L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando la catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato su Guglielmo di Saint-Thierry.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
in una precedente Catechesi ho presentato la figura di Bernardo di Chiaravalle, il "Dottore della dolcezza", grande protagonista del secolo dodicesimo. Il suo biografo – amico ed estimatore – fu Guglielmo di Saint-Thierry, sul quale mi soffermo nella riflessione di questa mattina.
Guglielmo nacque a Liegi tra il 1075 e il 1080. Di nobile famiglia, dotato di un’intelligenza viva e di un innato amore per lo studio, frequentò famose scuole dell’epoca, come quelle della sua città natale e di Reims, in Francia. Entrò in contatto personale anche con Abelardo, il maestro che applicava la filosofia alla teologia in modo così originale da suscitare molte perplessità e opposizioni. Anche Guglielmo espresse le proprie riserve, sollecitando il suo amico Bernardo a prendere posizione nei confronti di Abelardo. Rispondendo a quel misterioso e irresistibile appello di Dio, che è la vocazione alla vita consacrata, Guglielmo entrò nel monastero benedettino di Saint-Nicaise di Reims nel 1113, e qualche anno dopo divenne abate del monastero di Saint-Thierry, in diocesi di Reims. In quel periodo era molto diffusa l’esigenza di purificare e rinnovare la vita monastica, per renderla autenticamente evangelica. Guglielmo operò in questo senso all’interno del proprio monastero, e in genere nell’Ordine benedettino. Tuttavia incontrò non poche resistenze di fronte ai suoi tentativi di riforma, e così, nonostante il consiglio contrario dell’amico Bernardo, nel 1135, lasciò l’abbazia benedettina, smise l’abito nero e indossò quello bianco, per unirsi ai cistercensi di Signy. Da quel momento fino alla morte, avvenuta nel 1148, si dedicò alla contemplazione orante dei misteri di Dio, da sempre oggetto dei suoi più profondi desideri, e alla composizione di scritti di letteratura spirituale, importanti nella storia della teologia monastica.
Una delle sue prime opere è intitolata De natura et dignitate amoris (La natura e la dignità dell’amore). Vi è espressa una delle idee fondamentali di Guglielmo, valida anche per noi. L’energia principale che muove l’animo umano - egli dice - è l’amore. La natura umana, nella sua essenza più profonda, consiste nell’amare. In definitiva, un solo compito è affidato a ogni essere umano: imparare a voler bene, ad amare, sinceramente, autenticamente, gratuitamente. Ma solo alla scuola di Dio questo compito viene assolto e l’uomo può raggiungere il fine per cui è stato creato. Scrive infatti Guglielmo: "L’arte delle arti è l’arte dell’amore… L’amore è suscitato dal Creatore della natura. L’amore è una forza dell’anima, che la conduce come per un peso naturale al luogo e al fine che le è proprio" (La natura e la dignità dell’amore 1, PL 184,379). Imparare ad amare richiede un lungo e impegnativo cammino, che è articolato da Guglielmo in quattro tappe, corrispondenti alle età dell’uomo: l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. In questo itinerario la persona deve imporsi un’ascesi efficace, un forte controllo di sé per eliminare ogni affetto disordinato, ogni cedimento all’egoismo, e unificare la propria vita in Dio, sorgente, mèta e forza dell’amore, fino a giungere al vertice della vita spirituale, che Guglielmo definisce come "sapienza". A conclusione di questo itinerario ascetico, si sperimenta una grande serenità e dolcezza. Tutte le facoltà dell’uomo - intelligenza, volontà, affetti - riposano in Dio, conosciuto e amato in Cristo.
Anche in altre opere, Guglielmo parla di questa radicale vocazione all’amore per Dio, che costituisce il segreto di una vita riuscita e felice, e che egli descrive come un desiderio incessante e crescente, ispirato da Dio stesso nel cuore dell’uomo. In una meditazione egli dice che l’oggetto di questo amore è l’Amore con la "A" maiuscola, cioè Dio. È lui che si riversa nel cuore di chi ama, e lo rende atto a riceverlo. Si dona a sazietà e in modo tale, che di questa sazietà il desiderio non viene mai meno. Questo slancio d’amore è il compimento dell’uomo" (De contemplando Deo 6, passim, SC 61bis, pp. 79-83). Colpisce il fatto che Guglielmo, nel parlare dell’amore a Dio attribuisca una notevole importanza alla dimensione affettiva. In fondo, cari amici, il nostro cuore è fatto di carne, e quando amiamo Dio, che è l’Amore stesso, come non esprimere in questa relazione con il Signore anche i nostri umanissimi sentimenti, come la tenerezza, la sensibilità, la delicatezza? Il Signore stesso, facendosi uomo, ha voluto amarci con un cuore di carne!
Secondo Guglielmo, poi, l’amore ha un’altra proprietà importante: illumina l’intelligenza e permette di conoscere meglio e in modo profondo Dio e, in Dio, le persone e gli avvenimenti. La conoscenza che procede dai sensi e dall’intelligenza riduce, ma non elimina, la distanza tra il soggetto e l’oggetto, tra l’io e il tu. L’amore invece produce attrazione e comunione, fino al punto che vi è una trasformazione e un’assimilazione tra il soggetto che ama e l’oggetto amato. Questa reciprocità di affetto e di simpatia permette allora una conoscenza molto più profonda di quella operata dalla sola ragione. Si spiega così una celebre espressione di Guglielmo: "Amor ipse intellectus est - già in se stesso l’amore è principio di conoscenza". Cari amici, ci domandiamo: non è proprio così nella nostra vita? Non è forse vero che noi conosciamo realmente solo chi e ciò che amiamo? Senza una certa simpatia non si conosce nessuno e niente! E questo vale anzitutto nella conoscenza di Dio e dei suoi misteri, che superano la capacità di comprensione della nostra intelligenza: Dio lo si conosce se lo si ama!
Una sintesi del pensiero di Guglielmo di Saint-Thierry è contenuta in una lunga lettera indirizzata ai Certosini di Mont-Dieu, presso i quali egli si era recato in visita e che volle incoraggiare e consolare. Il dotto benedettino Jean Mabillon già nel 1690 diede a questa lettera un titolo significativo: Epistola aurea (Lettera d’oro). In effetti, gli insegnamenti sulla vita spirituale in essa contenuti sono preziosi per tutti coloro che desiderano crescere nella comunione con Dio, nella santità. In questo trattato Guglielmo propone un itinerario in tre tappe. Occorre - egli dice - passare dall’uomo "animale" a quello "razionale", per approdare a quello "spirituale". Che cosa intende dire il nostro autore con queste tre espressioni? All’inizio una persona accetta la visione della vita ispirata dalla fede con un atto di obbedienza e di fiducia. Poi con un processo di interiorizzazione, nel quale la ragione e la volontà giocano un grande ruolo, la fede in Cristo è accolta con profonda convinzione e si sperimenta un’armoniosa corrispondenza tra ciò che si crede e si spera e le aspirazioni più segrete dell’anima, la nostra ragione, i nostri affetti. Si giunge così alla perfezione della vita spirituale, quando le realtà della fede sono fonte di intima gioia e di comunione reale e appagante con Dio. Si vive solo nell’amore e per amore. Guglielmo fonda questo itinerario su una solida visione dell’uomo, ispirata agli antichi Padri greci, soprattutto ad Origene, i quali, con un linguaggio audace, avevano insegnato che la vocazione dell’uomo è diventare come Dio, che lo ha creato a sua immagine e somiglianza. L’immagine di Dio presente nell’uomo lo spinge verso la somiglianza, cioè verso un’identità sempre più piena tra la propria volontà e quella divina. A questa perfezione, che Guglielmo chiama "unità di spirito", non si giunge con lo sforzo personale, sia pure sincero e generoso, perché è necessaria un’altra cosa. Questa perfezione si raggiunge per l’azione dello Spirito Santo, che prende dimora nell’anima e purifica, assorbe e trasforma in carità ogni slancio e ogni desiderio d’amore presente nell’uomo. "Vi è poi un’altra somiglianza con Dio", leggiamo nell’Epistola aurea, "che viene detta non più somiglianza, ma unità di spirito, quando l’uomo diventa uno con Dio, uno spirito, non soltanto per l’unità di un identico volere, ma per non essere in grado di volere altro. In tal modo l’uomo merita di diventare non Dio, ma ciò che Dio è: l’uomo diventa per grazia ciò che Dio è per natura" (Epistola aurea 262-263, SC 223, pp. 353-355).
Cari fratelli e sorelle, questo autore, che potremmo definire il "Cantore dell’amore, della carità", ci insegna ad operare nella nostra vita la scelta di fondo, che dà senso e valore a tutte le altre scelte: amare Dio e, per amore suo, amare il nostro prossimo; solo così potremo incontrare la vera gioia, anticipo della beatitudine eterna. Mettiamoci quindi alla scuola dei Santi per imparare ad amare in modo autentico e totale, per entrare in questo itinerario del nostro essere. Con una giovane santa, Dottore della Chiesa, Teresa di Gesù Bambino, diciamo anche noi al Signore che vogliamo vivere d’amore. E concludo proprio con una preghiera di questa Santa: "Io ti amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d'amore mi incendia col suo fuoco. Amando Te attiro il Padre, che il mio debole cuore conserva, senza scampo. O Trinità! Sei prigioniera del mio amore. Vivere d'amore, quaggiù, è un darsi smisurato, senza chiedere salario … quando si ama non si fanno calcoli. Io ho dato tutto al Cuore divino, che trabocca di tenerezza! E corro leggermente. Non ho più nulla, e la mia sola ricchezza è vivere d'amore".
[01784-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
Guillaume de Saint-Thierry, ami et biographe de saint Bernard de Clairvaux, est né à Liège. Il est entré dans la vie bénédictine à Reims en 1113 et deviendra par la suite abbé du monastère de Saint-Thierry qu’il laissera ensuite pour l’abbaye cistercienne de Signy. Il consacrera alors sa vie à la contemplation du mystère divin et à la rédaction d’écrits spirituels où il se fait le « chantre de l’amour ». L’amour est l’énergie première de l’âme humaine, constate-t-il dans le De natura et dignitate amoris. La tâche fondamentale de tout être humain est donc d’apprendre à aimer. L’objet de cet amour est Dieu, Dieu-Amour. Suivant la théologie des Pères grecs, l’homme étant appelé à devenir par grâce ce que Dieu est par nature, cet apprentissage ne peut se faire qu’à l’école de Dieu. Guillaume de Saint-Thierry développe ainsi une pédagogie de l’amour où l’ascèse et l’effort humain ont leur place, mais où l’Esprit Saint joue le rôle principal en transformant en charité tout élan d’amour présent en l’homme.
Sa Lettre aux chartreux de Mont-Dieu, l’Epistola aurea, est un traité sur la vie spirituelle pour qui désire vivre dans l’amour et par l’amour. Dans ses considérations, Guillaume accorde une importance notable à la dimension affective de l’amour puisque Dieu doit être aimé par l’homme avec un cœur de chair. Il souligne aussi que « l’amour est principe de connaissance » et que Dieu ne peut être connu que s’il est aimé. L’enseignement de Guillaume de Saint-Thierry nous invite à faire un choix décisif qui donnera sens et valeur à tous nos autres choix : Aimer Dieu, et par amour de Lui, aimer notre prochain.
Chers pèlerins francophones, avec les saints et en particulier avec sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus, demandons au Seigneur de nous enflammer de sa charité pour aimer sans calcul et pénétrer dans le mystère de l’amour trinitaire. Bon pèlerinage à tous!
[01785-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
In our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to William of Saint-Thierry, an outstanding monastic theologian and a close friend of Saint Bernard of Clairvaux. William took active part in the twelfth-century movement of monastic renewal and, after serving as abbot of Saint-Thierry, he entered the Cistercian monastery of Signy. A central theme of his writings is the nature and power of love, seen as the ultimate vocation and the driving force of the human spirit. For William, this innate human drive finds perfection in the love of the triune God, the source and goal of all love. As the culmination of a process of purification and integration of the affections, the love of God brings supreme human fulfilment, and a profound experiential knowledge of both God and the world about us. In William’s celebrated phrase, Amor ipse intellectus est – love itself brings knowledge. By contemplation of the mysteries of the faith, we grow in the image of God and, by uniting our will to his, we become one with him. May the example and teaching of William of Saint-Thierry strengthen our desire to love God above all things and to let that love overflow in love of our neighbour. May we thus discover authentic joy and the foretaste of eternal bliss.
I offer a warm welcome to the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including the priests from Scotland celebrating their ordination jubilees and the students and staff from Saint Mary’s High School, Casino, Australia. May your advent visit to Rome be a time of deep spiritual renewal. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings!
[01786-02.00] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Wilhelm von Saint-Thierry, über den ich heute kurz sprechen möchte, zählt wie sein Freund Bernhard von Clairvaux zu den bedeutenden Vertretern der Mönchstheologie und Mystik im 12. Jahrhundert. Er wurde um 1075 bei Lüttich im heutigen Belgien geboren, trat in den Benediktinerorden ein und wurde Abt des Klosters von Saint-Thierry in der Nähe von Reims in Frankreich. Aufgrund von Widerständen gegen seine Bemühungen um eine Erneuerung des monastischen Lebens wurde er schließlich Zisterzienser und verbrachte seine letzten Lebensjahre als einfacher Mönch in der Abtei Signy, wo er 1148 gestorben ist. Nach einem grundlegenden Gedanken im theologischen und geistlichen Werk Wilhelms besteht die menschliche Natur ihrem innersten Wesen nach im Lieben. Der Mensch ist dazu berufen zu lieben und sein Leben mit Gott, dem Urgrund, dem Ziel und der Kraft der Liebe, zu vereinen. Gott, der uns geschaffen und uns zuerst geliebt hat, will, daß wir ihn lieben. In dieser Berufung der Liebe zu Gott besteht das Geheimnis eines gelungenen und glücklichen Lebens. Zum anderen erleuchtet die Liebe die Erkenntnis des Menschen; sie macht es ihm möglich, Gott besser und tiefer zu erkennen. Die Liebe selbst ist Erkenntnis, so sagt er: »Amor ipse intellectus est«. Und wo gar nicht geliebt wird, wird auch nicht wirklich erkannt. Liebe überwindet die Distanz zwischen dem Liebenden und dem Geliebten, macht beide einander ähnlich und schafft Gemeinschaft. Gott wird erkannt, wenn man ihn liebt. Dieser Weg der Erfahrung Gottes im Glauben und in der Liebe führt zu einer immer engeren Gemeinschaft und Übereinstimmung unseres Willens mit dem Willen Gottes. Diese Einigung ist letztendlich Werk des Heiligen Geistes, für den wir uns öffnen und der uns sozusagen in die Höhe zieht und es möglich macht, daß wir, wie Wilhelm sagt, durch Gnade das werden, was Gott von Natur her ist.
Einen frohen Gruß richte ich an alle Gäste deutscher Sprache, besonders an die Pilger der Schönstattbewegung. In der Schule der Heiligen lernen wir, ganz und echt zu lieben. So können wir mit Wilhelm von Saint-Thierry beten: Gott, du hast uns zuerst geliebt, damit wir dich lieben, … weil wir nicht sein können, wozu du uns geschaffen hast, ohne daß wir dich lieben (vgl. De contemplando Deo, 10). Der Herr schenke euch seinen Geist und seine Liebe.
[01787-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Hoy me detengo en Guillermo de San Thierry, nacido en Lieja en torno al año mil ochenta. De familia noble, y dotado de gran inteligencia y un amor innato por el estudio, fue a las escuelas más famosas de su tiempo, como la de su ciudad natal y la de Reims, en Francia. Ingresó en los benedictinos de Saint-Nicaise de Reims y, poco después, fue abad del monasterio de Saint Thierry, comunidad que, no obstante sus grandes deseos, no pudo reformar, por lo cual la abandonó para pasar a la abadía cisterciense de Signy, en la que se dedicó a la contemplación de los misterios de Dios y a escribir obras de espiritualidad. Llamó la atención sobre los errores teológicos de Abelardo, solicitando a su amigo San Bernardo de Claraval que tomara posiciones ante ellos. De la doctrina de Guillermo, que se centró particularmente en la ciencia del amor, podemos encontrar una síntesis en una larga carta que escribió a los cartujos de Mont-Dieu, a quienes visitó para animarlos y consolarlos. En este escrito, que lleva el significativo nombre de Epístola áurea, enseña que, por el amor, el ser humano llega a ser por gracia lo que Dios es por naturaleza.
Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a las Religiosas dominicas de la Presentación de la Santísima Virgen, al grupo de artistas del Estado de Yucatán, a los fieles de la Diócesis de Zacatecoluca, acompañados por el Señor Obispo, así como a los demás grupos procedentes de España, Bolivia y otros países latinoamericanos. Que siguiendo las enseñanzas de Guillermo de Saint-Thierry, al que podemos definir como cantor de la caridad, aprendamos a conocer a Dios amándolo. Muchas gracias.
[01788-04.01] [Texto original: Español]
○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs,
Guilherme de Saint-Thierry, amigo e biógrafo de São Bernardo de Claraval, após ter sido abade em um mosteiro beneditino, decidiu fazer-se cisterciense dedicando-se à contemplação orante dos mistérios de Deus e à composição de escritos de literatura espiritual. Podemos chamar-lhe de o «Cantor do amor, da caridade». Segundo ele, a força principal que move o espírito humano é o amor. A natureza humana, na sua mais profunda essência, está feita para amar. Porém, o homem só consegue realizar este objetivo, sincera, autêntica e gratuitamente, aprendendo na escola de Deus, que é Amor. A vocação do homem é tornar-se como Deus, que o criou a sua imagem e semelhança. Por sua vez, o amor ilumina a inteligência e permite conhecer melhor e de um modo mais profundo a Deus e, em Deus, as pessoas e os acontecimentos. Assim, nós conhecemos realmente apenas as pessoas e as coisas que amamos. A Deus, conhecemo-lo se O amarmos.
Amados peregrinos de língua portuguesa, uma cordial saudação de boas-vindas para todos. Que a prática do amor a Deus e ao próximo seja o propósito onde encontrais o sentido e o valor para todas as escolhas das vossas vidas. Que Deus abençoe a cada um de vós e vossas famílias! Ide em Paz!
[01789-06.01] [Texto original: Português]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua slovacca
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua polacca
Serdecznie witam polskich pielgrzymów. W adwentowym czasie w sposób szczególny uświadamiamy sobie, że Syn Boży „przyjdzie w chwale sądzić żywych i umarłych, a królestwu Jego nie będzie końca". Zanim to jednak nastąpi, przychodzi do nas każdego dnia i uświęca nas swoją łaską. Otwórzmy serca i umysły na dar Jego stałej obecności. Niech Bóg wam błogosławi!
[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Nel tempo dell’Avvento in modo particolare comprendiamo che il Figlio di Dio "verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine". Prima però che questo accada, egli viene a noi ogni giorno e ci santifica con la sua grazia. Apriamo i cuori e le menti al dono della Sua costante presenza. Dio vi benedica!]
[01790-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua slovacca
S láskou vítam pútnikov zo Slovenska: osobitne študentov a pedagógov Cirkevného konzervatória v Bratislave.
Bratia a sestry, milí mladí, v tomto milostivom čase Adventu prosme Ducha Svätého aby nás pretvoril na svedkov Božej lásky a na nositeľov pokoja. Zo srdca vás žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia: specialmente agli studenti ed ai docenti del Conservatorio ecclesiastico di Bratislava.
Fratelli e sorelle, cari giovani, in questo tempo di grazia di Avvento chiediamo allo Spirito Santo che ci trasformi in testimoni dell’amore di Dio e portatori di pace. Cordialmente vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]
[01792-AA.01] [Testo originale: Slovacco]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto voi, fedeli dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Antonio Ciliberti, ed auguro che la sosta presso i luoghi sacri rinsaldi la vostra adesione a Cristo e faccia crescere la carità nelle vostre comunità. Accompagno tutti, specialmente voi Seminaristi, con un particolare ricordo nella preghiera, perché il Signore vi ricolmi di copiosi doni spirituali. Saluto i rappresentanti dell’Associazione Marinai d’Italia, convenuti così numerosi, ed auspico che questo incontro possa ravvivare in ciascuno il desiderio di amare Dio e il prossimo. Saluto, inoltre, i rappresentanti della Federazione Italiana Panificatori e Pasticcieri e li ringrazio per il generoso dono dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa.
Saluto, infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Proprio oggi ricorre il 25° anniversario di promulgazione dell’Esortazione Apostolica Reconciliatio et paenitentia, che richiamò l’attenzione sull’importanza del sacramento della penitenza nella vita della Chiesa. In questa significativa ricorrenza, desidero rievocare alcune figure straordinarie di "apostoli del confessionale", instancabili dispensatori della misericordia divina: san Giovanni Maria Vianney, san Giuseppe Cafasso, san Leopoldo Mandić, san Pio da Pietrelcina. La loro testimonianza di fede e di carità incoraggi voi, cari giovani, a fuggire il peccato e a progettare il vostro futuro come un generoso servizio a Dio e al prossimo. Aiuti voi, cari malati, a sperimentare nella sofferenza la misericordia di Cristo crocifisso. E solleciti voi, cari sposi novelli, a creare in famiglia un clima costante di fede e di reciproca comprensione. L’esempio di questi Santi, assidui e fedeli ministri del perdono divino, sia infine per i sacerdoti – specialmente in questo Anno sacerdotale – e per tutti i cristiani un invito a confidare sempre nella bontà di Dio, accostandosi e celebrando con fiducia il Sacramento della Riconciliazione.
[01791-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0756-XX.01]