce. L’Evangelista Marco narra: «Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate"» (14,33-34).

Nella parola che rivolge ai tre, Gesù, ancora una volta, si esprime con il linguaggio dei Salmi: «La mia anima è triste», una espressione del Salmo 43 (cfr Sal 43,5). La dura determinazione «fino alla morte», poi, richiama una situazione vissuta da molti degli inviati di Dio nell’Antico Testamento ed espressa nella loro preghiera. Non di rado, infatti, seguire la missione loro affidata significa trovare ostilità, rifiuto, persecuzione. Mosè sente in modo drammatico la prova che subisce mentre guida il popolo nel deserto, e dice a Dio: «Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi» (Nm 11,14-15). Anche per il profeta Elia non è facile portare avanti il servizio a Dio e al suo popolo. Nel Primo Libro dei Re si narra: «Egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri"» (19,4).

Le parole di Gesù ai tre discepoli che vuole vicini durante la preghiera al Getsemani, rivelano come Egli provi paura e angoscia in quell'«Ora», sperimenti l’ultima profonda solitudine proprio mentre il disegno di Dio si sta attuando. E in tale paura e angoscia di Gesù è ricapitolato tutto l'orrore dell'uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita.

Dopo l’invito a restare e a vegliare in preghiera rivolto ai tre, Gesù «da solo» si rivolge al Padre. L’Evangelista Marco narra che Egli «andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora» (14,35). Gesù cade faccia a terra: è una posizione della preghiera che esprime l’obbedienza alla volontà del Padre, l’abbandonarsi con piena fiducia a Lui. E’ un gesto che si ripete all’inizio della Celebrazione della Passione, il Venerdì Santo, come pure nella professione monastica e nelle Ordinazioni diaconale, presbiterale ed episcopale, per esprimere, nella preghiera, anche corporalmente, l’affidarsi completo a Dio, il confidare in Lui. Poi Gesù chiede al Padre che, se fosse possibile, passasse via da lui quest’ora. Non è solo la paura e l’angoscia dell’uomo davanti alla morte, ma è lo sconvolgimento del Figlio di Dio che vede la terribile massa del male che dovrà prendere su di Sé per superarlo, per privarlo di potere.

Cari amici, anche noi, nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani, e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita.

Gesù continua la sua preghiera: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). In questa invocazione ci sono tre passaggi rivelatori. All'inizio abbiamo il raddoppiamento del termine con cui Gesù si rivolge a Dio: «Abbà! Padre!» (Mc 14,36a). Sappiamo bene che la parola aramaica Abbà è quella che veniva usata dal bambino per rivolgersi al papà ed esprime quindi il rapporto di Gesù con Dio Padre, un rapporto di tenerezza, di affetto, di fiducia, di abbandono. Nella parte centrale dell'invocazione c’è il secondo elemento: la consapevolezza dell'onnipotenza del Padre – «tutto è possibile a te» -, che introduce una richiesta in cui, ancora una volta, appare il dramma della volontà umana di Gesù davanti alla morte e al male: «allontana da me questo calice!». Ma c’è la terza espressione della preghiera di Gesù ed è quella decisiva, in cui la volontà umana aderisce pienamente alla volontà divina. Gesù, infatti, conclude dicendo con forza: «Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36c). Nell'unità della persona divina del Figlio la volontà umana trova la sua piena realizzazione nell’abbandono totale dell’Io al Tu del Padre, chiamato Abbà. San Massimo il Confessore afferma che dal momento della creazione dell’uomo e della donna, la volontà umana è orientata a quella divina ed è proprio nel "sì" a Dio che la volontà umana è pienamente libera e trova la sua realizzazione. Purtroppo, a causa del peccato, questo "sì" a Dio si è trasformato in opposizione: Adamo ed Eva hanno pensato che il "no" a Dio fosse il vertice della libertà, l’essere pienamente se stessi. Gesù al Monte degli Ulivi riporta la volontà umana al "sì" pieno a Dio; in Lui la volontà naturale è pienamente integrata nell’orientamento che le dà la Persona Divina. Gesù vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: il suo essere Figlio di Dio. La sua volontà umana è attirata dentro l’Io del Figlio, che si abbandona totalmente al Padre. Così Gesù ci dice che solo nel conformare la propria volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa "divino"; solo uscendo da sé, solo nel "sì" a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, quello di essere completamente liberi. E’ ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti.

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica insegna sinteticamente: «La preghiera di Gesù durante la sua agonia nell'Orto del Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la profondità della sua preghiera filiale: Gesù porta a compimento il disegno d'amore del Padre e prende su di sé tutte le angosce dell'umanità, tutte le domande e le intercessioni della storia della salvezza. Egli le presenta al Padre che le accoglie e le esaudisce, al di là di ogni speranza, risuscitandolo dai morti» (n. 543). Davvero «in nessun'altra parte della Sacra Scrittura guardiamo così profondamente dentro il mistero interiore di Gesù come nella preghiera sul Monte degli Ulivi» (Gesù di Nazaret II, 177).

Cari fratelli e sorelle, ogni giorno nella preghiera del Padre nostro noi chiediamo al Signore: «sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10). Riconosciamo, cioè, che c'è una volontà di Dio con noi e per noi, una volontà di Dio sulla nostra vita, che deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro volere e del nostro essere; riconosciamo poi che è nel "cielo" dove si fa la volontà di Dio e che la "terra" diventa "cielo", luogo della presenza dell’amore, della bontà, della verità, della bellezza divina, solo se in essa viene fatta la volontà di Dio. Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani, la "terra" è diventata "cielo"; la "terra" della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta sulla terra. E questo è importante anche nella nostra preghiera: dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro "sì", per ripetergli «sia fatta la tua volontà», per conformare la nostra volontà alla sua. E’ una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente, perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il "sì" di Gesù, il "sì" di Maria. I racconti evangelici del Getsemani mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno. Cari amici, domandiamo al Signore di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa «terra» un po’ del «cielo» di Dio. Grazie.

[00144-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, la prière de Jésus à Gethsémani revêt un caractère particulier. D’après les évangiles, Jésus semble ne pas vouloir rester seul. Il invite trois des disciples, Pierre, Jacques et Jean à venir avec lui, comme sur le mont de la transfiguration. En cette heure où Jésus va accomplir jusqu’au bout la volonté de son Père, c’est une demande de solidarité et de proximité dans la prière. C’est une invitation pour chaque disciple à le suivre sur le chemin de la Croix. Reprenant le verset d’un psaume, Jésus révèle : Mon âme est triste ! Déjà, dans l’Ancien Testament, les envoyés de Dieu ont rencontré hostilité, refus et persécution dans leur mission. Moïse et Elie ont porté avec peine le poids du peuple qu’ils devaient conduire. Jésus connaît la solitude et l’angoisse, récapitulant l’horreur de l’homme face à la mort inexorable et l’accablement devant le mal. Les paroles rapportées montrent l’affection de Jésus pour son Père qu’il appelle : Abba ! Conscient de la toute-puissance de Dieu, Jésus demande l’éloignement du calice. Par-dessus tout, il adhère pleinement à la volonté du Père. Par son obéissance, Jésus ramène la volonté humaine, détournée de Dieu par le péché, au oui plénier à Dieu. Ainsi, l’être humain est sauvé et parvient à sa véritable stature, « divine », celle de fils de Dieu.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement le groupe du Collège du Sacré-Cœur d’Aix-en-Provence. Chers amis, dans la prière, n’hésitons pas à confier à Dieu ce qui fait notre vie, nos joies et nos soucis. Je vous invite à chercher en tout sa volonté, et à renouveler votre engagement à vivre en chrétien, en suivant Jésus, la lumière de notre vie. Avec ma bénédiction à tous, et particulièrement aux personnes consacrées, dont nous célébrerons la fête demain !

[00145-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Christian prayer, we now turn to the prayer of Jesus in Gethsemane, the Garden of Olives, following the Last Supper. As the Lord prepares to face his death, he prays alone, as the eternal Son in communion with the Father. Yet he also desires the company of Peter, James and John; their presence is an invitation to every disciple to draw near to Jesus along the way of the Cross. Christ’s prayer reveals his human fear and anguish in the face of death, and at the same time shows his complete obedience to the will of the Father. His words, "not what I want, but what you want" (Mk 14:36), teach us that only in complete abandonment to God’s will do we attain the full measure of our humanity. In Christ’s "yes" to the Father, Adam’s sin is redeemed and humanity attains true freedom, the freedom of the children of God. May our contemplation of the Lord’s prayer in Gethsemane help us better to discern God’s will for us and for our lives, and sustain our daily petition that his will be done, "on earth as it is in heaven".

I offer a warm welcome to the group of British Army Chaplains taking part in today’s Audience. My greeting also goes to the many student and parish groups present. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, including those from Hong Kong and the United States of America, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace!

[00146-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese möchte ich zu euch über das Gebet Jesu im Garten Getsemani sprechen. Es ist ein sehr persönliches Gebet. Jesus ist zwar zusammen mit seinen Jüngern betend, singend zum Ölgarten gegangen, doch dann zieht er sich zurück, um allein mit seinem Vater zu sein. Freilich, während er sonst völlig allein betet als der Sohn mit dem Vater, wünscht er hier, daß drei – Petrus, Jakobus und Johannes – in der Nähe bleiben. In der Nähe des Todes sucht er als Mensch menschliche Nähe. Wir sollen daran denken, daß der Herr in der Kirche sozusagen immer leidet und unsere Nähe sucht, daß wir in seine Nähe gehen und miteinander den Weg finden. In Anlehnung an den Psalm 42 spricht er dann die Worte: »Meine Seele ist zu Tode betrübt« (Mk 14,34; vgl. Ps 42,7). Er weiß um sein bevorstehendes Leiden und seinen Tod. In dieser drückenden Not wirft er sich auf die Erde: Es ist ein alter Gebetsgestus, der in der Kirche am Karfreitag und bei den Priesterweihen wiederholt wird, ein Gestus der vollkommenen Hingabe an den Vater, gleichsam des Sich-Hineinwerfens in ihn selbst. Und in dieser Geste der Hingebung betet er, daß die Stunde, wenn möglich, an ihm vorübergehe (vgl. Mk 14,35). Ganz in dieser inneren Haltung fährt er dann aber mit seinem Gebet fort: »Abba, Vater, alles ist dir möglich. Nimm diesen Kelch von mir! Aber nicht, was ich will, sondern was du willst, soll geschehen« (Mk 14,36). Das aramäische »Abba« entspricht unserem Wort »Papa«, mit dem sich Kinder vertrauensvoll an ihren Vater wenden. Dieses Wort drückt die ganz persönliche, einzigartige Beziehung des Sohnes Jesus zum Vater aus. Er weiß, beim Vater ist alles möglich; was er tut, ist gut. Er stimmt in den Willen des Vaters ein, sagt sein Ja zu unserer Erlösung und verwandelt so das Nein der Sünde, das wir in uns tragen – wir glauben ja, gleichsam erst frei zu werden, wenn wir nein sagen. Er verwandelt das Nein in das Ja der Liebe, durch das wir wirklich göttlich werden, weil wir in den Einklang mit Gott selbst treten. Er nimmt Leiden und Tod an, um den Menschen wieder hinaufzuheben auf die Höhe Gottes, und er will uns hineinziehen in dieses sein Ja, das unsere Freiheit ist, das wir selber täglich im Vaterunser wiederholen: Dein Wille geschehe wie im Himmel, so auf Erden.

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Wollen wir immer wieder Zeiten der Stille und des persönlichen Gebetes suchen und gerade in Stunden der Not vertrauensvoll unsere Sorgen dem himmlischen Vater übergeben. Wir wissen: ihm ist alles möglich und er kann auch das Schwere zum Guten führen. Gott segne euch alle!

[00147-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Deseo hablar hoy sobre la oración de Jesús en Getsemaní, en la que acompañado por tres de sus discípulos y sintiendo la proximidad de su muerte, ora íntimamente al Padre.

Jesús a través de gestos y palabras, llevando a plenitud el designio de amor, asume sobre si todas las penas de la humanidad, las preguntas y las suplicas de la historia de la Salvación. Pone de manifiesto su total obediencia, abandono y confianza en el Padre. Si bien experimenta la angustia y el miedo ante la muerte, así como la turbación por el mal que debe cargar sobre sí, se abandona totalmente y las presenta al Padre que las acoge y lo escucha resucitándolo de entre los muertos.

Aprendamos también nosotros en la oración a poner ante Dios las fatigas y los sufrimientos, los esfuerzo de cada día para seguirlo. Supliquémosle que nos haga sentir su cercanía y nos done su luz. Confiemos en su Providencia divina para conformar así su voluntad a la nuestra, repitiendo cada día el "si" de Jesús, el "si" de María.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Queridos amigos pidamos al Señor para que seamos capaces de vigilar con Él en oración, de cumplir su voluntad cada día aunque comporte sacrificio. Que estemos dispuestos a vivir una intimidad cada vez más grande con Él. Muchas gracias.

[00148-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Depois da Última Ceia, Jesus vai para o Monte das Oliveiras. Como em outras passagens do Evangelho, dispõe-Se a fazer a sua oração, mas, desta vez, não quer estar sozinho. Na iminência da sua Paixão, experimenta medo e angústia, recapitulando em Si todo o pavor que o homem sente diante da própria morte. Então convida Pedro, Tiago e João a velar com Ele. É um convite feito a todo o discípulo para que O siga pelo caminho da cruz. A oração de Jesus no Jardim do Getsêmani e as últimas palavras d’Ele na Cruz revelam a profundidade da sua oração filial: Jesus realiza plenamente o desígnio de amor do Pai e toma sobre Si todas as angústias da humanidade, as dúvidas e intercessões da história da salvação. Ele apresenta-as ao Pai, que as acolhe e escuta para além do que ousamos esperar, ressuscitando-O dos mortos. Ao aceitar a vontade do Pai, Jesus nos ensina que é cumprindo a vontade de Deus que fazemos da terra o Céu: como naquela noite do Getsêmani quando a "terra" da vontade humana de Jesus, abalada pelo medo e angústia, foi assumida pela vontade divina, e assim a vontade de Deus se realizou na terra.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a todos dou as boas-vindas, pedindo a Deus que vos encha de esperança e conceda a luz para descobrir a sua vontade sobre a vossa vida e fazer dela o ponto de referimento diário do vosso querer e do vosso ser. E que as Suas Bênçãos sempre vos acompanhem. Ide em paz!

[00149-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Modlitwa Jezusa w ogrodzie Getsemani jest wyrazem całkowitego poddania swojej woli i zawierzenia życia Bogu Ojcu. Wszyscy jesteśmy zaproszeni do tej ufności i pełnienia woli Bożej. Jednak szczególnymi świadkami takiego oddania są w Kościele osoby konsekrowane. Obchodząc jutro ich dzień, prośmy Boga, aby mocą Ducha Świętego umacniał je na drodze pełnienia Jego woli. Wam wszystkim tu obecnym niech Bóg błogosławi.

[Saluto i pellegrini polacchi. La preghiera di Gesù nell’orto del Getsemani è un’espressione della totale sottomissione della propria volontà e dell’affidamento della vita a Dio Padre. Tutti siamo invitati a tale fiducia e a compiere la volontà di Dio. Tuttavia i testimoni speciali di tale dedizione sono nella Chiesa le persone consacrate. Celebrando domani la loro giornata, chiediamo a Dio che con la potenza dello Spirito Santo li rafforzi nel cammino dell’adempimento della Sua volontà. Dio benedica tutti voi qui presenti!]

[00150-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Vescovi amici della Comunità di Sant’Egidio, provenienti da vari Paesi dell'Europa, dell'Africa e dell'Asia, e li incoraggio ad operare con entusiasmo al servizio del Vangelo, nonostante le difficoltà che a volte possono incontrare nella loro missione. Saluto con affetto i rappresentanti della Marina Militare di Grottaglie; cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e vi esorto a vivere con fedeltà il vostro lavoro e ad arricchirlo con la vostra personale testimonianza cristiana.

Desidero rivolgere infine il mio saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. La figura di san Giovanni Bosco, che ieri abbiamo ricordato, ci porta a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali della vita. Cari giovani, invoco su di voi la particolare protezione del Santo della gioventù e vi auguro di trovare sempre educatori saggi e guide sicure. Cari ammalati, la vostra sofferenza, offerta con generosità al Signore, possa rendere fecondo l'impegno che la Chiesa dedica al mondo giovanile. E voi, sposi novelli, preparatevi ad essere i primi ed insostituibili educatori dei figli che il Signore vi donerà.

[00151-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0064-XX.01]