● CERIMONIA DI BENVENUTO IN ISRAELE ALL’AEROPORTO BEN GURION DI TEL AVIV
DISCORSO DEL SANTO PADRE
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
L’aereo con a bordo il Santo Padre, proveniente da Amman, arriva a Tel Aviv alle ore 11.00 locali (le 10.00 ora di Roma).
All’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente dello Stato di Israele, S.E. il Sig. Shimon Peres, e dal Primo Ministro, S.E. il Sig. Benjamin Netanyahu. Sono presenti Autorità politiche e civili e gli Ordinari di Terra Santa.
Dopo la presentazione delle Delegazioni e il discorso del Presidente di Israele, Shimon Peres, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Mr President,
Mr Prime Minister,
Your Excellencies, Ladies and Gentlemen,
Thank you for your warm welcome to the State of Israel, a land which is held holy by millions of believers around the world. I am grateful to the President, Mr Shimon Peres, for his kind words, and I appreciate the opportunity that has been offered to me to come on pilgrimage to a land that is hallowed by the footsteps of patriarchs and prophets, a land that Christians hold in particular veneration as the setting for the events of the life, death and resurrection of Jesus Christ. I take my place in a long line of Christian pilgrims to these shores, a line that stretches back to the earliest centuries of the Church’s history and which, I am sure, will continue long into the future. I come, like so many others before me, to pray at the holy places, to pray especially for peace – peace here in the Holy Land, and peace throughout the world.
Mr President, the Holy See and the State of Israel have many shared values, above all a commitment to give religion its rightful place in the life of society. The just ordering of social relationships presupposes and requires a respect for the freedom and dignity of every human being, whom Christians, Muslims and Jews alike believe to be created by a loving God and destined for eternal life. When the religious dimension of the human person is denied or marginalized, the very foundation for a proper understanding of inalienable human rights is placed in jeopardy.
Tragically, the Jewish people have experienced the terrible consequences of ideologies that deny the fundamental dignity of every human person. It is right and fitting that, during my stay in Israel, I will have the opportunity to honor the memory of the six million Jewish victims of the Shoah, and to pray that humanity will never again witness a crime of such magnitude. Sadly, anti-Semitism continues to rear its ugly head in many parts of the world. This is totally unacceptable. Every effort must be made to combat anti-Semitism wherever it is found, and to promote respect and esteem for the members of every people, tribe, language and nation across the globe.
During my stay in Jerusalem, I will have the pleasure of meeting many of this country’s distinguished religious leaders. One thing that the three great monotheistic religions have in common is a special veneration for that holy city. It is my earnest hope that all pilgrims to the holy places will be able to access them freely and without restraint, to take part in religious ceremonies and to promote the worthy upkeep of places of worship on sacred sites. May the words of Isaiah’s prophecy be fulfilled, that many nations shall flow to the mountain of the house of the Lord, that he may teach them his ways, that they may walk in his paths – paths of peace and justice, paths that lead to reconciliation and harmony (cf. Is 2:2-5).
Even though the name Jerusalem means "city of peace", it is all too evident that, for decades, peace has tragically eluded the inhabitants of this holy land. The eyes of the world are upon the peoples of this region as they struggle to achieve a just and lasting solution to conflicts that have caused so much suffering. The hopes of countless men, women and children for a more secure and stable future depend on the outcome of negotiations for peace between Israelis and Palestinians. In union with people of good will everywhere, I plead with all those responsible to explore every possible avenue in the search for a just resolution of the outstanding difficulties, so that both peoples may live in peace in a homeland of their own, within secure and internationally recognized borders. In this regard, I hope and pray that a climate of greater trust can soon be created that will enable the parties to make real progress along the road to peace and stability.
To the Catholic bishops and faithful here present, I offer a special word of greeting. In this land, where Peter received his commission to feed the Lord’s sheep, I come as Peter’s successor to minister among you. It will be my special joy to join you for the concluding celebrations of the Year of the Family, due to take place in Nazareth, home of the Holy Family of Jesus, Mary and Joseph. As I said in my Message for the World Day of Peace last year, the family is the "first and indispensable teacher of peace" (No. 3), and hence it has a vital role to play in healing divisions in human society at every level. To the Christian communities in the Holy Land, I say: by your faithful witness to him who preached forgiveness and reconciliation, by your commitment to uphold the sacredness of every human life, you can make a particular contribution to ending the hostilities that for so long have afflicted this land. I pray that your continuing presence in Israel and the Palestinian Territories will bear much fruit in promoting peace and mutual respect among all the peoples who live in the lands of the Bible.
Mr President, ladies and gentlemen, once again I thank you for your welcome and I assure you of my sentiments of good will. May God give his people strength! May God bless his people with peace!
[00718-02.01] [Original text: English]
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Signor Presidente,
Signor Primo Ministro,
Eccellenze, Signore e Signori,
grazie per la vostra calorosa accoglienza nello Stato di Israele, in questa terra che è considerata santa da milioni di credenti in tutto il mondo. Sono grato al Presidente, il Sig. Shimon Peres, per le sue gentili parole ed apprezzo l’opportunità offertami di compiere questo pellegrinaggio ad una terra resa santa dalle orme di patriarchi e profeti, una terra che i Cristiani tengono in particolare venerazione quale luogo degli eventi della vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Prendo il mio posto in una lunga fila di pellegrini cristiani a questi luoghi, una fila che risale indietro nel tempo fino ai primi secoli della storia cristiana e che, ne sono sicuro, continuerà a prolungarsi nel futuro. Come molti altri prima di me, vengo per pregare nei luoghi santi, a pregare in modo speciale per la pace – pace qui nella Terra Santa e pace in tutto il mondo.
Signor Presidente, la Santa Sede e lo Stato di Israele condividono molti valori, primo fra tutti l’impegno di riservare alla religione il suo legittimo posto nella vita della società. Il giusto ordine delle relazioni sociali presuppone ed esige il rispetto per la libertà e la dignità di ogni essere umano, che Cristiani, Musulmani ed Ebrei credono ugualmente essere creato da un Dio amorevole e destinato alla vita eterna. Quando la dimensione religiosa della persona umana viene negata o posta ai margini, viene messo in pericolo il fondamento stesso di una corretta comprensione dei diritti umani inalienabili.
Tragicamente, il popolo ebraico ha sperimentato le terribili conseguenze di ideologie che negano la fondamentale dignità di ogni persona umana. È giusto e conveniente che, durante la mia permanenza in Israele, io abbia l’opportunità di onorare la memoria dei sei milioni di Ebrei vittime della Shoah, e di pregare affinché l’umanità non abbia mai più ad essere testimone di un crimine di simile enormità. Sfortunatamente, l’antisemitismo continua a sollevare la sua ripugnante testa in molte parti del mondo. Questo è totalmente inaccettabile. Ogni sforzo deve essere fatto per combattere l’antisemitismo dovunque si trovi, e per promuovere il rispetto e la stima verso gli appartenenti ad ogni popolo, razza, lingua e nazione in tutto il mondo.
Durante la mia permanenza a Gerusalemme, avrò anche il piacere di incontrare molti distinti leader religiosi di questo paese. Una cosa che le tre grandi religioni monoteistiche hanno in comune è una speciale venerazione per questa Città Santa. È mia fervida speranza che tutti i pellegrini ai luoghi santi abbiano la possibilità di accedervi liberamente e senza restrizioni, di prendere parte a cerimonie religiose e di promuovere il degno mantenimento degli edifici di culto posti nei sacri spazi. Possano adempiersi le parole della profezia di Isaia, secondo cui molte nazioni affluiranno al monte della Casa del Signore, così che Egli insegni loro le sue vie ed esse possano camminare sui suoi sentieri, sentieri di pace e di giustizia, sentieri che portano alla riconciliazione e all’armonia (cfr Is 2,2-5).
Anche se il nome Gerusalemme significa "città della pace", è del tutto evidente che per decenni la pace ha tragicamente eluso gli abitanti di questa terra santa. Gli occhi del mondo sono sui popoli di questa regione, mentre essi lottano per giungere ad una soluzione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. Le speranze di innumerevoli uomini, donne e bambini per un futuro più sicuro e più stabile dipendono dall’esito dei negoziati di pace fra Israeliani e Palestinesi. In unione con tutti gli uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di responsabilità ad esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta alle enormi difficoltà, così che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti. A tale riguardo, spero e prego che si possa presto creare un clima di maggiore fiducia, che renda capaci le parti di compiere progressi reali lungo la strada verso la pace e la stabilità.
Ai Vescovi e ai fedeli cattolici oggi qui presenti porgo una speciale parola di saluto. In questa terra dove Pietro ha ricevuto il compito di pascere le pecorelle del Signore, giungo come successore di Pietro per compiere in mezzo a voi il mio ministero. Sarà mia speciale gioia unirmi a voi per concludere le celebrazioni dell’Anno della Famiglia, che si svolgeranno a Nazareth, patria della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Come ho detto nel mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, la famiglia è "la prima ed indispensabile maestra di pace" (n. 3), e pertanto ha un ruolo vitale da svolgere nel sanare le divisioni presenti nella società umana ad ogni livello. Alle comunità cristiane della Terra Santa dico: attraverso la vostra fedele testimonianza a Colui che predicò il perdono e la riconciliazione, attraverso il vostro impegno a difendere la sacralità di ogni vita umana, potrete recare un particolare contributo perché terminino le ostilità che per tanto tempo hanno afflitto questa terra. Prego che la vostra continua presenza in Israele e nei Territori Palestinesi porti molto frutto nel promuovere la pace e il rispetto reciproco fra tutte le genti che vivono nelle terre della Bibbia.
Signor Presidente, Signore e Signori, ancora una volta vi ringrazio per la vostra accoglienza e vi assicuro dei miei sentimenti di buona volontà. Dio dia forza al suo popolo! Dio benedica il suo popolo con la pace!
[00718-01.01] [Testo originale: Inglese]
Al termine, il Santo Padre si trasferisce in elicottero a Jerusalem. L’arrivo all’eliporto di Jerusalem sul Monte Scopus è previsto per le ore 12.15. Qui il Papa è accolto dal Sindaco della Città, Sig. Nir Barkat. Quindi si reca in auto alla Delegazione Apostolica di Jerusalem dove pranza in privato.
[B0319-XX.02]