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L’UDIENZA GENERALE, 14.01.2009


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo, si è soffermato sulle Lettere ai Colossesi e agli Efesini.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

tra le Lettere dell'epistolario paolino, ce ne sono due, quelle ai Colossesi e agli Efesini, che in una certa misura si possono considerare gemelle. Infatti, l'una e l'altra hanno dei modi di dire che si trovano solo in esse, ed è stato calcolato che più di un terzo delle parole della Lettera ai Colossesi si trova anche in quella agli Efesini. Per esempio, mentre in Colossesi si legge letteralmente l'invito a "esortarvi con salmi, inni, canti spirituali, con gratitudine cantando a Dio con i vostri cuori" (Col 3,16), in Efesini si raccomanda ugualmente di "parlare tra di voi con salmi e inni e canti spirituali, cantando e lodando il Signore con il vostro cuore" (Ef 5,19). Potremmo meditare su queste parole: il cuore deve cantare, e così anche la voce, con salmi e inni per entrare nella tradizione della preghiera di tutta la Chiesa dell'Antico e del Nuovo Testamento; impariamo così ad essere insieme con noi e tra noi, e con Dio. Inoltre, in entrambe le Lettere si trova un cosiddetto "codice domestico", assente nelle altre Lettere paoline, cioè una serie di raccomandazioni rivolte a mariti e mogli, a genitori e figli, a padroni e schiavi (cfr rispettivamente Col 3,18-4,1 e Ef 5,22-6,9).

Più importante ancora è constatare che solo in queste due Lettere è attestato il titolo di "capo", kefalé, dato a Gesù Cristo. E questo titolo viene impiegato a un doppio livello. In un primo senso, Cristo è inteso come capo della Chiesa (cfr Col 2,18-19 e Ef 4,15-16). Ciò significa due cose: innanzitutto, che egli è il governante, il dirigente, il responsabile che guida la comunità cristiana come suo leader e suo Signore (cfr Col 1,18: "Egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa"; e poi l’altro significato è che lui è come la testa che innerva e vivifica tutte le membra del corpo a cui è preposta (infatti, secondo Col 2,19 bisogna "tenersi fermi al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione"): cioè non è solo uno che comanda, ma uno che organicamente è connesso con noi, dal quale viene anche la forza di agire in modo retto.

In entrambi i casi, la Chiesa è considerata sottoposta a Cristo, sia per seguire la sua superiore conduzione - i comandamenti -, sia anche per accogliere tutti gli influssi vitali che da Lui promanano. I suoi comandamenti non sono solo parole, comandi, ma sono forze vitali che vengono da Lui e ci aiutano.

Questa idea è particolarmente sviluppata in Efesini, dove persino i ministeri della Chiesa, invece di essere ricondotti allo Spirito Santo (come 1 Cor 12) sono conferiti dal Cristo risorto: è Lui che "ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri" (4,11). Ed è da Lui che "tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, ... riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (4,16). Cristo infatti è tutto teso a "farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5,27). Con questo ci dice che la forza con la quale costruisce la Chiesa, con la quale guida la Chiesa, con la quale dà anche la giusta direzione alla Chiesa, è proprio il suo amore.

Quindi il primo significato è Cristo Capo della Chiesa: sia quanto alla conduzione, sia, soprattutto, quanto alla ispirazione e vitalizzazione organica in virtù del suo amore. Poi, in un secondo senso, Cristo è considerato non solo come capo della Chiesa, ma come capo delle potenze celesti e del cosmo intero. Così in Colossesi leggiamo che Cristo "ha privato della loro forza i principati e le potestà e ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale" di Lui (2,15). Analogamente in Efesini troviamo scritto che, con la sua risurrezione, Dio pose Cristo "al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro" (1,21). Con queste parole le due Lettere ci consegnano un messaggio altamente positivo e fecondo. Questo: Cristo non ha da temere nessun eventuale concorrente, perché è superiore a ogni qualsivoglia forma di potere che presumesse di umiliare l'uomo. Solo Lui "ci ha amati e ha dato se stesso per noi" (Ef 5,2). Perciò, se siamo uniti a Cristo, non dobbiamo temere nessun nemico e nessuna avversità; ma ciò significa dunque che dobbiamo tenerci ben saldi a Lui, senza allentare la presa!

Per il mondo pagano, che credeva in un mondo pieno di spiriti, in gran parte pericolosi e contro i quali bisognava difendersi, appariva come una vera liberazione l'annuncio che Cristo era il solo vincitore e che chi era con Cristo non aveva da temere nessuno. Lo stesso vale anche per il paganesimo di oggi, poiché anche gli attuali seguaci di simili ideologie vedono il mondo pieno di poteri pericolosi. A costoro occorre annunciare che Cristo è il vincitore, così che chi è con Cristo, chi resta unito a Lui, non deve temere niente e nessuno. Mi sembra che questo sia importante anche per noi, che dobbiamo imparare a far fronte a tutte le paure, perchè Lui è sopra ogni dominazione, è il vero Signore del mondo.

Addirittura il cosmo intero è sottoposto a Lui, e a Lui converge come al proprio capo. Sono celebri le parole della Lettera agli Efesini, che parla del progetto di Dio di "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra" (1,10). Analogamente nella Lettera ai Colossesi si legge che "per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili" (1,16) e che "con il sangue della sua croce ... ha rappacificato le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (1,20). Quindi non c’è, da una parte, il grande mondo materiale e dall'altra questa piccola realtà della storia della nostra terra, il mondo delle persone: tutto è uno in Cristo. Egli è il capo del cosmo; anche il cosmo è creato da Lui, è creato per noi in quanto siamo uniti a Lui. È una visione razionale e personalistica dell'universo. E direi una visione più universalistica di questa non era possibile concepire, ed essa conviene soltanto al Cristo risorto. Cristo è il Pantokrátor, a cui sono sottoposte tutte le cose: il pensiero va appunto al Cristo Pantocratòre, che riempie il catino absidale delle chiese bizantine, a volte raffigurato seduto in alto sul mondo intero o addirittura su di un arcobaleno per indicare la sua equiparazione a Dio stesso, alla cui destra è assiso (cfr Ef 1,20; Col 3,1), e quindi anche la sua ineguagliabile funzione di conduttore dei destini umani.

Una visione del genere è concepibile solo da parte della Chiesa, non nel senso che essa voglia indebitamente appropriarsi di ciò che non le spetta, ma in un altro duplice senso: sia in quanto la Chiesa riconosce che in qualche modo Cristo è più grande di lei, dato che la sua signoria si estende anche al di là dei suoi confini, e sia in quanto solo la Chiesa è qualificata come Corpo di Cristo, non il cosmo. Tutto questo significa che noi dobbiamo considerare positivamente le realtà terrene, poiché Cristo le ricapitola in sé, e in pari tempo dobbiamo vivere in pienezza la nostra specifica identità ecclesiale, che è la più omogenea all'identità di Cristo stesso.

C'è poi anche un concetto speciale, che è tipico di queste due Lettere, ed è il concetto di "mistero". Una volta si parla del "mistero della volontà" di Dio (Ef 1,9) e altre volte del "mistero di Cristo" (Ef 3,4; Col 4,3) o addirittura del "mistero di Dio, che è Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza" (Col 3,2-3). Esso sta a significare l'imperscrutabile disegno divino sulle sorti dell'uomo, dei popoli e del mondo. Con questo linguaggio le due Epistole ci dicono che è in Cristo che si trova il compimento di questo mistero. Se siamo con Cristo, anche se non possiamo intellettualmente capire tutto, sappiamo di essere nel nucleo del "mistero" e sulla strada della verità. È Lui nella sua totalità, e non solo in un aspetto della sua persona o in un momento della sua esistenza, che reca in sé la pienezza dell'insondabile piano divino di salvezza. In Lui prende forma quella che viene chiamata "la multiforme sapienza di Dio" (Ef 3,10), poiché in Lui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). D'ora in poi, quindi, non è possibile pensare e adorare il beneplacito di Dio, la sua sovrana disposizione, senza confrontarci personalmente con Cristo in persona, in cui quel "mistero" si incarna e può essere tangibilmente percepito. Si perviene così a contemplare la "ininvestigabile ricchezza di Cristo" (Ef 3,8), che sta oltre ogni umana comprensione. Non che Dio non abbia lasciato delle impronte del suo passaggio, poiché è Cristo stesso l'orma di Dio, la sua impronta massima; ma ci si rende conto di "quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità" di questo mistero "che sorpassa ogni conoscenza" (Ef 3,18-19). Le mere categorie intellettuali qui risultano insufficienti, e, riconoscendo che molte cose stanno al di là delle nostre capacità razionali, ci si deve affidare alla contemplazione umile e gioiosa non solo della mente ma anche del cuore. I Padri della Chiesa, del resto, ci dicono che l’amore comprende di più che la sola ragione.

Un'ultima parola va detta sul concetto, già accennato sopra, concernente la Chiesa come partner sponsale di Cristo. Nella seconda Lettera ai Corinzi l’apostolo Paolo aveva paragonato la comunità cristiana a una fidanzata, scrivendo così: "Io provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo" (2 Cor 11,2). La Lettera agli Efesini sviluppa quest’immagine, precisando che la Chiesa non è solo una promessa sposa, ma è la reale sposa di Cristo. Egli, per così dire, se l’è conquistata, e lo ha fatto a prezzo della sua vita: come dice il testo, "ha dato se stesso per lei" (Ef 5,25). Quale dimostrazione d'amore può essere più grande di questa? Ma, in più, egli è preoccupato per la sua bellezza: non solo di quella già acquisita con il battesimo, ma anche di quella che deve crescere ogni giorno grazie ad una vita ineccepibile, "senza ruga né macchia", nel suo comportamento morale (cfr Ef 5,26-27). Da qui alla comune esperienza del matrimonio cristiano il passo è breve; anzi, non è neppure ben chiaro quale sia per l'autore della Lettera il punto di riferimento iniziale: se sia il rapporto Cristo-Chiesa, alla cui luce pensare l'unione dell'uomo e della donna, oppure se sia il dato esperienziale dell'unione coniugale, alla cui luce pensare il rapporto tra Cristo e la Chiesa. Ma ambedue gli aspetti si illuminano reciprocamente: impariamo che cosa è il matrimonio nella luce della comunione di Cristo e della Chiesa, impariamo come Cristo si unisce a noi pensando al mistero del matrimonio. In ogni caso, la nostra Lettera si pone quasi a metà strada tra il profeta Osea, che indicava il rapporto tra Dio e il suo popolo nei termini di nozze già avvenute (cfr Os 2,4.16.21), e il Veggente dell’Apocalisse, che prospetterà l'incontro escatologico tra la Chiesa e l’Agnello come uno sposalizio gioioso e indefettibile (cfr Ap 19,7-9; 21,9).

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma mi sembra che, da quanto esposto, già si possa capire che queste due Lettere sono una grande catechesi, dalla quale possiamo imparare non solo come essere buoni cristiani, ma anche come divenire realmente uomini. Se cominciamo a capire che il cosmo è l'impronta di Cristo, impariamo il nostro retto rapporto con il cosmo, con tutti i problemi della conservazione del cosmo. Impariamo a vederlo con la ragione, ma con una ragione mossa dall’amore, e con l’umiltà e il rispetto che consentono di agire in modo retto. E se pensiamo che la Chiesa è il Corpo di Cristo, che Cristo ha dato se stesso per essa, impariamo come vivere con Cristo l'amore reciproco, l'amore che ci unisce a Dio e che ci fa vedere nell'altro l'immagine di Cristo, Cristo stesso. Preghiamo il Signore che ci aiuti a meditare bene la Sacra Scrittura, la sua Parola, e imparare così realmente a vivere bene.

[00060-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Parmi les Épîtres de saint Paul, il en est deux qui se ressemblent beaucoup tant au niveau du vocabulaire que de l’exposé : ce sont les Lettres aux Colossiens et aux Éphésiens. Dans l’une et l’autre, est donné au Christ Jésus le titre de « Tête ». Il est avant tout le Chef, celui qui dirige et guide la communauté chrétienne, et il est aussi la Tête en ce qu’Il communique sa vie à tous les membres de son Corps. Mais le Christ est aussi considéré comme le Chef des puissances célestes et du cosmos tout entier. Le Christ, qui « nous a aimés et s’est livré pour nous » (cf. Ep. 5, 2) est au-dessus de tout pouvoir qui voudrait humilier l’homme. Unis au Christ, nous ne devons donc rien craindre.

Les deux Lettres nous parlent encore du « mystère » du dessein de Dieu. Le Christ réconcilie tout en Lui : les choses du ciel et celles de la terre, « faisant la paix par le sang de sa croix » (Col 1, 20). En lui, nous pouvons contempler et adorer le mystère de la volonté de Dieu dans une humble et joyeuse soumission du cœur.

Pour finir, je voudrais évoquer l’image de l'Église, épouse du Christ. Il l’a conquise au prix de sa vie et il continue à se préoccuper de sa beauté, pas seulement celle qu’Il lui confère par le baptême, mais aussi celle qui doit grandir chaque jour en nous. Puissions-nous redécouvrir toute la joie de ces épousailles auxquelles le Christ nous convie !

Je suis heureux de saluer le pèlerinage Sainte-Thérèse de Lisieux, qui, avec les Évêques de Bayeux-Lisieux et de Séez, accompagne le reliquaire des Bienheureux Louis et Zélie Martin, les parents de sainte Thérèse de l’Enfant Jésus qui ont si profondément vécu ce mystère d’amour du Christ. J’offre également mes vœux aux Religieuses contemplatives de la Sainte-Famille de Bordeaux ainsi qu’aux jeunes de l’Institution Jeanne d’Arc de Colombes.

[00061-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Continuing our catechesis on Saint Paul, we turn to the "twin" letters: Colossians and Ephesians. Similar in language, they are unique in developing the theme of Christ as "head" – kephalé – not only of the Church, but also of the entire universe. These letters assure us that Christ is above any hostile earthly power. Christ alone "loved us and gave himself up for us" (Eph 5:2), so that if we remain close to him, we need not fear any adversity. It was God’s plan to "recapitulate" all things in Jesus "through whom all things were created", so that "by the blood of his Cross" we might be reconciled to the Father. Christ’s headship also implies that, in a certain sense, he is greater than the Church in that his dominion extends beyond her boundaries, and that the Church, rather than the entire cosmos, is referred to as the Body of Christ. These letters are also notable for the spousal image they use to describe how Christ has "won" his bride – the Church – by giving his life for her (cf. Eph 5:25). What greater sign of love could there be than this? Christ thus desires that we grow more beautiful each day through irreproachable moral conduct, "without wrinkle or defect" (Eph 5:27). By living uprightly and justly, may we bear witness to the nuptial union which has already taken place in Christ as we await its fulfilment in the wedding feast to come.

I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims present at today’s audience. May your time in Rome strengthen you to imitate Saint Paul in "giving thanks always and for everything in the name of our Lord Jesus Christ to God the Father" (Eph 5:20)!

[00062-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich über zwei Briefe des heiligen Paulus sprechen, über den Brief an die Kolosser und den an die Epheser. Diese beiden Schreiben weisen eine große Übereinstimmung auf; vor allem aber findet sich nur hier der Titel „Haupt" für Christus. Zum einen wird Christus als Haupt der Kirche bezeichnet: Er ist der Herr, der die Gemeinschaft der Gläubigen leitet und führt, und er ist das Haupt, das die Glieder des Leibes anregt und belebt. Die Kirche ist der zum Haupt gehörende Leib. Sie ist dem Herrn unterstellt, um ihm zu folgen und von ihm die Lebensader zu empfangen. Zum anderen wird Christus als das Haupt der himmlischen Mächte und des ganzen Kosmos gesehen. Jesus Christus ist der Herrscher über das All, der Pantokrator, der Allherrscher. „In ihm wurde alles erschaffen im Himmel und auf Erden, … alles ist durch ihn und auf ihn hin geschaffen", sagt der berühmte Hymnus aus dem Kolosserbrief (1, 16). Der unergründliche Plan Gottes über den Menschen und die Welt findet in Christus seine Erfüllung. In ihm hat das Geheimnis des göttlichen Willens, die Weisheit Gottes Gestalt angenommen. Ein weiterer wichtiger Gedanke in diesen beiden Briefen ist die Sicht der Kirche als Braut Christi. Jesus Christus hat sich die Kirche erworben, die er liebt und für die er sich hingegeben hat (vgl. Eph 5, 25). Gewissermaßen erleuchten die Beziehung Christus-Kirche und die eheliche Verbindung von Mann und Frau einander gegenseitig. Dieses Bild zeigt uns, wie wir als Christen in Gemeinschaft mit dem Herrn leben sollen.

Mit Freude heiße ich alle Pilger und Besucher aus dem deutschen Sprachraum willkommen. Christus ist Anfang und Ende, der Mittler der Schöpfung und der Erlösung. Durch die Taufe gehören wir Christus an. Wenn wir mit Ihm, dem Haupt der Kirche und dem Herrn des Alls, verbunden bleiben und uns an Ihm festhalten, brauchen wir nichts und niemanden fürchten. Er führt uns auf den Pfaden des Lichtes und des Lebens. Der Herr segne euch alle.

[00063-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En esta catequesis reflexionamos sobre algunos aspectos teológicos contenidos en las cartas del Apóstol san Pablo a los colosenses y a los efesios, las cuales conservan entre sí una gran semejanza. En efecto, es sólo en estas cartas donde Cristo aparece con el título de "cabeza". En primer lugar, es considerado como cabeza de la Iglesia a la que guía, alimenta y mantiene unida, pero también como cabeza del cosmos, sometiendo y recapitulando en sí todas las cosas del universo. Con el concepto de "misterio", típico también de estos escritos, el Apóstol se refiere al inescrutable plan divino sobre el hombre, los pueblos y el mundo, que se cumple plenamente en Cristo. En él, el misterio se encarna y puede ser percibido tangiblemente. Un último concepto propio de estas cartas es también el vínculo esponsal entre Cristo y la Iglesia. Tomando como punto de referencia la unión conyugal entre el hombre y la mujer, la Iglesia es considerada como la esposa de Cristo, que ha hecho suya a precio de su vida.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular a los peregrinos y grupos venidos de España, México, Uruguay y de otros países latinoamericanos. Os deseo que vuestra peregrinación al sepulcro de los Apóstoles os fortalezca en la fe y os impulse a uniros más íntimamente a Cristo, que nos amó y se entregó a sí mismo por nosotros. Que Dios os bendiga.

[00064-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Aos peregrinos portugueses vindos de Lisboa e aos brasileiros, professores, alunos e familiares do Colégio de São Bento do Rio de Janeiro, por ocasião das festas jubilares deste estabelecimento de ensino, como penhor de abundantes dons divinos que sirvam de estímulo para a sua vida cristã, concedo benevolamente minha Bênção Apostólica.

[00065-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam Polaków. Święty Paweł porównuje miłość małżeńską do tej, która łączy Chrystusa i Kościół, Jego oblubienicę. Jednocząc się z rodzinami zgromadzonymi w tych dniach w Meksyku, modlę się, aby wszystkie rodziny w Polsce i na świecie jednoczyła i uświęcała miłość Chrystusa. Niech Bóg Wam błogosławi!

[Saluto cordialmente i polacchi. San Paolo paragona l’amore coniugale con quello che unisce Cristo e la Chiesa, sua Sposa. Unendomi con le famiglie radunate in questi giorni a Messico, prego, perché tutte le famiglie in Polonia e nel mondo consolidi e santifichi l’amore di Cristo. Dio vi benedica.]

[00066-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z farnosti svätého Demetra z Ražňan.

Bratia a sestry, počas Týždňa modlitieb za jednotu kresťanov, ktorý začne budúcu nedeľu, vás pozývam k intenzívnym modlitbám k Pánovi, aby sa naplnili Kristove slová „Aby všetci boli jedno".

S láskou vás žehnám.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli dalla parrocchia di San Demetrio da Ražňany.

Fratelli e sorelle, nel corso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che inizia domenica prossima, vi invito ad elevare intense preghiere al Signore affinché si realizzi la parola di Cristo "Perché siano una cosa sola".

Con affetto vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00067-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Mi rivolgo ora con affetto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri della Postulazione dei Carmelitani Scalzi e le Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Cari amici, possa il fervore apostolico e la fedeltà al Vangelo animare ogni vostra attività al servizio della Chiesa. Il mio saluto va pure ai rappresentanti della Guardia di Finanza di Roma e al Nono Reggimento di Fanteria "Bari", proveniente da Trani. Tutti ringrazio per la gradita visita ed invoco su ciascuno la continua assistenza divina.

Infine, come di consueto, mi rivolgo ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Ieri la liturgia ricordava Sant'Ilario, Vescovo di Poitiers, che "fu tenace assertore della divinità di Cristo" (cfr. Liturgia), difensore ardente della fede e maestro di verità. Il suo esempio sostenga voi, cari giovani, nella costante e coraggiosa ricerca di Cristo; incoraggi voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze affinché il Regno di Dio si diffonda in tutto il mondo; ed aiuti voi, cari sposi novelli, ad essere testimoni dell'amore di Cristo nella vita familiare. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per implorare l’abbondanza delle grazie divine sul VI Incontro Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo in questi giorni a Città del Messico. Possa questo importante evento ecclesiale manifestare ancora una volta la bellezza e il valore della famiglia, suscitando in tutti nuove energie in favore di questa insostituibile cellula fondamentale della società e della Chiesa.

[00068-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0023-XX.01]