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L’UDIENZA GENERALE, 22.10.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunta dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre, continuando il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo, si è soffermato sulla centralità di Cristo nel suo insegnamento.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nelle catechesi delle scorse settimane abbiamo meditato sulla ‘conversione’ di san Paolo, frutto dell’incontro personale con Gesù crocifisso e risorto, e ci siamo interrogati su quale sia stata la relazione dell’Apostolo delle genti con il Gesù terreno. Oggi vorrei parlare dell’insegnamento che san Paolo ci ha lasciato sulla centralità del Cristo risorto nel mistero della salvezza, sulla sua cristologia. In verità, Gesù Cristo risorto, "esaltato sopra ogni nome", sta al centro di ogni sua riflessione. Cristo è per l’Apostolo il criterio di valutazione degli eventi e delle cose, il fine di ogni sforzo che egli compie per annunciare il Vangelo, la grande passione che sostiene i suoi passi sulle strade del mondo. E si tratta di un Cristo vivo, concreto: il Cristo – dice Paolo – "che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Gal 2, 20). Questa persona che mi ama, con la quale posso parlare, che mi ascolta e mi risponde, questo è realmente il principio per capire il mondo e per trovare la strada nella storia.

Chi ha letto gli scritti di san Paolo sa bene che egli non si è preoccupato di narrare i singoli fatti in cui si articola la vita di Gesù, anche se possiamo pensare che nelle sue catechesi abbia raccontato molto di più sul Gesù prepasquale di quanto egli scrive nelle Lettere, che sono ammonimenti in situazioni precise. Il suo intento pastorale e teologico era talmente teso all'edificazione delle nascenti comunità, che gli era spontaneo concentrare tutto nell’annuncio di Gesù Cristo quale "Signore", vivo adesso e presente adesso in mezzo ai suoi. Di qui la caratteristica essenzialità della cristologia paolina, che sviluppa le profondità del mistero con una costante e precisa preoccupazione: annunciare, certo, il Gesù vivo, il suo insegnamento, ma annunciare soprattutto la realtà centrale della sua morte e risurrezione, come culmine della sua esistenza terrena e radice del successivo sviluppo di tutta la fede cristiana, di tutta la realtà della Chiesa. Per l’Apostolo la risurrezione non è un avvenimento a sé stante, disgiunto dalla morte: il Risorto è sempre colui che, prima, è stato crocifisso. Anche da Risorto porta le sue ferite: la passione è presente in Lui e si può dire con Pascal che Egli è sofferente fino alla fine del mondo, pur essendo il Risorto e vivendo con noi e per noi. Questa identità del Risorto col Cristo crocifisso Paolo l’aveva capita nell’incontro sulla via di Damasco: in quel momento gli si rivelò con chiarezza che il Crocifisso è il Risorto e il Risorto è il Crocifisso, che dice a Paolo: "Perché mi perseguiti?" (At 9,4). Paolo sta perseguitando Cristo nella Chiesa e allora capisce che la croce è "una maledizione di Dio" (Dt 21,23), ma sacrificio per la nostra redenzione.

L’Apostolo contempla affascinato il segreto nascosto del Crocifisso-risorto e attraverso le sofferenze sperimentate da Cristo nella sua umanità (dimensione terrena) risale a quell’esistenza eterna in cui Egli è tutt’uno col Padre (dimensione pre-temporale): "Quando venne la pienezza del tempo – egli scrive -, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,4-5). Queste due dimensioni, la preesistenza eterna presso il Padre e la discesa del Signore nella incarnazione, si annunciano già nell’Antico Testamento, nella figura della Sapienza. Troviamo nei Libri sapienziali dell’Antico Testamento alcuni testi che esaltano il ruolo della Sapienza preesistente alla creazione del mondo. In questo senso vanno letti passi come questo del Salmo 90: "Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio" (v. 2); o passi come quello che parla della Sapienza creatrice: "Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra" (Prv 8, 22-23). Suggestivo è anche l’elogio della Sapienza, contenuto nell’omonimo libro: "La Sapienza si estende vigorosa da un’estremità all’altra e governa a meraviglia l’universo" (Sap 8,1).

Gli stessi testi sapienziali che parlano della preesistenza eterna della Sapienza, parlano anche della discesa, dell’abbassamento di questa Sapienza, che si è creata una tenda tra gli uomini. Così sentiamo echeggiare già le parole del Vangelo di Giovanni che parla della tenda della carne del Signore. Si è creata una tenda nell’Antico Testamento: qui è indicato il tempio, il culto secondo la "Thorà"; ma dal punto di vista del Nuovo Testamento possiamo capire che questa era solo una prefigurazione della tenda molto più reale e significativa: la tenda della carne di Cristo. E vediamo già nei Libri dell’Antico Testamento che questo abbassamento della Sapienza, la sua discesa nella carne, implica anche la possibilità che essa sia rifiutata. San Paolo, sviluppando la sua cristologia, si richiama proprio a questa prospettiva sapienziale: riconosce in Gesù la sapienza eterna esistente da sempre, la sapienza che discende e si crea una tenda tra di noi e così egli può descrivere Cristo, come "potenza e sapienza di Dio", può dire che Cristo è diventato per noi "sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Cor 1,24.30). Similmente Paolo chiarisce che Cristo, al pari della Sapienza, può essere rifiutato soprattutto dai dominatori di questo mondo (cfr 1 Cor 2,6-9), cosicché può crearsi nei piani di Dio una situazione paradossale, la croce, che si capovolgerà in via di salvezza per tutto il genere umano.

Uno sviluppo ulteriore di questo ciclo sapienziale, che vede la Sapienza abbassarsi per poi essere esaltata nonostante il rifiuto, si ha nel famoso inno contenuto nella Lettera ai Filippesi (cfr 2,6-11). Si tratta di uno dei testi più alti di tutto il Nuovo Testamento. Gli esegeti in stragrande maggioranza concordano ormai nel ritenere che questa pericope riporti una composizione precedente al testo della Lettera ai Filippesi. Questo è un dato di grande importanza, perché significa che il giudeo-cristianesimo, prima di san Paolo, credeva nella divinità di Gesù. In altre parole, la fede nella divinità di Gesù non è una invenzione ellenistica, sorta molto dopo la vita terrena di Gesù, un’invenzione che, dimenticando la sua umanità, lo avrebbe divinizzato; vediamo in realtà che il primo giudeo-cristianesimo credeva nella divinità di Gesù, anzi possiamo dire che gli Apostoli stessi, nei grandi momenti della vita del loro Maestro, hanno capito che Egli era il Figlio di Dio, come disse san Pietro a Cesarea di Filippi: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Ma ritorniamo all’inno della Lettera ai Filippesi. La struttura di questo testo può essere articolata in tre strofe, che illustrano i momenti principali del percorso compiuto dal Cristo. La sua preesistenza è espressa dalle parole: "pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio" (v. 6); segue poi l’abbassamento volontario del Figlio nella seconda strofa: "svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo" (v. 7), fino a umiliare se stesso "facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce" (v. 8). La terza strofa dell’inno annuncia la risposta del Padre all’umiliazione del Figlio: "Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome" (v. 9). Ciò che colpisce è il contrasto tra l’abbassamento radicale e la seguente glorificazione nella gloria di Dio. E’ evidente che questa seconda strofa è in contrasto con la pretesa di Adamo che da sé voleva farsi Dio, è in contrasto anche col gesto dei costruttori della torre di Babele che volevano da soli edificare il ponte verso il cielo e farsi loro stessi divinità. Ma questa iniziativa della superbia finì nella autodistruzione: non si arriva così al cielo, alla vera felicità, a Dio. Il gesto del Figlio di Dio è esattamente il contrario: non la superbia, ma l’umiltà, che è realizzazione dell’amore e l’amore è divino. L’iniziativa di abbassamento, di umiltà radicale di Cristo, con la quale contrasta la superbia umana, è realmente espressione dell’amore divino; ad essa segue quell’elevazione al cielo alla quale Dio ci attira con il suo amore.

Oltre alla Lettera ai Filippesi, vi sono altri luoghi della letteratura paolina dove i temi della preesistenza e della discesa del Figlio di Dio sulla terra sono tra loro collegati. Una riaffermazione dell'assimilazione tra Sapienza e Cristo, con tutti i connessi risvolti cosmici e antropologici, si ritrova nella prima Lettera a Timoteo: "Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu annunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria" (3,16). E' soprattutto su queste premesse che si può meglio definire la funzione di Cristo come Mediatore unico, sullo sfondo dell'unico Dio dell’Antico Testamento (cfr 1 Tm 2,5 in relazione a Is 43,10-11; 44,6). E’ Cristo il vero ponte che ci guida al cielo, alla comunione con Dio.

E, finalmente, solo un accenno agli ultimi sviluppi della cristologia di san Paolo nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini. Nella prima, Cristo viene qualificato come "primogenito di tutte le creature" (1,15-20). Questa parola "primogenito" implica che il primo tra tanti figli, il primo tra tanti fratelli e sorelle, è disceso per attirarci e farci suoi fratelli e sorelle. Nella Lettera agli Efesini troviamo una bella esposizione del piano divino della salvezza, quando Paolo dice che in Cristo Dio voleva ricapitolare tutto (cfr. Ef 1,23). Cristo è la ricapitolazione di tutto, riassume tutto e ci guida a Dio. E così ci implica in un movimento di discesa e di ascesa, invitandoci a partecipare alla sua umiltà, cioè al suo amore verso il prossimo, per essere così partecipi anche della sua glorificazione, divenendo con lui figli nel Figlio. Preghiamo che il Signore ci aiuti a conformarci alla sua umiltà, al suo amore, per essere così resi partecipi della sua divinizzazione.

[01639-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese 

Chers frères et sœurs,

Je méditerai aujourd’hui sur l’enseignement de saint Paul à propos de la centralité du Christ ressuscité dans le mystère du salut : préexistence et incarnation. La caractéristique essentielle de la christologie paulinienne est d’annoncer la mort et la résurrection de Jésus comme sommet de son existence terrestre et racine du développement de toute la théologie chrétienne. Pour Paul, il y a une identité salvatrice parfaite entre Celui qui vit éternellement dans la gloire et le Jésus terrestre. L’Apôtre contemple le secret caché du Crucifié-ressuscité et, à travers les souffrances dont le Christ fait l’expérience dans son humanité, il remonte à l’existence éternelle dans laquelle il ne fait qu’un avec le Père. Pour comprendre la pensée de Paul sur les thèmes de la préexistence et de l’incarnation du Christ, il faut se reporter à certains textes de l’Ancien Testament qui exaltent le rôle de la Sagesse préexistante à la création du monde. Par ailleurs, dans la Lettre aux Philippiens, Paul montre que l’abaissement de Jésus ne signifie pas qu’il abandonne sa divinité, qui le caractérisait déjà, mais qu’il prend sur lui ce qu’il n’avait pas, il se fait humble serviteur. De même, dans la Lettre aux Colossiens, Paul qualifie le Christ de  ‘premier-né’, mettant ainsi en relief son primat sur toutes choses.

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones. Je salue particulièrement le groupe du diocèse d’Aire et Dax, ainsi que tous les pèlerins des paroisses et collèges de Suisse et de France. En cette année paulinienne, que votre pèlerinage à Rome soit pour vous l’occasion de redécouvrir l’enseignement de l’Apôtre des Nations qui nous invite à approfondir toujours plus notre connaissance et notre amour du Christ. Que Dieu vous bénisse !

[01640-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Saint Paul, we now consider the centrality of Jesus Christ in his teaching. Paul preaches Christ as the crucified and glorified Lord, alive and present within the Church. He proclaims Christ’s incarnation and exaltation, but also his pre-existence with the Father before all time. His affirmation of Christ’s pre-existence evokes those Old Testament texts which portray God’s Wisdom as being with him before creation and coming down to dwell among men (e.g., Pr 8:22-23). Paul thus presents Christ as "the wisdom of God" (1 Cor 1:24), the centre and fulfilment of the Father’s eternal plan of salvation. The hymn found in his Letter to the Philippians (Phil 2:6-11) contrasts Christ’s pre-existence "in the form of God" and his subsequent "kenosis" or self-emptying, "even to death, death on a Cross". Paul also appeals to Christ’s pre-existence and incarnation in proclaiming Jesus as "the one mediator between God and man" (1 Tim 3:16), the firstborn of all creation and the head of the Church (cf. Col 1:15-20). Paul’s "sapiential" christology invites us to welcome the salvation offered by the crucified and risen Lord, the Eternal Son, who is the very wisdom and power of God.

I offer a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, especially those from England, Scotland, Ireland, Denmark, Norway, Sweden, Ghana, Guam, Japan, South Korea, Australia, Canada and the United States. Upon you and your families I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.

[01641-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In den vergangenen Katechesen haben wir uns mit der Bekehrung des Apostels Paulus sowie mit seinem Verhältnis zur Gemeinschaft der Kirche und zur historischen Gestalt des Jesus von Nazareth befaßt. Heute wenden wir uns der Lehre des Völkerapostels über die zentrale Rolle des auferstandenen Christus im Geheimnis unserer Erlösung zu. Paulus will in seinen Schriften und in seiner Predigt das Wesentliche verkünden: Christus ist am Kreuz gestorben und auferstanden, um uns zu erlösen. Diese Kernaussage unseres Glaubens kann jedoch nur auf dem Hintergrund der ewigen Existenz des Sohnes – an der Seite des Vaters und ganz eins mit dem Vater – in ihrer Tiefe verstanden werden. Was im Alten Testament bereits im Bild der Weisheit Gottes vorgezeichnet war, die in die Welt eintritt und dort Ablehnung erfährt, beschreibt Paulus im berühmten Hymnus des Philipperbriefs: Christus war Gott gleich, doch er entäußerte sich, wurde den Menschen gleich und war gehorsam bis zum Tod am Kreuz. Darum hat Gott ihn über alle erhöht, und jeder Mund bekennt: „Jesus Christus ist der Herr" (vgl. Phil 2,6-11). In diesem Heilsplan Gottes sind wir Menschen und die ganze Schöpfung nicht unbeteiligte Zuschauer, sondern Christus ist der Erstgeborene, an dessen Wesen und Gestalt wir teilhaben sollen (vgl. Röm 8,29), bis er das All ganz und gar beherrscht (vgl. Eph 1,23).

Einen frohen Gruß richte ich an die Gläubigen aus dem deutschen Sprachraum. Besonders begrüße ich die Wallfahrer aus dem Bistum Erfurt und die Pilgergruppe aus dem Bistum Osnabrück, in Begleitung von Bischof Dr. Franz-Josef Bode, sowie die Teilnehmer des Internationalen Lehrer-Kongresses der Maria-Ward-Schulen. Der Herr schenke euch die Gnade, das Geheimnis Christi immer tiefer zu erkennen und immer mehr wie er zu empfinden und zu leben. Einen gesegneten Aufenthalt in Rom!

[01642-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Como hemos visto en las catequesis de las pasadas semanas, San Pablo no se preocupó tanto de contar los hechos aislados de la vida de Jesús, sino de anunciar a la comunidad naciente a Cristo como el "Señor", vivo y presente entre nosotros. Él es el mismo, encarnado, crucificado, resucitado y vivo. Para comprender esto hay que tener en cuenta la idea de la Sabiduría preexistente al mundo de la cual habla el Antiguo Testamento. Cristo, en su condición de Hijo, es coeterno con el Padre. Con su Encarnación, sin dejar de ser Dios, adquiere ciertamente algo que no tenía, la condición humana hasta hacerse siervo, para rescatarla y salvarla. Con su glorificación, Cristo, que es "fuerza de Dios y sabiduría de Dios", es también para nosotros sabiduría justicia santificación y redención (cf. 1 Co 1,25.30). Otra formulación de la cristología paulina exalta el primado de Cristo sobre todas las cosas, el "primogénito" de los que aman a Dios y han sido llamados a ser imagen de su Hijo.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de Argentina, España, México, Panamá, Perú y otros Países latinoamericanos. Invito a todos a contemplar el plan de salvación que San Pablo nos muestra con hondura, y al que nos exhorta a participar uniéndonos íntimamente a Cristo.

Muchas gracias.

[01643-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese 

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma saudação afectuosa para todos, especialmente para os grupos do Brasil e de Portugal: esta peregrinação a Roma encha de luz e fortaleza o vosso testemunho cristão, para confessardes Jesus Cristo como único Salvador e Senhor da vida: fora d'Ele, não há vida, nem esperança de a ter. Com Cristo, sucesso eterno à vida que Deus vos confiou. Para cada um de vós e família, a minha Bênção!

[01644-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Pozdrawiam szczególnie niewidome dzieci z Lasek i ich opiekunów. Dziś odczytujemy myśl św. Pawła o dziele Chrystusa. Śmierć i zmartwychwstanie Bożego Syna są wypełnieniem odwiecznego planu zbawienia, w którym mamy udział, jeśli współpracujemy z łaską i staramy się żyć w zjednoczeniu z Chrystusem. Niech Wam Bóg błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Saluto in particolare i bambini ciechi di Laski e i loro assistenti. Oggi rileggiamo il pensiero di San Paolo sull’opera di Cristo. La morte e la risurrezione del Figlio di Dio sono il compimento del piano della salvezza, al quale partecipiamo se collaboriamo con la grazia e cerchiamo di vivere in unione con Cristo. Dio vi benedica!]

[01645-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar híveket! Szeretettel köszöntelek Benneteket, különösképpen a pestszentlőrinci, brassói és szentpéterfai csoport tagjait.

Járjátok bátran és nagylelkűen a keresztény tanúságtétel útját, úgy az iskolákban, mint a különböző élethelyzetekben. Apostoli áldásomat adom Rátok és családjaitokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente ai fedeli delle parrocchie di Pestszentlőrinc, di Brasov e di Szentpéterfa.

Vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro impegno di testimonianza cristiana nella scuola e nella società. Con la particolare Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie! Sia lodato Gesù Cristo!]

[01646-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Rajca, Višňového a Turia.

Bratia a sestry, minulú nedeľu sme slávili Svetový deň misií. Je to výzva na obnovu našej aktívnej spolupráce na misijných dielach Cirkvi. Buďte aj vy misionármi Kristovej Radostnej zvesti, najmä svojimi modlitbami a obetami. Rád vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti da Rajec, Višňové e Turie.

Fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata Missionaria Mondiale. Essa costituisce un invito a rinnovare la nostra attiva cooperazione alle opere missionarie della Chiesa. Siate anche voi missionari della Buona Novella di Cristo, specialmente con le vostre preghiere ed opere. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01647-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua croata

S radošću pozdravljam drage Hrvate, a na poseban način hodočasnike krčke biskupije s njihovim pastirom Mons. Valterom Županom, pristigle prigodom obilježavanja 1700. obljetnice mučeništva svoga suzaštitnika Svetoga Kvirina, te skupinu vjernika iz Smokvice. Krist Gospodin, koji je središnji i najvažniji lik povijesti svijeta, neka to bude i u životu svakoga od vas. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia i cari Croati, in modo speciale i pellegrini della Diocesi di Krk con il loro Pastore Mons. Valter Župan, pervenuti in occasione della celebrazione dei 1700 anni dal martirio del loro compatrono San Quirino, e il gruppo di fedeli di Smokvica. Il Cristo Signore, che è la figura centrale e più importante della storia del mondo, lo sia anche nella vita di ciascuno di voi. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01648-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto gli Incaricati diocesani per la promozione del sostegno economico alla Chiesa e li incoraggio a proseguire nell’impegno di suscitare nei fedeli una operosa e solidale corresponsabilità alla vita e alle necessità della Chiesa. Saluto i cresimati della diocesi di Faenza-Modigliana, qui convenuti con il loro Pastore Mons. Claudio Stagni. Cari amici, con la forza dello Spirito Santo, siate coraggiosi testimoni di Gesù e del suo Vangelo in famiglia, nella scuola, in parrocchia e con i vostri coetanei. Saluto i fedeli di Campocavallo di Osimo qui giunti con una singolare riproduzione del Santuario di Altötting. Saluto gli alunni della scuola "Alfonso Maria Fusco", di Angri.

Rivolgo, infine, il mio pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Il mese di ottobre ci invita a rinnovare la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa. Con le fresche energie della giovinezza, con il sostegno spirituale della preghiera e del sacrificio e con le potenzialità della vita coniugale, sappiate essere missionari del Vangelo dappertutto, offrendo il vostro concreto aiuto a quanti faticano per portarlo a chi ancora non lo conosce.

[01649-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0665-XX.02]