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LETTERA CIRCOLARE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ALLE CONFERENZE EPISCOPALI SULLE LINEE GUIDA PER I CASI DI ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI MINORI DA PARTE DI CHIERICI, 16.05.2011


TESTO  IN LINGUA  ITALIANA

LETTERA CIRCOLARE

per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida

per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici

Tra le importanti responsabilità del Vescovo diocesano al fine di assicurare il bene comune dei fedeli e, specialmente, la protezione dei bambini e dei giovani, c’è il dovere di dare una risposta adeguata ai casi eventuali di abuso sessuale su minori commesso da chierici nella sua diocesi. Tale risposta comporta l’istituzione di procedure adatte ad assistere le vittime di tali abusi, nonché la formazione della comunità ecclesiale in vista della protezione dei minori. Detta risposta dovrà provvedere all’applicazione del diritto canonico in materia, e, allo stesso tempo, tener conto delle disposizioni delle leggi civili.

I. Aspetti generali:

a) Le vittime dell’abuso sessuale:

La Chiesa, nella persona del Vescovo o di un suo delegato, deve mostrarsi pronta ad ascoltare le vittime ed i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica. Nel corso dei suoi viaggi apostolici, il Santo Padre Benedetto XVI ha dato un esempio particolarmente importante con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale. In occasione di questi incontri, il Santo Padre ha voluto rivolgersi alle vittime con parole di compassione e di sostegno, come quelle contenute nella sua Lettera Pastorale ai Cattolici d’Irlanda (n.6): "Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata."

b) La protezione dei minori:

In alcune nazioni sono stati iniziati in ambito ecclesiale programmi educativi di prevenzione, per assicurare "ambienti sicuri" per i minori. Tali programmi cercano di aiutare i genitori, nonché gli operatori pastorali o scolastici, a riconoscere i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate. I suddetti programmi spesso hanno meritato un riconoscimento come modelli nell’impegno per eliminare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori nelle società odierne.

c) La formazione di futuri sacerdoti e religiosi:

Nel 2002, Papa Giovanni Paolo II disse: "Non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani" (n. 3, Discorso ai Cardinali Americani, 23 aprile 2002). Queste parole richiamano alla specifica responsabilità dei Vescovi, dei Superiori Maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi. Le indicazioni fornite nell’Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, nonché le istruzioni dei Dicasteri competenti della Santa Sede, acquistano una crescente importanza in vista di un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale dei candidati. In particolare si farà in modo che essi apprezzino la castità e il celibato e le responsabilità della paternità spirituale da parte del chierico e possano approfondire la conoscenza della disciplina della Chiesa sull’argomento. Indicazioni più specifiche possono essere integrate nei programmi formativi dei seminari e delle case di formazione previste nella rispettiva Ratio institutionis sacerdotalis di ciascun nazione e Istituto di vita consacrata e Società di vita apostolica.

Inoltre, una diligenza particolare dev’essere riservata al doveroso scambio d’informazioni in merito a quei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono da un seminario all’altro, tra diocesi diverse o tra Istituti religiosi e diocesi.

 d) L’accompagnamento dei sacerdoti:

1. Il vescovo ha il dovere di trattare tutti i suoi sacerdoti come padre e fratello. Il vescovo curi, inoltre, con speciale attenzione la formazione permanente del clero, soprattutto nei primi anni dopo la sacra Ordinazione, valorizzando l’importanza della preghiera e del mutuo sostegno nella fraternità sacerdotale. Siano edotti i sacerdoti sul danno recato da un chierico alla vittima di abuso sessuale e sulla propria responsabilità di fronte alla normativa canonica e civile, come anche a riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori;

2. I vescovi assicurino ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso che fossero loro denunciati secondo la disciplina canonica e civile, nel rispetto dei diritti di tutte le parti;

3. Il chierico accusato gode della presunzione di innocenza, fino a prova contraria, anche se il vescovo può cautelativamente limitarne l’esercizio del ministero, in attesa che le accuse siano chiarite. Se del caso, si faccia di tutto per riabilitare la buona fama del chierico che sia stato accusato ingiustamente.

e) La cooperazione con le autorità civili:

L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall’autorità civile. Sebbene i rapporti con le autorità civili differiscano nei diversi paesi, tuttavia è importante cooperare con esse nell’ambito delle rispettive competenze. In particolare, va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale. Naturalmente, questa collaborazione non riguarda solo i casi di abusi commessi dai chierici, ma riguarda anche quei casi di abuso che coinvolgono il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche.

II. Breve resoconto della legislazione canonica in vigore concernente il delitto di abuso sessuale di minori compiuto da un chierico:

Il 30 aprile 2001, Papa Giovanni Paolo II promulgò il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST], con il quale l’abuso sessuale di un minore di 18 anni commesso da un chierico venne inserito nell'elenco dei delicta graviora riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede [CDF]. La prescrizione per questo delitto venne fissata in 10 anni a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima. La normativa del motu proprio vale sia per i chierici Latini che per i chierici Orientali, sia per il clero diocesano che per il clero religioso.

Nel 2003, l’allora Prefetto della CDF, il Card. Ratzinger, ottenne da Giovanni Paolo II la concessione di alcune facoltà speciali per offrire maggiore flessibilità nelle procedure penali per i delicta graviora, fra cui l’uso del processo penale amministrativo e la richiesta della dimissione ex officio nei casi più gravi. Queste facoltà vennero integrate nella revisione del motu proprio approvata dal Santo Padre Benedetto XVI il 21 maggio 2010. Nelle nuove norme, la prescrizione è di 20 anni, che nel caso di abuso su minore, si calcolano a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima. La CDF può eventualmente derogare alla prescrizione in casi particolari. Venne anche specificato il delitto canonico dell’acquisto, detenzione o divulgazione di materiale pedopornografico.

La responsabilità nel trattare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori spetta in un primo momento ai Vescovi o ai Superiori Maggiori. Se l’accusa appare verosimile, il Vescovo, il Superiore Maggiore o il loro delegato devono condurre un’indagine preliminare secondo il can. 1717 CIC, il can. 1468 CCEO e l’art. 16 SST.

Se l’accusa è ritenuta credibile, si richiede che il caso venga deferito alla CDF. Una volta studiato il caso, la CDF indicherà al Vescovo o al Superiore Maggiore i passi ulteriori da compiere. Al contempo, la CDF offrirà una guida per assicurare le misure appropriate, sia garantendo una procedura giusta nei confronti dei chierici accusati, nel rispetto del loro diritto fondamentale per la difesa, sia tutelando il bene della Chiesa, incluso il bene delle vittime. E’ utile ricordare che normalmente l’imposizione di una pena perpetua, come la dimissio dallo stato clericale, richiede un processo penale giudiziale. Secondo il diritto canonico (cf. can. 1342 CIC) gli Ordinari non possono decretare pene perpetue per mezzo di decreti extragiudiziali; a questo scopo devono rivolgersi alla CDF, alla quale spetterà il giudizio definitivo circa la colpevolezza e l’eventuale inidoneità del chierico per il ministero, nonché la conseguente imposizione della pena perpetua (SST Art. 21, §2).

Le misure canoniche applicate nei confronti di un chierico riconosciuto colpevole dell’abuso sessuale di un minorenne sono generalmente di due tipi: 1) misure che restringono il ministero pubblico in modo completo o almeno escludendo i contatti con minori. Tali misure possono essere accompagnate da un precetto penale; 2) le pene ecclesiastiche, fra cui la più grave è la dimissio dallo stato clericale.

In taluni casi, dietro richiesta dello stesso chierico, può essere concessa pro bono Ecclesiae la dispensa dagli obblighi inerenti allo stato clericale, incluso il celibato.

L’indagine preliminare e l’intero processo debbono essere svolti con il dovuto rispetto nel proteggere la riservatezza delle persone coinvolte e con la debita attenzione alla loro reputazione.

A meno che ci siano gravi ragioni in contrario, il chierico accusato deve essere informato dell’accusa presentata, per dargli la possibilità di rispondere ad essa, prima di deferire un caso alla CDF. La prudenza del Vescovo o del Superiore Maggiore deciderà quale informazione debba essere comunicata all’accusato durante l’indagine preliminare.

Compete al Vescovo o al Superiore Maggiore il dovere di provvedere al bene comune determinando quali misure precauzionali previste dal can. 1722 CIC e dal can. 1473 CCEO debbano essere imposte. Secondo l’art. 19 SST, ciò deve essere fatto una volta iniziata l’indagine preliminare.

Va infine ricordato che, qualora una Conferenza Episcopale, salva l’approvazione della Santa Sede, intenda darsi norme specifiche, tale normativa particolare deve essere intesa come complemento alla legislazione universale e non come sostituzione di quest’ultima. La normativa particolare deve perciò essere in armonia con il CIC / CCEO nonché con il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 aprile 2001) così come aggiornato il 21 maggio 2010. Nel caso in cui la Conferenza decidesse di stabilire norme vincolanti sarà necessario richiedere la recognitio ai competenti Dicasteri della Curia Romana.

III. Indicazioni agli Ordinari sul modo di procedere:

Le Linee guida preparate dalla Conferenza Episcopale dovrebbero fornire orientamenti ai Vescovi diocesani e ai Superiori Maggiori nel caso fossero informati di presunti abusi sessuali nei confronti di minori, compiuti da chierici presenti sul territorio di loro giurisdizione. Tali Linee guida tengano comunque conto delle seguenti osservazioni:

a.) il concetto di "abuso sessuale su minori" deve coincidere con la definizione del motu proprio SST art. 6 ("il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore di diciotto anni") , nonché con la prassi interpretativa e la giurisprudenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, tenendo conto delle leggi civili del Paese;

b.) la persona che denuncia il delitto deve essere trattata con rispetto. Nei casi in cui l’abuso sessuale sia collegato con un altro delitto contro la dignità del sacramento della Penitenza (SST, art. 4), il denunciante ha diritto di esigere che il suo nome non sia comunicato al sacerdote denunciato (SST, art 24);

c.) le autorità ecclesiastiche si impegnino ad offrire assistenza spirituale e psicologica alle vittime;

d.) l’indagine sulle accuse sia fatta con il dovuto rispetto al principio della privacy e della buona fama delle persone;

e,) a meno che ci siano gravi ragioni in contrario, già in fase di indagine previa, il chierico accusato sia informato delle accuse con l’opportunità di rispondere alle medesime;

f.) gli organi consultivi di sorveglianza e di discernimento dei singoli casi, previsti in qualche luogo, non devono sostituire il discernimento e la potestas regiminis dei singoli vescovi;

g.) le Linee guida devono tener conto della legislazione del Paese della Conferenza, in particolare per quanto attiene all’eventuale obbligo di avvisare le autorità civili;

h.) in ogni momento delle procedure disciplinari o penali sia assicurato al chierico accusato un sostentamento giusto e degno;

i.) si escluda il ritorno del chierico al ministero pubblico se detto ministero è di pericolo per i minori o di scandalo per la comunità.

Conclusione:

Le Linee guida preparate dalle Conferenze Episcopali mirano a proteggere i minori e ad aiutare le vittime nel trovare assistenza e riconciliazione. Esse dovranno indicare che la responsabilità nel trattare i delitti di abuso sessuale di minori da parte dei chierici appartiene in primo luogo al Vescovo diocesano. Infine, le Linee guida dovranno portare ad un orientamento comune all’interno di una Conferenza Episcopale aiutando ad armonizzare al meglio gli sforzi dei singoli Vescovi nel salvaguardare i minori .

Dal Palazzo del Sant’Uffizio, 3 maggio 2011

William Cardinale Levada
Prefetto

+ Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo tit. di Thibica
Segretario

[00714-01.01] [Testo originale: Italiano]

 

TRADUZIONE  IN LINGUA  FRANCESE

LETTRE CIRCULAIRE

pour aider les Conférences épiscopales à établir des Directives pour

le traitement des cas d’abus sexuel commis par des clercs à l’égard de mineurs

L’obligation de donner une réponse adéquate aux cas éventuels d’abus sexuel commis à l’égard de mineurs par des clercs dans son diocèse, figure parmi les responsabilités importantes de l’Évêque diocésain, en vue d’assurer le bien commun des fidèles, et la protection des enfants et des jeunes en particulier. Cette réponse implique la mise en place de procédures appropriées pour aider les victimes de ces abus, ainsi que la formation de la communauté chrétienne en vue de la protection des mineurs. Elle devra assurer l’application de la législation canonique en la matière et simultanément tenir compte des dispositions du droit civil.

I. Aspects généraux :

a) Les victimes d’abus sexuel :

À travers la personne de l’Évêque ou de son délégué, l’Église doit se montrer prête à écouter les victimes et leurs familles, ainsi qu’à s’engager à leur fournir une assistance spirituelle et psychologique. Au cours de ses voyages apostoliques, le Pape Benoît XVI a donné un exemple particulièrement important de par sa disponibilité à rencontrer et à écouter les victimes d’abus sexuel. Lors de ces rencontres, le Saint-Père a voulu s’adresser aux victimes avec des paroles de compassion et de réconfort, comme le montrent ses propos dans la Lettre Pastorale aux catholiques d’Irlande (n. 6) : « Vous avez terriblement souffert et j’en suis profondément désolé. Je sais que rien ne peut effacer le mal que vous avez subi. Votre confiance a été trahie, et votre dignité a été violée ».

b) La protection des mineurs :

Dans certains pays, des programmes éducatifs de prévention ont été initiés au sein de l’Église, afin d’assurer un « environnement sûr » pour les mineurs. Ces programmes visent à aider les parents et les agents pastoraux ou ceux qui travaillent dans le monde scolaire, dans l’identification des signes d’abus sexuel et l’adoption de mesures adéquates. Souvent ces programmes ont été reconnus comme des modèles dans l’engagement visant à mettre fin aux cas d’abus sexuel sur des mineurs dans les sociétés actuelles.

c) La formation des futurs prêtres et religieux :

Le Pape Jean Paul II a déclaré en 2002 : « Il n’y a pas de place dans le sacerdoce et dans la vie religieuse pour quiconque pourrait faire du mal aux jeunes » (Discours aux Cardinaux des États-Unis d’Amérique, n° 3, 23 avril 2002). Ces paroles rappellent la responsabilité particulière des Évêques, des Supérieurs majeurs et de ceux qui sont responsables de la formation des futurs prêtres et religieux. Les indications données dans l’exhortation apostolique Pastores dabo vobis, ainsi que les instructions des Dicastères compétents du Saint-Siège, acquièrent une importance croissante pour un juste discernement de la vocation et pour une saine formation humaine et spirituelle des candidats. En particulier, on s’emploiera à faire apprécier aux candidats la valeur de la chasteté et du célibat. De même, on leur fera prendre conscience des responsabilités liées à la paternité spirituelle du clerc, tout en les aidant à approfondir leur connaissance de la discipline de l’Église en ce domaine. Des indications plus spécifiques peuvent être intégrées dans les programmes de formation des séminaires et des maisons de formation prévus dans la Ratio institutionis sacerdotalis de chaque nation et Institut de Vie Consacrée et Société de Vie Apostolique.

En outre, un soin particulier sera réservé à l’obligation d’échanger des informations sur les candidats au sacerdoce ou à la vie religieuse qui passent d’un séminaire à un autre, entre différents diocèses ou entre les instituts religieux et les diocèses.

d) L’accompagnement des prêtres :

1. L’Évêque a le devoir de considérer tous ses prêtres comme un père et un frère. En outre, il veillera, avec une attention particulière, à la formation permanente du clergé, surtout au cours des premières années après l’ordination sacrée, en mettant l’accent sur l’importance de la prière et du soutien mutuel dans la fraternité sacerdotale. On informera les prêtres du dommage causé à la victime d’abus sexuels par un ecclésiastique et de sa responsabilité au plan canonique et civil. On lui enseignera aussi à reconnaître ce qui pourrait être les signes d’abus éventuels commis par quiconque sur des mineurs ;

2. Les Évêques feront tout ce qui est requis pour traiter les cas d’abus qui leur sont signalés, selon la discipline canonique et civile, dans le respect des droits de toutes les parties ;

3. Le clerc accusé bénéficie de la présomption d’innocence jusqu’à preuve du contraire, même si l’Évêque peut, par mesure de précaution, limiter l’exercice de son ministère, en attendant de clarifier les accusations dont il est l’objet. Le cas échéant, on fera tout pour réhabiliter la bonne réputation du clerc qui a été injustement accusé.

e) La coopération avec les autorités civiles :

L’abus sexuel de mineurs n’est pas seulement un délit au plan canonique. C’est aussi un crime qui fait l’objet de poursuites au plan civil. Bien que les rapports avec les autorités civiles diffèrent selon les pays, il est cependant important de coopérer avec elles dans le cadre des compétences respectives. En particulier, on suivra toujours les prescriptions des lois civiles en ce qui concerne le fait de déférer les crimes aux autorités compétentes, sans porter atteinte au for interne sacramentel. Bien sûr, cette coopération ne se limite pas aux seuls cas d’abus commis par les clercs ; elle concerne également les cas d’abus impliquant le personnel religieux et laïc qui travaille dans les structures ecclésiastiques.

II. Résumé succinct de la législation canonique en vigueur concernant le délit d’abus sexuel de mineurs commis par un clerc :

Le 30 avril 2001, le Pape Jean Paul II a promulgué le motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST], par lequel l’abus sexuel commis par un clerc sur un mineur de 18 ans fut inséré dans la liste des delicta graviora réservés à la Congrégation pour la Doctrine de la Foi [CDF]. La prescription pour ce délit fut fixée à 10 ans à partir du moment où la victime accomplit ses 18 ans. Cette normative du motu proprio est valable tant pour les clercs de rite latin que pour ceux de rite oriental, ainsi que pour le clergé diocésain et religieux.

En 2003, le cardinal Ratzinger, alors Préfet de la CDF, a obtenu du Pape Jean Paul II la concession de certaines facultés spéciales pour offrir une plus grande flexibilité dans les procédures pénales concernant les delicta graviora, entre autres le recours au procès pénal administratif et la requête de démission ex officio dans les cas les plus graves. Ces facultés furent intégrées dans la révision du motu proprio, approuvée par le Pape Benoît XVI le 21 mai 2010. Selon les nouvelles normes, la prescription est portée à 20 ans. Dans le cas d’abus de mineur, elle commence à courir à partir du moment où la victime accomplit ses 18 ans. La CDF peut éventuellement y déroger dans des cas particuliers. On a également spécifié le délit canonique d’acquisition, de possession ou de divulgation de matériel pédopornographique.

La responsabilité du traitement des cas d’abus sexuels sur des mineurs est d’abord du ressort des Évêques ou des Supérieurs majeurs. Si l’accusation paraît vraisemblable, l’Évêque, le Supérieur majeur ou leur délégué doivent procéder à une enquête préliminaire, selon can. 1717 CIC, can. 1468 CCEO et l’art. 16 SST.

Si l’accusation est jugée crédible, le cas doit être déféré à la CDF. Après l’avoir examiné, la CDF indiquera à l’Évêque ou au Supérieur majeur les pas ultérieurs à accomplir. Dans le même temps, la CDF donnera des orientations pour que des mesures appropriées soit prises, à la fois en vue de garantir un procès équitable à l’égard des clercs accusés, dans le respect de leur droit fondamental à la défense, et pour la sauvegarde du bien de l’Église, y compris celui des victimes. Il est utile de rappeler que l’imposition d’une peine perpétuelle, comme la dimissio de l’état clérical, exige normalement un procès judiciaire pénal. Selon le droit canonique (cf. can. 1342 CIC), les Ordinaires ne peuvent infliger de peines perpétuelles par décrets extrajudiciaires. À cette fin, ils doivent s’adresser à la CDF, à laquelle revient le jugement définitif quant à la culpabilité et à la non-idonéité éventuelle du clerc pour le ministère, ainsi que l’imposition subséquente d’une peine perpétuelle (SST, art. 21, § 2).

Les mesures canoniques appliquées à un clerc reconnu coupable d’abus sexuel sur un mineur sont généralement de deux genres : 1) des mesures qui restreignent le ministère public de manière complète ou qui excluent du moins tout contact avec les mineurs. Ces mesures peuvent être accompagnées par un précepte pénal ;2) les peines ecclésiastiques, dont la plus grave est la dimissio de l’état clérical.

Dans certains cas, à la demande du clerc lui-même, la dispense des obligations inhérentes à l’état clérical, y compris le célibat, peut être concédée pro bono Ecclesiae.

L’enquête préliminaire et tout le procès doivent être menés dans le respect de la protection de la confidentialité des personnes concernées et avec l’attention requise à leur réputation.

À moins de graves raisons contraires, le clerc accusé doit être informé de l’accusation portée contre lui, afin d’avoir la possibilité d’y répondre, avant que le cas soit déféré à la CDF. Avec prudence, l’Évêque ou le Supérieur majeur déterminera les informations qui devront être communiquées à l’accusé lors de l’enquête préliminaire.

Il est du devoir de l’Évêque ou du Supérieur majeur de pourvoir au bien commun en fixant les mesures de précaution à prendre, comme le prévoient le can. 1722 CIC et le can. 1473 CCEO. Conformément à l’art. 19 SST, ces mesures doivent être prises une fois commencée l’enquête préliminaire.

Enfin, il convient de rappeler que, lorsqu’une Conférence épiscopale veut se doter de normes spécifiques, sous réserve de l’approbation du Saint-Siège, cette normative particulière doit être comprise comme un complément à la législation universelle et non s’y substituer. La normative particulière doit donc être en harmonie avec le CIC / CCEO et avec le motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 avril 2001), tel qu’il a été mis à jour le 21 mai 2010. Au cas où la Conférence déciderait d’établir des normes contraignantes, elle devra demander la recognitio aux Dicastères compétents de la Curie romaine.

III. Indications aux Ordinaires sur la manière de procéder :

Les Directives préparées par la Conférence épiscopale devraient offrir des orientations aux Évêques diocésains et aux Supérieurs majeurs, dans le cas où ils seraient informés d’abus sexuels présumés de mineurs commis par des prêtres présents sur le territoire de leur juridiction. Ces Directives devront tenir compte des observations suivantes :

a.) la notion d’« abus sexuels sur des mineurs » doit correspondre à la définition donnée par le motu proprio SST, art. 6 («le délit contre le sixième commandement du Décalogue commis par un clerc avec un mineur de moins de dix-huit ans»), ainsi qu’à la pratique interprétative et à la jurisprudence de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, en tenant compte des lois civiles du pays ;

b.) la personne qui dénonce le délit doit être traitée avec respect. Dans les cas où l’abus sexuel est lié à un autre délit contre la dignité du sacrement de la Pénitence (SST, art. 4), le plaignant a le droit d’exiger que son nom ne soit pas communiqué au prêtre qu’il accuse (SST, 24) ;

c.) les autorités ecclésiastiques doivent s’engager à fournir une assistance spirituelle et psychologique aux victimes ;

d.) l’enquête sur les accusations doit être menée dans le respect de la sphère privée et de la réputation des personnes ;

e.) à moins de graves raisons contraires, le clerc accusé sera informé des accusations dès la phase de l’enquête préliminaire, en lui offrant l’opportunité d’y répondre ;

f.) les organes consultatifs de surveillance et de discernement des cas individuels, prévus en certains pays, ne doivent pas se substituer au discernement et à la potestas regiminis de chaque Évêque ;

g.) les Directives doivent tenir compte de la législation du pays où se trouve la Conférence épiscopale, en particulier en ce qui concerne l’éventuelle obligation d’informer les autorités civiles ;

h.) lors de toutes les étapes des procédures disciplinaires ou pénales, le clerc accusé devra bénéficier d’un moyen de subsistance digne et équitable ;

i.) est exclu un retour du clerc au ministère public, si ce ministère présente un danger pour les mineurs ou un scandale pour la communauté.

Conclusion :

Les Directives préparées par les Conférences épiscopales visent à protéger les mineurs et à aider les victimes à trouver assistance et réconciliation. Elles devront indiquer que la responsabilité du traitement des délits d’abus sexuels sur mineurs de la part de clercs appartient en premier lieu à l’Évêque diocésain. Enfin, ces Directives devront contribuer à une approche commune au sein d’une même Conférence épiscopale, en aidant à harmoniser au mieux les efforts de chaque Évêque dans la protection des mineurs.

Palais du Saint-Office, 3 mai 2011

William Cardinal Levada
Préfet

+ Luis F. Ladaria, S.I.
Archevêque tit. di Thibica
Secrétaire

[00714-03.01] [Texte original: Italien]

 

TRADUZIONE  IN LINGUA  INGLESE

CIRCULAR LETTER

To assist Episcopal Conferences in developing Guidelines

for dealing with cases of sexual abuse of minors perpetrated by clerics

Among the important responsibilities of the Diocesan Bishop in his task of assuring the common good of the faithful and, especially, the protection of children and of the young, is the duty he has to give an appropriate response to the cases of sexual abuse of minors by clerics in his diocese. Such a response entails the development of procedures suitable for assisting the victims of such abuse, and also for educating the ecclesial community concerning the protection of minors. A response will also make provision for the implementation of the appropriate canon law, and, at the same time, allow for the requirements of civil law.

I. General considerations:

a) The victims of sexual abuse:

The Church, in the person of the Bishop or his delegate, should be prepared to listen to the victims and their families, and to be committed to their spiritual and psychological assistance. In the course of his Apostolic trips our Holy Father, Benedict XVI, has given an eminent model of this with his availability to meet with and listen to the victims of sexual abuse. In these encounters the Holy Father has focused his attention on the victims with words of compassion and support, as we read in his Pastoral Letter to the Catholics of Ireland (n.6): "You have suffered grievously and I am truly sorry. I know that nothing can undo the wrong you have endured. Your trust has been betrayed and your dignity has been violated."

b) The protection of minors:

In some countries programs of education and prevention have been begun within the Church in order to ensure "safe environments" for minors. Such programs seek to help parents as well as those engaged in pastoral work and schools to recognize the signs of abuse and to take appropriate measures. These programs have often been seen as models in the commitment to eliminate cases of sexual abuse of minors in society today.

c) The formation of future priests and religious:

In 2002, Pope John Paul II stated, "there is no place in the priesthood and religious life for those who would harm the young" (n. 3, Address to the American Cardinals, 23 April 2002). These words call to mind the specific responsibility of Bishops and Major Superiors and all those responsible for the formation of future priests and religious. The directions given in the Apostolic Exhortation Pastores Dabo Vobis as well as the instructions of the competent Dicasteries of the Holy See take on an even greater importance in assuring a proper discernment of vocations as well as a healthy human and spiritual formation of candidates. In particular, candidates should be formed in an appreciation of chastity and celibacy, and the responsibility of the cleric for spiritual fatherhood. Formation should also assure that the candidates have an appreciation of the Church’s discipline in these matters. More specific directions can be integrated into the formation programs of seminaries and houses of formation through the respective Ratio institutionis sacerdotalis of each nation, Institute of Consecrated Life and Society of Apostolic Life.

Particular attention, moreover, is to be given to the necessary exchange of information in regard to those candidates to priesthood or religious life who transfer from one seminary to another, between different dioceses, or between religious Institutes and dioceses.

d) Support of Priests

1. The bishop has the duty to treat all his priests as father and brother. With special attention, moreover, the bishop should care for the continuing formation of the clergy, especially in the first years after Ordination, promoting the importance of prayer and the mutual support of priestly fraternity. Priests are to be well informed of the damage done to victims of clerical sexual abuse. They should also be aware of their own responsibilities in this regard in both canon and civil law. They should as well be helped to recognize the potential signs of abuse perpetrated by anyone in relation to minors;

2. In dealing with cases of abuse which have been denounced to them the bishops are to follow as thoroughly as possible the discipline of canon and civil law, with respect for the rights of all parties;

3. The accused cleric is presumed innocent until the contrary is proven. Nonetheless the bishop is always able to limit the exercise of the cleric’s ministry until the accusations are clarified. If the case so warrants, whatever measures can be taken to rehabilitate the good name of a cleric wrongly accused should be done.

e) Cooperation with Civil Authority

Sexual abuse of minors is not just a canonical delict but also a crime prosecuted by civil law. Although relations with civil authority will differ in various countries, nevertheless it is important to cooperate with such authority within their responsibilities. Specifically, without prejudice to the sacramental internal forum, the prescriptions of civil law regarding the reporting of such crimes to the designated authority should always be followed. This collaboration, moreover, not only concerns cases of abuse committed by clerics, but also those cases which involve religious or lay persons who function in ecclesiastical structures.

II. A brief summary of the applicable canonical legislation concerning the delict of sexual abuse of minors perpetrated by a cleric:

On 30 April 2001, Pope John Paul II promulgated the motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST], by which sexual abuse of a minor under 18 years of age committed by a cleric was included in the list of more grave crimes (delicta graviora) reserved to the Congregation for the Doctrine of the Faith (CDF). Prescription for this delict was fixed at 10 years beginning at the completion of the 18th year of the victim. The norm of the motu proprio applied both to Latin and Eastern clerics, as well as for diocesan and religious clergy.

In 2003, Cardinal Ratzinger, then Prefect of the CDF, obtained from Pope John Paul II the concession of some special faculties in order to provide greater flexibility in conducting penal processes for these more grave delicts. These measures included the use of the administrative penal process, and, in more serious cases, a request for dismissal from the clerical state ex officio. These faculties have now been incorporated in the revision of the motu proprio approved by the Holy Father, Benedict XVI, on 21 May 2010. In the new norms prescription, in the case of abuse of minors, is set for 20 years calculated from the completion of the 18th year of age of the victim. In individual cases, the CDF is able to derogate from prescription when indicated. The canonical delict of acquisition, possession or distribution of pedopornography is also specified in this revised motu proprio.

The responsibility for dealing with cases of sexual abuse of minors belongs, in the first place, to Bishops or Major Superiors. If an accusation seems true the Bishop or Major Superior, or a delegate, ought to carry out the preliminary investigation in accord with CIC can. 1717, CCEO can. 1468, and SST art. 16.

If the accusation is considered credible, it is required that the case be referred to the CDF. Once the case is studied the CDF will indicate the further steps to be taken. At the same time, the CDF will offer direction to assure that appropriate measures are taken which both guarantee a just process for the accused priest, respecting his fundamental right of defense, and care for the good of the Church, including the good of victims. In this regard, it should be noted that normally the imposition of a permanent penalty, such as dismissal from the clerical state, requires a penal judicial process. In accord with canon law (cf. CIC can. 1342) the Ordinary is not able to decree permanent penalties by extrajudicial decree. The matter must be referred to the CDF which will make the definitive judgement on the guilt of the cleric and his unsuitability for ministry, as well as the consequent imposition of a perpetual penalty (SST art. 21, §2).

The canonical measures applied in dealing with a cleric found guilty of sexual abuse of a minor are generally of two kinds: 1) measures which completely restrict public ministry or at least exclude the cleric from any contact with minors. These measures can be reinforced with a penal precept; 2) ecclesiastical penalties, among which the most grave is the dismissal from the clerical state.

In some cases, at the request of the cleric himself, a dispensation from the obligations of the clerical state, including celibacy, can be given pro bono Ecclesiae.

The preliminary investigation, as well as the entire process, ought to be carried out with due respect for the privacy of the persons involved and due attention to their reputations.

Unless there are serious contrary indications, before a case is referred to the CDF, the accused cleric should be informed of the accusation which has been made, and given the opportunity to respond to it. The prudence of the bishop will determine what information will be communicated to the accused in the course of the preliminary investigation.

It remains the duty of the Bishop or the Major Superior to provide for the common good by determining what precautionary measures of CIC can. 1722 and CCEO can. 1473 should be imposed. In accord with SST art. 19, this can be done once the preliminary investigation has been initiated.

Finally, it should be noted that, saving the approval of the Holy See, when a Conference of Bishops intends to give specific norms, such provisions must be understood as a complement to universal law and not replacing it. The particular provisions must therefore be in harmony with the CIC / CCEO as well as with the motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 April 2001) as updated on 21 May 2010. In the event that a Conference would decide to establish binding norms it will be necessary to request the recognitio from the competent Dicasteries of the Roman Curia.

III. Suggestions for Ordinaries on Procedures:

The Guidelines prepared by the Episcopal Conference ought to provide guidance to Diocesan Bishops and Major Superiors in case they are informed of allegations of sexual abuse of minors by clerics present in the territory of their jurisdiction. Such Guidelines, moreover, should take account of the following observations:

a.) the notion of "sexual abuse of minors" should concur with the definition of article 6 of the motu proprio SST ("the delict against the sixth commandment of the Decalogue committed by a cleric with a minor below the age of eighteen years"), as well as with the interpretation and jurisprudence of the Congregation for the Doctrine of the Faith, while taking into account the civil law of the respective country;

b.) the person who reports the delict ought to be treated with respect. In the cases where sexual abuse is connected with another delict against the dignity of the sacrament of Penance (SST art. 4), the one reporting has the right to request that his or her name not be made known to the priest denounced (SST art. 24).;

c.) ecclesiastical authority should commit itself to offering spiritual and psychological assistance to the victims;

d.) investigation of accusations is to be done with due respect for the principle of privacy and the good name of the persons involved;

e.) unless there are serious contrary indications, even in the course of the preliminary investigation, the accused cleric should be informed of the accusation, and given the opportunity to respond to it.

f.) consultative bodies of review and discernment concerning individual cases, foreseen in some places, cannot substitute for the discernment and potestas regiminis of individual bishops;

g.) the Guidelines are to make allowance for the legislation of the country where the Conference is located, in particular regarding what pertains to the obligation of notifying civil authorities;

h.) during the course of the disciplinary or penal process the accused cleric should always be afforded a just and fit sustenance;

i.) the return of a cleric to public ministry is excluded if such ministry is a danger for minors or a cause of scandal for the community.

Conclusion:

The Guidelines developed by Episcopal Conferences seek to protect minors and to help victims in finding assistance and reconciliation. They will also indicate that the responsibility for dealing with the delicts of sexual abuse of minors by clerics belongs in the first place to the Diocesan Bishop. Finally, the Guidelines will lead to a common orientation within each Episcopal Conference helping to better harmonize the resources of single Bishops in safeguarding minors.

Rome, from the Congregation for the Doctrine of the Faith, 3 May 2011

William Cardinal Levada
Prefect

+ Luis F. Ladaria, S.J.
Tit. Archbishop of Thibica
Secretary

[00714-02.01] [Original text: Italian]

 

TRADUZIONE  IN LINGUA  TEDESCA

RUNDSCHREIBEN

um den Bischofskonferenzen zu helfen,

Leitlinien für die Behandlung von Fällen sexuellen

Missbrauchs Minderjähriger durch Kleriker zu erstellen

Zu den wichtigen Verantwortlichkeiten des Diözesanbischofs im Hinblick auf die Sicherung des Gemeinwohls der Gläubigen und insbesondere auf den Schutz von Kindern und Jugendlichen gehört es, auf eventuelle Fälle sexuellen Missbrauchs Minderjähriger durch Kleriker in seiner Diözese angemessen zu reagieren. Dies beinhaltet sowohl die Festsetzung von geeigneten Verfahren, um den Opfern derartiger Missbräuche beizustehen, als auch die Bewusstseinsbildung der kirchlichen Gemeinschaft im Blick auf den Schutz Minderjähriger. Dabei ist für die rechte Anwendung des einschlägigen kanonischen Rechts zu sorgen; zugleich sind die entsprechenden staatlichen Rechtsvorschriften zu beachten.

I. Allgemeine Aspekte

a. Die Opfer sexuellen Missbrauchs

Die Kirche muss, in der Person des Bischofs oder eines von ihm Beauftragten, die Bereitschaft zeigen, die Opfer und ihre Angehörigen anzuhören und für deren seelsorgerlichen und psychologischen Beistand zu sorgen. Im Verlauf seiner Apostolischen Reisen hat Papst Benedikt XVI. durch seine Bereitschaft, Opfer sexuellen Missbrauchs zu treffen und anzuhören, ein besonders wichtiges Beispiel gegeben. Anlässlich dieser Begegnungen hat sich der Heilige Vater mit einfühlsamen und aufbauenden Worten an die Opfer gewandt, so auch in seinem Hirtenbrief an die Katholiken in Irland (Nr. 6): „Ihr habt schrecklich gelitten, und das tut mir aufrichtig leid. Ich weiß, dass nichts das von Euch Erlittene ungeschehen machen kann. Euer Vertrauen wurde missbraucht und Eure Würde wurde verletzt."

b. Der Schutz Minderjähriger

In einigen Ländern wurden im kirchlichen Bereich Erziehungsprogramme zur Prävention gestartet, die „geschützte Räume" für Minderjährige gewährleisten sollen. Diese Programme versuchen sowohl den Eltern als auch den in Pastoral und Schule Tätigen zu helfen, Anzeichen sexuellen Missbrauchs zu erkennen und geeignete Maßnahmen zu ergreifen. Oftmals haben die genannten Programme Anerkennung gefunden als Modelle dafür, wie der sexuelle Missbrauch Minderjähriger in der heutigen Gesellschaft wirkungsvoll eingegrenzt werden kann.

c. Die Ausbildung zukünftiger Priester und Ordensleute

Im Jahr 2002 sagte Papst Johannes Paul II.: „Im Priestertum und Ordensleben ist kein Platz für jemanden, der jungen Menschen Böses tun könnte."1 Diese Worte erinnern an die spezifische Verantwortung der Bischöfe, der höheren Oberen und derer, die für die Ausbildung der zukünftigen Priester und Ordensleute Sorge tragen. Die einschlägigen Hinweise im Nachsynodalen Apostolischen Schreiben Pastores dabo vobis sowie die Instruktionen der zuständigen Dikasterien des Heiligen Stuhls lenken in zunehmendem Maß den Blick auf die Wichtigkeit einer korrekten Berufungsklärung und einer gesunden menschlichen und spirituellen Ausbildung der Kandidaten. Dabei geht es insbesondere darum, dass die Kandidaten die Keuschheit und den Zölibat der Kleriker sowie deren Verantwortung in der geistlichen Vaterschaft wertschätzen und ihr Wissen um die diesbezügliche Ordnung der Kirche vertiefen können. Genauere Angaben können in die Ausbildungsprogramme der Seminare und der Ausbildungshäuser in jedem Land, jedem Institut des geweihten Lebens und jeder Gesellschaft des apostolischen Lebens mittels der jeweiligen Ratio institutionis sacerdotalis eingefügt werden.

Darüber hinaus muss besondere Aufmerksamkeit auf den gebotenen Informationsaustausch gerichtet werden, vor allem im Zusammenhang mit Priesteramts- oder Ordenskandidaten, die von einem Seminar zu einem anderen, zwischen verschiedenen Diözesen oder zwischen Ordensgemeinschaften und Diözesen wechseln.

d. Die Begleitung der Priester

1. Der Bischof hat die Pflicht, alle seine Priester wie ein Vater und Bruder zu behandeln. Auch soll der Bischof sich mit besonderer Aufmerksamkeit um die ständige Weiterbildung des Klerus sorgen, vor allem in den ersten Jahren nach der Priesterweihe, und dabei auf die Wichtigkeit des Gebets und der gegenseitigen Unterstützung in der priesterlichen Gemeinschaft hinweisen. Die Priester sollen über den Schaden, den ein Kleriker bei Opfern sexuellen Missbrauchs anrichtet, und über die eigene Verantwortung vor dem kirchlichen und staatlichen Recht informiert werden. Auch sollte ihnen geholfen werden, Anzeichen für einen eventuellen Missbrauch Minderjähriger erkennen zu können, von wem auch immer dieser begangen wurde.

2. Die Bischöfe müssen in der Behandlung von möglichen Fällen sexuellen Missbrauchs, die ihnen gemeldet wurden, jeden erdenklichen Einsatz, unter Beachtung der kanonischen und staatlichen Vorschriften und unter Wahrung der Rechte aller Parteien, zeigen.

3. Bis zum Erweis des Gegenteils steht der angeklagte Kleriker unter Unschuldsvermutung. Als Vorsichtsmaßnahme kann der Bischof aber die Ausübung des Weiheamtes bis zur Klärung der Anschuldigungen einschränken. Für den Fall, dass ein Kleriker zu Unrecht beschuldigt wurde, soll man alles unternehmen, um seinen guten Ruf wieder herzustellen.

e. Die Zusammenarbeit mit den staatlichen Behörden

Der sexuelle Missbrauch Minderjähriger ist nicht nur eine Straftat nach kanonischem Recht, sondern stellt auch ein Verbrechen dar, das staatlicherseits verfolgt wird. Wenngleich sich die Beziehungen zu staatlichen Behörden in den einzelnen Ländern unterschiedlich gestalten, ist es doch wichtig, mit den zuständigen Stellen unter Beachtung der jeweiligen Kompetenzen zusammenzuarbeiten. Insbesondere sind die staatlichen Rechtsvorschriften bezüglich einer Anzeigepflicht für solche Verbrechen immer zu beachten, freilich ohne das Forum internum des Bußsakraments zu verletzten. Selbstverständlich beschränkt sich diese Zusammenarbeit nicht nur auf die von Klerikern begangenen Missbrauchstaten, sondern erfolgt auch bei Delikten, die Ordensleute oder in kirchlichen Einrichtungen tätige Laien betreffen.

II. Eine kurze Zusammenfassung zur geltenden kirchlichen Gesetzgebung bezüglich der Straftat des sexuellen Missbrauchs Minderjähriger durch Kleriker

Am 30. April 2001 hat Papst Johannes Paul II. das Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST] promulgiert, durch das der von einem Kleriker begangene sexuelle Missbrauch eines Minderjährigen unter 18 Jahren in die Liste der delicta graviora aufgenommen wurde, die der Kongregation für die Glaubenslehre vorbehalten sind. Die Verjährungsfrist für dieses Delikt wurde auf 10 Jahre festgesetzt, beginnend mit der Vollendung des 18. Lebensjahres des Opfers. Die Bestimmungen des Motu proprio gelten für Kleriker der Lateinischen Kirche wie auch für jene der Orientalischen Kirchen, für den Weltklerus wie auch für den Ordensklerus.

Im Jahr 2003 erteilte Papst Johannes Paul II. dem damalige Präfekten der Glaubenskongregation, Kardinal Joseph Ratzinger, einige Sondervollmachten, um eine größere Flexibilität in der Durchführung von Strafprozessen bei diesen delicta graviora zu ermöglichen. So wurde etwa die Möglichkeit geschaffen, Verwaltungsstrafverfahren durchzuführen, oder in besonders schweren Fällen um Entlassung aus dem Klerikerstand ex officio zu ersuchen. Diese Vollmachten wurden in die von Papst Benedikt XVI. am 21. Mai 2010 approbierte überarbeitete Fassung des Motu proprio aufgenommen. In den neuen Normen wurde im Fall des sexuellen Missbrauchs Minderjähriger die Verjährungsfrist, die mit der Vollendung des 18. Lebensjahres des Opfers zu laufen beginnt, auf 20 Jahre festgesetzt. In besonderen Fällen kann die Glaubenskongregation gegebenenfalls von der Verjährung derogieren. In der revidierten Fassung des Motu proprio wurde auch ausdrücklich Kauf, Besitz und Verbreitung kinderpornografischen Materials als Straftatbestand des kanonischen Rechts spezifiziert.

Für die Behandlung von Fällen sexuellen Missbrauchs Minderjähriger sind an erster Stelle die Bischöfe und höheren Oberen verantwortlich. Sofern eine Anzeige nicht völlig abwegig erscheint, muss der Bischof, der höhere Obere oder ein von ihnen Beauftragter eine kanonische Voruntersuchung gemäß can. 1717 CIC bzw. can. 1468 CCEO sowie Art. 16 SST durchführen.

Wenn sich die Anschuldigung als glaubwürdig erweist, muss der Fall an die Glaubenskongregation übermittelt werden. Nach Studium der Angelegenheit wird die Glaubenskongregation den Bischof oder höheren Oberen anweisen, wie weiter zu verfahren ist. Zugleich wird sie Hilfestellung leisten, um zu gewährleisten, dass geeignete Maßnahmen ergriffen werden. Dabei wird sowohl für ein gerechtes Verfahren für die beschuldigten Kleriker gesorgt, in dem ihr fundamentales Verteidigungsrecht gewahrt wird, als auch das Wohl der Kirche, einschließlich des Wohls der Opfer, sichergestellt. In diesem Zusammenhang ist daran zu erinnern, dass die Verhängung einer unbefristeten Strafe, wie etwa die Entlassung aus dem Klerikerstand, normalerweise ein gerichtliches Strafverfahren erfordert. Nach kanonischem Recht (vgl. can. 1342 CIC) können die Ordinarien unbefristete Strafen nicht durch außergerichtliches Dekret verhängen. Zu diesem Zweck müssen sie sich an die Glaubenskongregation wenden, der es zukommt, ein endgültiges Urteil über die Schuld und über eine eventuelle Ungeeignetheit des Klerikers für den pastoralen Dienst zu fällen und die entsprechende unbefristete Strafe zu verhängen (SST Art. 21 § 2).

Die kanonischen Maßnahmen, die gegenüber einem Kleriker Anwendung finden, der des sexuellen Missbrauchs Minderjähriger schuldig befunden wurde, sind grundsätzlich zweifacher Art: 1.) Auflagen, die die öffentliche Ausübung des geistlichen Amtes vollständig oder zumindest insoweit einschränken, dass ein Kontakt mit Minderjährigen ausgeschlossen wird. Diese Auflagen können mit einem Strafgebot (praeceptum poenale) versehen werden. 2.) Kirchliche Strafen, unter denen die schwerste die Entlassung aus dem Klerikerstand ist. In einigen Fällen kann auf Antrag des Klerikers selbst die Dispens von den Verpflichtungen des klerikalen Standes, einschließlich der Zölibatspflicht, pro bono Ecclesiae gewährt werden.

Die Voruntersuchung und das gesamte Verfahren müssen so durchgeführt werden, dass die Privatsphäre der beteiligten Personen geschützt und ihrem guten Ruf die gebotene Aufmerksamkeit zuteil wird.

Sofern nicht gewichtige Gründe entgegenstehen, muss ein beschuldigter Kleriker über die gegen ihn erhobene Anklage informiert werden, um ihm die Möglichkeit zu einer Stellungnahme zu geben, ehe der Fall der Glaubenskongregation gemeldet wird. Der Klugheit des Bischofs oder des höheren Oberen obliegt es, zu entscheiden, welche Informationen während der Voruntersuchung an den Beschuldigten weitergegeben werden.

Es kommt dem Bischof oder dem höheren Oberen zu, für das Gemeinwohl zu sorgen und festzulegen, welche der in can. 1722 CIC bzw. can. 1473 CCEO genannten Vorsichtsmaßnahmen ergriffen werden müssen. Nach Art. 19 SST kann dies geschehen, sobald die Voruntersuchung begonnen wurde.

Schließlich ist festzuhalten: Wenn eine Bischofskonferenz beabsichtigt, Spezialnormen zu erlassen, müssen diese Partikularnormen, unbeschadet der notwendigen Approbation durch den Heiligen Stuhl, stets als Ergänzung, nicht jedoch als Ersatz der universalkirchlichen Gesetzgebung verstanden werden. Deshalb müssen Partikularnormen sowohl mit dem CIC bzw. CCEO als auch mit dem Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30. April 2001) in seiner überarbeiteten Fassung vom 21. Mai 2010 übereinstimmen. Im Fall, dass eine Bischofskonferenz sich entscheiden sollte, verbindliche Normen zu erlassen, ist es notwendig, bei den zuständigen Dikasterien der Römischen Kurie um die recognitio anzusuchen.

III. Hinweise für die Ordinarien zum Verfahrensablauf

Die von der Bischofskonferenz erarbeiteten Leitlinien sollten den Diözesanbischöfen und höheren Oberen Orientierungshilfen bieten für den Fall, dass diese von möglichen Taten sexuellen Missbrauchs Minderjähriger Kenntnis erlangen, die von Klerikern auf dem Gebiet ihrer Jurisdiktion begangen wurden. Solche Leitlinien sollten daher folgende Gesichtspunkte berücksichtigen:

a. Der Gebrauch des Begriffs „sexueller Missbrauch Minderjähriger" muss mit der Definition in Art. 6 SST („Die von einem Kleriker begangene Straftat gegen das sechste Gebot mit einem Minderjährigen unter achtzehn Jahren") und mit der Auslegungspraxis und der Rechtsprechung der Kongregation für die Glaubenslehre übereinstimmen und auch die gesetzlichen Regelungen des jeweiligen Landes berücksichtigen.

b. Die Person, die eine Straftat anzeigt, muss mit Respekt behandelt werden. In den Fällen, bei denen sexueller Missbrauch mit einer Straftat gegen die Heiligkeit des Bußsakramentes (Art. 4 SST) verbunden ist, hat diese Person das Recht zu fordern, dass ihr Name nicht dem beschuldigten Priester mitgeteilt wird (Art. 24 SST).

c. Die kirchlichen Autoritäten sollten sich dazu verpflichten, den Opfern seelsorgerliche und psychologische Hilfe anzubieten.

d. Die Ermittlungen zu den Beschuldigungen sind unter gebührender Wahrung des Grundsatzes der Vertraulichkeit und des guten Rufs der beteiligten Personen durchzuführen.

e. Sofern nicht schwerwiegende Gründe dem entgegenstehen, sollte der beschuldigte Kleriker schon in der Phase der Voruntersuchung über die Anschuldigungen informiert werden und ihm dabei auch die Gelegenheit gegeben werden, dazu Stellung zu nehmen.

f. Die mancherorts vorgesehenen Beratungsorgane und -kommissionen zur Überprüfung und Bewertung einzelner Fälle dürfen nicht das Urteil und die potestas regiminis der einzelnen Bischöfe ersetzen.

g. Die Leitlinien müssen die staatliche Gesetzgebung im Konferenzgebiet beachten, insbesondere was eine eventuelle Unterrichtungspflicht staatlicher Behörden anbelangt.

h. In jedem Moment des Disziplinar- oder Strafverfahrens ist für den beschuldigten Kleriker ein gerechter und ausreichender Unterhalt sicher zu stellen.

i. Die Rückkehr eines Klerikers in den öffentlichen Seelsorgsdienst ist auszuschließen, wenn dieser Dienst eine Gefahr für Minderjährige darstellt oder ein Ärgernis in der Gemeinde hervorruft.

Schluss

Die von den Bischofskonferenzen erarbeiteten Leitlinien haben zum Ziel, Minderjährige zu schützen und den Opfern zu helfen, Unterstützung und Versöhnung zu finden. Sie müssen darüber hinaus deutlich machen, dass in erster Linie der zuständige Diözesanbischof bzw. höhere Obere für die Behandlung von Straftaten sexuellen Missbrauchs Minderjähriger durch Kleriker zuständig ist. Schließlich werden die Leitlinien innerhalb einer Bischofskonferenz zu einem einheitlichen Vorgehen führen, das dazu beiträgt, die Bemühungen der einzelnen Bischöfe zum Schutz Minderjähriger besser aufeinander abzustimmen.

Rom, am Sitz der Kongregation für die Glaubenslehre am 3. Mai 2011.

William Kardinal Levada
Präfekt

+ Luis F. Ladaria, S.I.
Titularerzbischof von Thibica
Sekretär

________________

1 Ansprache beim interdikasterialen Treffen mit den Kardinälen und führenden Vertretern der Bischofskonferenz der USA, 23. April 2002, Nr. 3.

[00714-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

 

TRADUZIONE  IN LINGUA  SPAGNOLA

CARTA CIRCULAR

Subsidio para las Conferencias Episcopales en la preparación de Líneas Guía

para tratar los casos de abuso sexual de menores por parte del clero

Entre las importantes responsabilidades del Obispo diocesano para asegurar el bien común de los fieles y, especialmente, la protección de los niños y de los jóvenes, está el deber de dar una respuesta adecuada a los eventuales casos de abuso sexual de menores cometidos en su Diócesis por parte del clero. Dicha respuesta conlleva instituir procedimientos adecuados tanto para asistir a las víctimas de tales abusos como para la formación de la comunidad eclesial en vista de la protección de los menores. En ella se deberá implementar la aplicación del derecho canónico en la materia y, al mismo tiempo, se deberán tener en cuenta las disposiciones de las leyes civiles.

I. Aspectos generales

a) Las víctimas del abuso sexual

La Iglesia, en la persona del Obispo o de un delegado suyo, debe estar dispuesta a escuchar a las víctimas y a sus familiares y a esforzarse en asistirles espiritual y psicológicamente. El Santo Padre Benedicto XVI, en el curso de sus viajes apostólicos, ha sido particularmente ejemplar con su disponibilidad a encontrarse y a escuchar a las víctimas de abusos sexuales. En ocasión de estos encuentros, el Santo Padre ha querido dirigirse a ellas con palabras de compasión y de apoyo, como en la Carta Pastoral a los católicos de Irlanda (n.6): "Habéis sufrido inmensamente y me apesadumbra tanto. Sé que nada puede borrar el mal que habéis soportado. Vuestra confianza ha sido traicionada y violada vuestra dignidad".

b) La protección de los menores

En algunas naciones se han comenzado, en el ámbito eclesial, programas educativos de prevención para propiciar "ambientes seguros" para los menores. Tales programas buscan ayudar a los padres, a los agentes de pastoral y a los empleados escolares a reconocer indicios de abuso sexual y a adoptar medidas adecuadas. Estos programas a menudo han sido reconocidos como modelos en el esfuerzo por eliminar los casos de abuso sexual de menores en la sociedad actual.

c) La formación de futuros sacerdotes y religiosos

En el año 2002, Juan Pablo II dijo: "no hay sitio en el sacerdocio o en la vida religiosa para los que dañen a los jóvenes" (cf. Discurso a los Cardenales Americanos, 23 de abril de 2002, n. 3). Estas palabras evocan la específica responsabilidad de los Obispos, de los Superiores Mayores y de aquellos que son responsables de la formación de los futuros sacerdotes y religiosos. Las indicaciones que aporta la Exhortación Pastores dabo vobis, así como las instrucciones de los competentes Dicasterios de la Santa Sede, adquieren todavía mayor importancia en vista de un correcto discernimiento vocacional y de la formación humana y espiritual de los candidatos. En particular, debe buscarse que éstos aprecien la castidad, el celibato y las responsabilidades del clérigo relativas a la paternidad espiritual. En la formación debe asegurarse que los candidatos aprecien y conozcan la disciplina de la Iglesia sobre el tema. Otras indicaciones específicas podrán ser añadidas en los planes formativos de los Seminarios y casas de formación por medio de las respectivas Ratio Institutionis sacerdotalis de cada nación, Instituto de Vida consagrada o Sociedad de Vida apostólica.

Se debe dar particular atención al necesario intercambio de información sobre los candidatos al sacerdocio o a la vida religiosa que se trasladan de un seminario a otro, de una Diócesis a otra, o de un Instituto religioso a una Diócesis.

d) El acompañamiento a los sacerdotes

1. El Obispo tiene obligación de tratar a sus sacerdotes como padre y hermano. Debe cuidar también con especial atención la formación permanente del clero, particularmente en los primeros años después de la ordenación, valorizando la importancia de la oración y de la fraternidad sacerdotal. Los presbíteros deben ser advertidos del daño causado por un sacerdote a una víctima de abuso sexual, de su responsabilidad ante la normativa canónica y la civil y de los posibles indicios para reconocer posibles abusos sexuales de menores cometidos por cualquier persona.

2. Al recibir las denuncias de posibles casos de abuso sexual de menores, los Obispos deberán asegurar que sean tratados según la disciplina canónica y civil, respetando los derechos de todas las partes.

3. El sacerdote acusado goza de la presunción de inocencia, hasta prueba contraria. No obstante, el Obispo en cualquier momento puede limitar de modo cautelar el ejercicio de su ministerio, en espera que las acusaciones sean clarificadas. Si fuera el caso, se hará todo lo necesario para restablecer la buena fama del sacerdote que haya sido acusado injustamente.

e) La cooperación con la autoridad civil:

El abuso sexual de menores no es sólo un delito canónico, sino también un crimen perseguido por la autoridad civil. Si bien las relaciones con la autoridad civil difieran en los diversos países, es importante cooperar en el ámbito de las respectivas competencias. En particular, sin prejuicio del foro interno o sacramental, siempre se siguen las prescripciones de las leyes civiles en lo referente a remitir los delitos a las legítimas autoridades. Naturalmente, esta colaboración no se refiere sólo a los casos de abuso sexual cometido por clérigos, sino también a aquellos casos de abuso en los que estuviera implicado el personal religioso o laico que coopera en las estructuras eclesiásticas.

 II. Breve exposición de la legislación canónica en vigor con relación al delito de abuso sexual de menores cometido por un clérigo:

El 30 de abril de 2001 Juan Pablo II promulgó el motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST], en el que el abuso sexual de un menor de 18 años cometido por un clérigo ha sido añadido al elenco de los delicta graviora reservados a la Congregación para la Doctrina de la Fe (CDF). La prescripción para este delito se estableció en 10 años a partir del cumplimiento del 18º año de edad de la víctima. La normativa del motu propio es válida para clérigos latinos y orientales, ya sean del clero diocesano, ya del clero religioso.

En el 2003, el entonces Prefecto de la CDF, el Cardenal Ratzinger, obtuvo de Juan Pablo II la concesión de algunas prerrogativas especiales para ofrecer mayor flexibilidad en los procedimientos penales para los delicta graviora, entre las cuales, la aplicación del proceso penal administrativo y la petición de la dimisión ex officio en los caos más graves. Estas prerrogativas fueron integradas en la revisión del motu proprio aprobada por el Santo Padre Benedicto XVI el 21 de mayo de 2010. En las nuevas normas, la prescripción es de 20 años, que en el caso de abuso de menores se calcula desde el momento en el que la víctima haya cumplido los 18 años de edad. La CDF puede eventualmente derogar la prescripción para casos particulares. Asimismo, queda especificado como delito canónico la adquisición, posesión o divulgación de material pedo-pornográfico.

La responsabilidad para tratar los casos de abuso sexual de menores compete en primer lugar a los Obispos o a los Superiores Mayores. Si la acusación es verosímil, el Obispo, el Superior Mayor o un delegado suyo deben iniciar una investigación previa como indica el CIC, can. 1717; el CCEO, can. 1468 y el Sst, art. 16.

Si la acusación se considera verosímil, el caso debe ser enviado a la CDF. Una vez estudiado el caso, la CDF indicará al Obispo o al Superior Mayor los ulteriores pasos a cumplir. Mientras tanto, la CDF ayudará a que sean tomadas las medidas apropiadas para garantízar los procedimientos justos en relación con los sacerdotes acusados, respetando su derecho fundamental de defensa, y para que sea tutelado el bien de la Iglesia, incluido el bien de las víctimas. Es útil recordar que normalmente la imposición de una pena perpetúa, como la dimissio del estado clerical, requiere un proceso judicial. Según el Derecho Canónico (cf. CIC can. 1342) el Ordinario propio no puede decretar penas perpetuas por medio de un decreto extrajudicial. Para ello debe dirigirse a la CDF, a la cual corresponderá en este caso tanto el juicio definitivo sobre la culpabilidad y la eventual idoneidad del clérigo para el ministerio como la imposición de la pena perpetua (Sst, Art. 21, §2).

Las medidas canónicas para un sacerdote que es encontrado culpable del abuso sexual de un menor son generalmente de dos tipos: 1) Medidas que restringen el ejercicio público del ministerio de modo completo o al menos excluyendo el contacto con menores. Tales medidas pueden ser declaradas por un precepto penal; 2) penas eclesiásticas, siendo la más grave la dimissio del estado clerical.

En algunos casos, cuándo lo pide el mismo sacerdote, puede concederse pro bono Ecclesiae la dispensa de las obligaciones inherentes al estado clerical, incluido el celibato.

La investigación previa y todo el proceso deben realizarse con el debido respeto a la confidencialidad de las personas implicadas y la debida atención a su reputación.

A no ser que haya graves razones en contra, antes de transmitir el caso a la CDF el clérigo acusado debe ser informado de la acusación presentada, para darle la oportunidad de responder a ella. La prudencia del Obispo o del Superior Mayor decidirá cuál será la información que se podrá comunicar al acusado durante la investigación previa.

Es deber del Obispo o del Superior Mayor determinar cuáles medidas cautelares de las previstas en el CIC can. 1722 y en el CCEO can. 1473 deben ser impuestas para salvaguardar el bien común. Según el Sst art. 19, tales medidas pueden ser impuestas una vez iniciada la investigación preliminar.

Asimismo, se recuerda que si una Conferencia Episcopal, con la aprobación de la Santa Sede, quisiera establecer normas específicas, tal normativa deberá ser entendida como complemento a la legislación universal y no como sustitución de ésta. Por tanto, la normativa particular debe estar en armonía con el CIC / CCEO y además con el motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 de abril de 2001) con la actualización del 21 de mayo de 2010. En el supuesto de que la Conferencia Episcopal decidiese establecer normas vinculantes será necesario pedir la recognitio a los competentes Dicasterios de la Curia Romana.

III. Indicaciones a los Ordinarios sobre el modo de proceder:

Las Líneas Guía preparadas por la Conferencia Episcopal deberán ofrecer orientaciones a los Obispos diocesanos y a los Superiores Mayores en caso de que reciban la noticia de presuntos abusos sexuales de menores cometidos por clérigos presentes en el territorio de su jurisdicción. Dichas Líneas Guía deberán tener en cuenta las siguientes observaciones:

a.) El "concepto de abuso sexual de menores" debe coincidir con la definición del Motu Propio Sst art. 6 ("el delito contra el sexto mandamiento del Decálogo cometido por un clérigo con un menor de dieciocho años"), así como con la praxis interpretativa y la jurisprudencia de la Congregación para la Doctrina de la Fe, teniendo en cuenta la leyes civiles del Estado;

b.) la persona que denuncia debe ser tratada con respeto. En los casos en los que el abuso sexual esté relacionado con un delito contra la dignidad del sacramento de la Penitencia (Sst, art.4), el denunciante tiene el derecho de exigir que su nombre no sea comunicado al sacerdote denunciado (Sst, art. 24);

c.) las autoridades eclesiásticas deben esforzarse para poder ofrecer a las víctimas asistencia espiritual y psicológica;

d.) la investigación sobre las acusaciones debe ser realizada con el debido respeto del principio de la confidencialidad y la buena fama de las personas;

e.) a no ser que haya graves razones en contra, ya desde la fase de la investigación previa, el clérigo acusado debe ser informado de las acusaciones, dándole la oportunidad de responder a las mismas;

f.) los organismos de consulta para la vigilancia y el discernimiento de los casos particulares previstos en algunos lugares no deben sustituir el discernimiento y la potestas regiminis de cada Obispo;

g.) las Líneas Guía deben tener en cuenta la legislación del Estado en el que la Conferencia Episcopal se encuentra, en particular en lo que se refiere a la eventual obligación de dar aviso a las autoridades civiles;

h.) en cualquier momento del procedimiento disciplinar o penal se debe asegurar al clérigo acusado una justa y digna sustentación;

i.) se debe excluir la readmisión de un clérigo al ejercicio público de su ministerio si éste puede suponer un peligro para los menores o existe riesgo de escándalo para la comunidad.

Conclusión

Las Líneas Guía preparadas por las Conferencias Episcopales buscan proteger a los menores y ayudar a las víctimas a encontrar apoyo y reconciliación. Deberán también indicar que la responsabilidad para tratar los casos de delitos de abuso sexual de menores por parte de clérigos, corresponde en primer lugar al Obispo Diocesano. Ellas servirán para dar unidad a la praxis de una misma Conferencia Episcopal ayudando a armonizar mejor los esfuerzos de cada Obispo para proteger a los menores.

Roma, en la sede de la Congregación para la Doctrina de la Fe, 3 de mayo de 2011. 

William Card. Levada
Prefecto

+ Luis F. Ladaria, s.j.
Arzobispo Tit. de Thibica
Secretario

[00714-04.01] [Texto original: Italiano]

 

TRADUZIONE  IN LINGUA  PORTOGHESE

CARTA CIRCULAR

para ajudar as Conferências Episcopais na preparação de linhas diretrizes

no tratamento dos casos de abuso sexual contra menores por parte de clérigos

Dentre as importantes responsabilidades do Bispo diocesano para assegurar o bem comum dos fiéis e, especialmente das crianças e dos jovens, existe o dever de dar uma resposta adequada aos eventuais casos de abuso sexual contra menores, cometidos por clérigos na própria diocese. Tal resposta implica a instituição de procedimentos capazes de dar assistência às vítimas de tais abusos, bem como a formação da comunidade eclesial com vistas à proteção dos menores. Tal resposta deverá prover à aplicação do direito canônico neste campo, e, ao mesmo tempo, levar em consideração as disposições das leis civis.

I. Apectos gerais:

a) As vítimas do abuso sexual:

A Igreja, na pessoa do Bispo ou de um seu delegado, deve se mostrar pronta para ouvir as vítimas e os seus familiares e para se empenhar na sua assistência espiritual e psicológica. No decorrer das suas viagens apostólicas, o Santo Padre Bento XVI deu um exemplo particularmente importante com a sua disposição para encontrar e ouvir as vítimas de abuso sexual. Por ocasião destes encontros, o Santo Padre quis se dirigir às vítimas com palavras de compaixão e de apoio, como aquelas que se encontram na sua Carta Pastoral aos Católicos da Irlanda (n. 6): "Sofrestes tremendamente e por isto sinto profundo desgosto. Sei que nada pode cancelar o mal que suportastes. Foi traída a vossa confiança e violada a vossa dignidade."

b) A proteção dos menores:

Em algumas nações foram lançados, em âmbito eclesiástico, programas educativos de prevenção, a fim de assegurar "ambientes seguros" para os menores. Tais programas tentam ajudar os pais, e também os operadores pastorais ou escolásticos, a reconhecer os sinais do abuso sexual e a adotar as medidas adequadas. Os supracitados programas mereceram amiúde um reconhecimento como modelos na luta para eliminar os casos de abuso sexual contra menores nas sociedades hodiernas.

c) A formação dos futuros sacerdotes e religiosos

O Papa João Paulo II dizia no ano de 2002: "No sacerdócio e na vida religiosa não existe lugar para quem poderia fazer mal aos jovens" (n. 3, Discurso aos Cardeais americanos, 23 de abril de 2002). Estas palavras chamam à atenção para a responsabilidade específica dos Bispos, dos Superiores Maiores e daqueles que são responsáveis pelos futuros sacerdotes e religiosos. As indicações dadas na Exortação Apostólica Pastores Dabo Vobis, bem como as instruções dos Dicastérios competentes da Santa Sé, possuem uma importância sempre crescente com vistas a um correto discernimento vocacional e a uma formação humana e espiritual sadia dos candidatos. Em particular façam-se esforços de sorte que os candidatos apreciem a castidade, o celibato e a paternidade espiritual do clérigo e que possam aprofundar o conhecimento da disciplina da Igreja sobre o assunto. Indicações mais específicas podem ser integradas nos programas formativos dos seminários e das casas de formação previstas na respectiva Ratio Institutionis Sacerdotalis de cada nação e Instituto de Vida Consagrada e Sociedade de Vida Apostólica. 
Uma diligência especial deve ser ademais reservada à indispensável troca de informações acerca daqueles candidatos ao sacerdócio ou à vida religiosa que são transferidos de um seminário a outro, de uma a outra Diocese ou de Institutos religosos a Dioceses.

d) O acompanhamento dos sacerdotes

1. O Bispo tem o dever de tratar a todos os seus sacerdotes como pai e irmão. Além disso, o Bispo deve providenciar com atenção especial à formação permanente do clero, sobretudo nos primeiros anos seguintes à sagrada Ordenação, valorizando a importância da oração e do mútuo apoio na fraternidade sacerdotal. Os sacerdotes devem ser infomados sobre o dano provocado por um clérigo à vítima de abuso sexual e sobre a própria responsabilidade diante da legislação canônica e civil, como também a reconhecer os sinais de eventuais abusos perpetrados contra menores;

2. Os Bispos devem assegurar todo esforço no tratamento dos casos de eventuais abusos que porventura lhes sejam denunciados de acordo com a disciplina canônica e civil, no respeito dos direitos de todas as partes;

3. O clérigo acusado goza da presunção de inocência até prova contrária, mesmo se o Bispo, com cautela, pode limitar o exercício do ministério, enquanto espera que se esclareçam as acusações. Em caso de inocência, não se poupem esforços para reabilitar a boa fama do clérigo acusado injustamente.

e) A cooperação com as autoridades civis

O abuso sexual de menores não é só um delito canônico, mas também um crime perseguido pela autoridade civil. Se bem que as relações com as autoridades civis sejam diferentes nos diversos países, é contudo importante cooperar com elas no âmbito das respectivas competências. Em particular se seguirão sempre as prescrições das leis civis no que toca o remeter os crimes às autoridades competentes, sem prejudicar o foro interno sacramental. É evidente que esta colaboração não se refere só aos casos de abuso cometidos por clérigos, mas diz respeito também aos casos de abuso que implicam o pessoal religioso ou leigo que trabalha nas estruturas eclesiásticas.

II. Breve relatório da legislação canônica em vigor relativa ao delito de abuso sexual de menores perpretado por um clérigo

No dia 30 de abril de 2001, o Papa João Paulo II promulgou o Motu Própio Sacramentorum Sanctitatis Tutela (SST), com o qual se inseriu o abuso sexual de um menor perpetrado por um clérigo no elenco de delicta graviora, reservado à Congregação para a Doutrina da Fé (CDF). A prescrição de um tal delito foi fixada em 10 anos a partir do 18º aniversário da vítima. A legislação do Motu Próprio vale tanto para os clérigos latinos quanto para os clérigos orientais, igualmente para o clero diocesano como para o religioso.

Em 2003, o então Prefeito da CDF, o Cardeal Ratzinger, obteve de João Paulo II a concessão de algumas faculdades especiais para oferecer maior flexibilidade nos processos penais para os casos de delicta graviora, dentre os quais o uso do processo penal administrativo e o pedido da demissão ex officio nos casos mais graves. Estas faculdades foram integradas na revisão do Motu Próprio aprovada pelo Santo Padre Bento XVI aos 21 de maio de 2010. Segundo as novas normas a prescrição é de 20 anos, os quais nos casos de abuso de menores se calculam a partir do 18º aniversário da vítima. A CDF pode eventualmente derrogar às prescrições em casos particulares. Especificou-se também o delito canônico da aquisição, detenção ou divulgação de material pedopornográfico.

A responsabilidade de tratar os casos de abuso sexual contra menores é, num primeiro momento, dos Bispos ou dos Superiores Maiores. Se a acusação parecer verossímil, o Bispo, o Superior Maior ou o seu delegado devem proceder a uma inquisição preliminar de acordo com os cân. 1717 do CIC, 1468 CCEO e o art. 16 SST.

Se a acusação for considerada crível – digna de crédito, pede-se que o caso seja remetido à CDF. Uma vez estudado o caso, a CDF indicará ao Bispo ou al Superior Maior os ulteriores passos a serem dados. Ao mesmo tempo, a CDF oferecerá uma diretriz para assegurar as medidas apropriadas, seja grantindo um procedimento justo aos clérigos acusados, no respeito do seu direito fundamental à defesa, seja tutelando o bem da Igreja, inclusive o bem das vítimas. É útil recordar que normalmente a imposição de uma pena perpétua, como a dimissio do estado clerical requer um processo penal judicial. De acordo com o Direito Canônico (cf. can. 1342 CIC) os Ordinários não podem decretar penas perpétuas por decretos extra-judiciários; para tanto devem se dirigir à CDF, à qual compete o juízo definitivo a respeito da culpabilidade e da eventual inidoneidade do clérigo para o ministério, bem como a consequente imposição da pena perpétua (SST Art. 21, § 2).

As medidas canônicas aplicadas contra um clérigo reconhecido culpado de abuso sexual de um menor são geralmente de dois tipos: 1) medidas que restringem o ministério público de modo completo ou pelo menos excluindo os contatos com menores. Tais medidas podem ser acompanhadas por um preceito penal; 2) penas eclesiásticas, dentre as quais a mais grave é a dimissio do estado clerical.

Em alguns casos, prévio pedido do próprio clérigo, pode-se conceder a dispensa, pro bono Ecclesiae das obrigações inerentes ao estado clerical, inclusive do celibato.

A inquisição preliminar e todo o processo devem se desenvolver com o devido respeito a fim de proteger a discreção em torno às pessoas envolvidas, e com a devida atenção à sua reputação.

Ao menos que existam razões graves em contrário, o clérigo acusado dever ser informado da acusação apresentada, a fim de que lhe seja dada a possibilidade de responder à mesma, antes de se transmitir um caso à CDF. A prudência do Bispo ou do Superior Maior decidirá qual informação deva ser comunicada al acusado durante a inquisição preliminar.

Compete ao Bispo ou ao Superior Maior prover ao bem comum determinando quais medidas de precaução previstas pelo cân. 1722 CIC e pelo cân. 1473 CCEO devam ser impostas. De acordo com o art. 19 SST, isto se faz depois de começada a inquisição preliminar.

Recorda-se finalmente que se alguma Conferência Episcopal, excetuado o caso de uma aprovação da Santa Sé, julgue por bem dar normas específicas, tal legislação particular dever ser considerada como um complemento à legislação universal e não como substituição desta. A legislação particular dever portanto harmonizar-se com o CIC/CCEO, bem como com o Motu Próprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela (30 de abril de 2001) como foi atualizado aos 21 de maio de 2010. Se a Conferência Episcopal decidir estabelecer normas vinculantes, será necessário requerer a recognitio aos Dicastérios competentes da Cúria Romana.

III. Indicações aos Ordinários sobre o modo de proceder

As linhas diretrizes preparadas pela Conferência Episcopal deveriam fornecer orientações aos Bispos diocesanos e aos Superiores Maiores no caso em que fossem informados de possíveis (presunti) abusos sexuais contra menores perpetrados por clérigos presentes no território da sua jurisdição. Tais linhas diretrizes devem levar em conta as seguintes considerações:

a.) o conceito de "abuso sexual contra menores" deve coincidir com a definição do Motu Próprio SST art. 6 ("o delito contra o sexto mandamento do Decálogo cometido por um clérigo com um menor de dezoito anos"), bem como com a praxe interpretativa e a jurisprudência da Congregação para a Doutrina da Fé, levando em consideração as leis civis do País;

b.) a pessoa que denuncia o delito dever ser tratada com respeito. Nos casos em que o abuso sexual esteja ligado com um outro delito contra a dignidade do sacramento da Penitência (SST, art. 4), o denunciante tem direito de exigir que o seu nome não seja comunicado ao sacerdote denunciado (SST, art. 24);

c.) as autoridades eclesiásticas devem se empenhar para oferecer assitência espiritual e psicológica às vítimas;

d.) o exame das acusações seja feito com o devido respeito do princípio de privacy e da boa fama das pessoas;

e.) ao menos que haja graves razões em contrário, já durante o exame prévio, o clérigo acusado seja informado das acusações para ter a possibilidade de responder às mesmas;

f.) os órgãos consultivos de vigilância e de discernimento dos casos particulares, previstos em alguns lugares, não devem substituir o discernimento e a potestas regiminis dos Bispos em particular;

g.) as linhas diretrizes devem levar em consideração a legislação do País da Conferência, especialmente no tocante à eventual obrigação de avisar as autoridades civis;

h.) seja assegurado em todos os momentos dos processos disciplinares ou penais um sustento justo e digno ao clérigo acusado;

i.) exclua-se o retorno o clérigo ao ministério público se o mesmo for perigoso para os menores ou escandaloso para a comunidade.

Conclusão:

As linhas diretrizes preparadas pelas Conferências Episcopais intendem proteger os menores e ajudar as vítimas para encontrar assitência e reconciliação. As mesmas deverão indicar que a responsabilidade no tratamento dos delitos de abuso sexual de menores pro parte dos clérigos compete em primeiro lugar ao Bispo diocesano. Por fim, as linhas diretrizes deverão levar a uma orientação comum no seio de uma Conferência Episcopal, ajudando a harmonizar do melhor modo os esforços dos Bispos em particular a fim de salvaguardar os menores.

Roma, da sede da Congregação para a Doutrina da Fé, 3 de Maio de 2011

William Cardinale Levada
Prefeito

+ Luis F. Ladaria, S.I.
Arcebispo Tit. de Thibica
Secretário

[00714-06.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE  IN LINGUA  POLACCA 

OKÓLNIK

do Konferencji Episkopatów w sprawie opracowania „Wytycznych"

dotyczących sposobów postępowania w przypadku nadużyć seksualnych

popełnionych przez duchownych wobec osób niepełnoletnich.

Wśród ważnych zadań, za które odpowiada Biskup diecezjalny, a które mają na celu zabezpieczenie dobra wspólnego wiernych, w szczególności zaś ochronę dzieci i młodzieży, znajduje się danie właściwej odpowiedzi na przypadki ewentualnych nadużyć seksualnych wobec osób niepełnoletnich, popełnionych przez duchownych w jego diecezji. Tego rodzaju stanowisko zobowiązuje do ustanowienia należytych procedur postępowania, by objąć opieką ofiary takich nadużyć, jak również by formować wspólnotę kościelną w celu ochrony niepełnoletnich. Wspomniana odpowiedź winna uwzględnić aplikacje prawa kanonicznego w tej kwestii i jednocześnie mieć na względzie ustawodawstwo cywilne.

I. Aspekty ogólne:

a) Ofiary nadużyć seksualnych:

Kościół, w osobie Biskupa lub jego delegata, winien okazywać gotowość do wysłuchania ofiar i ich rodzin, jak też angażować się w udzielenie pomocy duchowej i psychologicznej. W czasie swoich podroży apostolskich Ojciec Święty Benedykt XVI dał temu przykład swoją gotowością do spotkania i wysłuchania ofiar nadużyć seksualnych. Podczas tych spotkań Ojciec Święty zwracał się do ofiar ze słowami współczucia i wsparcia. Takowe słowa zostały również zawarte w Liście Duszpasterskim do Katolików w Irlandii (n. 6): „Ogromnie wycierpieliście i jest mi z tego powodu naprawdę przykro. Wiem, że nic nie może usunąć zła, które znosiliście. Nadużyto waszego zaufania i została pogwałcona wasza godność".

 b) Ochrona osób niepełnoletnich:

W niektórych krajach zostały zainicjowane na płaszczyźnie kościelnej wychowawcze programy prewencyjne, by zagwarantować „bezpieczne środowiska" dla osób niepełnoletnich. Takie programy mają na celu pomoc rodzicom, jak również osobom zaangażowanym w duszpasterstwo i szkolnictwo, w rozpoznaniu oznak wykorzystywania seksualnego i zastosowaniu w konsekwencji adekwatnych środków. Powyższe programy często zostały uznane jako wzorcowe do podejmowania zadań mających na celu wyeliminowanie nadużyć seksualnych wobec osób nieletnich we współczesnych społeczeństwach.

c) Formacja przyszłych kapłanów i zakonników:

W 2002 roku, Papież Jan Paweł II powiedział: „Nie ma miejsca w kapłaństwie i w życiu zakonnym dla tego, kto by krzywdził młodych" (Przemówienie do Kardynałów Amerykańskich, 23 kwietnia 2002 r.). Te słowa nawołują do specyficznej odpowiedzialności Biskupów, Wyższych Przełożonych Zakonnych i tych wszystkich, którzy są odpowiedzialni za formację przyszłych kapłanów i zakonników. Wskazówki zawarte w Adhortacji Apostolskiej Pastores dabo vobis, jak również instrukcje kompetentnych Dykasterii Stolicy Apostolskiej nabierają wzrastającej wagi na drodze właściwego rozpoznania powołania i zdrowej formacji ludzkiej i duchowej kandydatów. W szczególności należy zwrócić uwagę na to, by cenili sobie czystość i celibat, odpowiedzialność ojcostwa duchowego i aby pogłębiali znajomość dyscypliny Kościoła w tej kwestii. Wskazówki bardziej specyficzne mogą być włączone do programów formacyjnych w seminariach i domach formacyjnych przewidzianych w Ratio institutionis sacerdotalis każdego kraju i Instytutu Życia Konsekrowanego i Stowarzyszeń Życia Apostolskiego. Ponadto, szczególną troską winna być objęta wymiana informacji wobec tych kandydatów do kapłaństwa i życia zakonnego, którzy przenoszą się z jednego seminarium do drugiego, między rożnymi Diecezjami lub między rożnymi Instytutami zakonnymi i Diecezjami.

d) Towarzyszenie kapłanom:

1. Biskup powinien traktować wszystkich swoich kapłanów jak ojciec i brat. Biskup powinien, ponadto, ze szczególną troską dbać o stałą formację duchowieństwa, przede wszystkim w pierwszych latach po święceniach, doceniając ważność modlitwy i wzajemnej bratniej kapłańskiej pomocy. Kapłani winni być pouczeni odnośnie do krzywdy, jaką duchowny może wyrządzić ofierze poprzez nadużycie seksualne i odnośnie osobistej odpowiedzialności przed prawem cywilnym i kanonicznym, jak również rozpoznać to, co mogłoby być znakami ewentualnych nadużyć ze strony kogokolwiek wobec osób niepełnoletnich;

2. Biskupi winni zapewnić wszelkie stosowne środki w traktowaniu ewentualnych przypadków nadużyć im zgłoszonych, zgodnie z obowiązującym prawodawstwem kanonicznym i cywilnym, w poszanowaniu praw każdej ze stron;

3. Duchowny oskarżony, aż do momentu udowodnienia mu winy, korzysta z domniemanej niewinności. Niemniej Biskup może zapobiegawczo ograniczyć wykonywanie posługi kapłańskiej w oczekiwaniu na wyjaśnienie oskarżeń. W przypadku stwierdzenia niewinności, winno się uczynić wszystko, by duchownemu zostało przywrócone jego dobre imię, które ucierpiało na skutek niesprawiedliwego oskarżenia.

e) Współpraca z władzami świeckimi:

Nadużycie seksualne osób niepełnoletnich nie jest tylko przestępstwem kanonicznym, lecz także przestępstwem ściganym przez prawodawstwo cywilne. Chociaż relacje z władzami cywilnymi nie są jednakowe w poszczególnych krajach, niemniej jednak ważna jest współpraca z nimi w zakresie własnych kompetencji. W szczególności, gdy chodzi o przepisy prawodawstwa cywilnego dotyczące zgłoszenia danych przestępstwa organowi władzy do tego powołanemu, nie naruszając tego, co odnosi się do sakramentalnego „foro interno" („forum wewnętrznego"). Oczywistym jest, że ta współpraca nie dotyczy tylko przypadków nadużyć popełnionych przez duchownych, ale także tych przypadków nadużyć, w których mają udział osoby konsekrowane czy świecy działający w kościelnych strukturach.

II. Krótki opis obowiązującego ustawodawstwa kanonicznego odnoszącego się do przestępstwa, jakim jest nadużycie seksualne popełnione przez duchownego wobec osób niepełnoletnich:

30 kwietnia 2001 r., Papież Jan Paweł II promulgował motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (SST), na mocy którego nadużycie seksualne niepełnoletniego do 18 roku życia dokonanego przez osobę duchowną zostało włączone do kategorii ciężkich przestępstw (delicta graviora) zastrzeżonych Kongregacji Nauki Wiary. Ustanowiono, że przedawnienie tego przestępstwa następuje po upływie 10 lat, a zaczyna się liczyć od dnia, w którym ofiara niepełnoletnia skończyła 18. rok życia. Norma tegoż motu proprio obowiązuje tak duchownych Kościoła Łacińskiego jak i Kościołów Wschodnich i obejmuje zarówno duchowieństwo diecezjalne jak i zakonne.

W 2003, ówczesny Prefekt Kongregacji Nauki Wiary, Kard. Ratzinger, otrzymał od Ojca Świętego Jana Pawła II specjalne uprawnienia dla sprawniejszego postępowania w procedurach karnych w przypadkach delicta graviora. Wśród tych uprawnień była możliwość autoryzowania procesu karnego administracyjnego i w przypadkach cięższych przedłożenie prośby o wydalenie ze stanu kapłańskiego ex officio. Te specjalne uprawnienia zostały włączone do tekstu motu proprio poddanego rewizji i zaaprobowanego przez Ojca Świętego Benedykta XVI w dniu 21 maja 2010 r. W nowych normach, przedawnienie następuje po upływie 20 lat i rozpoczyna bieg od dnia, w którym nieletnia ofiara ukończyła 18. rok życia. Zostało także określone, że Kongregacja Nauki Wiary w indywidualnych przypadkach ma prawo do uchylenia przedawnienia. Zostały też określone przestępstwa polegające na nabywaniu, posiadaniu i upowszechnianiu materiału pedo-pornograficznego.

Odpowiedzialność w traktowaniu przypadków nadużyć seksualnych wobec osób niepełnoletnich należy w pierwszym rzędzie do Biskupów lub Wyższych Przełożonych Zakonnych. Jeśli oskarżenie jest co najmniej prawdopodobne, Biskup, Wyższy Przełożony, czy ich delegaci winni rozpocząć dochodzenie wstępne w myśl kan. 1717 KPK i kan. 1468 KKKW i Art. 16 SST.

Jeśli oskarżenie zostanie uznane za wiarygodne, sprawa winna być skierowana do Kongregacji Nauki Wiary. Po przestudiowaniu sprawy, Kongregacja wskaże Biskupowi lub Wyższemu Przełożonemu dalsze kroki które trzeba podjąć. Jednocześnie Kongregacja udzieli wszelkich rad, by zostały zastosowane odpowiednie środki po to, aby zagwarantować z jednej strony słuszną procedurę wobec duchownych oskarżonych, z poszanowaniem ich fundamentalnego prawa do obrony, a z drugiej – chroniąc dobro Kościoła, wraz z dobrem ofiar. Należy przypomnieć, że normalnie nałożenie kary wieczystej, jak wydalenie ze stanu duchownego, wymaga procesu karnego sądowego. Według prawa kanonicznego (por. kan. 1342 KPK) Ordynariusze nie mogą nałożyć kar dożywotnich dekretami poza-sądowymi (extra-judiciale); w tym celu muszą zwrócić się do Kongregacji Nauki Wiary, której zastrzeżony jest definitywny osąd dotyczący winy i ewentualnej zdolności do wykonywania posługi kapłańskiej, jak również konsekwencji nałożenia kary dożywotniej (SST Art. 21 § 2).

Środki kanoniczne stosowane wobec duchownego uznanego za winnego nadużycia seksualnego wobec osoby niepełnoletniej są generalnie dwojakiego rodzaju: 1) Środki ograniczające całkowite wykonywanie publicznej posługi kapłańskiej lub tylko ograniczające się do zakazu kontaktu z osobami niepełnoletnimi. Tego rodzaju środki mogą być wzmocnione nakazem karnym (por. kan. 1319); 2) sankcje karne, wśród których, najcięższą jest kara wydalenia ze stanu duchownego.

W niektórych przypadkach, po uprzedniej prośbie samego duchownego, może być udzielona pro bono Ecclesiae dyspensa od wszelkich obowiązków wypływających ze stanu duchownego, łącznie z celibatem.

Dochodzenie wstępne i cały przebieg procesu, winny się odbywać przy zachowaniu odpowiedniej dyskrecji odnoszącej się do osób związanych z procesem i ze zwróceniem należytej uwagi na ich reputację.

Duchowny oskarżony, chyba że są ku temu inne ważne racje przeciwne, winien być poinformowany o wniesionym oskarżeniu, by miał możliwość ustosunkowania się do tegoż oskarżenia, zanim sprawa zostanie skierowana do Kongregacji Nauki Wiary. Biskup czy Wyższy Przełożony, po roztropnym rozeznaniu sprawy, podejmie decyzje jakie treści udostępnić oskarżonemu podczas dochodzenia wstępnego.

Do Biskupa lub Wyższego Przełożonego należy zadbanie o dobro wspólne określając, jakie środki zapobiegawcze przewidziane w kan. 1722 KPK i 1473 KKKW winny być zastosowane. Według Art. 19 SST powinno to nastąpić z chwilą rozpoczęcia dochodzenia wstępnego.

Trzeba ponadto przypomnieć, gdyby Konferencja Episkopatu, z zachowaniem aprobaty Stolicy Apostolskiej, chciała ustanowić normy szczegółowe, to tego rodzaju norma partykularna winna być uważana jako uzupełnienie ustawodawstwa powszechnego, a nie jako zastępująca ustawodawstwo powszechne. Norma partykularna winna być przeto w zgodności z KPK/KKKW, jak również z motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 kwietnia 2001 r.), uzupełnionym i zaaprobowanym 21 maja 2010 r. W przypadku gdyby Konferencja zdecydowała się ustanowić obowiązujące normy nieodzownie wymagana jest recognitio kompetentnych Dykasterii Kurii Rzymskiej.

III. Wskazówki dla Ordynariuszy odnośnie sposobu postępowania:

„Wytyczne" przygotowane przez Konferencje Episkopatu winny dać wskazówki Biskupom diecezjalnym i Wyższym Przełożonym jak postępować w przypadku, gdy zostaliby poinformowani o domniemanych nadużyciach seksualnych wobec osób niepełnoletnich, dokonanych przez duchownych na terytorium podlegającym ich jurysdykcji. Tego rodzaju „Wytyczne" winny mieć na względzie następujące uwagi:

a.) pojęcie „nadużycie seksualne wobec osób niepełnoletnich" winno być zgodne z definicją zawartą w motu proprio SST art. 6 („przestępstwo przeciw szóstemu przykazaniu Dekalogu popełnione przez duchownego z osobą nieletnią poniżej osiemnastego roku życia"), jak również z procedurami postępowania i praktyką orzeczeń sądowych Kongregacji Nauki Wiary, mając na względzie prawodawstwo cywilne danego kraju;

b.) osoba wnosząca oskarżenie o przestępstwie winna być traktowana z szacunkiem. W przypadkach, w których nadużycie seksualne jest powiązane z innym przestępstwem przeciwko świętości sakramentu pokuty (SST, art. 4), oskarżający ma prawo żądać, by jego imię nie zostało ujawnione duchownemu oskarżonemu (SST, art. 24);

c.) ładze kościelne winny zatroszczyć się o pomoc duchową i psychologiczną dla ofiar;

d.) dochodzenie w sprawie oskarżeń winno przebiegać z należytym szacunkiem i przy zachowaniu zasady prywatności (privacy) i dobrego imienia osób;

e.) duchowny oskarżony winien być poinformowany o oskarżeniach, z możliwością ustosunkowania się do nich, już w fazie dochodzenia wstępnego, chyba że istnieją ważne racje przeciwne ku temu;

f.) Organy konsultacyjne czuwające i rozpoznające poszczególne przypadki, przewidziane w konkretnym miejscu, nie mogą zastępować rozpoznania i władzy rządzenia (potestas regiminis) poszczególnych Biskupów;

g.) wytyczne winny uwzględniać ustawodawstwo cywilne danego kraju, w szczególności te, odnoszące się do ewentualnego obowiązku powiadomienia władz świeckich o domniemanym przestępstwie;

h.) w każdej chwili postępowań dyscyplinarnych lub karnych duchownemu oskarżonemu winno się zabezpieczyć godne i słuszne utrzymanie;

i.) wyklucza się możliwość powrotu do wykonywania posługi kapłańskiej w sposób publiczny, jeśli owa publiczna posługa duchownego stanowi niebezpieczeństwo dla osób nieletnich lub powodowałaby skandal we wspólnocie.

Zakończenie:

„Wytyczne" opracowane przez Konferencje Episkopatów mają na celu ochronę osób nieletnich i pomoc ofiarom w znalezieniu opieki i pojednania. Winny one wskazywać, że odpowiedzialność w traktowaniu przestępstw nadużycia seksualnego osób nieletnich ze strony duchownych leży w pierwszym rzędzie po stronie Biskupa diecezjalnego. Wreszcie, „Wytyczne" powinny doprowadzić do wspólnego ukierunkowania w tej kwestii w ramach całej Konferencji Episkopatu, w celu ujednolicenia wysiłków poszczególnych Biskupów w ochronie osób nieletnich.

W Rzymie, w siedzibie Kongregacji Nauki Wiary, 3 maja 2011 roku

Kard. William Levada
Prefekt

+ Luis F. Ladaria, S.I.
Arcybiskup tyt. Thibicy
Sekretarz

[00714-09.01] [Testo originale: Italiano]

[B0295-XX.01]