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CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE A BAKU (AZERBAIGIAN) PRESIEDUTA DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO TARCISIO BERTONE - 7 MARZO 2008, 07.03.2008


CERIMONIA DI INAUGURAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE A BAKU (AZERBAIGIAN) PRESIEDUTA DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO TARCISIO BERTONE - 7 MARZO 2008

Si è svolta questa mattina a Baku la cerimonia ufficiale di inaugurazione della prima Chiesa Cattolica dell’Azerbaigian, dedicata all’Immacolata Concezione. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso pronunciato per l’occasione dal Segretario di Stato di Sua Santità, Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone:

● DISCORSO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Signor Presidente,

Illustre Sheykh-ul-Islam,

Illustri Autorità civili,

Eccellentissimi Rappresentanti del Corpo Diplomatico,

Eccellenze Reverendissime,

Illustri Capi Religiosi,

cari confratelli salesiani, religiosi e religiose,

cari fratelli e sorelle della comunità cattolica!

Ho ben coscienza di partecipare ad un momento che rimarrà impresso negli annali della storia. L’inaugurazione della prima Chiesa Cattolica di Baku è un evento ricco di significati. Dio Onnipotente, dopo un periodo di persecuzione e di violenza ateistica, ci permette di realizzare un segno concreto di rinascita spirituale e morale. Per i Cristiani la chiesa è il luogo dove si raduna la comunità che Dio convoca per la lode e la celebrazione del suo immenso amore. Ma è anche l’immagine di quell’edificio vivente che è la Chiesa stessa. Comunità e famiglia composta dai singoli credenti, i quali celebrano il vero culto gradito a Dio vivendo coerentemente con la propria fede.

In occasione della solenne inaugurazione di questa chiesa, che compio a nome del Santo Padre Benedetto XVI, è presente anzitutto il Presidente dell’Azerbaigian, S.E. il Signor Ilham Aliyev. Signor Presidente, l’onore che la sua persona significa per noi non è solo dovuto all’alta carica che ricopre ed agli ottimi rapporti che legano il suo Paese alla Santa Sede. Esso è riprova dell’impegno dell’Azerbaigian a promuovere un’autentica tolleranza religiosa in una terra e soprattutto in una città come Baku. Baku è segnata dalla vocazione di un antico e consolidato cosmopolitismo, che l’ha arricchita di apporti diversi. La sua presenza, Signor Presidente, mi permette di parteciparLe il sentito ringraziamento della Chiesa Cattolica per il gesto, così altamente simbolico, che compì suo padre, l’indimenticabile Presidente Heydar Alyev. Egli volle donare il terreno sul quale edificare questa chiesa in un’area tanto privilegiata di questa città. Egli lo fece la notte prima della visita in Azerbaigian di Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria. Fu il suo benvenuto più eloquente. Fu la prova della sua volontà di fare della tolleranza religiosa un vero pilastro nella vita dell’Azerbaigian. E lo fece, esplicitando nel suo memorabile discorso pronunciato in quella circostanza, asserendo che tale era da sempre la vocazione di questo nobile Paese. Mi consenta, Signor Presidente, di esprimere a nome di Papa Benedetto XVI e di tutta la Chiesa Cattolica un atto di omaggio alla memoria del Presidente Heydar Aliyev. Questo impegno Ella ha proseguito con tenacia e passione. Ne è testimone eloquente l’ulteriore dono dello spazio che ha voluto destinare all’edificazione di una casa per i senzatetto, affidata alle cure amorevoli delle Suore di Madre Teresa di Calcutta.

Questi nobili intenti sono resi visibili in modo ancor più esplicito dalla presenza qui oggi dell’Eccellentissimo Sheykh-ul-Islam e degli altri Capi Religiosi dell’Azerbaigian. Essi sono convenuti volentieri insieme, come è d’altra parte loro felice costume, a fare festa con i cattolici per la costruzione della loro chiesa. Questo serve a testimoniare in modo esplicito il valore irrinunciabile che anch’essi attribuiscono alla tolleranza religiosa. Che questo sia l’impegno instancabile del Capo dei Musulmani del Caucaso è cosa ben nota. Come pure è noto l’appoggio che in questo egli riceve dai responsabili delle comunità ortodossa, ebrea e, naturalmente, cattolica. Il Papa vuol esprimerLe, Eccellentissimo Sheykh, la sua personale gratitudine. Benedetto XVI sa bene che se questa chiesa oggi esiste, ciò è dovuto anche al ruolo insostituibile di sostegno e di promozione che Ella ha voluto esercitare, in piena sintonia con le Autorità civili.

Un grazie sentito alle altre Autorità civili qui convenute ed ai Rappresentanti del Corpo Diplomatico. La loro presenza, che ci onora altamente, fa comprendere come questa inaugurazione non sia solo un atto di omaggio alla religione. La loro presenza vede, nel libero esercizio della religione, collocato nel contesto degli altri diritti umani fondamentali, una causa che la Diplomazia internazionale considera di primaria importanza per la difesa dei singoli e delle comunità. Vogliano recare ai rispettivi Capi di Stato ed alle loro Nazioni il saluto cordiale del Papa Benedetto XVI.

Rivolgo un saluto e un ringraziamento speciale alla delegazione del Presidente della Polonia, che ha avuto la bontà di donare le campane.

Trasmetto il saluto e la benedizione del Papa pure a voi, cari Vescovi che avete voluto convenire a Baku per convogliare qui la gioia delle comunità cattoliche a voi affidate.

Ma un abbraccio particolare mi sia consentito riservare a Lei, caro Padre Jan Capla ed ai confratelli salesiani che ogni giorno vi adoperate per servire la piccola comunità cattolica di Baku. Queste pietre non parlerebbero con tanta eloquenza se non fossero abitate da quei fedeli che furono agli inizi radunati dallo sforzo di Padre Jerzy Pilus. Egli oggi non ha potuto essere tra noi per seri motivi di salute. A lui comunque va il nostro saluto e il nostro augurio. Questa comunità fu posta all’inizio sotto la giurisdizione degli Amministratori Apostolici del Caucaso dei Latini. Prima fu l’Arcivescovo Jean Paul Gobel, oggi Nunzio Apostolico in Iran, e poi il Vescovo Giuseppe Pasotto, che saluto oggi anch’egli qui presente. Affidata quindi ai Padri Salesiani dell’Ispettoria slovacca quale "missio sui iuris", vi vide profondere le instancabili energie del P. Daniel Pravda ed ora quelle del Padre Capla e degli altri salesiani che lo coadiuvano. Non serve dirvi la mia personale commozione e di quanti mi accompagnano. Mai avrei immaginato che proprio io, un membro della Congregazione Salesiana, sarei venuto qui, in qualità di Segretario di Stato, a rendere omaggio a questo altare, dove sono state collocate, tra le altre, le reliquie dei grandi Santi Salesiani: Giovanni Bosco, Maria Domenica Mazzarello e Domenico Savio. Cari confratelli, tutti vi riconoscono una generosità ammirabile nel servire la comunità cattolica e soprattutto i giovani. Ad essi il carisma di Don Bosco vi ha specialmente preparati, dando compimento soprannaturale alla vostra naturale disposizione. Il Signore vi benedica e vi doni il centuplo già quaggiù.

Ed ora consentitemi di trasmettere il saluto del Papa ai fratelli e alle sorelle della comunità cattolica di Baku. Cari fratelli e sorelle, vorrei ricordare come le sofferenze sopportate siano ora ampiamente ripagate dalla gioia che vedo nei vostri volti. Molti di voi hanno atteso per decenni di poter pregare nella loro chiesa. Hanno atteso di potervi ascoltare l’annuncio della Parola di Dio e di ricevere i Sacramenti della salvezza. Quel giorno è finalmente arrivato. Il Nunzio mi ha narrato con quanta commozione e con quale fierezza avete pronunciato i vostri nomi davanti all’altare del Signore, magari in età molto avanzata, all’atto di ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Siano rese grazie a Dio! Benvenuti anche voi in questa vostra casa, cari cattolici provenienti da terre diverse e qui presenti per motivi di lavoro. Questa dimora comune sia il luogo nel quale vi sentite pienamente inseriti nella vita della vostra e nostra Chiesa. Essa non conosce né barriere, né confini. In essa chiunque è invitato d’onore, protagonista e membro di una medesima famiglia.

Cari cattolici dell’Azerbaigian, rispondete a quanti vi chiedono ragione della speranza che è in voi con la vostra vita esemplare. E questa nobile Terra possa essere orgogliosa del vostro apporto di umanità, di amore, di onestà, di laboriosità, di amore per i poveri e i sofferenti.

Illustri Autorità e cari amici, la prima pietra di questa chiesa fu qui benedetta dal Cardinale Crescenzio Sepe, allora Prefetto della Congregazione de Propaganda Fide. Al suo interno è racchiusa la pergamena che porta le firme, oltre che dei Prelati cattolici, dei Rappresentanti dello Stato e dei Capi Religiosi dell’Azerbaigian. Su questa pietra è stato costruito questo edificio, la chiesa, che per i cristiani è fondato su Cristo, vera pietra angolare. Esso sia per tutti gli uomini che il segno che la civiltà poggia su una pietra concreta: la serena convivenza tra diverse religioni. Vorrei allora concludere auspicando che da questa città, da Baku, proprio da questa pietra, si diffonda un messaggio di impegno e di speranza per tutto il mondo.

Con questi sentimenti, vi ringrazio nuovamente per la vostra presenza e per la vostra partecipazione. A tutti rinnovo la gratitudine e il saluto di Papa Benedetto XVI e su tutti invoco la benedizione di Dio.

[00375-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0164-XX.01]