L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
● INVITO DEL SANTO PADRE ALLA PREGHIERA PER LA CHIESA CHE È IN CINA
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulla preghiera, ha iniziato a riflettere sulla preghiera nella Sacra Scrittura, in particolare nella vita di Abramo.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha invitato a pregare per la Chiesa che è in Cina.
L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
nelle due scorse catechesi abbiamo riflettuto sulla preghiera come fenomeno universale, che - pur in forme diverse - è presente nelle culture di tutti i tempi. Oggi, invece, vorrei iniziare un percorso biblico su questo tema, che ci guiderà ad approfondire il dialogo di alleanza tra Dio e l’uomo che anima la storia della salvezza, fino al culmine, alla parola definitiva che è Gesù Cristo. Questo cammino ci porterà a soffermarci su alcuni importanti testi e figure paradigmatiche dell’Antico e del Nuovo Testamento. Sarà Abramo, il grande Patriarca, padre di tutti i credenti (cfr Rm 4,11-12.16-17), ad offrirci un primo esempio di preghiera, nell’episodio dell’intercessione per le città di Sodoma e Gomorra. E vorrei anche invitarvi ad approfittare del percorso che faremo nelle prossime catechesi per imparare a conoscere di più la Bibbia, che spero abbiate nelle vostre case, e, durante la settimana, soffermarsi a leggerla e meditarla nella preghiera, per conoscere la meravigliosa storia del rapporto tra Dio e l’uomo, tra Dio che si comunica a noi e l’uomo che risponde, che prega.
Il primo testo su cui vogliamo riflettere si trova nel capitolo 18 del Libro della Genesi; si narra che la malvagità degli abitanti di Sodoma e Gomorra era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male distruggendo quelle città. È qui che si inserisce Abramo con la sua preghiera di intercessione. Dio decide di rivelargli ciò che sta per accadere e gli fa conoscere la gravità del male e le sue terribili conseguenze, perché Abramo è il suo eletto, scelto per diventare un grande popolo e far giungere la benedizione divina a tutto il mondo. La sua è una missione di salvezza, che deve rispondere al peccato che ha invaso la realtà dell’uomo; attraverso di lui il Signore vuole riportare l’umanità alla fede, all’obbedienza, alla giustizia. E ora, questo amico di Dio si apre alla realtà e al bisogno del mondo, prega per coloro che stanno per essere puniti e chiede che siano salvati.
Abramo imposta subito il problema in tutta la sua gravità, e dice al Signore: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?» (vv. 23-25). Con queste parole, con grande coraggio, Abramo mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria: se la città è colpevole, è giusto condannare il suo reato e infliggere la pena, ma – afferma il grande Patriarca – sarebbe ingiusto punire in modo indiscriminato tutti gli abitanti. Se nella città ci sono degli innocenti, questi non possono essere trattati come i colpevoli. Dio, che è un giudice giusto, non può agire così, dice Abramo giustamente a Dio.
Se leggiamo, però, più attentamente il testo, ci rendiamo conto che la richiesta di Abramo è ancora più seria e più profonda, perché non si limita a domandare la salvezza per gli innocenti. Abramo chiede il perdono per tutta la città e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio; dice, infatti, al Signore: «E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?» (v. 24b). Così facendo, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa anche gli empi, perdonandoli. Il pensiero di Abramo, che sembra quasi paradossale, si potrebbe sintetizzare così: ovviamente non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia "superiore", offrendo loro una possibilità di salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dio e confessano la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti.
È questa la richiesta di giustizia che Abramo esprime nella sua intercessione, una richiesta che si basa sulla certezza che il Signore è misericordioso. Abramo non chiede a Dio una cosa contraria alla sua essenza, bussa alla porta del cuore di Dio conoscendone la vera volontà. Certo Sodoma è una grande città, cinquanta giusti sembrano poca cosa, ma la giustizia di Dio e il suo perdono non sono forse la manifestazione della forza del bene, anche se sembra più piccolo e più debole del male? La distruzione di Sodoma doveva fermare il male presente nella città, ma Abramo sa che Dio ha altri modi e altri mezzi per mettere argini alla diffusione del male. È il perdono che interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dialogo con Dio, si appella esattamente a questo. E quando il Signore accetta di perdonare la città se vi troverà i cinquanta giusti, la sua preghiera di intercessione comincia a scendere verso gli abissi della misericordia divina. Abramo - come ricordiamo - fa diminuire progressivamente il numero degli innocenti necessari per la salvezza: se non saranno cinquanta, potrebbero bastare quarantacinque, e poi sempre più giù fino a dieci, continuando con la sua supplica, che si fa quasi ardita nell’insistenza: «forse là se ne troveranno quaranta … trenta … venti … dieci» (cfr vv. 29.30.31.32). E più piccolo diventa il numero, più grande si svela e si manifesta la misericordia di Dio, che ascolta con pazienza la preghiera, l’accoglie e ripete ad ogni supplica: «perdonerò, … non distruggerò, … non farò» (cfr vv. 26.28.29.30.31.32).
Così, per l’intercessione di Abramo, Sodoma potrà essere salva, se in essa si troveranno anche solamente dieci innocenti. È questa la potenza della preghiera. Perché attraverso l’intercessione, la preghiera a Dio per la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desiderio di salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore. Il male, infatti, non può essere accettato, deve essere segnalato e distrutto attraverso la punizione: la distruzione di Sodoma aveva appunto questa funzione. Ma il Signore non vuole la morte del malvagio, ma che si converta e viva (cfr Ez 18,23; 33,11); il suo desiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, trasformare il male in bene. Ebbene, è proprio questo desiderio divino che, nella preghiera, diventa desiderio dell’uomo e si esprime attraverso le parole dell’intercessione. Con la sua supplica, Abramo sta prestando la propria voce, ma anche il proprio cuore, alla volontà divina: il desiderio di Dio è misericordia, amore e volontà di salvezza, e questo desiderio di Dio ha trovato in Abramo e nella sua preghiera la possibilità di manifestarsi in modo concreto all’interno della storia degli uomini, per essere presente dove c’è bisogno di grazia. Con la voce della sua preghiera, Abramo sta dando voce al desiderio di Dio, che non è quello di distruggere, ma di salvare Sodoma, di dare vita al peccatore convertito.
E’ questo che il Signore vuole, e il suo dialogo con Abramo è una prolungata e inequivocabile manifestazione del suo amore misericordioso. La necessità di trovare uomini giusti all’interno della città diventa sempre meno esigente e alla fine ne basteranno dieci per salvare la totalità della popolazione. Per quale motivo Abramo si fermi a dieci, non è detto nel testo. Forse è un numero che indica un nucleo comunitario minimo (ancora oggi, dieci persone sono il quorum necessario per la preghiera pubblica ebraica). Comunque, si tratta di un numero esiguo, una piccola particella di bene da cui partire per salvare un grande male. Ma neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d’intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell’amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19). È da questa tristezza e amarezza che il Signore vuole salvare l’uomo liberandolo dal peccato. Ma serve dunque una trasformazione dall’interno, un qualche appiglio di bene, un inizio da cui partire per tramutare il male in bene, l’odio in amore, la vendetta in perdono. Per questo i giusti devono essere dentro la città, e Abramo continuamente ripete: «forse là se ne troveranno …». «Là»: è dentro la realtà malata che deve esserci quel germe di bene che può risanare e ridare la vita. E’ una parola rivolta anche a noi: che nelle nostre città si trovi il germe di bene; che facciamo di tutto perché siano non solo dieci i giusti, per far realmente vivere e sopravvivere le nostre città e per salvarci da questa amarezza interiore che è l’assenza di Dio. E nella realtà malata di Sodoma e Gomorra quel germe di bene non si trovava.
Ma la misericordia di Dio nella storia del suo popolo si allarga ulteriormente. Se per salvare Sodoma servivano dieci giusti, il profeta Geremia dirà, a nome dell’Onnipotente, che basta un solo giusto per salvare Gerusalemme: «Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se c’è un uomo che pratichi il diritto, e cerchi la fedeltà, e io la perdonerò» (5,1). Il numero è sceso ancora, la bontà di Dio si mostra ancora più grande. Eppure questo ancora non basta, la sovrabbondante misericordia di Dio non trova la risposta di bene che cerca, e Gerusalemme cade sotto l’assedio del nemico. Bisognerà che Dio stesso diventi quel giusto. E questo è il mistero dell’Incarnazione: per garantire un giusto Egli stesso si fa uomo. Il giusto ci sarà sempre perché è Lui: bisogna però che Dio stesso diventi quel giusto. L’infinito e sorprendente amore divino sarà pienamente manifestato quando il Figlio di Dio si farà uomo, il Giusto definitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondo intero morendo sulla croce, perdonando e intercedendo per coloro che «non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Allora la preghiera di ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra intercessione sarà pienamente esaudita.
Cari fratelli e sorelle, la supplica di Abramo, nostro padre nella fede, ci insegni ad aprire sempre di più il cuore alla misericordia sovrabbondante di Dio, perché nella preghiera quotidiana sappiamo desiderare la salvezza dell’umanità e chiederla con perseveranza e con fiducia al Signore che è grande nell’amore. Grazie.
[00741-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers frères et sœurs,
nous commençons aujourd’hui un parcours biblique sur la prière, en méditant sur Abraham. Choisi par Dieu pour ramener l’humanité pécheresse à la foi, le père des croyants intercède pour les innocents et les coupables de Sodome et Gomorrhe, villes prisonnières du mal. Il ne demande pas pour ses habitants, une justice humaine. Il supplie plutôt pour une justice divine qui transforme, sauve et rend juste le pécheur qui se convertit. La prière d’Abraham va au-devant du désir divin de sauver le pécheur. Abraham prête sa voix et son cœur à la volonté divine qui trouve ainsi la possibilité de se manifester concrètement, et il en appelle au pardon. Toujours disposé à pardonner, Dieu prend en considération le bien, si infime soit-il, pour transformer le mal en bien. Le péché, ce refus de Dieu et de son amour, porte en soi déjà la punition. C’est lui qui doit être éliminé. Comme la bonté et la miséricorde divines ne trouvaient pas en l’homme le germe de bien requis pour son salut, il a fallu que Dieu lui-même devienne le juste qui intercède. Celui qui sauve ! Par l’incarnation de son Fils, l’Innocent par excellence, la prière de l’homme est pleinement exaucée. Chers frères et sœurs, la prière d’Abraham nous enseigne à ouvrir notre cœur à la surabondance de la miséricorde de Dieu et à lui demander avec persévérance et confiance le salut de l’humanité.
Chers pèlerins de langue française, en particulier les collégiens et les paroissiens présents ainsi que les pèlerins venus de la lointaine Réunion et de Montréal au Canada, je vous invite à vous procurer la Bible, à la lire et à la méditer. Vous expérimentez alors l’infinie bonté et l’inépuisable miséricorde de Dieu envers vous ! Bon pèlerinage à tous !
[00742-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
Continuing our catechesis on Christian prayer, we now turn to sacred Scripture and its witness to the dialogue between God and man in history, a dialogue culminating in Jesus Christ, the Word made flesh. We can begin with the prayer with which Abraham, the father of all believers (cf. Rom 4), implores God not to destroy the sinful city of Sodom (cf. Gen 18). Abraham’s prayer of intercession appeals to God’s justice, begging him not to destroy the innocent with the guilty. But it also appeals to God’s mercy, which is capable of transforming evil into good through forgiveness and reconciliation. God does not desire the death of the sinner but his conversion and liberation from sin. In reply to Abraham’s prayer, God is willing to spare Sodom if ten righteous men can be found there. Later, through the prophet Jeremiah, he promises to pardon Jerusalem if one just man can be found (cf. Jer 5:1). In the end, God himself becomes that Just Man, in the mystery of the Incarnation. Christ’s prayer of intercession on the Cross brings salvation to the world. Through him, let us pray with unfailing trust in God’s merciful love for all mankind, conscious that our prayers will be heard and answered.
I offer a warm welcome to the alumni of the Venerable English College on the occasion of their annual meeting in Rome. I also greet the members of the Catholic-Pentecostal Dialogue in Sweden, with prayerful good wishes for their work for Christian unity. Upon all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from England, Australia, the Republic of China, India, Indonesia, Sri Lanka and the United States, I invoke the joy and peace of Christ our Risen Saviour.
[00743-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
In zwei Katechesen habe ich jetzt über das Gebet als menschheitliche Erscheinung gesprochen, die in allen Kulturen da ist. Heute nun möchte ich zu einem biblischen Zyklus übergehen und einige wichtige Texte aus dem Alten und Neuen Testament herausstellen, in denen uns das Gebet lebendig begegnet und von denen wir selber beten lernen können. Beginnen wir mit Abraham, dem Vater aller Glaubenden. Im Buch Genesis wird erzählt, wie Abraham im Gespräch mit Gott Fürbitte für Sodom und Gomorra vor dem gerechten Strafgericht einlegt. Er beschwört Gott: »Es sind doch vielleicht auch Gerechte in der Stadt. Du kannst doch als Weltenrichter nicht die Gerechten zugleich mit den Ungerechten zugrunde gehen lassen. Das tut der Weltenrichter nicht« (vgl. Gen 18,23-25). Aber darüber hinaus geht er weiter und bittet nicht bloß um die Rettung der Gerechten, sondern um Vergebung, durch die die anderen auch zu Gerechten werden. Es geht also um eine »höhere«, göttliche Gerechtigkeit: zum einen um die Gerechtigkeit, daß das Gerechte nicht mit Unrechtem verdammt wird, aber zum anderen um das Höhere, daß Gott durch die Macht der Vergebung Ungerechte in Gerechte verwandelt. Und Gott – Abraham weiß das – will ja nicht den Tod des Sünders, sondern daß er umkehrt und lebt (vgl. Ez 18,23; 33,11). Im Gebet für die Errettung des anderen wird der innere Heilswille Gottes, die Sehnsucht Gottes selbst zum Wunsch eines Menschen. Abrahams Bitten gründet also in seinem Vertrauen auf Gottes Barmherzigkeit, und um so geringer die Zahl der nötigen Gerechten angesetzt wird, desto größer und deutlicher erscheint die Barmherzigkeit des Herrn. Der Herr ist bereit zu vergeben, doch Sodom und Gomorra verschließen sich seiner erbarmenden Liebe. Es gibt dort nicht einmal den kleinsten Keim an Gutem, aus dem Heilung erwachsen könnte. Rettung heißt ja nicht einfach, der Strafe zu entkommen, sondern vom Bösen befreit zu werden. Der Herr will den Menschen retten durch die innere Befreiung vom Bösen, durch eine Umwandlung von innen her. Später, bei Jeremia finden wir die Stelle, daß Gott durch den Propheten sagt: »Wenn ich einen Gerechten finde, verschone ich die Stadt« (vgl. Jer 5,1). Aber es fehlt auch der eine Gerechte. Und so hat er selbst eingegriffen und ist selbst ein Mensch geworden, so daß immer der eine Gerechte da ist, von dem Verwandlung ausgehen kann. Von dieser Barmherzigkeit Gottes wollen wir uns anrühren, aber auch selbst verpflichten lassen, uns darum zu mühen mitzuhelfen, daß Gerechtigkeit in unseren Städten sei, weil nur so das Zusammenleben, der Friede, die Städte und der Staat erhalten werden können. Und wir wissen, daß wir uns dabei auf die Güte Gottes verlassen können, mit dem wir im Gebet in Verbindung treten, durch das wir sein Herz öffnen.
Ein herzliches Willkommen sage ich allen Pilgern und Gästen aus den Ländern deutscher Sprache. Das Beispiel des Abraham soll uns lehren, unser Herz der Barmherzigkeit Gottes zu öffnen, um das Heil der Menschen zu bitten und uns selbst um das Rechtsein zu mühen. Der auferstandene Herr schenke euch allen seine Gnade.
[00744-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Después de ver en las catequesis anteriores la oración como fenómeno universal, iniciamos hoy una nueva reflexión sobre este tema en la Biblia, para profundizar en la alianza entre Dios y el hombre que acompaña la historia de la salvación hasta su plenitud en Cristo. Abraham ofrece un primer ejemplo de oración de intercesión cuando Dios le anuncia su propósito de destruir las ciudades de Sodoma y Gomorra, ya que la maldad de sus habitantes había llegado al extremo. El Patriarca ora por los que van a ser castigados, presta su voz y su corazón; no se limita a pedir la salvación para los inocentes, sino que implora el perdón para toda la ciudad apelando a la justicia divina, que busca el bien y lo crea por medio de la misericordia que convierte y salva. La intercesión de Abraham se basa en la certeza de que el Señor escucha con paciencia la oración. Pero la misericordia de Dios en la historia se manifestará plenamente cuando el Hijo de Dios, hecho hombre, el Justo definitivo, traiga la salvación al mundo entero muriendo en la cruz, perdonando e intercediendo por aquellos que "no saben lo que hacen". Así la oración de cada hombre encontrará respuesta y sus intercesiones serán escuchadas.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Colombia, Venezuela, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a conocer cada vez más la Biblia, a leerla y meditarla en la oración para profundizar así en la maravillosa historia de Dios con el hombre, y abrir el corazón a la sobreabundante misericordia divina. Muchas gracias.
[00745-04.01] [Texto original: Español]
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs,
Figura paradigmática do homem em oração é Abraão, que intercede junto de Deus pela salvação das cidades de Sodoma e Gomorra. Não pede apenas uma justiça retributiva, mas uma intervenção salvadora de Deus que, tendo em conta os inocentes, livre da culpa os ímpios. Tratar os inocentes como os culpados seria injusto, obviamente; o que Abraão pede é que os culpados sejam tratados como os inocentes, realizando Deus uma justiça «superior», isto é, oferecendo-lhes uma possibilidade de salvação, porque se eles aceitarem o perdão de Deus e confessarem a culpa deixando-se salvar, cessarão de fazer o mal e tornar-se-ão também eles justos, que já não necessitam de punição. É certo que a destruição da cidade punha fim ao mal que nela havia, mas Abraão sabe que Deus tem outros modos e outros meios para deter a difusão do mal: é o perdão. Este interrompe a espiral do pecado. É isto mesmo que Abraão pede no seu diálogo com Deus.
Uma saudação amiga para os fiéis da paróquia da Covilhã e da diocese de Maringá, para os Irmãos Maristas da província Brasil Centro-Sul e demais peregrinos de língua portuguesa! Cnvido-vos a aproveitar o percurso que faremos nas próximas catequeses para conhecer melhor a Bíblia, que tendes – penso eu – em casa. Durante a semana, parai um pouco a lê-la e meditá-la na oração para aprenderdes a história maravilhosa da relação entre Deus e o homem: Deus que Se comunica a nós, e nós que Lhe respondemos rezando. Sereis assim uma bênção no meio dos vossos irmãos, como foi Abraão. A Virgem Mãe vos guie e proteja!
[00746-06.01] [Texto original: Português]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua ungherese
○ Saluto in lingua croata
○ Saluto in lingua ceca
○ Saluto in lingua slovacca
○ Saluto in lingua russa
○ Saluto in lingua romena
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua polacca
Serdecznie pozdrawiam Polaków! Bracia i siostry! Błaganie za niewiernymi miastami: Sodomą i Gomorą, zanoszone do Boga przez Abrahama, naszego Ojca w wierze, niech będzie przypomnieniem dla każdego z nas, byśmy w naszej codziennej modlitwie z ufnością upraszali miłosierdzie Boga dla siebie i całego świata. Do takiej modlitwy zachęcają nas również: święta Faustyna i błogosławiony Jan Paweł II. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
[Saluto cordialmente tutti i Polacchi! Fratelli e sorelle! L’intercessione che Abramo, nostro padre nella fede, rivolge a Dio a favore delle città infedeli, Sodoma e Gomorra, sia per ciascuno di noi d’esempio per implorare con fiducia nelle nostre preghiere quotidiane la misericordia di Dio per noi e per il mondo intero. A tale preghiera ci incoraggiano anche Santa Faustina e il beato Giovanni Paolo II. Sia lodato Gesù Cristo.]
[00747-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua ungherese
Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Bágyogszovátról érkeztek. A Szent Péter és Pál apostolok élete és vértanúsága által megszentelt városba vezető zarándokutatok erősítse meg hitetek és hűségtek az Egyházhoz. Szívesen adom Rátok és minden családtagotokra Apostoli Áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
[Saluto con affetto i fedeli ungheresi, prima di tutto i membri del gruppo della Parrocchia di Bágyogszovát. Il vostro pellegrinaggio alla città consacrata dalla vita e dal martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo rafforzi la vostra fede e la vostra fedeltà alla Chiesa. A voi e a tutti che vi sono cari, imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]
[00748-AA.01] [Testo originale: Ungherese]
○ Saluto in lingua croata
S velikom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito članove Udruge „Kraljica Katarina Kosača" iz Mostara. Dobri Pastir stoji na vratima svačijeg srca i kuca. Ne bojte se otvoriti mu i pozvati ga da s vama dijeli život, da svojom prisutnošću blagoslovi vaše radosti i teškoće. Hvaljen Isus i Marija!
[Con grande gioia saluto tutti i pellegrini Croati e, in modo particolare, i membri dell’Associazione "Regina Katarina Kosača" di Mostar. Il Buon Pastore sta davanti alla porta del cuore e bussa a ciascuno. Non abbiate paura di aprirGli e invitarLo affinché condivida la vostra vita e, con la sua presenza, sostenga le gioie e difficoltà. Siano lodati Gesù e Maria!]
[00749-AA.01] [Testo originale: Croato]
○ Saluto in lingua ceca
Jsem rád, že mohu pozdravit české poutníky. Drazí přátelé, děkuji vám, že jste tady. Buďte stále velkodušnějšími svědky Krista a evangelia. Chvála Kristu a Marii!
[Sono lieto di salutare i pellegrini cechi. Cari amici, vi ringrazio della vostra presenza e vi esorto ad essere sempre più generosi testimoni di Cristo e del Vangelo. Siano lodati Gesù e Maria!]
[00750-AA.01] [Testo originale: Ceco]
○ Saluto in lingua slovacca
S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne zo Žiliny, Bratislavy, Nitry a Hliníka nad Hronom. Bratia a sestry, minulú nedeľu sme slávili Deň modlitby za duchovné povolania. Proste Krista, Dobrého Pastiera, aby posielal stále nových pracovníkov do svojej služby. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Žilina, Bratislava, Nitra e Hliník nad Hronom. Fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata di preghiera per le Vocazioni. Domandate a Cristo Buon Pastore di mandare sempre nuovi lavoratori al suo servizio. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]
[00751-AA.01] [Testo originale: Slovacco]
○ Saluto in lingua russa
Сердечно приветствую российских паломников. Дорогие друзья, спасибо вам за визит. Призывая вас быть радостными свидетелями Христа у себя на родине, от всего сердца преподаю Апостольское благословение. Слава Иисусу Христу!
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini russi. Cari amici, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre vi esorto ad essere gioiosi testimoni di Cristo nella vostra Patria, di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]
[00752-AA.01] [Testo originale: Russo]
○ Saluto in lingua romena
Adresez un cordial salut vouă, pelerinilor români şi, asigurând pentru voi şi pentru toţi conaţionalii voştri o amintire în rugăciune, invoc peste fiecare Binecuvântarea mea. Cristos a înviat!
[Rivolgo un cordiale saluto a voi, pellegrini rumeni e, mentre assicuro per voi e per tutti i vostri connazionali un ricordo nella preghiera, invoco su ciascuno la mia Benedizione. Cristo è risorto!]
[00753-AA.01] [Testo originale: Romeno]
● INVITO DEL SANTO PADRE ALLA PREGHIERA PER LA CHIESA CHE È IN CINA
○ Testo in lingua italiana
○ Testo in lingua inglese
○ Testo in lingua italiana
Durante il tempo pasquale, la liturgia canta a Cristo risorto dai morti, vincitore della morte e del peccato, vivo e presente nella vita della Chiesa e nelle vicende del mondo. La Buona novella dell’Amore di Dio manifestatosi in Cristo, Agnello immolato, Buon Pastore che dà la vita per i suoi, si espande incessantemente fino agli estremi confini della terra e, al tempo stesso, incontra rifiuto ed ostacoli in tutte le parti del mondo. Come allora, ancora oggi, dalla Croce alla Risurrezione.
Martedì, 24 maggio, è giorno dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai: tutta la Chiesa si unisce in preghiera con la Chiesa che è in Cina. Là, come altrove, Cristo vive la sua passione. Mentre aumenta il numero di quanti Lo accolgono come il loro Signore, da altri Cristo è rifiutato, ignorato o perseguitato: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (At 9, 4). La Chiesa in Cina, soprattutto in questo momento, ha bisogno della preghiera della Chiesa universale. Invito, in primo luogo, tutti i cattolici cinesi a continuare e a intensificare la propria preghiera, soprattutto a Maria, Vergine forte. Ma anche per tutti i cattolici del mondo pregare per la Chiesa che è in Cina deve essere un impegno: quei fedeli hanno diritto alla nostra preghiera, hanno bisogno della nostra preghiera.
Sappiamo dagli Atti degli Apostoli che, quando Pietro era in carcere, tutti hanno pregato con forza e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse. Anche noi facciamo lo stesso: preghiamo intensamente, tutti assieme, per questa Chiesa, fiduciosi che, con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale per essa.
I cattolici cinesi, come hanno detto molte volte, vogliono l’unità con la Chiesa universale, con il Pastore supremo, con il Successore di Pietro. Con la preghiera possiamo ottenere per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica, fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale. Essa merita tutto il nostro affetto.
Sappiamo che, fra i nostri fratelli Vescovi, ci sono alcuni che soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale. A loro, ai sacerdoti e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà nella libera professione di fede esprimiamo la nostra vicinanza. Con la nostra preghiera possiamo aiutarli a trovare la strada per mantenere viva la fede, forte la speranza, ardente la carità verso tutti ed integra l’ecclesiologia che abbiamo ereditato dal Signore e dagli Apostoli e che ci è stata trasmessa con fedeltà fino ai nostri giorni. Con la preghiera possiamo ottenere che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro. La preghiera può ottenere, per loro e per noi, la gioia e la forza di annunciare e di testimoniare, con tutta franchezza e senza impedimento, Gesù Cristo crocifisso e risorto, l’Uomo nuovo, vincitore del peccato e della morte.
Con tutti voi chiedo a Maria di intercedere perché ognuno di loro si conformi sempre più strettamente a Cristo e si doni con generosità sempre nuova ai fratelli. A Maria chiedo di illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smarriti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportunismo. Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, Nostra Signora di Sheshan, prega per noi!
[00754-01.01]
○ Testo in lingua inglese
During the Easter season, the liturgy sings to Christ risen from the dead, conqueror of death and sin, living and present in the life of the Church and in the affairs of the world. The Good news of God’s Love made manifest in Christ, the Lamb that was slain, the Good Shepherd who lays down his life for his sheep, is constantly spreading until it reaches the ends of the earth, and at the same time it encounters rejection and obstacles in every part of the world. Now, as then, the Cross leads to the Resurrection.
Tuesday, 24 May, is dedicated to the liturgical memorial of Our Lady, Help of Christians, who is venerated with great devotion at the Shrine of Sheshan in Shanghai: the whole Church joins in prayer with the Church in China. There, as elsewhere, Christ is living out his passion. While the number of those who accept him as their Lord is increasing, there are others who reject Christ, who ignore him or persecute him: "Saul, Saul, why do you persecute me?" (Acts 9:4). The Church in China, especially at this time, needs the prayers of the universal Church. In the first place, therefore, I invite all Chinese Catholics to continue and to deepen their own prayers, especially to Mary, the powerful Virgin. At the same time all Catholics throughout the world have a duty to pray for the Church in China: those members of the faithful have a right to our prayers, they need our prayers.
We know from the Acts of the Apostles that when Peter was in prison, everyone prayed fervently, and as a result, an angel came to free him. Let us do likewise: let us all pray together intensely for this Church, trusting that by our prayers we can do something very real for her.
Chinese Catholics, as they have said many times, want unity with the universal Church, with the Supreme Pastor, with the Successor of Peter. By our prayers we can obtain for the Church in China that it remain one, holy and Catholic, faithful and steadfast in doctrine and in ecclesial discipline. She deserves all our affection.
We know that among our brother Bishops there are some who suffer and find themselves under pressure in the exercise of their episcopal ministry. To them, to the priests and to all the Catholics who encounter difficulties in the free profession of faith, we express our closeness. By our prayers we can help them to find the path to keep their faith alive, to keep their hope strong, to keep their love for all people ardent, and to maintain in its integrity the ecclesiology that we have received from the Lord and the Apostles, which has been faithfully transmitted to us right down to the present day. By our prayers we can obtain that their wish to remain in the one universal Church will prove stronger than the temptation to follow a path independent of Peter. Prayer can obtain, for them and for us, the joy and the strength to proclaim and to bear witness, with complete candour and without impediment, Jesus Christ crucified and risen, the New Man, the conqueror of sin and death.
With all of you I ask Mary to intercede that all of them may be ever more closely conformed to Christ and may give themselves ever more generously to their brethren. I ask Mary to enlighten those who are in doubt, to call back the straying, to console the afflicted, to strengthen those who are ensnared by the allure of opportunism. Virgin Mary, Help of Christians, Our Lady of Sheshan, pray for us!
[00754-02.01]
○ Saluto in lingua italiana
E adesso, rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti del Pontificio Collegio San Paolo Apostolo che hanno terminato gli studi presso le varie Università Pontificie di Roma. Cari sacerdoti, tornando nei vostri Paesi, sappiate mettere a frutto l'esperienza culturale e di comunione sacerdotale maturata in questi anni. Saluto voi, Diaconi del Collegio Urbano de Propaganda Fide, e vi auguro di testimoniare dappertutto che Gesù Cristo risponde pienamente alle attese dell’uomo. Saluto i Capitolari della Congregazione del Santissimo Sacramento e quelli della Compagnia di Maria (Missionari Monfortani). Vi accompagno, cari amici, con la preghiera ed auspico che dai lavori dei vostri Capitoli Generali scaturisca per i rispettivi Istituti un rinnovato ardore religioso per servire con gioia il Vangelo. Saluto voi fedeli dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, accompagnati dal vostro Arcivescovo Mons. Giancarlo Maria Bregantini: possa questa visita alle tombe degli Apostoli apportare ricchi frutti spirituali alla vostra Comunità diocesana.
Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, vi auguro di saper riconoscere, in mezzo alle tante voci di questo mondo, quella di Cristo, che continua a rivolgere il suo invito al cuore di chi sa mettersi in ascolto. Siate generosi nel seguirlo, non abbiate timore nel mettere le vostre energie e il vostro entusiasmo a servizio del suo Vangelo. E voi, cari malati, apritegli il cuore con fiducia; Egli non vi farà mancare la luce consolante della sua presenza. Infine, a voi, cari sposi novelli, auguro che le vostre famiglie rispondano alla vocazione di essere trasparenza dell'amore di Dio. Grazie.
[00755-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0302-XX.01]