A mezzogiorno di oggi, da Bressanone (Bolzano), dove si trova per un periodo di riposo che si concluderà domani con il rientro a Castel Gandolfo, il Papa ha guidato la recita dell’Angelus.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la recita della preghiera mariana con i fedeli presenti in Piazza Duomo a Bressanone:
● PRIMA DELL’ANGELUS
Liebe Brüder und Schwestern,
der heilige Markus erzählt einmal in seinem Evangelium, daß der Herr zu den Jüngern nach Tagen voller Streß gesagt hat: „Kommt mit mir an einen einsamen Ort, und ruht dort ein wenig aus" (vgl. 6,31). Weil die Worte Christi nie nur in den Augenblick hineingesprochen sind, habe ich diese Einladung an die Jünger auch auf mich bezogen und bin an diesen schönen und ruhigen Ort gekommen, um mich ein wenig zu erholen. Und ich habe Bischof Egger und all seinen Helfern, der ganzen Stadt Brixen und der Region zu danken, daß sie mir diesen ruhigen Ort bereitet haben, an dem ich nun zwei Wochen lang ausatmen, an Gott denken und an die Menschen denken und so neue Kräfte sammeln konnte. Vergelt’s Gott!
Ich sollte vielen einzelnen danken, aber ich mache es einfacher: Ich empfehle Euch alle dem Segen Gottes. Er kennt jeden mit Namen und sein Segen wird jeden einzelnen mit seinem Namen berühren. Darum bitte ich von ganzem Herzen, und dies soll mein Dank an Sie alle sein.
Das Evangelium des heutigen Sonntags führt uns von diesem Ruhepunkt wieder in den Alltag zurück. Es erzählt davon, wie der Herr nach der Brotvermehrung auf den Berg geht, um allein mit dem Vater zu sein. Inzwischen sind die Jünger auf dem See, und mit ihrem armseligen Boot mühen sie sich vergebens, dem Gegenwind standzuhalten. Vielleicht ist das schon dem Evangelisten wie ein Bild für die Kirche seiner Zeit erschienen: wie dieses kleine Boot der Kirche von damals im Gegenwind der Geschichte war und der Herr es vergessen zu haben schien. Auch wir können es als ein Bild für die Kirche in unserer Zeit auffassen, die sich in vielen Teilen der Erde im Gegenwind müht und nicht voranzukommen scheint, und der Herr scheint weit weg zu sein. Aber das Evangelium gibt uns Antwort, Trost und Ermutigung und zugleich einen Weg. Es sagt uns: Ja, es ist wahr, der Herr ist beim Vater, aber eben deswegen ist er nicht weit weg, sondern sieht jeden, denn wer bei Gott ist, geht nicht weg, sondern ist nahe beim anderen. Und der Herr, in der Tat, sieht sie, und im rechten Augenblick kommt er auf sie zu. Und als Petrus, der ihm entgegengeht, zu versinken droht, nimmt Er ihn an der Hand und führt ihn sicher ins Boot zurück. Der Herr streckt auch uns immer wieder seine Hand entgegen: Er tut es durch die Schönheit eines Sonntags, Er tut es durch die festliche Liturgie, Er tut es im Gebet, mit dem wir zu ihm kommen, Er tut es in der Begegnung mit Gottes Wort, Er tut es in vielfältigen Situationen des Alltags – Er streckt uns die Hand entgegen. Und wir gehen dann gut und recht, wenn wir die Hand des Herrn nehmen und uns von ihm führen lassen.
Darum wollen wir ihn bitten, daß wir seine Hand immer wieder finden. Und zugleich liegt darin eine Aufforderung: daß wir in seinem Namen anderen die Hand hinreichen, die dessen bedürfen, und sie über die Wasser unserer Geschichte hinführen.
[Cari fratelli e sorelle!
C’è un punto nel Vangelo di Marco dove egli racconta che, dopo giorni di stress, il Signore ha detto ai discepoli: "Venite con me in un luogo solitario e riposatevi un pò" (cfr 6,31). E siccome la Parola di Cristo non è mai legata al solo momento in cui è pronunciata, ho applicato questo invito ai discepoli anche a me e sono venuto in questo luogo bello e tranquillo per riposare un poco. Devo ringraziare mons. Egger e tutti i suoi collaboratori, tutta la città di Bressanone e la Regione, perché mi hanno preparato questo luogo tranquillo, in cui in queste due settimane ho potuto distendermi, pensare a Dio e pensare agli uomini e così ricuperare nuove forze. Dio ve ne renda merito!
Dovrei ringraziare molte singole persone, ma farò una cosa più semplice: vi raccomando tutti alla benedizione di Dio. Egli conosce ciascuno di voi per nome e la Sua benedizione toccherà ciascuno personalmente. Questo chiedo di tutto cuore, e ciò sia il mio ringraziamento per voi tutti!
Il Vangelo della Domenica odierna ci riporta, da questo luogo di riposo, alla vita quotidiana. Racconta come, dopo la moltiplicazione dei pani, il Signore va sulla montagna per rimanere solo con il Padre. Intanto, i discepoli sono sul lago e con la loro misera barchetta faticano invano a tener testa al vento contrario. Forse già all’evangelista questo episodio è apparso quale un’immagine della Chiesa del suo tempo: come questa barchetta, che era la Chiesa di allora, si trovava nel vento contrario della storia e come sembrava che il Signore l’avesse dimenticata. Anche noi possiamo vedervi un’immagine della Chiesa del nostro tempo, che in molte parti della terra si trova a penare per avanzare nonostante il vento contrario e sembra che il Signore sia molto lontano. Ma il Vangelo ci dà risposta, consolazione e incoraggiamento e al tempo stesso ci indica una via. Ci dice, infatti: sì, è vero, il Signore è presso il Padre, ma proprio per questo non è lontano, ma vede ognuno, perché chi è presso Dio non va via, ma è vicino al prossimo. E, in realtà, il Signore li vede e nel momento giusto viene verso di loro. E quando Pietro, andandoGli incontro, rischia di annegare, Egli lo prende per mano e lo riporta in salvo, sulla barca. Anche a noi il Signore porge continuamente la mano: lo fa mediante la bellezza di una Domenica, lo fa mediante la liturgia solenne, lo fa nella preghiera con cui ci rivolgiamo a Lui, lo fa nell’incontro con la Parola di Dio, lo fa in molteplici situazioni della vita quotidiana – Egli ci porge la mano. E soltanto se noi prendiamo la mano del Signore, se ci lasciamo guidare da Lui, la nostra sarà una strada giusta e buona.
Per questo vogliamo pregarLo, affinché riusciamo sempre di nuovo a trovare la Sua mano. E al contempo questo implica un’esortazione: che, nel Suo nome, noi porgiamo la nostra mano agli altri, a coloro che ne hanno bisogno, per condurli attraverso le acque della nostra storia.]
In questi giorni, cari amici, ho ancora ripensato anche all’esperienza vissuta a Sydney, ove ho incontrato i volti gioiosi di tanti ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo. E così è maturata in me una riflessione su quest’avvenimento che vorrei condividere con voi. Nella grande metropoli della giovane nazione australiana quei giovani sono stati un segno di gioia autentica, a tratti chiassosa ma sempre pacifica e positiva. Malgrado fossero tanti, non hanno causato disordini né recato alcun danno. Per essere allegri non hanno avuto bisogno di ricorrere a modi sguaiati e violenti, all’alcool e a sostanze stupefacenti. C’era in essi la gioia di incontrarsi e di scoprire insieme un mondo nuovo. Come non fare un confronto con i loro coetanei che, in cerca di false evasioni, consumano esperienze degradanti che sfociano non di rado in sconvolgenti tragedie? E’ questo un tipico prodotto dell’attuale cosiddetta "società del benessere" che, per colmare un vuoto interiore e la noia che lo accompagna, induce a tentare esperienze nuove, più emozionanti, più "estreme". Anche le vacanze rischiano così di dissiparsi in un vano inseguire miraggi di piacere. Ma in questo modo lo spirito non riposa, il cuore non prova gioia e non trova pace, anzi, finisce per essere ancora più stanco e triste di prima. Mi sono riferito ai giovani, perché sono i più assetati di vita e di esperienze nuove, e perciò anche i più a rischio. Ma la riflessione vale per noi tutti: la persona umana si rigenera veramente solo nel rapporto con Dio, e Dio lo si incontra imparando ad ascoltare la sua voce nella quiete interiore e nel silenzio (cfr 1 Re 19,12).
Preghiamo perché in una società dove si va sempre di corsa, le vacanze siano giorni di vera distensione durante i quali si sappiano ritagliare momenti per il raccoglimento e la preghiera, indispensabili per ritrovare profondamente se stessi e gli altri. Lo chiediamo per intercessione di Maria Santissima, Vergine del silenzio e dell’ascolto.
[01194-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]
● DOPO L’ANGELUS
Sono motivo di profonda angustia le notizie, sempre più drammatiche, dei tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia e che, a partire dalla regione dell’Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case.
E’ mio vivo auspicio che cessino immediatamente le azioni militari e che ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata; si riprenda, invece, risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni.
Invito altresì la Comunità internazionale e i Paesi più influenti nell’attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa.
Insieme ai nostri fratelli ortodossi, preghiamo intensamente per queste intenzioni, che affidiamo fiduciosi alla intercessione della Santissima Vergine Maria, Madre di Gesù e di tutti i cristiani.
Liebe Freunde!
Ich glaube, wir alle sind dankbar und freudig, daß wir einen so schönen Sonntag miteinander verleben dürfen, und dies bringt mich auf den Gedanken des Sonntags überhaupt. Euer Bischof hat mir gesagt, daß die Heiligung des Sonntags im Jahresprogramm dieser Diözese steht. Und in der Tat: Wie wichtig ist der Sonntag! Nicht nur als ein Moment des Ausatmens, den wir brauchen – wie ich schon vorhin gesagt habe. Aber das Ausatmen allein reicht nicht aus, und der Sonntag bleibt leer, ja, wir kehren vielleicht noch gestreßter und leerer zurück, wenn dieser Sonntag nicht eine Mitte erhält durch die Begegnung mit dem auferstandenen Christus. Ich glaube, wir haben alle vergangenen Sonntag und heute erlebt, wie schön es ist, wenn wir dem Herrn in der Eucharistie begegnen dürfen und so auch alle einander begegnen. So darf ich Euch alle herzlich einladen, dieses Diözesanprogramm auch persönlich und in den einzelnen Pfarreien aufzugreifen und mit darum zu ringen, daß der Sonntag Sonntag sei, ein Tag freudigen Ausruhens und ein Tag freudiger Begegnung mit dem gütigen Gott. So wünsche ich Euch allen einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche!
[Cari amici!
Credo che tutti siamo grati e felici di poter trascorrere insieme una così bella Domenica, e questo riporta il mio pensiero alla Domenica in generale. Il vostro Vescovo mi ha detto che nel programma diocesano di quest’anno c’è la santificazione della Domenica. E in verità: quanto è importante la Domenica! Non soltanto come un momento di distensione, di cui abbiamo bisogno – come ho già detto prima. Ma la distensione da sola non è sufficiente e la Domenica rimane vuota, anzi, torniamo forse più stressati e più vuoti di prima, se questa Domenica non ha un su centro nell’incontro con il Cristo risorto. Credo che Domenica scorsa e oggi tutti noi abbiamo potuto sperimentare quanto è bello quando possiamo incontrare il Signore nell’Eucaristia, incontrandoci così anche tra di noi. Ecco perché vi invito tutti di cuore a raccogliere questo programma diocesano anche a livello personale e nelle vostre parrocchie e a impegnarvi insieme affinché la Domenica sia Domenica, giorno di gioioso riposo e giorno di festoso incontro con il Buon Dio. Auguro a voi tutti una Domenica benedetta ed una buona settimana!]
Cari fedei dles valades ladines, le sant Ujöp da Oies a porté le Vangelo ai popui dalunc. Ince os deses escter testimoni y ambasciadus dla fede te ostes famiglies, te osc paish y tla sozieté. Déde ai turisc co vën te osctes valades na testimonianza de fede.
[Cari fedeli delle valli ladine, S. Giuseppe Freinademetz ha portato il Vangelo ai popoli lontani. Così anche voi dovete essere testimoni e ambasciatori della fede nelle vostre famiglie, nei vostri paesi, nella società. Date ai turisti che vengono nelle vostre vallate la testimonianza della fede.]
E finalmente saluto di cuore i pellegrini italiani, in particolare i rappresentanti delle diverse comunità parrocchiali della diocesi di Bolzano-Bressanone, come pure i giovani e le famiglie provenienti da altre Diocesi italiane. Come il Vescovo Mons. Egger ha già detto, 250 anni fa è stata consacrata questa cattedrale di Bressanone. Possa venire tanta grazia a voi dall’incontro col nostro Signore in questa chiesa. Ringrazio tutti voi per la vostra presenza e per il vostro affetto. Saluto altresì i giornalisti e gli operatori dei mass-media, che mi hanno seguito durante questo mio soggiorno. Vi ringrazio, cari amici, per il vostro lavoro e la vostra discrezione e vi assicuro le mie preghiere per le vostre intenzioni familiari e professionali. Grazie!
[01195-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]
[B0509-XX.03]