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L’UDIENZA GENERALE, 15.10.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunta dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Santo Padre, continuando il ciclo di catechesi su San Paolo Apostolo, si è soffermato sul tema: "La dimensione ecclesiologica del pensiero di Paolo".

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nella catechesi di mercoledì scorso ho parlato della relazione di Paolo con il Gesù pre-pasquale nella sua vita terrena. La questione era: "Che cosa ha saputo Paolo della vita di Gesù, delle sue parole, della sua passione?". Oggi vorrei parlare dell’insegnamento di san Paolo sulla Chiesa. Dobbiamo cominciare dalla costatazione che questa parola "Chiesa" nell’italiano - come nel francese "Église" e nello spagnolo "Iglesia" - essa è presa dal greco "ekklēsía"! Essa viene dall’Antico Testamento e significa l’assemblea del popolo di Israele, convocata da Dio, particolarmente l’assemblea esemplare ai piedi del Sinai. Con questa parola è ora significata la nuova comunità dei credenti in Cristo che si sentono assemblea di Dio, la nuova convocazione di tutti i popoli da parte di Dio e davanti a Lui. Il vocabolo ekklēsía fa la sua apparizione solo sotto la penna di Paolo, che è il primo autore di uno scritto cristiano. Ciò avviene nell’incipit della prima Lettera ai Tessalonicesi, dove Paolo si rivolge testualmente "alla Chiesa dei Tessalonicesi" (cfr poi anche "la Chiesa dei Laodicesi" in Col 4,16). In altre Lettere egli parla della Chiesa di Dio che è in Corinto (1 Cor 1,2; 2 Cor 1,1), che è in Galazia (Gal 1,2 ecc.) – Chiese particolari, dunque – ma dice anche di avere perseguitato "la Chiesa di Dio": non una determinata comunità locale, ma "la Chiesa di Dio". Così vediamo che questa parola "Chiesa" ha un significato pluridimensionale: indica da una parte le assemblee di Dio in determinati luoghi (una città, un paese, una casa), ma significa anche tutta la Chiesa nel suo insieme. E così vediamo che "la Chiesa di Dio" non è solo una somma di diverse Chiese locali, ma che le diverse Chiese locali sono a loro volta realizzazione dell’unica Chiesa di Dio. Tutte insieme sono "la Chiesa di Dio", che precede le singole Chiese locali e si esprime, si realizza in esse.

È importante osservare che quasi sempre la parola "Chiesa" appare con l’aggiunta della qualificazione "di Dio": non è una associazione umana, nata da idee o interessi comuni, ma da una convocazione di Dio. Egli l’ha convocata e perciò è una in tutte le sue realizzazioni. L’unità di Dio crea l’unità della Chiesa in tutti i luoghi dove essa si trova. Più tardi, nella Lettera agli Efesini, Paolo elaborerà abbondantemente il concetto di unità della Chiesa, in continuità col concetto di Popolo di Dio, Israele, considerato dai profeti come "sposa di Dio", chiamata a vivere una relazione sponsale con Lui. Paolo presenta l’unica Chiesa di Dio come "sposa di Cristo" nell’amore, un solo corpo e un solo spirito con Cristo stesso. È noto che il giovane Paolo era stato accanito avversario del nuovo movimento costituito dalla Chiesa di Cristo. Ne era stato avversario, perché aveva visto minacciata in questo nuovo movimento la fedeltà alla tradizione del popolo di Dio, animato dalla fede nel Dio unico. Tale fedeltà si esprimeva soprattutto nella circoncisione, nell’osservanza delle regole della purezza cultuale, dell’astensione da certi cibi, del rispetto del sabato. Questa fedeltà gli Israeliti avevano pagato col sangue dei martiri, nel periodo dei Maccabei, quando il regime ellenista voleva obbligare tutti i popoli a conformarsi all’unica cultura ellenistica. Molti israeliti avevano difeso col sangue la vocazione propria di Israele. I martiri avevano pagato con la vita l’identità del loro popolo, che si esprimeva mediante questi elementi. Dopo l’incontro con il Cristo risorto, Paolo capì che i cristiani non erano traditori; al contrario, nella nuova situazione, il Dio di Israele, mediante Cristo, aveva allargato la sua chiamata a tutte le genti, divenendo il Dio di tutti i popoli. In questo modo si realizzava la fedeltà all’unico Dio; non erano più necessari segni distintivi costituiti da norme e osservanze particolari, perché tutti erano chiamati, nella loro varietà, a far parte dell’unico popolo di Dio della "Chiesa di Dio" in Cristo.

Una cosa fu per Paolo subito chiara nella nuova situazione: il valore fondamentale e fondante di Cristo e della "parola" che Lo annunciava. Paolo sapeva che non solo non si diventa cristiani per coercizione, ma che nella configurazione interna della nuova comunità la componente istituzionale era inevitabilmente legata alla "parola" viva, all’annuncio del Cristo vivo nel quale Dio si apre a tutti i popoli e li unisce in un unico popolo di Dio. È sintomatico che Luca negli Atti degli Apostoli impieghi più volte, anche a proposito di Paolo, il sintagma "annunciare la parola" (At 4,29.31; 8,25; 11,19; 13,46; 14,25; 16,6.32), con l’evidente intenzione di evidenziare al massimo la portata decisiva della "parola" dell’annuncio. In concreto, tale parola è costituita dalla croce e dalla risurrezione di Cristo, in cui hanno trovato realizzazione le Scritture. Il Mistero pasquale, che ha provocato la svolta della sua vita sulla strada di Damasco, sta ovviamente al centro della predicazione dell’Apostolo (cfr 1 Cor 2,2;15,14). Questo Mistero, annunciato nella parola, si realizza nei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia e diventa poi realtà nella carità cristiana. L’opera evangelizzatrice di Paolo non è finalizzata ad altro che ad impiantare la comunità dei credenti in Cristo. Questa idea è insita nella etimologia stessa del vocabolo ekklēsía, che Paolo, e con lui l'intero cristianesimo, ha preferito all’altro termine di "sinagoga": non solo perché originariamente il primo è più ‘laico’ (derivando dalla prassi greca dell'assemblea politica e non propriamente religiosa), ma anche perché esso implica direttamente l'idea più teologica di una chiamata ab extra, non quindi di un semplice riunirsi insieme; i credenti sono chiamati da Dio, il quale li raccoglie in una comunità, la sua Chiesa.

In questa linea possiamo intendere anche l'originale concetto, esclusivamente paolino, della Chiesa come "Corpo di Cristo". Al riguardo, occorre avere presente le due dimensioni di questo concetto. Una è di carattere sociologico, secondo cui il corpo è costituito dai suoi componenti e non esisterebbe senza di essi. Questa interpretazione appare nella Lettera ai Romani e nella Prima Lettera ai Corinti, dove Paolo assume un’immagine che esisteva già nella sociologia romana: egli dice che un popolo è come un corpo con diverse membra, ognuna delle quali ha la sua funzione, ma tutte, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, sono necessarie perché il corpo possa vivere e realizzare le proprie funzioni. Opportunamente l’Apostolo osserva che nella Chiesa ci sono tante vocazioni: profeti, apostoli, maestri, persone semplici, tutti chiamati a vivere ogni giorno la carità, tutti necessari per costruire l’unità vivente di questo organismo spirituale. L’altra interpretazione fa riferimento al Corpo stesso di Cristo. Paolo sostiene che la Chiesa non è solo un organismo, ma diventa realmente corpo di Cristo nel sacramento dell’Eucaristia, dove tutti riceviamo il suo Corpo e diventiamo realmente suo Corpo. Si realizza così il mistero sponsale che tutti diventano un solo corpo e un solo spirito in Cristo. Così la realtà va molto oltre l’immagine sociologica, esprimendo la sua vera essenza profonda, cioè l’unità di tutti i battezzati in Cristo, considerati dall’Apostolo "uno" in Cristo, conformati al sacramento del suo Corpo.

Dicendo questo, Paolo mostra di saper bene e fa capire a noi tutti che la Chiesa non è sua e non è nostra: la Chiesa è corpo di Cristo, è "Chiesa di Dio", "campo di Dio, edificazione di Dio, ... tempio di Dio" (1Cor 3,9.16). Quest'ultima designazione è particolarmente interessante, perché attribuisce a un tessuto di relazioni interpersonali un termine che comunemente serviva per indicare un luogo fisico, considerato sacro. Il rapporto tra Chiesa e tempio viene perciò ad assumere due dimensioni complementari: da una parte, viene applicata alla comunità ecclesiale la caratteristica di separatezza e purità che spettava all’edificio sacro, ma, dall'altra, viene pure superato il concetto di uno spazio materiale, per trasferire tale valenza alla realtà di una viva comunità di fede. Se prima i templi erano considerati luoghi della presenza di Dio, adesso si sa e si vede che Dio non abita in edifici fatti di pietre, ma il luogo della presenza di Dio nel mondo è la comunità viva dei credenti.

Un discorso a parte meriterebbe la qualifica di "popolo di Dio", che in Paolo è applicata sostanzialmente al popolo dell’Antico Testamento e poi ai pagani che erano "il non popolo" e sono diventati anch’essi popolo di Dio grazie al loro inserimento in Cristo mediante la parola e il sacramento. E finalmente un’ultima sfumatura. Nella Lettera a Timoteo Paolo qualifica la Chiesa come «casa di Dio» (1 Tm 3,15); e questa è una definizione davvero originale, poiché si riferisce alla Chiesa come struttura comunitaria in cui si vivono calde relazioni interpersonali di carattere familiare. L’Apostolo ci aiuta a comprendere sempre più a fondo il mistero della Chiesa nelle sue diverse dimensioni di assemblea di Dio nel mondo. Questa è la grandezza della Chiesa e la grandezza della nostra chiamata: siamo tempio di Dio nel mondo, luogo dove Dio abita realmente, e siamo, al tempo stesso, comunità, famiglia di Dio, il Quale è carità. Come famiglia e casa di Dio dobbiamo realizzare nel mondo la carità di Dio e così essere, con la forza che viene dalla fede, luogo e segno della sua presenza. Preghiamo il Signore affinchè ci conceda di essere sempre più la sua Chiesa, il suo Corpo, il luogo della presenza della sua carità in questo nostro mondo e nella nostra storia.

[01584-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Nous nous intéressons à la façon dont saint Paul envisage le mystère de l’Église, fondée sur le Christ et sur la parole qui l’annonce. Si la réalité de l’Église existait déjà avant la conversion de l’Apôtre, c’est sous sa plume que le mot ‘ekklesia’ fait son apparition. Préféré au terme de ‘synagogue’, il évoque non seulement l’idée de rassemblement, mais aussi celle d’une convocation adressée par un autre, par le Seigneur.

C’est à saint Paul que nous devons aussi le concept de « Corps du Christ », désignant l’identification mystique entre le Christ et tous ceux qui vivent « en lui ». C’est à travers cette image que nous percevons la dimension « institutionnelle » de l’Église. Les fidèles et tous ceux qui exercent un ministère doivent être en lien avec ceux qui sont qualifiés de « présidents », en tant que responsables des communautés. Paul rend ainsi justice à la fois à la diversité présente à l’intérieur du corps ecclésial et à la structure qui la prémunit contre le risque du désordre et de la désagrégation.

Enfin, Paul prend soin d’affirmer fortement que l’Église appartient à Dieu seul : elle est « le champ de Dieu, la maison de Dieu, … le temple de Dieu » (cf. 1 Co 3, 9.16). Cette dernière dénomination mérite d’être soulignée : elle transpose les caractéristiques du lieu sacré, habité par la présence divine, à la réalité d’une communauté humaine de foi.

Je salue tous les pèlerins francophones présents aujourd’hui, en particulier ceux venus de France métropolitaine, de l’Île de la Réunion et du Canada. Que votre prière auprès de la tombe des apôtres Pierre et Paul affermisse votre amour de l’Église, Corps du Christ. Bon pèlerinage à tous !

[01585-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on Saint Paul, we now consider his teaching on the Church. It was "the Church of God" which Paul persecuted before his conversion, and throughout his Letters he uses the term "Church" both with reference to local Christian communities and to the Church as a whole. For Paul, faith in the person of Jesus Christ and his Gospel is at the heart of the Church. Paul’s entire work of evangelization, centred on the proclamation of the Paschal mystery of the Lord’s death and resurrection, was aimed at establishing new communities of those who believe in the Lord and share in the life of the Spirit. The Church thus takes shape as an "ekklesía", a concrete assembly called into being by God’s word. For Paul, the Church is also the "Body of Christ", a living body endowed with a complex of ministries which are spiritual in their origin and purpose. In the variety and the theological richness of his teaching on the Church, Paul invites us to understand and love the Church ever more deeply, and to work for her upbuilding in faith and charity.

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors present at today’s Audience including the members of the English and Welsh Bishops’ Committee for Christian Unity and the representation of government officials from the Philippines. I also greet the Mill Hill missionaries, and school groups present from England and Scotland. May your visit to Rome strengthen your commitment to share God’s word with others. Upon all of you, I invoke the Lord’s blessings of peace and joy.

[01586-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute wollen wir uns einem grundlegenden Thema widmen, auf das der Apostel Paulus sein Augenmerk gerichtet hat: die Kirche. Seine Auffassung von Kirche gründet auf persönlicher Erfahrung. Bei seiner Bekehrung hatte er schon die Kirche als Gemeinschaft vorgefunden. Als erster Autor einer christlichen Schrift, des Ersten Thessalonicherbriefs, prägte er aber maßgeblich den Ausdruck ekklēsía (Versammlung) für die Kirche. Zunächst bedeutet dieser Begriff für ihn die Gemeinde von Gläubigen an einem bestimmten Ort. In einem zweiten Moment spricht Paulus dann von der gesamten Christenheit als der Kirche Gottes, die ihm wie eine Braut des Bräutigams Christi erscheint. Während sich die örtliche Gemeinschaft aus denjenigen zusammensetzt, die den gleichen Glauben an Christus und an sein lebendiges Wort teilen, wird die Gesamtkirche mehr aus dem Blickwinkel Gottes verstanden. Die ekklēsía ist die Weise, wie der Herr mit den Menschen in Beziehung tritt: nämlich eine Gemeinschaft, die von außen – ab extra – von Gott gerufen wird. In diesem Sinne benutzt Paulus auch das Bild der Kirche als Leib Christi; es gibt eine mystische Einheit zwischen Christus und denen, die „in ihm" leben. Bei aller Sorge um die von ihm gegründeten Gemeinden weiß Paulus darum, daß die Kirche nicht sein Werk ist. Sie ist ein Tempel Gottes, kein starres Gebäude, sondern ein organisches Ganzes von Menschen, die zu Heiligkeit, Reinheit und Vertrauen berufen sind. Gott ist gegenwärtig, wo die Gläubigen in einer Gemeinschaft der Liebe leben.

Herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher, besonders die Gemeinschaft der Marienschule aus Xanten. Der Apostel Paulus hilft uns, das Geheimnis der Kirche besser zu verstehen, die Kirche zu lieben und an ihrem Aufbau verantwortlich mitzuwirken. Er stellt uns die Kirche als Familie vor. Stehen wir den Menschen als Brüder und Schwestern Christi zur Seite. Gott segne euch alle!

[01587-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La Iglesia es uno de los temas fundamentales de la enseñanza de san Pablo. Su primer contacto con el cristianismo fue antes de su conversión, como perseguidor de la comunidad de creyentes, a causa de la imposibilidad de conciliar con el judaísmo la fe de los discípulos en la persona del Hijo de Dios y su papel como salvador del hombre. Pablo, usando el término griego Ekklēsía, que implica la idea de una asamblea convocada por una llamada, destaca el valor fundamental y fundante que para la Iglesia tiene Jesucristo y la "palabra" que lo anuncia. El misterio pascual es el centro de la predicación del Apóstol, orientada además a implantar una comunidad de creyentes en Jesús. El concepto exclusivamente paulino de la Iglesia como "Cuerpo de Cristo", supone una identificación mística con Cristo que se refleja también en la dimensión institucional de la Iglesia, en la que los diversos ministerios y carismas se han de ejercer en relación con los responsables de la comunidad. Con el término "templo de Dios" le atribuye a la Iglesia las características de pureza y separación propias del edificio sagrado, al mismo tiempo que se aplica a una comunidad viva de fe el concepto de un espacio material lleno de presencia divina. En cambio, con la expresión "casa de Dios" se refiere a la Iglesia como estructura comunitaria de afectuosas relaciones interpersonales de carácter familiar.

Saludo cordialmente a los visitantes de lengua española. En particular, a los peregrinos y grupos parroquiales venidos de Argentina, Costa Rica, Ecuador, España, México y de otros países latinoamericanos. Que la enseñanza del Apóstol san Pablo nos ayude a comprender mejor el misterio de la Iglesia, así como a amarla y cooperar responsablemente en su edificación. Que Dios os bendiga.

[01588-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Estimados peregrinos e visitantes de língua portuguesa, a minha mais cordial saudação em Cristo Jesus. Convido a todos, na linha da catequese de hoje, a invocar ao Apóstolo Paulo, para que nos ajude a compreender com maior profundidade o mistério da Igreja, sobretudo para amá-la e cooperar responsavelmente na sua edificação. Com estes votos saúdo os grupos de portugueses que vieram da Arquidiocese de Braga, e os brasileiros de Foz do Iguaçu e de São João da Boa Vista. A todos vós e às vossas famílias dou de coração a minha Bênção Apostólica.

[01589-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam Polaków przybyłych do grobu Sługi Bożego Jana Pawła II z okazji rocznicy Jego wyboru na Stolicę świętego Piotra. Dziękując za waszą obecność, łączę się z wami wmodlitwie przy tym grobie. Pozdrawiam również pielgrzymów z Białegostoku, którzy dziękują za beatyfikację księdza Michała Sopoćki. Z serca wam wszystkim błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i Polacchi venuti al sepolcro del Servo di Dio Giovanni Paolo II, in occasione della Sua elezione alla Sede di Pietro. Ringraziando per la vostra presenza mi unisco spiritualmente a tutti voi nella preghiera presso questo sepolcro. Saluto anche i pellegrini di Białystok i quali sono qui convenuti in ringraziamento per la beatificazione di Don Michał Sopoćko. Vi benedico tutti di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]

[01590-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösképpen a tarjáni plébánia híveit. Október hónapját a szent rózsafüzér jegyében töltjük. Fedezzétek föl újra a Szűzanyával való közösséget ezen ősi imádság erejével. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, specialmente i fedeli della parrocchia di Tarján. In questo mese di ottobre, dedicato al Santo Rosario, vi esorto a riscoprire la comunione con la Vergine Maria, in virtù di questa antica preghiera. Con la Benedizione Apostolica!

Sia lodato Gesù Cristo!]

[01591-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov z Nitry a okolia. Bratia a sestry, modlitba ruženca je modlitbou spoločenstva. Posilňujte aj vy toto spoločenstvo modlitby s Kristom, jeho Matkou i medzi sebou navzájom. Panna Mária Ružencová nech vám v tom pomáha. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Nitra e dintorni. Fratelli e sorelle, la preghiera del Rosario è preghiera di comunione. Rafforzate anche voi questa comunione della preghiera con Cristo e la sua Madre e con i fratelli. Vi aiuti in ciò la Madonna del Rosario. Con questo augurio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[01592-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua croata

Srdačnu dobrodošlicu upućujem hrvatskim hodočasnicima, a na poseban način župljanima župe Gospe od Anđela iz Trogira te skupini vjernika iz Hrvatske katoličke misije u Nizozemskoj. Neka vam vjera u Krista Gospodina bude čvrst oslonac i sigurnost kao što to bijaše Svetome Pavlu. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, in modo particolare ai fedeli della parrocchia della Madonna degli Angeli di Trogir e al gruppo di fedeli della Missione Cattolica Croata nei Paesi Bassi. La fede in Cristo Signore sia per voi incrollabile appoggio e certezza come lo era per San Paolo. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01593-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della diocesi di Ischia, venuti con il loro Pastore Mons. Filippo Strofaldi, in occasione della conclusione del sinodo diocesano, evento prezioso di rilancio dell’attività pastorale. Saluto le partecipanti ai Capitoli Generali delle Francescane Missionarie di Maria e delle Serve di Maria Ministre degli Infermi. Care Sorelle, mantenete vivi i vostri rispettivi carismi e continuate con rinnovato slancio di carità sulla via tracciata dai vostri Fondatori. Saluto le Infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, che ricordano il primo centenario di fondazione della loro Associazione e le incoraggio a proseguire nell’impegno di cristiana solidarietà verso il prossimo. Saluto l’Associazione regionale dei Cori pugliesi ed esorto ciascuno a fare del canto uno strumento di lode a Dio e un dono di gioia ai fratelli.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Cari amici, celebriamo oggi la festa di santa Teresa d’Avila. Questa grande Santa testimonia a voi cari giovani che l’amore autentico non può essere scisso dalla verità; mostra a voi, cari malati, che la croce di Cristo è mistero di amore redentore; per voi, cari sposi novelli, è modello di fedeltà a Dio, il quale affida ad ognuno una speciale missione.

[01594-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0646-XX.01]