Alle ore 10.30 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI tiene un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 23 nuovi Cardinali.
In apertura di Concistoro, che ha forma di Celebrazione della Parola, il Santo Padre, dopo il saluto liturgico, legge la formula di creazione e proclama solennemente i nomi dei nuovi Cardinali.
Il primo dei nuovi Cardinali, Sua Em.za Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per Le Chiese Orientali, a nome di tutti rivolge al Santo Padre un indirizzo di omaggio e gratitudine.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene l’omelia.
Il Rito prosegue con la professione di fede dei nuovi Cardinali davanti al popolo di Dio e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Papa e ai Suoi successori.
I nuovi Cardinali, secondo l’ordine di creazione, si inginocchiano poi dinanzi al Santo Padre che impone loro la Berretta cardinalizia e assegna a ciascuno una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell’Urbe. Dopo la consegna della Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, il Santo Padre Benedetto XVI scambia con ciascun neo Cardinale l’abbraccio di pace.
La Celebrazione si conclude con la preghiera universale, la recita del Pater Noster e la Benedizione finale.
Di seguito riportiamo l’omelia del Santo Padre e l’indirizzo di omaggio del Card. Leonardo Sandri:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
In questa Basilica Vaticana, cuore del mondo cristiano, si rinnova quest’oggi un significativo e solenne evento ecclesiale: il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 23 nuovi Cardinali, con l’imposizione della berretta e l’assegnazione del titolo. E’ un evento che suscita ogni volta un’emozione speciale, e non solo in coloro che con questi riti vengono ammessi a far parte del Collegio Cardinalizio, ma in tutta la Chiesa, lieta per questo eloquente segno di unità cattolica. La cerimonia stessa nella sua struttura pone in rilievo il valore del compito che i nuovi Cardinali sono chiamati a svolgere cooperando strettamente con il Successore di Pietro, e invita il popolo di Dio a pregare perché nel loro servizio questi nostri Fratelli rimangano sempre fedeli a Cristo sino al sacrificio della vita se necessario, e si lascino guidare unicamente dal suo Vangelo. Ci stringiamo pertanto con fede attorno a loro ed eleviamo innanzitutto al Signore il nostro orante ringraziamento.
In questo clima di gioia e di intensa spiritualità porgo con affetto il mio saluto a ciascuno di voi, cari Fratelli, che da oggi siete membri del Collegio Cardinalizio, scelti per essere, secondo una antica istituzione, i più vicini consiglieri e collaboratori del Successore di Pietro nella guida della Chiesa. Saluto e ringrazio l’Arcivescovo Leonardo Sandri, che a vostro nome mi ha indirizzato cortesi e devote espressioni, sottolineando nel contempo il significato e l’importanza del momento ecclesiale che stiamo vivendo. Desidero, inoltre, rivolgere un doveroso pensiero al compianto Mons. Ignacy Jeæ, che il Dio di ogni grazia ha chiamato a sé appena prima della nomina, per offrirgli ben altra corona: quella della gloria eterna in Cristo. Il mio saluto cordiale va poi ai Signori Cardinali presenti e anche a quelli che non hanno potuto essere fisicamente con noi, ma sono a noi idealmente uniti. La celebrazione del Concistoro è sempre una provvidenziale occasione per offrire urbi et orbi, alla città di Roma e al mondo intero, la testimonianza di quella singolare unità che stringe i Cardinali attorno al Papa, Vescovo di Roma. In così solenne circostanza mi è caro altresì rivolgere un saluto rispettoso e deferente alle Rappresentanze governative e alle Personalità qui convenute da ogni parte del mondo, come pure ai familiari, agli amici, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli delle singole Chiese locali da cui provengono i neo-Porporati. Saluto, infine, tutti coloro che si sono qui raccolti per fare ad essi corona ed esprimere in festosa letizia la loro stima e il loro affetto.
Con l’odierna celebrazione, voi, cari Fratelli, venite inseriti a pieno titolo nella veneranda Chiesa di Roma, di cui il Successore di Pietro è il Pastore. Nel Collegio dei Cardinali rivive così l’antico presbyterium del Vescovo di Roma, i cui componenti, mentre svolgevano funzioni pastorali e liturgiche nelle varie chiese, non gli facevano mancare la loro preziosa collaborazione per quanto riguardava l’adempimento dei compiti connessi con il suo universale ministero apostolico. I tempi sono mutati e la grande famiglia dei discepoli di Cristo è oggi disseminata in ogni continente sino agli angoli più remoti della terra, parla praticamente tutte le lingue del mondo e ad essa appartengono popoli di ogni cultura. La diversità dei membri del Collegio Cardinalizio, sia per provenienza geografica che culturale, pone in rilievo questa crescita provvidenziale ed evidenzia al tempo stesso le mutate esigenze pastorali a cui il Papa deve rispondere. L’universalità, la cattolicità della Chiesa ben si riflette pertanto nella composizione del Collegio dei Cardinali: moltissimi sono Pastori di comunità diocesane, altri sono al diretto servizio della Sede Apostolica, altri ancora hanno reso benemeriti servizi in specifici settori pastorali.
Ognuno di voi, cari e venerati Fratelli neo-Cardinali, rappresenta dunque una porzione dell’articolato Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa diffusa dappertutto. So bene quanta fatica e sacrificio comporti oggi la cura delle anime, ma conosco la generosità che sostiene la vostra quotidiana attività apostolica. Per questo, nella circostanza che stiamo vivendo, mi è caro confermarvi il mio sincero apprezzamento per il servizio fedelmente prestato in tanti anni di lavoro nei diversi ambiti del ministero ecclesiale, servizio che ora, con l’elevazione alla porpora, siete chiamati a compiere con ancor più grande responsabilità, in strettissima comunione con il Vescovo di Roma. Penso ora con affetto alle comunità affidate alle vostre cure e, in maniera speciale, a quelle più provate dalla sofferenza, da sfide e difficoltà di vario genere. Tra queste, come non volgere lo sguardo con apprensione ed affetto, in questo momento di gioia, alle care comunità cristiane che si trovano in Iraq? Questi nostri fratelli e sorelle nella fede sperimentano nella propria carne le conseguenze drammatiche di un perdurante conflitto e vivono al presente in una quanto mai fragile e delicata situazione politica. Chiamando ad entrare nel Collegio dei Cardinali il Patriarca della Chiesa Caldea ho inteso esprimere in modo concreto la mia vicinanza spirituale e il mio affetto per quelle popolazioni. Vogliamo insieme, cari e venerati Fratelli, riaffermare la solidarietà della Chiesa intera verso i cristiani di quella amata terra e invitare ad invocare da Dio misericordioso, per tutti i popoli coinvolti, l’avvento dell’auspicata riconciliazione e della pace.
Abbiamo ascoltato poco fa la Parola di Dio che ci aiuta a meglio comprendere il momento solenne che stiamo vivendo. Nel brano evangelico Gesù ha appena ricordato per la terza volta la sorte che lo attende a Gerusalemme, ma l’arrivismo dei discepoli prende il sopravvento sulla paura che per un attimo li aveva assaliti. Dopo la confessione di Pietro a Cesarea e la discussione lungo la strada su chi di loro fosse il più grande, l’ambizione spinge i figli di Zebedeo a rivendicare per se stessi i posti migliori nel regno messianico, alla fine dei tempi. Nella corsa ai privilegi, i due sanno bene quello che vogliono, così come gli altri dieci, nonostante la loro "virtuosa" indignazione. In realtà però non sanno quello che stanno chiedendo. E’ Gesù a farlo loro comprendere, parlando in termini ben diversi del "ministero" che li attende. Egli corregge la concezione grossolana del merito, che essi hanno, secondo la quale l’uomo può acquistare dei diritti nei confronti di Dio.
L’evangelista Marco ci ricorda, cari e venerati Fratelli, che ogni vero discepolo di Cristo può aspirare ad una cosa sola: a condividere la sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa. Il cristiano è chiamato ad assumere la condizione di "servo" seguendo le orme di Gesù, spendendo cioè la sua vita per gli altri in modo gratuito e disinteressato. Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola. La vera grandezza cristiana, infatti, non consiste nel dominare, ma nel servire. Gesù ripete quest’oggi a ciascuno di noi che Egli «non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). Ecco l’ideale che deve orientare il vostro servizio. Cari Fratelli, entrando a far parte del Collegio dei Cardinali, il Signore vi chiede e vi affida il servizio dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione massima ed incondizionata, usque ad sanguinis effusionem, come recita la formula per l’imposizione della berretta e come mostra il colore rosso degli abiti che indossate.
Siate apostoli di Dio che è Amore e testimoni della speranza evangelica: questo attende da voi il popolo cristiano. L’odierna cerimonia sottolinea la grande responsabilità che pesa al riguardo su ciascuno di voi, venerati e cari Fratelli, e che trova conferma nelle parole dell’apostolo Pietro che abbiamo poc’anzi ascoltato: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15). Una tale responsabilità non esime dai rischi ma, ricorda ancora san Pietro, «è meglio, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male» (1 Pt 3,17). Cristo vi domanda di confessare davanti agli uomini la sua verità, di abbracciare e condividere la sua causa; e di compiere tutto questo «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (1 Pt 3,15-16), cioè con quell’umiltà interiore che è frutto della cooperazione con la grazia di Dio.
Cari fratelli e sorelle, domani, in questa stessa Basilica, avrò la gioia di celebrare l’Eucaristia, nella solennità di Cristo Re dell’universo, insieme con i nuovi Cardinali, e ad essi consegnerò l’anello. Sarà un’occasione quanto mai importante ed opportuna per riaffermare la nostra unità in Cristo e per rinnovare la comune volontà di servirlo con totale generosità. Accompagnateli con la vostra preghiera, perché al dono ricevuto rispondano con dedizione piena e costante. A Maria, Regina degli Apostoli, ci rivolgiamo ora con fiducia. La sua spirituale presenza, oggi, in questo singolare cenacolo, sia pegno per i nuovi Cardinali e per tutti noi della costante effusione dello Spirito Santo che guida la Chiesa nel suo cammino nella storia. Amen!
[01677-01.01] [Testo originale: Italiano]
● INDIRIZZO DI OMAGGIO DEL CARD. LEONARDO SANDRI
Beatissimo Padre,
Ho l'onore di esprimere il più profondo e vivo ringraziamento a nome dei ventitré nuovi Cardinali che oggi Vostra Santità ha aggregato al Collegio Cardinalizio.
La Sua benevolenza, Padre Santo, ci fa trovare in questo momento solenne presso la tomba dell'Apostolo Pietro e ai piedi del Suo Successore.
Uniti a Maria Santissima sentiamo sgorgare nei nostri cuori l'inno della gioia e della gratitudine: "L'anima mia magnifica il Signore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente... ha innalzato gli umili" (Lc 1,46-55).
Santità, in questa seconda creazione cardinalizia del Suo pontificato trovano conferma la varietà e l'universalità della Santa Chiesa: insieme ad alcuni Presuli della Curia Romana, ricevono infatti la dignità del cardinalato Pastori di insigni ed antiche Chiese dell'Europa cristiana, e Pastori di Chiese fiorenti in grandi metropoli dell'Africa, dell'Asia e delle Americhe.
Non mancano illustri ecclesiastici che si sono distinti per lo zelo pastorale, il servizio alla Chiesa, la dottrina teologica, patristica o canonica.
Una menzione speciale merita la scelta di un venerato Rappresentante delle Chiese Orientali Cattoliche, il Patriarca di Babilonia dei Caldei, trovatosi a svolgere il servizio patriarcale tra lacrime e sangue e nel doloroso esodo di tanti cristiani dalla terra che vide un tempo partire Abramo, padre comune nella fede e nella speranza, una terra che fu tra le prime ad avere la grazia di udire l'annuncio del Santo Evangelo.
La porpora, del resto, allude alla Croce di Cristo! Imponendoci la berretta cardinalizia, Ella, Padre Santo, ci esorterà ad "essere pronti a comportarci con fortezza usque ad sanguinis effusionem per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Chiesa Romana". Tra tante gioie e consolazioni che ogni giorno raccogliamo nella vita del Popolo di Dio, constatiamo, infatti, che non mancano il martirio, la persecuzione, la tribolazione e lo scherno per il nome del Signore Gesù e per la fedeltà alla Chiesa e al Papa. Ma ci sentiamo sempre intimamente confortati e incoraggiati dalla promessa del Signore: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). È la stessa divina Parola che sostiene la sofferta testimonianza dei figli e delle figlie dell'Oriente cristiano, a cominciare da quanti vivono nella Terra dove nacque il nostro Redentore.
Vostra Santità ci ha chiamati ad entrare nel Clero dell'amatissima Chiesa di Roma, annoverandoci tra i Suoi più stretti consiglieri e cooperatori.
E noi vogliamo assicurare la collaborazione più fedele e leale.
Siamo e saremo al Suo fianco, Beatissimo Padre, nei momenti più impegnativi e in quelli ordinari del ministero petrino. Desideriamo rimanere con il Papa sia quando si fa servitore della verità e proclama il primato di Dio, come quando guida la Chiesa nel rinnovamento che scaturisce dalla fedeltà alla tradizione; sia quando invoca la pace, indicando la grande forza della preghiera e del dialogo, come quando promuove l'unità dei cristiani e il rispetto di tutte le religioni e le culture nella reciproca esclusione di ogni genere di violenza.
Con Lei, Padre Santo, vogliamo servire la causa dell'uomo: siamo pronti a seguirLa quando ribadisce che la persona senza Dio smarrisce se stessa; quando, facendosi vero defensor hominis, Ella insegna che il matrimonio e la famiglia sono la cellula originaria della società, che la vita va tutelata dal primo inizio fino al suo naturale compimento, che i diritti fondamentali di ciascuno, ed in particolare la libertà religiosa, vanno rispettati e rivendicati; quando difende la dignità della persona umana di fronte ad ogni oppressione.
Sì, siamo con il Papa quando, nel dolce nome di Gesù, si fa avvocato dei bambini e dei giovani come degli anziani, dei poveri e dei bisognosi, dei senza lavoro, dei profughi e dei migranti.
Cristo Buon Pastore, Re dell'universo e della storia, La confermi con ampie effusioni del Suo Santo Spirito, perché Ella sia per la Chiesa e per il mondo segno dell'amore di Dio, che è Padre di tutti. Il Signore benedica e custodisca Vostra Santità e La conservi gioioso lavoratore nella sua vigna, Grazie, Padre Santo!
[01678-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0621-XX.01]