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CONFERENZA STAMPA PER LA PRESENTAZIONE DEL BILANCIO DELL’ANNO PAOLINO (28 GIUGNO 2008 - 29 GIUGNO 2009) E DEL VOLUME "L’ANNO PAOLINO", 17.02.2011


CONFERENZA STAMPA PER LA PRESENTAZIONE DEL BILANCIO DELL’ANNO PAOLINO (28 GIUGNO 2008 - 29 GIUGNO 2009) E DEL VOLUME "L’ANNO PAOLINO"

INTERVENTO DI S.E. MONS. RINO FISICHELLA

INTERVENTO DEL DOTT. GIANFRANCO MARCELLI

Questa mattina, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa per la presentazione del bilancio dell’Anno Paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009). Nel corso della Conferenza Stampa viene presentato il volume "L’Anno Paolino", a cura di Graziano Motta.
Intervengono alla Conferenza Stampa il Card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Arciprete emerito della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura; il Card. Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura; S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione; il Dott. Gianfranco Marcelli, Vice-Direttore a.p. e Capo della Redazione di Roma di "Avvenire". È presente l’autore del volume "L’Anno Paolino", Dott. Graziano Motta.
Riportiamo di seguito i testi degli interventi di S.E. Mons. Rino Fisichella e del Dott. Gianfranco Marcelli:

INTERVENTO DI S.E. MONS. RINO FISICHELLA

Uno dei paradossi del nostro tempo è determinato dallo scorrere veloce degli avvenimenti. Il nostro contemporaneo preso dalla frenesia del momento sembra essere sempre di più toccato dall’attimo fuggente piuttosto che dal desiderio di conservare. Non è un caso che alcuni autori inizino a parlare di "uomo cinetico"; una persona cioè soggetta al desiderio di compiere tante esperienze senza conservarne alcuna; sempre pronta a modificare il suo stesso stile di vita per saziare quella sete di cambiamento senza sapere, tuttavia, quale fine raggiungere. Uno dei tratti della crisi culturale che stiamo vivendo è rintracciabile in questo orizzonte; incapace a conservare e rendere stabile alcuni avvenimenti, viene meno la stessa funzione della cultura e tutto si trasforma in frammento passeggero senza genuino fondamento. In questo contesto, gli strumenti che aiutano a mantenere forte il senso della memoria storica diventano non solo importanti e urgenti, ma necessari e indispensabili. È in questo senso che si deve dare atto a Graziano Motta di aver realizzato un volume importante. Aver raccolto non solo l’abbondante materiale che ha caratterizzato lo svolgimento dell’anno paolino, ma soprattutto averne composto una sua intelligente sistematizzazione permette di avere oggi tra le mani un prodotto originale che rimarrà negli anni futuri come un punto di riferimento storico fondamentale. Una raccolta di Atti è, di per sé, cosa semplice; qui, però, siamo in presenza di qualcosa decisamente più rimarcabile perché l’autore permette di riportare alla mente, in uno sviluppo tematico, avvenimenti che hanno segnato nella loro progressiva dinamica un anno indimenticabile non solo per la Chiesa, ma per l’intera comunità internazionale che è stata come inondata da una serie di iniziative di diverso carattere. Dalla teologia all’arte, dall’archeologia alla musica, dai pellegrinaggi ai convegni e alle mostre… tutto concorre per consentire alla mente di fissare l’anno paolino come un momento strategico per la stessa vita della Chiesa. Strategico perché ha permesso di riportare alla luce non solo la multiforme ricchezza del pensiero dell’apostolo delle genti con una produzione teologica e bibliografica invidiabile e, probabilmente, mai raggiunta nel passato, ma soprattutto ha evidenziato la sua attualità per la vita della Chiesa nella sua missione evangelizzatrice. È sufficiente riportare un brano del card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, primo Arciprete della Basilica, ideatore e instancabile organizzatore del fortunato evento, per comprendere le finalità sottese: "Questa basilica… vuole essere la testimonianza viva e vitale dell’insegnamento e dell’esempio di Paolo per additarlo a tutto il mondo e continuarne l’opera… san Paolo ha lasciato qui non solo la sua memoria storica, ma anche il vigore del suo esempio nell’evangelizzare le genti" (p. 23). È stato proprio così e continuerà ad esserlo in maniera ancora più forte dopo che proprio da questa basilica il 28 giugno 2010 nei Primi Vespri della solennità dei santi Pietro e Paolo, Papa Benedetto XVI ha manifestato la sua intenzione di istituire il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Lo ha voluto fare da questa basilica, già ricca per la sua portata ecumenica, per mostrare quanto l’esempio di Paolo debba suscitare, rinvigorire e rafforzare lo spirito missionario dei cristiani. Siamo convinti che questa basilica dovrà essere ancora di più nel futuro segno evidente della volontà della Chiesa nell’intraprendere il suo cammino di nuova evangelizzazione.

Con ragione, comunque, Graziano Motta può scrivere che la celebrazione dell’anno paolino: "È stata come una spettacolare multicolore esplosione di fuochi d’artificio" (p. 191). A diversi livelli, infatti, si sono succedute celebrazioni di ogni tipo dove la multiformità delle iniziative evidenziava lo stesso denominatore comune: serietà propositiva, dove il rigore del dato scientifico si poteva facilmente coniugare con la passione artistica e lo sforzo organizzativo con la sincera pietà delle centinaia di migliaia di pellegrini accorsi da ogni parte del mondo. Fede, pietà, religiosità popolare, pellegrinaggi, concerti, convegni…per ritrovare una simile ricchezza è necessario ritornare, probabilmente all’anno 2000 con la celebrazione del grande giubileo. In questo caso, comunque, si aggiunge qualcosa di straordinario per la vita della Chiesa e per la stessa storia della basilica: l’accessibilità alla tomba dell’apostolo. La tomba di Paolo, di cui si erano perse le tracce, viene riscoperta e riportata alla luce: in marmo bianco grezzo, una lapide del IV secolo attesta senza ombra di dubbio: Paulo Apostolo Mart(yri). Una scoperta non affatto di secondo ordine che permette di tornare alla fondazione di questa Chiesa di Roma, che da sempre la tradizione ha riconosciuto negli apostoli Pietro e Paolo. È significativo, in questo contesto riprendere le stesse parole di Papa Benedetto XVI a conclusione dell’anno paolino: "Siamo raccolti presso la tomba dell’Apostolo, il cui sarcofago, conservato sotto l’altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un’attenta analisi scientifica: nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. È stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo".

Non è senza emozione che si ripercorrono queste tappe nel volume di Motta. Probabilmente, questo rimarrà come il segno più evidente della celebrazione dell’anno paolino; nello stesso tempo, comunque, è possibile leggere questa scoperta alla luce delle catechesi di Papa Benedetto di cui il volume offre un’ampia sintesi. Proprio l’ultima catechesi può essere significativa in proposito, là dove il Papa afferma: "La figura di san Paolo grandeggia ben al di là della sua vita terrena e della sua morte; egli infatti ha lasciato una straordinaria eredità spirituale. Anch’egli, come vero discepolo di Gesù, divenne segno di contraddizione… resta luminosa davanti a noi la figura di un apostolo e di un pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo, dal cui accostamento ciascuno può trarre giovamento. In uno dei suoi panegirici, San Giovanni Crisostomo instaura un originale paragone tra Paolo e Noè, esprimendosi così: Paolo "non mise insieme delle assi per fabbricare un'arca; piuttosto, invece di unire delle tavole di legno, compose delle lettere e così strappò di mezzo ai flutti, non due, tre o cinque membri della propria famiglia, ma l'intera ecumene che era sul punto di perire" (Paneg. 1,5). Proprio questo può ancora e sempre fare l’apostolo Paolo. Attingere a lui, tanto al suo esempio apostolico quanto alla sua dottrina, sarà quindi uno stimolo, se non una garanzia, per il consolidamento dell’identità cristiana di ciascuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa". Insomma, possiamo avere tra le mani un volume che consente di ripercorrere i momenti salienti dell’anno paolino, ma in modo particolare possiamo accostarci alla figura di Paolo in una forma più moderna. Pagina dopo pagina, infatti, viene incontro una persona viva nella fede del popolo di Dio che vede nell’apostolo dei popoli la forza della grazia che trasforma i cuori e rende disponibile alla sequela.

[00235-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL DOTT. GIANFRANCO MARCELLI

Sono particolarmente lieto di prendere parte a questo incontro, che vede al centro il prezioso lavoro di un collega dall’esperienza unica – e non solo per la sua durata ormai ben più che cinquantennale! - nel mondo dell’informazione. In proposito direi anzitutto che, se volessimo individuare un elemento simbolico capace di sintetizzare, da solo, l’impatto che l’Anno Paolino ha avuto nella galassia dei mass media, la fatica editoriale portata a termine da Graziano Motta, per la sua densità anche "fisica" (per la sua "corposità" direbbe il Cardinale Bertone), faccia perfettamente al caso nostro.

Accade in effetti che il nostro lavoro di cronisti quotidiani sia esposto, in maniera quasi inevitabile, al rischio di accendere, su eventi di lunga durata come un anno giubilare, fiammate di attenzione anche altissima, alle quali però seguono spesso pause più o meno lunghe di rilassamento, se non di vera e propria noncuranza. C’è dunque sempre il pericolo di perdere di vista lo spessore complessivo dell’evento che si sta vivendo.

Ecco perché questo volume mi sembra offrire un’opportunità unica di "ricapitolazione" di quanto è avvenuto, non solo nei dodici mesi del bimillenario, ma anche in quelli precedenti e, forse soprattutto, in quelli che hanno seguito la solenne cerimonia di chiusura nella Basilica Ostiense, per proiettarsi in concreto fino ad oggi. La fotografia d’insieme che emerge da queste pagine è quella di un avvenimento impressionante per estensione, per capacità di coinvolgimento e per numero dei protagonisti. Non ho difficoltà a rendere pubblico ciò che ho detto privatamente all’autore: "Hai costruito, con pazienza degna di un certosino, un vero monumento all’Anno Paolino".

Prima ho usato volutamente un celebre termine paolino – "ricapitolazione" - al quale tuttavia, come è ben noto, l’Apostolo dava tutt’altro significato che non quello di un semplice "riepilogo". Il disegno divino, ci istruisce la lettera agli Efesini, è quello di "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra": nel senso, appunto, di dare ad esse, ed anche a noi, un nuovo "caput", un nuovo principio, quasi una nuova partenza in Gesù Cristo.

Ebbene, a giudicare da quanto, fra giugno 2008 e giugno 2009, si è scritto e pubblicato, da quanto si è trasmesso e mandato in onda, da tutto ciò che è stato immesso nei circuiti di internet, in fondo non mi sembra inadatta neanche l’accezione più pregnante della espressione paolina di ricapitolazione. È come se, sotteso all’immensa produzione pubblicistica di quest’anno di grazia, fermentasse il desiderio più o meno consapevole di un nuovo impulso creativo, di un nuovo cominciamento, anche nella comunicazione sui fatti della Chiesa. Azzarderei ancora: è come se lo spirito paolino si fosse rimesso in azione, con le sue caratteristiche tipiche della forza interiore, della spinta unificante e della latitudine universale.

Quanto alla forza dell’impulso interiore, grazie alla minuziosa capacità descrittiva di Motta, ho avuto la sensazione, ripercorrendo attentamente cronache e commenti di quei dodici mesi, che rispetto agli stessi resoconti del Grande Giubileo dell’anno 2000, da parte degli operatori delle comunicazioni sociali ci sia stata magari in questo caso una minore ricerca di emozioni e di momenti di grande impatto simbolico e, invece, una maggiore attenzione ai contenuti e ai significati profondi degli eventi, piccoli e grandi, che si sono succeduti.

Rispetto all’afflato unificante, gli osservatori credo siano concordi nel constatare come durante l’Anno Paolino si siano concentrati, come forse mai prima, momenti straordinari dal punto di vista ecumenico. E Motta ha fatto bene a enfatizzare tanti appuntamenti vissuti in particolare con e dal mondo ortodosso. Del resto come pensare che sia solo frutto del caso, e non invece di un disegno provvidenziale, la triplice presenza a Roma, in quel medesimo arco di tempo, di Bartolomeo I e anche il passaggio del testimone al Patriarcato di Mosca da Alessio II a Kirill I, di cui si conosce l’ampia condivisione di vedute con Roma su temi cruciali per la fede in Europa?

Riguardo infine all’universalità della vicenda che ha interessato il mondo cattolico, al grado di coinvolgimento delle comunità cristiane nella miriade di iniziative messe in campo a livello centrale e locale, mi pare che sia stato ampiamente raccolto l’auspicio manifestato da Papa Benedetto XVI, nell’omelia dei primi vespri nella solennità dei Santi Pietro e Paolo del 2008, quando il Santo Padre disse che "Paolo vuole parlare con noi". È quindi importante che uno straordinario numero di fedeli si sia messo al suo ascolto, anche grazie al contributo dei più diversi mezzi di comunicazione. E che attraverso gli stessi media, la notizia delle iniziative più diverse e più remote sia potuta circolare rapidamente e con efficacia.

A questo proposito, chiudo citando alcune pagine che mi hanno personalmente commosso nel volume di Graziano Motta. Sono quelle in cui, attingendo all’agenzia Fides, si descrivono, immagino solo in piccola parte, le tantissime, entusiaste, coraggiose iniziative messe in atto, in onore e per amore di San Paolo, nello sterminato territorio della Cina continentale. Località sconosciute, diocesi remote, che il bimillenario dell’Apostolo hanno reso vicine per una volta al cuore di tutti noi. Testimonianze di fede che restano come eredità preziosa di un anno davvero speciale.

[00236-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0097-XX.01]