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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’INCHIESTA INTERNAZIONALE SULLA LETTURA DELLA BIBBIA IN PROSPETTIVA ECUMENICA, 14.10.2008


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’INCHIESTA INTERNAZIONALE SULLA LETTURA DELLA BIBBIA IN PROSPETTIVA ECUMENICA

 ●    INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. WALTER KASPER

 ●    INTERVENTO DI S.E. MONS. VINCENZO PAGLIA

Alle ore 12.45 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo una Conferenza Stampa di presentazione dell’Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica.

All’inizio della Conferenza viene firmato un accordo di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia tra la Federazione Biblica Cattolica e l’United Bible Societies (Inghilterra).

Intervengono: l’Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni (Italia), Presidente della Federazione Biblica Cattolica; il Rev.mo Archibald Miller Milloy, Segretario Generale della United Bible Societies (Inghilterra); il Prof. Luca Diotallevi, Docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, Coordinatore dell’Inchiesta GFK - Eurisko "La lettura delle Scritture" per conto della Federazione Biblica Cattolica.

Pubblichiamo di seguito gli interventi del Card. Walter Kasper e di S.E. Mons. Vincenzo Paglia:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. WALTER KASPER

Ritengo sia un’occasione felice che proprio durante l’attuale Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, unitamente alla Federazione Biblica Cattolica, possa presentare un accordo tra la Federazione Biblica Cattolica e le Bible Societies sulla loro cooperazione e che, allo stesso tempo, si possano presentare i risultati di un’indagine internazionale sulla lettura della Scrittura a cura di S.E. Mons. Vincenzo Paglia, una ricerca dal titolo suggestivo “La sete della Parola”. La mia intenzione è di introdurre i due avvenimenti con qualche riflessione sull’importanza ecumenica della Bibbia.

In questi giorni durante il Sinodo dei Vescovi si parla spesso del fatto che la Chiesa non esiste per se stessa, ma che esiste e vive della Parola di Dio. La Parola di Dio è il vero fondamento e la misura della Chiesa. Prima di testimoniare e predicare la Parola di Dio, la Chiesa deve ascoltarla, e chi la predica deve, per essere un vero testimone della Parola, non solo ascoltarla ma anche metterla in pratica nella propria vita.

La Parola di Dio si può incontrare in tanti modi, ma in modo privilegiato e ispirato come la Parola di Dio stesso nella Sacra Scrittura della quale la Chiesa ed ogni fedele deve nutrirsi, prendere ispirazione, conforto, forza e coraggio sempre nuovi. In tale senso il Concilio Vaticano II ha affermato: “È necessario dunque, che tutta la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura” (DV 21).

Malgrado le tante tristi divisioni nella storia della Chiesa, la Bibbia è rimasta sempre un’eredità comune. Nient’altro unisce le Chiese e Comunità cristiane come lo fa la Bibbia. Essa è veramente il legame ecumenico par excellence. Perciò la Bibbia è la base del dialogo ecumenico. Sulla sua interpretazione ci siamo divisi, sulla Bibbia dobbiamo metterci d’accordo. Il dialogo ecumenico non è un negoziato diplomatico che mira ad un qualsiasi compromesso, ma significa leggere ed ascoltare insieme ciò che Dio vuole dirci tramite la Sacra Scrittura. Così la Bibbia è la base ed il sostegno principale del dialogo ecumenico sia sotto l’aspetto dottrinale che quello spirituale e pastorale. Tale dialogo si è svolto negli decenni passati con molti risultati positivi.

Oggi partiamo insieme dal testo originale comune sia ebraico (per il Antico Testamento) o greco (per il Nuovo Testamento). Questi testi originali, secondo il Concilio, hanno la precedenza (DV 22), ma non dimentichiamo le tradizioni diverse espresse da parte cattolica nella traduzione latina, nella Volgata, da parte luterana nella traduzione tedesca di Lutero. Sulla base del comune testo originale vogliamo e possiamo riconciliare le diverse tradizioni e cercare di trovare un linguaggio comune, accessibile e comprensibile ai nostri contemporanei. In questo spirito, negli anni passati, in tutto il mondo, sono state pubblicate molte traduzioni comuni, cosicché i fedeli cattolici, ortodossi e protestanti hanno potuto leggere lo stesso testo biblico nella loro propria lingua. Queste traduzioni e pubblicazioni comuni della Bibbia sono un contributo importante per il ravvicinamento dei cristiani separati.

Ma lo scopo non è stato solo quello di avere un testo comune; abbiamo raggiunto nel frattempo anche, non su tutti, ma su molti punti controversi, un’interpretazione comune. Questo deriva dal fatto che oggi gli esegeti cattolici e gli esegeti protestanti usano più o meno gli stessi metodi d’interpretazione. Sin dall’enciclica di Papa Pio XII “Divino afflante Spiritu” (1943) e dalla Costituzione “Dei Verbum” del Concilio Vaticano II (1965) i criteri del cosiddetto metodo storico-critico (o meglio, dei metodi storico-critici) sono accettati anche nella teologia cattolica. Abbiamo appreso insieme che si deve interpretare la Bibbia considerando i diversi generi letterari; si deve far debita attenzione sia agli abituali ed originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo (DV 12). Ciò vuole dire che si deve evitare una lettura fondamentalista, senza tuttavia cadere in un modernismo che interpreta il testo biblico secondo le misure della mentalità moderna, e che non lascia più “stare”la parola e toglie così la novità e la sfida della Parola di Dio.

L’interpretazione storica, correttamente compresa ed usata, corrisponde al carattere storico della rivelazione, soprattutto all’incarnazione ed alla condiscendenza del Verbo Divino (DV 13). La fede cristiana non è una gnosi al di là della parola storica, però ci comunica tramite la parola storica il disegno salvifico di Dio. Chi non prende sul serio le parole storiche non può comprendere la Parola di Dio, che è nella sua somma e nel suo fulcro la Parola eterna fatta uomo in Gesù Cristo, che perciò è il centro della Bibbia e la regola suprema dell’interpretazione biblica.

Certo, ci sono sviluppi unilaterali ed anche abusi nell’uso del metodo storico critico. Talvolta questi metodi ci hanno distaccati dalla fede nel Credo comune della Chiesa dei primi secoli e si sono schierati contro la lettura biblica della tradizione comune. Facendo così ci si è dimenticati che la Bibbia è un libro nato nella Chiesa e per la Chiesa, che perciò va letto in seno alla Chiesa. Tuttavia “abusus non tollit usum”. I metodi storico-critici sono autocritici, correggono se stessi e nel frattempo spesso si sono di nuovo aperti alla storia dell’interpretazione patristica e spirituale. Mentre nel passato vigeva un metodo unilateralmente analitico, che ha frammentato il testo della Bibbia, oggi il metodo cosiddetto canonico supera questa unilateralità e considera la Bibbia di nuovo nella sua unità tra Antico e Nuovo Testamento, come hanno fatto i Padri della Chiesa.

Questo avvicinamento nei metodi esegetici ha reso possibile uno scambio molto ricco nella conoscenza e nell’interpretazione della Bibbia e ci ha regalato una comprensione comune più profonda. Sin dal Concilio l’esegesi ha influenzato non solo la teologica sistematica ma anche arricchito la predicazione e la catechesi e soprattutto ha ispirato la vita spirituale di molti cristiani in tutte le Chiese e Comunità cristiane. La spiritualità biblica è il centro di ciò che consideriamo il cuore dell’ecumenismo, cioè l’ecumenismo spirituale.

Purtroppo nell’indagine accennata, notiamo che molto rimane ancora da fare. La grande maggioranza dei cristiani conosce la Bibbia solamente attraverso la lettura nella liturgia, ma solo pochi la leggono e la meditano personalmente e privatamente. Nelle famiglie la Bibbia viene raramente letta insieme. Solo pochi frequentano gruppi biblici o corsi biblici per approfondire la loro conoscenza biblica e pochi pregano la Bibbia. Perciò è molto importante ciò che si è affermato spesso durante il Sinodo, che bisogna promuovere soprattutto la lectio divina – raccomandata di nuovo dal Concilio –, cioè la lettura della Bibbia accompagnata dalla preghiera ed in uno spirito di preghiera. La Sacra Scrittura non è solo una parola del passato, ma è una parola attuale, dove lo stesso Dio parla al lettore; la lettura della Sacra Scrittura vuole diventare un incontro personale fra Dio e l’uomo.

Sotto questo aspetto c’è ancora molto da fare sia nelle comunità cristiane della Riforma che nella stessa Chiesa cattolica. Tuttora non abbiamo raggiunto il mandato del Concilio Vaticano II. Una grande mole di lavoro sta ancora davanti a noi per colmare la sete della parola, che si avverte oggi. Ci vuole un nuovo impegno ecumenico biblico. Il movimento ecumenico dal suo inizio era intimamente legato al movimento biblico. Se oggi vogliamo un nuovo slancio ecumenico non c’è altra via che un nuovo slancio biblico. Le due realtà sono inseparabili.

Tuttavia, voglio ringraziare la Federazione Biblica Cattolica per tutto ciò che fa ed accolgo di cuore le attività che intraprende insieme con le Bible Societies per la diffusione della Bibbia e per la promozione di una spiritualità, una predicazione ed una pastorale biblica.

[01601-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. VINCENZO PAGLIA

BIBBIA ED ECUMENISMO

Parola di Dio ed ecumenismo

Un nodo importante che emerge dall’inchiesta riguarda il rapporto che i fedeli delle diverse tradizioni cristiane (cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti) hanno con la Bibbia. L ’inchiesta, volutamente, ha incluso paesi che comprendono le diverse confessioni cristiane.[1] Una prima riflessione conferma che la Bibbia resta il "luogo" più efficace per l’incontro tra i cristiani. Lo avevano intuito già i padri conciliari e lo conferma l’Instrumentum laboris: "In generale, si nota con soddisfazione che la Bibbia è oggi il maggior punto di incontro per la preghiera e il dialogo tra le Chiese e le comunità ecclesiali. Si è presa coscienza che la fede che ci unisce e gli accenti diversi nell’interpretazione della stessa Parola sono un invito a riscoprire insieme le motivazioni che hanno creato la divisione. Rimane, tuttavia, la convinzione che i progressi fatti nel dialogo ecumenico con la Parola di Dio possono produrre altri effetti benefici"(54).

La ricerca fa emergere il notevole cammino realizzato particolarmente dai cattolici: negli ultimi 40 anni è stata cancellata quella "distanza" che si riscontrava ad esempio con il mondo protestante. Sorprende l’attenzione alle Scritture che si riscontra nella Russia europea. Ed è assolutamente straordinaria, rispetto agli altri paesi intervistati, la forte attenzione alla Bibbia che si riscontra negli Stati Uniti d’America, sia in ambito protestante che cattolico. Una riflessione approfondita meriterebbe la diversità di approccio alla Bibbia che si rileva nei diversi paesi esaminati. Una prima osservazione riguarda il rapporto che la lettura delle Scritture ha con l’intero impianto pastorale, in particolare con  la tenuta del tessuto ecclesiale. C’è poi il fenomeno della interpretazione della Bibbia nella grande galassia pentecostale. Ph. Jenkins[2], in un apposito studio, ritiene che nelle comunità pentecostali dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia gli atteggiamenti nei confronti della Bibbia sono molto diversi rispetto a quelli che hanno le denominazioni protestanti storiche del Nord. Non si tratta unicamente di una lettura più "entusiasta, immediata e diretta" delle Scritture, magari anche con una tentazione fondamentalista rispetto a quella più individualista e illuminista delle Chiese del nord del mondo. C’è un diverso modo di considerare il testo sacro, anche perché nelle comunità del Sud è chiara la dimensione di popolo che hanno le Chiese. Tale dimensione condiziona anche l’interpretazione delle Scritture.

Ascolto comune delle Scritture

Va tenuto presente, tuttavia, che nel dialogo ecumenico il terreno biblico è quello ove si è fatto il maggiore progresso ed è anche quello ove è possibile ancora una notevole collaborazione. Non mancano anche qui i problemi, di cui alcuni particolarmente delicati. L’incontro sulle Scritture però permette oggi un più robusto incontro tra i cristiani. Il significato ecumenico della lettura della Bibbia, nell’ascolto sincronico e diacronico, non è tuttavia ancora ben compreso nella sua ricchezza e nella sua indispensabilità. Ma là dove questo viene praticato fa emergere la ricchezza del patrimonio spirituale delle diverse tradizioni. La ricchezza di questo ascolto comune giova alla crescita spirituale di tutti, rende più audaci nel far maturare la comunione già esistente, allontana dalla tentazione di vivere la propria identità in maniera autosufficiente e spinge quindi a non ripiegarsi su se stessi. Attraverso l’ascolto delle Scritture il Signore continua a radunare il suo popolo e farlo crescere nell’amore e nella verità.

Non si deve dimenticare, inoltre, che l’ascolto comune delle Scritture spinge anche verso un annuncio comune. La stessa origine del movimento ecumenico lo conferma. E ancora oggi - soprattutto nei paesi non europei - appare evidente la contraddizione tra le divisioni dei cristiani e l’obbligo di un annuncio credibile agli uomini del nostro tempo. Il dialogo ecumenico sarà senza dubbio più fruttuoso se, concentrandosi spiritualmente sulla Parola di Dio, cederà il posto al dialogo di Dio con tutti i cristiani. E’ la via per superare più facilmente anche quel malessere che oggi appare qua e là nel dialogo tra i cristiani. La Parola di Dio ammonisce tutti i cristiani contro ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità. Nell’ascolto comune infatti i cristiani non solo si trovano già sulla via dell’unità, ma ne ricevono un vigore nuovo. E forse l’icona di Emmaus può rappresentare bene il cammino ecumenico: il lungo ascolto porta verso la "frazione del pane": allora i nostri occhi si apriranno per riconoscere il Risorto. E’ vero che la Lectio non è la panacea per risolvere i problemi ecumenici, ma appare oggi la via privilegiata per raggiungere l’unità visibile dei cristiani. Su di essa dobbiamo affrettare il passo, la Parola infatti per sua stessa natura tende alla comunione piena della mensa eucaristica e all’amore per il prossimo.

Traduzione e diffusione comune della Bibbia

C’è un ulteriore aspetto che può vedere i cristiani già uniti in un comune impegno: la traduzione e la diffusione della Bibbia. Già nel 1968 vennero redatti i Principi comuni per la collaborazione interconfessionale per la traduzione della Bibbia, aggiornati successivamente nel 1987. Ormai le traduzioni protestanti della Bibbia sono sempre più utilizzate dai cattolici e viceversa. In pochi decenni sono stati realizzati più di 300 progetti in comune, anche se mancano i problemi. Negli anni ‘90 la collaborazione delle Società Bibliche si è estesa alla Chiesa Ortodossa Russa e al Patriarcato Ecumenico di Constantinopoli, raggiungendo così una sempre più effettiva e piena cooperazione in ogni aspetto del lavoro (traduzione, stampa e diffusione della Bibbia). La più importante di queste iniziative comuni è la Traduction oecuménique de la Bible (TOB) frutto del lavoro di biblisti protestanti e cattolici provenienti dall’area di lingua francese. In misura minore anche la Chiesa ortodossa e biblisti ortodossi hanno collaborato a questa impresa. Nel 1972 furono pubblicati il Nuovo Testamento e tre anni più tardi l'Antico Testamento coi libri deuterocanonici, sia nella versione delle Società bibliche unite in un unico volume con note abbreviate, sia in una versione integrale più ampia con estese introduzioni e note. Va ricordata la Eineits Ubersetzung, in Germania, anche se ultimamente sono sopraggiunte alcune difficoltà[3].

In ogni caso le Società Bibliche sono oggi impegnate insieme alle Chiese cristiane in circa 800 progetti di traduzione o revisione della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo. E la diffusione riguarda circa 500 milioni di testi biblici ogni anno (Bibbie, Nuovi Testamenti, singoli libri biblici o loro selezioni). Negli anni ‘60 si è consolidata una collaborazione specifica tra l’Alleanza Biblica Universale con studiosi cattolici per l’edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, The UBS Greek New Testament. Alcuni cattolici inoltre sono stati invitati a far parte del Comitato responsabile del progetto di analisi dei problemi di critica testuale dell’Antico Testamento in vista di una nuova edizione critica della Biblia Hebraica (la Quinta editio).

Il lavoro sino ad ora svolto è stato preziosissimo. Molto però resta da fare. La Bibbia è stata già tradotta in 2454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848); restano ancora altre 4500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture. Se poi si calcola che le Società Bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. Di fronte all’urgenza di diffondere la Bibbia i due organismi più noti, la Federazione Biblica Cattolica e le Società Bibliche, sebbene siano istituzioni molto diverse, firmano un comune accordo per favorire traduzioni e diffusione della Bibbia.

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[1] In particolare, nel caso del Regno Unito il sub campione di "praticanti" è costituito da individui che si dichiarano anglicani presbiteriani o di qualche Chiesa del protestantesimo storico, nel caso della Russia da Ortodossi. Anche in altri paesi (Stati Uniti, Olanda e Germania) la presenza di protestanti è sufficientemente rappresentata nel campione principale.

[2] Ph. Jenkins, I nuovi volti del cristianesimo, Milano 2008.

[3] In Germania, ad esempio, vi è un momento di stallo nella collaborazione cattolico-evangelica per la revisione della "traduzione unitaria" della sacra Scrittura. E in Slovenia sono sorte difficoltà per la scelta di un’unica traduzione per la Bibbia per tutti i cristiani del paese. Le difficoltà comunque non debbono frenare il cammino intrapreso. Lo stesso Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche ribadisce che in ogni caso " la Bibbia è e rimane il vincolo più forte che unisce tra loro le Chiese cristiane".

[01580-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0644-XX.02]