Pubblichiamo di seguito una nota del Direttore della Sala Stampa, P. Federico Lombardi, S.I., che sintetizza la nuova Istruzione "Universae Ecclesiae" sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum":
● TESTO IN LINGUA ITALIANA
L’Istruzione sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" (del 7 luglio 2007, entrato in vigore il 14 settembre 2007) è stata approvata dal Papa Benedetto XVI l’8 aprile scorso e porta la data del 30 aprile, memoria liturgica di San Pio V, Papa.
L’Istruzione, in base alle prime parole del testo latino, viene denominata "Universae Ecclesiae" ed è della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa aveva affidato – fra l’altro - il compito di vigilare sull’osservanza e l’applicazione del Motu proprio. Perciò essa porta la firma del suo Presidente, Card. William Levada, e del Segretario, Mons. Guido Pozzo.
Il documento è stato inviato a tutte le Conferenze Episcopali nelle settimane scorse. Ricordiamo che "le istruzioni… rendono chiare le disposizioni delle leggi e sviluppano e determinano i procedimenti nell’eseguirle" (CIC, can.34). Come viene detto al n.12, l’Istruzione è emanata "con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione" del Motu proprio "Summorum Pontificum".
Era naturale che alla legge contenuta nel Motu proprio seguisse l’Istruzione sulla sua applicazione. Il fatto che ciò avvenga ora a più di tre anni di distanza si spiega facilmente ricordando che nella Lettera con cui il Papa accompagnava il Motu proprio diceva esplicitamente ai Vescovi: "Vi invito a scrivere alla Santa Sede, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio". L’Istruzione porta quindi in sé anche il frutto della verifica triennale dell’applicazione della legge, che era stata prevista fin dall’inizio.
Il documento presenta un linguaggio semplice e di facile lettura. La sua Introduzione (nn.1-8) ricorda brevemente la storia del Messale Romano fino all’ultima edizione di Giovanni XXIII, nel 1962, e al nuovo Messale approvato da Paolo VI nel 1970, a seguito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e ribadisce il principio fondamentale che si tratta di "due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito romano, che si pongono uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" (n.6).
Si ribadisce anche la finalità del Motu proprio, articolandola nei seguenti tre punti: a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’uso più antico, considerata tesoro prezioso da conservare; b) garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria; c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa (cfr n.8).
Una breve Sezione del documento (nn. 9-11) ricorda i compiti e i poteri della Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa "ha conferito potestà ordinaria vicaria" nella materia. Ciò comporta tra l’altro due conseguenze molto importanti. Anzitutto, essa può decidere sui ricorsi che le vengano presentati contro eventuali provvedimenti di vescovi o altri ordinari, che sembrino in contrasto con le disposizioni del Motu proprio (ferma restando la possibilità di impugnare ulteriormente le decisioni della Commissione stessa presso il Tribunale supremo della Segnatura Apostolica). Inoltre, spetta alla Commissione, con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino, curare l’eventuale edizione dei testi liturgici per la forma extraordinaria del Rito romano (nel seguito del documento si auspica, ad esempio, l’inserimento di nuovi santi e di nuovi prefazi).
La parte propriamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 brevi punti su diversi argomenti.
Si ribadisce la competenza dei Vescovi diocesani per l’attuazione del Motu proprio, ricordando che in caso di controversia circa la celebrazione nella forma extraordinaria giudicherà la Commissione "Ecclesia Dei".
Si chiarisce il concetto di coetus fidelium (cioè "gruppo di fedeli") stabiliter existens ("stabile") che desidera di poter assistere alla celebrazione in forma extraordinaria. Pur lasciando alla saggia valutazione dei pastori la valutazione del numero di persone necessario per costituirlo, si precisa che esso non deve essere necessariamente costituito da persone appartenenti a una sola parrocchia, ma può risultare da persone che confluiscono da diverse parrocchie o addirittura da diverse diocesi. Sempre tenendo conto del rispetto delle esigenze pastorali più ampie, l’Istruzione propone uno spirito di "generosa accoglienza" verso i gruppi di fedeli che richiedano la forma extraordinaria o i sacerdoti che chiedano di celebrare occasionalmente in tal forma con alcuni fedeli.
Molto importante è la precisazione (n. 19) secondo cui i fedeli che chiedono la celebrazione in forma extraordinaria "non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestino contrari alla validità o legittimità della forma ordinaria" e/o all’autorità del Papa come Pastore Supremo della Chiesa universale. Ciò sarebbe infatti in palese contraddizione con la finalità di "riconciliazione" del Motu proprio stesso.
Importanti indicazioni sono date anche circa il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in forma extraordinaria. Naturalmente egli non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico, deve conoscere sufficientemente bene il latino e conoscere il rito da celebrare. Si incoraggiano perciò i vescovi a rendere possibile nei seminari una formazione adeguata a tal fine, e si indica la possibilità di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione "Ecclesia Dei" (che usano normalmente la forma extraordinaria).
L’Istruzione ribadisce come ogni sacerdote sia secolare sia religioso abbia licenza di celebrare la Messa "senza popolo" nella forma extraordinaria se lo desidera. Perciò, se non si tratta di celebrazioni con il popolo, i singoli religiosi non hanno bisogno del permesso dei superiori.
Seguono – sempre per quanto riguarda la forma extraordinaria - norme relative alle regole liturgiche e all’uso di libri liturgici (come il Rituale, il Pontificale, il Cerimoniale dei vescovi), alla possibilità di usare la lingua vernacola per le letture (a complemento di quella latina, o anche in alternativa nelle "Messe lette"), alla possibilità per i chierici di usare il Breviario precedente alla riforma liturgica, alla possibilità di celebrare il Triduo Sacro nella Settimana Santa per i gruppi di fedeli che chiedono il rito antico. Per quanto riguarda le ordinazioni sacre, l’uso dei libri liturgici più antichi è permesso solo negli Istituti che dipendono dalla Commissione "Ecclesia Dei".
A lettura compiuta, rimane l’impressione di un testo di grande equilibrio, che intende favorire – secondo l’intenzione del Papa – il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile. Allo stesso tempo il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti – fedeli, sacerdoti, vescovi – affinché la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta.
[00713-01.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
L’Instruction sur l’application du Motu proprio "Summorum Pontificum" (du 7 juillet 2007, entré en vigueur le 14 septembre 2007) a été approuvée par le Pape Benoît XVI le 8 avril dernier et est datée du 30 avril, mémoire liturgique de Saint Pie V, Pape.
L’Instruction, reprenant les premiers mots du texte latin, s'intitule "Universae Ecclesiae" et émane de la Commission Pontificale "Ecclesia Dei", à qui le Pape avait confié – entre autre – la tâche de veiller sur le respect et l'application du Motu proprio. C'est pourquoi, elle porte la signature de son Président, le Card. William Levada, et de son Secrétaire, Mgr. Guido Pozzo.
Le document a été envoyé à tous les évêques la semaine dernière. Nous rappelons que "les instructions... explicitent les dispositions des lois, expliquent et fixent leurs modalités d’application" (CIC, can. 34). Comme il est dit au n.12, l’Instruction est promulguée "en vue de garantir la correcte interprétation et la juste application" du Motu proprio "Summorum Pontificum".
Il était naturel qu'après la loi contenue dans le Motu Proprio, suive l’Instruction sur son application. Le fait que cela advienne aujourd'hui, plus de trois ans après, s'explique facilement si l'on se souvient que dans la Lettre du Pape accompagnant le Motu Proprio, il disait explicitement aux évêques: "Je vous invite à écrire au Saint-Siège, trois ans après l'entrée en vigueur de ce Motu Proprio. Si de sérieuses difficultés apparaissent vraiment, des voies seront recherchées pour trouver une solution". L’Instruction porte donc aussi en soi le fruit de la vérification triennale de l’application de la loi, qui avait été prévue depuis le début.
Le document est présenté dans un langage simple et de lecture facile. Son Introduction (nn.1-8) rappelle brièvement l'histoire du Missel Romain jusqu'à la dernière édition de Jean XXIII, en 1962, et au nouveau Missel approuvé par Paul VI en 1970, suite à la réforme liturgique du Concile Vatican II, et confirme le principe fondamental selon lequel il s'agit de "deux formes de la Liturgie Romaine, définies respectivement ordinaria et extraordinaria : il s'agit de deux usages du seul Rite romain, qui se placent l'un à côté de l'autre. L’une et l’autre forme sont l'expression de la même lex orandi de l'Eglise. Par son usage vénérable et ancien, la forma extraordinaria doit être conservée avec l'honneur qui lui est dû" (n. 6).
La finalité du Motu proprio est aussi confirmée, s'articulant sur les trois points suivants: a) offrir à tous les fidèles la Liturgie Romaine dans son usage le plus ancien, considérée comme un précieux trésor à conserver; b) garantir et assurer réellement, à ceux qui le demandent, l’usage de la forma extraordinaria; c) favoriser la réconciliation au sein de l'Eglise (cf n. 8).
Une Section du document (nn. 9-11) rappelle brièvement les devoirs et les pouvoirs de la Commission "Ecclesia Dei", à qui le Pape "a conféré le pouvoir ordinaire vicarial" en la matière. Cela implique, entre autre, deux conséquences très importantes. D'abord, celle-ci peut décider des recours qui lui sont présentés contre d'éventuelles mesures d'évêques ou d'autres ordinaires, qui semblent contraires aux dispositions du Motu proprio (avec toujours la possibilité de faire ensuite un recours contre les décisions de la Commission près le Tribunal suprême de la Signature Apostolique). En outre, il revient à la Commission, avec l’approbation de la Congrégation pour le Culte Divin, de s'occuper d'une éventuelle édition des textes liturgiques pour la forma extraordinaria du Rite romain (dans la suite du document on espère, par exemple, l’insertion de nouveaux saints et de nouvelles préfaces).
La partie proprement normative du document (nn. 12-35) contient 23 brefs points sur les différents thèmes.
La compétence des Evêques diocésains est confirmée pour la réalisation du Motu proprio, rappelant qu'en cas de controverses sur la célébration dans la forma extraordinaria, c'est la Commission "Ecclesia Dei" qui tranchera.
Clarification est apportée quant au concept de coetus fidelium (c'est-à-dire "groupe de fidèles") stabiliter existens ("stable") qui désirent de pouvoir assister à la célébration dans sa forma extraordinaria. Laissant toutefois à la sage évaluation des pasteurs le nombre de personnes nécessaires pour le constituer, il est précisé que celui-ci ne doit pas être nécessairement constitué de personnes appartenant à une seule paroisse, mais peut être composé de personnes provenant de différentes paroisses voire de différents diocèses. L’Instruction, tenant toujours compte du respect des exigences pastorales plus larges, propose un esprit d'"accueil généreux" envers les groupes de fidèles qui demandent la forma extraordinaria ou des prêtres qui demandent de célébrer occasionnellement dans cette forme avec quelques fidèles.
Une précision très importante est apportée (n. 19) selon laquelle les fidèles qui demandent la célébration dans sa forma extraordinaria "ne doivent en aucune façon soutenir ou appartenir à des groupes qui se disent contraires à la validité ou légitimité de la forma ordinaria" et/ou à l’autorité du Pape comme Pasteur Suprême de l'Eglise universelle. Cela irait, en effet, en contradiction manifeste avec la finalité de "réconciliation" du Motu proprio lui-même.
D'importantes indications sont aussi données sur le "prêtre idoine" à célébrer dans la forma extraordinaria. Naturellement celui-ci ne doit pas avoir d'empêchement d'un point de vue canonique, suffisamment bien connaître le latin et le rite à célébrer. C'est pourquoi les évêques sont encouragés à permettre, dans les séminaires, une formation adéquate à cette fin, et il est possible de recourir, en cas de manque de prêtres idoines, à la collaboration des prêtres des Instituts érigés par la Commission "Ecclesia Dei" (qui utilisent normalement la forma extraordinaria).
L’Instruction confirme que tout prêtre séculier ou religieux a l'autorisation de célébrer la Messe "sans peuple" dans la forma extraordinaria s'il le souhaite. Ainsi, s'il ne s'agit pas de célébration avec le peuple, les religieux individuels n'ont pas besoin de l'autorisation de leurs supérieurs.
Suivent – toujours en ce qui concerne la forma extraordinaria – des normes relatives aux règles liturgiques et à l’usage des livres liturgiques (comme le Rituel, le Pontifical, le Cérémonial des évêques), à la possibilité d'utiliser la langue locale pour les lectures (en complément de la langue latine, ou aussi comme alternative dans les "Messes lues"), à la possibilité pour les clercs d'utiliser le Bréviaire d'avant la réforme liturgique, à la possibilité de célébrer le Triduum Sacré dans la Semaine Sainte pour les groupes de fidèles demandant l'ancien rite. En ce qui concerne les ordinations sacrées, l’usage des livres liturgiques plus anciens est permis seulement dans les Instituts qui dépendent de la Commission "Ecclesia Dei".
Ce texte, une fois lu, donne l'impression d'un grand équilibre, qui entend favoriser – selon l’intention du Pape – l'usage serein de la liturgie précédant la réforme de la part de prêtres et de fidèles qui en ressentent le sincère désir pour leur bien spirituel; et qui entend garantir la légitimité et l’effectivité d'un tel usage dans la mesure du possible. En même temps, le texte est animé par la confiance en la sagesse pastorale des évêques, et insiste fortement sur l'esprit de communion ecclésiale qui doit être présent chez tous – fidèles, prêtres, évêques – afin que la finalité de réconciliation, ainsi présente dans la décision du Saint-Père, ne soit pas empêchée ou freinée, mais favorisée et atteinte.
[00713-03.02] [Texte original: Italien]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
The Instruction on the application of the Motu proprio "Summorum Pontificum (July 7, 2007, entered into force September 14, 2007) was approved by Pope Benedict XVI on April 8 last and is dated April 30, the Memorial feast of St. Pius V, Pope
The Instruction, based on the first words of the Latin text, has been called "Universae Ecclesiae" and is by the Pontifical Commission "Ecclesia Dei", to whom the Pope had entrusted - among other things - the task of supervising the observance and application of the Motu proprio. So it bears the signature of its President, Cardinal William Levada, and Secretary, Msgr. Guido Pozzo.
The document was sent to all bishops in recent weeks. We must remember that "Instructions... clarify the prescripts of laws and elaborate and determine the methods to be observed in fulfilling them" (CIC, can. 34). As indicated in n.12, the instruction is issued "to ensure the correct interpretation and proper application" of the Motu proprio "Summorum Pontificum".
It is only natural that the law contained in the in the Motu proprio be followed by an Instruction on its application. The fact that this should happen now, three years on, is easily explained by recalling that in the letter accompanying the motu proprio the Pope explicitly said to the Bishops: "I invite you to write to the Holy See, three years after the entry into force of this motu proprio. If truly serious difficulties come to light, ways to remedy them can be sought".
Therefore this instruction also contains within it the fruits of the triennial examination of the application of the law, which had been planned from the outset.
The document is written in a simple language and is easy to read. The introduction (nn. 1-8) briefly recalls the history of the Roman Missal until the last edition of John XXIII in 1962, and the new Missal approved by Pope Paul VI in 1970, following the liturgical reform of Vatican II, and reaffirms the fundamental principle that these are "two forms of the Roman Liturgy, defined respectively ordinary and extraordinary: they are two usages of the Roman Rite, one alongside the other. Both are the expression of the same lex orandi of the Church. On account of its venerable and ancient usage, the extraordinary form is to be maintained with appropriate honor". (No. 6).
It also reaffirms the purpose of the motu proprio, divided into the following three points: a) To offer all faithful, the Roman Liturgy in its most ancient usage, considered a precious treasure to be preserved; b) to achieve and really ensure the use of the forma extraordinaria to those who request it c) to favour reconciliation within the Church. (ref. n. 8).
A brief Section of the document (nn. 9-11) recalls the duties and powers of the Ecclesia Dei Commission, upon whom the Pope has "conferred ordinary vicarious power" in the matter. This implies two very important consequences, among others. First, the Commission may decide on appeals that are filed against any action by bishops or other ordinary, which seem contrary to the provisions of the Motu proprio (subject to the possibility of further appeal against the Commission’s decisions at the Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura ). In addition, the Commission must, with the approval of the Congregation for Divine Worship, edit any eventual edition of liturgical texts for the forma extraordinaria of the Roman Rite (in the document hope is expressed for the inclusion of new saints and new prefaces, for example).
The normative part of the document (nn. 12-35) contains 23 brief points on various arguments.
It reaffirms the competence of the diocesan bishops in implementing the Motu proprio, recalling that in the event of a dispute about the celebration in forma extraordinaria judgement falls to the "Ecclesia Dei" Commission.
It clarifies the concept of coetus fidelium (in short "group of faithful") stabiliter existens ("stable") who desire to participate in the celebration of the forma extraordinaria. While leaving the assessment of the number of people required for its establishment to the wise judgement of pastors, it states that the group does not necessarily have to be composed of persons belonging to a single parish, but may result from people who come together from different parishes or even from other dioceses. While always taking into account compliance with wider pastoral needs, the Instruction proposes a spirit of "generous welcome" towards groups of faithful who request the forma extraordinaria or priests who request to occasionally celebrate in such a form with some of the faithful.
The clarification (n. 19) according to which the faithful who request the celebration in forma extraordinaria "must not in any way support or belong to groups that show themselves to be against the validity or legitimacy of the Holy Mass or the Sacraments celebrated in the forma ordinaria " or against the authority of the Pope as Supreme Pastor of the universal Church, is most important. This would be in flagrant contradiction to the the motu proprio’s very aim of "reconciliation".
Important indications are also given with regards "qualified priests" to celebrating in forma extraordinaria. Of course he should have no impediments in canonical terms, he must have a sufficient knowledge of Latin and know the rite to be celebrated. Bishops are therefore encouraged to make proper formation for this purpose available in seminaries, and the possibility of recourse, if there are no other qualified priests, to the collaboration of priests from the Institutes set up by the "Ecclesia Dei" Commission (which normally use the forma extraordinaria) is also indicated.
The Instruction stresses how each priest whether secular or religious has license to celebrate the Mass "without the assembly" in the forma extraordinaria if desired. So if it is not a celebration with the assembly , the individual religious do not need permission from their superiors.
This is followed - again, with regards the forma extraordinaria - liturgical rules and regulations relating to the use of liturgical books (such as Roman Ritual, the Roman Pontifical and the Ceremonial of Bishops), the possibility of using the vernacular for the readings (in addition to Latin, or alternatively in the "read Masses"), the possibility of clergy using the Breviary from before the liturgical reform, the possibility of celebrating the Easter Triduum in Holy Week for the groups of faithful who request the ancient rite. With regard to sacred orders, the use of older liturgical books is permitted only in Institutions that depend from the Ecclesia Dei Commission.
Once read the impression remain of a very balanced text, which seeks to promote – as the has Popes intended - the peaceful use of the liturgy that predates the reform by those priests and faithful who feel a sincere desire for their own spiritual good, indeed, which aims to ensure the legitimacy and effectiveness of such use as much as reasonably possible. At the same time the text is animated by faith in the bishops' pastoral wisdom, and insists very strongly on the spirit of ecclesial communion which must be present in everyone - faithful, priests, bishops – so that the purpose of reconciliation, as it is present in the Holy Father's decision, is not impeded or frustrated, but encouraged and achieved.
[00713-02.01] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
La Instrucción sobre la aplicación del Motu proprio "Summorum Pontificum" (7 de julio de 2007, que entró en vigor el 14 de septiembre de 2007) fue aprobada por el Papa Benedicto XVI el 8 de abril y lleva la fecha del 30 de abril, memoria litúrgica de San Pío V, Papa.
La Instrucción, según las primeras palabras del texto latino, se llama "Universae Ecclesiae" y es de la Pontificia Comisión "Ecclesia Dei", a la que el Papa había confiado -entre otras cosas- la responsabilidad de garantizar el cumplimiento y la aplicación del Motu proprio. Por eso, está firmada por su Presidente, el Cardenal William Levada, y por el Secretario, Monseñor Guido Pozzo.
El documento se envió a todos los obispos hace unas semanas. Recordamos que "las instrucciones… aclaran las prescripciones de las leyes y desarrollan y determinan las formas en que han de ejecutarse" (CIC, can. 34). Como se indica en el n.12, la Instrucción se publica "con el fin de garantizar la correcta interpretación y la recta aplicación del Motu proprio "Summorum Pontificum".
Era natural que a la ley contenida en el Motu proprio siguiese la Instrucción sobre su aplicación. El hecho de que esto suceda ahora, a más de tres años de distancia, se explica fácilmente recordando que en la Carta que acompañaba el Motu proprio el Papa decía explícitamente a los obispos: "Os invito a escribir a la Santa Sede, tres años después de la entrada en vigor de este Motu proprio. Si realmente hubieran surgido serias dificultades, se buscarán los modos para hallar remedio". La Instrucción es, por lo tanto, el resultado de la verificación trienal de la aplicación de la ley, que estaba prevista desde el principio.
El documento presenta un lenguaje sencillo y de fácil lectura. Su Introducción (nn. 1-8) recuerda brevemente la historia del Misal Romano hasta la última edición de Juan XXIII, en 1962, y del nuevo Misal aprobado por el Papa Pablo VI en 1970, tras la reforma litúrgica del Concilio Vaticano II y reafirma el principio fundamental de que se trata de "dos formas de la Liturgia Romana, definidas respectivamente ordinaria y extraordinaria: son dos usos del único Rito romano, que se colocan uno al lado del otro. Ambas formas son expresión de la misma lex orandi de la Iglesia. Por su uso venerable y antiguo, la forma extraordinaria debe ser conservada con el honor debido" (n. 6).
También se reafirma el objetivo del Motu proprio, dividiéndolo en los siguientes tres puntos: a) Proporcionar a todos los fieles la Liturgia Romana en el uso más antiguo, considerada un tesoro precioso que hay que preservar: b) Garantizar y asegurar realmente, a cuantos lo pidan, el uso de la forma extraordinaria c) Promover la reconciliación dentro de la Iglesia (cf. n. 8).
Una breve sección del documento (nn. 9-11) recuerda las funciones y atribuciones de la Comisión "Ecclesia Dei", a la que el Papa "ha conferido potestad ordinaria vicaria" en la materia. Esto implica, entre otras, dos consecuencias muy importantes. En primer lugar, que puede decidir sobre los recursos que se le presenten contra eventuales medidas por parte de obispos o de otros ordinarios, que contrasten con las disposiciones del Motu proprio (dando la posibilidad de apelar ulteriormente contra las decisiones de la misma Comisión ante el Tribunal Supremo de la Signatura Apostólica). Además, la Comisión, con la aprobación de la Congregación para el Culto Divino, debe encargarse de la eventual edición de los textos litúrgicos para la forma extraordinaria del Rito romano (en este documento se expresa el deseo, por ejemplo, de que se incluyan nuevos santos y nuevos prefacios).
La parte propiamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 breves puntos sobre diversos argumentos.
Se reafirma la competencia de los obispos diocesanos para la aplicación del Motu proprio, recordando que, en caso de controversia sobre la celebración en la forma extraordinaria juzgará la Comisión "Ecclesia Dei".
Se aclara el concepto de "coetus fidelium" (es decir, "grupo de fieles") stabiliter existens ("estable") que desean de poder asistir a la celebración en la forma extraordinaria. Aun dejando a la sabia valoración de los pastores la estimación del número de personas necesario para constituirlo, se precisa que no debe estar necesariamente compuesto por personas pertenecientes a una sola parroquia, sino también por personas de diferentes parroquias e incluso de diferentes diócesis. Teniendo siempre en cuenta el respeto de las exigencias pastorales más amplias, la Instrucción propone un espíritu de "generosa acogida" hacia los grupos de fieles que soliciten la forma extraordinaria o los sacerdotes que pidan celebrar ocasionalmente en esa forma con algunos fieles.
Es muy importante la aclaración (n. 19), según la cual los fieles que piden la celebración en forma extraordinaria "no deben sostener o pertenecer de ninguna manera a grupos que se manifiesten contrarios a la validez o legitimidad de la forma ordinaria" y/o a la autoridad del Papa como Pastor Supremo de la Iglesia universal. Esto estaría en total contradicción con el objetivo de "reconciliación" del Motu proprio mismo.
Se ofrecen importantes indicaciones sobre el "sacerdote idóneo" en la celebración en la forma extraordinaria. Naturalmente, no debe tener impedimentos desde el punto de vista canónico, debe conocer suficientemente bien el latín y el rito que va a celebrar. Por ello, se alienta a los obispos a que ofrezcan en los seminarios oportunidades de formación adecuada para este fin, y se indica la posibilidad de recurrir, si no hay sacerdotes idóneos, a la colaboración de los sacerdotes de los Institutos erigidos por la Comisión "Ecclesia Dei" (que normalmente utilizan la forma extraordinaria).
La Instrucción hace hincapié en que cada sacerdote, sea secular o religioso, tiene licencia para celebrar la Misa "sin pueblo" en la forma extraordinaria si lo desea. Por eso, si no se trata de celebraciones con pueblo, los religiosos no tienen necesidad del permiso de sus superiores.
Siguen –por lo que respecta a la forma extraordinaria- normas relativas a las reglas litúrgicas y al uso de libros litúrgicos (como el Ritual, el Pontifical, el Ceremonial de los obispos), a la posibilidad de utilizar la lengua vernácula para las lecturas (además de la lengua latina, o como alternativa en las "Misas leídas"), a la posibilidad para el clero de usar el Breviario anterior a la reforma litúrgica, a la posibilidad de celebrar el Triduo Sacro en Semana Santa para los grupos de fieles que piden el rito antiguo. Con respecto a las ordenaciones sagradas, el uso de los libros litúrgicos más antiguos sólo se permite en los Institutos que dependen de la Comisión "Ecclesia Dei".
Tras la lectura del documento, se tiene la impresión de tratarse de un texto muy equilibrado, que trata de promover –según la intención del Papa- el uso de la liturgia anterior a la reforma por parte de sacerdotes y fieles que sientan este deseo sincero para su bien espiritual; más aún, trata de garantizar la legitimidad y la eficacia de dicho uso en la medida de lo razonablemente posible. Al mismo tiempo, el texto está animado por la confianza en la sabiduría pastoral de los obispos, e insiste con mucha fuerza en el espíritu de comunión eclesial, que debe estar presente en todos -fieles, sacerdotes, obispos- para que el objetivo de reconciliación, tan presente en la decisión del Santo Padre, no sea obstaculizado o frustrado, sino favorecido y alcanzado.
[00713-04.01] [Texto original: Italiano]
[B0288-XX.01]