Alle 12.40 di questa mattina, preso congedo dalla Delegazione Apostolica di Jerusalem, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in auto all’eliporto di Mount Scopus, da dove, alle ore 13.00, parte in elicottero alla volta di Tel Aviv.
Accolto al Suo arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv dal Presidente dello Stato di Israele, S.E. il Sig. Shimon Peres, e dal Primo Ministro Primo Ministro, S.E. il Sig. Beniamin Netanyahu, nel corso della cerimonia di congedo - che ha luogo alle ore 13.30 - dopo il discorso del Presidente Peres, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Mr President,
Mr Prime Minister,
Your Excellencies, Ladies and Gentlemen,
As I prepare to return to Rome, may I share with you some of the powerful impressions that my pilgrimage to the Holy Land has left with me. I had fruitful discussions with the civil authorities both in Israel and in the Palestinian Territories, and I witnessed the great efforts that both governments are making to secure people’s well-being. I have met the leaders of the Catholic Church in the Holy Land, and I rejoice to see the way that they work together in caring for the Lord’s flock. I have also had the opportunity to meet the leaders of the various Christian Churches and ecclesial communities as well as the leaders of other religions in the Holy Land. This land is indeed a fertile ground for ecumenism and inter-religious dialogue, and I pray that the rich variety of religious witness in the region will bear fruit in a growing mutual understanding and respect.
Mr President, you and I planted an olive tree at your residence on the day that I arrived in Israel. The olive tree, as you know, is an image used by Saint Paul to describe the very close relations between Christians and Jews. Paul describes in his Letter to the Romans how the Church of the Gentiles is like a wild olive shoot, grafted onto the cultivated olive tree which is the People of the Covenant (cf. 11:17-24). We are nourished from the same spiritual roots. We meet as brothers, brothers who at times in our history have had a tense relationship, but now are firmly committed to building bridges of lasting friendship.
The ceremony at the Presidential Palace was followed by one of the most solemn moments of my stay in Israel – my visit to the Holocaust Memorial at Yad Vashem, where I paid my respects to the victims of the Shoah. There also I met some of the survivors. Those deeply moving encounters brought back memories of my visit three years ago to the death camp at Auschwitz, where so many Jews - mothers, fathers, husbands, wives, sons, daughters, brothers, sisters, friends - were brutally exterminated under a godless regime that propagated an ideology of anti-Semitism and hatred. That appalling chapter of history must never be forgotten or denied. On the contrary, those dark memories should strengthen our determination to draw closer to one another as branches of the same olive tree, nourished from the same roots and united in brotherly love.
Mr President, I thank you for the warmth of your hospitality, which is greatly appreciated, and I wish to put on record that I came to visit this country as a friend of the Israelis, just as I am a friend of the Palestinian people. Friends enjoy spending time in one another’s company, and they find it deeply distressing to see one another suffer. No friend of the Israelis and the Palestinians can fail to be saddened by the continuing tension between your two peoples. No friend can fail to weep at the suffering and loss of life that both peoples have endured over the last six decades. Allow me to make this appeal to all the people of these lands: No more bloodshed! No more fighting! No more terrorism! No more war! Instead let us break the vicious circle of violence. Let there be lasting peace based on justice, let there be genuine reconciliation and healing. Let it be universally recognized that the State of Israel has the right to exist, and to enjoy peace and security within internationally agreed borders. Let it be likewise acknowledged that the Palestinian people have a right to a sovereign independent homeland, to live with dignity and to travel freely. Let the two-state solution become a reality, not remain a dream. And let peace spread outwards from these lands, let them serve as a "light to the nations" (Is 42:6), bringing hope to the many other regions that are affected by conflict.
One of the saddest sights for me during my visit to these lands was the wall. As I passed alongside it, I prayed for a future in which the peoples of the Holy Land can live together in peace and harmony without the need for such instruments of security and separation, but rather respecting and trusting one another, and renouncing all forms of violence and aggression. Mr President, I know how hard it will be to achieve that goal. I know how difficult is your task, and that of the Palestinian Authority. But I assure you that my prayers and the prayers of Catholics across the world are with you as you continue your efforts to build a just and lasting peace in this region.
It remains only for me to express my heartfelt thanks to all who have contributed in so many ways to my visit. To the Government, the organizers, the volunteers, the media, to all who have provided hospitality to me and those accompanying me, I am deeply grateful. Please be assured that you are remembered with affection in my prayers. To all of you, I say: thank you, and may God be with you. Shalom!
[00736-02.01] [Original text: English]
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Eccellenze, Signore e Signori,
Mentre mi accingo a tornare a Roma, desidero condividere con voi alcune forti impressioni che questo pellegrinaggio in Terra Santa ha suscitato in me. Ho intrattenuto conversazioni feconde con le autorità civili sia in Israele sia nei Territori Palestinesi, e ho assistito ai grandi sforzi che entrambi i governi compiono per garantire il benessere del popolo. Ho incontrato responsabili della Chiesa cattolica in Terra Santa, e ho provato gioia nel vedere il modo in cui operano insieme per accudire il gregge del Signore. Ho avuto anche l’opportunità di incontrare responsabili delle varie Chiese cristiane e comunità ecclesiali e di altre religioni in Terra Santa. Questa terra è di fatto un terreno fertile per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso. Prego affinché la ricca varietà di testimonianze religiose presenti nella regione rechi il frutto di una comprensione e di un rispetto reciproci crescenti.
Signor Presidente, lei ed io abbiamo piantato un albero di olivo presso la sua residenza il giorno del mio arrivo in Israele. Come sa, l’albero di olivo è un’immagine utilizzata da san Paolo per descrivere le strettissime relazioni fra cristiani ed ebrei. Nella Lettera ai Romani Paolo descrive il modo in cui la Chiesa dei Gentili è come un olivo selvatico innestato su un olivo coltivato che è il Popolo dell’Alleanza (cfr 11, 17-24). Ci nutrono le stesse radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, che, a volte, nella corso della nostra storia, hanno avuto un rapporto teso, ma che ora sono fermamente impegnati a edificare ponti di amicizia duratura.
Alla cerimonia presso il Palazzo Presidenziale è seguito uno dei momenti più solenni della mia permanenza in Israele, la mia visita al Memoriale dell’Olocausto "Yad Vashem", dove ho incontrato alcuni sopravvissuti che hanno sofferto per i mali della Shoah. Quegli incontri profondamente commoventi mi hanno ricordato la visita di tre anni fa al campo di sterminio di Auschwitz, dove così tanti ebrei, madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici, furono brutalmente uccisi sotto un regime senza Dio che diffondeva un’ ideologia di antisemitismo e di odio. Quel capitolo orribile della storia non deve essere mai dimenticato o negato. Al contrario, quei tristi ricordi dovrebbero rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci gli uni agli altri come rami dello stesso albero di olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti dall’amore fraterno.
Signor Presidente, la ringrazio per il calore della sua ospitalità, molto apprezzata, e desidero ricordare che sono venuto a visitare questo Paese come amico degli israeliani e come amico del popolo palestinese. Gli amici gradiscono trascorrere del tempo insieme in compagnia gli uni degli altri e provano profondo turbamento nel vedere la reciproca sofferenza. Nessun amico degli israeliani e dei palestinesi può far a meno di notare con tristezza la costante tensione fra i vostri due popoli. Nessun amico può far a meno di piangere per la sofferenza e la perdita di vite che entrambi i popoli hanno subito negli ultimi sei decenni. Mi permetta di fare questo appello a tutte le persone di queste terre: Mai più spargimento di sangue! Mai più combattimenti! Mai più terrorismo! Mai più guerre! Al contrario, facciamo in modo di spezzare il circolo vizioso della violenza! Facciamo in modo che vi sia pace durevole basata sulla giustizia, che vi siano riconciliazione e risanamento autentici! Venga universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti! Sia ugualmente riconosciuto che il popolo Palestinese ha il diritto a una patria indipendente e sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente! Fate in modo che la soluzione dei due-stati divenga una realtà, non rimanga un sogno! Facciamo in modo che la pace si diffonda da queste terre! Che esse siano "luce delle nazioni" (Is 42, 6), così da portare speranza alle molte altre regioni colpite dal conflitto!
Durante la mia visita in queste terre una delle immagini più tristi per me è stata quella del muro. Passando accanto ad esso, ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e in armonia senza la necessità di tali strumenti di sicurezza e di separazione, ma anzi rispettandosi reciprocamente, avendo fiducia l’uno nell’altro e rinunciando a tutte le forme di violenza e di aggressione. Signor Presidente, so quanto sarà difficile raggiungere questo obbiettivo. So quanto è difficile il suo compito e quello dell’Autorità Palestinese. Tuttavia, la assicuro che le mie preghiere e quelle dei cattolici in tutto il mondo sono con lei mentre prosegue i suoi sforzi per edificare una pace giusta e duratura in questa regione. Mi resta soltanto di esprimere il mio sincero grazie a tutti coloro che hanno contribuito in molti modi al tranquillo svolgersi della mia visita. Al Governo, agli organizzatori, ai volontari, ai media e a tutti coloro che hanno offerto ospitalità a me e a quelli che mi accompagnano, sono profondamente grato. Siate certi che sarete ricordati con affetto nelle mie preghiere. A voi tutti dico: Grazie, e che Dio sia con voi. Shalom!
[00736-01.01] [Testo originale: Inglese]
Dopo aver salutato le Autorità presenti, il Santo Padre sale a bordo dell’aereo - un B777 di El Al - che decolla alle ore 14.00 alla volta di Roma.
[B0343-XX.01]