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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2011, 22.02.2011


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2011

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ROBERT SARAH

INTERVENTO DELLA SIG.RA MYRIAM GARCÍA ABRISQUETA

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2011 sul tema "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12).

Intervengono: l’Em.mo Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; Mons. Segundo Tejado Muñoz, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio e la Sig.ra Myriam García Abrisqueta, Presidente di Manos Unidas, (Spagna).

Pubblichiamo di seguito gli interventi del Card. Robert Sarah e della Sig.ra Myriam García Abrisqueta:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ROBERT SARAH

 Testo in lingua italiana

 Testo in lingua inglese

 Testo in lingua italiana

"Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12). Queste parole, rivolte da san Paolo alla comunità cristiana di Colosse, introducono il tema del Battesimo scelto da Papa Benedetto XVI per il Suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno. Il Santo Padre torna di nuovo a citare l’Apostolo dei Gentili per sintetizzare lo scopo di questo sacramento: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,10-11).

Il 7 ottobre dello scorso anno, Papa Benedetto mi ha nominato Presidente di Cor Unum, Dicastero della Santa Sede incaricato della presentazione del Suo Messaggio per la Quaresima. Come è ben noto, il principale compito del nostro Pontificio Consiglio è quello di diffondere la catechesi della carità e le iniziative caritative concrete del Sommo Pontefice. Per aiutarci a comprendere il Messaggio di quest’anno e il nesso evidente tra Battesimo e carità che Papa Benedetto desidera sottolineare, concedetemi di accennare a tre eventi di questi ultimi mesi che permetteranno di cogliere meglio tale legame.

Il primo riguarda la "formazione del cuore", che il Papa chiedeva nella Sua prima Enciclica, Deus caritas est (N. 31a): lo scorso novembre, presso il Santuario mariano di Nostra Signora di Jasna Góra in Częstochowa, Polonia, il nostro Dicastero ha organizzato un ciclo di Esercizi Spirituali per i responsabili della Caritas e di altri organismi caritativi cattolici in Europa, proprio come era stato fatto per l’America e per l’Asia, affinché essi potessero essere accompagnati, come ci esorta il Santo Padre "a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro". Il Pontefice prosegue affermando che tale incontro con Cristo, per "conoscere lui" - obiettivo del Battesimo indicato da san Paolo - è possibile attraverso un’intima unione nella preghiera, i sacramenti, la Parola di Dio; tutto ciò nutre la fede che, a sua volta, suscita le opere di carità. La Beata Teresa di Calcutta era solita dire: "Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore".

Potremmo affermare che, mentre questo primo evento riguarda una fondamentale dimensione formativa dell’attività caritativa ad intra, gli altri due si concentrano prettamente sulla sua natura ad extra. Quest’anno, e più precisamente il 12 gennaio, il Santo Padre mi ha chiesto di recarmi, a Suo nome, in Haiti, un anno dopo il devastante terremoto che ha colpito il Paese. Chi non è stato profondamente colpito dalle inesorabili sofferenze delle nostre sorelle e fratelli haitiani? Centinaia di migliaia di persone uccise in un istante: bambini, genitori, fratelli, sorelle, amici e anche sacerdoti, religiosi, seminaristi che, nel terrore e nel dolore, hanno perso la vita, a loro tanto cara quanto a noi. A migliaia sono stati privati di quanto possedevano, ancora incerti su come costruirsi un futuro; case, monumenti, edifici, e anche grandi costruzioni religiose, ridotti in macerie; malattie e infezioni che continuano a devastare esistenze già ampiamente provate.

Soltanto una settimana fa, rientravo da un incontro, in Africa, della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, una delle due Fondazioni affidate a Cor Unum per assistere i nostri fratelli sofferenti, mentre l’altra è la Fondazione Populorum Progressio che si occupa delle popolazioni indigene dell’America Latina e dei Caraibi. Il Sahel è la più povera regione del pianeta, che comprende paesi come il Burkina Faso, il Niger, il Ciad, il Senegal e il Mali, i cui abitanti lottano quotidianamente per combattere fame, pestilenze e povertà estrema, dovendo anche affrontare l’invasione del deserto del Sahara, che avanza a grandi passi. Come abbiamo visto in tanti altri Paesi del mondo, tanta miseria conduce all’instabilità politica ed economica, gettando le basi di conflitti e tensioni che producono un circolo vizioso senza fine di sofferenze, soprattutto tra quanti sono più vulnerabili.

In Haiti, Sahel, America Latina e Caraibi, così come in qualunque altro luogo del mondo dove è stato necessario un soccorso concreto, la Chiesa cattolica è sempre stata in prima linea nell’aiuto di emergenza. Quante volte, in caso di catastrofi, abbiamo sentito il Santo Padre fare appello all’intervento materiale della comunità ecclesiale ed internazionale, senza distinzioni di credo, razza o convinzione politica! Soltanto per Haiti, il Papa ha offerto più di due milioni di dollari di aiuti, che si potrebbero forse considerare "gocce nell’oceano" se paragonati alle enormi necessità poste dalla ricostruzione, indispensabile al devastato Paese. E invece quanto è importante per le nostre sorelle e i nostri fratelli sofferenti sapere che il Papa è vicino a loro! Né andrebbe dimenticata la risposta, veramente imponente, alle necessità dei poveri, offerta da secoli da organismi caritativi cattolici, congregazioni religiose, movimenti ed innumerevoli singole persone. In un ambiente mediatico che ama parlare soltanto degli errori commessi dai membri della Chiesa, è necessario far conoscere la carità concreta della Chiesa cattolica. E oggi lancio un appello a far vostra questa iniziativa.

Eppure, sebbene sia importante provvedere alle necessità materiali, da sole, esse non possono garantirci felicità e pace durature. Di fronte ai mali reali che accadono ovunque nel mondo – disastri naturali, malattie, carestie, guerre – siamo certamente obbligati a trovare soluzioni per alleviare concretamente la sofferenza. I governi e gli organismi sovranazionali debbono svolgere il loro ruolo, la corruzione e le strutture di ingiustizia vanno combattute, lo scandalo dell’abisso che esiste tra chi "ha" e chi "non ha" va affrontato; ma Cristo ha fondato la Chiesa per dare molto di più. Sia a livello mondiale che personale, i vari aspetti della sofferenza – la malattia, la solitudine, le difficoltà economiche, i problemi familiari e, per ultimo, il più grande nemico di tutti, che è la morte – richiedono una risposta che può venire soltanto dalla certezza di possedere la vita eterna: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti".

Non è forse questa la promessa che ci è stata fatta nel Battesimo? Il termine che in greco significa battesimo (báptisma) sta ad indicare un’immersione o un tuffo nelle acque battesimali di quello che l’apostolo Paolo chiama "l’uomo vecchio", ovvero di colui che vive secondo la carne (cfr Col 3,9), che esiste solo per se stesso, che si allontana con arroganza dal suo Creatore e chiude egoisticamente gli occhi davanti alle necessità del suo prossimo. Non si tratta di una mera descrizione teologica. Ciascuno di noi può facilmente capire questo "uomo vecchio" perché sperimentiamo direttamente in noi gli effetti della sua natura, riassunti nei sette peccati capitali: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, gola, accidia. E, come sant’Agostino, che conosceva sin troppo bene tali impulsi negativi, da lui definiti "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessiones II, 10.18), anche noi, nel profondo del nostro cuore, vogliamo liberarcene: "Te voglio, innocenza e giustizia, bella e preziosa di nobili luci, di sazietà insaziabile. Da te c'è grande quiete" (sant’Agostino, ibidem).

Il Battesimo è "l’incontro con Cristo", scrive Papa Benedetto nel Suo Messaggio, che lava il peccato originale ereditato dai nostri progenitori e ci conferisce una nuova natura, consentendoci di vivere "gli stessi sentimenti di Cristo". Questa "nuova creatura" vive secondo il sentire di Cristo, mediante la vita soprannaturale che riceve nello Spirito Santo. San Paolo elenca i frutti dello spirito di Dio che abita in noi: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22). In fondo al cuore, non desideriamo forse tali frutti nella nostra vita, quelli che soli sono capaci di offrire rimedio duraturo a qualunque sofferenza umana, sia essa personale o universale?

Tale nuova natura, ricevuta nel Battesimo, è fonte da cui scaturiscono specifici atti di carità, a beneficio delle nostre sorelle e dei nostri fratelli: "In Cristo, Dio si è rivelato come Amore", scrive il Papa; il digiuno, l’elemosina e la preghiera ci aiutano a morire alla nostra vecchia natura e ad aprire il nostro cuore a ricevere questa nuova natura di amore di Dio e del prossimo, primo e più grande comandamento della nuova Legge, nonché compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40). Sono particolarmente grato per la presenza qui, oggi, della Signora Myriam García Abrisqueta, che illustrerà come tutto questo viene vissuto concretamente all’interno di una delle maggiori organizzazioni caritative cattoliche spagnole, Manos Unidas.

Consentitemi di concludere sottolineando tre elementi del grande dono che Papa Benedetto offre alla Chiesa per questa Quaresima – a livello sia individuale che comunitario – una "bussola" per ravvivare la vita soprannaturale che ci è stata donata nel Battesimo:

1. Prima di tutto, il Santo Padre fissa appuntamenti concreti con eventi e persone specifiche nel corso delle cinque domeniche di Quaresima, proponendoci la Parola di Dio che viene proclamata in quelle occasioni. Così facendo, desidera farci sperimentare un incontro personale con Cristo, risposta ai desideri più profondi della persona umana e del mondo. Quanto sarebbe opportuno soffermarci su questi passaggi delle Scritture - personalmente o comunitariamente - e concederci, durante questi quaranta giorni, di contemplare la Parola di Dio e agire di conseguenza!

2. In secondo luogo, l’incontro con Cristo, nella Sua Parola e nei sacramenti, si manifesta in opere concrete di misericordia. Anche in questo senso, le nostre parrocchie, comunità, organismi educativi e di altro genere, nonché ciascuno di noi, a livello personale, abbiamo la possibilità, in questo tempo propizio, con l’aiuto della grazia di Dio, di cambiare la prospettiva del nostro cuore da una dimensione egoistica a quella dell’amore per il prossimo nel bisogno. Di qui, un impulso per Campagne di Quaresima, che le Conferenze Episcopali del mondo sono chiamate ad organizzare.

3. In terzo luogo, il Papa ci propone il periodo della Quaresima come un "percorso" o un "cammino", un momento per far fruttificare il seme piantato con il Battesimo che, ci dice, rispecchia l’intera esistenza di ogni essere umano, vissuta tra la risurrezione di Cristo e quella di ciascuno di noi. Tale suprema offerta di comunione con Dio nell’eternità informa la vita presente, sia a livello sociale che individuale. Di essa riceviamo un anticipo durante la veglia pasquale, quando sentiamo proclamare che "la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo" (Preconio Pasquale).

Cari amici: Dio ci ha destinati all’amore! Per questo dobbiamo nutrire la potenza del dono della vita divina in noi, che ci è stato fatto con il Battesimo. È lì a portata di mano! Ecco l’avventura che ci propone Papa Benedetto per questa Quaresima. A Pasqua, quando raccoglieremo quanto abbiamo seminato, "l’uomo vecchio" che è in noi s’inabisserà. In tal modo, mediante la grazia divina, potremo innalzarci e divenire nuove creature. L’invito papale non è utopia! Permettetemi di concludere con una commovente citazione di un mio compatriota, san Cipriano di Cartagine, primo Vescovo africano a ricevere la corona del martirio, sommo ed irrevocabile dono di vita per amore del nemico. Egli spesso definiva in questo modo il suo percorso di conversione:

"Quando ancora giacevo come in una notte oscura", scriveva alcuni mesi dopo il Battesimo, "mi appariva estremamente difficile e faticoso compiere quello che la misericordia di Dio mi proponeva ... Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata, e non credevo di potermene liberare, tanto assecondavo i vizi e favorivo i miei cattivi desideri ... Ma poi, con l’aiuto dell’acqua rigeneratrice, fu lavata la miseria della mia vita precedente; una luce sovrana si diffuse nel mio cuore; una seconda nascita mi restaurò in un essere interamente nuovo. In modo meraviglioso cominciò allora a dissiparsi ogni dubbio ... Comprendevo chiaramente che era terreno quello che prima viveva in me, nella schiavitù dei vizi della carne, ed era invece divino e celeste ciò che lo Spirito Santo in me aveva ormai generato" (A Donato 3-4).

Vi ringrazio.

[00252-01.01]

 Testo in lingua inglese

"You were buried with him in baptism, in which you were also raised with him" (cf. Col 2:12). These words, addressed by Saint Paul to the Christian community at Colossae, indicate the theme of Baptism chosen by Pope Benedict XVI for His Lenten Message this year. The Holy Father returns to a citation from the Apostle to the Gentiles as a synthesis of the goal of this sacrament: that "I may come to know him and the power of his resurrection, and partake of his sufferings by being molded to the pattern of his death" (Phil 3:10-11).

Pope Benedict appointed me on October 7th of last year as President of Cor Unum, the Dicastery of the Holy See entrusted with the presentation of His Lenten Message. As you know, our Pontifical Council’s main task is to diffuse the Church’s catechesis on charity and the concrete charitable initiatives of our Holy Father. To help us understand this year’s Lenten Message and the evident link that Pope Benedict wishes to underline between Baptism and charity, please allow me to share three events in these last months that provide some insight into this connection.

The first concerns the "formation of the heart" that the Pope asked for in His first Encyclical, Deus Caritas est (n. 31a). Last November at the Marian Shrine of Our Lady of Jasna Góra in Częstochowa, Poland, our Dicastery organized Spiritual Exercises for the responsibles of Caritas and other Catholic charitable organizations throughout Europe, just as we have already done for America and Asia, so that they may be led, as the Holy Father exhorts "to that encounter with God in Christ which awakens their love and opens their spirits to others". The Pope goes on to indicate that this encounter with Christ, "to know him", as Saint Paul points to as a goal of Baptism – through intimacy in prayer, the sacraments, the Word of God – nurtures faith, which, in turn, gives birth to good works. Blessed Teresa of Calcutta used to say: "The fruit of silence is prayer. The fruit of prayer is faith. The fruit of faith is love."

Whereas this first event, we might say, concerns a fundamental ad intra and formative aspect of charitable activity, the other two events focused very much on its ad extra nature. On January 12th this year, our Holy Father asked that I go in His name to Haiti, one year after the devastating earthquake that struck that nation. Who has not been cut deep in the heart by the relentless suffering of our brothers and sisters in that nation? Hundreds of thousands killed in an instant – children, parents, brothers and sisters, friends, as well as priests, religious, seminarians – all who lost their lives, which they held dear just as we do, full of fear and in great pain. Countless thousands robbed of their possessions, still wondering how to build a future. Homes, monuments and buildings, including great religious edifices, reduced to rubble. Sickness and disease that continue to devastate the lives of the already most afflicted.

And just one week ago, I returned from a meeting in Africa of the "John Paul II Foundation for the Sahel", one of two foundations that Cor Unum oversees to attend to our suffering brethren, the other being the Foundation "Populorum Progressio" to assist indigenous peoples in Latin America and the Caribbean. The Sahel is the poorest region of our entire planet. It includes countries, such as Burkina Faso, Niger, Chad, Senegal and Mali, whose populations struggle daily to combat starvation, deadly diseases and dire poverty, in the face of the rapidly advancing encroachment of the Sahara desert. As we have witnessed in so many other places of the world, intense misery leads to economic and political instability, creating a vacuum for conflict and unrest that produce a vicious circle of deepening hardship, especially for the most vulnerable.

For Haiti, the Sahel, Latin America and the Caribbean, as for every corner of the world where concrete help is needed, the Catholic Church has been at the forefront of relief efforts. How often we hear our Holy Father appeal to the international and Church community for material aid when disasters strike, irrespective of creed or race or political persuasion! In Haiti alone, Pope Benedict has given over two million dollars in aid. Perhaps we may think that this is a "drop in the ocean" when confronted with the enormity of the reconstruction needed in that troubled nation. But how important it is for our suffering brothers and sisters to know that the Pope is close to them. Nor should we overlook the truly massive response of hundreds of years to caring for the needy of the Church’s charitable agencies, religious congregations, the movements, and so many individuals. In a media environment that wishes to speak only of errors committed by Church members, we must make known the concrete charity of the Catholic Church. Today, I launch an appeal to you to take up this initiative.

But, however important it is to provide for material necessities, these alone can never guarantee our lasting happiness and peace. In the face of the very real suffering that we encounter on a global level – natural disasters, disease, famine, war – of course, we are obliged to seek out concrete solutions to alleviate misery. Governments and supra-national organizations have a role to play, corruption and unjust structures need to be challenged, the scandal of the massive differences between the "have’s" and the "have not’s" must be addressed. But Christ founded the Church to give much more. Suffering, both global and personal – sickness, loneliness, financial distress, family problems, and ultimately, the greatest enemy of all, death – requires an answer that only the possession of eternal life can give: to know "the power of Christ’s resurrection, and partake of his sufferings by being molded to the pattern of his death, striving towards the goal of resurrection from the dead".

Is this not what was promised to us in our Baptism? The Greek word for baptism (báptisma) signifies an immersion or plunging in the baptismal waters of what the Apostle Paul refers to as the "old man" or the man who lives according to the flesh (cf. Col 3:9). This is the man who lives only for himself, arrogantly cutting himself loose from his Creator and selfishly closing his eyes to the needs of his neighbor. It is not merely a theological description: every one of can readily understand this "old man" because we experience the direct effects of this nature within us, summed up in the seven capital sins: wrath, greed, sloth, pride, lust, envy and gluttony. And, like Saint Augustine, who knew all too well these negative impulses, defining them as "twisted and tangled knottiness" (Confessions, II, 10.18), deep down we want to be rid of them: "I do long for you, O Righteousness and Innocence, so beautiful and comely to all virtuous eyes – I long for you with an insatiable satiety. With you is perfect rest" (Saint Augustine, ibid).

Baptism is the "encounter with Christ", writes Pope Benedict in His Message. It washes away the original sin that we have inherited from our first parents and imparts a new nature, allowing us to put on "the mind of Jesus Christ". This "new man" lives according to the sentiments of Jesus through the supernatural life that he receives in the Holy Spirit. Saint Paul lists the fruits of God’s spirit dwelling within us: love, joy, peace, patience, kindness, goodness, faithfulness, gentleness and self-control (Galatians 5:22). In the very depths of our being, do we not all desire these fruits in our lives? Only they provide the lasting remedy to every human suffering, both personal and universal.

The consequence of this new nature received in Baptism is the source of specific deeds of charity on behalf of our brothers and sisters. "In Christ, God revealed himself as Love," the Pope writes. Fasting, almsgiving and prayer are aids to assist us to die to our old nature and open our heart to receive this new nature of love of God and neighbor, the first and greatest Commandment of the new Law and compendium of the entire Gospel (cf. Mt 22:34-40). I am grateful for the presence here today of Myriam García Abrisqueta, who will speak of how this is lived concretely through one of the largest of the Church’s charitable organizations in Spain, Manos Unidas.

Allow me to conclude by singling out three elements of the great gift that Pope Benedict offers the Church this Lent – as individuals or in communities – a "road map" to rekindle the supernatural life that was given to us in Baptism:

1. First, the Holy Father fixes for us concrete appointments with specific persons and events on the five Sundays of Lent. He puts before us the Word of God proclaimed on those Sundays. By doing so, he wishes for us to experience a personal encounter with Christ, the answer to the deepest longings of the human person and the world. How necessary it would be, personally or with others, to spend time with these Scripture passages, allowing ourselves in these forty days to hear, contemplate and act on God’s Word!

2 Second, the encounter with Christ in His Word and the sacraments manifests itself in concrete works of mercy. Here, too, our parishes, communities, educational and other institutions and each of us personally have an opportunity in this favorable time, with the help of God’s grace, to move our hearts from living for ourselves to loving our neighbor in need. This is the impetus, too, for the Lenten Campaigns, which Episcopal Conferences worldwide are called to organize.

3. Third, the Pope puts the season of Lent before us as a "path" or "journey", a span of time to bring to fruition the seed planted at Baptism. This, he indicates, mirrors the entire existence of every human being, lived in between Christ’s resurrection and our own; this ultimate offer of communion with God in eternity shapes life, both social and individual, today. Its foretaste is found in the night of Easter, when we shall hear proclaimed "darkness vanishes for ever" (Paschal Prćconium).

Dear friends: God has created us for love! For this, the power of the gift of God’s life within us, bestowed upon us at Baptism, needs to be nurtured. It is there for the taking! This is the adventure Pope Benedict invites us to this Lent. At Easter, when we shall reap what we sow, the "old man" within us can be drowned and we can arise, through God’s grace, a new creation. The Holy Father’s invitation is not a utopia. Allow me to conclude with some moving words from a fellow countryman of mine, Saint Cyprian of Carthage, the first African Bishop to obtain the crown of martyrdom, the ultimate and irrevocable gift of life out of love for the enemy. He often told of his own spiritual journey of transformation:

"When I was still lying in darkness and gloomy night", he wrote a few months after his Baptism, "I used to regard it as extremely difficult and demanding to do what God’s mercy was suggesting to me. I myself was held in bonds by the innumerable errors of my previous life, from which I did not believe I could possibly be delivered, so I was disposed to acquiesce in my clinging vices and to indulge my sins ... But after that, by the help of the water of new birth, the stain of my former life was washed away, and a light from above, serene and pure, was infused into my reconciled heart ... a second birth restored me to a new man. Then, in a wondrous manner every doubt began to fade ... I clearly understood that what had first lived within me, enslaved by the vices of the flesh, was earthly and that what, instead, the Holy Spirit had wrought within me was divine and heavenly" (Ad Donatum, 3-4).

Thank you very much.

[00252-02.01]

INTERVENTO DELLA SIG.RA MYRIAM GARCÍA ABRISQUETA

 Testo in lingua spagnola

 Testo in lingua italiana

 Testo in lingua spagnola

Antes de nada y con absoluta humildad, quiero dar las gracias al Señor por estar aquí para la presentación del mensaje de Su Santidad Benedicto XVI a la Iglesia universal para la preparación de la Cuaresma de 2011. Es para Manos Unidas un gran honor que el Pontificio Consejo Cor Unum nos haya elegido en esta ocasión para acompañarles y lo hago con la alegría y emoción que me produce poder compartir el tesoro de nuestra fe con Ustedes...

Como señala el documento, la Cuaresma es un tiempo para reavivar - para vivir de nuevo o vivir más intensamente - la gracia del Bautismo en nosotros. De la fuente del Bautismo brota el agua de la caridad - del amor gratuito y desinteresado - que a través de tantas asociaciones caritativas de la Iglesia distribuye los dones, bienes, ansias de justicia y talentos de los fieles entre los más pobres de todo el mundo. Y yo querría dar testimonio de esto.

El hombre ha sido creado por Dios con una inmensa dignidad y nos ha hecho hermanos unos de otros, hijos suyos, por esa condición también nos ha dado un corazón sensible a las necesidades de los más próximos a nosotros. Nos ha dado un corazón COMPASIVO, (que tiene la capacidad de moverse con auténtica Pasión por el otro...) Es teniendo en cuenta esta vinculación de hijos de Dios, este ser ungidos y elegidos por el Bautismo, y este ser regalados con el don del Amor como podemos explicar el nacimiento de Manos Unidas, pues nació como compromiso que brota de la vocación cristiana.

Las mujeres de la Unión Mundial de Organizaciones Femeninas Católicas, hace algo más de 50 años, lanzaron un grito de atención hacia el hambre en el mundo. En una hermosa expresión del "genio femenino" en la Iglesia, hicieron público un manifiesto en el que se unen de forma magistral su deseo natural de mujeres y la acción del amor de Dios en ellas. Así se ven movidas, por su naturaleza y como madres, a dar y proteger la vida; y como mujeres católicas llamadas por Jesucristo, "a dar testimonio de un amor universal y efectivo por la familia humana".1 Como consecuencia de este manifiesto, las mujeres de la Acción Católica Española iniciaron "la Campaña contra el hambre", que llegó a ser Manos Unidas.

Ellas no podían permanecer tranquilas viendo el sufrimiento de los hombres que vivían y morían sin el derecho a la dignidad plena a la que habían sido llamados.

Y se pusieron a trabajar con verdadero espíritu de sacrificio y servicio para hacer posible que en España hubiera una conciencia mayor de amor al prójimo. Nunca pensaron que estaban haciendo algo distinto a lo que les exigía su condición de hijas de Dios y así seguimos pensando hoy en día.

Ya desde el principio entendieron que tenían que luchar contra el hambre de pan, el hambre de cultura y el hambre de Dios. Que lo tenían que hacer desde la sensibilización y la educación de nuestra rica sociedad, sin olvidar la importancia de lo pequeño, desde las acciones domésticas hasta la cooperación con los organismos internacionales y hacerlo, al mismo tiempo, a través de acciones concretas de desarrollo, donde la dimensión del amor siempre estuviese presente, pues siempre, desde nuestro origen, hemos pensado que el autentico desarrollo se da donde la persona es amada.

Desde entonces, esta asociación ha ido creciendo y hoy es una hermosa realidad, en la que participamos miles de hombres y mujeres. Siempre unida a la Iglesia, en la que nació y a la que pertenece.

A través del tiempo hemos ido fortaleciendo una espiritualidad profundamente eclesial, porque queremos servir a la Iglesia, queremos ser instrumento para llevar la verdad de Cristo y del Evangelio – al mundo - a través de la misión que la Iglesia en España nos ha encomendado: favorecer el desarrollo integral y auténtico en los pueblos en vías de desarrollo, unidos a los que de un modo u otro participan de nuestro trabajo, apostolado y servicio.

De este modo, esta organización de la Iglesia en España ha podido estar al lado de hombres y mujeres de más de 60 países a través de unos 25.000 proyectos de desarrollo.

Me gustaría insistir en que lo que hace posible nuestro trabajo en tantos proyectos y países - colaborando con misioneros, Cáritas locales, órdenes religiosas, ONG locales u organizaciones de base - es la vida bautismal que se desarrolla en las comunidades cristianas, pues nuestro trabajo tiene mayoritariamente su origen en la gratuidad que aportan miles de voluntarios distribuidos en delegaciones diocesanas, y en las pequeñas colectas hechas por fieles en parroquias y colegios de toda España, en una infinidad de pequeños gestos de personas que, como la viuda del evangelio, dando lo poco que tienen, lo dan todo. 2

En efecto, Manos Unidas es una institución formada por voluntarios, puesto que, aunque hay profesionales que trabajan con nosotros, el peso de la responsabilidad lo llevamos los seglares que de modo gratuito, con sencillo espíritu de entrega, colaboramos como voluntarios en todos los campos en los que es necesario estar presente para llevar a cabo la misión encomendada. Podemos decir con alegría que en todas las parroquias, arciprestazgos y diócesis hay voluntarios que, según sus capacidades y posibilidades, aportan su tiempo, sus conocimientos, su sacrificio. Así nos unimosa todas las personas de buena voluntad que comparten nuestro sueño de compromiso gratuito, especialmente en este año 2011, que la Unión Europea ha consagrado a los voluntarios y que marca el décimo aniversario del Año del Voluntariado de las Naciones Unidas.

Con espíritu de fe y con una gran confianza en la Divina Providencia, Manos Unidas ha ido fortaleciendo la espiritualidad de sus voluntarios enraizada en nuestro Bautismo que nos hace ser testigos de un amor más grande, el amor de Dios por el hombre. Un amor que se expresó y materializó en la encarnación del Verbo, asumiendo la condición del hombre, pero que no se conformó con eso, sino que se quiso identificar con aquellos que menos tienen: "tuve hambre y me disteis de comer, tuve sed y me disteis de beber, fui forastero y me recogisteis, estaba desnudo y me cubristeis…"3

Esta es la consecuencia de los que el Santo Padre llama "la aventura gozosa y entusiasmante del discípulo" 4 Es un claro ejemplo de la caridad operante que nace del bautismo. Es la caridad que no se pierde en un acto emocionalmente intenso, pero fugaz; sino que es sostenida por la Gracia en el tiempo.

Nuestro trabajo, en las instituciones de Caridad de la Iglesia, de modo discreto y seguramente secundario, no pretende otra cosa que ayudar al hombre de hoy a encontrarse con ese Cristo muerto y resucitado, para que descubran que todos, cada uno en su situación concreta, sin distinción de raza, sexo, color, cultura, edad, formación, están llamados a vivir la vida de Cristo.

Manos Unidas, con el resto de instituciones de la Iglesia que se dedican a la caridad, puede ayudar al hombre de hoy abriendo caminos por los que encauzar sus buenos propósitos, sus deseos de servicio y su auténtica vocación. La caridad, nos ha dicho el Santo Padre, es "es el mejor testimonio de Dios en el que creemos y que nos impulsa a amar. 5

Cuando en el corazón del hombre se fomenta el desprendimiento, el servicio, la generosidad, el deseo de entregarse al prójimo, se está fomentando el rechazo de esa vida que quedó enterrada con el Bautismo que es la vida de pecado y de autosuficiencia que se mantiene en nuestro interior.

Termino estas palabras que se me ha pedido dirija con motivo del comienzo de la Cuaresma de este año dando gracias a Su Santidad por sus enseñanzas que nos ayudan a todos a poner de nuevo las cosas en su sitio, a redescubrir la necesidad de vivir el Evangelio con sencillez y humildad, pero también con generosidad y entrega. Su última Carta Encíclica sobre el desarrollo humano integral en la caridad y en la verdad, Caritas in veritate ha sido un nuevo aliento en nuestro trabajo diario por hacer de este mundo algo más hermoso, donde Cristo se pueda hacer presente.

Espero que esta Cuaresma nos traiga el fruto deseado: la Resurrección y la Vida Eterna que el Señor ha ganado para todos en la Cruz, en su sacrificio redentor.

Pongo a disposición del Señor, el trabajo de todos los que estamos al servicio de la CARIDAD, nuestras Manos y Corazones Unidos.

Muchas gracias.

_______________________

1 Manifiesto de la UMOFC. 2 de julio de 1995
2
Cf. Mc.12, 41-44
3
Mt 25, 35ss
4
Homilía en la fiesta del Bautismo del Señor, 10 de enero de 2010
5
DCE 31

[00253-04.01]

 Testo  in lingua italiana

Prima di tutto e con grande sincerità, permettetemi di ringraziare il Signore per essere qui, alla presentazione del Messaggio di Sua Santità Benedetto XVI per la Quaresima 2011alla Chiesa universale. Per Manos Unidas è stato un grande onore essere stati invitati da Cor Unum ad accompagnare il Dicastero in questa circostanza, e io lo faccio con la gioia e l’emozione suscitate in me dal fatto di poter condividere il tesoro della nostra fede con voi tutti…

Come sottolinea il documento, la Quaresima è un tempo forte per ravvivare – nel senso di vivere di nuovo o vivere più intensamente – la grazia del Battesimo in noi. Dalla fonte del Battesimo sgorga l’acqua della carità – dell’amore gratuito e disinteressato – che, attraverso tanti organismi caritativi ecclesiali, distribuisce doni, beni, aneliti di giustizia e talenti dei fedeli tra tutti i più poveri del mondo. E io vorrei proprio offrire una testimonianza in questo senso.

L’uomo è stato creato da Dio con una dignità immensa. Egli ci ha resi fratelli tra noi e figli suoi; in virtù di tale condizione, ci ha dato un cuore sensibile alle necessità di quanti sono più vicini a noi, ci ha dato un cuore COMPASSIONEVOLE, (che ha la capacità di essere mosso da autentica Passione per l’altro…). E proprio attraverso questo legame di figli di Dio, questa unzione ed elezione attraverso il Battesimo, questo dono dell’Amore che si può spiegare la nascita di Manos Unidas, attraverso un impegno che scaturisce dalla vocazione cristiana.

Circa 50 anni fa, le donne dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche lanciarono un appello che riguardava la fame nel mondo. Con una bellissima espressione di "genio femminile" all’interno della Chiesa, pubblicarono un manifesto in cui si uniscono magistralmente il loro desiderio naturale di donne e l’opera di amore di Dio in loro: si sentono mosse, per loro natura e come madri, a dare e a proteggere la vita e, come donne cattoliche si sentono chiamate da Cristo "a dare testimonianza di un amore universale ed efficace per la famiglia umana"1. A seguito di tale manifesto, le donne dell’Azione Cattolica Spagnola diedero vita alla Campagna contro la Fame, che poi è diventata Manos Unidas.

Non potevano restare indifferenti alle sofferenze di quanti vivevano e morivano senza diritto alla loro piena dignità, alla quale erano stati chiamati.

Si misero così a lavorare con vero spirito di sacrificio e servizio, per fare in modo che in Spagna si sviluppasse una maggiore sensibilità ed amore verso il prossimo. Non pensarono mai di fare qualcosa di diverso da ciò che richiedeva loro la loro condizione di figlie di Dio e questo è quello che pensiamo ancora noi oggi.

Sin dall’inizio capirono di dover lottare contro la fame per mancanza di cibo, quella per carenza di cultura e quella per assenza di Dio. Dovevano farlo partendo dalla sensibilizzazione ed educazione della nostra ricca società, senza però dimenticare l’importanza dei piccoli gesti, dagli atti quotidiani in famiglia fino alla collaborazione con gli organismi internazionali. Questa lotta andava portata avanti anche attraverso progetti concreti di sviluppo, nei quali la dimensione dell’amore fosse sempre presente, in quanto, sin dalle origini, abbiamo sempre pensato che il vero sviluppo ha luogo quando la persona è amata.

Da allora, questo organismo si è sviluppato ed ora è una splendida realtà, cui partecipano migliaia di uomini e donne, sempre in comunione con la Chiesa, ambito in cui è nato e a cui appartiene.

Nel corso del tempo, abbiamo maturato e rafforzato una spiritualità profondamente ecclesiale, poiché desideriamo servire la Chiesa, vogliamo essere strumento per portare la verità di Cristo e del Vangelo al mondo attraverso la missione che la Chiesa in Spagna ci ha affidato: promuovere lo sviluppo integrale e autentico delle popolazioni in via di sviluppo, uniti a coloro che, in un modo o nell’altro, partecipano al nostro lavoro, apostolato e servizio.

In tal modo, questo organismo ecclesiale spagnolo ha accompagnato uomini e donne di oltre 60 paesi, in circa 25.000 progetti di sviluppo.

Desidero tornare a sottolineare che ciò che rende possibile il nostro impegno in tanti progetti e paesi – dove collaboriamo con missionari, Caritas locali, congregazioni religiose, ONG o organizzazioni di base – è la vita battesimale che si vive nella comunità cristiane, in quanto il nostro lavoro si origina principalmente nella gratuità offerta da migliaia di volontari, organizzati in delegazioni diocesane, e nelle piccole collette realizzate dai fedeli nelle parrocchie e nelle scuole di tutta la Spagna, in una moltitudine di piccoli gesti di persone che, come la vedova del Vangelo, nel dare il poco che hanno offrono tutto2.

Infatti, Manos Unidas è una istituzione formata da volontari, visto che, sebbene vi siano professionali che lavorano al nostro fianco, il peso della responsabilità ricade sulle spalle di noi laici che, gratuitamente, con semplice spirito di abnegazione, collaboriamo come volontari in tutti gli ambiti in cui è necessario essere presenti per portare a termine la missione affidataci. Possiamo affermare con gioia che in tutte le parrocchie, vicariati e diocesi, ci sono volontari che, a seconda delle proprie capacità e possibilità, offrono il loro tempo, le loro conoscenze, i loro sacrifici. In tal modo, ci uniamo a tutte le persone di buona volontà che condividono questo nostro sogno di impegno gratuito, soprattutto in questo 2011, anno dedicato ai volontari dall’Unione Europea e che segna il decimo anniversario dell’Anno del Volontariato delle Nazioni Unite.

Con spirito di fede e con immensa fiducia nella Divina Provvidenza, Manos Unidas ha rafforzato la spiritualità dei propri volontari, radicata nel Battesimo, che ci spinge ad essere testimoni di un amore più grande, l’amore di Dio per l’uomo. Tale amore si è espresso e realizzato nell’incarnazione del Verbo, che ha assunto la condizione umana senza però conformarvisi, bensì identificandosi con i più poveri: "…ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito…"3.

È conseguenza di quella che il Santo Padre definisce "l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo" 4. Si tratta di un esempio lampante di carità operante che nasce dal Battesimo, è una carità che non si perde in un atto emozionalmente intenso ma fugace, ma è sostenuta nel tempo dalla Grazia.

Il nostro lavoro, negli organismi caritativi della Chiesa, discreto e sicuramente complementare, non vuol essere altro che un sostegno per l’incontro dell’uomo di oggi con Cristo morto e risorto, affinché scopra che tutti, ciascuno nella sua situazione concreta, senza distinzione di razza, sesso, colore, cultura, età, formazione, siamo chiamati a vivere la vita in Cristo.

Manos Unidas, con gli altri organismi ecclesiali impegnati in ambito caritativo, può aiutare l’uomo di oggi a trovare strade dove indirizzare i suoi buoni propositi, il suo desiderio di servizio e la sua autentica vocazione. La carità, ci ha detto il Santo Padre, "è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare"5.

Quando nel cuore dell’uomo si nutre l’altruismo, il servizio, la generosità, il desiderio di donarsi al prossimo, si incoraggia il rifiuto di quell’esistenza seppellita dal Battesimo, ovvero della vita di peccato e di autosufficienza che abbiamo dentro.

Desidero concludere questo intervento che mi è stato chiesto in occasione della Quaresima di quest’anno ringraziando Sua Santità per il suo insegnamento, che ci aiuta a risituarci, a riscoprire la necessità di vivere il Vangelo con semplicità e umiltà, ma anche con generosità e devozione. La Sua ultima Enciclica sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, Caritas in veritate, rappresenta un nuovo stimolo per il nostro lavoro quotidiano per rendere questo mondo un luogo più bello, dove Cristo possa farsi presente.

Spero che questa Quaresima porti gli auspicati frutti: la Risurrezione e la Vita Eterna, che il Signore ha guadagnato per tutti sulla Croce, con il Suo sacrificio di redenzione.

Offro al Signore il lavoro di noi che siamo a servizio della CARITÀ, le nostre Mani e i nostri Cuori Uniti.

Molte grazie.

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1 Manifesto della UMOFC, 2 luglio 1995.
2
Cf. Mc 12, 41-44
3
Mt 25, 35ss.
4
Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010.
5
DCE 31

[00253-01.01]

[B0109-XX.01]