L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato sui Santi Cirillo e Metodio.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare dei Santi Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella fede, detti apostoli degli slavi. Cirillo nacque a Tessalonica dal magistrato imperiale Leone nell’826/827: era il più giovane di sette figli. Da ragazzo imparò la lingua slava. All’età di quattordici anni fu mandato a Costantinopoli per esservi educato e fu compagno del giovane imperatore Michele III. In quegli anni fu introdotto nelle diverse materie universitarie, fra le quali la dialettica, avendo come maestro Fozio. Dopo aver rifiutato un brillante matrimonio, decise di ricevere gli ordini sacri e divenne "bibliotecario" presso il Patriarcato. Poco dopo, desiderando ritirarsi in solitudine, andò a nascondersi in un monastero, ma fu presto scoperto e gli fu affidato l’insegnamento delle scienze sacre e profane, mansione che svolse così bene da guadagnarsi l’appellativo di "Filosofo". Nel frattempo, il fratello Michele (nato nell’815 ca.), dopo una carriera amministrativa in Macedonia, verso l’anno 850 abbandonò il mondo per ritirarsi a vita monastica sul monte Olimpo in Bitinia, dove ricevette il nome di Metodio (il nome monastico doveva cominciare con la stessa lettera di quello di battesimo) e divenne igumeno del monastero di Polychron.
Attratto dall’esempio del fratello, anche Cirillo decise di lasciare l’insegnamento per recarsi sul monte Olimpo a meditare e a pregare. Alcuni anni più tardi però, (861 ca.), il governo imperiale lo incaricò di una missione presso i khazari del Mare di Azov, i quali chiedevano che fosse loro inviato un letterato che sapesse discutere con gli ebrei e i saraceni. Cirillo, accompagnato dal fratello Metodio, sostò a lungo in Crimea, dove imparò l’ebraico. Qui ricercò pure il corpo del Papa Clemente I, che vi era stato esiliato. Ne trovò la tomba e, quando col fratello riprese la via del ritorno, portò con sé le preziose reliquie. Giunti a Costantinopoli, i due fratelli furono inviati in Moravia dall’imperatore Michele III, al quale il principe moravo Ratislao aveva rivolto una precisa richiesta: "Il nostro popolo – gli aveva detto – da quando ha respinto il paganesimo, osserva la legge cristiana; però non abbiamo un maestro che sia in grado di spiegarci la vera fede nella nostra lingua". La missione ebbe ben presto un successo insolito. Traducendo la liturgia nella lingua slava, i due fratelli guadagnarono una grande simpatia presso il popolo.
Questo, però, suscitò nei loro confronti l’ostilità del clero franco, che era arrivato in precedenza in Moravia e considerava il territorio come appartenente alla propria giurisdizione ecclesiale. Per giustificarsi, nell’867 i due fratelli si recarono a Roma. Durante il viaggio si fermarono a Venezia, dove ebbe luogo un’animata discussione con i sostenitori della cosiddetta "eresia trilingue": costoro ritenevano che vi fossero solo tre lingue in cui si poteva lecitamente lodare Dio: l’ebraica, la greca e la latina. Ovviamente, a ciò i due fratelli si opposero con forza. A Roma Cirillo e Metodio furono ricevuti dal Papa Adriano II, che andò loro incontrò in processione per accogliere degnamente le reliquie di san Clemente. Il Papa aveva anche compreso la grande importanza della loro eccezionale missione. Dalla metà del primo millennio, infatti, gli slavi si erano installati numerosissimi in quei territori posti tra le due parti dell’Impero Romano, l’orientale e l’occidentale, che erano già in tensione tra loro. Il Papa intuì che i popoli slavi avrebbero potuto giocare il ruolo di ponte, contribuendo così a conservare l’unione tra i cristiani dell’una e dell’altra parte dell’Impero. Egli quindi non esitò ad approvare la missione dei due Fratelli nella Grande Moravia, accogliendo e approvando l’uso della lingua slava nella liturgia. I libri slavi furono deposti sull’altare di Santa Maria di Phatmé (Santa Maria Maggiore) e la liturgia in lingua slava fu celebrata nelle Basiliche di San Pietro, Sant’Andrea, San Paolo.
Purtroppo a Roma Cirillo s’ammalò gravemente. Sentendo avvicinarsi la morte, volle consacrarsi totalmente a Dio come monaco in uno dei monasteri greci della Città (probabilmente presso Santa Prassede) ed assunse il nome monastico di Cirillo (il suo nome di battesimo era Costantino). Poi pregò con insistenza il fratello Metodio, che nel frattempo era stato consacrato Vescovo, di non abbandonare la missione in Moravia e di tornare tra quelle popolazioni. A Dio si rivolse con questa invocazione: "Signore, mio Dio…, esaudisci la mia preghiera e custodisci a te fedele il gregge a cui avevi preposto me… Liberali dall’eresia delle tre lingue, raccogli tutti nell’unità, e rendi il popolo che hai scelto concorde nella vera fede e nella retta confessione". Morì il 14 febbraio 869.
Fedele all’impegno assunto col fratello, nell’anno seguente, 870, Metodio ritornò in Moravia e in Pannonia (oggi Ungheria), ove incontrò di nuovo la violenta avversione dei missionari franchi che lo imprigionarono. Non si perse d’animo e quando nell’anno 873 fu liberato si adoperò attivamente nella organizzazione della Chiesa, curando la formazione di un gruppo di discepoli. Fu merito di questi discepoli se poté essere superata la crisi che si scatenò dopo la morte di Metodio, avvenuta il 6 aprile 885: perseguitati e messi in prigione, alcuni di questi discepoli vennero venduti come schiavi e portati a Venezia, dove furono riscattati da un funzionario costantinopolitano, che concesse loro di tornare nei Paesi degli slavi balcanici. Accolti in Bulgaria, poterono continuare nella missione avviata da Metodio, diffondendo il Vangelo nella «terra della Rus’». Dio nella sua misteriosa provvidenza si avvaleva così della persecuzione per salvare l’opera dei santi Fratelli. Di essa resta anche la documentazione letteraria. Basti pensare ad opere quali l’Evangeliario (pericopi liturgiche del Nuovo Testamento), il Salterio, vari testi liturgici in lingua slava, a cui lavorarono ambedue i Fratelli. Dopo la morte di Cirillo, a Metodio e ai suoi discepoli si deve, tra l’altro, la traduzione dell’intera Sacra Scrittura, il Nomocanone e il Libro dei Padri.
Volendo ora riassumere in breve il profilo spirituale dei due Fratelli, si deve innanzitutto registrare la passione con cui Cirillo si avvicinò agli scritti di san Gregorio Nazianzeno, apprendendo da lui il valore della lingua nella trasmissione della Rivelazione. San Gregorio aveva espresso il desiderio che Cristo parlasse per mezzo di lui: "Sono servo del Verbo, perciò mi metto al servizio della Parola". Volendo imitare Gregorio in questo servizio, Cirillo chiese a Cristo di voler parlare in slavo per mezzo suo. Egli introduce la sua opera di traduzione con l’invocazione solenne: "Ascoltate, o voi tutte genti slave, ascoltate la Parola che venne da Dio, la Parola che nutre le anime, la Parola che conduce alla conoscenza di Dio". In realtà, già alcuni anni prima che il principe di Moravia venisse a chiedere all’imperatore Michele III l’invio di missionari nella sua terra, sembra che Cirillo e il fratello Metodio, attorniati da un gruppo di discepoli, stessero lavorando al progetto di raccogliere i dogmi cristiani in libri scritti in lingua slava. Apparve allora chiaramente l’esigenza di nuovi segni grafici, più aderenti alla lingua parlata: nacque così l’alfabeto glagolitico che, successivamente modificato, fu poi designato col nome di "cirillico" in onore del suo ispiratore. Fu quello un evento decisivo per lo sviluppo della civiltà slava in generale. Cirillo e Metodio erano convinti che i singoli popoli non potessero ritenere di aver ricevuto pienamente la Rivelazione finché non l’avessero udita nella propria lingua e letta nei caratteri propri del loro alfabeto.
A Metodio spetta il merito di aver fatto sì che l’opera intrapresa col fratello non fosse bruscamente interrotta. Mentre Cirillo, il "Filosofo", era propenso alla contemplazione, egli era piuttosto portato alla vita attiva. Grazie a ciò poté porre i presupposti della successiva affermazione di quella che potremmo chiamare l’«idea cirillo-metodiana»: essa accompagnò nei diversi periodi storici i popoli slavi, favorendone lo sviluppo culturale, nazionale e religioso. E’ quanto riconosceva già Papa Pio XI con la Lettera apostolica Quod Sanctum Cyrillum, nella quale qualificava i due Fratelli: "figli dell’Oriente, di patria bizantini, d’origine greci, per missione romani, per i frutti apostolici slavi" (AAS 19 [1927] 93-96). Il ruolo storico da essi svolto è stato poi ufficialmente proclamato dal Papa Giovanni Paolo II che, con la Lettera apostolica Egregiae virtutis viri, li ha dichiarati compatroni d’Europa insieme con san Benedetto (AAS 73 [1981] 258-262). In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine "inculturazione": ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di "traduzione" molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. Di ciò i due santi Fratelli hanno lasciato una testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento.
[00948-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
Les saints Cyrille et Méthode, nés au début du neuvième siècle, ont eu une mission exceptionnelle parmi les peuples slaves. Cyrille apprit des écrits de saint Grégoire de Nazianze la valeur de la langue dans la transmission de la Révélation. Voulant imiter Grégoire, il demanda au Christ de bien vouloir parler slave par son intermédiaire. Cyrille et Méthode ont traduit la liturgie en langue slave et ils ont travaillé à recueillir les dogmes chrétiens dans des livres écrits dans cette même langue. Alors apparut clairement l’exigence de nouveaux signes graphiques plus fidèles à la langue parlée. Ainsi naquit l’alphabet appelé « cyrillique » en l’honneur de son inspirateur. Ce fut un événement décisif pour le développement de la civilisation slave en général. Cyrille et Méthode étaient convaincus que les peuples ne pouvaient recevoir pleinement la Révélation tant qu’ils ne l’avaient pas entendue dans leur propre langue et lue dans les caractères de leur alphabet.
Cyrille et Méthode représentent un exemple classique de ce qu’on appelle aujourd’hui « inculturation ». Chaque peuple doit introduire dans sa culture le message révélé et en exprimer la vérité salvifique avec le langage qui lui est propre. Le Pape Jean-Paul II a proclamé Cyrille et Méthode co-patrons de l’Europe, avec saint Benoît.
Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française. Je salue particulièrement les paroisses et les jeunes ainsi que les étudiants de Nice. Que le témoignage des saints Cyrille et Méthode soit pour vous une source de lumière et d’espérance afin que vous demeuriez fidèles à la foi que vous avez reçue. Avec ma Bénédiction apostolique !
[00949-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
As we continue our catechesis on the early Christian writers of the East and the West, we now turn to the brothers Saints Cyril and Methodius. They were born in Thessalonica in the early ninth century. Cyril, whose baptismal name was Constantine, was educated at the Byzantine Court, ordained a priest, and became an acclaimed teacher of sacred and profane sciences. When his brother Michael became a monk, taking the name of Methodius, Cyril also decided to embrace the monastic life. Having retrieved the relics of Pope Clement I during a mission in Crimea, the brothers successfully preached Christianity to the people of Moravia. Inventing an alphabet for the Slavonic language, they together with their disciples translated the Liturgy, the Bible and texts of the Fathers, shaping the culture of the Slav peoples and leaving an outstanding example of inculturation. Pope Adrian II received them in Rome and encouraged their missionary work. When Cyril died in Rome in 869, Methodius continued the mission in spite of persecution. After his death in 885, some of his disciples, providentially released from slavery, spread the Gospel in Bulgaria and in "the Land of the Rus". In recognition of the brothers’ vast influence, they were named Co-Patrons of Europe by Pope John Paul II. May we imitate their strong faith and their Christian wisdom as we bear witness to the Gospel in our daily lives!
I offer a warm welcome to the participants in the 2009 Church Music Festival. I greet the pilgrims from the parishes of Sacred Heart, Dontozidon, Ilapayan and Tuaran from the Archdiocese of Kota Kinabalu, Malaysia, accompanied by Archbishop John Lee, and also the pilgrims from Saint Francis Parish, Singapore. I am also pleased to greet the many student groups, and all the English-speaking pilgrims and visitors.
I extend my greetings to the various religious leaders present today who have gathered in Rome for an International Conference of interreligious dialogue. I commend this initiative organized by the Italian Bishops’ Conference in collaboration with the Italian Ministry of Foreign Affairs. I am confident that it will do much to draw the attention of world political leaders to the importance of religions within the social fabric of every society and to the grave duty to ensure that their deliberations and policies support and uphold the common good. Upon all those taking part I invoke an abundance of the Almighty’s blessings.
[00950-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
In dieser Generalaudienz möchte ich über die bekannten Slawenmissionare Cyrill und Methodius sprechen. Die beiden Brüder wurden Anfang des 9. Jahrhunderts als Söhne eines oströmischen Beamten in Griechenland geboren. Der ältere – Methodius – war zunächst ebenfalls Beamter; der jüngere – Cyrill – wurde in Konstantinopel Priester und Professor. Um das Jahr 850 zog es beide in die Stille des klösterlichen Lebens auf dem Berg Olymp. Der oströmische Kaiser Michael III., der Cyrill von seiner Studienzeit her kannte, sandte die sprachkundigen Brüder einige Jahre später auf die Halbinsel Krim und schließlich nach Mähren, wo sie mit viel Erfolg missionierten. Zu ihren großen Verdiensten gehörte die Übersetzung der Liturgie in die slawische Sprache. Der hl. Cyrill hat dazu ein eigenes Alphabet geschaffen, das heute noch seinen Namen trägt. Die beiden Missionare wurden allerdings auch Opfer von Neid und Anfeindungen, so daß sie in Rom um die Unterstützung und den Segen von Papst Hadrian II. baten. Dieser bestätigte die Liturgie in slawischer Sprache und ermutigte sie, ihr Werk fortzusetzen. Doch Cyrill erkrankte schwer und starb in Rom. Der hl. Methodius kehrte hingegen nach Mähren zurück und seine Schüler wirkten auch in anderen slawischen Ländern.
Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher aus Deutschland, Österreich und der Schweiz. Besonders heiße ich auch die Gruppe der Sinti willkommen. Cyrill und Methodius verkündeten mit aller Kraft „das Wort, das von Gott kommt, das Wort, das die Seelen nährt, das Wort, das uns Gott erkennen läßt". Bitten wir – so wie Cyrill auf dem Sterbebett –, daß Gott uns alle „im wahren Glauben und im rechten Bekenntnis bewahre". Der Herr segne euch und eure Familien.
[00951-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
En la audiencia de hoy me voy a detener en la figura de los copatronos de Europa: Cirilo y Metodio. Cirilo nace en torno al año ochocientos veintiséis en Tesalónica. Recibió una cuidada formación humanística y muy joven fue ordenado sacerdote. Poco después, su hermano Metodio, que ejercía una carrera administrativa, abandonó el mundo para comenzar una vida monástica. Este hecho hizo que Cirilo lo siguiera en su retiro monacal en el monte Olimpo, en Bitinia. Una década después, ambos comenzarán una amplia tarea misionera, primero en Crimea y después en Moravia. En Moravia encontraron la oposición de los misioneros francos, que defendían la "herejía trilingüe", es decir, que la alabanza divina sólo se podía realizar en hebreo, griego o latín. Sin embargo, Cirilo y Metodio difundían la Buena Noticia y celebraban la liturgia en la lengua eslava. Es por ello que se pusieron en camino hacia Roma para solicitar el apoyo del Papa Adriano Segundo. El Pontífice acoge con prontitud la propuesta y ratifica mediante una bula el uso del eslavo para la evangelización. Estando en Roma, Cirilo enfermó gravemente y murió. Metodio regresó a Moravia y se dedicó a formar un grupo de discípulos, que continuaron, tras su muerte, con la labor misionera en Bulgaria.
Saludo a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos de la Diócesis de Albacete, con su Obispo Monseñor Ciriaco Benavente, y a los peregrinos de la Archidiócesis de Tarragona, con su Obispo Monseñor Jaume Pujol. Os invito a considerar el modelo evangelizador de San Cirilo y San Metodio, que no escatimaron esfuerzos para dar a conocer a Cristo a sus contemporáneos, haciendo que el mensaje revelado impregnara la cultura de cada pueblo. Muchas gracias.
[00952-04.01] [Texto original: Español]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua portoghese
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua slovacca
○ Saluto in lingua croata
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua portoghese
Uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, em especial ao grupo do Brasil e aos paroquianos de Évora. Possa a Boa Nova de Jesus ser traduzida na vossa disposição de servir os outros com generosidade e alegria. Obrigado pelo carinho com que me acompanhais na minha missão de sucessor de Pedro. Sobre vós e vossas famílias desça a minha Bênção.
[00954-06.01] [Texto original: Português]
○ Saluto in lingua polacca
Moją myśl i słowo pozdrowienia kieruję do pielgrzymów polskich. W piątek, w Uroczystość Najświętszego Serca Pana Jezusa, rozpoczniemy Rok Kapłański. Jego mottem będzie: „Wierność Chrystusa, wierność kapłana". Niech Serce Jezusa, „dobroci i miłości pełne", umocni kapłanów w świętości i w wierności Bogu. Polecając wszystkich kapłanów waszej modlitwie z serca wam błogosławię.
[Rivolgo ora il mio pensiero e una mia parola di saluto a tutti i pellegrini polacchi. Venerdì, durante la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, si inaugurerà l’Anno Sacerdotale. Il suo motto sarà: Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote. Che il Cuore di Gesù, «colmo di bontà e d’amore», rafforzi i sacerdoti nella santità e nella fedeltà a Dio. Affidando tutti i sacerdoti alla vostra preghiera, vi benedico di cuore.]
[00955-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua slovacca
S láskou vítam slovenských pútnikov z farností Banská Bystrica – Fončorda, Holíč a Ludanice.
Bratia a sestry, v piatok, na slávnosť Božského Srdca Ježišovho začneme Rok kňazov. Modlite sa za nich, aby vo svojej službe boli znamením Krista - Dobrého Pastiera. Zo srdca žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti dalle parrocchie Banská Bystrica – Fončorda, Holíč e Ludanice.
Fratelli e sorelle, venerdì prossimo, nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, iniziamo l’Anno sacerdotale. Pregate per i sacerdoti, affinché nel loro ministero siano segno di Cristo – Buon Pastore. Di cuore benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]
[00956-AA.01] [Testo originale: Slovacco]
○ Saluto in lingua croata
Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Uznesenja Blažene Djevice Marije iz Širokog Brijega te krizmanike katedralne župe iz Dubrovnika! Preporučite Presvetom Srcu Isusovu svoj život i vaše obitelji kako bi rasli u Njegovoj ljubavi. Hvaljen Isus i Marija!
[Di cuore saluto i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria di roki Brijeg e i cresimandi della parrocchia Cattedrale di Dubrovnik! Raccomandate al Sacratissimo Cuore di Gesù la vostra vita e le vostre famiglie per crescere nel Suo amore. Siano lodati Gesù e Maria!]
[00957-AA.01] [Testo originale: Croato]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della diocesi di Aversa, qui convenuti così numerosi con il loro Pastore Mons. Mario Milano; della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato, con il Vescovo Mons. Francesco Moraglia; della diocesi di Biella con il Vescovo Mons. Gabriele Mana. Cari amici, ad imitazione dell’apostolo Paolo, seguite Cristo coltivando una intensa vita di preghiera testimoniando dappertutto il suo amore. Saluto con affetto i fedeli dell’Abbazia territoriale di Monte Cassino, giunti con il loro Ordinario, l’Abate Dom Pietro Vittorelli, per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere il 24 maggio scorso. A voi, cari amici, rinnovo l’espressione della mia gratitudine per la cordiale accoglienza che mi avete riservato, ed auspico che da quel nostro incontro scaturisca per la vostra Comunità diocesana una rinnovata vitalità spirituale e una sempre più generosa adesione a Cristo e alla Chiesa. Saluto i fedeli della Parrocchia Santa Maria del Carmine in Pavia e quelli di San Tammaro in Grumo Nevano, come pure i partecipanti al congresso promosso dalla Federazione Italiana Scuole Materne e i Seminaristi Pallottini, assicurando a ciascuno la mia preghiera, affinchè possano testimoniare Gesù e il suo Vangelo in ogni ambiente.
Mi rivolgo ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la festa del Sacro Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale e inizio dell’Anno Sacerdotale, da me voluto in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. Cari giovani, vi saluto con affetto e tra voi saluto specialmente i numerosi ragazzi degli Oratori della diocesi di Foligno, accompagnati dal loro Pastore Mons. Gualtiero Sigismondi. Cari amici, la ricchezza del Cuore di Cristo vi sostenga sempre. Aiuti voi, cari ammalati, ad affidarvi nelle mani della Provvidenza divina; ed incoraggi voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra unione cristiana con reciproca dedizione.
Desidero con gioia presentare ora la Delegazione siro-cattolica: il Patriarca della Chiesa di Antiochia dei siro-cattolici, Sua Beatitudine Mar Ignace Youssef III Younan, accompagnato, in questa sua prima visita ufficiale, dai Patriarchi emeriti, dai Vescovi e da fedeli provenienti dal Medio Oriente e da diverse parti del mondo, dove risiedono i siro-cattolici mantenendo un vivo legame con la tradizione orientale cristiana e il Vescovo di Roma.
Saluto con affetto il venerato Patriarca Youssef, al quale ho già concesso la communio ecclesiastica che, a norma dei sacri canoni, mi aveva chiesto appena eletto, e tale comunione troverà pubblica significazione nella Divina Liturgia in rito siro-antiocheno, che si terrà domani nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale assisterà come mio Rappresentante il Signor Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Mentre assicuro per Lei, venerato Fratello, e per quanti La accompagnano la mia preghiera, vorrei nel contempo esprimere la mia sollecitudine e considerazione a tutte le Chiese Orientali Cattoliche, incoraggiandole a proseguire la missione ecclesiale, pur tra mille difficoltà, per edificare ovunque l'unità e la pace.
[00958-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0409-XX.01]