L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato su Giovanni Scoto Eriugena.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare di un notevole pensatore dell’Occidente cristiano: Giovanni Scoto Eriugena, le cui origini però sono oscure. Proveniva certamente dall’Irlanda, dove era nato agli inizi dell’800, ma non sappiamo quando abbia lasciato la sua Isola per attraversare la Manica ed entrare così a far parte pienamente di quel mondo culturale che stava rinascendo intorno ai Carolingi, e in particolare intorno a Carlo il Calvo, nella Francia del IX secolo. Come non si conosce la data certa della sua nascita, così ignoriamo anche l’anno della sua morte che, secondo gli studiosi, dovrebbe comunque collocarsi intorno all’anno 870.
Giovanni Scoto Eriugena aveva una cultura patristica, sia greca che latina, di prima mano: conosceva infatti direttamente gli scritti dei Padri latini e greci. Conosceva bene, fra le altre, le opere di Agostino, di Ambrogio, di Gregorio Magno, grandi Padri dell’Occidente cristiano, ma conosceva altrettanto bene il pensiero di Origene, di Gregorio di Nissa, di Giovanni Crisostomo e di altri Padri cristiani di Oriente non meno grandi. Era un uomo eccezionale, che dominava in quel tempo anche la lingua greca. Dimostrò un’attenzione particolarissima per San Massimo il Confessore e, soprattutto, per Dionigi l’Areopagita. Sotto questo pseudonimo si nasconde uno scrittore ecclesiastico del V secolo, della Siria, ma tutto il Medioevo e anche Giovanni Scoto Eriugena, fu convinto che questo autore fosse identico ad un discepolo diretto di san Paolo, del quale si parla negli Atti degli Apostoli (17,34). Scoto Eriugena, convinto di questa apostolicità degli scritti di Dionigi, lo qualificava ‘autore divino’ per eccellenza; gli scritti di lui furono perciò una fonte eminente del suo pensiero. Giovanni Scoto tradusse in latino le sue opere. I grandi teologi medioevali, come san Bonaventura, hanno conosciuto le opere di Dionigi tramite questa traduzione. Si dedicò per tutta la vita ad approfondire e sviluppare il suo pensiero, attingendo a questi scritti, al punto che ancora oggi qualche volta può essere arduo distinguere dove abbiamo a che fare col pensiero di Scoto Eriugena e dove invece egli non fa altro che riproporre il pensiero dello Pseudo Dionigi.
In verità, il lavoro teologico di Giovanni Scoto non ebbe molta fortuna. Non solo la fine dell’era carolingia fece dimenticare le sue opere; anche una censura da parte dell’Autorità ecclesiastica gettò un’ombra sulla sua figura. In realtà, Giovanni Scoto rappresenta un platonismo radicale, che qualche volta sembra avvicinarsi ad una visione panteistica, anche se le sue intenzioni personali soggettive furono sempre ortodosse. Di Giovanni Scoto Eriugena ci sono giunte alcune opere, tra le quali meritano di essere ricordate, in particolare, il trattato "Sulla divisione della natura" e le "Esposizioni sulla gerarchia celeste di san Dionigi". Egli vi sviluppa stimolanti riflessioni teologiche e spirituali, che potrebbero suggerire interessanti approfondimenti anche ai teologi contemporanei. Mi riferisco, ad esempio, a quanto egli scrive sul dovere di esercitare un discernimento appropriato su ciò che viene presentato come auctoritas vera, oppure sull’impegno di continuare a cercare la verità fino a che non se ne raggiunga una qualche esperienza nell’adorazione silenziosa di Dio.
Il nostro autore dice: "Salus nostra ex fide inchoat: la nostra salvezza comincia con la fede". Non possiamo cioè parlare di Dio partendo dalle nostre invenzioni, ma da quanto dice Dio di se stesso nelle Sacre Scritture. Poiché tuttavia Dio dice solo la verità, Scoto Eriugena è convinto che l’autorità e la ragione non possano mai essere in contrasto l’una con l’altra; è convinto che la vera religione e la vera filosofia coincidono. In questa prospettiva scrive: "Qualunque tipo di autorità che non venga confermata da una vera ragione dovrebbe essere considerata debole… Non è infatti vera autorità se non quella che coincide con la verità scoperta in forza della ragione, anche se si dovesse trattare di un’autorità raccomandata e trasmessa per l’utilità dei posteri dai santi Padri" (I, PL 122, col 513BC). Conseguentemente, egli ammonisce: "Nessuna autorità ti intimorisca o ti distragga da ciò che ti fa capire la persuasione ottenuta grazie ad una retta contemplazione razionale. Infatti l’autentica autorità non contraddice mai la retta ragione, né quest’ultima può mai contraddire una vera autorità. L’una e l’altra provengono senza alcun dubbio dalla stessa fonte, che è la sapienza divina" (I, PL 122, col 511B). Vediamo qui una coraggiosa affermazione del valore della ragione, fondata sulla certezza che l’autorità vera è ragionevole, perchè Dio è la ragione creatrice.
La Scrittura stessa non sfugge, secondo Eriugena, alla necessità di essere accostata utilizzando il medesimo criterio di discernimento. La Scrittura infatti - sostiene il teologo irlandese riproponendo una riflessione già presente in Giovanni Crisostomo - pur provenendo da Dio, non sarebbe stata necessaria se l’uomo non avesse peccato. Si deve dunque dedurre che la Scrittura fu data da Dio con un intento pedagogico e per condiscendenza, perché l’uomo potesse ricordare tutto ciò che gli era stato impresso nel cuore fin dal momento della sua creazione "ad immagine e somiglianza di Dio" (cfr Gn 1,26) e che la caduta originale gli aveva fatto dimenticare. Scrive l’Eriugena nelle Expositiones: "Non è l’uomo che è stato creato per la Scrittura, della quale non avrebbe avuto bisogno se non avesse peccato, ma è piuttosto la Scrittura – intessuta di dottrina e di simboli - che è stata data per l’uomo. Grazie ad essa infatti la nostra natura razionale può essere introdotta nei segreti dell’autentica pura contemplazione di Dio" (II, PL 122, col 146C). La parola della Sacra Scrittura purifica la nostra ragione un po’ cieca e ci aiuta a ritornare al ricordo di ciò che noi, in quanto immagine di Dio, portiamo nel nostro cuore, vulnerato purtroppo dal peccato.
Derivano da qui alcune conseguenze ermeneutiche, circa il modo di interpretare la Scrittura, che possono indicare ancora oggi la strada giusta per una corretta lettura della Sacra Scrittura. Si tratta infatti di scoprire il senso nascosto nel testo sacro e questo suppone un particolare esercizio interiore grazie al quale la ragione si apre al cammino sicuro verso la verità. Tale esercizio consiste nel coltivare una costante disponibilità alla conversione. Per giungere infatti alla visione in profondità del testo è necessario progredire simultaneamente nella conversione del cuore e nell’analisi concettuale della pagina biblica sia essa di carattere cosmico, storico o dottrinale. E’ infatti solo grazie alla costante purificazione sia dell’occhio del cuore che dell’occhio della mente che si può conquistare l’esatta comprensione.
Questo cammino impervio, esigente ed entusiasmante, fatto di continue conquiste e relativizzazioni del sapere umano, porta la creatura intelligente fin sulla soglia del Mistero divino, dove tutte le nozioni accusano la propria debolezza e incapacità e impongono perciò, con la semplice forza libera e dolce della verità, di andare sempre oltre tutto ciò che viene continuamente acquisito. Il riconoscimento adorante e silenzioso del Mistero, che sfocia nella comunione unificante, si rivela perciò come l’unica strada di una relazione con la verità che sia insieme la più intima possibile e la più scrupolosamente rispettosa dell’alterità. Giovanni Scoto - utilizzando anche in questo un vocabolario caro alla tradizione cristiana di lingua greca - ha chiamato questa esperienza alla quale tendiamo "theosis" o divinizzazione, con affermazioni ardite al punto che fu possibile sospettarlo di panteismo eterodosso. Resta forte comunque l’emozione di fronte a testi come il seguente dove - ricorrendo all’antica metafora della fusione del ferro - scrive: "Dunque come tutto il ferro reso rovente si è liquefatto al punto che sembra esserci soltanto fuoco e tuttavia restano distinte le sostanze dell’uno e dell’altro, così si deve accettare che dopo la fine di questo mondo tutta la natura, sia quella corporea che quella incorporea, manifesti soltanto Dio e tuttavia resti integra in modo tale che Dio possa essere in qualche modo com-preso pur restando in-comprensibile e la creatura stessa venga trasformata, con meraviglia ineffabile, in Dio" (V, PL 122, col 451B).
In realtà, l’intero pensiero teologico di Giovanni Scoto è la dimostrazione più palese del tentativo di esprimere il dicibile dell’indicibile Dio, fondandosi unicamente sul mistero del Verbo fatto carne in Gesù di Nazaret. Le tante metafore da lui utilizzate per indicare questa realtà ineffabile dimostrano quanto egli sia consapevole dell’assoluta inadeguatezza dei termini con cui noi parliamo di queste cose. E tuttavia resta l’incanto e quell’atmosfera di autentica esperienza mistica che si può di tanto in tanto toccare con mano nei suoi testi. Basti citare, a riprova di ciò, una pagina del De divisione naturae che tocca in profondità l’animo anche di noi credenti del XXI secolo: "Non si deve desiderare altro – egli scrive - se non la gioia della verità che è Cristo, né altro evitare se non l’assenza di Lui. Questa infatti si dovrebbe ritenere causa unica di totale ed eterna tristezza. Toglimi Cristo e non mi rimarrà alcun bene né altro mi atterrirà quanto la sua assenza. Il più grande tormento di una creatura razionale sono la privazione e l’assenza di Lui" (V, PL 122, col 989a). Sono parole che possiamo fare nostre, traducendole in preghiera a Colui che costituisce l’anelito anche del nostro cuore.
[00906-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
J’évoque aujourd’hui pour vous un penseur important de l’Occident chrétien : Jean Scot Érigène. Probablement né en Irlande au tout début du neuvième siècle, il rejoint le continent où il va prendre part, dans la France de Charles le Chauve, au mouvement de la renaissance carolingienne.
Jean Scot Érigène se distinguait par une grande connaissance des Pères de l’Église aussi bien latins que grecs, avec une prédilection particulière pour le Pseudo-Denys dont il cherchera à prolonger les intuitions. Sa théologie est tout entière tendue vers un au-delà d’elle-même où l’effort conceptuel trouve sa récompense et ses limites : la contemplation et l’adoration silencieuse de Dieu.
Si sa pensée n’a pas fait école, elle offre néanmoins encore aujourd’hui d’intéressantes perspectives en particulier pour la lecture de l’Écriture sainte. Celle-ci, rappelle-t-il, a été donnée par miséricorde à l’homme consécutivement au péché afin que l’homme puisse retrouver tout ce qui était inscrit en son cœur au moment de sa création « à l’image et à la ressemblance de Dieu ». Cela signifie qu’il ne peut y avoir de compréhension de la Parole de Dieu sans, à la fois, une analyse rigoureuse du texte biblique et une disponibilité permanente à la conversion. La clairvoyance de l’intelligence ne peut pas jamais séparée de la purification du cœur.
Je suis heureux de souhaiter la bienvenue aux pèlerins francophones. J’adresse un cordial salut aux nombreux membres du Variété Club de France et aux évêques qui les accompagnent, ainsi qu’aux pèlerins canadiens, suisses et français. Que l’Esprit Saint donne à chacun le désir de toujours chercher le Christ et la grâce de le découvrir présent dans la création et dans vos frères ! Bon pèlerinage à tous !
[00907-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
Today we consider the figure of John Scotus Erigena, an influential Christian thinker of the Carolingian period. Erigena’s interest in Eastern patristic theology, especially that of Dionysius, led him to study the latter’s works thoroughly and to translate them into Latin. According to Erigena, a believer is to seek the truth until he or she reaches a silent adoration of God in whose nature we participate by theosis, or "divinization". Since this experience can never be expressed fully in words, his theology proceeds by apophasis – that is, by asserting primarily what God is not. Yet he also holds that reason is indispensable in the human quest for God. Sacred Scripture, in fact, allows man to recall the truth which was impressed upon his soul at the beginning of time, but which had been forgotten through original sin. By reading the Bible, we can uncover the secrets of a pure, authentic contemplation of God. Let us therefore pursue the path of continual conversion in order to mine the riches of God’s word in our daily prayer and meditation.
I warmly greet all the English-speaking visitors present today. In a special way, I welcome seminarians from the United States participating in The Rome Experience Program, as well as pilgrims from the Archdiocese of Karachi in Pakistan. God bless you all!
[00908-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Zu den wichtigen Denkern der karolingischen Zeit zählte Johannes Scotus Eriugena. Die genauen Lebensdaten dieses irischen Gelehrten, der vor allem unter Karl dem Kahlen am Hofe des westfränkischen Reiches wirkte, sind nicht bekannt. Vermutlich ist er um das Jahr 870 gestorben. Johannes Scotus Eriugena besaß eine patristische Bildung aus erster Hand. Besondere Aufmerksamkeit schenkte er dem heiligen Maximus Confessor und Dionysius Areopagita, deren Schriften er auch ins Lateinische übertrug. In seinem Hauptwerk „De divisione naturae" zeigte Johannes die Widerspruchslosigkeit von wahrer Autorität und Vernunft auf, die ja beide aus derselben Quelle hervorgehen, nämlich der göttlichen Weisheit. Dabei hat die logische Stringenz als Kriterium der Wahrheit Vorrang vor der Autorität. Für die rechte Auslegung der Heiligen Schrift braucht es eine ständige Bereitschaft zur Umkehr. Um zum tieferen Verständnis des Textes zu gelangen, sind gleichzeitig Fortschritte in der persönlichen Bekehrung und in der begrifflichen Analyse vonnöten, die fortwährende Reinigung des Auges des Herzens und des Geistes. In seinem Denken vertrat Eriugena eine apophatische Theologie. Die Suche nach der Wahrheit führt zu einem betenden und schweigenden Erkennen des Geheimnisses Gottes. Diese unsagbare Erfahrung mystischer Gemeinschaft und Vereinigung mit Gott bezeichnete er mit dem griechischen Ausdruck „theosis" – Vergöttlichung. So sind manche seiner Intuitionen, die den Ideen griechischer Autoren nahestehen, später von den großen Mystikern weiterentwickelt worden.
Gerne heiße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache und aus den Niederlanden willkommen. Ein Wort des Johannes Scotus Eriugena mag uns gleichsam als Gebet begleiten: „Nichts anderes wünsche ich als die Freude der Wahrheit, die Christus ist. Wenn du mir Christus nimmst, bleibt mir kein Gut mehr, und nichts anderes fürchte ich als sein Fehlen" (vgl. De div. nat., V). Der Herr schenke euch seine Gnade!
[00909-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Juan Escoto Eriúgena fue un destacado filósofo del renacimiento carolingio. Poco o nada se sabe de su origen, excepto que nació en torno al año ochocientos, en Irlanda. Posteriormente, se estableció en la corte del rey francés Carlos el Calvo. Murió alrededor del año ochocientos setenta. Fue un buen conocedor de la cultura patrística, dedicando una atención especial a san Máximo el Confesor y, sobre todo, a Dionisio el Areopagita, al que identificaba con aquel ateniense de igual nombre que san Pablo encontró en Atenas, y del cual se habla en el libro de los Hechos de los Apóstoles. A Dionisio, Juan Escoto lo calificaba como el "autor divino" por excelencia y tradujo sus obras del griego al latín. Las intuiciones de Escoto Eriúgena fueron luego recogidas y desarrolladas por algunos grandes místicos occidentales, en particular por el famoso Maestro Eckhart. Sus escritos más importante son el tratado "sobre la división de la naturaleza" y "las exposiciones sobre la jerarquía celeste de San Dionisio". En toda su producción teológica, Juan Escoto se esfuerza por expresar lo inefable de Dios, basándose para ello en el misterio del Verbo hecho carne en Jesús de Nazaret.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los sacerdotes y fieles de la Archidiócesis de Mérida-Badajoz, a los feligreses de distintas parroquias de España, así como a los grupos procedentes de México y otros países latinoamericanos. Siguiendo las enseñanzas de Juan Escoto, os invito a no desear otra cosa sino el encuentro con Cristo, fuente de la verdadera alegría, y a no tener más tristeza que estar alejados de Él. Muchas gracias.
[00910-04.01] [Texto original: Español]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua portoghese
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua slovacca
○ Saluto in lingua croata
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua portoghese
Dirijo agora uma cordial saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente ao grupo brasileiro de Santa Catarina e aos «pequenos cantores» de Amorim, Portugal, pedindo à Virgem Mãe que guarde a vida e a família de cada um como um canto de louvor perene a Deus e de bênção generosa para quantos cruzam o seu caminho. Obrigado pela vossa jubilosa participação neste encontro com o Sucessor de Pedro. Sobre vós e vossos entes queridos, desça a minha Bênção!
[00911-06.01] [Texto original: Português]
○ Saluto in lingua polacca
Pozdrawiam wszystkich Polaków. Jutro przypada uroczystość Najświętszego Ciała i Krwi Chrystusa. Ten dzień przypomina nam o cudzie Bożej obecności pod postaciami chleba i wina w Eucharystii. Będziemy w szczególny sposób adorować Pana podczas Mszy św. i procesji. Niech uczestnictwo w tej liturgii budzi w nas wiarę, abyśmy przyjmując Ciało i Krew Chrystusa coraz pełniej doświadczali Jego nieskończonej miłości. Niech Bóg wam błogosławi!
[Saluto tutti i polacchi. Domani si celebra la solennità del Sacratissimo Corpo e Sangue di Cristo. Questo giorno ci ricorda il miracolo della presenza Divina sotto le specie del pane e del vino nell’Eucaristia. In modo particolare adoreremo il Signore durante la Santa Messa e la processione. La partecipazione a questa liturgia ravvivi la nostra fede, affinché, ricevendo il Corpo e il Sangue di Cristo, sempre più pienamente sperimentiamo il suo infinito amore. Dio vi benedica.]
[00912-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua slovacca
Zo srdca vítam pútnikov z Kláštora pod Znievom, Tajova, Horných Hámrov, Kysúc, Košíc a Považia. Osobitne pozdravujem Základnú školu a Scholu cantorum Jána Pavla Druhého z Bratislavy - Vajnor.
Bratia a sestry, Kristus je cesta k Otcovi a v Eucharistii sa ponúka každému z nás ako prameň božského života. Čerpajme vytrvalo z toho prameňa. S týmto želaním žehnám vás i vašich drahých.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Di cuore do il benvenuto ai pellegrini provenienti da Kláštor pod Znievom, Tajov, Horné Hámre, Kysuce, Košice e Považie. Particolarmente saluto la Scuola elementare e Schola cantorum Giovanni Paolo II da Bratislava-Vajnory.
Fratelli e sorelle, Cristo è la via che conduce al Padre e nell’Eucaristia si offre ad ognuno di noi come sorgente di vita divina. Attingiamone con perseveranza. Con questi voti benedico voi ed i vostri cari.
Sia lodato Gesù Cristo!]
[00913-AA.01] [Testo originale: Slovacco]
○ Saluto in lingua croata
Srdačnu dobrodošlicu upućujem dragim hrvatskim hodočasnicima, a posebno vjernicima iz župe Uzvišenja Svetog Križa iz Netretičkog Završja te članove Udruge ''Sveta Zemlja'' iz Hrvatske, Bosne i Hercegovine i Crne Gore. Sudjelovanje na euharistijskom slavlju i blagovanje Tijela Kristova neka vam daju snage i hrabrosti u vašem kršćanskom svjedočenju i življenju. Hvaljen Isus i Marija!
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia dell’Elevazione della Santa Croce di Netretičko Završje, ed ai membri dell’Associazione "Terra Santa" da Croazia, Bosnia ed Erzegovina e dal Montenegro. La partecipazione alla celebrazione Eucaristica e l’accostarvi al Corpo di Cristo vi diano la forza ed il coraggio nella vostra vita e testimonianza cristiana. Siano lodati Gesù e Maria!]
[00914-AA.01] [Testo originale: Croato]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti della diocesi di Padova assicurando la mia preghiera affinchè il loro ministero sia spiritualmente fecondo. Saluto i fedeli di Poggio Sannita, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Domenico Scotti e li esorto a proseguire nell’autentica devozione alla Vergine santa, Madre della Grazia. Saluto i fedeli di Bolsena e, nel ringraziarli per l’omaggio florale che hanno realizzato, li incoraggio ad attingere dall’Eucaristia la forza per testimoniare incessantemente i valori cristiani.
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. La festa del Corpus Domini, che celebreremo domani, ci offre l'occasione per approfondire la nostra fede ed il nostro amore per l'Eucaristia. Cari giovani - specialmente voi, cari ragazzi di Castellaneta, che avete ricevuto da poco la Prima Comunione - il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo sia l'alimento spirituale d'ogni giorno per avanzare nel cammino della santità; per voi, cari ammalati, sia il sostegno ed il conforto nella prova e nella sofferenza; e per voi, cari sposi novelli, sia la ragione profonda del vostro amore che si esprime nella vostra quotidiana condotta.
[00915-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0396-XX.01]