L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato del Triduo Pasquale, culmine dell’itinerario quaresimale.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
siamo ormai giunti al cuore della Settimana Santa, compimento del cammino quaresimale. Domani entreremo nel Triduo Pasquale, i tre giorni santi in cui la Chiesa fa memoria del mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù. Il Figlio di Dio, dopo essersi fatto uomo in obbedienza al Padre, divenendo in tutto simile a noi eccetto il peccato (cfr Eb 4,15), ha accettato di compiere fino in fondo la sua volontà, di affrontare per amore nostro la passione e la croce, per farci partecipi della sua risurrezione, affinché in Lui e per Lui possiamo vivere per sempre, nella consolazione e nella pace. Vi esorto pertanto ad accogliere questo mistero di salvezza, a partecipare intensamente al Triduo pasquale, fulcro dell’intero anno liturgico e momento di particolare grazia per ogni cristiano; vi invito a cercare in questi giorni il raccoglimento e la preghiera, così da attingere più profondamente a questa sorgente di grazia. A tale proposito, in vista delle imminenti festività, ogni cristiano è invitato a celebrare il sacramento della Riconciliazione, momento di speciale adesione alla morte e risurrezione di Cristo, per poter partecipare con maggiore frutto alla Santa Pasqua.
Il Giovedì Santo è il giorno in cui si fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio ministeriale. In mattinata, ciascuna comunità diocesana, radunata nella Chiesa Cattedrale attorno al Vescovo, celebra la Messa crismale, nella quale vengono benedetti il sacro Crisma, l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi. A partire dal Triduo pasquale e per l’intero anno liturgico, questi Oli verranno adoperati per i Sacramenti del Battesimo, della Confermazione, delle Ordinazioni sacerdotale ed episcopale e dell’Unzione degli Infermi; in ciò si evidenzia come la salvezza, trasmessa dai segni sacramentali, scaturisca proprio dal Mistero pasquale di Cristo; infatti, noi siamo redenti con la sua morte e risurrezione e, mediante i Sacramenti, attingiamo a quella medesima sorgente salvifica. Durante la Messa crismale, domani, avviene anche il rinnovo delle promesse sacerdotali. Nel mondo intero, ogni sacerdote rinnova gli impegni che si è assunto nel giorno dell’Ordinazione, per essere totalmente consacrato a Cristo nell’esercizio del sacro ministero a servizio dei fratelli. Accompagniamo i nostri sacerdoti con la nostra preghiera.
Nel pomeriggio del Giovedì Santo inizia effettivamente il Triduo pasquale, con la memoria dell’Ultima Cena, nella quale Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua, dando compimento al rito pasquale ebraico. Secondo la tradizione, ogni famiglia ebrea, radunata a mensa nella festa di Pasqua, mangia l’agnello arrostito, facendo memoria della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d’Egitto; così nel cenacolo, consapevole della sua morte imminente, Gesù, vero Agnello pasquale, offre sé stesso per la nostra salvezza (cfr 1Cor 5,7). Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato. Durante l’Ultima Cena, gli Apostoli vengono costituiti ministri di questo Sacramento di salvezza; ad essi Gesù lava i piedi (cfr Gv 13,1-25), invitandoli ad amarsi gli uni gli altri come Lui li ha amati, dando la vita per loro. Ripetendo questo gesto nella Liturgia, anche noi siamo chiamati a testimoniare fattivamente l’amore del nostro Redentore.
Il Giovedì Santo, infine, si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Lasciato il cenacolo, Egli si ritirò a pregare, da solo, al cospetto del Padre. In quel momento di comunione profonda, i Vangeli raccontano che Gesù sperimentò una grande angoscia, una sofferenza tale da fargli sudare sangue (cfr Mt 26,38). Nella consapevolezza della sua imminente morte in croce, Egli sente una grande angoscia e la vicinanza della morte. In questa situazione, appare anche un elemento di grande importanza per tutta la Chiesa. Gesù dice ai suoi: rimanete qui e vigilate; e questo appello alla vigilanza concerne proprio questo momento di angoscia, di minaccia, nella quale arriverà il proditore [traditore], ma concerne tutta la storia della Chiesa. E' un messaggio permanente per tutti i tempi, perché la sonnolenza dei discepoli era non solo il problema di quel momento, ma è il problema di tutta la storia. La questione è in che cosa consiste questa sonnolenza, in che cosa consisterebbe la vigilanza alla quale il Signore ci invita. Direi che la sonnolenza dei discepoli lungo la storia è una certa insensibilità dell'anima per il potere del male, un’insensibilità per tutto il male del mondo. Noi non vogliamo lasciarci turbare troppo da queste cose, vogliamo dimenticarle: pensiamo che forse non sarà così grave, e dimentichiamo. E non è soltanto insensibilità per il male, mentre dovremmo vegliare per fare il bene, per lottare per la forza del bene. È insensibilità per Dio: questa è la nostra vera sonnolenza; questa insensibilità per la presenza di Dio che ci rende insensibili anche per il male. Non sentiamo Dio - ci disturberebbe - e così non sentiamo, naturalmente, anche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità. L'adorazione notturna del Giovedì Santo, l'essere vigili col Signore, dovrebbe essere proprio il momento per farci riflettere sulla sonnolenza dei discepoli, dei difensori di Gesù, degli apostoli, di noi, che non vediamo, non vogliamo vedere tutta la forza del male, e che non vogliamo entrare nella sua passione per il bene, per la presenza di Dio nel mondo, per l'amore del prossimo e di Dio.
Poi, il Signore comincia a pregare. I tre apostoli - Pietro, Giacomo, Giovanni - dormono, ma qualche volta si svegliano e sentono il ritornello di questa preghiera del Signore: "Non la mia volontà, ma la tua sia realizzata". Che cos'è questa mia volontà, che cos'è questa tua volontà, di cui parla il Signore? La mia volontà è "che non dovrebbe morire", che gli sia risparmiato questo calice della sofferenza: è la volontà umana, della natura umana, e Cristo sente, con tutta la consapevolezza del suo essere, la vita, l'abisso della morte, il terrore del nulla, questa minaccia della sofferenza. E Lui più di noi, che abbiamo questa naturale avversione contro la morte, questa paura naturale della morte, ancora più di noi, sente l'abisso del male. Sente, con la morte, anche tutta la sofferenza dell'umanità. Sente che tutto questo è il calice che deve bere, deve far bere a se stesso, accettare il male del mondo, tutto ciò che è terribile, l’avversione contro Dio, tutto il peccato. E possiamo capire come Gesù, con la sua anima umana, sia terrorizzato davanti a questa realtà, che percepisce in tutta la sua crudeltà: la mia volontà sarebbe non bere il calice, ma la mia volontà è subordinata alla tua volontà, alla volontà di Dio, alla volontà del Padre, che è anche la vera volontà del Figlio. E così Gesù trasforma, in questa preghiera, l’avversione naturale, l’avversione contro il calice, contro la sua missione di morire per noi; trasforma questa sua volontà naturale in volontà di Dio, in un "sì" alla volontà di Dio. L'uomo di per sé è tentato di opporsi alla volontà di Dio, di avere l’intenzione di seguire la propria volontà, di sentirsi libero solo se è autonomo; oppone la propria autonomia contro l’eteronomia di seguire la volontà di Dio. Questo è tutto il dramma dell'umanità. Ma in verità questa autonomia è sbagliata e questo entrare nella volontà di Dio non è un’opposizione a sé, non è una schiavitù che violenta la mia volontà, ma è entrare nella verità e nell'amore, nel bene. E Gesù tira la nostra volontà, che si oppone alla volontà di Dio, che cerca l'autonomia, tira questa nostra volontà in alto, verso la volontà di Dio. Questo è il dramma della nostra redenzione, che Gesù tira in alto la nostra volontà, tutta la nostra avversione contro la volontà di Dio e la nostra avversione contro la morte e il peccato, e la unisce con la volontà del Padre: "Non la mia volontà ma la tua". In questa trasformazione del "no" in "sì", in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Egli trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro "no" ed entrare nel "sì" del Figlio. La mia volontà c'è, ma decisiva è la volontà del Padre, perché questa è la verità e l'amore.
Un ulteriore elemento di questa preghiera mi sembra importante. I tre testimoni hanno conservato - come appare nella Sacra Scrittura - la parola ebraica o aramaica con la quale il Signore ha parlato al Padre, lo ha chiamato: "Abbà", padre. Ma questa formula, "Abbà", è una forma familiare del termine padre, una forma che si usa solo in famiglia, che non si è mai usata nei confronti di Dio. Qui vediamo nell'intimo di Gesù come parla in famiglia, parla veramente come Figlio col Padre. Vediamo il mistero trinitario: il Figlio che parla col Padre e redime l'umanità.
Ancora un’osservazione. La Lettera agli Ebrei ci ha dato una profonda interpretazione di questa preghiera del Signore, di questo dramma del Getsemani. Dice: queste lacrime di Gesù, questa preghiera, queste grida di Gesù, questa angoscia, tutto questo non è semplicemente una concessione alla debolezza della carne, come si potrebbe dire. Proprio così realizza l'incarico del Sommo Sacerdote, perché il Sommo Sacerdote deve portare l'essere umano, con tutti i suoi problemi e le sofferenze, all'altezza di Dio. E la Lettera agli Ebrei dice: con tutte queste grida, lacrime, sofferenze, preghiere, il Signore ha portato la nostra realtà a Dio (cfr Eb 5,7ss). E usa questa parola greca "prosferein", che è il termine tecnico per quanto deve fare il Sommo Sacerdote per offrire, per portare in alto le sue mani.
Proprio in questo dramma del Getsemani, dove sembra che la forza di Dio non sia più presente, Gesù realizza la funzione del Sommo Sacerdote. E dice inoltre che in questo atto di obbedienza, cioè di conformazione della volontà naturale umana alla volontà di Dio, viene perfezionato come sacerdote. E usa di nuovo la parola tecnica per ordinare sacerdote. Proprio così diventa realmente il Sommo Sacerdote dell'umanità e apre così il cielo e la porta alla risurrezione.
Se riflettiamo su questo dramma del Getsemani, possiamo anche vedere il grande contrasto tra Gesù con la sua angoscia, con la sua sofferenza, in confronto con il grande filosofo Socrate, che rimane pacifico, senza perturbazione davanti alla morte. E sembra questo l'ideale. Possiamo ammirare questo filosofo, ma la missione di Gesù era un'altra. La sua missione non era questa totale indifferenza e libertà; la sua missione era portare in sé tutta la nostra sofferenza, tutto il dramma umano. E perciò proprio questa umiliazione del Getsemani è essenziale per la missione dell'Uomo-Dio. Egli porta in sé la nostra sofferenza, la nostra povertà, e la trasforma secondo la volontà di Dio. E così apre le porte del cielo, apre il cielo: questa tenda del Santissimo, che finora l’uomo ha chiuso contro Dio, è aperta per questa sua sofferenza e obbedienza. Queste alcune osservazioni per il Giovedì Santo, per la nostra celebrazione della notte del Giovedì Santo.
Il Venerdì Santo faremo memoria della passione e della morte del Signore; adoreremo Cristo Crocifisso, parteciperemo alle sue sofferenze con la penitenza e il digiuno. Volgendo "lo sguardo a colui che hanno trafitto" (cfr Gv 19,37), potremo attingere dal suo cuore squarciato che effonde sangue ed acqua come da una sorgente; da quel cuore da cui scaturisce l’amore di Dio per ogni uomo riceviamo il suo Spirito. Accompagniamo quindi nel Venerdì Santo anche noi Gesù che sale il Calvario, lasciamoci guidare da Lui fino alla croce, riceviamo l’offerta del suo corpo immolato. Infine, nella notte del Sabato Santo, celebreremo la solenne Veglia Pasquale, nella quale ci è annunciata la risurrezione di Cristo, la sua vittoria definitiva sulla morte che ci interpella ad essere in Lui uomini nuovi. Partecipando a questa santa Veglia, la Notte centrale di tutto l’Anno Liturgico, faremo memoria del nostro Battesimo, nel quale anche noi siamo stati sepolti con Cristo, per poter con Lui risorgere e partecipare al banchetto del cielo (cfr Ap 19,7-9).
Cari amici, abbiamo cercato di comprendere lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il momento della prova estrema, per cogliere ciò che orientava il suo agire. Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita è stata la ferma volontà di amare il Padre, di essere uno col Padre, e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, a fare proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa. Nel rivivere il santo Triduo, disponiamoci ad accogliere anche noi nella nostra vita la volontà di Dio, consapevoli che nella volontà di Dio, anche se appare dura, in contrasto con le nostre intenzioni, si trova il nostro vero bene, la via della vita. La Vergine Madre ci guidi in questo itinerario, e ci ottenga dal suo Figlio divino la grazia di poter spendere la nostra vita per amore di Gesù, nel servizio dei fratelli. Grazie.
[00572-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers frères et sœurs,
Nous entrons demain dans le Triduum pascal, commémoration du mystère de la passion, mort et résurrection de Jésus. Le Jeudi Saint, chaque communauté diocésaine, rassemblée autour de l’Évêque, célèbre la Messe chrismale au cours de laquelle sont bénies les Huiles pour les sacrements, signes du salut provenant du Mystère pascal. Les prêtres renouvellent aussi leurs promesses sacerdotales. Le soir, nous faisons mémoire de la Dernière Cène au cours de laquelle Jésus a institué l’Eucharistie, Mémorial de sa Pâque, et a constitué ses Apôtres ministres de ce Sacrement. Le Vendredi Saint, nous célébrons Jésus qui a accepté de mourir sur la croix dans un acte suprême d’amour pour révéler celui qui est l’amour infini. Un regard porté dans la Trinité nous découvre la pleine correspondance entre le vouloir du Père et celui du Fils. Le Samedi Saint, nous célébrons la solennelle Veillée pascale, centre de toute l’année liturgique, en annonçant la résurrection du Christ et sa victoire définitive sur la mort. Faisant mémoire de notre baptême, nous sommes appelés à être des hommes nouveaux dans le Christ. Chers amis, Jésus a été guidé en tout par sa volonté d’aimer le Père et de lui être fidèle. En vivant le Saint Triduum, disposons-nous à accueillir dans notre vie la volonté de Dieu. Puisse la Vierge Mère nous y aider !
Je salue cordialement les fidèles francophones, particulièrement les jeunes ! Durant ces jours saints, puissiez-vous chercher le recueillement et la prière, et vivre le sacrement de la réconciliation pour participer avec fruits aux célébrations de la Sainte Pâque. Avec ma bénédiction !
[00573-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
Tomorrow marks the beginning of the Easter Triduum, the three days in which the Church commemorates the mystery of the Lord’s passion, death and resurrection. The liturgies of these days invite us to ponder the loving obedience of Christ who, having become like us in all things but sin, resisted temptation and freely surrendered himself to the Father’s will. Tomorrow, at the Chrism Mass, priests renew their ordination promises, the sacred oils are blessed, and we celebrate the grace of the crucified and risen Lord which comes to us through the Church’s sacramental life. On the evening of Holy Thursday, the Mass of the Lord’s Supper begins the actual Triduum and recalls the institution of the sacraments of the Eucharist and Holy Orders. The Liturgy of Good Friday invites us to share in Christ’s sufferings through penance and fasting, and to receive the gift of God’s love flowing from the Lord’s pierced Heart. The Easter Vigil joyfully proclaims Christ’s resurrection from the dead and the new life received in Baptism. By our prayers and our sharing in these liturgies, let us resolve to imitate Christ’s loving obedience to the Father’s saving plan, which is the source of authentic freedom and the path of eternal life.
I offer a cordial welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, especially the groups from England, the Netherlands, the Philippines, Canada and the United States. To you and your families I offer prayerful good wishes for a spiritually fruitful celebration of Holy Week and a happy Easter!
[00574-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Mit der Feier der drei österlichen Tage vom Leiden, vom Tod und von der Auferstehung des Herrn, die morgen ihren Anfang nimmt, werden wir in das Geheimnis von Ostern hineingenommen. Schon die Chrisam-Messe am Vormittag des Gründonnerstags macht uns in der Weihe der heiligen Öle deutlich, daß das Heil aus dem Ostermysterium Christi hervorgeht und uns durch die Sakramente geschenkt wird. Mit der Messe vom Letzten Abendmahl treten wir dann in das eigentliche Triduum ein. Christus, das wahre Paschalamm, nimmt darin sein Kreuzesopfer vorweg. Unter den Gestalten von Brot und Wein will er mit Leib und Blut für immer inmitten der Jünger und der Kirche gegenwärtig sein. In der anschließenden eucharistischen Anbetung betrachten wir den Herrn in seiner Angst in der Ölbergnacht. Angesichts seines bevorstehenden Kreuzestodes ist Jesus zutiefst erschüttert und ringt um den Willen des Vaters. Das Geschehen im Garten Getsemani erinnert uns daran, wie schon in der Wüste der Versucher an den Herrn herangetreten ist. Christus aber gibt sich vertrauensvoll in die Hände des Vaters, zieht den menschlichen Naturwillen, der sich dem Tod und dem Leid widersetzt, hinauf in den Sohneswillen und so in die Einheit mit dem Vater. Er nimmt das Kreuz an, und er lädt uns ein, uns in diese Bewegung hineinzugeben, unseren Willen, der sich dem Leid widersetzt, der selbständig sein und keine Gebote von Gott haben möchte, hineinzunehmen in seinen Willen und ihn damit in den Willen der Wahrheit und in die Liebe hineinzuführen. Am Karfreitag schauen wir auf den leidenden und gekreuzigten Herrn, aus dessen geöffneter Seite die Liebe Gottes zu allen Menschen herausströmt. Schließlich die Osternacht: Sie verkündet uns den Ostersieg Jesu. Wir denken zugleich daran, daß wir durch die Taufe Anteil haben am Tod und an der Auferstehung Christi, daß er uns zu neuen Menschen geboren hat und daß es an uns liegt, nun wirklich neue Menschen zu sein und so die neue Menschheit vorzubereiten, auf die wir doch alle warten.
Gerne heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Wir wollen uns mit Freude und mit innerer Bereitschaft auf das nahe Osterfest vorbereiten – im Gebet, im Empfang des Bußsakraments als Akt der Erneuerung, der Neuwerdung und in der Mitfeier der Liturgie. So sollen auch wir bereit sein, Gottes Willen in unserem Leben anzuerkennen und uns ihm mit innerer Freude anzuvertrauen, weil wir wissen, wem wir da vertrauen, damit wir wirklich als Getaufte, als Christen leben. Euch allen eine gesegnete Osterzeit!
[00575-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
En la inminencia del Triduo Pascual, quisiera invitaros a preparar interiormente las celebraciones de la pasión, muerte y resurrección de Cristo. El Jueves Santo se bendicen los óleos para el Bautismo, la Confirmación, la Ordenación sacerdotal y la Unción de los Enfermos, indicando así cómo la gracia salvadora de los sacramentos nace del misterio Pascual de Cristo. Por la tarde, se conmemora la última cena de Jesús, en la que instituyó la Eucaristía y el Sacerdocio, entregándose a sí mismo bajo las especies del pan y el vino, gesto que los Apóstoles debían repetir, haciéndolos así ministros de su presencia entre los discípulos de todos los tiempos. La adoración al Santísimo manifiesta que el Maestro nunca nos abandona, como el Padre no lo abandonó a Él en la angustia de Getsemaní. El Viernes Santo escuchamos la Pasión, adoramos la Cruz y el corazón traspasado de Jesús, del que mana agua y sangre, y que muestra el infinito amor de Dios por los hombres. En la Vigilia Pascual celebramos a Cristo que vence a la muerte y nos da la verdadera vida, recibida en el Bautismo. En estas celebraciones podremos asomarnos a la intimidad de Jesús y a su voluntad firme de amar al Padre y serle fiel en todo, y aprender así de Él a imitarle en nuestra vida.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, especialmente a los participantes en el encuentro UNIV, así como a los venidos de Argentina, Colombia, Ecuador, España, México y otros países latinoamericanos. Que la Virgen María nos enseñe a todos a acompañar en estos días a su Hijo, en los momentos decisivos de su misterio redentor.
[00576-04.01] [Texto original: Español]
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs,
Amanhã terá início o Tríduo Pascal, em que a Igreja recorda o mistério da Paixão, Morte e Ressurreição de Jesus. Na Quinta-feira Santa, pela manhã, celebra-se a Missa Crismal, onde tem lugar a renovação das promessas sacerdotais e são abençoados os santos óleos para os sacramentos do Batismo, da Confirmação, da Ordem sacerdotal e episcopal e da Unção dos Enfermos. Pela tarde, inicia-se o Tríduo Pascal propriamente dito, com a memória da Última Ceia, na qual Jesus, pronunciando a bênção sobre o pão e o vinho, antecipou o seu sacrifício da Cruz e concretizou o desejo de perpetuar a sua presença junto dos discípulos. Este dia conclui com a Adoração Eucarística, na qual recordamos e acompanhamos a agonia do Senhor no horto do Getsémani. Na Sexta-feira Santa, guiados por Jesus até a Cruz, somos convidados a adorar Cristo Crucificado, participando nos seus sofrimentos com a penitência e o jejum. Finalmente, depois do ocaso do Sábado Santo, celebrando a vitória definitiva de Cristo sobre a morte que nos chama a ser homens novos, recordaremos o nosso Batismo, no qual fomos sepultados com Cristo, para com Ele podermos ressuscitar e participar no banquete celestial.
A minha saudação a todos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos jovens universitários vindos para o UNIV! Exorto-vos, na celebração do Santo Tríduo, a dispor-vos ao acolhimento nas vossas vidas da vontade de Deus, conscientes de que nela se encontra o nosso verdadeiro bem, e o caminho da vida! Uma Santa Páscoa para todos!
[00577-06.01] [Texto original: Português]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua croata
○ Saluto in lingua lituana
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua polacca
Pozdrawiam obecnych tu Polaków. Liturgia Wielkiego Tygodnia wprowadza nas w tajemnice męki i śmierci Bożego Syna, aby niedzielny poranek zabłysnął światłem Jego zmartwychwstania. Życzę, aby przeżywanie tych tajemnic umacniało w nas wiarę, budziło nadzieję i rozpalało miłość, abyśmy coraz pełniej uczestniczyli w rzeczywistości naszego odkupienia. Niech Bóg wam błogosławi!
[Saluto i polacchi qui presenti. La liturgia della Settimana Santa ci introduce nei misteri della passione e della morte del Figlio di Dio, perché il mattino della domenica risplenda della luce della risurrezione. Vi auguro di vivere questi misteri per rafforzare la fede, ravvivare la speranza e accendere l’amore, affinché sempre più pienamente partecipiamo alla realtà della nostra redenzione. Dio vi benedica!]
[00578-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua croata
Od srca pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito mlade iz Splita i Zadra. Dragi prijatelji, uskoro će nam se u liturgiji očitovati beskrajna ljubav kojom nas je Isus ljubio darujući svoj život da bismo mi imali puninu života. Slijedite Krista prema slavi uskrsnuća ljubeći jedni druge. Hvaljen Isus i Marija!
[Di cuore saluto e benedico tutti i pellegrini croati, particolarmente i giovani di Split e Zadar. Cari amici, fra pochi giorni, nella liturgia, ci sarà rivelato l’amore immenso con il quale Gesù ci ha amato dando la sua vita affinché noi avessimo la pienezza della vita. Seguite Cristo verso la gloria della Risurrezione amandovi gli uni gli altri. Siano lodati Gesù e Maria!]
[00579-AA.01] [Testo originale: Croato]
○ Saluto in lingua lituana
Nuoširdžiai sveikinu maldininkus iš Lietuvos. Garbė Jėzui Kristui! Brangūs bičiuliai, dėkoju, kad atvykote. Meldžiu jums ir visiems jūsų Tėvynės gyventojams gausių dangaus malonių. Visiems suteikiu Apaštališkąjį Palaiminimą.
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Lituania. Sia lodato Gesù Cristo! Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sull’intera popolazione della vostra Patria l’abbondanza dei doni celesti. A tutti imparto la Benedizione Apostolica.]
[00580-AA.01] [Testo originale: Lituano]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto voi, partecipanti all’incontro internazionale dell’UNIV, promosso dalla Prelatura dell'Opus Dei. Cari amici, auguro che queste giornate romane siano per tutti voi occasione di riscoperta della persona del Cristo e di forte esperienza ecclesiale perché possiate tornare a casa animati dal desiderio di testimoniare la misericordia del Padre celeste. Così attraverso la vostra vita si realizzerà quanto auspicava San Josemaría Escrivá: "Il tuo contegno e la tua conversazione siano tali, che tutti nel vederti o nel sentirti parlare, possano dire: ecco uno che legge la vita di Gesù Cristo" (Cammino, n. 2).
Saluto, poi, cordialmente i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domani entreremo nel Sacro Triduo che ci farà rivivere i misteri centrali della nostra salvezza. Invito voi, cari giovani, specialmente voi ragazzi della "Lega Nazionale Dilettanti" a guardare alla Croce e trarre da essa luce per camminare fedelmente sulle orme del Redentore. Per voi, cari malati, la Passione del Signore, culminante nel trionfo glorioso della Pasqua, costituisca sempre sorgente di speranza e di conforto. E voi, cari sposi novelli, disponete i vostri cuori a celebrare con intensa partecipazione il Mistero pasquale, perché la vostra esistenza diventi ogni giorno un dono reciproco, aperto all'amore fecondo di bene.
[00581-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0228-XX.01]