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L’UDIENZA GENERALE, 31.10.2007


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, si è soffermato sulla figura di San Massimo, Vescovo di Torino.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluti ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Tra la fine del quarto secolo e l’inizio del quinto, un altro Padre della Chiesa, dopo sant’Ambrogio, contribuì decisamente alla diffusione e al consolidamento del cristianesimo nell’Italia settentrionale: è san Massimo, che incontriamo Vescovo a Torino nel 398, un anno dopo la morte di Ambrogio. Ben poche sono le notizie su di lui; in compenso è giunta fino a noi una sua raccolta di circa novanta Sermoni. Da essi emerge quel legame profondo e vitale del Vescovo con la sua città, che attesta un punto di contatto evidente tra il ministero episcopale di Ambrogio e quello di Massimo.

In quel tempo gravi tensioni turbavano l’ordinata convivenza civile. Massimo, in questo contesto, riuscì a coagulare il popolo cristiano attorno alla sua persona di pastore e di maestro. La città era minacciata da gruppi sparsi di barbari che, entrati dai valichi orientali, si spingevano fino alle Alpi occidentali. Per questo Torino era stabilmente presidiata da guarnigioni militari, e diventava, nei momenti critici, il rifugio delle popolazioni in fuga dalle campagne e dai centri urbani sguarniti di protezione. Gli interventi di Massimo, di fronte a questa situazione, testimoniano l’impegno di reagire al degrado civile e alla disgregazione. Anche se resta difficile determinare la composizione sociale dei destinatari dei Sermoni, pare che la predicazione di Massimo – per superare il rischio della genericità – si rivolgesse in modo specifico a un nucleo selezionato della comunità cristiana di Torino, costituito da ricchi proprietari terrieri, che avevano i loro possedimenti nella campagna torinese e la casa in città. Fu una lucida scelta pastorale del Vescovo, che intravide in questo tipo di predicazione la via più efficace per mantenere e rinsaldare il proprio legame con il popolo.

Per illustrare in tale prospettiva il ministero di Massimo nella sua città, vorrei addurre ad esempio i Sermoni 17 e 18, dedicati a un tema sempre attuale, quello della ricchezza e della povertà nelle comunità cristiane. Anche in questo àmbito la città era percorsa da gravi tensioni. Le ricchezze venivano accumulate e occultate. «Uno non pensa al bisogno dell'altro», constata amaramente il Vescovo nel suo diciassettesimo Sermone. «Infatti molti cristiani non solo non distribuiscono le cose proprie, ma rapinano anche quelle degli altri. Non solo, dico, raccogliendo i loro danari non li portano ai piedi degli apostoli, ma anche trascinano via dai piedi dei sacerdoti i loro fratelli che cercano aiuto». E conclude: «Nella nostra città ci sono molti ospiti o pellegrini. Fate ciò che avete promesso» aderendo alla fede, «perché non si dica anche a voi ciò che fu detto ad Anania: "Non avete mentito agli uomini, ma a Dio"» (Sermone 17,2-3).

Nel Sermone successivo, il diciottesimo, Massimo stigmatizza forme ricorrenti di sciacallaggio sulle altrui disgrazie. «Dimmi, cristiano», così il Vescovo apostrofa i suoi fedeli, «dimmi: perché hai preso la preda abbandonata dai predoni? Perché hai introdotto nella tua casa un "guadagno", come pensi tu stesso, sbranato e contaminato?». «Ma forse», prosegue, «tu dici di aver comperato, e per questo pensi di evitare l'accusa di avarizia. Ma non è in questo modo che si può far corrispondere la compera alla vendita. E' una buona cosa comperare, ma in tempo di pace ciò che si vende liberamente, non durante un saccheggio ciò che è stato rapinato... Agisce dunque da cristiano e da cittadino chi compera per restituire» (Sermone 18,3). Senza darlo troppo a vedere, Massimo giunge così a predicare una relazione profonda tra i doveri del cristiano e quelli del cittadino. Ai suoi occhi, vivere la vita cristiana significa anche assumere gli impegni civili. Viceversa, ogni cristiano che, «pur potendo vivere col suo lavoro, cattura la preda altrui col furore delle fiere»; che «insidia il suo vicino, che ogni giorno tenta di rosicchiare i confini altrui, di impadronirsi dei prodotti», non gli appare neanche più simile alla volpe che sgozza le galline, ma al lupo che si avventa sui porci (Sermone 41,4).

Rispetto al prudente atteggiamento di difesa assunto da Ambrogio per giustificare la sua famosa iniziativa di riscattare i prigionieri di guerra, emergono chiaramente i mutamenti storici intervenuti nel rapporto tra il Vescovo e le istituzioni cittadine. Sostenuto ormai da una legislazione che sollecitava i cristiani a redimere i prigionieri, Massimo, nel crollo delle autorità civili dell’Impero romano, si sentiva pienamente autorizzato ad esercitare in tale senso un vero e proprio potere di controllo sulla città. Questo potere sarebbe poi diventato sempre più ampio ed efficace, fino a supplire la latitanza dei magistrati e delle istituzioni civili. In questo contesto Massimo non solo si adopera per rinfocolare nei fedeli l'amore tradizionale verso la patria cittadina, ma proclama anche il preciso dovere di far fronte agli oneri fiscali, per quanto gravosi e sgraditi essi possano apparire (Sermone 26,2). Insomma, il tono e la sostanza dei Sermoni suppongono un'accresciuta consapevolezza della responsabilità politica del Vescovo nelle specifiche circostanze storiche. Egli è «la vedetta» collocata nella città. Chi mai sono queste vedette, si chiede infatti Massimo nel Sermone 92, «se non i beatissimi Vescovi, che, collocati per così dire su un'elevata rocca di sapienza per la difesa dei popoli, vedono da lontano i mali che sopraggiungono?». E nel Sermone 89 il Vescovo di Torino illustra ai fedeli i suoi compiti, avvalendosi di un paragone singolare tra la funzione episcopale e quella delle api: «Come l'ape», egli dice, i Vescovi «osservano la castità del corpo, porgono il cibo della vita celeste, usano il pungiglione della legge. Sono puri per santificare, dolci per ristorare, severi per punire». Così san Massimo descrive il compito del Vescovo nel suo tempo.

In definitiva, l'analisi storica e letteraria dimostra una crescente consapevolezza della responsabilità politica dell’autorità ecclesiastica, in un contesto nel quale essa andava di fatto sostituendosi a quella civile. E' questa infatti la linea di sviluppo del ministero del Vescovo nell’Italia nord-occidentale, a partire da Eusebio, che «come un monaco» abitava la sua Vercelli, fino a Massimo di Torino, posto «come sentinella» sulla rocca più alta della città. E' evidente che il contesto storico, culturale e sociale è oggi profondamente diverso. Il contesto odierno è piuttosto quello disegnato dal mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nell’Esortazione post-sinodale Ecclesia in Europa, là dove egli offre un'articolata analisi delle sfide e dei segni di speranza per la Chiesa in Europa oggi (6-22). In ogni caso, a parte le mutate condizioni, restano sempre validi i doveri del credente verso la sua città e la sua patria. L’intreccio degli impegni dell’"onesto cittadino" con quelli del "buon cristiano" non è affatto tramontato.

In conclusione, vorrei ricordare ciò che dice la Costituzione pastorale Gaudium et spes per illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e comportamento, tra Vangelo e cultura. Il Concilio esorta i fedeli a «compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile, ma che cerchiamo quella futura, pensano di potere per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno» (n. 43). Seguendo il magistero di san Massimo e di molti altri Padri, facciamo nostro l’auspicio del Concilio, che sempre di più i fedeli siano desiderosi di «esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio» (ibid.), e così al bene dell’umanità.

[01521-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

Notre attention se porte aujourd’hui sur saint Maxime, évêque de Turin, qui, comme saint Ambroise, contribua de façon décisive à la diffusion et à l’établissement du christianisme en Italie du nord.

Dans une cité menacée par la violence des invasions barbares et où les institutions civiles se délitent, saint Maxime parvint, grâce à son sens pastoral et à son enseignement, à rassembler le peuple chrétien. Son action nous est essentiellement connue à travers un important recueil d’homélies, où il presse les fidèles de ne pas se soustraire à leurs devoirs sociaux, en payant leurs impôts, en ne se rendant pas acquéreurs de biens volés. Les chrétiens, en premier lieu les plus aisés, sont incités non seulement à se garder d’une excessive âpreté au gain, mais à penser aux besoins d’autrui, pour ne pas subir le reproche fait à Ananie, dans les Actes des apôtres, d’avoir menti à Dieu en cachant les richesses qui pouvaient être partagées.

Dans le contexte troublé de l’époque, face aux périls qui se faisaient jour, la figure épiscopale de Maxime se dresse comme une sentinelle, chargée de défendre le bien commun. C’est l’idée que reprend la Constitution conciliaire Gaudium et spes qui « exhorte les chrétiens, citoyens de l’une et de l’autre cité, à remplir avec zèle et fidélité leurs tâches terrestres, en se laissant conduire par l’esprit de l’Évangile » (n. 43). C’est aussi ce que souligne la note doctrinale que j’ai écrite sur l’engagement des catholiques dans la vie politique (novembre 2002).

Je salue les pèlerins francophones, tout particulièrement les jeunes servants de messe et les membres des aumôneries de lycées. En suivant l’enseignement de saint Maxime, je vous invite tous à vivre une cohérence toujours plus résolue entre la foi et la vie, entre l’Évangile et la culture.

[01522-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the Fathers of the Early Church, we now turn from Saint Eusebius of Vercelli and Saint Ambrose of Milan to another great Bishop of Northern Italy, Saint Maximus of Turin. We meet Maximus as Bishop of Turin in 398, a year after the death of Ambrose. It was a time of growing civil unrest, when Turin had become a centre of refuge for those fleeing before the barbarian invaders. His Homilies reflect a growing awareness of the responsibility of Christians to promote a just social order grounded in solidarity with the poor. Addressed specifically to the wealthy, the Homilies inculcate concern for those in need, readiness to sacrifice for the common good and commitment to public service. Like many other Bishops of the time, Maximus found himself called upon to take on greater civic authority and responsibility. His example and teaching remind us that, whatever the age in which they live, Christian believers are called upon to carry out faithfully their duties as citizens, working to imbue temporal society with the spirit of the Gospel, and striving to achieve a vital synthesis between their duties as citizens of the earthly city and their commitment to work for the coming of God’s Kingdom of holiness, justice and peace.

I warmly greet the Sisters of the Resurrection present in Rome for the beatification of their foundress Mother Celine Chludjinska Borzencka. May the Lord grant them the grace of following generously in her footsteps. I also welcome the members of the Risso Kossei-kai Buddhist group from Japan. Upon all the English-speaking visitors, including those from England, Wales, Ireland, Australia, Denmark, Sweden, Canada, the Philippines and the United States, I invoke God’s abundant blessings.

[01523-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Der heilige Maximus von Turin gehört zu jenen Bischofsgestalten, die am Übergang vom vierten zum fünften Jahrhundert wesentlich zur Verbreitung und Festigung des Glaubens in Norditalien beigetragen haben. Im Jahre 398 wurde Maximus Bischof von Turin. Weitere Daten über sein Leben sind spärlich; dafür vermitteln aber die ungefähr 90 Predigten, die von ihm erhalten sind, das Bild eines leidenschaftlichen Seelsorgers. Maximus konnte als Hirte und Lehrer das christliche Volk in einer nicht einfachen Zeit um sich sammeln. Von außen bedrohten immer wieder Barbareneinfälle die Bevölkerung, im Inneren herrschten soziale Spannungen und es galt, dem Verfall und der Auflösung der zivilen Ordnung entgegenzuwirken. In dieser Situation zeigt Maximus in seiner Verkündigung die tiefe Verbindung zwischen dem Verhalten des Bürgers und des Christen auf. Ein christliches Leben zu führen heißt zugleich seine Bürgerpflichten wahrzunehmen. Seine Predigten machen das gewachsene Bewußtsein der politischen Verantwortung der kirchlichen Autorität sichtbar, die damals angesichts der Unzulänglichkeit ziviler Verwaltung nach und nach deren Funktionen übernimmt. Auch heute, wenn auch unter gewandelten Umständen, bleibt die Verwobenheit der Pflichten eines ehrlichen Bürgers mit denen eines guten Christen aufrecht: Die Einheit des Lebens der Christen erfordert die Kohärenz zwischen Glauben und Leben, zwischen Evangelium und Kultur.

Herzlich heiße ich alle Brüder und Schwestern aus dem deutschen Sprachraum willkommen. Ein besonderer Gruß gilt heute den Fußpilgern der Schönstattbewegung. Bemühen wir uns nach dem Beispiel des heiligen Maximus, die Anstrengungen des täglichen Lebens in Einklang mit den Werten des Glaubens zu erfüllen. Dann findet unser Tun Sinn und Halt in Gott. Der Herr segne euch alle.

[01524-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

A comienzos del siglo quinto, San Máximo de Turín contribuyó decisivamente a la consolidación del cristianismo en el norte de Italia. Se conservan pocas noticias de su vida, sin embargo, han llegado hasta nosotros unos noventa Sermones suyos. En ellos se puede constatar el vínculo profundo que unió a este insigne Obispo con la ciudad de la que fue Pastor. Frente a las graves tensiones de su tiempo, San Máximo logró congregar al pueblo cristiano a través de sus enseñanzas, atajando de este modo el deterioro de la convivencia y los conatos de dispersión. En su predicación, subrayó la coherencia entre fe y vida, entre Evangelio y cultura. Aunque el contexto social actual sea distinto, el magisterio de este Padre de la Iglesia no ha perdido su vigencia, pues hoy puede seguirse afirmando que la fe no aleja al cristiano de las tareas temporales, sino que, por el contrario, como ya señaló el Concilio Vaticano II, obliga a su perfecto cumplimiento, según la vocación personal de cada uno. Sobre esto mismo, yo pude reflexionar también hace unos años en la Nota doctrinal que escribí sobre algunas cuestiones relativas al compromiso y la conducta de los católicos en la vida política.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. En particular, a los grupos parroquiales, a la Hermandad de María Santísima en su Soledad, de Sevilla, a los peregrinos de Zaragoza y Menorca, así como a los venidos de México y otros países latinoamericanos. Acogiendo la exhortación de San Máximo de Turín, tratemos de afrontar nuestros deberes cívicos a la luz del Evangelio. Muchas gracias.

[01525-04.01] [Texto original: Español]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua portoghese

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua croata

Saluto in lingua slovena

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua portoghese  

Saúdo com amizade todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os grupos brasileiros de paróquias de Jaboticabal, São Paulo e Tambaú, que vieram junto do túmulo do Apóstolo São Pedro renovar a profissão de fé e a promessa de maior coerência entre a fé e a vida. Para os presentes e seus familiares, vão meus votos de graça e paz divina, com a minha Bênção Apostólica.

[01526-06.01] [Texto original: Português]

Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Pozdrawiam Siostry Zmartwychwstanki i uczestników beatyfikacji Matki Celiny Borzęckiej. Błogosławiona Celina jest dla nas wzorem wypełniania codziennych obowiązków z wiarą, miłością i poddaniem się woli Bożej. Na realizację jej duchowego testamentu i zawołania: „W Bogu na zawsze szczęście", „Świętymi bądźcie", całemu Zgromadzeniu Sióstr Zmartwychwstanek i wam wszystkim serdecznie błogosławię.

[Saluto cordialmente i Polacchi qui presenti. Saluto le Suore della Risurrezione e quanti hanno partecipato alla beatificazione di Madre Celina Borzęcka. Ella è per tutti noi esempio nell’adempimento dei doveri quotidiani mediante la fede, la carità e la sottomissione alla volontà divina. Di cuore benedico la Congregazione delle Suore della Risurrezione e tutti voi, affinché possiate attuare il testamento spirituale della nuova Beata, espresso con le seguenti parole: "In Dio per sempre la prosperità", "Siate santi".]

[01527-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, elsősorban a domonkos rendi nővéreket! A szentek, különösen is Árpádházi Szent Margit példájára, bizalommal és bátran tekintsetek az élet problémái elé és növekedjetek életszentségben. Szívesen adom apostoli áldásomat Mindannyiotokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto di cuore, do il benvenuto ai pellegrini ungheresi, in particolare alle Suore domenicane. Sull’esempio dei Santi, specialmente di Santa Margherita, possano trovare fiducia e coraggio nei vari problemi della vita e crescere nella vita spirituale. Volentieri imparto a voi tutti la Benedizione Apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!]

[01528-AA.02] [Testo originale: Ungherese]

Saluto in lingua croata

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, osobito vjernike župe Svetoga Marka iz Zagreba te mlade iz Sindelfingena, Esslingena i Ludwigsburga. Upoznajte i oduševljeno slijedite primjere svetaca koji su Boga zavoljeli iznad svega i posvetili mu sav svoj život. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia di San Marco di Zagreb e i giovani di Sindelfingen, Esslingen e Ludwigsburg. Fate conoscere e seguite con entusiasmo gli esempi dei santi che hanno amato Dio sopra ogni cosa e a Lui hanno dedicato tutta la loro vita. Siano lodati Gesù e Maria!]

[01529-AA.01] [Testo originale: Croato]

Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam romarje iz Prekmurja v Sloveniji! Evangelij in njegove vrednote naj vam bodo še naprej v pomoč in vodilo, da boste v prizadevanju za osebno rast in skupno dobro vedno bolj napredovali. Vsem, ki ste prišli na srečanje s Petrovim naslednikom, podeljujem apostolski blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini da Prekmurje in Slovenia! Il Vangelo e i suoi valori continuino ad aiutarvi ed a guidarvi, affinché possiate progredire sempre di più nell’impegno per la crescita personale e per il bene comune. A tutti voi presenti a questo incontro con il Successore di Pietro, imparto l’Apostolica Benedizione!]

[01530-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

Saluto in lingua italiana

Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra, e li incoraggio a proseguire generosamente nella loro significativa opera di solidarietà. Saluto poi i fedeli della parrocchia Santa Maria della Misericordia, di Roma ed auspico che il 70° anniversario di fondazione della loro comunità parrocchiale susciti in tutti un rinnovato impegno nel costruire il Regno di Dio con un amore sempre più fedele alla Chiesa.

Rivolgo, infine, il mio saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Le imminenti celebrazioni della Solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti, sia per ciascuno occasione propizia per innalzare lo sguardo al cielo e contemplare le realtà future, ultime e definitive che ci attendono.

[01531-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0566-XX.02]