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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2007, 13.02.2007


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2007

INTERVENTO DI S.E. MONS. PAUL JOSEF CORDES

INTERVENTO DI DON ORESTE BENZI

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Quaresima 2007: "Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto" (Gv 19, 37).

Intervengono alla Conferenza Stampa: S.E. Mons. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; il Rev.mo Mons. Karel Kasteel, Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; il Rev.mo Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio e il Rev.mo Don Oreste Benzi, Presidente della Fondazione "Giovanni XXIII".

Pubblichiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Paul Josef Cordes e del Rev.mo Don Oreste Benzi:

INTERVENTO DI S.E. MONS. PAUL JOSEF CORDES

Dal 1973 è stato affidato a Cor Unum il compito di presentare ogni anno il Messaggio di Quaresima del Santo Padre. Il breve testo serve allo scopo di accompagnare ovunque nel mondo i fedeli attraverso il periodo della quaresima e prepararli così alla solennità della risurrezione del Signore. Il Pontefice stesso nel suo messaggio per il 2007 ricorda che vogliamo "partecipare pienamente alla gioia della Pasqua". Questo tratto dell’anno, così enfatizzato dalla liturgia della Chiesa, è una occasione unica per farci ricordare il nostro battesimo ed aiutare tutti noi a combattere il peccato. Nella prospettiva della fede siamo chiamati a riscoprire gli altri come nostri fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre nei cieli, e a prenderci a cuore la loro miseria nelle sue forme più svariate.

A partire dal concilio Vaticano II, celebrato ormai 40 anni fa, si sottolinea nella preghiera e nella predicazione più fortemente l’impegno sociale dei cristiani verso i vicini e i lontani bisognosi. A titolo di esempio ricordo che grazie alla riforma liturgica una nota preghiera della santa messa si è modificata in un piccolo punto: nel Confiteor – la confessione delle colpe all’inizio della celebrazione eucaristica - ci accusiamo non più solo delle opere sbagliate, ma anche delle omissioni, di tutto quel bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Il Vangelo ha la sua componente positiva. La fede mi obbliga anche all’impegno per il bene e per la giustizia rispetto a quanti soffrono; non posso essere cristiano guardando solo a me stesso.

I doveri sociali di ogni uomo sono riconosciuti in maniera globale anche dalla società. Essi costituiscono una parte irrinunciabile della cultura del cosiddetto "primo mondo". Imprenditori mondiali, come per esempio un Bill Gates o Warren Buffet, istituiscono fondazioni sociali; le star del cinema e i politici invitano a cene di beneficenza; i governi si creano amici nella pubblica opinione grazie alla cooperazione internazionale; e le grandi raccolte svolte in occasione di catastrofi raggiungono in certi casi cifre così ragguardevoli che poi diventa difficile – così mi testimoniavano dopo lo tsunami alti funzionari di agenzie laiche specializzate come il dott. Seiters, Presidente della Croce Rossa tedesca - spendere questi soldi in maniera responsabile. Come cristiani possiamo registrare non senza soddisfazione, che nella vita sociale il comandamento biblico dell’amore al prossimo sembra universalmente accettato.

I messaggi quaresimali dei Papi volevano dare nuova incisività alla prospettiva appena descritta: finora essi ruotavano intorno alle opere di carità nel senso dell’impegno sociale dei cristiani. Temi di tali interventi sono stati, ad esempio, "Emarginazione dei poveri" (1977), "Compassione con la folla" (1985), "Esuli e rifugiati" (1990), "Fame nel mondo" (1996); "Dono e solidarietà" (2003) ecc. Un breve sguardo al testo di quest’anno ci fa rilevare che esso si distingue in modo evidente dalle precedenti trattazioni delle necessità della famiglia umana. Infatti mette con forza al centro il Dio Padre di Gesù Cristo e pone dunque un accento non antropocentrico, ma teocentrico. Il Santo Padre si occupa meno della dimensione orizzontale, per mettere in luce più chiara quella verticale del vivere cristiano. Questo cambiamento del pensiero si può osservare in genere nella predicazione di Benedetto XVI. Sembra desiderare che ci rivolgiamo con più grande intensità al Padre nei cieli; che ci affidiamo al suo Figlio Gesù Cristo. Nelle sue udienze del mercoledì si è soffermato sui vangeli intorno alle chiamate dei discepoli ed ha così avuto occasione di parlare sempre di nuovo della persona di Gesù Cristo, che desidera invitare ciascuno di noi alla sua sequela. Prima dell’ultimo Natale di fronte ai suoi collaboratori della Curia romana ha passato in rassegna la sua attività dell’anno trascorso; riguardo ai suoi discorsi nella sua patria, la Baviera, ha detto: "Il grande tema del mio viaggio in Germania era Dio" (22.12.2006). E cosa potrebbe suggellare di più questa osservazione che la sua enciclica "Deus Caritas est"? Che non è certamente solo un sussulto iniziale del suo pontificato, ma ha piuttosto il rango di una dichiarazione programmatica incisiva di governo. L’enciclica sulla carità inizia come con un battito di timpano: è il rinvio a Dio come fonte e modello di carità.

Posso fare solo delle speculazioni sulle motivazioni che hanno portato il Papa a focalizzare la sua predicazione su Dio, cambiando così la prospettiva consueta nella redazione del messaggio quaresimale. Certamente anche a Benedetto XVI Dio appare come il grande assente nella nostra epoca – che l’uomo di oggi lo percepisca o meno. Juri Gagarin, il cosmonauta russo, dopo il suo primo viaggio spaziale ha coniato uno slogan diffuso: "Compagno, il cielo è buio". La trascendenza è qualcosa che riguarda forse i fumi della filosofia, forse qualcosa per la discussione intraecclesiale. Ma la banale quotidianità non ne ha più bisogno! Si può vivere bene anche coi cieli chiusi.

Evidentemente il Papa non può arrendersi a questo impoverimento. L’assenza di Dio è peggiore della miseria materiale, poiché uccide ogni speranza ferma e lascia l’uomo solo con il suo dolore e il suo lamento.

Il Papa riprende la riflessione su eros e agape avviata nell’enciclica e vede queste due forme di amore incontrarsi nella loro pienezza in Cristo crocifisso. Dice "solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti".

Dunque anche nel messaggio quaresimale il Papa si riallaccia alla pena che pesa sulle nostre vite per colpa nostra o di altri, e ci fa alzare lo sguardo dal basso verso l’alto. "Guarderanno a colui che hanno trafitto!". Sensibilità per la disperazione del mondo – non esclusivamente, eventualmente neppure primariamente per togliere la miseria con la propria forza; ma per cercare energia contro ogni la rassegnazione nella sorgente dell’amore.

Certamente non con un salto spiritualista. Purtroppo l’affermazione pubblica e teorica dell’amore al prossimo non implica automaticamente che ognuno attui il dono di sé al fratello. Perciò anche il Papa non dimentica l’esortazione all’aiuto concreto. Il Cristo trafitto – così Papa Benedetto – "ci spingerà, in particolare, a combattere ogni forma di disprezzo della vita e di sfruttamento della persona e ad alleviare i drammi della solitudine e dell’abbandono di tante persone". Nessuno però, facendo appello a rivolgerci a Cristo, vuole sostituire il servizio dell’uomo con il servizio a Dio. Possiamo essere orgogliosi del fatto che sono molte le organizzazioni cattoliche che si occupano di queste problematiche e colgo volentieri l’occasione per ringraziare tutti. Ma sempre di nuovo questo appello del Papa vuole toccare il nostro cuore ottuso, abbiamo chiesto a don Oreste Benzi di darci la sua testimonianza.

Sono lieto di presentarvi questo sacerdote, abbastanza conosciuto per il suo impegno in favore di quanti vengono sfruttati.

Don Oreste è della diocesi di Rimini. Non si è limitato ad analizzare il fenomeno, ma ha messo tutta la sua vita, le sue energie, il suo sacerdozio a servizio dei "nuovi poveri". Nato nel 1925, ha iniziato la sua attività nel 1968, occupandosi di giovani, di poveri e di persone con problemi psichici, fondando l’Associazione "Papa Giovanni XXIII", che conta oggi più di 200 centri in tutto il mondo. In essi, quanti vivono l’esperienza dello sfruttamento quali prostitute, ex-drogati ed alcolisti, persone con handicap fisici e mentali, possono vivere l’accoglienza in famiglie cosiddette "normali". Don Benzi non è un teorico della carità, è un sacerdote che ha avuto il coraggio di mettere le mani sulle problematiche più difficili della nostra società e di questo ci parlerà direttamente. Guardare a Cristo che hanno trafitto significa guardare e toccare con mano una realtà come quella in cui Don Benzi lavora da anni.

[00205-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI DON ORESTE BENZI

1. "La quaresima è tempo propizio per imparare a sostare con Maria accanto a Colui che sulla croce consuma per l'intera umanità il sacrificio della sua vita".

Dopo che Gesù emise lo spirito "Il centurione glorificava Dio, veramente quest'uomo era giusto".

Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, tornavano battendosi il petto (Luca 23,47-48).

Perché le folle si percuotevano il petto? Vedendo Gesù crocifisso! Si è vero, ma c'è un'altra verità: vedendo Maria accanto a suo figlio crocifisso, capivano il crocifisso e il loro cuore si sentiva mosso alla conversione a Gesù.

Così Gesù manteneva la sua promessa che una volta elevato da terra avrebbe attirato tutti a Sé. Quest'azione di Maria Madre, continua nelle madri di tutti i nostri piccoli e di tutti angeli gioiosi crocifissi.

Alcune di queste Madri hanno generato esse stesse questi angeli crocifissi, ma molte altre li hanno rigenerati nell'amore.

A questo punto racconterei fatti di mamme che tra la vita propria e quella del figlio hanno scelto la vita del figlio, di mamme che mantengono la vita del figlio riconosciuto handicappato grave fin dal seno materno, di mamme e papà che vedendoci pregare hanno rinunciato all' aborto. di medici che si sono ravveduti dal fare aborti vedendo le proprie mani sporche di sangue.

2. Purtroppo l'umanità sedotta dalle menzogne del maligno si è chiusa all'amore di Dio, nell'illusione di una impossibile autosufficienze "Ripiegandosi su se stesso, l'uomo si allontana da quella fonte della vita che è Dio stesso".

A questo punto vorrei dimostrare come questo tempo è il tempo dello scoppio di una nuova pentecoste dei giovani verso la Chiesa.

Mai come oggi i giovani si accorgono che questa società attuale è una società vecchia, di vecchi capaci solo di spegnere realtà più belle create da Dio: il matrimonio, la famiglia, la dignità della donna, la libertà dello spirito, l'amore di Dio e del prossimo.

I giovani risentono il fascino di Gesù uomo nuovo, e capiscono che coloro che lo seguono sono creature nuove. I giovani sono affascinati dalla condivisione diretta, che realizza la società del gratuito e la civiltà dell'amore (agape ed eros come è nel testo del Papa).

A questo punto presenterei alcuni "miracoli" di giovani ritornato a Dio dalla droga, dalla delinquenza, dalle carceri, ecc...

3. La Quaresima sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell'amore di Dio donatoci in Cristo, amore che ogni giorno a nostra volta dobbiamo "ridonare" al prossimo soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno.

A questo punto richiamerei i grandi appuntamenti che Cristo sta dando a tutti i cristiani e soprattutto alle comunità e movimenti riconosciuti dalla Chiesa. Quali?

La lotta per difendere la donna a non abortire, la lotta per il riconoscimento della vera famiglia, la lotta per vincere la droga, l'impegno per accogliere veramente gli immigrati a partire dai fratelli nella fede, l'impegno per accogliere gli zingari a partire dai fratelli nella fede, l'impegno per accogliere i carcerati e per superare le carceri, l'impegno per non essere impiegati della carità ma innamorati di Cristo, l'impegno per essere popolo, la lotta per la liberazione della schiavitù della prostituzione.

Racconterei fatti e direi ciò che si sta facendo in tutto il mondo.

[00206-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0079-XX.01]