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L’UDIENZA GENERALE, 19.11.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre, continuando il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo, si è soffermato sulla sua predicazione sulla giustificazione.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nel cammino che stiamo compiendo sotto la guida di san Paolo, vogliamo ora soffermarci su un tema che sta al centro delle controversie del secolo della Riforma: la questione della giustificazione. Come diventa giusto l’uomo agli occhi di Dio? Quando Paolo incontrò il Risorto sulla strada di Damasco era un uomo realizzato: irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge (cfr Fil 3,6), superava molti suoi coetanei nell’osservanza delle prescrizioni mosaiche ed era zelante nel sostenere le tradizioni dei padri (cfr Gal 1,14). L’illuminazione di Damasco gli cambiò radicalmente l'esistenza: cominciò a considerare tutti i meriti, acquisiti in una carriera religiosa integerrima, come "spazzatura" di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo (cfr Fil 3,8). La Lettera ai Filippesi ci offre una toccante testimonianza del passaggio di Paolo da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con l'osservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo: egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo (cfr Fil 3,7). Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore.

Il rapporto tra Paolo e il Risorto diventò talmente profondo da indurlo a sostenere che Cristo non era più soltanto la sua vita ma il suo vivere, al punto che per poterlo raggiungere persino il morire diventava un guadagno (cfr Fil 1,21). Non che disprezzasse la vita, ma aveva compreso che per lui il vivere non aveva ormai altro scopo e non nutriva perciò altro desiderio che di raggiungere Cristo, come in una gara di atletica, per restare sempre con Lui: il Risorto era diventato l’inizio e il fine della sua esistenza, il motivo e la mèta della sua corsa. Soltanto la preoccupazione per la maturazione nella fede di coloro che aveva evangelizzato e la sollecitudine per tutte le Chiese da lui fondate (cfr 2 Cor 11,28) lo inducevano a rallentare la corsa verso il suo unico Signore, per attendere i discepoli affinché con lui potessero correre verso la mèta. Se nella precedente osservanza della Legge non aveva nulla da rimproverarsi dal punto di vista dell’integrità morale, una volta raggiunto da Cristo preferiva non pronunciare giudizi su se stesso (cfr 1 Cor 4,3-4), ma si limitava a proporsi di correre per conquistare Colui dal quale era stato conquistato (cfr Fil 3,12).

È proprio per questa personale esperienza del rapporto con Gesù Cristo che Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo un’irriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, l’altro fondato sulla grazia della fede in Cristo. L’alternativa fra la giustizia per le opere della Legge e quella per la fede in Cristo diventa così uno dei motivi dominanti che attraversano le sue Lettere: "Noi, che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno" (Gal 2,15-16). E ai cristiani di Roma ribadisce che "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù (Rm 3,23-24). E aggiunge "Noi riteniamo, infatti che l’uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge" (Ibid 28). Lutero a questo punto tradusse: "giustificato per la sola fede". Ritornerò su questo punto alla fine della catechesi. Prima dobbiamo chiarire che cosa è questa "Legge" dalla quale siamo liberati e che cosa sono quelle "opere della Legge" che non giustificano. Già nella comunità di Corinto esisteva l’opinione che sarebbe poi ritornata sistematicamente nella storia; l’opinione consisteva nel ritenere che si trattasse della legge morale e che la libertà cristiana consistesse quindi nella liberazione dall’etica. Così a Corinto circolava la parola "BV<J" µ@4 X>,FJ4<" (tutto mi è lecito). E’ ovvio che questa interpretazione è sbagliata: la libertà cristiana non è libertinismo, la liberazione della quale parla san Paolo non è liberazione dal fare il bene.

Ma che cosa significa dunque la Legge dalla quale siamo liberati e che non salva? Per san Paolo, come per tutti i suoi contemporanei, la parola Legge significava la Torah nella sua totalità, cioè i cinque libri di Mosè. La Torah implicava, nell’interpretazione farisaica, quella studiata e fatta propria da Paolo, un complesso di comportamenti che andava dal nucleo etico fino alle osservanze rituali e cultuali che derminavano sostanzialmente l’identità dell’uomo giusto. Particolarmente la circoncisione, le osservanze circa il cibo puro e generalmente la purezza rituale, le regole circa l’osservanza del sabato, ecc. Comportamenti che appaiono spesso anche nei dibattiti tra Gesù e i suoi contemporanei. Tutte queste osservanze che esprimono una identità sociale, culturale e religiosa erano divenute singolarmente importanti al tempo della cultura ellenistica, cominciando dal III secolo a.C. Questa cultura, che era diventata la cultura universale di allora, ed era una cultura apparentemente razionale, una cultura politeista, apparentemente tollerante, costituiva una pressione forte verso l’uniformità culturale e minacciava così l’identità di Israele, che era politicamente costretto ad entrare in questa identità comune della cultura ellenistica con conseguente perdita della propria identità, perdita quindi anche della preziosa eredità della fede dei Padri, della fede nell’unico Dio e nelle promesse di Dio.

Contro questa pressione culturale, che minacciava non solo l’identità israelitica, ma anche la fede nell’unico Dio e nelle sue promesse, era necessario creare un muro di distinzione, uno scudo di difesa a protezione della preziosa eredità della fede; tale muro consisteva proprio nelle osservanze e prescrizioni giudaiche. Paolo, che aveva appreso tali osservanze proprio nella loro funzione difensiva del dono di Dio, dell’eredità della fede in un unico Dio, ha visto minacciata questa identità dalla libertà dei cristiani: per questo li perseguitava. Al momento del suo incontro con il Risorto capì che con la risurrezione di Cristo la situazione era cambiata radicalmente. Con Cristo, il Dio di Israele, l’unico vero Dio, diventava il Dio di tutti i popoli. Il muro – così dice nella Lettera agli Efesini – tra Israele e i pagani non era più necessario: è Cristo che ci protegge contro il politeismo e tutte le sue deviazioni; è Cristo che ci unisce con e nell’unico Dio; è Cristo che garantisce la nostra vera identità nella diversità delle culture. Il muro non è più necessario, la nostra identità comune nella diversità delle culture è Cristo, ed è lui che ci fa giusti. Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze. Perciò l’espressione "sola fide" di Lutero è vera, se non si oppone la fede alla carità, all’amore. La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo è l’amore; quindi credere è conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Perciò san Paolo nella Lettera ai Galati, nella quale soprattutto ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della fede che opera per mezzo della carità (cfr Gal 5,14).

Paolo sa che nel duplice amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge. Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore. Vedremo la stessa cosa nel Vangelo della prossima domenica, solennità di Cristo Re. È il Vangelo del giudice il cui unico criterio è l'amore. Ciò che domanda è solo questo: Tu mi hai visitato quando ero ammalato? Quando ero in carcere? Tu mi hai dato da mangiare quando ho avuto fame, tu mi hai vestito quando ero nudo? E così la giustizia si decide nella carità. Così, al termine di questo Vangelo, possiamo quasi dire: solo amore, sola carità. Ma non c'è contraddizione tra questo Vangelo e San Paolo. È la medesima visione, quella secondo cui la comunione con Cristo, la fede in Cristo crea la carità. E la carità è realizzazione della comunione con Cristo. Così, essendo uniti a Lui siamo giusti e in nessun altro modo.

Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa così vita, unità con Cristo, trasformazione della nostra vita. E così, trasformati dal suo amore, dall’amore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio.

[01777-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers frères et sœurs francophones, je voudrais commencer aujourd’hui à vous parler de la doctrine de la justification chez saint Paul. Mon point de départ seront les versets 21 à 24 du chapitre 3 de la Lettre aux Romains où l’Apôtre développe la relation qui existe entre la foi et les œuvres. Saint Paul lorsqu’il a rencontré le Christ sur le chemin de Damas, se jugeait irréprochable selon les critères de la Loi mosaïque. Pourtant, à ce moment là, il a découvert une justice nouvelle, gracieusement offerte et basée sur la foi dans le Christ mort et ressuscité. Le Christ est devenu le principe et la finalité de son existence et l’Apôtre voulait partager à ses disciples son expérience christique. C’est elle que Paul place au centre de son annonce en mettant en évidence une opposition irréductible entre deux parcours : celui construit sur les œuvres de la Loi, et l’autre, sur la grâce de la foi au Christ crucifié. L’évènement de Damas a permis à Paul de comprendre la Loi de manière nouvelle : si celle-ci est bonne et si elle vient de Dieu, seule, elle est impuissante à nous justifier car elle ne peut donner la vie. Ce don n’est effectif qu’avec l’accomplissement de la promesse faite à Abraham, par l’envoi de l’Esprit. La Croix du Christ est l’unique voie ouverte vers la justification. Paul ne désire pas abroger la Loi mosaïque car elle vient de Dieu et constitue l’identité d’Israël, mais elle trouve son accomplissement dans le Christ et se vit dans le commandement de l’amour qu’il nous a laissé. Plutôt que vers la sola fides, l’enseignement de Paul nous conduit vers le solus Christus, le seul Christ, centre de notre foi et unique sauveur du monde.

Je suis heureux de saluer les pèlerins de Montréal avec Son Éminence le Cardinal Jean-Claude Turcotte, les membres de la Conférence Internationale Catholique du Scoutisme, et la paroisse de Béziers. Avec saint Paul, vivons du Christ qui est le centre de notre foi et de notre vie ! Avec ma Bénédiction Apostolique.

[01778-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Saint Paul, we now consider his teaching on our justification. Paul’s experience of the Risen Lord on the road to Damascus led him to see that it is only by faith in Christ, and not by any merit of our own, that we are made righteous before God. Our justification in Christ is thus God’s gracious gift, revealed in the mystery of the Cross. Christ died in order to become our wisdom, righteousness, sanctification and redemption (cf. 1 Cor 1:30), and we in turn, justified by faith, have become in him the very righteousness of God (cf. 2 Cor 5:21). In the light of the Cross and its gifts of reconciliation and new life in the Spirit, Paul rejected a righteousness based on the Law and its works. For the Apostle, the Mosaic Law, as an irrevocable gift of God to Israel, is not abrogated but relativized, since it is only by faith in God’s promises to Abraham, now fulfilled in Christ, that we receive the grace of justification and new life. The Law finds its end in Christ (cf. Rom 10:4) and its fulfilment in the new commandment of love. With Paul, then, let us make the Cross of Christ our only boast (cf. Gal 6:14), and give thanks for the grace which has made us members of Christ’s Body, which is the Church.

I am pleased to greet the participants in the international Catholic Scouting Conference meeting in Rome. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, especially those from England, Ireland, Denmark, Norway, Finland, South Africa and the United States, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.

[01779-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In den Briefen des heiligen Paulus nimmt die Lehre von der Rechtfertigung eine zentrale Stellung ein. Rechtfertigung heißt für den Apostel die Gerechtigkeit aus dem Glauben: Gott macht diejenigen gerecht, die an Jesus Christus glauben. Paulus hat beim Damaskusereignis begriffen, daß gegenüber der Erkenntnis Christi alles, was ihm vorher als gesetzestreuem Juden wichtig war, ein Verlust, ja „Unrat" ist. Christus wurde für ihn zum Leben schlechthin. Diese persönliche Bindung an den auferstandenen Herrn bringt Paulus in einen unüberbrückbaren Gegensatz zu jeder Form einer selbstgeschaffenen Gerechtigkeit. „Der Mensch wird nicht durch Werke des Gesetzes gerecht, sondern durch den Glauben an Jesus Christus" (Gal 2, 16), der vom Kreuz das neue Leben durch den Geist schenkt. Das Kreuz Christi ist und bleibt die unerschöpfliche Quelle der Rechtfertigung. Diese ist ein ungeschuldeter Akt Gottes und findet im Geschenk der Versöhnung des Menschen mit Gott ihren höchsten Ausdruck. Die Werke des Gesetzes und alles menschliche Tun können der Rechtfertigung durch den Glauben nichts hinzufügen; andernfalls „wäre Christus vergeblich gestorben" (Gal 2, 21). Das Gesetz ist nicht aufgehoben; es hat in Christus sein Ziel erreicht und im Liebesgebot seine Erfüllung gefunden. In der Mitte der Verkündigung des Paulus steht allein Christus, auf Ihm baut unser ganzer Glaube auf und nur durch seine Gnade werden wir Glieder seines Leibes, der Kirche.

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache bei dieser Generalaudienz. Unter ihnen heiße ich heute besonders die Schönstätter Marienschwestern sowie die Landfrauen aus Bayern und die Gruppe der Marien-Realschule Kaufbeuren willkommen. Jesus Christus allein ist der einzige Retter. Er schenkt uns Menschen das Heil. Wie der Apostel Paulus wollen wir danach streben, Christus zu ergreifen und Ihn als den Erlöser der Welt vor den Menschen zu bezeugen. Der Herr sei mit euch auf allen euren Wegen!

[01780-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la reflexión que estamos haciendo bajo la guía de San Pablo, recordamos hoy su doctrina sobre la justificación, que está en el centro de su enseñanza. Él, que había sido un ferviente cumplidor de la Ley mosaica, al encontrarse con el Resucitado en el camino de Damasco comprendió que todo aquello que había considerado una ganancia era, ante Dios, una pérdida. En efecto, la justificación en Cristo es una acción gratuita de Dios, sin merecimiento humano. La Ley en sí misma es buena, proviene de Dios, pero no tiene el poder de dar la vida y se convierte en un obstáculo para quienes la consideran necesaria con vistas a la justificación, haciendo así inútil la única vía para alcanzar la salvación, a saber: la fe en Aquel que, clavado en la cruz, ha dado una vida nueva por medio del Espíritu Santo (cf. Ga 3,13-14). La Ley, dice San Pablo, ha culminado en Cristo y tiene su máxima expresión en el mandamiento del amor. Así, pues, uno solo es el Salvador del mundo, que relativiza todo lo demás, incluida la Ley.

Un saludo muy cordial a los peregrinos de lengua española, en particular a los que han venido de España, Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a dejarse ganar por Cristo y a seguir así el ejemplo de San Pablo, cuya vida no tuvo ningún otro objetivo sino estar y permanecer siempre con Él.

Muchas gracias por vuestra visita.

[01781-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca  

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma fraterna saudação de boas-vindas a todos. Antes de vós, muitas gerações de romeiros vieram ajoelhar-se junto dos túmulos de São Pedro e São Paulo, à procura daquela razão de viver tão forte e segura que levou os Apóstolos a darem a sua vida por Cristo. Espero que a encontreis... Sobre vós e vossos entes queridos, desça a minha Bênção.

[01782-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam pielgrzymów z Polski. Pozdrawiam szczególnie Stowarzyszenie „Rodzina Rodła", spadkobiercę Związku Polaków w Niemczech z okresu międzywojennego. Życzę, aby wasza działalność służyła budowaniu jedności i umacnianiu braterskich więzi między narodami. Wszystkim tu obecnym serdecznie błogosławię.

[Do il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Polonia. In modo particolare saluto l’Associazione "Rodzina Rodła" (Famiglia di Rodło), erede dell’Unione dei Polacchi nella Germania, nel periodo fra le due guerre. Auguro che la vostra attività serva all’edificazione dell’unità e al consolidamento dei legami fraterni tra le nazioni. A tutti voi qui presenti imparto di cuore la mia benedizione.]

[01783-AA.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca vítam pútnikov zo Slovenska. Bratia a sestry, včera sa v rímskych bazilikách svätých apoštolov Petra a Pavla slávilo Výročie ich posviacky. Nech návšteva týchto bazilík zveľadí vašu lásku k Cirkvi, ktorá je postavená na apoštoloch. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia. Fratelli e sorelle, ieri nelle basiliche romane dei santi Apostoli Pietro e Paolo si celebrava la festa della Dedicazione. La visita di queste basiliche approfondisca il vostro amore per la Chiesa, fondata sugli apostoli. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01784-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, con il loro Pastore Mons. Vito De Grisantis, qui convenuti per ricambiare la visita, che ho avuto la gioia di compiere nella loro terra nello scorso mese di giugno. Cari amici, ancora una volta vi ringrazio per l’affetto con cui mi avete accolto, ed auspico che da quel nostro incontro scaturisca per la vostra Comunità diocesana una rinnovata, fedele e generosa adesione a Cristo e alla sua Chiesa. Saluto i rappresentanti della Federazione italiana cuochi e i Carabinieri della Regione Umbria. Tutti ringrazio per la presenza, ed auguro a ciascuno di essere messaggeri di gioia e di condivisione fraterna.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo, re dell’Universo. Cari giovani, ponete Gesù al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce e coraggio. Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, insegni a voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui. A voi, cari sposi novelli, auguro di riconoscere la presenza del Signore nel vostro cammino familiare.

[01785-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0721-XX.01]