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UDIENZA A UNA DELEGAZIONE DEL COMUNE DI TRAUNSTEIN (GERMANIA), 30.07.2011


UDIENZA A UNA DELEGAZIONE DEL COMUNE DI TRAUNSTEIN (GERMANIA)

DISCORSO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Alle ore 18 di questo pomeriggio, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza una Delegazione del Consiglio Comunale di Traunstein, cittadina della Baviera meridionale dove il Papa ha celebrato la sua Prima Messa l’8 luglio 1951.
La Banda musicale Inzing-Torring ha offerto al Santo Padre un piccolo concerto in occasione dei 60 anni di sacerdozio e alcuni gruppi folkloristici in costume hanno eseguito una danza popolare bavarese. Nel corso dell’incontro è stato consegnato al Santo Padre l’anello d’onore del distretto di Traunstein.
Al termine del concerto, il Santo Padre ha rivolto ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Liebe Freunde,

ein herzliches Grü$ Gott euch allen aus Chiemgau und Rupertiwinkel. Mit euch, wie der Landrat gesagt hat, ist in Castel Gandolfo ein bayerisches Dorf geworden, und ich freue mich, daß mit euch die bayerische Heimat hier bei mir gegenwärtig ist. Vergelt’s Gott dafür!

Ihnen, lieber Herr Landrat, danke ich ganz herzlich für diese von Herzen kommenden Worte: Sie kamen von Herzen und sind mir zu Herzen gegangen. Sie haben ein Bild unserer Heimat entworfen und zugleich die Verbundenheit mit mir bekräftigt, und es ist für mich eine große Freude, daß einstimmig, über alle Parteien hinweg, über alle Unterschiede, die es rechtmä$igerweise gibt, hinweg, dieser Ehrenring mir zugesprochen worden ist. Für mich ein Zeichen, daß ich wirklich bei euch zu Hause bin, daß wir uns gegenseitig annehmen und daß ich weiterhin zu euch gehöre. Ich bin glücklich und dankbar über meine schöne Heimat und über diesen wundervollen Abend, den Sie mir schenken: Vergelt’s Gott!

Der Ehrenring wird zwar vielleicht an meinem Finger nicht sichtbar sein, aber er wird einen solchen Platz bekommen, daß ich ihn immer vor Augen habe und er sagt mir, was im Innersten meines Herzens ohnedies gegenwärtig ist: Dort bin ich zu Hause, im Chiemgau, im Rupertiwinkel, an den Orten meiner Jugend, die Sie aufgezählt haben. Und ich bin sehr dankbar dafür, daß Sie nun die Freude und die Schönheit der bayerischen Kultur mich einen Augenblick haben erleben lassen.

Lieber Herr Landrat, Sie haben von unserem Land als „Terra benedicta" gesprochen und angespielt auf die Mönche, die diese Kultur der Freude unter uns entwickelt haben. „Terra benedicta" ist unsere Heimat in der Tat zunächst schon vom Schöpfer her: Er hat uns die Berge gegeben, die Seen, die Fluren, die Wälder … Und dafür können wir Ihm nur dankbar sein, daß er uns ein so kostbares Stück Erde anvertraut hat. Aber „Terra benedicta" ist sie vollends doch erst dadurch, daß Menschen im Glauben von der Schönheit des Schöpfers und seiner Güte berührt worden sind und daß sie, von Ihm berührt, dann diesem Land erst seinen vollen Glanz und seine Leuchtkraft geben konnten. Was wäre Bayern ohne die Zwiebeltürme unserer Kirchen, ohne den herrlichen Barock und die Fröhlichkeit der Erlösten, die sich darin ausbreitet? Ohne unsere Musik – die geistliche, die einen gleichsam ins Paradies hineinschauen läßt – und die weltliche? Liebe Musikanten, ganz herzlichen Dank! Ihr habt großartig die bayerische Musik hier gegenwärtig gemacht, so daß ich von Herzen wußte: Da bin ich daheim, da komme ich her und da gehöre ich auch weiter hin! Vergelt’s Gott!

Ohne die Kirchen, die Wegkreuze, die Bildstöcke – lieber Herr Landrat, Sie haben es erwähnt – wäre Bayern nicht Bayern; ohne die Musik, die da ist, ohne die Poesie, ohne die Gemütlichkeit und Herzlichkeit und die Fröhlichkeit, die wir soeben gespürt haben. Fröhlichkeit, Herzlichkeit, Güte können aber nur dann gedeihen, wenn der Himmel über uns offen ist. Nicht alle Tage sind sonnig – Sie haben es gesagt, Herr Landrat –, oft müssen wir auch durch dunkle Täler hindurchgehen, aber wir können es tun und dabei freudig und menschlich bleiben, wenn der Himmel uns offen steht, wenn wir berührt sind von der Gewißheit, daß Er uns in allem liebt, daß Gott gut ist und daß es darum gut ist, ein Mensch zu sein. Von dieser Gewißheit her ist Bayern geworden, was es ist, und wir alle beten darum und hoffen darauf, daß es so bleibt. Damit es so bleibe und immer wieder neu schön wird und immer neu wieder Menschen „ja" sagen können zum Leben, zur Zukunft, darum ist es wichtig, daß wir den Glanz des Glaubens nicht verlieren, daß wir gläubig, christlich, katholisch bleiben, und katholisch heißt immer auch „weltoffen" – Welt und Leben und Glaube miteinander –, heißt tolerant und offen für einander sein in der herzlichen Brüderlichkeit und Geschwisterlichkeit derer, die sich dem einen Vater zugehörig und von einem Herrn geliebt wissen.

Dies ist also meine Bitte: Bleiben wir vom Glauben angerührt; lassen wir uns von Ihm führen, damit immer die Herrlichkeit des Himmels hereinleuchten und die Welt in allen Mühsalen schön und hell machen kann.

Ich verspreche euch meinerseits: In meinen Gebeten ist meine Heimat immer anwesend. Und als Zeichen dafür darf ich euch nun den Apostolischen Segen spenden.

Vergelt’s Gott nochmal und schöne Zeit hier in Castel Gandolfo! Grüßt Bayern von mir!

[01141-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Cari amici,

un cordiale saluto a voi tutti che siete venuti dal Chiemgau e dal Rupertiwinkel. Con voi, come ha detto il Landrat [Presidente della Provincia] Castel Gandolfo è diventato un villaggio bavarese e sono contento perché tramite voi è presente qui la mia terra bavarese. Il Signore ve ne renda merito!

A Lei, caro signor Landrat, il mio sentito grazie per le parole venute dal cuore: sono venute dal cuore e sono giunte al mio cuore; hanno tracciato un quadro della nostra patria e, al tempo stesso, hanno ribadito il legame con me; per me è una grande gioia il fatto che questo anello d’onore mi sia stato consegnato all’unanimità, al di là di ogni appartenenza partitica, di ogni differenza che – giustamente – esistono. Per me è un segno che da voi sono davvero "a casa", che ci accogliamo vicendevolmente e che continuo a fare parte di voi. Sono felice e riconoscente per la mia bella terra e per questa meravigliosa serata che mi avete regalato. Il Signore vi ricompensi!

Probabilmente, l’anello d’onore non sarà visibile nella mia mano, ma sarà sistemato in maniera tale che io l’abbia sempre davanti agli occhi ed esso mi possa ricordare quello che comunque so nel profondo del mio cuore: là sono a casa, nel Chiemgau, nel Rupertiwinkel, nei luoghi della mia giovinezza che Lei ha ricordato. Vi sono grato perché, sia pure per un attimo, mi avete fatto rivivere la bellezza e la gioiosità della cultura bavarese.

Caro signor Landrat! Lei ha parlato della nostra terra come della "Terra benedicta" ed ha accennato ai monaci che hanno sviluppato tra di noi questa cultura della gioia. "Terra benedicta" la nostra terra lo è davvero, grazie al Creatore: ci ha dato le montagne, i laghi, le valli, i boschi. Dobbiamo essergli riconoscenti perché ci ha affidato una parte così preziosa della terra. Ma la nostra terra è pienamente "Terra benedicta" sostanzialmente perché gli uomini sono stati toccati nella fede dalla bellezza del creato e dalla bontà del Creatore e, toccati da Lui, hanno saputo dare alla nostra Terra pieno splendore e capacità di rifletterlo. Cosa sarebbe la Baviera senza le torri con le cupole a cipolla delle nostre chiese, senza lo splendido barocco e la gioiosità dei redenti che in esse si espande? Senza la nostra musica, quella sacra - che ti fa direttamente guardare dentro al Paradiso - e quella profana? A voi musicisti, un grande ringraziamento: siete stati bravissimi a presentare qui la musica bavarese e mi avete ricordato ancora una volta che lì sono di casa, da lì provengo e di quella terra continuo a fare parte. Il Signore vi ricompensi!

Senza le chiese, le croci delle strade, le cappelline – come ha ricordato anche il consigliere provinciale – la Baviera non sarebbe Baviera; senza la sua musica, la sua poesia, l’affabilità e la cordialità e la gioiosità che abbiamo appena sperimentato. Gioiosità, cordialità, bontà crescono però soltanto se il cielo sopra di noi è aperto. Non tutti i giorni c’è il sole – l’ha detto anche lei, signor Landrat; a volte dobbiamo attraversare vallate buie. Ma possiamo farlo rimanendo gioiosi ed umani – se il cielo è aperto per noi, se siamo stati sfiorati dalla certezza che Lui ci ama in tutto, che Dio è buono e che per questo è bene essere uomo. La Baviera è diventata quella che è partendo da questa certezza, e noi tutti preghiamo e speriamo che così rimanga. Affinché possa restare così e continuare ad essere sempre bella e le persone possano continuare a dire di sì alla vita, al futuro, è importante che non perdiamo lo splendore della fede, che rimaniamo credenti, cristiani, cattolici laddove cattolico significa anche sempre essere "aperti al mondo" – cioè mondo, vita e fede insieme -; significa essere tolleranti ed aperti gli uni agli altri alla cordiale fraternità nei riguardi di coloro che sanno di appartenere all’unico Padre e che sanno di essere amati dall’unico Signore.

Questa è la mia preghiera: lasciamoci sfiorare dalla fede, lasciamoci guidare dalla fede affinché lo splendore del cielo possa giungere fino a noi e possa illuminare il mondo nelle sue miserie, rendendolo bello e splendente.

Da parte mia vi prometto che nelle mie preghiere la mia terra è sempre presente, e come segno di questo ora vi imparto la Benedizione apostolica.

Il Signore vi ricompensi! Vi auguro un buon soggiorno a Castel Gandolfo! Salutatemi la Baviera!

[01141-01.02] [Testo originale: Tedesco]

[B0459-XX.03]