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SCAMBIO DI LETTERE FRA SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI E IL PRIMO MINISTRO DEL REGNO UNITO, GORDON BROWN ALLA VIGILIA DEL G20, 31.03.2009


SCAMBIO DI LETTERE FRA SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI E IL PRIMO MINISTRO DEL REGNO UNITO, GORDON BROWN ALLA VIGILIA DEL G20

LETTERA DEL SANTO PADRE

RISPOSTA DEL PRIMO MINISTRO DEL REGNO UNITO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato ieri, 30 marzo, una lettera al Primo Ministro del Regno Unito, On.le Gordon Brown, alla vigilia del vertice del G20 a Londra, assicurando la sua preghiera e auspicando l’impegno dei leaders partecipanti all’incontro per affrontare le più gravi urgenze della situazione mondiale. Il Primo Ministro ha sollecitamente risposto il 31 marzo alla Lettera del Papa, manifestando la sua adesione all’appello e indicando linee concrete di impegno per rispondervi.

Pubblichiamo di seguito i testi della Lettera del Santo Padre e della risposta del Primo Ministro, On.le Gordon Brown:

LETTERA DEL SANTO PADRE

His Excellency
The Right Honourable Mr. Gordon Brown
Prime Minister

Dear Prime Minister,

During your recent visit to the Vatican, you kindly briefed me on the Summit taking place in London from 2 to 3 April 2009 with the participation of representatives from the world’s twenty largest economies. As you explained, the aim of this meeting is to coordinate, with urgency, measures necessary to stabilize financial markets and to enable companies and families to weather this period of deep recession, in order to restore sustainable growth in the world economy and to reform and substantially strengthen systems of global governance, in order to ensure that such a crisis is not repeated in the future.

It is my intention with this letter to express to you and to the Heads of State and Heads of Government participating in the Summit the Catholic Church’s appreciation, as well as my own, for the meeting’s noble objectives based on the conviction, shared by all the participating Governments and international organizations, that the way out of the current global crisis can only be reached together, avoiding solutions marked by any nationalistic selfishness or protectionism.

I am writing this message having just returned from Africa, where I had the opportunity to see at first hand the reality of severe poverty and marginalization, which the crisis risks aggravating dramatically. I was also able to witness the extraordinary human resources with which that Continent is blessed and which can be offered to the whole world.

The London Summit, just like the one in Washington in 2008, for practical and pressing reasons is limited to the convocation of those States who represent 90% of the world’s gross production and 80% of world trade. In this framework, sub-Saharan Africa is represented by just one State and some regional organizations. This situation must prompt a profound reflection among the Summit participants, since those whose voice has least force in the political scene are precisely the ones who suffer most from the harmful effects of a crisis for which they do not bear responsibility. Furthermore, in the long run, it is they who have the most potential to contribute to the progress of everyone.

It is necessary, therefore, to turn to the multilateral mechanisms and structures which form part of the United Nations and its associated organizations, in order to hear the voices of all countries and to ensure that measures and steps taken at G20 meetings are supported by all.

At the same time, I would like to note a further reason for the need for reflection at the Summit. Financial crises are triggered when – partially due to the decline of correct ethical conduct – those working in the economic sector lose trust in its modes of operating and in its financial systems. Nevertheless, finance, commerce and production systems are contingent human creations which, if they become objects of blind faith, bear within themselves the roots of their own downfall. The only true and solid foundation is faith in the human person. For this reason all the measures proposed to rein in this crisis must seek, ultimately, to offer security to families and stability to workers and, through appropriate regulations and controls, to restore ethics to the financial world.

The current crisis has raised the spectre of the cancellation or drastic reduction of external assistance programmes, especially for Africa and for less developed countries elsewhere. Development aid, including the commercial and financial conditions favourable to less developed countries and the cancellation of the external debt of the poorest and most indebted countries, has not been the cause of the crisis and, out of fundamental justice, must not be its victim.

If a key element of the crisis is a deficit of ethics in economic structures, the same crisis teaches us that ethics is not "external" to the economy but "internal" and that the economy cannot function if it does not bear within it an ethical component.

Accordingly, renewed faith in the human person, which must shape every step towards the solution of the crisis, will be best put into practice through a courageous and generous strengthening of international cooperation, capable of promoting a truly humane and integral development. Positive faith in the human person, and above all faith in the poorest men and women – of Africa and other regions of the world affected by extreme poverty – is what is needed if we are truly to come through the crisis once and for all, without turning our back on any region, and if we are definitively to prevent any recurrence of a situation similar to that in which we find ourselves today.

I would also like to add my voice to those of the adherents of various religions and cultures who share the conviction that the elimination of extreme poverty by 2015, to which Leaders at the UN Millennium Summit committed themselves, remains one of the most important tasks of our time.

Right Honourable Prime Minister, I invoke Almighty God’s abundant blessings upon the London Summit and upon all the multilateral meetings currently searching for ways to resolve the financial crisis and I take this opportunity once again to offer you warm greetings and to express my sentiments of esteem.

From the Vatican, 30 March 2009

BENEDICTUS PP. XVI

[A Sua Eccellenza
l’On. Gordon Brown,
Primo Ministro del Regno Unito
Signor Primo Ministro,

Nella Sua recente visita in Vaticano, Ella ha voluto cortesemente informarmi sul Vertice delle 20 economie più grandi del mondo, che si terrà a Londra nei giorni 2-3 aprile 2009, allo scopo di coordinare con urgenza le misure necessarie per stabilizzare i mercati finanziari e consentire alle aziende e alle famiglie di superare il presente periodo di grave recessione, per rilanciare una crescita sostenibile dell’economia mondiale e per riformare e rafforzare sostanzialmente i sistemi di governabilità globale affinché tale crisi non si ripeta nel futuro.

Vorrei ora, con questa mia lettera, manifestare a Lei e ai Capi di Stato e ai Capi di Governo che parteciperanno al Vertice il ringraziamento della Chiesa Cattolica, così come il mio apprezzamento personale, per gli alti obiettivi che l’incontro si propone e che si fondano sulla convinzione, condivisa da tutti i Governi e gli Organismi internazionali partecipanti, che l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo.

Scrivo questo messaggio di ritorno dall’Africa, dove ho potuto toccare con mano sia la realtà di una povertà bruciante e di una esclusione cronica, che la crisi rischia di aggravare drammaticamente, sia le straordinarie risorse umane di cui quel Continente gode e che può mettere a disposizione dell’intero pianeta.

Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90 % del PIL e l’80 % del commercio mondiale. In questo contesto, l’Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti.

Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti.

Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L’unico fondamento vero e solido è la fiducia nell’uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l’etica nelle finanze.

La crisi attuale ha sollevato lo spettro della cancellazione o della drastica riduzione dei piani di aiuto estero, specialmente per l’Africa e per gli altri Paesi meno sviluppati. L’aiuto allo sviluppo, comprese le condizioni commerciali e finanziarie favorevoli ai Paesi meno sviluppati e la remissione del debito estero dei Paesi più poveri e più indebitati, non è stata la causa della crisi e, per un motivo di giustizia fondamentale, non deve esserne la vittima.

Se un elemento centrale della crisi attuale è da riscontrare in un deficit di etica nelle strutture economiche, questa stessa crisi ci insegna che l’etica non è "fuori" dall’economia, ma "dentro" e che l’economia non funziona se non porta in sé l’elemento etico.

Perciò, la rinnovata fiducia nell’uomo, che deve informare ogni passo verso la soluzione della crisi, troverà la sua migliore concretizzazione nel coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale. La fattiva fiducia nell’uomo, soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne più povere – dell’Africa e di altre regioni del mondo colpite dalla povertà estrema – sarà la prova che veramente si vuole uscire dalla crisi senza esclusioni e in modo permanente e che si vuole evitare decisamente il ripetersi di situazioni simili a quelle che oggi ci tocca vivere.

Vorrei inoltre unire la mia voce a quella degli appartenenti a diverse religioni e culture che condividono la convinzione che l’eliminazione della povertà estrema entro il 2015, a cui si sono impegnati i Governanti nel Vertice ONU del Millennio, continua ad essere uno dei compiti più importanti del nostro tempo.

Implorando la benedizione di Dio per il Vertice di Londra e per tutti gli incontri multilaterali che, in questi tempi, cercano di trovare elementi per la soluzione della crisi finanziaria, colgo l’occasione per esprimerLe di nuovo, Onorevole Sig. Primo Ministro, la mia stima e porgerLe un deferente e cordiale saluto.

Dal Vaticano, 30 marzo 2009

BENEDICTUS PP. XVI]

[00499-02.01] [Original text: English]

RISPOSTA DEL PRIMO MINISTRO DEL REGNO UNITO

31 March 2009

His Holiness Pope Benedict XVI
Your Holiness

Thank you for your letter of 30 March about the London G20 Summit. It was a pleasure to meet you recently. I was inspired by our discussion to redouble my efforts to ensure the G20 Summit does not forget the poor or climate change.

Millions of families around the world are struggling as the recession takes its toll. We must provide real help to get people through these tough times and take action to lay the foundations for recovery. That is why we must get an ambitious outcome from the London Summit on 2 April.

As you say, the world's poorest are most at risk from this crisis, even though they have not been responsible for creating it. Protecting the poorest is one of my top priorities and we stand ready to support the most vulnerable in society. It is vital that rich countries keep their promises on aid, even in these tough times.

The UK has also already announced a contribution to the World Bank's Rapid Social Response Fund that will protect some of the poorest from the impact of the crisis. We are calling on others to make a contribution, to provide real help for people in difficulty. We must not turn away from the poor at a time when they most need our help.

I hope the G20 will also help create momentum for the vital Copenhagen Climate talks and back a low carbon recovery. I am committed to doing all I can to help ensure our transition to a greener future.

As well as helping the poorest and supporting a low carbon recovery, the G20 must also take bold action to help kickstart global trade and give the IMF the funds it needs to support big emerging economies, increasingly starved of global finance. Millions of jobs will depend on this.

Finally we must agree tough measures to better regulate banks and hedge funds and ensure the shadow banking system is regulated.

As you say, the poorest, particularly Africa, need a greater voice in the G20. This is why we have extended the participation at the London Summit beyond the traditional members of the G20 to include African and Asian regional representation, in the form of the New Economic Partnership for African Development (NEPAD) and the Association of South East Asian Nations (ASEAN). We will of course also have the heads of the IMF and World Bank, who work to support the economies of the emerging and developing world, and I am delighted that the UN Secretary General will be joining us. Additionally, in advance of the London Summit, I hosted detailed discussions in London with African leaders to hear views and have taken these into account.

This is a decisive moment for the world economy. We have a choice to make. We can either let the recession run its course, or we can resolve as a world community to unite, to stand with millions of people struggling in these tough times, to fight back against this global recession that is hurting so many people in every continent. I hope that the world's leaders can come together to rise to this challenge.

My grateful thanks for your kindness

Yours sincerely

Gordon Brown

[00508-02.01] [Original text: English]

[B0212-XX.02]