Si svolge questa sera al Circo Massimo di Roma una Veglia di preghiera e di ringraziamento a Dio per la vita e il ministero del Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, alla vigilia della cerimonia di Beatificazione.
La celebrazione della Veglia, articolata in due parti, inizia alle ore 20 per concludersi verso le 22.40.
Nella prima parte - la Celebrazione della Memoria - portano la loro testimonianza due stretti collaboratori di Papa Giovanni Paolo II: il Dr. Joaquín Navarro-Valls e il Card. Stanis»aw Dziwisz, e Sr. Marie Simon-Pierre, la cui guarigione miracolosa ha aperto la via per la beatificazione.
La seconda parte è imperniata sulla Celebrazione dei Misteri Luminosi del S. Rosario. Dopo il canto dell’Inno del Beato Giovanni Paolo II "Aprite le porte a Cristo", interviene il Card. Vicario Agostino Vallini, che presenta in sintesi la personalità spirituale e pastorale del Beato.
Segue la recita del Rosario che viene celebrato in collegamento diretto con 5 Santuari mariani sparsi nel mondo. Ognuno dei Misteri del Rosario è legato ad una intenzione di preghiera, cara a Giovanni Paolo II:
- il Santuario di ºagniewniki in Cracovia – Intenzione di preghiera: i Giovani.
- il Santuario di Kawekamo - Bugando (Tanzania) – Intenzione di preghiera: la Famiglia.
- il Santuario di Notre Dame du Lebanon - Harissa in Libano – Intenzione di preghiera: l’Evangelizzazione.
- la Basilica di Sancta Maria de Guadalupe - Città del Messico – Intenzione di preghiera: la speranza e la pace dei popoli.
- il Santuario di Fatima – Intenzione di preghiera: La Chiesa.
Il Santo Rosario si conclude con la preghiera conclusiva recitata dal Santo Padre Benedetto XVI che - rientrato in Vaticano nel pomeriggio dalla residenza di Castel Gandolfo - si collega con il Circo Massimo per impartire la Benedizione Apostolica a tutti i partecipanti alla Veglia.
Di seguito riportiamo il testo delle parole che il Cardinale Agostino Vallini, Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, pronuncia prima della recita del Santo Rosario:
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INTERVENTO DEL CARDINALE AGOSTINO VALLINI Cari fratelli e sorelle!
La Provvidenza ci dona questa sera la gioia di vivere una grande esperienza di grazia e di luce. Con questa Veglia Mariana di Preghiera desideriamo prepararci alla celebrazione di domani, la solenne Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II. A sei anni dalla pia morte del grande Papa è particolarmente viva nella Chiesa e nel mondo la memoria di Lui, per 27 anni Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale. Per l’amato Pontefice sentiamo venerazione, affetto, ammirazione e profonda gratitudine.
Della sua vita raccogliamo anzitutto la testimonianza di fede: una fede convinta e forte, libera da paure e compromessi, coerente fino all’ultimo respiro, forgiata dalle prove, dalla fatica e dalla malattia, il cui influsso benefico si è diffuso in tutta la Chiesa, anzi in tutto il mondo; una testimonianza accolta dappertutto, nei suoi viaggi apostolici, da milioni di uomini e donne di tutte le razze e le culture.
Egli è vissuto per Dio, si è consegnato interamente a Lui per servire la Chiesa, come offerta sacrificale. Soleva ripetere spesso questa invocazione: "Gesù, Pontefice, che consegnasti te stesso a Dio come offerta e vittima, abbi pietà di noi". Suo grande desiderio era di diventare sempre più una cosa sola con Cristo Sacerdote, mediante il Sacrificio eucaristico, da cui traeva forza e coraggio per la sua infaticabile azione apostolica. Cristo era all’inizio, al centro e al vertice di ogni sua giornata; Cristo era il senso e lo scopo della sua azione; da Cristo attingeva energia e pienezza di umanità. Ciò spiega il bisogno e il desiderio che aveva di pregare: ogni giorno dedicava alla preghiera lunghe ore, e il suo lavoro era penetrato e attraversato dalla preghiera.
In questa fede, vissuta fin nelle più intime fibre, possiamo comprendere il mistero della sofferenza, che lo ha segnato fin da giovane e lo ha purificato come l’oro che viene provato con il fuoco (cfr. 1 Pt 1, 7). Noi tutti siamo rimasti ammirati dalla docilità di spirito con cui egli ha affrontato il pellegrinaggio della malattia, fino all’agonia e alla morte.
Testimone dell’epoca tragica delle grandi ideologie, dei regimi totalitari e del loro tramonto, Giovanni Paolo II ha colto con anticipo il forte travaglio, segnato da tensioni e contraddizioni, della transizione dell’epoca moderna verso una nuova fase della storia, mostrando costante premura perché la persona umana ne fosse protagonista. Dell’uomo è stato difensore strenuo e credibile presso gli Stati e le Istituzioni internazionali, che lo hanno rispettato e gli hanno reso omaggio riconoscendolo messaggero di giustizia e di pace.
Con lo sguardo fisso su Cristo, Redentore dell’uomo, ha creduto nell’uomo e gli ha mostrato apertura, fiducia, vicinanza. Ha amato l’uomo e lo ha spinto a sviluppare in se stesso il potenziale di fede per vivere da persona libera e cooperare alla realizzazione di una umanità più giusta e solidale, come operatore di pace e costruttore di speranza. Convinto che solo l’esperienza spirituale può ricolmare l’uomo, egli diceva: le sorti di ogni uomo e dei popoli sono legate a Cristo, unico liberatore e salvatore.
Ha scritto nella sua prima enciclica: "L’uomo non può vivere senza amore…La sua vita [rimane] priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore … Cristo Redentore..,. rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso… " (RH, 10). E la vibrante parola con cui diede inizio al Pontificato: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! … Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!", attesta che per lui l’amore di Dio è inseparabile dall’amore per l’uomo e per la sua salvezza.
In questo suo straordinario slancio di amore per l’umanità, ha amato, di amore premuroso e tenero, tutti i "feriti dalla vita" – come egli chiamava i poveri, i malati, i senza nome, gli esclusi a priori - ma di amore singolarissimo ha amato i giovani. Le convocazioni delle Giornate mondiali della Gioventù avevano per lui lo scopo di rendere i giovani protagonisti del loro futuro, diventando costruttori della storia. I giovani – diceva – sono la ricchezza della Chiesa e della società. E li invitava a prepararsi alle grandi scelte, a guardare avanti con fiducia, confidando nelle proprie capacità e seguendo Cristo e il Vangelo.
Cari fratelli e sorelle, noi tutti conosciamo la singolarissima devozione di Giovanni Paolo II alla Madonna. Il motto dello stemma del suo Pontificato, Totus tuus, riassume bene la sua vita tutta orientata a Cristo per mezzo di Maria: "ad Iesum per Mariam". Come il discepolo Giovanni, il "discepolo amato", sotto la Croce, nell'ora della morte del Redentore, accolse Maria nella sua casa (Gv 19, 26-27), Giovanni Paolo II volle Maria misticamente sempre accanto a sé, facendola partecipe della sua vita e del suo ministero e si sentè da Lei accolto e amato.
Il ricordo dell'amato Pontefice, profeta di speranza, non deve significare per noi un ritorno al passato, ma facendo tesoro della sua eredità umana e spirituale, sia una spinta a guardare avanti. Risuonino nel nostro cuore, questa sera, le parole che egli scrisse nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte al termine del grande Giubileo dell’anno 2000: "Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull’aiuto di Dio. Il Figlio di Dio,…, compie anche oggi la sua opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e soprattutto un cuore grande per diventarne noi stessi strumenti".
La Vergine Maria, Madre della Chiesa, che ora invochiamo con la preghiera del Rosario, tanto cara a Giovanni Paolo II, ci aiuti ad essere in ogni circostanza, testimoni di Cristo e annunciatori dell’amore di Dio nel mondo. Amen.
[00633-01.01] [Testo originale: Italiano]
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TRADUZIONE DI LAVORO IN LINGUA INGLESE Dear brothers and sisters!
Divine Providence gives us this evening the joy of a great experience of grace and light. With this Marian prayer vigil we hope to prepare ourselves for tomorrow’s celebration, the solemn beatification of the Venerable Servant of God John Paul II. Even though it has been six years since the death of the great Pope—Bishop of Rome and Pastor of the universal Church for 27 years—his memory is particularly vibrant. We feel veneration, affection, admiration, and deep gratitude for the beloved pontiff.
We, above all, remember his witness of faith: a convinced and strong faith, free from fear or compromises, true until his last breath, forged by trails, fatigue, and illness, whose beneficent influence has spread throughout the Church, indeed, throughout the world. His witness, through his apostolic travels, inspired millions of men and women of all races and cultures.
He lived for God. He offered himself entirely to God to serve the Church as a sacrificial offering. He would often repeat this prayer: "Jesus, Pontiff, who handed himself to God as offering and victim, have mercy on us". His great desire was to become more and more one with Christ the Priest through the Eucharistic sacrifice from which he drew strength and courage for his tireless apostolic action. Christ was the beginning, the center, and the apex of each of his days. Christ was the sense and the purpose of his actions. From Christ he drew energy and fullness of humanity. This explains the need and the desire he had for prayer: Each of his days was dedicated to long hours of prayer and his work was penetrated and infused by prayer.
In this faith, which he lived in his most inner being, we can understand the mystery of the suffering that marked him from when he was young and which purified him like gold that is tested by fire (1Pt 1:7). We were all amazed by the docility of spirit with which he faced the pilgrimage of his disease, even to the point of agony and death.
He was witness to the tragic age of big ideologies, totalitarian regimes, and from their passing John Paul II embraced the harsh suffering, marked by tension and contradictions, of the transition of the modern age toward a new phase of history, showing constant concern that the human person be its protagonist. He was a staunch and credible defender of the human person to the nations and the international institutions, which respected him and have paid him homage, recognizing him as a messenger of justice and peace.
With his gaze fixed on Christ, the Redeemer of humanity, he believed in humanity and showed his openness, trust, and closeness. He loved the human person, pushing us to develop in ourselves the potential of faith to live as free persons, cooperating in the realization of a more just and caring humanity, as workers for peace and builders of hope. Convinced that only the spiritual experience can satisfy humanity he said: the fate of every person and of all peoples is tied to Christ, the only liberator and Savior.
In his first encyclical he wrote: "Man cannot live without love. … His life [remains] senseless, if love is not revealed to him … Christ the Redeemer "fully reveals man to himself" (RH, 10). He began his pontificate with these vibrant words: "Don’t be afraid! Open, open wide the doors to Christ! … Christ knows what is in the human person. Only he knows!". These words bear witness that he believed that God’s love is inseparable from the love for humans and their salvation.
In his extraordinary energy of love for humanity he loved, with a kind and tender love, all those "wounded by life", as he called the poor, the sick, the nameless, and those excluded a priori—but he had a particular love for the youth. His calls for the World Youth Days had the purpose of making youth into the protagonists of their own future, becoming builders of history. The youth, he said, are the wealth of the Church and of society. He invited them to prepare for the big choices to be made, to look ahead with confidence, trusting in their own abilities and following Christ and the Gospel.
Dear brothers and sisters, we all know John Paul II’s singular devotion to the Madonna. The motto on the coat of arms of his pontificate, Totus tuus, summarizes well his life, which was oriented toward Christ by means of Mary: ad Iesum per Mariam. As the disciple John, the "beloved disciple", under the Cross at the Redeemer’s death, took Mary into his home (Jn 19:26–27), John Paul II wanted to always keep Mary mystically close to himself, making her part of his life and his ministry, feeling embraced and loved by her.
The remembrance of our beloved pontiff, prophet of hope, should not mean a return to the past for us, but let us make the most of his human and spiritual heritage; let it be an impetus to look forward. May the words that he wrote in his apostolic letter Novo millennio ineunte from the great Jubilee Year of 2000 resound in our hearts: "Let us go forward in hope! A new millennium is opening before the Church like a vast ocean upon which we shall venture, relying on the help of Christ. The Son of God … is at work even today: we need discerning eyes to see this and, above all, a generous heart to become the instruments of his work."
The Virgin Mary, Mother of the Church, so dear to Pope John Paul II, whom we now call upon in the praying of the Rosary, help us, in every circumstance, to be witnesses of Christ and proclaimers of God’s love in the world. Amen.
[00633-02.01] [Original text: Italian]
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TRADUZIONE DI LAVORO IN LINGUA SPAGNOLA ¡Queridos hermanos y hermanas!.
La Providencia nos da esta tarde la alegría de vivir una gran experiencia de gracia y de luz. Con esta vigilia de oración mariana queremos prepararnos a la celebración de mañana, la solemne beatificación del Venerable Siervo de Dios Juan Pablo II. Seis años después de la muerte de este gran Papa sigue siendo muy fuerte en la Iglesia y en el mundo el recuerdo de quien fue durante 27 años Obispo de Roma y Pastor de la Iglesia universal. Sentimos por el amado pontífice veneración, afecto, admiración y profunda gratitud.
De su vida, aprendemos, en primer lugar, el testimonio de la fe: una fe arraigada y fuerte, libre de miedos y de compromisos, coherente hasta el último aliento, forjada por las pruebas, la fatiga y la enfermedad, cuya benéfica influencia se ha difundido en toda la Iglesia, más aún, en todo el mundo; un testimonio acogido en todos los lugares, en sus viajes apostólicos, por millones de hombres y mujeres de todas las razas y culturas.
Vivió para Dios, se entregó por completo a Él para servir a la Iglesia como una ofrenda sacrificial. Solía repetir esta invocación: "Jesús, Pontífice, que te entregaste a Dios como ofrenda y víctima, ten misericordia de nosotros". Era su gran deseo ser cada vez más una sola cosa con Cristo Sacerdote mediante el sacrificio eucarístico, que le daba fuerza y valor para su incansable actividad apostólica. Cristo era el principio, el centro y la cima de cada uno de sus días. Cristo era el sentido y la finalidad de su acción; de Cristo sacaba energías y plenitud de humanidad. Así se explica la necesidad y el deseo que tenía de rezar: todos los días dedicaba largas horas a la oración, y su trabajo estaba imbuido y atravesado por la oración.
Gracias a esa fe, vivida hasta lo más profundo de su ser, comprendemos el misterio del sufrimiento, que lo marcó desde joven y lo purificó como el oro se prueba con el fuego (cf. 1 P 1, 7). Todos estábamos admirados por la docilidad de espíritu con que afrontó la peregrinación de la enfermedad, hasta la agonía y la muerte.
Testigo de la época trágica de las grandes ideologías, de los regímenes totalitarios y de su ocaso, Juan Pablo II intuyó con antelación el trabajoso pasaje, marcado por tensiones y contradicciones, de la época moderna hacia una nueva fase de la historia, mostrando una atención constante para que su protagonista fuese la persona humana. Del hombre fue defensor firme y creíble ante los Estados e Instituciones internacionales que lo respetaban y le rendían homenaje reconociéndolo como mensajero de justicia y paz.
Con la mirada fija en Cristo, Redentor del hombre, ha creído en el hombre y le ha mostrado apertura, confianza, cercanía. Ha amado al hombre y le ha impulsado a desarrollar dentro de sí el potencial de la fe para vivir como una persona libre y cooperar en la realización de una humanidad más justa y solidaria, como operador de paz y constructor de esperanza. Convencido de que sólo la experiencia espiritual puede colmar al hombre, decía: "el destino de cada hombre y de los pueblos están ligados a Cristo, único liberador y salvador".
En su primera encíclica escribió: "El hombre no puede vivir sin amor… Su vida está privada de sentido si no se le revela el amor… Cristo Redentor… revela plenamente el hombre al mismo hombre…". Y la palabra vibrante con la que comenzó su pontificado: "¡No tengáis miedo! ¡Abrid de par en par las puertas a Cristo! ... Cristo conoce lo que hay dentro del hombre. ¡Sólo El lo conoce!" demuestra que para él el amor de Dios es inseparable del amor por el hombre y por su salvación.
En su extraordinario impulso de amor por la humanidad, ha amado, con un amor tierno, a todos los "heridos por la vida" - como llamaba a los pobres, enfermos, los sin nombre, los excluidos a priori-, pero con un amor muy singular ha amado a la gente joven. Las convocaciones de las Jornadas Mundiales de la Juventud tenían como fin que los jóvenes fueran protagonistas de su futuro, convirtiéndose en constructores de la historia. Los jóvenes –decía-, son la riqueza de la Iglesia y de la sociedad. Y les invitaba a prepararse para las grandes decisiones, a mirar hacia adelante con confianza, confiando en las propias capacidades y siguiendo a Cristo y el Evangelio.
Queridos hermanos y hermanas, todos conocemos la singular devoción de Juan Pablo II a la Virgen. El lema del escudo de su pontificado, Totus tuus, resume su vida totalmente orientada a Cristo por medio de María: "ad Iesum de Mariam". Como el discípulo Juan, el "discípulo amado", bajo la cruz, a la hora de la muerte del Redentor, acogió a María en su casa (Jn 19: 26-27), Juan Pablo II quiso a María místicamente siempre a su lado, haciéndola partícipe de su vida y de su ministerio y se sintió acogido y amado por Ella.
El recuerdo del amado Pontífice, profeta de esperanza, no debe significar para nosotros un regreso al pasado, sino que aprovechando su patrimonio humano y espiritual, sea un impulso para mirar hacia adelante. Resuenan en nuestro corazón esta noche las palabras que escribió en su Carta apostólica "Novo millennio ineunte", al final del Gran Jubileo del Año 2000: "¡Caminemos con esperanza! Un nuevo milenio se abre ante la Iglesia como un océano inmenso en el cual hay que aventurarse, contando con la ayuda de Cristo. El Hijo de Dios, … realiza también hoy su obra. Hemos de aguzar la vista para verla y, sobre todo, tener un gran corazón para convertirnos nosotros mismos en sus instrumentos".
La Virgen María, Madre de la Iglesia, que ahora invocamos con la oración del Rosario, que tanto le gustaba a Juan Pablo II, nos ayude a ser en todas las circunstancias, testigos de Cristo y anunciadores del amor de Dios en el mundo. Amén.
[00633-04.01] [Texto original: Italiano]
[B0252-XX.01]