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L’UDIENZA GENERALE, 09.04.2008


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI IN DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, si è soffermato sulla figura di San Benedetto da Norcia.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

vorrei oggi parlare di san Benedetto, Fondatore del monachesimo occidentale, e anche Patrono del mio pontificato. Comincio con una parola di san Gregorio Magno, che scrive di san Benedetto: "L’uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l’eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina" (Dial. II, 36). Queste parole il grande Papa scrisse nell’anno 592; il santo monaco era morto appena 50 anni prima ed era ancora vivo nella memoria della gente e soprattutto nel fiorente Ordine religioso da lui fondato. San Benedetto da Norcia con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea. La fonte più importante sulla vita di lui è il secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno. Non è una biografia nel senso classico. Secondo le idee del suo tempo, egli vuole illustrare mediante l’esempio di un uomo concreto – appunto di san Benedetto – l’ascesa alle vette della contemplazione, che può essere realizzata da chi si abbandona a Dio. Quindi ci dà un modello della vita umana come ascesa verso il vertice della perfezione. San Gregorio Magno racconta anche, in questo libro dei Dialoghi, di molti miracoli compiuti dal Santo, ed anche qui non vuole semplicemente raccontare qualche cosa di strano, ma dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, intervenga nelle concrete situazioni della vita dell’uomo. Vuole mostrare che Dio non è un’ipotesi lontana posta all’origine del mondo, ma è presente nella vita dell’uomo, di ogni uomo.

Questa prospettiva del "biografo" si spiega anche alla luce del contesto generale del suo tempo: a cavallo tra il V e il VI secolo il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi. Con la presentazione di san Benedetto come "astro luminoso", Gregorio voleva indicare in questa situazione tremenda, proprio qui in questa città di Roma, la via d’uscita dalla "notte oscura della storia" (cfr Giovanni Paolo II, Insegnamenti, II/1, 1979, p. 1158). Di fatto, l’opera del Santo e, in modo particolare, la sua Regola si rivelarono apportatrici di un autentico fermento spirituale, che mutò nel corso dei secoli, ben al di là dei confini della sua Patria e del suo tempo, il volto dell’Europa, suscitando dopo la caduta dell’unità politica creata dall’impero romano una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. E’ nata proprio così la realtà che noi chiamiamo "Europa".

La nascita di san Benedetto viene datata intorno all’anno 480. Proveniva, così dice san Gregorio, "ex provincia Nursiae" – dalla regione della Nursia. I suoi genitori benestanti lo mandarono per la sua formazione negli studi a Roma. Egli però non si fermò a lungo nella Città eterna. Come spiegazione pienamente credibile, Gregorio accenna al fatto che il giovane Benedetto era disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi, che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo; "soli Deo placere desiderans" (II Dial., Prol 1). Così, ancora prima della conclusione dei suoi studi, Benedetto lasciò Roma e si ritirò nella solitudine dei monti ad est di Roma. Dopo un primo soggiorno nel villaggio di Effide (oggi: Affile), dove per un certo periodo si associò ad una "comunità religiosa" di monaci, si fece eremita nella non lontana Subiaco. Lì visse per tre anni completamente solo in una grotta che, a partire dall’Alto Medioevo, costituisce il "cuore" di un monastero benedettino chiamato "Sacro Speco". Il periodo in Subiaco, un periodo di solitudine con Dio, fu per Benedetto un tempo di maturazione. Qui doveva sopportare e superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: la tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua anima, era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore di pace intorno a sé. Solo allora decise di fondare i primi suoi monasteri nella valle dell’Anio, vicino a Subiaco.

Nell’anno 529 Benedetto lasciò Subiaco per stabilirsi a Montecassino. Alcuni hanno spiegato questo trasferimento come una fuga davanti agli intrighi di un invidioso ecclesiastico locale. Ma questo tentativo di spiegazione si è rivelato poco convincente, giacché la morte improvvisa di lui non indusse Benedetto a ritornare (II Dial. 8). In realtà, questa decisione gli si impose perché era entrato in una nuova fase della sua maturazione interiore e della sua esperienza monastica. Secondo Gregorio Magno, l’esodo dalla remota valle dell’Anio verso il Monte Cassio – un’altura che, dominando la vasta pianura circostante, è visibile da lontano – riveste un carattere simbolico: la vita monastica nel nascondimento ha una sua ragion d’essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede come forza di vita. Di fatto, quando, il 21 marzo 547, Benedetto concluse la sua vita terrena, lasciò con la sua Regola e con la famiglia benedettina da lui fondata un patrimonio che ha portato nei secoli trascorsi e porta tuttora frutto in tutto il mondo.

Nell’intero secondo libro dei Dialoghi Gregorio ci illustra come la vita di san Benedetto fosse immersa in un’atmosfera di preghiera, fondamento portante della sua esistenza. Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. Nella sua Regola egli qualifica la vita monastica "una scuola del servizio del Signore" (Prol. 45) e chiede ai suoi monaci che "all’Opera di Dio [cioè all’Ufficio Divino o alla Liturgia delle Ore] non si anteponga nulla" (43,3). Sottolinea, però, che la preghiera è in primo luogo un atto di ascolto (Prol. 9-11), che deve poi tradursi nell’azione concreta. "Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti", egli afferma (Prol. 35). Così la vita del monaco diventa una simbiosi feconda tra azione e contemplazione "affinché in tutto venga glorificato Dio" (57,9). In contrasto con una autorealizzazione facile ed egocentrica, oggi spesso esaltata, l’impegno primo ed irrinunciabile del discepolo di san Benedetto è la sincera ricerca di Dio (58,7) sulla via tracciata dal Cristo umile ed obbediente (5,13), all’amore del quale egli non deve anteporre alcunché (4,21; 72,11) e proprio così, nel servizio dell’altro, diventa uomo del servizio e della pace. Nell’esercizio dell’obbedienza posta in atto con una fede animata dall’amore (5,2), il monaco conquista l’umiltà (5,1), alla quale la Regola dedica un intero capitolo (7). In questo modo l’uomo diventa sempre più conforme a Cristo e raggiunge la vera autorealizzazione come creatura ad immagine e somiglianza di Dio.

All’obbedienza del discepolo deve corrispondere la saggezza dell’Abate, che nel monastero tiene "le veci di Cristo" (2,2; 63,13). La sua figura, delineata soprattutto nel secondo capitolo della Regola, con un profilo di spirituale bellezza e di esigente impegno, può essere considerata come un autoritratto di Benedetto, poiché – come scrive Gregorio Magno – "il Santo non poté in alcun modo insegnare diversamente da come visse" (Dial. II, 36). L’Abate deve essere insieme un tenero padre e anche un severo maestro (2,24), un vero educatore. Inflessibile contro i vizi, è però chiamato soprattutto ad imitare la tenerezza del Buon Pastore (27,8), ad "aiutare piuttosto che a dominare" (64,8), ad "accentuare più con i fatti che con le parole tutto ciò che è buono e santo" e ad "illustrare i divini comandamenti col suo esempio" (2,12). Per essere in grado di decidere responsabilmente, anche l’Abate deve essere uno che ascolta "il consiglio dei fratelli" (3,2), perché "spesso Dio rivela al più giovane la soluzione migliore" (3,3). Questa disposizione rende sorprendentemente moderna una Regola scritta quasi quindici secoli fa! Un uomo di responsabilità pubblica, e anche in piccoli ambiti, deve sempre essere anche un uomo che sa ascoltare e sa imparare da quanto ascolta.

Benedetto qualifica la Regola come "minima, tracciata solo per l’inizio" (73,8); in realtà però essa offre indicazioni utili non solo ai monaci, ma anche a tutti coloro che cercano una guida nel loro cammino verso Dio. Per la sua misura, la sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, essa ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi. Paolo VI, proclamando nel 24 ottobre 1964 san Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea. Oggi l’Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, "un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità" (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58). Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero.

[00531-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI IN DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

La vie et l’œuvre de saint Benoît, père du monachisme occidental, ont exercé une influence fondamentale sur la civilisation et sur la culture européennes. Né vers 480 à Nursie, il étudie à Rome, puis il se retire dans la solitude, ne voulant plaire qu’à Dieu. Ce temps fut pour lui une période de maturation intérieure, qui lui permit de lutter contre les tentations. Il décide alors de fonder ses premiers monastères près de Subiaco. En 529, il s’établit à Montecassino, sur une hauteur, montrant ainsi qu’un monastère, tout en étant loin, a aussi une finalité publique dans la vie de l’Église et de la société. À sa mort, en 547, Benoît laisse, avec sa Règle et la famille bénédictine, un patrimoine qui portera du fruit dans le monde entier. L’engagement premier du disciple de saint Benoît est la recherche sincère de Dieu, sur le chemin tracé par le Christ humble et obéissant, à l’amour duquel il ne doit rien préférer. La Règle demeure étonnamment moderne, offrant des indications utiles pour tous ceux qui cherchent un guide sur leur chemin vers Dieu. En 1964, le Pape Paul VI a proclamé saint Benoît Patron de l’Europe.

Je suis heureux de vous accueillir chers pèlerins francophones. Je salue en particulier le groupe de la Vallée de l’Andelle dans le diocèse d’Évreux ainsi que les jeunes venus notamment de Neuilly, de Rueil-Malmaison et de Pontivy. A l’exemple de saint Benoît, donnez une place importante à la prière et à la contemplation du visage du Christ ressuscité présent et agissant dans votre vie! Bon temps pascal!

[00532-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today is concerned with Saint Benedict, the Father of Western monasticism. The most important source of information on his life is the Second Book of the Dialogues of Pope Saint Gregory the Great. Writing in a time of turmoil and moral decadence following the fall of the Roman Empire, Pope Gregory believed that the life and Rule of Benedict could be a light leading the people of Europe out of darkness. Benedict was born in 480 in the region of Nursia. He came to Rome to study but soon left the city so as to live in silence and to please God alone. He spent some time in a religious community before becoming a hermit in a cave. After struggling victoriously against the fundamental human temptations of pride, sensuality and anger, he decided to found a monastery at Subiaco. Years later he established a new community on a mountain, Montecassino, to symbolize the public role of a monastery called to be a light shining for the good of the Church and society. Indeed, when he died in 547 Saint Benedict left behind a thriving spiritual family and a Rule, which invites us to search for God in prayer, obedience and humility while attending faithfully to daily duties and to those in need. In 1964 Pope Paul VI proclaimed Saint Benedict Patron of Europe recognizing the role that his teaching and his disciples had played in shaping Europe’s spiritual life and culture. Let us continue to pray that Europe’s new unity may be enlightened and nourished by a religious and moral renewal drawn from its Christian roots.

I am happy to greet the English-speaking visitors present at today’s Audience, including the pilgrims from the Archdiocese of Manila, and the many groups from England and the United States. May your lives, after the example of Saint Benedict, be lived in humility, prayer, obedience to God and faithful service to your neighbour. May the Lord bless you and your families!

[00533-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich zu euch über den heiligen Benedikt von Nursia, den Vater des abendländischen Mönchtums, sprechen. Über sein Leben berichtet uns Papst Gregor der Große, der diesem „Mann Gottes" im zweiten Buch seiner „Dialoge" ein hagiographisches Denkmal gesetzt hat. Um 480 bei Nursia in Umbrien geboren, kam Benedikt zum Studium nach Rom. Des städtischen Treibens und Lebensstils überdrüssig und getragen vom Wunsch, Gott zu gefallen, zog er sich bald in die Einsamkeit zurück. Die Jahre des Eremitenlebens in Subiaco sind für Benedikt eine Zeit der Prüfung, der Reifung und der Überwindung tiefster Versuchungen des Menschseins. Im Jahre 529 gründete der Heilige sein berühmtes Kloster auf der Anhöhe von Montecassino, wo er 547 verstarb. Durch sein Wirken, vor allem durch seine Mönchsregel, hat Benedikt entscheidenden Einfluß auf die Formung der europäischen Kultur und Zivilisation ausgeübt. 1964 hat Papst Paul VI. ihn zum Patron Europas erklärt. Benedikt beschreibt in seiner Regel das Kloster als „Schule für den Dienst des Herrn". Dabei nimmt das Gebet, ohne das es keine Gotteserfahrung gibt, einen zentralen Platz ein. Aus dem betenden Hinhören auf Gott muß aber konkretes Handeln folgen. Nicht um eine ichbezogene Selbstverwirklichung geht es beim monastischen Leben, sondern um die aufrichtige Suche nach Gott und die nach dem Beispiel Christi in Glauben und Liebe geübte Demut. So kann der Mensch immer mehr Christus ähnlich werden und seiner Bestimmung als Geschöpf nach dem Abbild Gottes gerecht werden.

Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Audienzteilnehmer willkommen; einen besonderen Gruß richte ich heute an die Alumnen des Collegium Orientale in Eichstätt. Folgen wir dem Rat des heiligen Benedikt: „Der Liebe zu Christus nichts vorziehen". Dann finden wir zu einem erfüllten, zum wirklichen Leben in Gott; und wir können so zur Erneuerung der Gesellschaft aus dem christlichen Glauben beitragen. Der Herr segne euch alle.

[00534-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

San Benito de Nursia, padre del monacato occidental, ejerció un influjo fundamental en el desarrollo de la civilización y cultura europea. La fuente más importante para conocer su biografía es el segundo libro de los Diálogos, escrito por San Gregorio Magno, y en el que se presenta a San Benito como astro luminoso frente a la crisis de valores e instituciones que se vivía en su tiempo. San Benito nació en torno al año cuatrocientos ochenta en una familia acomodada. Estudió en Roma y, queriendo solamente agradar a Dios, marchó a Effide, en donde se asoció a una comunidad de monjes. Vivió luego durante tres años como eremita en Subiaco y de allí se estableció en Montecasino. Antes de morir, en marzo del año quinientos cuarenta y siete, escribió una Regla para la familia monástica que fundó, en la que se contienen indicaciones útiles no sólo para sus monjes, sino para todos los que buscan una guía en su camino hacia Dios. En mil novecientos sesenta y cuatro, Pablo Sexto proclamó a san Benito Patrón de Europa.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española, en particular, a los miembros del Curso de actualización sacerdotal del Pontificio Colegio Español de Roma, al grupo de Lleida con su Obispo, Monseñor Javier Salinas, a la Institución "Padre Rubinos" de A Coruña, y a los demás peregrinos venidos de España, Argentina, Ecuador y otros países latinoamericanos. Os exhorto a que, siguiendo las huellas de San Benito, no antepongáis nada al amor de Cristo. Muchas gracias.

[00535-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua lituana

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca  

Pozdrawiam serdecznie uczestniczących w audiencji Polaków. Witam wiernych z parafii świętego Jakuba oraz z Sanktuarium Matki Bożej ze Szczyrku na czele z biskupem Tadeuszem Rakoczym. Pozdrawiam pracowników Portu Lotniczego w Warszawie oraz uczestników Światowych Rekolekcji Podhalańskich. Wszystkim tu obecnym życzę obfitych darów paschalnych i z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi che partecipano a quest’udienza. Saluto i fedeli dalla Parrocchia di san Giacomo e dal Santuario della Madre di Dio a Szczyrk con il Vescovo Tadeusz Rakoczy. Saluto i rappresentanti dei dipendenti dell’aeroporto di Varsavia e anche i partecipanti agli esercizi spirituali, per le persone provenienti dalla regione di Podhale, venute da diverse parti del mondo. A tutti i qui presenti, auguro abbondanti doni pasquali e vi benedico tutti di cuore.]

[00536-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar zarándokokat, különösen is a tusnádfürdői csoport tagjait.

A húsvéti idő adja meg nektek a lelki megújulást. A Feltámadott Úr kísérjen útjaitokon Titeket és családjaitokat. Apostoli áldásommal.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto con affetto i fedeli ungheresi, specialmente il gruppo arrivato da Tusnádfürdő. Il tempo pasquale assicuri per ognuno di voi l’occasione del rinnovamento spirituale. Il Signore Risorto accompagni voi e le vostre famiglie in tutte le vie. Con una speciale Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[00537-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua lituana

Nuoširdžiai sveikinu piligrimus atvykusius iš Lietuvos. Brangūs bičiuliai, raginu Jus būti visuomet dosniais Kristaus mokiniais ir visur liudyti jo išganymo žinią. Širdingai visus laiminu. Garbė Jėzui Kristui!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Lituania. Cari amici, vi esorto ad essere sempre generosi discepoli di Cristo e di testimoniare ovunque il suo messaggio di salvezza. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

[00538-AA.01] [Testo originale: Lituano]

Saluto in lingua croata

Srdačnu dobrodošlicu upućujem svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima župe Gospe od Zdravlja iz Splita te župe Blaženoga Alojzija Stepinca iz Varaždina. Svojim životom budite navjestitelji radosne vijesti Gospodinova uskrsnuća. Hvaljen Isus i Marija!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini croati, particolarmente ai fedeli della parrocchia della Madonna della Salute di Split e della parrocchia del Beato Luigi Stepinac di Varaždin. Con la vostra vita siate gli annunciatori del lieto messaggio della risurrezione del Signore. Siano lodati Gesù e Maria!]

[00539-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Suore Figlie della Croce e i laici che ne condividono il carisma, qui convenuti nel ricordo di suor Maria Laura Mainetti che, fedele al dono totale di sé, ha sacrificato la sua vita pregando per chi la colpiva. Saluto i fedeli di Trivento, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Domenico Scotti e li esorto ad una sempre più generosa adesione a Cristo ad imitazione della Vergine Maria da loro tanto venerata con il titolo di "Incoronata". Saluto i Fratelli delle Scuole Cristiane, gli insegnanti e gli alunni dell’Istituto Pio XII di Roma, voluto da questo mio venerato Predecessore cinquant’anni fa in uno dei quartieri più poveri della città. Saluto gli atleti che partecipano ai campionati Europei di Taekwondo, incoraggiandoli a promuovere anche attraverso questa disciplina sportiva il rispetto per il prossimo e la lealtà. Saluto i rappresentanti dell’Istituto per Ispettori della Polizia di Stato, di Nettuno e gli esponenti dell’Aeronautica Militare, di Pratica di Mare.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli, esortando ciascuno a vivere intensamente questo tempo pasquale, testimoniando la gioia che Cristo morto e risorto dona a quanti a Lui si affidano.

[00540-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0237-XX.01]