MESSAGGIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO IN OCCASIONE DELLA FESTIVITÀ BUDDISTA DI VESAKH ● TESTO IN LINGUA INGLESE
● TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
La festa di Vesakh è la più importante per i Buddisti. In essa si commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha.
In Giappone e Taiwan è stata celebrata l’8 aprile. In altri Paesi (Sri Lanka, Thailandia, Malesia, Corea, etc.) sarà celebrata, quest’anno, tra il 2 e il 31 maggio prossimo.
Per tali circostanze, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha fatto pervenire ai Buddisti il seguente messaggio:
● TESTO IN LINGUA INGLESE
Christians and Buddhists: educating communities to live in harmony and peace
Dear Buddhist Friends,
1. On the occasion of the festival of Vesakh, I am writing to Buddhist communities in different parts of the world to convey my own good wishes, as well as those of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue.
2. We, Catholics and Buddhists, enjoy a good relationship and our contacts, collaboration and implementation of diverse programmes have helped to deepen our understanding of each other. Dialogue is the sure path to fruitful interreligious relations. It deepens respect and nurtures the desire to live in harmony with others.
3. The Second Vatican Council teaches that the entire human race shares a common origin and a common destiny: God, our Creator and the goal of our earthly pilgrimage. Similarly, Pope Benedict XVI, in his 2007 Message for the World Day of Peace, observed: "As one created in the image of God, each individual human being has the dignity of a person; he or she is not just something, but someone, capable of self-knowledge, self-possession, free self-giving and entering into communion with others" (n. 2).
4. Building a community requires concrete gestures which reflect the respect for the dignity of others. Furthermore, as religious people, we are convinced that "there is a moral logic which is built into human life and which makes possible dialogue between individuals and peoples" (ibid, n. 3). Yet, there are people today who still need to learn about others and other people’s beliefs in order to overcome prejudices and misunderstandings. This sad reality, if it is to be overcome, demands much effort on the part of both civic and religious leaders. Even in places where people experience daily the ravages of war, fuelled by sentiments of hatred and vengeance, trust can be restored. Together we can help to create the space and the opportunities for people to talk, listen, share regrets and offer forgiveness for each other’s past mistakes.
5. Education for peace is a responsibility which must be borne by all sectors of society. Of course, this starts in ordinary homes where the family, the fundamental pillar of society, strives to transmit traditional and sound values to children by a deliberate effort to inform their consciences. The younger generations deserve and indeed thrive upon value-based education which reinforces respect, acceptance, compassion and equality. It is important therefore that schools, both government and faith-based, do all possible to support parents in the delicate but satisfying task of raising children to appreciate all that is good and true.
6. The media’s power to shape minds, especially of the young, cannot be underestimated. While the irresponsible elements within it are increasingly being recognized for what they are, it is also the case that much good can be effected through quality productions and educational programmes. When people working within the media exercise their moral conscience, it is possible to dispel ignorance and impart knowledge, preserve social values, and portray the transcendental dimension of life which arises from the spiritual nature of all people. Religious believers serve society admirably by collaborating in such projects for the common good.
7. Ultimately, the aim of true education is to bring the individual to encounter the ultimate purpose of life. This motivates the person to serve broken humanity. Together may we continue to contribute towards peace and harmony in our society and the world. We Catholics join you with our heartfelt greetings as you celebrate this feast and I wish you once again a happy Vesakh.
Paul Cardinal Poupard
President
Archbishop Pier Luigi Celata
Secretary
[00609-02.00] [Original text: English]
● TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Cristiani e buddisti: educare le comunità a vivere in armonia e in pace
Cari amici buddisti,
1. In occasione della festa di Vesakh, ho il piacere di rivolgermi alle comunità buddiste di varie parti del mondo per presentare i migliori auguri da parte mia e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
2. Noi, cattolici e buddisti, intratteniamo buone relazioni ed i nostri contatti, collaborazione e realizzazione di diversi programmi ci hanno aiutato ad approfondire la nostra conoscenza reciproca. Il dialogo è il cammino sicuro per avere fruttuose relazioni interreligiose, poiché approfondisce il rispetto e alimenta il desiderio di vivere in armonia con gli altri.
3. Il Concilio Vaticano II insegna che tutto il genere umano condivide un’origine ed un destino comuni: Dio, nostro Creatore e fine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno. In Modo simile, Papa Benedetto XVI, nel Suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007, ha sottolineato: "Perché creato ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone" (n. 2).
4. Costruire una comunità richiede gesti concreti che riflettano il rispetto per la dignità degli altri. Inoltre, come persone religiose, siamo convinti che "vi è una logica morale che illumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (ibid., n. 3). Tuttavia, vi sono persone che hanno ancora bisogno di imparare qualcosa sugli altri e sulle loro credenze, per superare pregiudizi ed incomprensioni. Questa triste realtà, se vuol essere superata, richiede molto impegno da parte dei leader sia civili che religiosi. Anche in luoghi dove la gente fa quotidianamente esperienza dei danni provocati dalla guerra, alimentati da sentimenti di odio e di vendetta, si può restaurare la fiducia. Assieme possiamo aiutare a creare gli spazi e le opportunità perché le persone possano parlare, ascoltare, condividere il dispiacere ed offrire perdono gli uni gli altri per gli errori del passato.
5. L’Educazione alla pace è una responsabilità che deve essere sostenuta da tutti i settori della società. Naturalmente, inizia nelle case dove la famiglia, il pilastro fondamentale della società, si sforza di trasmettere valori tradizionali e sani ai bambini con il deliberato impegno di formare le loro coscienze. Le generazioni più giovani meritano di crescere, e anzi maturano, con un’educazione fondata su valori, che rafforza il rispetto, l’accoglienza, la compassione e l’uguaglianza. E’ importante dunque che le scuole, sia pubbliche, che confessionali, facciano tutto il possibile per sostenere i genitori nel delicato, ma appagante compito di crescere i loro figli nell’apprezzare tutto ciò che è buono e vero.
6. Il potere dei mezzi di comunicazione di modellare le menti, specialmente dei giovani, non può essere sottovalutato. Mentre si prende sempre più coscienza, per quello che realmente sono, degli elementi irresponsabili che essi veicolano, si vede anche che molte cose buone possono essere realizzate attraverso produzioni di qualità e programmi educativi. Quando le persone che lavorano nei mezzi di comunicazione usano la loro coscienza morale, è possibile dissipare ignoranza e trasmettere conoscenze, preservare i valori sociali e presentare la dimensione trascendente della vita che nasce dalla natura spirituale di ogni individuo. I credenti servono la società in modo ammirabile collaborando in tali progetti per il bene comune.
7. In ultima analisi, lo scopo della vera educazione è condurre ciascuno a incontrarsi con il fine ultimo della vita. Questo motiva la persona a servire l’umanità scoraggiata. Auspico che insieme possiamo continuare a contribuire alla pace e all’armonia nelle nostre società e nel mondo. Noi cattolici ci uniamo a voi con i nostri cordiali saluti, mentre celebrate questa festa e vi auguro ancora una volta una buona festa di Vesakh.
Paul Cardinal Poupard
Presidente
Arcivescovo Pier Luigi Celata
Segretario
[00609-01.01] [Testo originale: Inglese]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
Chrétiens et Bouddhistes: éduquer les communautés à vivre en harmonie et en paix
Chers Amis Bouddhistes,
1. À l’occasion de la fête du Vesakh, je souhaite m’adresser aux communautés bouddhistes présentes dans le monde, pour leur présenter mes meilleurs vœux, auxquels s’associe l’ensemble du Conseil pontifical pour le Dialogue interreligieux.
2. Catholiques et Bouddhistes, nous entretenons de bonnes relations, et nos contacts, notre collaboration et la mise en œuvre de divers programmes ont contribué à approfondir notre compréhension mutuelle. Le dialogue est la voie sûre pour des relations interreligieuses fécondes. Il fait grandir le respect et il nourrit le désir de vivre en harmonie avec les autres.
3. Le Concile Vatican II enseigne que le genre humain tout entier partage une origine et une destinée communes: Dieu, notre Créateur, et le but de notre pèlerinage terrestre. De la même façon, le Pape Benoît XVI a voulu souligner ce point dans son Message pour la célébration de la Journée mondiale de la Paix 2007: «Parce qu’il est créé à l’image de Dieu, l’individu humain a la dignité de personne; il n’est pas seulement quelque chose, mais quelqu’un, capable de se connaître, de se posséder, de se donner librement et d’entrer en communion avec d’autres personnes» (n. 2).
4. Construire une communauté nécessite des gestes concrets qui reflètent le respect de la dignité de l’autre. De plus, en tant que membres d’une religion, nous sommes convaincus de l’existence d’«une logique morale qui éclaire l'existence humaine et qui rend possible le dialogue entre les hommes et entre les peuples» (ibid., n. 3). Cependant, il existe aujourd’hui des personnes qui ont encore besoin de mieux connaître les autres et leurs croyances, afin de surmonter les préjugés et les malentendus. Cette triste réalité, exige, pour la vaincre, beaucoup d’efforts de la part des autorités civiles et des responsables religieux. Même dans les lieux où les hommes vivent au quotidien les ravages de la guerre, nourrissant des sentiments de haine et de vengeance, la confiance peut être retrouvée. Ensemble, nous pouvons aider à créer les espaces et les occasions pour que les personnes se parlent, s’écoutent, expriment leurs regrets et offrent le pardon réciproque pour les erreurs commises par chacun dans le passé.
5. L’éducation à la paix est une responsabilité qui doit être portée par tous les secteurs de la société. Elle commence bien sûr à la maison, où la famille, pilier fondamental de la société, s’efforce de transmettre des valeurs traditionnelles et saines aux enfants, en s’engageant dans un effort pour former leurs consciences. Les plus jeunes générations méritent une éducation fondée sur des valeurs, qui renforce le respect, l’accueil, la compassion et l’égalité, condition de leur épanouissement véritable. Il importe donc que les écoles, qu’elles soient publiques ou confessionnelles, fassent tout leur possible pour soutenir les parents dans leur tâche délicate mais belle d’éduquer leurs enfants en les rendant sensibles à ce qui est bon et à ce qui est vrai.
6. Le pouvoir des médias de modeler les esprits, en particulier chez les plus jeunes, ne saurait être sous-estimé. Tandis qu’on prend toujours plus conscience des éléments négatifs qu’ils véhiculent, on voit aussi qu’on peut obtenir de bonnes choses à travers des productions et des programmes éducatifs de qualité. Lorsque les personnes travaillant dans les médias mettent en œuvre leur conscience morale, il est possible de dissiper l’ignorance et de transmettre des connaissances, de préserver les valeurs sociales et de présenter la dimension transcendante de la vie qui résulte de la nature spirituelle de tous les peuples. Les croyants servent admirablement la société en collaborant à de tels projets en vue du bien commun.
7. Enfin, l’objectif d’une véritable éducation est d’amener chacun à se diriger vers le but ultime de la vie, ce qui motive également la personne à servir l’humanité blessée. Puissions-nous continuer ensemble à contribuer à la paix et à l’harmonie dans la société et dans le monde ! Alors que vous célébrez cette fête, nous vous adressons, nous, Catholiques, nos cordiales salutations. Je vous redis : joyeux Vesakh!
Paul Cardinal Poupard
Président
Mgr Pier Luigi Celata
Secrétaire
[00609-03.01] [Texte original: Anglais]
[B0221-XX.01]