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L’UDIENZA GENERALE, 11.01.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, riprendendo il ciclo di catechesi sulla preghiera, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di Gesù nell’Ultima Cena (Mt 26,26-28).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nel nostro cammino di riflessione sulla preghiera di Gesù, presentata nei Vangeli, vorrei meditare oggi sul momento, particolarmente solenne, della sua preghiera nell'Ultima Cena.

Lo sfondo temporale ed emozionale del convito in cui Gesù si congeda dagli amici, è l'imminenza della sua morte che Egli sente ormai vicina. Da lungo tempo Gesù aveva iniziato a parlare della sua passione, cercando anche di coinvolgere sempre più i suoi discepoli in questa prospettiva. Il Vangelo secondo Marco racconta che fin dalla partenza del viaggio verso Gerusalemme, nei villaggi della lontana Cesarea di Filippo, Gesù aveva iniziato «a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31). Inoltre, proprio nei giorni in cui si preparava a dare l’addio ai discepoli, la vita del popolo era segnata dall'avvicinarsi della Pasqua, ossia del memoriale della liberazione di Israele dall’Egitto. Questa liberazione, sperimentata nel passato e attesa di nuovo nel presente e per il futuro, tornava viva nelle celebrazioni familiari della Pasqua. L’Ultima Cena si inserisce in questo contesto, ma con una novità di fondo. Gesù guarda alla sua Passione, Morte e Risurrezione, essendone pienamente consapevole. Egli vuole vivere questa Cena con i suoi discepoli, con un carattere del tutto speciale e diverso dagli altri conviti; è la sua Cena, nella quale dona Qualcosa di totalmente nuovo: Se stesso. In questo modo, Gesù celebra la sua Pasqua, anticipa la sua Croce e la sua Risurrezione.

Questa novità ci viene evidenziata dalla cronologia dell’Ultima Cena nel Vangelo di Giovanni, il quale non la descrive come la cena pasquale, proprio perché Gesù intende inaugurare qualcosa di nuovo, celebrare la sua Pasqua, legata certo agli eventi dell’Esodo. E per Giovanni Gesù morì sulla croce proprio nel momento in cui, nel tempio di Gerusalemme, venivano immolati gli agnelli pasquali.

Qual è allora il nucleo di questa Cena? Sono i gesti dello spezzare il pane, del distribuirlo ai suoi e del condividere il calice del vino con le parole che li accompagnano e nel contesto di preghiera in cui si collocano: è l’istituzione dell’Eucaristia, è la grande preghiera di Gesù e della Chiesa. Ma guardiamo più da vicino questo momento.

Anzitutto, le tradizioni neotestamentarie dell'istituzione dell'Eucaristia (cfr 1 Cor 11,23-25; Lc 22, 14-20; Mc 14,22-25; Mt 26,26-29), indicando la preghiera che introduce i gesti e le parole di Gesù sul pane e sul vino, usano due verbi paralleli e complementari. Paolo e Luca parlano di eucaristia/ringraziamento: «prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 22,19). Marco e Matteo, invece, sottolineano l’aspetto di eulogia/benedizione: «prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Mc 14,22). Ambedue i termini greci eucaristeìn e eulogeìn rimandano alla berakha ebraica, cioè alla grande preghiera di ringraziamento e di benedizione della tradizione d’Israele che inaugurava i grandi conviti. Le due diverse parole greche indicano le due direzioni intrinseche e complementari di questa preghiera. La berakha, infatti, è anzitutto ringraziamento e lode che sale a Dio per il dono ricevuto: nell’Ultima Cena di Gesù, si tratta del pane – lavorato dal frumento che Dio fa germogliare e crescere dalla terra – e del vino prodotto dal frutto maturato sulle viti. Questa preghiera di lode e ringraziamento, che si innalza verso Dio, ritorna come benedizione, che scende da Dio sul dono e lo arricchisce. Il ringraziare, lodare Dio diventa così benedizione, e l’offerta donata a Dio ritorna all’uomo benedetta dall’Onnipotente. Le parole dell’istituzione dell’Eucaristia si collocano in questo contesto di preghiera; in esse la lode e la benedizione della berakha diventano benedizione e trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù.

Prima delle parole dell’istituzione vengono i gesti: quello dello spezzare il pane e quello dell’offrire il vino. Chi spezza il pane e passa il calice è anzitutto il capofamiglia, che accoglie alla sua mensa i familiari, ma questi gesti sono anche quelli dell’ospitalità, dell’accoglienza alla comunione conviviale dello straniero, che non fa parte della casa. Questi stessi gesti, nella cena con la quale Gesù si congeda dai suoi, acquistano una profondità del tutto nuova: Egli dà un segno visibile dell’accoglienza alla mensa in cui Dio si dona. Gesù nel pane e nel vino offre e comunica Se stesso.

Ma come può realizzarsi tutto questo? Come può Gesù dare, in quel momento, Se stesso? Gesù sa che la vita sta per essergli tolta attraverso il supplizio della croce, la pena capitale degli uomini non liberi, quella che Cicerone definiva la mors turpissima crucis. Con il dono del pane e del vino che offre nell'Ultima Cena, Gesù anticipa la sua morte e la sua risurrezione realizzando ciò che aveva detto nel discorso del Buon Pastore: «Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17-18). Egli quindi offre in anticipo la vita che gli sarà tolta e in questo modo trasforma la sua morte violenta in un atto libero di donazione di sé per gli altri e agli altri. La violenza subita si trasforma in un sacrificio attivo, libero e redentivo.

Ancora una volta nella preghiera, iniziata secondo le forme rituali della tradizione biblica, Gesù mostra la sua identità e la determinazione a compiere fino in fondo la sua missione di amore totale, di offerta in obbedienza alla volontà del Padre. La profonda originalità del dono di Sé ai suoi, attraverso il memoriale eucaristico, è il culmine della preghiera che contrassegna la cena di addio con i suoi. Contemplando i gesti e le parole di Gesù in quella notte, vediamo chiaramente che il rapporto intimo e costante con il Padre è il luogo in cui Egli realizza il gesto di lasciare ai suoi, e a ciascuno di noi, il Sacramento dell'amore, il «Sacramentum caritatis». Per due volte nel cenacolo risuonano le parole: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24.25). Con il dono di Sé Egli celebra la sua Pasqua, diventando il vero Agnello che porta a compimento tutto il culto antico. Per questo san Paolo parlando ai cristiani di Corinto afferma: «Cristo, nostra Pasqua [il nostro Agnello pasquale!], è stato immolato! Celebriamo dunque la festa … con azzimi di sincerità e di verità» (1 Cor 5,7-8).

L’evangelista Luca ha conservato un ulteriore elemento prezioso degli eventi dell'Ultima Cena, che ci permette di vedere la profondità commovente della preghiera di Gesù per i suoi in quella notte, l’attenzione per ciascuno. Partendo dalla preghiera di ringraziamento e di benedizione, Gesù giunge al dono eucaristico, al dono di Se stesso, e, mentre dona la realtà sacramentale decisiva, si rivolge a Pietro. Sul finire della cena, gli dice: «Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32). La preghiera di Gesù, quando si avvicina la prova anche per i suoi discepoli, sorregge la loro debolezza, la loro fatica di comprendere che la via di Dio passa attraverso il Mistero pasquale di morte e risurrezione, anticipato nell’offerta del pane e del vino. L’Eucaristia è cibo dei pellegrini che diventa forza anche per chi è stanco, sfinito e disorientato. E la preghiera è particolarmente per Pietro, perché, una volta convertito, confermi i fratelli nella fede. L'evangelista Luca ricorda che fu proprio lo sguardo di Gesù a cercare il volto di Pietro nel momento in cui questi aveva appena consumato il suo triplice rinnegamento, per dargli la forza di riprendere il cammino dietro a Lui: «In quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto» (Lc 22,60-61).

Cari fratelli e sorelle, partecipando all'Eucaristia, viviamo in modo straordinario la preghiera che Gesù ha fatto e continuamente fa per ciascuno affinché il male, che tutti incontriamo nella vita, non abbia a vincere e agisca in noi la forza trasformante della morte e risurrezione di Cristo. Nell’Eucaristia la Chiesa risponde al comando di Gesù: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19; cfr 1Cor 11, 24-26); ripete la preghiera di ringraziamento e di benedizione e, con essa, le parole della transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Signore. Le nostre Eucaristie sono un essere attirati in quel momento di preghiera, un unirci sempre di nuovo alla preghiera di Gesù. Fin dall’inizio, la Chiesa ha compreso le parole di consacrazione come parte della preghiera fatta insieme a Gesù; come parte centrale della lode colma di gratitudine, attraverso la quale il frutto della terra e del lavoro dell’uomo ci viene nuovamente donato da Dio come corpo e sangue di Gesù, come auto-donazione di Dio stesso nell'amore accogliente del Figlio (cfr Gesù di Nazaret, II, pag. 146). Partecipando all’Eucaristia, nutrendoci della Carne e del Sangue del Figlio di Dio, noi uniamo la nostra preghiera a quella dell’Agnello pasquale nella sua notte suprema, perché la nostra vita non vada perduta, nonostante la nostra debolezza e le nostre infedeltà, ma venga trasformata.

Cari amici, chiediamo al Signore che, dopo esserci debitamente preparati, anche con il Sacramento della Penitenza, la nostra partecipazione alla sua Eucaristia, indispensabile per la vita cristiana, sia sempre il punto più alto di tutta la nostra preghiera. Domandiamo che, uniti profondamente nella sua stessa offerta al Padre, possiamo anche noi trasformare le nostre croci in sacrificio, libero e responsabile, di amore a Dio e ai fratelli. Grazie.

[00033-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Continuons aujourd’hui notre réflexion sur la prière de Jésus et plus particulièrement sur celle lors de la Dernière Cène avec ses disciples. Selon Saint Jean, ce moment solennel est caractérisé par l’imminence de la mort de Jésus et il s’insère dans le contexte de la Pâque juive avec toutefois une nouveauté originale : Jésus se donne Lui-même. C’est Sa Cène. Les gestes de la fraction et de la distribution du pain, et du partage de la coupe de vin dans un contexte de prière qui institue l’Eucharistie, en sont le centre. Par le don - du pain et du vin, Jésus anticipe sa mort et sa résurrection - il réalise le Sacrement de l’amour. Il le laisse aux siens mais aussi le confie à chacun de nous. Avec l’Eucharistie, l’Église répond au commandement de Jésus : « Faites ceci en mémoire de moi », et reprend la prière de louange et de bénédiction qui transforment le pain et le vin en Corps et en Sang du Christ. En y participant, nous nous nourrissons de la Chair et du Sang du Fils de Dieu. Nous nous unissons ainsi à la prière qu’il continue de faire pour que notre vie ne se perde pas malgré nos faiblesses et nos infidélités, mais qu’elle soit transformée par la force de sa mort et de sa résurrection.

Je salue avec joie les pèlerins francophones, en particulier les prêtres de Marseille avec Mgr Georges Pontier et les fidèles de Nouméa. À la suite de Jésus, puissiez-vous transformer vos croix personnelles en sacrifice d’amour pour Dieu et pour les autres, et par le Sacrement de la Pénitence, vous préparer dignement à participer à l’Eucharistie, sommet de la prière chrétienne. Avec ma bénédiction !

[00034-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Christian prayer, we now turn to the prayer of Jesus at the Last Supper, when our Lord instituted the Eucharist, the sacrament of his Body and Blood. Jesus’ gift of himself anticipates his sacrifice on the Cross and his glorious Resurrection. The Eucharist is the supreme prayer of Jesus and of his Church. At the Last Supper, with its overtones of the Passover and the commemoration of Israel’s liberation, Jesus’ prayer echoes the Hebrew berakah, which includes both thanksgiving and the gift of a blessing. His act of breaking the bread and offering the cup on the night before he died becomes the sign of his redemptive self-oblation in obedience to the Father’s will: he thus appears as the true paschal lamb who brings the ancient worship to fulfilment. Jesus’ prayer also invokes strength for his disciples, especially Peter (cf. Lk 22:31-32). May our celebration of the Eucharist, in obedience to Christ’s command, unite us more deeply to his prayer at the Last Supper and enable us, in union with him, to offer our lives ever more fully in sacrifice to the Father.

I greet the many school groups from the United States present at today’s Audience, including the deacons from Saint Paul’s Seminary in Minnesota. My greeting also goes to the students of Carmel College in New Zealand. I welcome the participants in the Interfaith Journey from Canada. Upon all the English-speaking visitors and their families I cordially invoke God’s abundant blessings!

[00035-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Im Rahmen der Betrachtungen über das Beten Jesu, die ich in diesen Wochen anstelle, möchte ich heute über das Gebet beim Letzten Abendmahl sprechen. Es ist, wie wir wissen, ein Mahl des Abschieds Jesu von seinen Jüngern. Vor seinem Leiden und Sterben gibt der Herr in diesem Mahl etwas Neues, er schenkt sich selbst als das wahre Lamm und stiftet so sein Pascha. Den Kern dieses Mahls bilden die Worte und Gesten Jesu: das Brechen und Austeilen des Brotes sowie das Reichen des Kelches zusammen mit dem Dankgebet und Lobpreis. Die beiden Begriffe, die uns das Neue Testament dafür überliefert – Danken und Segnen –, verweisen auf das große jüdische Dank- und Segensgebet der Berakha. Darin kommen zwei Richtungen zum Ausdruck: Es ist Dank für Gottes Gabe, der sozusagen von uns aufsteigt, und unser Dank kehrt dann als Segen auf die Gabe von Gott her zurück. Diesen Zusammenhang der beiden Bewegungen – Dank und Segen – greifen die Einsetzungsworte der Eucharistie auf: In ihnen wird Dank zu Segen und zu Verwandlung. Wie aber kann der Herr sagen: »Das ist mein Leib, mein Blut«, und sich in Brot und Wein selber schenken, weil er doch mitten unter seinen Jüngern steht? In diesen Gaben nimmt er sein Kreuz und seine Auferstehung vorweg. Das Leben, das ihm am Kreuz entrissen wird, gibt er schon jetzt frei, von sich aus hin. Und so wandelt er den gewaltsamen Tod in ein freies Opfer der Hingabe um, der Hingabe seiner selbst für Gott und für die anderen. Die Eucharistie ist wirklich Gegenwart des Herrn, Sakrament der Liebe, das uns zu seinem Gedächtnis aufgetragen ist. Der hl. Lukas hat uns noch eine spezifische Überlieferung über das Beten Jesu beim Letzten Abendmahl hinterlassen. Er sagt uns, daß er zu Petrus gesprochen hat, er werde für ihn beten, daß sein Glaube nicht erlösche und daß er bekehrt die Brüder stärken könne (vgl. Lk 22,32). Das Beten Jesu stützt die Jünger, stützt uns in der Schwachheit und im rechten Verständnis von Kreuz und Auferstehung. Die Eucharistie ist auch für uns Stütze und mehr als Stütze, sie ist Gemeinschaft mit dem lebendigen Herrn und so mit dem lebendigen Gott.

Gerne heiße ich alle Gäste und Pilger deutscher Sprache willkommen. Durch die Eucharistie sind wir hineingenommen in das Beten Jesu, haben teil am Leib und Blut des neuen Osterlammes. Bitten wir Christus, daß wir in Verbindung mit ihm auch unsere Mühsale, unser Leiden, unser Sein umwandeln dürfen in einen Akt der Liebe, der Hingabe an Gott und an den Nächsten. Der Herr begleite euch alle mit seinem Segen.

[00036-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Quisiera hablar hoy sobre la oración de Jesús en la Última Cena, en la que Él celebra su Pascua, anticipa su Cruz y su Resurrección, se entrega a sí mismo a sus discípulos e instituye el sacramento de la Eucaristía.

La gran oración del Señor, que se expresa con sus gestos y palabras sobre el pan y el vino, comprende una doble dimensión. El agradecimiento y la alabanza que sube al Padre, es también bendición. La ofrenda presentada baja hasta el hombre santificada por el Omnipotente. La Iglesia, por mandato de Jesús, repite esta oración en las palabras de la consagración con las que el pan y del vino se convierten en el Cuerpo y la Sangre del Señor. Así, cada uno de nosotros, participando en la Eucaristía, alimentándonos de esas especies, unimos nuestra oración a la de Cristo, para que nuestra vida no se pierda, y no obstante nuestra debilidad, se vea totalmente transformada.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a participar con fe y devoción en la Eucaristía, a unirse más profundamente a la ofrenda de alabanza y bendición de Jesús al Padre, y así poder transformar vuestra cruz en sacrificio libre y responsable, en amor a Dios y a los hermanos. Muchas gracias.

[00037-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

No contexto da nossa reflexão sobre a oração de Jesus, detemo-nos hoje na Última Ceia. No núcleo desta Ceia, temos a instituição da Eucaristia feita com palavras de acção de graças, louvor e bênção a Deus sobre o pão e o vinho e com gestos de partilha e entrega dos mesmos aos seus discípulos. Jesus, porém, acrescenta que, no pão e no vinho, Se oferece e comunica a Si próprio. Mas como pode dar-Se a Si mesmo, naquele momento? Ele sabe que a vida está para lhe ser tirada através do suplício da cruz; e, antecipando-Se, oferece a vida e, deste modo, transforma a sua morte violenta num acto livre de doação de Si próprio aos outros e pelos outros. A violência sofrida transforma-se num sacrifício activo, livre e redentor. Por nossa vez, ao participar na Eucaristia, vivemos de forma sublime a oração que Jesus fez, e continua a fazer, por todos e cada um de nós para que o mal não triunfe na nossa vida, mas seja vencido em nós graças à força transformadora da morte e ressurreição de Cristo.

Saúdo cordialmente os peregrinos de língua portuguesa, desejando-vos que o ponto mais alto da vossa oração seja uma digna participação na Eucaristia para poderdes, também vós, transformar as cruzes da vossa vida em sacrifício livre de amor a Deus e aos irmãos. Obrigado pela vossa presença. Ide com Deus.

[00038-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Witam obecnych tu Polaków. Kiedy z Jezusem wchodzimy do Wieczernika i, należycie przygotowani, przystępujemy do stołu Pańskiego, uświadamiamy sobie, że udział w Eucharystii, niezbędny dla życia chrześcijańskiego, jest równocześnie szkołą i punktem kulminacyjnym naszej modlitwy. Zjednoczeni z Chrystusem, przez Niego, z Nim i w Nim, w jedności Ducha Świętego oddajemy chwałę Ojcu. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai polacchi qui presenti. Quando con Gesù entriamo nel Cenacolo e, debitamente preparati, ci accostiamo al tavolo del Signore, ci rendiamo conto che la partecipazione all’Eucaristia, indispensabile per la vita cristiana, è contemporaneamente la scuola e il culmine della nostra preghiera. Uniti a Cristo, per Lui, con Lui e in Lui, nell’unità dello Spirito Santo rendiamo gloria al Padre. Dio vi benedica!]

[00039-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini italiani. Saluto i gruppi parrocchiali e le associazioni, in particolare i dirigenti e il personale dei vari Circhi qui presenti - grazie per la vostra esibizione -, i dipendenti del Bioparco di Roma nel centenario di fondazione e la Confraternita del SS. Salvatore di Enna per i 750 anni di attività. A tutti l’auspicio che quest’incontro con il successore di Pietro riempia ciascuno di entusiasmo e stimoli a testimoniare, con le parole e con le opere, Gesù nostro Salvatore.

Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La Festa del Battesimo del Signore che abbiamo celebrato domenica scorsa ci offre l’opportunità di ripensare al nostro Battesimo. Cari giovani, vivete con gioia la vostra appartenenza alla Chiesa, che è la famiglia di Gesù. Cari ammalati, la grazia del Battesimo lenisca le vostre sofferenze e vi spinga ad offrirle a Cristo per la salvezza dell’umanità. E voi, cari sposi novelli, che iniziate il vostro cammino coniugale, fondate il vostro matrimonio sulla fede, ricevuta in dono il giorno del vostro Battesimo.

[00040-01.01][Testo originale: Italiano]

[B0017-XX.01]