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L’UDIENZA GENERALE, 04.05.2011


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha iniziato il nuovo ciclo di catechesi sul tema della preghiera.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA  

Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi vorrei iniziare una nuova serie di catechesi. Dopo le catechesi sui Padri della Chiesa, sui grandi teologi del Medioevo, sulle grandi donne, vorrei adesso scegliere un tema che sta molto a cuore a tutti noi: è il tema della preghiera, in modo specifico di quella cristiana, la preghiera, cioè, che ci ha insegnato Gesù e che continua ad insegnarci la Chiesa. E’ in Gesù, infatti, che l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio con la profondità e l’intimità del rapporto di paternità e di figliolanza. Insieme ai primi discepoli, con umile confidenza ci rivolgiamo allora al Maestro e Gli chiediamo: "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1).

Nelle prossime catechesi, accostando la Sacra Scrittura, la grande tradizione dei Padri della Chiesa, dei Maestri di spiritualità, della Liturgia vogliamo imparare a vivere ancora più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una "Scuola della preghiera". Sappiamo bene, infatti, che la preghiera non va data per scontata: occorre imparare a pregare, quasi acquisendo sempre di nuovo quest’arte; anche coloro che sono molto avanzati nella vita spirituale sentono sempre il bisogno di mettersi alla scuola di Gesù per apprendere a pregare con autenticità. Riceviamo la prima lezione dal Signore attraverso il Suo esempio. I Vangeli ci descrivono Gesù in dialogo intimo e costante con il Padre: è una comunione profonda di colui che è venuto nel mondo non per fare la sua volontà, ma quella del Padre che lo ha inviato per la salvezza dell’uomo.

In questa prima catechesi, come introduzione, vorrei proporre alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture, per rilevare come, praticamente sempre e dappertutto si siano rivolti a Dio.

Comincio con l’antico Egitto, come esempio. Qui un uomo cieco, chiedendo alla divinità di restituirgli la vista, attesta qualcosa di universalmente umano, qual è la pura e semplice preghiera di domanda da parte di chi si trova nella sofferenza, quest’uomo prega: "Il mio cuore desidera vederti... Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me. Che io ti veda! China su di me il tuo volto diletto" (A. Barucq – F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egypte ancienne, Paris 1980, trad. it. in Preghiere dell’umanità, Brescia 1993, p. 30). Che io ti veda; qui sta il nucleo della preghiera!

Presso le religioni della Mesopotamia dominava un senso di colpa arcano e paralizzante, non privo, però, della speranza di riscatto e liberazione da parte di Dio. Possiamo così apprezzare questa supplica da parte di un credente di quegli antichi culti, che suona così: "O Dio che sei indulgente anche nella colpa più grave, assolvi il mio peccato... Guarda, Signore, al tuo servo spossato, e soffia la tua brezza su di lui: senza indugio perdonagli. Allevia la tua punizione severa. Sciolto dai legami, fa’ che io torni a respirare; spezza la mia catena, scioglimi dai lacci" (M.-J. Seux, Hymnes et prières aux Dieux de Babylone et d’Assyrie, Paris 1976, trad. it. in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 37). Sono espressioni che dimostrano come l’uomo, nella sua ricerca di Dio, ne abbia intuito, sia pur confusamente, da una parte la sua colpa, dall’altra aspetti di misericordia e di bontà divina.

All’interno della religione pagana dell’antica Grecia si assiste a un’evoluzione molto significativa: le preghiere, pur continuando a invocare l’aiuto divino per ottenere il favore celeste in tutte le circostanze della vita quotidiana e per conseguire dei benefici materiali, si orientano progressivamente verso le richieste più disinteressate, che consentono all’uomo credente di approfondire il suo rapporto con Dio e di diventare migliore. Per esempio, il grande filosofo Platone riporta una preghiera del suo maestro, Socrate, ritenuto giustamente uno dei fondatori del pensiero occidentale. Così pregava Socrate: "Fate che io sia bello di dentro. Che io ritenga ricco chi è sapiente e che di denaro ne possegga solo quanto ne può prendere e portare il saggio. Non chiedo di più" (Opere I. Fedro 279c, trad. it. P. Pucci, Bari 1966). Vorrebbe essere soprattutto bello di dentro e sapiente, e non ricco di denaro.

In quegli eccelsi capolavori della letteratura di tutti i tempi che sono le tragedie greche, ancor oggi, dopo venticinque secoli, lette, meditate e rappresentate, sono contenute delle preghiere che esprimono il desiderio di conoscere Dio e di adorare la sua maestà. Una di queste recita così: "Sostegno della terra, che sopra la terra hai sede, chiunque tu sia, difficile a intendersi, Zeus, sia tu legge di natura o di pensiero dei mortali, a te mi rivolgo: giacché tu, procedendo per vie silenziose, guidi le vicende umane secondo giustizia" (Euripide, Troiane, 884-886, trad. it. G. Mancini, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 54). Dio rimane un po’ nebuloso e tuttavia l’uomo conosce questo Dio sconosciuto e prega colui che guida le vie della terra.

Anche presso i Romani, che costituirono quel grande Impero in cui nacque e si diffuse in gran parte il Cristianesimo delle origini, la preghiera, anche se associata a una concezione utilitaristica e fondamentalmente legata alla richiesta della protezione divina sulla vita della comunità civile, si apre talvolta a invocazioni ammirevoli per il fervore della pietà personale, che si trasforma in lode e ringraziamento. Ne è testimone un autore dell’Africa romana del II secolo dopo Cristo, Apuleio. Nei suoi scritti egli manifesta l’insoddisfazione dei contemporanei nei confronti della religione tradizionale e il desiderio di un rapporto più autentico con Dio. Nel suo capolavoro, intitolato Le metamorfosi, un credente si rivolge a una divinità femminile con queste parole: "Tu sì sei santa, tu sei in ogni tempo salvatrice dell’umana specie, tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali, tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre. Né giorno né notte né attimo alcuno, per breve che sia, passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici" (Apuleio di Madaura, Metamorfosi IX, 25, trad. it. C. Annaratone, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 79).

Nello stesso periodo l’imperatore Marco Aurelio – che era pure filosofo pensoso della condizione umana – afferma la necessità di pregare per stabilire una cooperazione fruttuosa tra azione divina e azione umana. Scrive nei suo Ricordi: "Chi ti ha detto che gli dèi non ci aiutino anche in ciò che dipende da noi? Comincia dunque a pregarli, e vedrai" (Dictionnaire de Spiritualitè XII/2, col. 2213). Questo consiglio dell’imperatore filosofo è stato effettivamente messo in pratica da innumerevoli generazioni di uomini prima di Cristo, dimostrando così che la vita umana senza la preghiera, che apre la nostra esistenza al mistero di Dio, diventa priva di senso e di riferimento. In ogni preghiera, infatti, si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al Cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio.

Cari amici, in questi esempi di preghiere delle diverse epoche e civiltà emerge la consapevolezza che l’essere umano ha della sua condizione di creatura e della sua dipendenza da un Altro a lui superiore e fonte di ogni bene. L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte. Le religioni pagane rimangono un’invocazione che dalla terra attende una parola dal Cielo. Uno degli ultimi grandi filosofi pagani, vissuto già in piena epoca cristiana, Proclo di Costantinopoli, dà voce a questa attesa, dicendo: "Inconoscibile, nessuno ti contiene. Tutto ciò che pensiamo ti appartiene. Sono da te i nostri mali e i nostri beni, da te ogni nostro anelito dipende, o Ineffabile, che le nostre anime sentono presente, a te elevando un inno di silenzio" (Hymni, ed. E. Vogt, Wiesbaden 1957, in Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 61).

Negli esempi di preghiera delle varie culture, che abbiamo considerato, possiamo vedere una testimonianza della dimensione religiosa e del desiderio di Dio iscritto nel cuore di ogni uomo, che ricevono compimento e piena espressione nell’Antico e nel Nuovo Testamento. La Rivelazione, infatti, purifica e porta alla sua pienezza l’anelito originario dell’uomo a Dio, offrendogli, nella preghiera, la possibilità di un rapporto più profondo con il Padre celeste.

All’inizio di questo nostro cammino nella "Scuola della preghiera" vogliamo allora chiedere al Signore che illumini la nostra mente e il nostro cuore perché il rapporto con Lui nella preghiera sia sempre più intenso, affettuoso e costante. Ancora una volta diciamoGli: "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1).

[00649-01.01[Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE  

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs, je voudrais commencer aujourd’hui une nouvelle série de catéchèses, consacrée au thème de la prière, celle que Jésus nous a enseignée et que l’Église continue à nous enseigner. C’est en Jésus que l’homme devient capable de s’approcher de Dieu, dans une relation profonde et intime. Nous chercherons à vivre plus intensément notre relation au Seigneur, dans une sorte d’École de la prière. Car nous savons bien que la prière ne va pas de soi, il faut apprendre à prier de manière authentique en nous mettant à l’école de Jésus. Dans les anciennes cultures, toujours et partout, les hommes se sont adressés à Dieu. Nous y trouvons la conscience que l’être humain a de sa condition de créature et de sa dépendance d’un Autre qui lui est supérieur et source de tout bien. L’homme de tous les temps prie parce qu’il se demande quel est le sens de son existence. Les exemples de prière de ces cultures anciennes sont un témoignage de la dimension religieuse et du désir de Dieu inscrits dans le cœur de l’homme. La Révélation biblique purifie et porte à sa plénitude cet élan de l’homme vers Dieu, en lui offrant, dans la prière, la possibilité d’une relation plus profonde avec le Père céleste. Avec les premiers disciples, nous disons avec confiance : « Seigneur apprends-nous à prier » (Lc 11, 1).

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones. Je salue en particulier les enfants de l’école grecque orthodoxe Oreokastron, de Thessalonique, et les pèlerins de République Centrafricaine. Que votre pèlerinage à Rome vous aide à découvrir ou à redécouvrir la nécessité de la prière dans votre vie. Avec ma Bénédiction apostolique!

[00650-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese  

Dear Brothers and Sisters,

The new series of catecheses which we begin today are devoted to prayer and, in particular, the prayer proper to Christians. Christian prayer is grounded in the gift of new life brought by Christ; it is an "art" in which Christ, the Son of God, is our supreme teacher. At the same time, prayer is a part of the human experience, as we see from the ancient cultures of Egypt, Mesopotamia, Greece and Rome. There we find eloquent expressions of a desire to see God, to experience his mercy and forgiveness, to grow in virtue and to experience divine help in all that we do. In these cultures there is also a recognition that prayer opens man to a deeper understanding of our dependence on God and life’s ultimate meaning. The pagan religions, however, remain a plea for divine help, an expression of that profound human yearning for God which finds its highest expression and fulfilment in the Old and New Testaments. Divine revelation, in fact, purifies and fulfils man’s innate desire for God and offers us, through prayer, the possibility of a deeper relationship with our heavenly Father. With the disciples, then, let us ask the Lord: "Teach us to pray" (cf. Lk 11:1).

I welcome all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from Denmark, Finland, Sweden, Nigeria, Japan, Singapore and the United States. My particular greeting goes to the pilgrimage group from the Archdiocese of Kampala, led by Archbishop Cyprian Kizito Lwanga. Upon all of you I invoke an abundance of joy and peace in the Risen Christ!

[00651-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

Nach einer Serie von Audienzen über die großen Heiligen der Kirche beginne ich heute eine neue Reihe, die man überschreiben könnte: »Schule des Gebets«. Beten ist Sprechen mit Gott. Um einen echten Dialog führen zu können, ist es nötig, Gott zu kennen, ihm nahezukommen, einen Weg zu ihm zu finden. Bei diesem Streben ist Jesus Christus uns Vorbild und Lehrer. Die Jünger, die wußten, daß er im inneren Gespräch mit dem Vater steht, baten ihn: Herr, lehre uns beten! Sie haben gespürt, daß sie nur durch Jesus sich Gott nähern konnten, der ihnen die Tiefe und Intensität der Beziehung eines Kindes zu Gott dem Vater vorlebte. Heute nun möchte ich in dieser ersten Katechese einer längeren Reihe zunächst einen kurzen Blick auf das Beten der antiken, nicht christlichen Völker richten. Denn immer schon wußten die Menschen irgendwie, daß es so etwas wie Gott gibt, auch wenn sie kein genaues Bild davon hatten; immer wußten sie, daß über ihnen eine Macht ist, die uns hören kann, zu der wir sprechen können. So kennen wir schon aus frühester Zeit Zeugnisse solcher Gebete, z. B. die Bittgebete von Menschen, die leiden oder sich in Gefahr befinden und zu diesem geheimnisvollen Gott rufen. Aus Mesopotamien sind auch Reuegebete bekannt, denen ein Bewußtsein für Schuld zugrunde liegt, aber in denen auch die Hoffnung auf Rettung und Befreiung zum Ausdruck kommt. Wenn auch noch undeutlich, so hatten die Menschen damit schon eine Ahnung von Gottes Erbarmen und Güte. In der weiteren Geschichte verstärkt sich das Verlangen der Menschen, Gott tiefer zu erkennen, ihm näherzukommen, ihn besser zu kennen und ihn so recht anzubeten. Der römische Kaiser Marc Aurel kam zu der Einsicht, daß das regelmäßige Beten für ein gedeihliches Zusammenwirken von göttlichem und menschlichem Tun notwendig ist. In diesen Beispielen von Gebeten in den verschiedenen Kulturen und Religionen können wir ein Zeugnis der religiösen Dimension des Menschen sehen, daß uns allen ein Wissen um Gott eingeschrieben ist, ein Bedürfnis nach Gott und ein Wissen darum, daß wir mit ihm in Kontakt treten müssen. Diese Ahnung, dieses Ausgreifen nach Gott findet dann seine Erfüllung, seinen vollendeten Ausdruck im Alten und Neuen Testament. Denn die Offenbarung reinigt die ursprüngliche Sehnsucht des Menschen nach Gott, klärt ihm das Bild Gottes selbst und lehrt ihn so, auf rechte Weise mit Gott in eine wirkliche Beziehung zu kommen.

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, heute besonders die Familien, die Freunde und die Gäste der neuen Schweizergardisten. Der Herr zeige euch die Schönheit des Gebets und schenke euch die Kraft, mit ihm das Gute zu tun. Danke.

[00652-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola  

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy comenzamos un ciclo de catequesis que se centrará en el tema de la oración. Desarrollaremos una especie de Escuela de Oración, basada en la Escritura y en la gran Tradición de la Iglesia, en la que nuestro ejemplo será Jesús y su diálogo íntimo y constante con el Padre. Por ello, como los discípulos, le pedimos: "Enséñanos a orar". En esta primera catequesis, y como introducción, quisiera repasar algunos ejemplos de oración en las culturas antiguas que nos revelan cómo el hombre se ha dirigido a Dios y ha sentido el deseo de buscar la comunión con Él. A veces era una simple oración de petición, como la del ciego que suplica la luz a la divinidad. O aquella del hombre pecador que mira con esperanza a la deidad y le suplica el perdón. En ellas se puede ver cómo esos hombres han sabido captar, de algún modo, la misericordia y la bondad de Dios. Pero también encontramos oraciones más profundas, en las que no se pide un beneficio, sino crecer por dentro, moral y espiritualmente, y avanzar en el conocimiento de Dios, buscando la adoración, la alabanza o la acción de gracias. En resumen, estos ejemplos expresan la verdad del hombre, que por un lado se reconoce pequeño y pide ayuda, y por otro está dotado de una dignidad extraordinaria que lo hace capaz de acoger la Revelación y entrar en comunión con Dios.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los formadores y alumnos del Seminario Menor de la Asunción de Santiago de Compostela y a los demás grupos provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Os invito a que experimentando el anhelo de Dios que está en el interior del hombre, pidáis al Señor que ilumine vuestros corazones para que vuestra relación con Él en la oración sea cada vez más intensa. Muchas gracias.

[00653-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese  

Queridos irmãos e irmãs,

Nas próximas catequeses, como se fossem uma «Escola da Oração», queremos aprender a viver mais intensamente o nosso relacionamento com o Senhor, abordando a realidade da oração na Sagrada Escritura, nos Padres da Igreja, nos mestres de espiritualidade e liturgia. De facto, até as pessoas mais adiantadas na vida espiritual sentem necessidade incessante de voltar à escola de Jesus. Na verdade, é em Jesus que o ser humano se torna capaz de abeirar-se de Deus com a profundidade e a intimidade próprias duma relação entre pai e filho. Nesta relação, encontra a sua forma perfeita e definitiva o desejo de Deus inscrito no coração de cada homem e mulher. Dão testemunho deste desejo universal as variadas orações presentes nas antigas culturas do Egipto, Mesopotâmia Grécia e Roma. Nestes exemplos de oração, ressalta a consciência que o ser humano tem da sua condição de criatura e da sua dependência de Outrem que está acima dele e é a fonte de todo o seu bem.

Uma cordial saudação para todos os peregrinos de língua portuguesa, com menção particular dos fiéis de Salto de Pirapora e as Irmãs Franciscanas Catequistas do Brasil e do grupo «Ajuda à Igreja que sofre» de Portugal, que aqui vieram movidos pelo desejo de afirmar e consolidar a sua fé e adesão a Cristo: o Senhor vos encha de alegria e o seu Espírito ilumine as decisões da vossa vida para realizardes fielmente o projecto de Deus a vosso respeito. Acompanha-vos a minha oração e Bênção.

[00654-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE  

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Raz jeszcze pozdrawiam pielgrzymów, którzy wraz ze swymi pasterzami przybyli na beatyfikację mojego umiłowanego poprzednika na Stolicy Piotrowej, błogosławionego Jana Pawła II. Niech Jego zawierzenie Matce Bożej, zawarte w zawołaniu „Totus Tuus" będzie zachętą dla każdego z was i dla całego narodu polskiego, którego Maryja jest Królową. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi qui presenti. Ancora una volta saluto i pellegrini, venuti insieme con i loro pastori per la beatificazione del mio amatissimo predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Il suo affidarsi alla Madre di Dio, contenuto nell’invocazione "Totus Tuus", sia un incoraggiamento per ognuno di voi e per tutto il popolo polacco, per il quale Maria è Regina.

Sia lodato Gesù Cristo.]

Saluto in lingua slovacca  

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Farnosti Štefultov. Bratia a sestry, nedávno sme začali mesiac máj, tradične spojený s mariánskou úctou. Pozývam vás do školy Panny z Nazareta, od nej sa učte milovať Pána a blížneho. S láskou žehnám vás i vašich drahých vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalla Parrocchia di Štefultov. Fratelli e sorelle, abbiamo iniziato da pochi giorni il mese di maggio, tradizionalmente legato alla devozione mariana. Vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare da Lei ad amare il Signore e il prossimo. Con affetto benedico voi ed i vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00656-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana  

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Seminaristi di Catania e di Caltagirone e i Novizi salesiani, e li esorto a conservare l’intima unione con Cristo nella preghiera fervorosa per prepararsi così a svolgere con frutto la missione evangelizzatrice. Saluto i fedeli della parrocchia cattedrale di Lucera, augurando che la visita a Roma sia per ciascuno ricca di frutti spirituali.

Desidero infine rivolgermi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. E’ iniziato da poco il mese di maggio che, in molte parti del mondo, il popolo cristiano dedica alla Madonna. Cari giovani, mettetevi ogni giorno alla scuola di Maria Santissima per imparare da Lei a compiere la volontà di Dio. Contemplando la Madre di Cristo crocifisso, voi, cari malati, sappiate cogliere il valore salvifico di ogni sofferenza vissuta insieme con Gesù. E voi, cari sposi novelli, invocate la sua protezione materna, perché nella vostra famiglia regni sempre il clima della casa di Nazareth.

[00657-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0263-XX.01]