L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
● APPELLO DEL SANTO PADRE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza S. Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, riprendendo il ciclo di catechesi sulla preghiera, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 119 (118), un lungo e solenne cantico sulla Torah, la Legge del Signore.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti ed ha pronunciato un appello per le vittime dei numerosi disastri naturali che hanno colpito varie parti del mondo, dall’America Latina al Sud-est-asiatico.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
nelle passate catechesi abbiamo meditato su alcuni Salmi che sono esempi dei generi tipici della preghiera: lamento, fiducia, lode. Nella catechesi di oggi vorrei soffermarmi sul Salmo 119 secondo la tradizione ebraica, 118 secondo quella greco-latina: un Salmo molto particolare, unico nel suo genere. Anzitutto lo è per la sua lunghezza: è composto infatti da 176 versetti divisi in 22 strofe di otto versetti ciascuna. Poi ha la peculiarità di essere un "acrostico alfabetico": è costruito, cioè, secondo l’alfabeto ebraico, che è composto di 22 lettere. Ogni strofa corrisponde ad una lettera di quell’alfabeto, e con tale lettera inizia la prima parola degli otto versetti della strofa. Si tratta di una costruzione letteraria originale e molto impegnativa, in cui l’autore del Salmo ha dovuto dispiegare tutta la sua bravura.
Ma ciò che per noi è più importante è la tematica centrale di questo Salmo: si tratta infatti di un imponente e solenne canto sulla Torah del Signore, cioè sulla sua Legge, termine che, nella sua accezione più ampia e completa, va compreso come insegnamento, istruzione, direttiva di vita; la Torah è rivelazione, è Parola di Dio che interpella l’uomo e ne provoca la risposta di obbedienza fiduciosa e di amore generoso. E di amore per la Parola di Dio è tutto pervaso questo Salmo, che ne celebra la bellezza, la forza salvifica, la capacità di donare gioia e vita. Perché la Legge divina non è giogo pesante di schiavitù, ma dono di grazia che fa liberi e porta alla felicità. «Nei tuoi decreti è la mia delizia, non dimenticherò la tua parola», afferma il Salmista (v. 16); e poi: «Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità» (v. 35); e ancora: «Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno» (v. 97). La Legge del Signore, la sua Parola, è il centro della vita dell’orante; in essa egli trova consolazione, ne fa oggetto di meditazione, la conserva nel suo cuore: «Ripongo nel cuore la tua promessa per non peccare contro di te» (v. 11), è questo il segreto della felicità del Salmista; e poi ancora: «Gli orgogliosi mi hanno coperto di menzogne, ma io con tutto il cuore custodisco i tuoi precetti» (v. 69).
La fedeltà del Salmista nasce dall’ascolto della Parola, da custodire nell’intimo, meditandola e amandola, proprio come Maria, che «custodiva, meditandole nel suo cuore» le parole che le erano state rivolte e gli eventi meravigliosi in cui Dio si rivelava, chiedendo il suo assenso di fede (cfr Lc 2,19.51). E se il nostro Salmo inizia nei primi versetti proclamando "beato" «chi cammina nella Legge del Signore» (v. 1b) e «chi custodisce i suoi insegnamenti» (v. 2a), è ancora la Vergine Maria che porta a compimento la perfetta figura del credente descritto dal Salmista. E’ Lei, infatti, la vera "beata", proclamata tale da Elisabetta perché «ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45), ed è a Lei e alla sua fede che Gesù stesso dà testimonianza quando, alla donna che aveva gridato «Beato il grembo che ti ha portato», risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28). Certo, Maria è beata perché il suo grembo ha portato il Salvatore, ma soprattutto perché ha accolto l’annuncio di Dio, perché è stata attenta e amorosa custode della sua Parola.
Il Salmo 119 è dunque tutto intessuto intorno a questa Parola di vita e di beatitudine. Se il suo tema centrale è la "Parola" e la "Legge" del Signore, accanto a questi termini ricorrono in quasi tutti i versetti dei sinonimi come "precetti", "decreti", "comandi", "insegnamenti", "promessa", "giudizi"; e poi tanti verbi ad essi correlati come osservare, custodire, comprendere, conoscere, amare, meditare, vivere. Tutto l’alfabeto si snoda attraverso le 22 strofe di questo Salmo, e anche tutto il vocabolario del rapporto fiducioso del credente con Dio; vi troviamo la lode, il ringraziamento, la fiducia, ma anche la supplica e il lamento, sempre però pervasi dalla certezza della grazia divina e della potenza della Parola di Dio. Anche i versetti maggiormente segnati dal dolore e dal senso di buio rimangono aperti alla speranza e sono permeati di fede. «La mia vita è incollata alla polvere: fammi vivere secondo la tua parola» (v. 25), prega fiducioso il Salmista; «Io sono come un otre esposto al fumo, non dimentico i tuoi decreti» (v. 83), è il grido di credente. La sua fedeltà, anche se messa alla prova, trova forza nella Parola del Signore: «A chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola» (v. 42), egli afferma con fermezza; e anche davanti alla prospettiva angosciante della morte, i comandi del Signore sono il suo punto di riferimento e la sua speranza di vittoria: «Per poco non mi hanno fatto sparire dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti» (v. 87).
La legge divina, oggetto dell’amore appassionato del Salmista e di ogni credente, è fonte di vita. Il desiderio di comprenderla, di osservarla, di orientare ad essa tutto il proprio essere è la caratteristica dell’uomo giusto e fedele al Signore, che la «medita giorno e notte», come recita il Salmo 1 (v. 2); è una legge, quella di Dio, da tenere «sul cuore», come dice il ben noto testo dello Shema nel Deuteronomio:
Ascolta, Israele … Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai (6,4.6-7).
Centro dell’esistenza, la Legge di Dio chiede l’ascolto del cuore, un ascolto fatto di obbedienza non servile, ma filiale, fiduciosa, consapevole. L’ascolto della Parola è incontro personale con il Signore della vita, un incontro che deve tradursi in scelte concrete e diventare cammino e sequela. Quando gli viene chiesto cosa fare per avere la vita eterna, Gesù addita la strada dell’osservanza della Legge, ma indicando come fare per portarla a completezza: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (Mc 10,21 e par.). Il compimento della Legge è seguire Gesù, andare sulla strada di Gesù, in compagnia di Gesù.
Il Salmo 119 ci porta dunque all’incontro con il Signore e ci orienta verso il Vangelo. C’è in esso un versetto su cui vorrei ora soffermarmi: è il v. 57: «La mia parte è il Signore; ho deciso di osservare le tue parole». Anche in altri Salmi l’orante afferma che il Signore è la sua "parte", la sua eredità: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice», recita il Salmo 16 (v. 5a), «Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre» è la proclamazione del fedele nel Salmo 73 (v. 23 b), e ancora, nel Salmo 142, il Salmista grida al Signore: «Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi» (v. 6b).
Questo termine "parte" evoca l’evento della ripartizione della terra promessa tra le tribù d’Israele, quando ai Leviti non venne assegnata alcuna porzione del territorio, perché la loro "parte" era il Signore stesso. Due testi del Pentateuco sono espliciti a tale riguardo, utilizzando il termine in questione: «Il Signore disse ad Aronne: "Tu non avrai alcuna eredità nella loro terra e non ci sarà parte per te in mezzo a loro. Io sono la tua parte e la tua eredità in mezzo agli Israeliti"», così dichiara il Libro dei Numeri (18,20), e il Deuteronomio ribadisce: «Perciò Levi non ha parte né eredità con i suoi fratelli: il Signore è la sua eredità, come gli aveva detto il Signore, tuo Dio» (Dt 10,9; cfr. Dt 18,2; Gs 13,33; Ez 44,28).
I sacerdoti, appartenenti alla tribù di Levi, non possono essere proprietari di terre nel Paese che Dio donava in eredità al suo popolo portando a compimento la promessa fatta ad Abramo (cfr. Gen 12,1-7). Il possesso della terra, elemento fondamentale di stabilità e di possibilità di sopravvivenza, era segno di benedizione, perché implicava la possibilità di costruire una casa, di crescervi dei figli, di coltivare i campi e di vivere dei frutti del suolo. Ebbene i Leviti, mediatori del sacro e della benedizione divina, non possono possedere, come gli altri israeliti, questo segno esteriore della benedizione e questa fonte di sussistenza. Interamente donati al Signore, devono vivere di Lui solo, abbandonati al suo amore provvidente e alla generosità dei fratelli, senza avere eredità perché Dio è la loro parte di eredità, Dio è la loro terra, che li fa vivere in pienezza.
E ora, l’orante del Salmo 119 applica a sé questa realtà: «La mia parte è il Signore». Il suo amore per Dio e per la sua Parola lo porta alla scelta radicale di avere il Signore come unico bene e anche di custodire le sue parole come dono prezioso, più pregiato di ogni eredità, e di ogni possesso terreno. Il nostro versetto infatti ha la possibilità di una doppia traduzione e potrebbe essere reso pure nel modo seguente: «La mia parte, Signore, io ho detto, è di custodire le tue parole». Le due traduzioni non si contraddicono, ma anzi si completano a vicenda: il Salmista sta affermando che la sua parte è il Signore ma che anche custodire le parole divine è la sua eredità, come dirà poi nel v. 111: «Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, perché sono essi la gioia del mio cuore». È questa la felicità del Salmista: a lui, come ai Leviti, è stata data come porzione di eredità la Parola di Dio.
Carissimi fratelli e sorelle, questi versetti sono di grande importanza anche oggi per tutti noi. Innanzitutto per i sacerdoti, chiamati a vivere solo del Signore e della sua Parola, senza altre sicurezze, avendo Lui come unico bene e unica fonte di vera vita. In questa luce si comprende la libera scelta del celibato per il Regno dei cieli da riscoprire nella sua bellezza e forza. Ma questi versetti sono importanti anche per tutti i fedeli, popolo di Dio appartenente a Lui solo, "regno di sacerdoti" per il Signore (cfr. 1Pt 2,9; Ap 1,6; 5,10), chiamati alla radicalità del Vangelo, testimoni della vita portata dal Cristo, nuovo e definitivo "Sommo Sacerdote" che si è offerto in sacrificio per la salvezza del mondo (cfr. Ebr 2,17; 4,14-16; 5,5-10; 9,11ss). Il Signore e la sua Parola: questi sono la nostra "terra", in cui vivere nella comunione e nella gioia.
Lasciamo dunque che il Signore ci metta nel cuore questo amore per la sua Parola, e ci doni di avere sempre al centro della nostra esistenza Lui e la sua santa volontà. Chiediamo che la nostra preghiera e tutta la nostra vita siano illuminate dalla Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per il nostro cammino, come dice il Salmo 119 (cfr v. 105), così che il nostro andare sia sicuro, nella terra degli uomini. E Maria, che ha accolto e generato la Parola, ci sia di guida e di conforto, stella polare che indica la via della felicità.
Allora anche noi potremo gioire nella nostra preghiera, come l’orante del Salmo 16, dei doni inaspettati del Signore e dell’immeritata eredità che ci è toccata in sorte:
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice …
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda (Sal 16,5.6).
[01564-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers frères et sœurs, le Psaume 118 est un chef d’œuvre littéraire par sa construction originale. Il est un long et solennel cantique sur la Torah, la Loi du Seigneur. Elle est révélation et Parole de Dieu qui interpelle l’homme. Au long des versets, le psalmiste chante l’amour de cette Parole qui donne vie. Il en célèbre tour à tour la beauté, la force salvifique et la joie qu’elle procure à celui qui la médite tout le jour. Bienheureux celui qui marche dans la loi du Seigneur ! Même au sein de l’épreuve, le croyant fait confiance et reste ouvert à l’espérance. Il puise le courage de la fidélité dans les commandements du Seigneur qui sont le point de référence de son existence. La loi divine est source de vie. Lui obéir et la faire sienne, c’est rencontrer personnellement le Dieu vivant, c’est suivre Jésus qui est venu l’accomplir. Dans l’Ancien Testament, les Lévites ont été choisis pour être les médiateurs de la bénédiction divine, et ils n’avaient pas d’autre trésor que de garder la Parole. Ce psaume est de grande importance pour chacun de nous, et particulièrement pour les prêtres, appelés à vivre seulement du Seigneur et de sa Parole, sans d’autre sécurité, trouvant en Lui l’unique bien et la source de la vraie vie. A cette lumière se comprend le libre choix du célibat pour le Royaume de Dieu. Le Seigneur et sa Parole, voilà notre « terre » où vivre dans la joie et en communion avec nos frères!
Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, particulièrement l’Hospitalité Bordelaise Notre Dame de Lourdes, les Frères de Saint-Jean ainsi que les pèlerins venus de France et du Canada. Que le Seigneur mette dans vos cœurs l’amour de sa Parole pour qu’elle soit la lampe de vos pas et la lumière de votre route ! Bon séjour à tous !
[01565-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
In our catechesis on Christian prayer, we now turn to Psalm 119, a solemn celebration of the Torah, the Law of the Lord. In twenty-two stanzas, each beginning with a letter of the Hebrew alphabet, the Psalmist proclaims his love for God’s Law, which brings light, life and salvation. His song voices the range of sentiments which fill the hearts of those who pray: praise, thanksgiving, trust, supplication and lament, all within the context of a heartfelt openness to the Lord’s word. In praying this Psalm, Christians see in the Blessed Virgin Mary the model of this loving docility to God’s will, and in Jesus the fulfilment of the Law. A striking example of the Psalmist’s devotion is seen in his words: "The Lord is my portion" (v. 57). We can apply these words in a special way to priests, whose lives of celibacy testify to their call to complete devotion to the Lord and his Kingdom. But they can also be applied to all the faithful, who share in Christ’s royal priesthood and are called daily to bear witness to the Gospel. May the Lord grant us a deeper love for him, so that, like the Psalmist, we may always make his word "a lamp to our feet and a light to our path".
I welcome the priest jubilarians from England and Wales and I assure them of my prayers for the spiritual fruitfulness of their ministry. I also greet the Sisters of Saint Paul of Chartres taking part in a programme of spiritual renewal. I also greet the members of American Society of the Italian Legion of Merit, and I thank the members of the brass ensemble from Malta for their musical offering. Upon all the English-speaking pilgrims present, especially those from England, Denmark, the Philippines, Canada and the United States, I invoke God’s blessings of joy and peace!
[01566-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Heute möchte ich einige Gedanken zu Psalm 119 (oder nach anderer Zählung 118) vorlegen. In diesem langen Gebet wird die Schönheit der Tora, des Gesetzes Gottes besungen. Als Offenbarung und Wort Gottes trägt sie eine heilende Kraft in sich; sie zeigt, wie man lebt; sie schenkt Freude und Leben. Das Gesetz Gottes drückt nicht nieder wie eine Last; es ist uns nicht wie als Knechten auferlegt, sondern es macht uns frei, zu Söhnen, wird von uns so angenommen und wird dann zur wirklichen Freude. Für den Psalmisten bedeutet das Hören des Wortes Gottes deswegen auch, ihn selbst aufzunehmen – im Wort ist er da –, ihm zu begegnen. Und so betet er: »Mein Anteil ist der Herr; ich habe versprochen, dein Wort zu beachten« (V. 57). Das Wort »Anteil« erinnert an die Stämme Israels, wie sie das verheißene Land in Besitz nahmen und jeder sein Landstück bekam und damit fest zum Erbe Gottes gehörte, indem er ein Erbe im Land hatte. Den Leviten und damit der Priesterschaft wurde kein Land zugeteilt. Ihr Erbanteil, ihr Land war Gott selbst. So spricht der Herr nach Numeri zum Priester Aaron: »Du sollst in ihrem Land keinen erblichen Besitz haben. Dir gehört unter ihnen kein Besitzanteil; ich bin dein Besitz und dein Erbteil mitten unter den Israeliten« (Num 18,20). Gottes Wort zu befolgen und Gemeinschaft mit ihm zu haben gehören zusammen. Darin ist auch irgendwie das Wesen des neutestamentlichen Priestertums besonders vorausgesagt, wie es sich auch im Zölibat ausdrückt: daß Gott das Erbe, das Anteil und das Land des Menschen ist, der ganz für Gott dazusein hat. Gottes Gesetz ist nicht Joch, wie wir gesagt haben, sondern Aufruf zum Vertrauen, zur großherzigen Liebe, die uns in die Begegnung führt und damit in die innere Willensgemeinschaft mit Gott. Und so schenkt Gott uns alles, weil er sich selbst schenkt.
Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Besonders heiße ich natürlich heute die Gäste aus der Gemeinde Natz-Schabs in Südtirol willkommen. Ich freue mich. Vergelt’s Gott! Laßt uns wie die heilige Jungfrau Maria das Wort Gottes hören, aufnehmen und befolgen (vgl. Lk 11,28), mit ihm inwendig eins werden und so glückselig werden, weil sich dann an uns der Plan Gottes erfüllt. Dazu stärke uns der Heilige Geist mit seiner Liebe und seiner Freude.
[01567-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas
Hoy nos centramos en el Salmo 118, el más largo, construido de manera acróstica, comenzando cada estrofa con una de las veintidós letras del alfabeto hebreo. Está centrado en la Ley de Dios, la Torá, que es don de gracia, orientación de vida, enseñanza, de la cual el salmista da gracias a Dios y sobre la cual medita con gozo. Quien camina sobre sus preceptos es llamado «beato». Así es llamada la Virgen María en el Evangelio, por haber creído y seguido la voluntad de Señor (cf. Lc 1,45), y también todos los que observan la ley divina (Lc 11,28). El Salmo despliega todo un vocabulario del bien que representa para el hombre la Ley de Dios, hasta el punto de declarar que ella es «la parte», la única heredad para el fiel, más que tierras u otras propiedades. Así se interpretó para la tribu del Levi, y así también en el nuevo Pueblo de Dios para quien se entrega incondicionalmente a Cristo y se abandona enteramente a Él. De este modo, el escuchar, meditar, acoger y cumplir la ley del Señor, es la seguridad y el gozo de vivir nuestra existencia terrena. Como dice el Salmo, de verdad «lámpara es tu palabra para mis pasos, luz en mi sendero» (v. 105).
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de peregrinos de Segovia, con su Obispo, Monseñor Ángel Rubio Castro, así como los demás grupos venidos de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. En Ecuador comienza hoy el Congreso Nacional de las Familias. Saludo desde aquí a los participantes y pido a todos una oración para que también las familias escuchen al Señor y cumplan su designio salvador. Muchas gracias.
[01568-04.01] [Texto original: Español]
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs,
O Salmo 119 é um solene e imponente cântico sobre a Lei do Senhor, nascido de um coração que lhe consagrava um amor apaixonado. Para o salmista, a lei divina é a única parte de herança que o seu coração deseja; nada mais quer senão compreendê-la, observá-la e orientar para ela todo o seu ser e a sua vida. Faz dela o objecto da sua meditação e conserva-a no seu coração. De facto, a Lei de Deus pede para ser escutada com o coração: uma escuta feita de obediência; uma obediência não servil, mas filial, confiante e consciente. A escuta da Palavra é encontro pessoal com o Senhor da vida, um encontro que deve traduzir-se em decisões concretas e tornar-se caminho para seguir os passos do Senhor. E assim o nosso Salmo orienta-nos para o Evangelho e leva-nos a encontrar o Senhor. O pleno cumprimento da Lei é seguir Jesus.
Com cordial afecto, saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, em especial os brasileiros da paróquia de Nossa Senhora da Glória. Que o Senhor vos encha o coração de um grande amor pela sua Palavra, para poderdes colocar a sua vontade no centro da vossa vida, como a Virgem Maria. Ela que acolheu e gerou a Palavra divina, seja o vosso guia e conforto, o astro luminoso que aponta o caminho da felicidade. Em penhor do muito bem que vos quero, dou-vos a minha Bênção Apostólica.
[01569-06.01] [Texto original: Português]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua ungherese
○ Saluto in lingua ceca
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua polacca
Witam i pozdrawiam polskich pielgrzymów, a szczególnie wiernych ze Świdnicy, z Biskupami i Kapitułą katedralną, z okazji 10-lecia utworzenia diecezji. Jednoczę się z wami w dziękczynieniu i zawierzam was opiece błogosławionych patronów Jana Pawła II i Gerharda Hirschfeldera. Wszystkim tu obecnym niech Bóg błogosławi. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
[Do il benvenuto e saluto i pellegrini polacchi, e in particolare i fedeli di Świdnica, con i Vescovi e il Capitolo Cattedrale, in occasione del 10° anniversario dell’erezione della Diocesi. Mi unisco a voi nel ringraziamento e vi affido alla protezione dei beati patroni Giovanni Paolo II e Gerhard Hirschfelder. Dio benedica tutti voi qui presenti. Sia lodato Gesù Cristo!]
[01570-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua ungherese
Isten hozta a magyar híveket! Nagy szeretettel köszöntelek Benneteket, különösen is azokat, akik Mogyoródról és Csíkszeredáról érkeztek. Megköszönöm, hogy ilyen messzi eljöttetek és biztosítalak benneteket imáimról. Szívesen adom rátok, jószándékaitokra és hazátokra Apostoli Áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
[Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente i fedeli che sono arrivati da Mogyoród e Csíkszereda. Vi ringrazio per la vostra presenza a questo incontro ed assicuro un ricordo nella preghiera per voi. Vi imparto volentieri a voi la mia benedizione per i vostri progetti di bene e per la vostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]
[01571-AA.01] [Testo originale: Ungherese]
○ Saluto in lingua ceca
Srdečně zdravím poutníky z České republiky. Vyzývám vás, abyste stavěli svůj život na Kristu – pevné skále, a s odvahou hlásali jeho Slovo lidem naší doby. Chvála Kristu.
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini della Repubblica Ceca e li incoraggio a fondare la loro vita sulla salda roccia di Cristo, per essere coraggiosi annunciatori della sua Parola agli uomini del nostro tempo. Sia lodato Gesù Cristo!]
[01572-AA.01] [Testo originale: Ceco]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo ora un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Missionari Verbiti che operano nei diversi Continenti ed auspico che questo incontro susciti in ciascuno un rinnovato entusiasmo nell’annunciare Cristo a tutti i popoli. Saluto i fedeli della Diocesi di Aversa, accompagnati dal Vescovo Mons. Angelo Spinillo, ed auguro loro di attingere dalla preghiera nuovo slancio apostolico, per una sempre più incisiva testimonianza cristiana. Saluto i militari della brigata Granatieri di Sardegna, di stanza a Roma e l’Associazione sportiva "Pierantonio Calcio": per tutti assicuro la mia preghiera affinché ognuno possa essere operatore di pace, testimoniando i valori della comprensione, della fraternità e del rispetto del prossimo.
Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, progettate il futuro in piena fedeltà al Vangelo, e crescete secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Voi, cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché grazie anche alla vostra partecipazione ai suoi patimenti, Egli possa estendere la sua azione salvifica nel mondo. Nel cammino che avete intrapreso, possiate, cari sposi novelli, essere guidati da una fede gioiosa per servire sempre la vita, che è dono di Dio.
[01573-01.01] [Testo originale: Italiano]
● APPELLO DEL SANTO PADRE
In questo periodo, varie parti del mondo, a partire dall’America Latina - specie quella Centrale - fino al Sud-est asiatico, sono state colpite da alluvioni, allagamenti, frane, che hanno provocato numerosi morti, dispersi, senza tetto. Ancora una volta desidero manifestare la mia vicinanza a tutti coloro che soffrono per questi disastri naturali, mentre invito alla preghiera per le vittime e i loro familiari e alla solidarietà, affinché le istituzioni e gli uomini di buona volontà collaborino, con spirito generoso, a soccorrere le migliaia di persone provate da tali calamità.
[01579-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0661-XX.01]