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L’UDIENZA GENERALE, 07.09.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha concentrato la sua meditazione sul Salmo 3.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

riprendiamo oggi le Udienze in Piazza San Pietro e, nella "scuola della preghiera" che stiamo vivendo insieme in queste Catechesi del mercoledì, vorrei iniziare a meditare su alcuni Salmi, che, come dicevo nel giugno scorso, formano il "libro di preghiera" per eccellenza. Il primo Salmo su cui mi soffermo è un Salmo di lamento e di supplica pervaso di profonda fiducia, in cui la certezza della presenza di Dio fonda la preghiera che scaturisce da una condizione di estrema difficoltà in cui si trova l’orante. Si tratta del Salmo 3, riferito dalla tradizione ebraica a Davide nel momento in cui fugge dal figlio Assalonne (cfr v. 1): è uno degli episodi più drammatici e sofferti nella vita del re, quando suo figlio usurpa il suo trono regale e lo costringe a lasciare Gerusalemme per salvarsi la vita (cfr 2Sam 15ss). La situazione di pericolo e di angoscia sperimentata da Davide fa dunque da sottofondo a questa preghiera e aiuta a comprenderla, presentandosi come la situazione tipica in cui un tale Salmo può essere recitato. Nel grido del Salmista, ogni uomo può riconoscere quei sentimenti di dolore, di amarezza e insieme di fiducia in Dio che, secondo la narrazione biblica, avevano accompagnato la fuga di Davide dalla sua città.

Il Salmo inizia con un’invocazione al Signore:

«Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
"Per lui non c’è salvezza in Dio!"» (vv. 2-3).

La descrizione che l’orante fa della sua situazione è quindi segnata da toni fortemente drammatici. Per tre volte si ribadisce l’idea di moltitudine - "numerosi", "molti", "tanti" - che nel testo originale è detta con la stessa radice ebraica, così da sottolineare ancora di più l’enormità del pericolo, in modo ripetitivo, quasi martellante. Questa insistenza sul numero e la grandezza dei nemici serve a esprimere la percezione, da parte del Salmista, dell’assoluta sproporzione esistente tra lui e i suoi persecutori, una sproporzione che giustifica e fonda l’urgenza della sua richiesta di aiuto: gli oppressori sono tanti, prendono il sopravvento, mentre l’orante è solo e inerme, in balìa dei suoi aggressori. Eppure, la prima parola che il Salmista pronuncia è "Signore"; il suo grido inizia con l’invocazione a Dio. Una moltitudine incombe e insorge contro di lui, generando una paura che ingigantisce la minaccia facendola apparire ancora più grande e terrificante; ma l’orante non si lascia vincere da questa visione di morte, mantiene saldo il rapporto con il Dio della vita e a Lui per prima cosa si rivolge, in cerca di aiuto. Però i nemici tentano anche di spezzare questo legame con Dio e di incrinare la fede della loro vittima. Essi insinuano che il Signore non può intervenire, affermano che neppure Dio può salvarlo. L’aggressione quindi non è solo fisica, ma tocca la dimensione spirituale: "il Signore non può salvarlo" - dicono -, il nucleo centrale dell’animo del Salmista va aggredito. È l’estrema tentazione a cui il credente è sottoposto, è la tentazione di perdere la fede, la fiducia nella vicinanza di Dio. Il giusto supera l'ultima prova, resta saldo nella fede e nella certezza della verità e nella piena fiducia in Dio, e proprio così trova la vita e la verità. Mi sembra che qui il Salmo ci tocchi molto personalmente: in tanti problemi siamo tentati di pensare che forse anche Dio non mi salva, non mi conosce, forse non ne ha possibilità; la tentazione contro la fede è l'ultima aggressione del nemico, e a questo dobbiamo resistere così troviamo Dio e troviamo la vita.

L'orante del nostro Salmo è quindi chiamato a rispondere con la fede agli attacchi degli empi: i nemici – come ho detto - negano che Dio possa aiutarlo, egli invece Lo invoca, Lo chiama per nome, "Signore", e poi si rivolge a Lui con un "tu" enfatico, che esprime una rapporto saldo, solido, e racchiude in sé la certezza della risposta divina:

«Ma tu sei mio scudo Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna» (vv. 4-5).

La visione dei nemici ora scompare, non hanno vinto perché chi crede in Dio è sicuro che Dio è il suo amico: resta solo il "Tu" di Dio, ai "molti" si contrappone ora uno solo, ma molto più grande e potente di molti avversari. Il Signore è aiuto, difesa, salvezza; come scudo protegge chi si affida a Lui, e gli fa sollevare la testa, nel gesto di trionfo e di vittoria. L’uomo non è più solo, i nemici non sono imbattibili come sembravano, perché il Signore ascolta il grido dell’oppresso e risponde dal luogo della sua presenza, dal suo monte santo. L’uomo grida, nell’angoscia, nel pericolo, nel dolore; l’uomo chiede aiuto, e Dio risponde. Questo intrecciarsi di grido umano e risposta divina è la dialettica della preghiera e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza. Il grido esprime il bisogno di aiuto e si appella alla fedeltà dell’altro; gridare vuol dire porre un gesto di fede nella vicinanza e nella disponibilità all’ascolto di Dio. La preghiera esprime la certezza di una presenza divina già sperimentata e creduta, che nella risposta salvifica di Dio si manifesta in pienezza. Questo è rilevante: che nella nostra preghiera sia importante, presente, la certezza della presenza di Dio. Così, il Salmista, che si sente assediato dalla morte, confessa la sua fede nel Dio della vita che, come scudo, lo avvolge all’intorno con una protezione invulnerabile; chi pensava di essere ormai perduto può sollevare il capo, perché il Signore lo salva; l’orante, minacciato e schernito, è nella gloria, perché Dio è la sua gloria.

La risposta divina che accoglie la preghiera dona al Salmista una sicurezza totale; è finita anche la paura, e il grido si acquieta nella pace, in una profonda tranquillità interiore:

«Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata» (vv. 6-7).

L’orante, pur in mezzo al pericolo e alla battaglia, può addormentarsi tranquillo, in un inequivocabile atteggiamento di abbandono fiducioso. Intorno a lui gli avversari si accampano, lo assediano, sono tanti, si ergono contro di lui, lo deridono e tentano di farlo cadere, ma egli invece si corica e dorme tranquillo e sereno, sicuro della presenza di Dio. E al risveglio, trova Dio ancora accanto a sé, come custode che non dorme (cfr Sal 121,3-4), che lo sostiene, lo tiene per mano, non lo abbandona mai. La paura della morte è vinta dalla presenza di Colui che non muore. E proprio la notte, popolata di timori atavici, la notte dolorosa della solitudine e dell’attesa angosciata, ora si trasforma: ciò che evoca la morte diventa presenza dell’Eterno.

Alla visibilità dell’assalto nemico, massiccio, imponente, si contrappone l’invisibile presenza di Dio, con tutta la sua invincibile potenza. Ed è a Lui che di nuovo il Salmista, dopo le sue espressioni di fiducia, rivolge la preghiera: «Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!» (v. 8a). Gli aggressori "si innalzavano" (cfr v. 2) contro la loro vittima, chi invece "si alzerà" è il Signore, e sarà per abbatterli. Dio lo salverà, rispondendo al suo grido. Perciò il Salmo si chiude con la visione della liberazione dal pericolo che uccide e dalla tentazione che può far perire. Dopo la richiesta rivolta al Signore di alzarsi a salvare, l’orante descrive la vittoria divina: i nemici che, con la loro ingiusta e crudele oppressione, sono simbolo di tutto ciò che si oppone a Dio e al suo piano di salvezza vengono sconfitti. Colpiti alla bocca, non potranno più aggredire con la loro distruttiva violenza e non potranno più insinuare il male del dubbio nella presenza e nell’azione di Dio: il loro parlare insensato e blasfemo è definitivamente smentito e ridotto al silenzio dall’intervento salvifico del Signore (cfr v. 8bc). Così, il Salmista può concludere la sua preghiera con una frase dalle connotazioni liturgiche che celebra, nella gratitudine e nella lode, il Dio della vita: «La salvezza viene dal Signore, sul tuo popolo la tua benedizione» (v. 9).

Cari fratelli e sorelle, il Salmo 3 ci ha presentato una supplica piena di fiducia e di consolazione. Pregando questo Salmo, possiamo fare nostri i sentimenti del Salmista, figura del giusto perseguitato che trova in Gesù il suo compimento. Nel dolore, nel pericolo, nell’amarezza dell’incomprensione e dell’offesa, le parole del Salmo aprono il nostro cuore alla certezza confortante della fede. Dio è sempre vicino - anche nelle difficoltà, nei problemi, nelle oscurità della vita - ascolta, risponde e salva nel suo modo. Ma bisogna saper riconoscere la sua presenza e accettare le sue vie, come Davide nella sua fuga umiliante dal figlio Assalonne, come il giusto perseguitato del Libro della Sapienza e, ultimamente e compiutamente, come il Signore Gesù sul Golgota. E quando, agli occhi degli empi, Dio sembra non intervenire e il Figlio muore, proprio allora si manifesta, per tutti i credenti, la vera gloria e la definitiva realizzazione della salvezza. Che il Signore ci doni fede, venga in aiuto della nostra debolezza e ci renda capaci di credere e di pregare in ogni angoscia, nelle notti dolorose del dubbio e nei lunghi giorni del dolore, abbandonandoci con fiducia a Lui, che è nostro "scudo" e nostra "gloria". Grazie.

[01239-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI IN DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, à partir de cette audience, nous méditerons sur quelques psaumes, le « livre de la prière » par excellence. Le psaume 3 est un psaume de lamentation et de supplication, pénétré d’une profonde confiance. La certitude de la présence de Dieu fonde la prière qui naît de l’extrême difficulté dans laquelle se trouve le priant. Le Seigneur protège celui qui se confie en lui. L’homme n’est plus seul, ses ennemis ne sont pas invincibles, car le Seigneur écoute le cri de l’opprimé et lui répond. Crier veut dire poser un geste de foi dans la proximité de Dieu et sa disponibilité à l’écoute. La réponse divine qui accueille la prière donne au psalmiste une sécurité totale ; son cri s’apaise dans une profonde tranquillité intérieure. Celui qui prie, même au cœur du danger et de la bataille, peut s’endormir tranquille, dans une attitude d’abandon confiant. Chers amis, en priant ce psaume, faisons nôtres les sentiments du psalmiste. Dans la souffrance, le danger, l’incompréhension et l’offense, le psaume ouvre nos cœurs à la certitude réconfortante de la foi. Dieu est toujours proche, il écoute, répond et sauve. Qu’il vienne en aide à notre faiblesse et nous rende capables de croire et de prier, en nous abandonnant à lui avec confiance !

Je suis heureux d’accueillir les personnes de langue française, particulièrement les sœurs de Saint-Paul de Chartres et les pèlerins du Sénégal, conduits par Mgr Benjamin Ndiaye, Évêque de Kaolack. Que votre pèlerinage à Rome soit un temps privilégié pour reconnaître la présence de Dieu dans vos vies et marcher avec confiance sur ses chemins. Avec ma Bénédiction apostolique !

[01240-03.01] [Texte original: Français]

  Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

We return today to our series of catecheses on prayer with a consideration of Psalm Three, in which the psalmist cries out to God to rescue him from the enemies who surround him. Traditionally the psalm is attributed to King David as he flees from the armies of his rebellious son Absalom. Assailed on every side by foes who seek his life, the psalmist calls on the name of the Lord, filled with faith in the presence and the power of God who alone can save him from the evils that threaten him. We are reminded of the plight of the just man in the Book of Wisdom, condemned to a shameful death by the wicked, who taunt him by arguing that God will surely come to his rescue. Our thoughts move on to Calvary, where the passers-by mocked Jesus, saying that God would deliver him from death if he were really who he claimed to be. And yet, we know that God truly hears the prayers of those who call upon him in faith. He answers from his holy mountain. The unseen God responds with great power, and he becomes our shield and our glory. Even though Jesus appears to be abandoned by the Father as he dies on Calvary, yet for the eyes of faith this is the crowning moment of salvation, the triumph of the Cross, the hour of our Saviour’s glorification.

I am pleased to welcome the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, including the groups from Britain and Ireland, Denmark and the United States of America. I extend a special greeting to the Missionary Sisters Servants of the Holy Spirit, who have come from Indonesia, and to the Ursuline Sisters. Commending all of you to the intercession of Saints Peter and Paul, I invoke God’s blessings upon you.

[01241-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Mit dieser Audienz möchte ich die Reihe der Katechesen über das Gebet wieder aufnehmen und mit der Betrachtung einiger Psalmen beginnen. Der Psalter stellt gewissermaßen das »Gebetbuch« der Bibel schlechthin dar. Heute möchte ich mich Psalm 3 widmen, der eine Klage und ein Hilferuf und zugleich Ausdruck des Vertrauens in Gottes Nähe ist. Nach der Überlieferung soll der Hintergrund dieses Psalms die Flucht Davids vor seinem Sohn Abschalom sein, als dieser den Königsthron an sich reißen wollte. Der Psalmist klagt über die große Gefahr und die Überzahl der Feinde. Er steht allein gegen eine große Übermacht. Nicht nur Unheil und Tod drohen ihm, sondern die Feinde versuchen, ihm auch den Glauben auszureden. Sie sagen: Gott kann dir gar nicht helfen und will dir nicht helfen. Doch der Beter läßt sich in dieser innersten Versuchung nicht besiegen, er bleibt bei seinem Vertrauen in Gott und spricht ganz persönlich zu ihm: »Du aber, Herr, bist ein Schild für mich, du bist meine Ehre und richtest mich auf« (V. 4). Der Hilferuf des Menschen wird aufgefangen im Glauben an Gottes Nähe und Hilfe, die dieser Beter erfahren durfte und die nicht immer so ausfällt, wie wir denken, in einer äußeren Erhörung – denken wir an den Herrn am Kreuz –, die aber immer wirkliche Erhörung ist. Und das Entscheidende im Gebet ist eben, daß wir uns nicht die Nähe Gottes ausreden lassen, daß wir uns den Glauben nicht zertrampeln lassen von der Übermacht dessen, was uns entgegensteht, sondern daß wir gerade inmitten dessen, was gegen Gott und gegen uns steht, beim Glauben an ihn bleiben. Dann erfahren wir, daß er der Stärkere ist, dann wird es so sein wie in dem Psalm, wo der Psalm am Schluß gar nicht mehr an die vielen denkt, sondern nur noch an den einen: »Du bist meine Hilfe und mein Heil.« Von ihm her findet er den inneren Frieden und die Ruhe. Inmitten von Gefahr und Not kann er sich vertrauensvoll Gott überlassen. Er weiß, und wir wissen im Glauben: »Beim Herrn finden wir Hilfe« (vgl. V. 9).

Sehr herzlich begrüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Das Gebet der Psalmen öffnet unser Herz der tröstlichen Gewißheit des Glaubens: Gott ist da, Gott ist immer nahe, auch in den Schwierigkeiten, Problemen und Dunkelheiten des Lebens. Wir müssen lernen, seine Gegenwart zu erkennen und seine Wege anzunehmen. So soll dieser Psalm uns ermutigen zu bitten, daß der Herr uns Glauben schenke, uns fähig mache, zu jeder Zeit zu beten und im Vertrauen auf ihn zu leben und so wirkliches Leben zu finden. Gott segne euch alle.

[01242-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas!

Continuamos hoy con el tema de la "escuela de oración", meditando el salmo tercero, que forma parte del "libro de plegaria" por excelencia. Este salmo dirige a Dios una súplica de profunda fe y confianza. En el peligro, en la amargura de la incomprensión o en la ofensa, las palabras del Salmista abren nuestro corazón a la certeza consoladora de la fe. Dios se hace siempre cercano. Aun en la dificultad o en los problemas, Él escucha, responde y salva; ahora bien es necesario saber reconocer y aceptar sus caminos, como hizo David, cuando escapó de forma humillante de su hijo Absalom; o como el justo perseguido del que nos habla el libro de la Sabiduría; o como aparece plenamente en el Gólgota, cuando el Hijo de Dios es injuriado e insultado. La oración expresa la seguridad de una presencia divina, en la que el Señor nos regala la fe, viene en ayuda de nuestra debilidad y nos hace capaces de creer y de orar en la angustia, en la noche oscura, en la duda o en los largos días del dolor, abandonándonos a Aquel que es nuestro escudo y nuestra gloria.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la parroquia de San Francisco Javier, de Oviedo; a la Coral Médica Pedro Pérez Velásquez y al Coro Juvenil Cultural, de la Universidad Central de Venezuela; a la Orquesta Sinfónica Juvenil "Batuta", de Bogotá, así como a los demás grupos provenientes de España, Costa Rica, El Salvador, Venezuela, Argentina, México y otros países Latinoamericanos. Invito a todos a vivir, ante cualquier adversidad, una absoluta confianza en Dios de quien procede toda bendición. Muchas gracias.

[01243-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Na «escola da oração» que temos vivido, juntos, nestas catequeses de quarta-feira, desejo hoje dar início à meditação sobre alguns dos cento e cinquenta Salmos bíblicos, que formam o livro de oração por excelência. Começamos pelo Salmo três, uma súplica cheia de confiança e consolação. No perigo, no sofrimento, na amargura, as palavras deste Salmo abrem o coração à certeza reconfortante da fé. Quem pensava que já estava perdido, pode levantar a cabeça, porque o Senhor o salva. A resposta divina, que acolhe a oração, dá ao Salmista uma segurança total. O medo da morte é vencido pela presença d’Aquele que não morre. Deus está sempre perto, mesmo nos períodos negros da vida. Mas é preciso saber reconhecer a sua presença e aceitar os seus caminhos como fez Jesus no Gólgota. E mesmo quando parece, aos olhos dos ímpios, que Deus não interveio porque deixou o Filho morrer na Cruz, então é que se manifesta, para todos os crentes, a verdadeira glória e a realização definitiva da salvação.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação amiga para todos, em particular para os fiéis de várias paróquias das cidades de Santo Amaro, São João del Rei e São Paulo, desejando que este Salmo três vos sirva de portal na vossa peregrinação a Roma: da infinidade de coisas – tantas vezes duras – da vida, aprendei a elevar o coração até ao Pai do Céu, repousando no seio da sua infinita bondade, e vereis que as dores e aflições da vida vos farão menos mal. Sobre todos, e extensiva aos familiares e comunidades eclesiais, desça a minha Bênção Apostólica.

[01244-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i Siostry! Wczoraj podczas liturgii pogrzebowej pożegnaliśmy kardynała Andrzeja Marię Deskura, waszego rodaka, przyjaciela błogosławionego Jana Pawła II. Modlitwą i cierpieniem wspierał przez lata jego papieską posługę, zawierzając swe życie Niepokalanej Matce. Niech wyjedna mu Ona radość nieba. Polecając jego duszę waszym modlitwom, z serca błogosławię wam tu obecnym i waszym bliskim.

[Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle! Ieri durante liturgia delle esequie abbiamo dato l’estremo saluto al Cardinale Andrzej Maria Deskur, vostro connazionale, amico del beato Giovanni Paolo II. Con la preghiera e con le sofferenze, egli ha sostenuto il suo servizio papale, affidando sempre la propria vita all’Immacolata. Ella implori per lui la gloria celeste. Alle vostre preghiere affido la sua anima e benedico di cuore voi qui presenti e i vostri cari.]

[01245-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito učenike i nastavnike Katoličke gimnazije iz Požege. Dragi prijatelji, ne zaboravite da nam je Bog uvijek blizu. Svojim životom posvjedočite Njegovu ljubav svima koji Ga traže. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia i pellegrini Croati ed in modo particolare i professori e gli studenti del Ginnasio Cattolico di Pozega. Cari amici, non dimenticate che Dio è sempre vicino a noi. Con la vostra vita testimoniate il Suo amore a tutti coloro che Lo stanno cercando. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01246-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua ceca

S LÁSKOU ZDRAVÍM POUTNÍKY Z ČESKÉ REPUBLIKY, ZVLÁŠTĚ VĚŘÍCÍ Z FARNOSTI SVATÉHO PROKOPA V PRAZE. BUĎTE RADOSTNÝMI SVĚDKY RYZÍCH DUCHOVNÍCH HODNOT. UDĚLUJI VÁM SVÉ PAPEŽSKÉ POŽEHNÁNÍ. CHVÁLA KRISTU.

[Saluto con affetto i pellegrini di lingua ceca, in particolare i fedeli della Parrocchia di San Procopio in Praga. Vi incoraggio a testimoniare con gioia gli autentici valori spirituali e volentieri vi imparto l’Apostolica Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01247-AA.01] [Testo originale: Ceco]

Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Pruského, Žiliny a Prahy.
Bratia a sestry, v týchto dňoch sa začína nový školský rok. Vyprosujme si od Ducha Svätého jeho vzácne dary, predovšetkým pravú múdrosť, ktorá nás vedie ku Kristovi. S týmto želaním vás zo srdca žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Pruské, Žilina e Praha. Fratelli e sorelle, in questi giorni inizia il nuovo anno scolastico. Imploriamo dallo Spirito Santo i suoi preziosi doni, specialmente la vera sapienza che ci conduce a Cristo. Con questo auspicio di cuore vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[01248-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar híveket, különösen is a miskolci jezsuita gimnázium csoportját és azokat, akik Szatmárnémetiből érkeztek. Kedves Fiatalok, tanuljatok meg evangéliumi egyszerűségben élni és az életnek örvendeni. A kassai szent vértanúk közbenjárását kérve szívesen adom Rátok Apostoli Áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un saluto cordiale ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente al gruppo del Liceo dei Gesuiti a Miskolc ed a coloro che sono venuti da Satu Mare. Cari giovani, imparate a vivere con semplicità evangelica e con gioia per la vita. Chiedendo la intercessione dei santi martiri di Kosice, imparto volentieri a voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01249-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i cresimati dell’Arcidiocesi di Lucca, accompagnati dal loro Pastore Mons. Italo Castellani; i giovani della Diocesi di Lamezia Terme; i cresimandi del Vicariato di Villafranca in Verona; i fedeli della Parrocchia S. Maria Assunta in Valle di Avellino e quelli della Parrocchia Maria Santissima Immacolata in Potenza. Cari amici, auguro che la vostra visita alle tombe degli Apostoli vi rinsaldi nell'adesione a Cristo e vi renda suoi testimoni nelle famiglie e nelle comunità ecclesiali.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, tornando dopo le vacanze alle consuete attività, sappiate trovare ogni giorno il tempo per il vostro dialogo con Dio e diffondete attorno a voi la sua luce e la sua pace. Voi, cari malati, trovate conforto nel Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, imparate a pregare insieme, nell’intimità domestica, affinché il vostro amore sia sempre più vero, fecondo e duraturo.

[01250-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0517-XX.01]