L’UDIENZA GENERALE ● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
● APPELLO DEL SANTO PADRE
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, si è soffermato sulla figura di Sant’Eusebio di Vercelli.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluti ai gruppi di fedeli presenti.
Quindi il Papa ha lanciato un appello in occasione della Giornata Mondiale del rifiuto della miseria che si celebra oggi.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
● CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA
Cari fratelli e sorelle,
questa mattina vi invito a riflettere su sant’Eusebio di Vercelli, il primo Vescovo dell’Italia settentrionale di cui abbiamo notizie sicure. Nato in Sardegna all’inizio del IV secolo, ancora in tenera età si trasferì a Roma con la sua famiglia. Più tardi venne istituito lettore: entrò così a far parte del clero dell’Urbe, in un tempo in cui la Chiesa era gravemente provata dall’eresia ariana. La grande stima che crebbe attorno a Eusebio spiega la sua elezione nel 345 alla cattedra episcopale di Vercelli. Il nuovo Vescovo iniziò subito un’intensa opera di evangelizzazione in un territorio ancora in gran parte pagano, specialmente nelle zone rurali. Ispirato da sant’Atanasio – che aveva scritto la Vita di sant’Antonio, iniziatore del monachesimo in Oriente –, fondò a Vercelli una comunità sacerdotale, simile a una comunità monastica. Questo cenobio diede al clero dell’Italia settentrionale una significativa impronta di santità apostolica, e suscitò figure di Vescovi importanti, come Limenio e Onorato, successori di Eusebio a Vercelli, Gaudenzio a Novara, Esuperanzio a Tortona, Eustasio ad Aosta, Eulogio a Ivrea, Massimo a Torino, tutti venerati dalla Chiesa come santi.
Solidamente formato nella fede nicena, Eusebio difese con tutte le forze la piena divinità di Gesù Cristo, definito dal Credo di Nicea "della stessa sostanza" del Padre. A tale scopo si alleò con i grandi Padri del IV secolo – soprattutto con sant’Atanasio, l’alfiere dell’ortodossia nicena – contro la politica filoariana dell’imperatore. Per l’imperatore la più semplice fede ariana appariva politicamente più utile come ideologia dell’impero. Per lui non contava la verità, ma l’opportunità politica: voleva strumentalizzare la religione come legame dell’unità dell’impero. Ma questi grandi Padri resistettero difendendo la verità contro la dominazione della politica. Per questo motivo Eusebio fu condannato all’esilio come tanti altri Vescovi di Oriente e di Occidente: come lo stesso Atanasio, come Ilario di Poiters – di cui abbiamo parlato la scorsa volta – come Osio di Cordova. A Scitopoli in Palestina, dove fu confinato fra il 355 e il 360, Eusebio scrisse una pagina stupenda della sua vita. Anche qui fondò un cenobio con un piccolo gruppo di discepoli, e da qui curò la corrispondenza con i suoi fedeli del Piemonte, come dimostra soprattutto la seconda delle tre Lettere eusebiane riconosciute autentiche. Successivamente, dopo il 360, fu esiliato in Cappadocia e nella Tebaide ove subì gravi maltrattamenti fisici. Nel 361, morto Costanzo II, gli succedette l’imperatore Giuliano, detto l’apostata, che non si interessava al cristianesimo come religione dell’impero, ma voleva semplicemente restaurare il paganesimo. Egli mise fine all’esilio di questi Vescovi e consentì così anche ad Eusebio di riprendere possesso della sua sede. Nel 362 fu invitato da Anastasio a partecipare al Concilio di Alessandria, che decise di perdonare i vescovi ariani purché ritornassero allo stato laicale. Eusebio poté esercitare ancora per una decina d’anni, fino alla morte, il ministero episcopale, realizzando con la sua città un rapporto esemplare, che non mancò di ispirare il servizio pastorale di altri Vescovi dell’Italia settentrionale, dei quali ci occuperemo nelle prossime catechesi, come sant’Ambrogio di Milano e san Massimo di Torino.
Il rapporto tra il Vescovo di Vercelli e la sua città è illuminato soprattutto da due testimonianze epistolari. La prima si trova nella Lettera già citata, che Eusebio scrisse dall'esilio di Scitopoli "ai dilettissimi fratelli e ai presbiteri tanto desiderati, nonché ai santi popoli saldi nella fede di Vercelli, Novara, Ivrea e Tortona" (Ep. secunda, CCL 9, p. 104). Queste espressioni iniziali, che segnalano la commozione del buon pastore di fronte al suo gregge, trovano ampio riscontro alla fine della Lettera, nei saluti calorosissimi del padre a tutti e a ciascuno dei suoi figli di Vercelli, con espressioni traboccanti di affetto e di amore. E' da notare anzitutto il rapporto esplicito che lega il Vescovo alle sanctae plebes non solo di Vercellae/Vercelli – la prima e, per qualche anno ancora, l'unica diocesi del Piemonte –, ma anche di Novaria/Novara, Eporedia/Ivrea e Dertona/Tortona, cioè di quelle comunità cristiane che, all'interno della stessa diocesi, avevano raggiunto una certa consistenza e autonomia. Un altro elemento interessante è fornito dal commiato con cui si conclude la Lettera: Eusebio chiede ai suoi figli e alle sue figlie di salutare "anche quelli che sono fuori della Chiesa, e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore: etiam hos, qui foris sunt et nos dignantur diligere". Segno evidente che il rapporto del Vescovo con la sua città non era limitato alla popolazione cristiana, ma si estendeva anche a coloro che – al di fuori della Chiesa – ne riconoscevano in qualche modo l'autorità spirituale e amavano quest’uomo esemplare.
La seconda testimonianza del singolare rapporto del Vescovo con la sua città proviene dalla Lettera che sant’Ambrogio di Milano scrisse ai Vercellesi intorno al 394, più di vent’anni dopo la morte di Eusebio (Ep. extra collectionem 14: Maur. 63). La Chiesa di Vercelli stava attraversando un momento difficile: era divisa e senza pastore. Con franchezza Ambrogio dichiara di esitare a riconoscere in quei Vercellesi "la discendenza dei santi padri, che approvarono Eusebio non appena l'ebbero visto, senza averlo mai conosciuto prima di allora, dimenticando persino i propri concittadini". Nella stessa Lettera il Vescovo di Milano attesta nel modo più chiaro la sua stima nei confronti di Eusebio: "Un così grande uomo", scrive in modo perentorio, "ben meritò di essere eletto da tutta la Chiesa". L'ammirazione di Ambrogio per Eusebio si fondava soprattutto sul fatto che il Vescovo di Vercelli governava la diocesi con la testimonianza della sua vita: "Con l'austerità del digiuno governava la sua Chiesa". Di fatto anche Ambrogio era affascinato - come egli stesso riconosce - dall'ideale monastico della contemplazione di Dio, che Eusebio aveva perseguito sulle orme del profeta Elia. Per primo – annota Ambrogio – il Vescovo di Vercelli raccolse il proprio clero in vita communis e lo educò all’"osservanza delle regole monastiche, pur vivendo in mezzo alla città". Il Vescovo e il suo clero dovevano condividere i problemi dei concittadini, e lo hanno fatto in modo credibile proprio coltivando al tempo stesso una cittadinanza diversa, quella del Cielo (cfr Eb 13,14). E così hanno realmente costruito una vera cittadinanza, una vera solidarietà comune tra i cittadini di Vercelli.
Così Eusebio, mentre faceva sua la causa della sancta plebs di Vercelli, viveva in mezzo alla città come un monaco, aprendo la città verso Dio. Questo tratto, quindi, nulla tolse al suo esemplare dinamismo pastorale. Sembra fra l'altro che egli abbia istituito a Vercelli le pievi per un servizio ecclesiale ordinato e stabile, e che abbia promosso i santuari mariani per la conversione delle popolazioni rurali pagane. Piuttosto, questo "tratto monastico" conferiva una dimensione peculiare al rapporto del Vescovo con la sua città. Come già gli apostoli, per i quali Gesù pregava nella sua Ultima Cena, i Pastori e i fedeli della Chiesa "sono nel mondo" (Gv 17,11), ma non sono "del mondo". Perciò i pastori - ricordava Eusebio - devono esortare i fedeli a non considerare le città del mondo come la loro dimora stabile, ma a cercare la Città futura, la definitiva Gerusalemme del cielo. Questa "riserva escatologica" consente ai pastori e ai fedeli di salvare la scala giusta dei valori, senza mai piegarsi alle mode del momento e alle pretese ingiuste del potere politico in carica. La scala autentica dei valori – sembra dire la vita intera di Eusebio – non viene dagli imperatori di ieri e di oggi, ma viene da Gesù Cristo, l’Uomo perfetto, uguale al Padre nella divinità, eppure uomo come noi. Riferendosi a questa scala di valori, Eusebio non si stanca di "raccomandare caldamente" ai suoi fedeli di "custodire con ogni cura la fede, di mantenere la concordia, di essere assidui nell’orazione" (Ep. secunda, cit.).
Cari amici, anch’io vi raccomando con tutto il cuore questi valori perenni, mentre vi saluto e vi benedico con le parole stesse, con cui il santo Vescovo Eusebio concludeva la sua seconda Lettera: "Mi rivolgo a tutti voi, miei fratelli e sante sorelle, figli e figlie, fedeli dei due sessi e di ogni età, perché vogliate... portare il nostro saluto anche a quelli che sono fuori dalla Chiesa, e che si degnano di nutrire per noi sentimenti d’amore" (ibid.).
[01438-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
○ Sintesi della catechesi in lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
Arrêtons-nous, ce matin, sur la figure de saint Eusèbe de Verceil, premier évêque de l’Italie du Nord sur lequel nous ayons des données sûres. Né en Sardaigne et ayant grandi à Rome, il est élu sur le siège de Verceil en 345, en raison de la grande estime dont il jouissait. Il s’attachera à évangéliser les campagnes encore largement païennes et fondera une communauté sacerdotale sur un modèle monastique d’où sortiront d’importants et saints évêques.
Condamné à l’exil pendant cinq ans en raison de son opposition à la politique de l’empereur favorable à l’arianisme, il continuera de garder un lien épistolaire avec ses fidèles du Piémont avant de retrouver sa communauté et de la servir jusqu’à sa mort, dix ans plus tard.
Les lettres qu’il a laissées mettent en évidence la profonde affection qu’il avait pour son peuple. Saint Ambroise souligne avec admiration qu’Eusèbe gouverna son diocèse avant tout par le témoignage d’une vie sainte, habitée par l’idéal monastique de la contemplation de Dieu que son clergé, tout en vivant au cœur de la cité, était lui aussi invité à vivre.
Cette empreinte monastique a marqué d’un sceau particulier son action, invitant les fidèles à ne pas considérer le monde comme une demeure définitive, mais à désirer la Cité future, la Jérusalem du Ciel et à recevoir de Jésus seul, les authentiques valeurs à vivre.
Je salue les pèlerins francophones, particulièrement le groupe du diocèse de Créteil accompagné de l’Évêque nommé, Monseigneur Santier, ainsi que les pèlerins de l’Île de la Réunion et de Monaco. À la suite de saint Eusèbe, je vous invite à porter le salut et l’estime du successeur de Pierre à tous ceux que vous aimez et qui sont en dehors de l’Église.
En ce jour où nous célébrons le vingtième anniversaire de la Journée du Refus de la misère, ma pensée rejoint toutes les personnes qui doivent affronter des conditions de vie difficiles. Je voudrais dire d’abord à chacune d’elles l’affection du successeur de Pierre. Je les invite à puiser dans leur dignité d’hommes et de femmes, créés à l’image de Dieu, les raisons de refuser l’inacceptable, la force de croire en un avenir meilleur pour elles et pour les leurs, la joie de s’entraider et enfin la simplicité d’accepter le secours fraternel qui leur est offert par ceux qui entendent leur cri. J’invite aussi, une fois encore, tous les fils et les filles de l’Église à partager généreusement le combat contre la misère.
[01439-03.01] [Texte original: Français]
○ Sintesi della catechesi in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
In our catechesis on the teachers of the ancient Church, we now turn to Saint Eusebius of Vercelli. Eusebius was born in Sardinia at the beginning of the fourth century, educated in Rome and eventually elected Bishop of Vercelli. There he founded a priestly community inspired by the early monastic communities of Egypt, and helped to spread the ideal of apostolic holiness throughout northern Italy. Eusebius tirelessly defended the full divinity of Christ proclaimed at the Council of Nicaea, even at the cost of exile. His example of pastoral zeal greatly influenced many of his contemporaries, including Saints Ambrose and Maximus of Turin. Eusebius’ Letters testify to his closeness to the faithful of Vercelli, as well as his concern for those who were not of the faith. His episcopal ministry was shaped by his commitment to the monastic ideals of contemplation and self-discipline. He thus found the strength to resist every form of external pressure in his faithful service to the Gospel. May his teachings and example inspire us, in all our life and activity, to "make every effort to preserve the faith, to live in harmony and to be constant in the practice of prayer" (cf. Ep. II).
I warmly greet the Immaculate Heart Sisters from Nigeria who celebrate the seventieth anniversary of their foundation. I likewise greet the members of the national pilgrimage of Tanzania. My welcome also goes to the Lutheran pilgrims from Norway and to the members of Serra International. Upon all the English-speaking visitors, including those from England, Scotland, Ireland, Australia, Papua New Guinea, Japan, the Philippines and the United States, I invoke God’s abundant blessings.
[01440-02.01] [Original text: English]
○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Heute wollen wir uns dem heiligen Eusebius zuwenden, der als erster geschichtlich bezeugter Bischof im norditalienischen Vercelli ein Zeitgenosse und Mitstreiter des heiligen Hilarius war, über den wir am vergangenen Mittwoch gesprochen haben. Eusebius wurde um 300 in Sardinien geboren. Die Familie siedelte bald nach Rom über, wo der junge Eusebius zum Lektor geweiht und damit in den Klerikerstand aufgenommen wurde. Die große Hochachtung seitens der Gläubigen führte zu seiner Wahl auf den Bischofsstuhl von Vercelli im Jahr 345. Hier widmete sich der neue Bischof der intensiven Missionierung des noch heidnisch geprägten Hinterlandes. Inspiriert durch ein Werk des heiligen Athanasius gründete Eusebius eine Priestergemeinschaft, die in Norditalien den Anstoß für ein fruchtbares apostolisches Wirken gab und aus der eine Reihe großer Bischöfe hervorgegangen ist, die heute als Heilige verehrt werden.
In der Auseinandersetzung mit der Irrlehre des Arius trat Eusebius für die Lehre des Konzils von Nizäa ein, daß Jesus Christus wahrer Gott und wahrer Mensch ist. Er wurde deshalb vom Kaiser – welcher der arianischen Lehre nahe stand – in die Verbannung nach Kleinasien geschickt. Im Exil blieb Eusebius seinen Gemeinden im Herzen nahe, was mehrere Pastoralbriefe dieser Zeit von 355 bis 360 eindrucksvoll bezeugen. Der Bischof ermahnte die Christen, daß sie in der Welt keine bleibende Heimat haben, sondern auf dem Weg zum himmlischen Jerusalem sind. „Wahrt in aller Wachsamkeit den Glauben, wahrt die Eintracht, widmet euch dem Gebet", rief er den Gläubigen zu.
Von Herzen grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Zunge, insbesondere das Generalkapitel der Missionare von der Heiligen Familie. Stärkt die Einheit unter den Menschen im Gebet und durch gute Werke! So helft ihr dem Nachfolger Petri in seinem Hirtendienst. Gott, der Herr unseres Lebens, geleite euch allezeit.
[01441-05.01] [Originalsprache: Deutsch]
○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
San Eusebio de Verceli nació en Cerdeña a comienzos del siglo IV. Trasladado a Roma, más tarde fue elegido Obispo de Vercelli. Formado sólidamente en la fe nicena, defendió la plena divinidad de Cristo frente a la política imperial filoarriana, siendo por ello desterrado a Palestina, donde escribió algunas Cartas a su grey. Una vez puesto en libertad, pudo regresar a su ciudad, en la que estableció una relación encomiable no sólo con los cristianos, sino con toda la población, lo cual fue fuente de inspiración para otros Obispos. En el ejercicio de su ministerio episcopal, su estilo monacal no mermó su dinamismo pastoral. Este Santo Pastor nos dice con su vida que la auténtica escala de valores no proviene de los Emperadores de ayer o de hoy, sino de Jesucristo, igual al Padre en la divinidad, sin dejar por ello de ser hombre. Por eso, Eusebio recomienda siempre a sus fieles "custodiar con especial esmero la fe, mantener la concordia y ser asiduos en la oración". También yo os recomiendo con todo el corazón estos valores perennes.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. En particular, a las Hermanas Agustinas Misioneras, que celebran su Capítulo General, y a los grupos venidos de España, Panamá, Puerto Rico, México, Colombia, Perú, Argentina y de otros países latinoamericanos. Siguiendo la enseñanza y ejemplo de san Eusebio de Verceli, no veamos las ciudades del mundo como nuestra morada definitiva, sino busquemos más bien la Jerusalén del cielo, fieles a Jesucristo, Dios y hombre verdadero. Muchas gracias.
[01442-04.02] [Texto original: Español]
● SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE
○ Saluto in lingua portoghese
○ Saluto in lingua polacca
○ Saluto in lingua ungherese
○ Saluto in lingua croata
○ Saluto in lingua slovena
○ Saluto in lingua italiana
○ Saluto in lingua portoghese
Minha saudação cordial vai hoje também aos peregrinos de língua portuguesa, a todos desejando paz e harmonia para as suas famílias e comunidades. De modo especial desejo cumprimentar os portugueses vindos de Aveiro e os brasileiros de Ribeirão Bonito no Estado de São Paulo e os cearenses de Fortaleza. Faço também uma menção particular aos integrantes da Casa do Menor de Nova Iguaçu do Rio de Janeiro, com os votos de que prossigam nesta árdua, mas entusiasmante, tarefa de formar a juventude, mormente aquela mais abandonada no Brasil. Com a minha Bênção Apostólica.
[01443-06.01] [Texto original: Português]
○ Saluto in lingua polacca
Pozdrawiam obecnych tu Polaków, a szczególnie wiernych z Archidiecezji Katowickiej, przybyłych z okazji 750 rocznicy śmierci św. Jacka. Niech ten święty, zwany Lux ex Silesiae przewodzi wam na drodze do Chrystusa. Wczoraj wspominaliśmy rocznicę wyboru mojego poprzednika Jana Pawła II. Dziękujmy Bogu za owoce jego pontyfikatu i trwajmy w wierze i miłości, której był wielkim świadkiem. Niech Bóg wam błogosławi.
[Saluto i polacchi qui presenti, e in particolare i fedeli provenienti dall’Arcidiocesi di Katowice, giunti in occasione del 750° anniversario della morte di S. Giacinto. Il Santo, chiamato Lux ex Silesiae vi guidi sul cammino verso Cristo. Ieri abbiamo ricordato l’anniversario dell’elezione del mio predecessore Giovanni Paolo II. Ringraziamo Dio per i frutti del Suo Pontificato e stiamo saldi nella fede e nell’amore di cui è stato grande testimone. Dio vi benedica!]
[01444-09.01] [Testo originale: Polacco]
○ Saluto in lingua ungherese
Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen is azokat, akik Tusnádfürdőről, Brassóból és Máriabesnyőről érkeztek! Köszönöm imáitokat az Egyházért és péteri szolgálatomért. Vigyétek magatokkal köszöntésemet az otthoniaknak. Szívesen adom áldásomat Mindannyiotokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!
[Volentieri do il benvenuto ai pellegrini ungheresi, in particolare a quelli provenienti da Tusnádfürdő, Brassó e Máriabesnyő. Ringrazio voi tutti per le vostre preghiere per la Chiesa e per il mio servizio petrino. Portate il mio saluto alle vostre famiglie e ai vostri cari. Di cuore imparto a voi tutti la mia benedizione! Sia lodato Gesù Cristo!]
[01445-AA.01] [Testo originale: Ungherese]
○ Saluto in lingua croata
S radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno katedralni zbor iz Varaždina te vjernike župe Svetoga Stjepana iz Splita. Neka vas Gospodin obilno blagoslovi i uvijek vas prati svojom pomoću. Budite mu vjerni i zahvalni. Hvaljen Isus i Marija!
[Con gioia saluto i pellegrini croati, particolarmente il coro della cattedrale di Varaždin ed i fedeli della parrocchia di Santo Stefano di Split. Il Signore vi benedica abbondantemente e vi accompagni sempre con il suo aiuto. Siategli fedeli e riconoscenti. Siano lodati Gesù e Maria!]
[01446-AA.01] [Testo originale: Croato]
○ Saluto in lingua slovena
Lepo pozdravljam slovenske vernike! Iz večih krajev vaše domovine vas je romarska pot privedla v Večno mesto, v katerem sta Peter in Pavel za Kristusa darovala življenje. Naj vam bosta vzor in priprošnja teh dveh velikih apostolov v pomoč, da boste tudi vi vneti pričevalci evangelija. Naj vas spremlja moj blagoslov!
[Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli della Slovenia! Da varie parti della vostra patria siete venuti in pellegrinaggio nella Città Eterna, in cui SS. Pietro e Paolo offrirono per il Signore la loro vita. L’esempio e l’intercessione di questi due grandi Apostoli vi aiutino ad essere anche voi zelanti testimoni del Vangelo. Vi accompagni la mia Benedizione!]
[01447-AA.01] [Testo originale: Sloveno]
○ Saluto in lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri della Milizia dell’Immacolata fondata novant’anni fa da S. Massimiliano Maria Kolbe, e li incoraggio a proseguire con rinnovato ardore apostolico nel loro servizio al Vangelo e alla Chiesa. Saluto le Delegate al Capitolo dell’Unione Romana dell’Ordine di Sant’Orsola e assicuro la mia preghiera affinchè l’intero Istituto sia sempre più animato dall’amore di Dio secondo il carisma della fondatrice sant’Angela Merici. Saluto poi le Religiose che prendono parte al Seminario internazionale promosso dall’USMI sul tema della "Tratta di esseri umani", ed auspico che tale incontro rafforzi in tutti la coscienza del valore sacro della vita umana. Saluto con affetto i fedeli, accompagnati dall’Arcivescovo di Lecce Mons. Francesco Ruppi e da altri Presuli, che prendono parte al pellegrinaggio promosso dalle Suore Salesiane dei Sacri Cuori ad un anno dalla canonizzazione di san Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti. Cari amici, vi invito tutti, clero, religiose e fedeli laici a imitare la sua esemplare testimonianza e a seguire fedelmente lo spirito di carità verso i più bisognosi.
Rivolgo, infine, il mio pensiero ai malati, agli sposi novelli e ai giovani, specialmente ai ragazzi del dopo-Cresima della Diocesi di Faenza-Modigliana e agli alunni della Fondazione Sacro Cuore di Cesena. Cari amici, il mese di ottobre ci invita a rinnovare la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa. Ponete pertanto al servizio del Vangelo, voi giovani le fresche energie della giovinezza, voi malati la forza della preghiera e della sofferenza, voi sposi novelli le potenzialità della vita coniugale per offrire un concreto sostegno ai missionari che recano il messaggio cristiano nelle frontiere dell’evangelizzazione.
[01448-01.01] [Testo originale: Italiano]
● APPELLO DEL SANTO PADRE
Si celebra oggi la Giornata Mondiale del rifiuto della miseria, riconosciuta dalle Nazioni Unite sotto il titolo di Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. Quante popolazioni vivono ancora in condizioni di estrema povertà! La disparità tra ricchi e poveri s'è fatta più evidente e inquietante, anche all’interno delle nazioni economicamente più avanzate. Questa situazione preoccupante s'impone alla coscienza dell'umanità, poiché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offendere la dignità dell’essere umano e da compromettere, conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità mondiale. Incoraggio, pertanto, a moltiplicare gli sforzi per eliminare le cause della povertà e le tragiche conseguenze che ne derivano.
[01449-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0534-XX.01]