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NOTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE: "LA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE", 10.10.2006


NOTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE: "LA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE"

TESTO IN LINGUA ITALIANA

TESTO IN LINGUA INGLESE

TESTO IN LINGUA FRANCESE

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

TESTO IN LINGUA ITALIANA

LA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE

1. Dal 2 al 3 giugno 2006 si è tenuta in Vaticano la Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema « La lotta alla corruzione ». Vi hanno partecipato alti funzionari di Organismi internazionali, studiosi e intellettuali, ambasciatori presso la Santa Sede, professori ed esperti. Scopo della Conferenza, come affermato dal Cardinale Renato Raffaele Martino,1 era di conoscere meglio il fenomeno della corruzione, di precisare i metodi migliori per contrastarlo e di chiarire il contributo che la Chiesa può dare a questa impresa. Diversi illustri relatori, studiosi ed esperti del fenomeno in questione, hanno aiutato i partecipanti ad avere un quadro di cosa sia la corruzione e di quanto si faccia per contrastarla a livello mondiale (Antonio Maria Costa),2 nel settore privato (François Vincke ),3 in quello pubblico (David Hall ),4 nella società civile (Jong-Sung You ),5 nei Paesi ricchi e in quelli poveri (Eva Joly ),6 mettendo in evidenza il duro impatto di questo fenomeno nei confronti dei poveri del mondo (Cobus de Swardt) 7 e le caratteristiche di una cultura della corruzione (Paul Wolfowitz).8 S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi 9 ha presentato le linee di quanto la dottrina sociale della Chiesa insegna su tale materia.

2. Il fenomeno della corruzione è sempre esistito, tuttavia è solo da pochi anni che se ne è presa coscienza a livello internazionale. Infatti il maggior numero delle convenzioni contro la corruzione e dei piani d'azione, stilati da singoli Stati e gruppi di Stati, da Organismi internazionali nei campi del commercio internazionale, nella disciplina delle transazioni internazionali e specialmente nel campo della finanza, appartengono agli ultimi tre lustri. Questo significa che la corruzione è diventata ormai un fenomeno rilevante, ma anche che si sta diffondendo a livello mondiale una sua valutazione negativa e si consolida una nuova consapevolezza della necessità di combatterlo. A questo scopo, sono stati messi a punto strumenti di analisi empirica e di valutazione quantitativa della corruzione che ci permettono di conoscere meglio le dinamiche proprie delle pratiche illegali ad essa connesse per predisporre più adeguati mezzi, non solo di tipo giuridico e repressivo, per lottare contro questi fenomeni. Questo recente cambiamento è stato prodotto, in particolare, da due grandi fatti storici. Il primo è la fine dei blocchi ideologici dopo il 1989 e il secondo è la globalizzazione delle informazioni. Tutti e due questi processi hanno concorso a mettere maggiormente in luce la corruzione e a farne prendere adeguata coscienza. L'apertura dei confini a seguito del processo di globalizzazione permette alla corruzione di venire esportata con maggiore facilità rispetto al passato, ma offre anche l'opportunità di combatterla meglio, mediante una collaborazione internazionale più stretta e coordinata.

3. La corruzione è un fenomeno che non conosce limiti politici e geografici. È presente nei Paesi ricchi e in quelli poveri. L'entità dell'economia della corruzione è difficile da stabilire in modo preciso e, infatti, su questo punto i dati spesso divergono. Si tratta comunque di risorse molto ingenti, che vengono sottratte all'economia, alla produzione e alle politiche sociali. I costi ricadono sui cittadini, infatti la corruzione viene pagata distogliendo i fondi dal loro legittimo utilizzo.

La corruzione attraversa tutti i settori sociali: non può essere attribuita solo agli operatori economici né solo ai funzionari pubblici. Anche la società civile non ne è esente. È un fenomeno che riguarda sia i singoli Stati che gli Organismi internazionali.

La corruzione è favorita dalla scarsa trasparenza nella finanza internazionale, dall'esistenza di paradisi fiscali e dalla disparità di livello tra le forme di lotta alla corruzione, spesso chiuse nell'ambito del singolo Stato, e il campo d'azione degli attori della corruzione, solitamente sovrastatale e internazionale. È anche favorita dalla scarsa collaborazione tra gli Stati nel settore della lotta alla corruzione, dalla eccessiva diversità delle norme dei vari sistemi giuridici, dalla scarsa sensibilità degli organi di stampa verso fenomeni di corruzione in certe parti del mondo e dalla carenza di democrazia in vari Paesi. Senza la presenza di una stampa libera, di sistemi democratici di controllo e di trasparenza la corruzione è senz'altro più facile.

La corruzione desta oggi molta preoccupazione in quanto è collegata anche con il traffico di stupefacenti, con il riciclaggio del denaro sporco, con il commercio illecito delle armi e con altre forme di criminalità.

4. Se la corruzione è un grave danno dal punto di vista materiale e un enorme costo per la crescita economica, ancora più negativi sono i suoi effetti sui beni immateriali, legati più strettamente alla dimensione qualitativa e umana della vita sociale. La corruzione politica, come insegna il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, « compromette il corretto funzionamento dello Stato, influendo negativamente sul rapporto tra governanti e governati; introduce una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni pubbliche, causando una progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti, con il conseguente indebolimento delle istituzioni » (n. 411).

Si danno dei nessi molto chiari ed empiricamente dimostrati tra corruzione e carenza di cultura, tra corruzione e limiti di funzionalità del sistema istituzionale, tra corruzione e indice di sviluppo umano, tra corruzione e ingiustizie sociali. Non si tratta solo di un processo che indebolisce il sistema economico: la corruzione impedisce la promozione della persona e rende le società meno giuste e meno aperte.

5. La Chiesa considera la corruzione un fatto molto grave di deformazione del sistema politico. Così la stigmatizza il Compendio della dottrina sociale della Chiesa: « La corruzione distorce alla radice il ruolo delle istituzioni rappresentative, perché le usa come terreno di scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti. In tal modo, le scelte politiche favoriscono gli obiettivi ristretti di quanti possiedono i mezzi per influenzarle e impediscono la realizzazione del bene comune di tutti i cittadini » (n. 411). La corruzione va annoverata « tra le cause che maggiormente concorrono a determinare il sottosviluppo e la povertà » (n. 447) e talvolta è presente anche all'interno degli stessi processi di aiuto ai Paesi poveri.

La corruzione priva i popoli di un fondamentale bene comune, quello della legalità: rispetto delle regole, corretto funzionamento delle istituzioni economiche e politiche, trasparenza. Quello della legalità è un vero bene comune a destinazione universale. Esso è, infatti, una delle chiavi per lo sviluppo, in quanto permette di stabilire corretti rapporti tra società, economia e politica e predispone il quadro della fiducia su cui l'attività economica si inscrive. Essendo un « bene comune », esso va adeguatamente promosso da parte di tutti: tutti i popoli ne hanno diritto. Tra le cose che sono dovute all'uomo in quanto uomo c'è anche, appunto, la legalità. La pratica e la cultura della corruzione devono essere sostituite dalla pratica e dalla cultura della legalità.

6. Per il superamento della corruzione, è positivo il passaggio da società autoritarie a società democratiche, da società chiuse a società aperte, da società verticali a società orizzontali, da società centralistiche a società partecipate. Ma non è garantito che questi passaggi siano automaticamente positivi. Bisogna stare molto attenti a che l'apertura non demolisca la solidità delle convinzioni morali e che la pluralità non impedisca solidi legami sociali. Nell'anomia di molte società avanzate si nasconde un forte pericolo di corruzione, non meno che nella rigidità di tante società arcaiche. Da un lato si può riscontrare come la corruzione sia favorita nelle società molto strutturate, rigide e chiuse, perfino autoritarie sia al loro interno che verso l'esterno, perché in esse è meno facile venire a conoscenza del suo manifestarsi: corrotti e corruttori, in mancanza di trasparenza e di un vero e proprio Stato di diritto, possono rimanere nascosti e perfino protetti. La corruzione può essere perpetuata perché può contare su una situazione di stabilità. Dall'altro lato, però, si può facilmente notare come anche nelle società molto più flessibili e mobili, con apparati snelli e istituzioni democratiche aperte e libere, si nascondano dei pericoli. L'eccessivo pluralismo può minare il consenso etico dei cittadini. La babele degli stili di vita può indebolire il giudizio morale sulla corruzione. La perdita dei confini interni ed esterni a queste società può facilitare l'esportazione di corruzione.

7. Per evitare questi pericoli la dottrina sociale della Chiesa propone il concetto di « ecologia umana » (Centesimus annus, 38), adatto anche ad orientare la lotta alla corruzione. Gli atteggiamenti di corruzione possono essere adeguatamente compresi solo se sono visti come frutto di lacerazioni nell'ecologia umana. Se la famiglia non è messa in grado di svolgere il suo compito educativo, se leggi contrarie all'autentico bene dell'uomo come quelle contro la vita diseducano i cittadini circa il bene, se la giustizia procede con eccessiva lentezza, se la moralità di base viene indebolita dalla trasgressione tollerata, se le condizioni di vita sono degradate, se la scuola non accoglie e non emancipa, non è possibile garantire quella « ecologia umana » sulla cui mancanza alligna poi anche il fenomeno della corruzione. Non va dimenticato, infatti, che la corruzione implica un insieme di relazioni, di complicità, di oscuramento delle coscienze, di ricatti e minacce, di patti non scritti e connivenze che chiamano in causa, prima delle strutture, le persone e la loro coscienza morale. Si collocano qui, con la loro enorme importanza, l'educazione e la formazione morale dei cittadini e il compito della Chiesa che, presente con le proprie comunità, istituzioni, movimenti e associazioni e singoli fedeli in tutte le pieghe della società di oggi, può svolgere un ruolo sempre più rilevante nella prevenzione della corruzione. La Chiesa può coltivare e promuovere le risorse morali che aiutano a costruire una « ecologia umana » in cui la corruzione non trovi un habitat favorevole.

8. La dottrina sociale della Chiesa impegna sul fronte della lotta alla corruzione tutti i suoi principi orientativi fondamentali, che essa propone come indicazioni di comportamento personale e collettivo. Essi sono la dignità della persona umana, il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà, l'opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni. La corruzione contrasta in modo radicale con tutti questi principi. Essa strumentalizza la persona umana utilizzandola con disprezzo per interessi egoistici. Impedisce il raggiungimento del bene comune perché vi contrappone criteri individualistici, di cinismo egoistico e di illeciti interessi di parte. Contraddice la solidarietà, perché produce ingiustizia e povertà, e la sussidiarietà, perché non rispetta i diversi ruoli sociali e istituzionali, ma appunto li corrompe. Va anche contro l'opzione preferenziale per i poveri impedendo che le risorse a loro destinate arrivino correttamente. Infine essa si contrappone alla destinazione universale dei beni, perché anche quello della legalità, come abbiamo già visto, è un bene dell'uomo e per l'uomo, destinato a tutti.

L'intera dottrina sociale della Chiesa propone una visione delle relazioni sociali assolutamente contrastanti con la pratica della corruzione. Deriva da qui la gravità di questo fenomeno e il giudizio fortemente negativo che ne dà la Chiesa. Deriva da qui anche la grande risorsa che la Chiesa mette in campo contro la corruzione: la totalità della sua dottrina sociale e il lavoro di quanti ad essa si ispirano.

9. La lotta alla corruzione richiede che aumentino sia la convinzione, attraverso il consenso prestato ad evidenze morali, sia la consapevolezza che con questa lotta si ottengono importanti vantaggi sociali. È questo l'insegnamento della Centesimus annus: « L'uomo tende verso il bene, ma è pure capace di male; può trascendere il suo interesse immediato e, tuttavia, rimanere a esso legato. L'ordine sociale sarà tanto più solido quanto più terrà conto di questo fatto e non opporrà l'interesse personale a quello della società nel suo insieme, ma cercherà piuttosto i modi della loro fruttuosa collaborazione » (n. 25). Si tratta di un criterio realistico molto efficace. Esso ci dice di puntare sui comportamenti virtuosi dell'uomo, ma anche di incentivarli; di pensare che la lotta alla corruzione è un valore, ma è anche un bisogno; che la corruzione è un male, ma è anche un costo; che il rifiuto della corruzione è un bene, ma è anche un vantaggio; che l'abbandono di pratiche corrotte può generare sviluppo e benessere; che i comportamenti onesti vanno incentivati e quelli disonesti puniti. È molto importante per la lotta alla corruzione che le responsabilità di fatti illeciti siano portate alla luce, che i colpevoli siano puniti con forme riparative di comportamento socialmente responsabile. È anche importante che i Paesi o gruppi economici che lavorano con un codice etico che non tollera comportamenti corrotti vengano premiati.

10. Sul piano internazionale la lotta alla corruzione richiede che si operi per aumentare la trasparenza delle transazioni economiche e finanziarie e per armonizzare o uniformare la legislazione in questo campo dei diversi Paesi. Attualmente è facile occultare i fondi che provengono da corruzione e dai governi corrotti, che facilmente riescono ad esportare ingenti capitali con molteplici complicità.

Dato che il crimine organizzato non ha frontiere, bisogna anche aumentare la collaborazione internazionale tra i governi, almeno a livello giuridico e in materia di estradizione. La ratifica di convenzioni contro la corruzione è molto importante ed è auspicabile che i Paesi firmatari della Convenzione ONU aumentino. Rimane poi da affrontare il problema della vera e propria applicazione delle convenzioni, dato che per motivi politici esse non hanno seguito all'interno di molti Paesi, anche firmatari. Bisogna anche che a livello internazionale si trovi un accordo su procedure per la confisca e il recupero di quanto recepito illegalmente, mentre oggi le norme che regolano queste procedure sono solo interne alle singole Nazioni.

Molti auspicano la costituzione di una autorità internazionale contro la corruzione, con autonoma capacità di azione, anche in collaborazione con gli Stati, e in grado di accertare i reati di corruzione internazionale e di sanzionarli. In questo ambito può essere utile l'applicazione del principio di sussidiarietà ai diversi livelli di autorità nel campo della lotta alla corruzione.

11. Un atteggiamento particolare deve essere tenuto nei confronti dei Paesi poveri. Essi vanno aiutati, come si diceva sopra, laddove manifestano carenze a livello legislativo e non possiedono ancora le istituzioni giuridiche per la lotta alla corruzione. Una collaborazione bilaterale o multilaterale nel settore della giustizia – per il miglioramento del sistema carcerario, l'acquisizione di competenze investigative, la strutturale indipendenza della magistratura dai governi – è molto utile e va annoverata pienamente tra gli aiuti per lo sviluppo.

La corruzione nei Paesi in via di sviluppo è talvolta causata da compagnie occidentali o addirittura da Organismi statali o internazionali, talaltra è iniziativa di corrotte oligarchie locali. Solo con un atteggiamento coerente e disciplinato dei Paesi ricchi sarà possibile aiutare governi dei Paesi poveri ad acquisire credibilità. Una via maestra sicuramente auspicabile è la promozione, in quei Paesi della democrazia, di una stampa libera e vigilante e la vitalizzazione della società civile. Piani mirati Paese per Paese da parte degli Organismi internazionali possono ottenere buoni risultati in questo campo.

Le Chiese locali sono fortemente impegnate nella formazione di una coscienza civile e nell'educazione dei cittadini ad una vera democrazia; più volte le Conferenze Episcopali di molti Paesi sono intervenute contro la corruzione e per una convivenza sotto il governo della legge. Anche le Chiese locali dovrebbero collaborare validamente con gli Organismi internazionali nell'attività di lotta alla corruzione.

Città del Vaticano, 21 settembre 2006, Festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista

Renato Raffaele Card. Martino
Presidente

+ Giampaolo Crepaldi
Segretario

_____________________________

1 Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
2
Direttore Esecutivo, Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC).
3
Presidente, Commissione Anti-Corruzione della Camera di Commercio Internazionale (ICC).
4
Direttore, Unità Internazionale di Ricerca sui Servizi pubblici (PSIRU), Business School, Università di Greenwich.
5
Kennedy School of Government, Università di Harvard.
6
Consigliere Speciale per la lotta alla corruzione e al riciclaggio del denaro, Norvegia.
7
Direttore dei Programmi Globali, Transparency International.
8
Presidente della Banca Mondiale.
9
Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

[01400-01.01] [Testo originale: Italiano]

 

TESTO IN LINGUA INGLESE

THE FIGHT AGAINST CORRUPTION

1. The International Conference organized by the Pontifical Council for Justice and Peace on the theme "The Fight against Corruption" was held in the Vatican on 2-3 June 2006. Participants included high-level officials of international organizations, specialists and scholars, ambassadors to the Holy See, professors and experts. The purpose of the Conference, as stated by Cardinal Renato Raffaele Martino,1 was to arrive at a better understanding of the phenomenon of corruption, to identify the best methods for countering it and to explain the contribution that the Church can make in this undertaking. Distinguished speakers, scholars and experts on the phenomenon in question helped the participants gain insight into what corruption is and how to counter it at the global level (Antonio Maria Costa),2 in the private sector (François Vincke),3 in the public sector (David Hall),4 in civil society (Jong-Sung You),5 in rich countries and in poor countries (Eva Joly),6 depicting the harsh impact of this phenomenon on the poor people of the world (Cobus de Swardt) 7 and the characteristics of a culture of corruption (Paul Wolfowitz).8 Bishop Giampaolo Crepaldi 9 presented an overview of the aspects of the social doctrine of the Church regarding these issues.

2. The phenomenon of corruption has always existed, nonetheless it is only in recent years that awareness of it has grown at the international level. In fact, with regard to conventions on corruption and plans of action adopted by individual States and groups of States and by international organizations in the area of international trade, in the discipline of international commerce and especially in the field of finances, the majority of these efforts have been made in the last fifteen years. This means that corruption has only recently become recognized as a significant phenomenon and that a negative judgment of it is spreading at the worldwide level, while at the same time there is a growing awareness of the need to fight it. To this end, methods for an empirical analysis and a quantitative assessment of corruption have been put into place that will allow for a better understanding of the dynamics behind the illegal practices connected with it. Thus, it will be possible to come up with more adequate methods, and not only law-based systems and repression, to fight these phenomena. This recent change was brought about in particular by two important historical factors: the fall of ideological blocs after 1989 and the globalization of information. Both of these processes have contributed to shedding greater light on corruption and making people more effectively aware of it. The opening up of borders as a result of the process of globalization has made it possible for corruption to expand with greater facility in respect to the past, but also offers greater opportunity to fight it, by means of more resolute and coordinated international cooperation.

3. Corruption is a phenomenon that is not limited by politics or geography. It exists in rich countries and in poor countries. The economic impact of corruption is difficult to establish with precision; in fact, available data is often inconsistent. Nonetheless, we are dealing with enormous amounts of resources that are taken away from the economy, from production and from social programmes. The costs are borne by the citizens: the price of corruption is paid by using monies intended for the legitimate use of society.

Corruption crosses all social sectors: it cannot be attributed only to those who work in the economic sector or only to public officials; nor is civil society exempt. Corruption is a phenomenon that involves both individual States and international organizations.

A ready climate for corruption is fostered by a lack of transparency in international finances, by the existence of financial havens and by the disparity between the level at which corruption is fought — often limited to the level of single States — and the level at which corruption is carried out, usually at the supranational and international levels. It is also facilitated by limited cooperation between States in the fight against corruption, by the excessive differences in the norms of various legal systems, by the lack of media coverage of corruption in parts of the world, and by the lack of democracy in various countries. Without a free press, without democratic systems of checks and balances, without transparency, corruption is made that much easier.

Corruption is a cause of great concern today, in that it is also connected to drug-trafficking, to money-laundering, to the illegal trade of arms, and to other forms of criminality.

4. If corruption causes serious harm from a material point of view and places a costly burden on economic growth, still more harmful are its effects on immaterial goods, closely connected to the qualitative and human dimension of life in society. Political corruption, as the Compendium of the Social Doctrine of the Church teaches, "compromises the correct functioning of the State, having a negative influence on the relationship between those who govern and the governed. It causes a growing distrust with respect to public institutions, bringing about a progressive disaffection in the citizens with regard to politics and its representatives, with a resulting weakening of institutions" (No. 411).

There are very clear and empirically demonstrated connections between corruption and an absence of culture, between corruption and functional limitations of institutional systems, between corruption and the index of human development, between corruption and social injustices. This is not merely a process that weakens the economic system: corruption hinders the promotion of the person and makes societies less just and less open.

5. The Church considers corruption to be a very serious fact that distorts the political system. The Compendium of the Social Doctrine of the Church offers a very negative judgment: "Corruption radically distorts the role of representative institutions, because they are used as an arena for political bartering between clients' requests and governmental services. In this way political choices favour the narrow objectives of those who possess the means to influence these choices and are an obstacle to bringing about the common good of all citizens" (No. 411). Corruption is listed "among the causes that greatly contribute to underdevelopment and poverty" (No. 447) and sometimes it is also present within the very mechanisms by which aid is given to poor countries.

Corruption deprives peoples of a basic common good, that of legality: respect for rules, the correct functioning of economic and political institutions and transparency. Legality is truly a common good intended for everyone. In fact, it is a critical key to development, insofar as legality makes it possible to establish correct relationships between society, the economy and politics, and insofar as it makes possible the framework of trust on which economic activity is based. As a "common good", it must be appropriately promoted by all people, in fact all peoples have a right to the good that is legality. Among those things that are owed to men and women by virtue of their being human persons is, precisely, legality. The practice and the culture of corruption must be replaced by the practice and the culture of legality.

6. From the perspective of overcoming corruption, very positive developments are seen in the transition from authoritarian to democratic societies, from closed to open societies, from vertical to horizontal societies, from centralized to participatory societies. But this passage is not automatically positive. Great care must be taken that the new openness does not undermine the strength of moral convictions and that plurality is not a hindrance to solid social bonds. The breakdown of moral standards in many advanced societies can conceal a great danger of corruption, as great as the danger present in the rigidity of so many archaic societies. There are societies that are highly structured, very rigid and closed, and even societies that are authoritarian within themselves or toward the outside world. There are societies that show much greater flexibility and mobility, with streamlined structures and democratic institutions that are open and free. On the one hand, we can note how corruption is facilitated in the first type of societies, because it is more difficult to become aware of the presence of corruption within them: those who are corrupt and who corrupt others can remain hidden and even protected when there is no transparency and when the State is not authentically based on the rule of law. Corruption can perpetuate itself because it can count on a situation of stability. On the other hand, however, we can easily note how, in the second type of societies also, there are hidden dangers. Excessive pluralism can possibly cause an undermining of the ethical consensus of the citizens. Confusion arising from different life styles can also weaken moral judgment with regard to corruption. The disappearance of the internal and external borders of these societies can lead to facilitation of the international exportation of corruption.

7. To avoid these dangers the Church's social doctrine proposes the concept of "human ecology" (Centesimus Annus, 38), which can also be a useful criterion in the fight against corruption. The attitudes of corruption can be satisfactorily understood only if they are seen as the result of a breakdown of human ecology. If the family is not put in a position to fulfill its educational role, if laws contrary to the authentic good of men and women — such as those against life — miseducate citizens concerning what is good, if the pace of justice is excessively slow, if basic morality is weakened by tolerance of transgressions, if living conditions have deteriorated, if schools do not stimulate personal growth and do not create independence, it is not possible to guarantee "human ecology"; and the absence of human ecology allows the phenomenon of corruption to thrive. In fact, it must not be forgotten that corruption implies a whole series of relationships and complicity; it involves the numbing of consciences, blackmail and threats, unwritten agreements and conspiracies that first involve, overall, people and people's moral conscience, and after, their structures. This, then, is the context for the enormously important task of the moral education and formation of citizens, and for the duty of the Church, which — with her communities, institutions, movements and associations, and with the presence of individual members of the faithful in every segment of modern society — can play an ever more significant role in preventing corruption. The Church can cultivate and promote the moral resources that will help to build a "human ecology" in which corruption will not find an hospitable habitat.

8. The Church's social doctrine makes use of all its fundamental guiding principles, which it puts forth as indications of personal and collective behaviour, placing them on the front-line in the battle against corruption. These principles are the dignity of the human person, the common good, solidarity, subsidiarity, the preferential option for the poor, the universal destination of goods. Corruption stands in radical contrast to all these principles. It exploits the human person, disdainfully using men and women for selfish interests. It represents an obstacle for achieving the common good, because it is based on individualistic criteria of selfish cynicism and illicit special interests. It is a contradiction of solidarity because it gives rise to injustice and poverty, and a contradiction of subsidiarity because it does not respect the different social and institutional roles but corrupts them. It also acts against the preferential option for the poor by hindering the proper delivery to the poor of the resources intended for them. Finally, it stands in contrast to the universal destination of goods because the good of legality, as we have already seen, is a human good for every man and woman, intended for all people.

The whole of the Church's social doctrine proposes a perspective of social relationships that is completely at odds with the practice of corruption. Thus we can understand the gravity of this phenomenon and the Church's utterly negative judgment with regard to it. We can also understand the origin of the great resource that the Church brings to the fight against corruption: the entire body of her social doctrine and the work of those who are inspired by it.

9. The fight against corruption requires a greater conviction, by means of the consensus given to moral evidence, and a greater awareness that this fight will provide important social advantages. According to the teaching of Centesimus Annus: "Man tends towards good, but he is also capable of evil. He can transcend his immediate interest and still remain bound to it. The social order will be all the more stable, the more it takes this fact into account and does not place in opposition personal interest and the interests of society as a whole, but rather seeks ways to bring them into fruitful harmony" (No. 25). This is a very effective and realistic criterion. It tells us to aim at the characteristics of virtuous behavior in men and women, and also to encourage these characteristics; to think of the fight against corruption as a value, and also as a need; that corruption is an evil, and that it also involves a great price; that rejecting corruption is a good, and also an advantage; that abandoning corrupt practices can lead to development and well-being; that behaviour marked by honesty is to be encouraged and behaviour marked by dishonesty is to be punished. In the fight against corruption it is very important that responsibility for illicit acts be exposed, that the guilty be punished with reparative measures aimed at restoring socially responsible behaviour. It is likewise important that there be rewards for countries and economic partnerships that work in conformity with an ethical code that does not tolerate corrupt practices.

10. On the international level, the fight against corruption requires that people work together to increase transparency in economic and financial transactions and to enact within different countries uniform legislation in this area. At the present time funds arising from corruption are easily concealed, as are the dishonest gains of corrupt governments; these governments are able to export huge amounts of capital effortlessly with many forms of complicity. Harmonized or uniform legislation is to be encouraged as a step in prevention, so that poor countries do not attract this illicit capital solely because such uniform legislation is lacking.

Since organized crime knows no borders, international cooperation between governments also needs to increase, at least with regard to juridical cooperation in the area of extradition. The ratification of agreements against corruption is very important, and it is desirable that the number of countries ratifying and enforcing the U.N. Convention against Corruption increase. There remains, however, the problem of the concrete application of these agreements, since — because of political motivation — they are not observed in many countries, even in countries that have signed them. It is necessary that a common accord be found also at the international level for confiscating and recovering what has been illegally obtained; at present, norms regulating such procedures exist only within individual Nations.

It is the hope of many that an international authority against corruption will be established, with the ability to act autonomously even while working in conjunction with States, and with the ability to verify whether crimes of international corruption have been committed and, if verified, to punish the perpetrators. The principle of subsidiarity can be useful in this area, applying it to the different levels of authority at work in the fight against corruption.

11. A particular kind of attention is called for with regard to poor countries: they must be helped, as noted above, when there are voids at the level of legislation and when they do not yet have adequate legal institutions for the fight against corruption. Bilateral or multilateral cooperation in the area of justice — for the improvement of prison systems, the acquisition of investigative competence, the structural independence of the courts with respect to the government — is most useful and is to be fully included in aid given for development.

Corruption in developing countries is sometimes caused by Western corporations or even by state or international agencies; other times it is brought about by corrupt local oligarchies. Only with a consistent and disciplined approach on the part of rich countries will it be possible to help the governments of poorer countries to acquire credibility. A most desirable approach is certainly the promotion of democracy in all countries, the promotion of a free and vigilant press, and the revitalization of civil society. Specific plans on the part of international agencies, developed on a country-by- country basis, can lead to good results in this area.

The local Churches are heavily involved in the formation of a civil conscience and in the education of citizens to a true democracy; Episcopal Conferences of many countries, have made interventions against corruption and on behalf of a society that is governed by law. Local Churches should cooperate in a valuable manner with international organizations in the fight against corruption.

Vatican City, 21 September 2006, Feast of Saint Matthew, Apostle and Evangelist

Cardinal Renato Raffaele Martino
President

+ Giampaolo Crepaldi
Secretary

_____________________________

1 President of the Pontifical Council for Justice and Peace and of the Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People.
2
Executive Director of the United Nations Office on Drugs and Crime.
3
President of the Anti-Corruption Commission of the International Chamber of Commerce.
4
Director of Public Services International Research Unit, Business School, University of Greenwich.
5
Kennedy School of Government, Harvard University.
6
Special Counselor for the fight against corruption and money-laundering, Norway.
7
Director of Global Programmes of Transparency International.
8
President of the World Bank.
9
Secretary of the Pontifical Council for Justice and Peace.

[01400-02.01] [Original text: English]

 

TESTO IN LINGUA FRANCESE

LA LUTTE CONTRE LA CORRUPTION

1. Les 2 et 3 juin 2006, s'est tenue au Vatican la Conférence internationale organisée par le Conseil Pontifical « Justice et Paix » sur le thème « La lutte contre la corruption ». Y ont participé de hauts fonctionnaires d'organismes internationaux, des chercheurs et des intellectuels, des ambassadeurs près le Saint-Siège, des professeurs et des experts. Comme l'a affirmé le Cardinal Renato Raffaele Martino,1 la Conférence avait pour but de mieux connaître le phénomène de la corruption, d'identifier les meilleures stratégies pour le combattre, et de clarifier la contribution que l'Eglise peut apporter dans ce domaine. Plusieurs illustres conférenciers — spécialistes et experts du sujet — ont présenté aux participants un tableau d'ensemble de ce qu'est la corruption et des efforts pour s'y opposer au niveau mondial (Antonio Maria Costa),2 dans le secteur privé (François Vincke),3 public (David Hall),4 dans la société civile (Jong-Sung You),5 dans les pays riches et dans les pays pauvres (Eva Joly),6 en mettant en lumière le lourd impact de ce phénomène sur les pauvres du monde (Cobus de Swardt) 7 et les caractéristiques d'une culture de la corruption (Paul Wolfowitz).8 S.E. Mgr Giampaolo Crepaldi 9 a présenté les lignes maîtresses de l'enseignement social de l'Eglise en la matière.

2. Le phénomène de la corruption a toujours existé; mais ce n'est que depuis quelques années seulement que conscience en a été prise au niveau international. En effet, le plus grand nombre des conventions contre la corruption et des plans d'action qui ont été élaborés par des Etats — individuellement et en groupe — et par des organismes internationaux, dans les domaines du commerce international, de la discipline des transactions internationales, et plus spécialement dans le monde de la finance, l'ont été au cours des trois derniers lustres. Ce qui signifie que, désormais, la corruption est devenue un phénomène important mais aussi que, au niveau mondial, elle est de plus en plus considérée de façon négative en même temps que se renforce une nouvelle conscience de la nécessité de la combattre. Dans ce but, des méthodes d'analyse empirique et d'évaluation quantitative de la corruption ont été mises au point pour mieux connaître les dynamiques caractéristiques des pratiques illégales qui y sont inhérentes et préparer des instruments plus adéquats — non seulement de type juridique et répressif — pour lutter contre ces phénomènes. Ce changement récent est dû, en particulier, à deux grands faits historiques. Le premier est la fin des blocs idéologiques après 1989, et le second est la mondialisation des informations. Ces deux processus ont concouru à éclairer davantage la corruption et à faire prendre conscience du phénomène de manière appropriée. L'ouverture des frontières suite au processus de mondialisation permet à la corruption d'être exportée plus aisément que par le passé, mais elle offre aussi l'opportunité de mieux la combattre, à travers une collaboration internationale plus étroite et mieux coordonnée.

3. La corruption est un phénomène qui ne connaît de frontière ni politique ni géographique. On la trouve dans les pays riches comme dans les pays pauvres. Il est difficile d'établir de façon précise, au plan économique, la quantification de la corruption; en effet, sur ce point les données sont souvent divergentes. Il s'agit cependant toujours de ressources très importantes qui sont soustraites à l'économie, à la production et aux politiques sociales. Les coûts retombent sur les citoyens, la corruption étant payée en détournant les fonds de leur utilisation légitime.

La corruption est présente dans tous les secteurs sociaux: elle ne peut être attribuée uniquement aux opérateurs économiques, ni aux agents publics. La société civile elle non plus n'en est pas exempte. Le phénomène concerne aussi bien les Etats que les organismes internationaux.

La corruption est favorisée par le peu de transparence dans la finance internationale, par l'existence de paradis fiscaux et par l'inégalité de niveau entre les formes de lutte contre la corruption — souvent confinées dans les limites des Etats — et le champ d'action des acteurs de la corruption, habituellement super-étatique et international. Elle est aussi favorisée par le peu de collaboration entre les Etats, par la diversité excessive des normes des systèmes juridiques, par le peu de sensibilité des organes de presse à l'égard des phénomènes de la corruption dans certaines parties du monde et par le manque de démocratie dans différents pays. En absence d'une presse libre, de systèmes démocratiques de contrôle et de transparence, la corruption est certainement plus facile.

La corruption est aujourd'hui une source de graves préoccupations, du fait qu'elle est liée aussi au trafic de stupéfiants, au blanchiment d'argent sale, au commerce illicite des armes et à d'autres formes de criminalité.

4. Si la corruption est un dommage grave au point de vue matériel, et un coût énorme pour la croissance économique, encore plus négatifs sont ses effets sur les biens immatériels, plus étroitement liés à la dimension qualitative et humaine de la vie sociale. La corruption politique, ainsi que l'enseigne le Compendium de la doctrine sociale de l'Eglise, « compromet le fonctionnement correct de l'Etat, en influant négativement sur le rapport entre les gouvernants et les gouvernés; elle introduit une méfiance croissante à l'égard des institutions publiques en causant une désaffection progressive des citoyens vis-à-vis de la politique et de ses représentants, ce qui entraîne l'affaiblissement des institutions » (nº 411).

Il existe des liens très nets et prouvés dans la pratique entre la corruption et le manque de culture, entre la corruption et les limites de fonctionnalité du système institutionnel, entre la corruption et l'index de développement humain, entre la corruption et les injustices sociales. Il ne s'agit pas seulement d'un processus qui affaiblit le système économique: la corruption empêche aussi la promotion de la personne et rend les sociétés moins justes et moins ouvertes.

5. L'Eglise considère la corruption comme un fait très grave de déformation du système politique. Le Compendium de la doctrine sociale de l'Eglise la stigmatise ainsi: « La corruption déforme à la racine le rôle des institutions représentatives, car elle les utilise comme un terrain d'échange politique entre requêtes clientélistes et prestations des gouvernants. De la sorte, les choix politiques favorisent les objectifs restreints de ceux qui possèdent les moyens de les influencer et empêchent la réalisation du bien commun de tous les citoyens » (nº 411). La corruption se situe « parmi les causes qui concourent le plus à déterminer le sous-développement et la pauvreté » (nº 447) et elle est aussi présente parfois au sein des processus mêmes d'aide aux pays pauvres.

La corruption prive les peuples d'un bien commun fondamental, à savoir la légalité: respect des règles, fonctionnement correct des institutions économiques et politiques, transparence. Le bien de la légalité est un bien commun authentique, qui a une destination universelle. En effet, il est une des clefs du développement, du fait qu'il permet d'établir des rapports corrects entre société, économie et politique, et qu'il structure le cadre de la confiance dans lequel s'inscrit l'activité économique. En tant que « bien commun », il doit être promu de façon appropriée par tous, car tous les peuples y ont droit. Parmi tout ce qui est dû à l'homme en tant qu'homme, se trouve justement aussi la légalité. La pratique et la culture de la corruption doivent être remplacées par la pratique et la culture de la légalité.

6. Dans la lutte contre la corruption, il faut considérer comme un processus positif le passage de sociétés autoritaires à sociétés démocratiques, de sociétés fermées à sociétés ouvertes, de sociétés verticales à sociétés horizontales, de sociétés centralistes à sociétés participatives. Mais il n'est pas garanti que ces passages soient automatiquement positifs. Il faut faire très attention à ce que l'ouverture ne sape pas la solidité des convictions morales, et que la pluralité n'entrave pas les liens sociaux. Dans l'anomie de nombreuses sociétés avancées se cache un fort danger de corruption, tout comme dans la rigidité de beaucoup de sociétés archaïques. D'une part, on peut constater comment la corruption est favorisée dans les sociétés fortement structurées, rigides et fermées, parfois même autoritaires aussi bien à l'intérieur d'elles- mêmes qu'envers l'extérieur, car il y est plus difficile d'avoir connaissance de ce phénomène: en absence de transparence et d'un véritable Etat de droit, corrupteurs et corrompus peuvent rester cachés et même protégés. La corruption peut aller de l'avant du fait qu'elle peut compter sur une situation de stabilité. D'autre part, toutefois, on peut facilement remarquer comment des dangers se cachent aussi dans les sociétés beaucoup plus flexibles et mobiles, avec des structures souples et des institutions démocratiques ouvertes et libres. Le pluralisme excessif peut miner le consensus éthique des citoyens. La confusion des styles de vie peut affaiblir le jugement moral sur la corruption. La disparition des limites internes et externes de ces sociétés peut faciliter l'exportation de la corruption.

7. Pour éviter de tels dangers, la doctrine sociale de l'Eglise propose le concept d'« écologie humaine » Centesimus annus », 38), lequel est apte aussi à orienter la lutte contre la corruption. Les attitudes de corruption ne peuvent être comprises de façon adéquate que si elles sont considérées comme le fruit de déchirements dans l'écologie humaine. Si la famille n'est pas mise en condition de pouvoir remplir son rôle éducatif, si des lois contraires au bien authentique de l'homme — comme celles opposées à la vie — nuisent à l'éducation des citoyens à propos de ce qu'est le bien, si la justice ne procède qu'avec trop de lenteur, si la moralité de base est affaiblie par la tolérance de la transgression, si les conditions de vie sont détériorées, si l'école n'accueille ni n'émancipe, alors il n'est pas possible de garantir cette « écologie humaine » dont l'absence favorise ensuite le phénomène de la corruption. En effet, il ne faut pas oublier que la corruption implique un ensemble de relations, de complicité, d'obscurcissements de la conscience, de chantages et de menaces, de pactes tacites et de connivences qui, avant même les structures, mettent en cause les personnes et leur conscience morale. C'est là que se situent, avec toute l'importance qui est la leur, l'éducation et la formation morale des citoyens, ainsi que la tâche de l'Eglise qui, présente avec ses communautés, ses institutions, ses mouvements, ses associations et ses fidèles dans toutes les couches de la société d'aujourd'hui, peut jouer un rôle toujours plus important dans la prévention de la corruption. L'Eglise peut cultiver et promouvoir les ressources morales qui aident à construire une « écologie humaine » où la corruption ne puisse trouver un habitat favorable.

8. La doctrine sociale de l'Eglise engage sur le front de la lutte contre la corruption tous ses principes fondamentaux d'orientation, qu'elle propose comme des indications de comportement personnel et collectif. Ce sont la dignité de la personne humaine, le bien commun, la solidarité, la subsidiarité, l'option préférentielle pour les pauvres et la destination universelle des biens. La corruption est en contraste radical avec tous ces principes. Elle exploite la personne humaine en l'utilisant avec mépris pour des intérêts égoïstes. Elle empêche la réalisation du bien commun du fait qu'elle lui oppose des critères d'individualisme, de cynisme égoïste et d'intérêts partisans illicites. Elle contredit la solidarité, parce qu'elle produit injustice et pauvreté; et la subsidiarité, parce qu'elle ne respecte pas les différents rôles sociaux et institutionnels, mais qu'elle les corrompt. Elle s'oppose aussi à l'option préférentielle pour les pauvres, en empêchant que parviennent correctement à ceux-ci les ressources qui leur sont destinées. Enfin, elle est en contradiction avec la destination universelle des biens, car, comme on l'a vu précédemment, le bien de la légalité aussi est un bien de l'homme et pour l'homme, qui est destiné à tous.

L'ensemble de la doctrine sociale de l'Eglise propose une vision des rapports sociaux en contraste absolu avec la pratique de la corruption. D'où la gravité du phénomène et le jugement fortement négatif qu'en donne l'Eglise. D'où, aussi, la grande ressource que l'Eglise met en oeuvre pour lutter contre la corruption: la totalité de sa doctrine sociale et le travail de tous ceux qui s'en inspirent.

9. La lutte contre la corruption exige que se développent la conviction — à travers le consensus accordé aux évidences morales — et la conscience que par cette lutte s'obtiennent d'importants avantages sociaux, comme l'enseigne « Centesimus annus »: « L'homme tend vers le bien, mais il est aussi capable de mal; il peut transcender son intérêt immédiat et pourtant lui rester lié. L'ordre social sera d'autant plus ferme qu'il tiendra davantage compte de ce fait et qu'il n'opposera pas l'intérêt personnel à celui de la société dans son ensemble, mais qu'il cherchera plutôt comment assurer leur fructueuse coordination » (nº 25). Il s'agit d'un critère réaliste très efficace. Il nous dit de miser sur les comportements vertueux de l'homme, mais aussi de les encourager; de penser que la lutte contre la corruption est une valeur, mais aussi un besoin; que la corruption est un mal, mais aussi un coût; que le refus de la corruption est un bien, mais aussi un avantage; que l'abandon de pratiques corrompues peut engendrer le développement et le bien-être; que les comportements honnêtes doivent être encouragés, et les comportements malhonnêtes punis. Pour lutter contre la corruption, il est très important que les responsabilités d'actes illicites soient mises en lumière et que les coupables soient punis selon des modalités de réparation d'un comportement socialement responsable. Il est aussi important que soient récompensés les pays ou groupes économiques qui opèrent suivant un code éthique ne tolérant pas les attitudes de corruption.

10. Au plan international, la lutte contre la corruption exige d'agir pour accroître la transparence des transactions économiques et financières et pour harmoniser ou uniformiser dans les différents pays la législation en la matière. Actuellement, il est facile d'occulter les fonds provenant de la corruption et de gouvernements corrompus, qui réussissent aisément à exporter d'importants capitaux, grâce à plusieurs formes de complicité.

Etant donné que le crime organisé ne connaît pas de frontières, il est nécessaire aussi de développer la collaboration internationale entre les gouvernements, au moins dans le domaine juridique et en matière d'extradition. Il est très important que soient ratifiées les conventions contre la corruption et il est souhaitable qu'augmente le nombre des pays signataires de la convention ONU. Il reste aussi à affronter le problème de l'application même des conventions, étant donné que, pour des raisons politiques, elles n'ont aucun suivi à l'intérieur de nombreux pays, y compris les pays signataires. Il faut en outre qu'au niveau international un accord soit trouvé sur les procédures de confiscation et de récupération des biens acquis de façon illégitime, alors qu'aujourd'hui les normes réglant ces procédures ne s'appliquent qu'au sein de chaque nation.

Nombreux sont ceux qui souhaitent la constitution d'une autorité internationale contre la corruption, qui jouisse d'une capacité d'action autonome, en collaboration aussi avec les Etats, et capable de vérifier les délits de corruption internationale et de les punir. A cette fin, il peut être utile d'appliquer le principe de subsidiarité aux différents niveaux d'autorité, dans le cadre de la lutte contre la corruption.

11. Une attention particulière doit être portée aux pays pauvres. Ceux-ci doivent être aidés, comme déclaré précédemment, là où se manifestent des carences au niveau législatif et où il n'existe pas encore d'institutions juridiques pour lutter contre la corruption. Une collaboration bilatérale ou multilatérale dans le secteur de la justice – pour l'amélioration du système carcéral, l'acquisition de compétences investigatrices, l'indépendance structurelle de la magistrature à l'égard des gouvernements – est très utile et doit faire partie intégrante de l'aide au développement.

La corruption dans les pays en voie de développement est parfois l'oeuvre de compagnies occi-dentales ou même d'organismes étatiques ou internationaux, ou encore l'initiative d'oligarchies locales corrompues. Ce n'est qu'avec une attitude cohérente et disciplinée des pays riches qu'il sera possible d'aider les gouvernements des pays pauvres à acquérir crédibilité. A cet effet, il est souhaitable de promouvoir dans ces pays la démocratie et une presse libre et vigilante, et de renforcer les capacités de la société civile. Des programmes spécifiques, pays par pays, préparés par les organismes internationaux, peuvent obtenir de bons résultats dans ce domaine.

Les églises locales sont fortement engagées dans la formation d'une conscience civile et dans l'éducation des citoyens à une démocratie authentique: les Conférences épiscopales de nombreux pays sont souvent intervenues contre la corruption et pour promouvoir une vie en commun gouvernée par la loi. Les églises locales aussi devraient collaborer valablement avec les organismes internationaux dans la lutte contre la corruption.

Cité du Vatican, le 21 septembre 2006, fête de Saint Mathieu, apôtre et évangéliste

Renato Raffaele Card. Martino
Président

+ Giampaolo Crepaldi
Secrétaire

_____________________________

1 Président du Conseil Pontifical « Justice et Paix » et du Conseil Pontifical pour la Pastorale des Migrants et des Personnes en Déplacement.
2
Directeur exécutif de l'Office des Nations Unies contre la drogue et le crime (ONUDC).
3
Président de la Commission Anti-corruption de la Chambre de Commerce Internationale (CCI).
4
Directeur de l'Unité de Recherches Internationales sur les Services Publics (PSIRU), Business School, Université de Greenwich.
5
Kennedy School of Government, Université de Harvard.
6
Conseillère spéciale pour la lutte contre la corruption et le blanchiment de l'argent, Norvège.
7
Directeur des Programmes Internationaux de Transparency International.
8
Président de la Banque Mondiale.
9
Secrétaire du Conseil Pontifical « Justice et Paix ».

[01400-03.01] [Texte original: Français]

 

TESTO IN LINGUA SPAGNOLA

LA LUCHA CONTRA LA CORRUPCIÓN

1. Los días 2 y 3 de junio de 2006 se llevó a cabo en el Vaticano la Conferencia Internacional organizada por el Pontificio Consejo « Justicia y Paz » sobre el tema: « La lucha contra la corrupción ». En ella participaron altos funcionarios de Organismos Internacionales, estudiosos e intelectuales, embajadores ante la Santa Sede, profesores y expertos. El objetivo de la Conferencia, como afirmó el Cardenal Renato Raffaele Martino,1 era tener un mejor conocimiento del fenómeno de la corrupción, precisar los métodos mejores para contrarrestarlo y clarificar la contribución que la Iglesia puede dar para llevar a cabo esta empresa. Diversos e ilustres relatores, estudiosos y expertos del fenómeno en cuestión, ayudaron a los participantes a tener un cuadro más amplio de lo que es la corrupción y de lo que a nivel mundial se hace para contrarrestarla (Antonio Maria Costa),2 tanto en el sector privado (François Vincke)3 como en el público (David Hall),4 en la sociedad civil (Jong-Sung You),5 en los países ricos y en los países pobres (Eva Joly),6 poniendo en evidencia el fuerte impacto de este fenómeno en los países pobres del mundo (Cobus de Swardt) 7 y las características de una cultura de la corrupción (Paul Wolfowitz).8 S.E. Monseñor Giampaolo Crepaldi 9 presentó las líneas de lo que la doctrina social de la Iglesia enseña sobre tal cuestión.

2. El fenómeno de la corrupción siempre ha existido, sin embargo es sólo desde hace pocos años que se ha tomado conciencia de él a nivel internacional. En efecto, el mayor número de las convenciones contra la corrupción y de los planes de acción, redactados por los Estados de manera particular, por grupos de Estados y por Organismos Internacionales en los ámbitos del comercio internacional, en la disciplina de las transacciones internacionales y especialmente en el ámbito de las finanzas, pertenecen a los últimos tres lustros. Esto significa que la corrupción se ha convertido ya en un fenómeno relevante, pero también que se está difundiendo a nivel mundial su valoración negativa y consolidándose una conciencia nueva de la necesidad de combatirlo. Para este fin, se han elaborado instrumentos de análisis empírica y evaluación cuantitativa de la corrupción que nos permiten conocer mejor las dinámicas propias de las prácticas ilegales a ella vinculadas, con el objetivo de predisponer instrumentos más adecuados, no sólo de tipo jurídico y represivo, para combatir estos fenómenos. Este cambio reciente se produjo, en particular, por dos grandes acontecimientos históricos. El primero ha sido el fin de los bloques ideológicos después de 1989 y, el segundo, la globalización de las informaciones. Ambos procesos han contribuido a poner más en evidencia la corrupción y a tomar una conciencia adecuada del fenómeno. La apertura de las fronteras a consecuencia del proceso de la globalización permite que la corrupción sea exportada con mayor facilidad que en el pasado, pero también ofrece la oportunidad de combatirla mejor, a través de una colaboración internacional más estrecha y coordinada.

3. La corrupción es un fenómeno que no conoce límites políticos ni geográficos. Está presente en los países ricos y en los países pobres. La entidad de la economía de la corrupción es difícil de establecer en manera precisa y, en efecto, sobre este punto los datos con frecuencia no coinciden. De cualquier forma se trata de enormes recursos que se sustraen a la economía, a la producción y a las políticas sociales. Los costos recaen sobre los ciudadanos, ya que la corrupción se paga desviando los fondos de su legítima utilización.

La corrupción atraviesa todos los sectores sociales: No se puede atribuir sólo a los operadores económicos ni sólo a los funcionarios públicos. La sociedad civil tampoco está exenta. Es un fenómeno que atañe tanto a cada uno de los Estados como a los Organismos Internacionales.

La corrupción se favorece por la escasa transparencia en las finanzas internacionales, la existencia de paraísos fiscales y la disparidad de nivel en las formas de combatirla, con frecuencia restringidas al ámbito de cada Estado, mientras que el ámbito de acción de los actores de la corrupción es con frecuencia supranacional e internacional. Es también favorecida por la escasa colaboración entre los Estados en el sector de la lucha contra la corrupción, la excesiva diversidad en las normas de los varios sistemas jurídicos, la escasa sensibilidad de los medios de comunicación con respecto a la corrupción en ciertos países del mundo y la falta de democracia en varios países. Sin la presencia de un periodismo libre, de sistemas democráticos de control y de transparencia, la corrupción es indudablemente más fácil.

Hoy la corrupción despierta mucha preocupación ya que también está vinculada con el tráfico de estupefacientes, el reciclaje de dinero sucio, el comercio ilegal de armas y con otras formas de criminalidad.

4. Si la corrupción es un grave daño desde el punto de vista material y un enorme costo para el crecimiento económico, sus efectos son todavía más negativos sobre los bienes inmateriales, vinculados más estrechamente con la dimensión cualitativa y humana de la vida social. La corrupción política, como enseña el Compendio de la doctrina social de la Iglesia, « compromete el correcto funcionamiento del Estado, influyendo negativamente en la relación entre gobernantes y gobernados; introduce una creciente desconfianza respecto a las instituciones públicas, causando un progresivo menosprecio de los ciudadanos por la política y sus representantes, con el consiguiente debilitamiento de las instituciones » (n. 411).

Existen nexos muy claros y empíricamente demostrados entre corrupción y carencia de cultura, entre corrupción y límites de funcionalidad del sistema institucional, entre corrupción e índice de desarrollo humano, entre corrupción e injusticias sociales. No se trata sólo de un proceso que debilita el sistema económico: la corrupción impide la promoción de la persona y hace que las sociedades sean menos justas y menos abiertas.

5 La Iglesia considera la corrupción como un hecho muy grave de deformación del sistema político. El Compendio de la doctrina social de la Iglesia la estigmatiza así: « La corrupción distorsiona de raíz el papel de las instituciones representativas, porque las usa como terreno de intercambio político entre peticiones clientelistas y prestaciones de los gobernantes. De este modo, las opciones políticas favorecen los objetivos limitados de quienes poseen los medios para influenciarlas e impiden la realización del bien común de todos los ciudadanos » (n. 411). La corrupción se enumera « entre las causas que en mayor medida concurren a determinar el subdesarrollo y la pobreza » (n. 447) y, en ocasiones, está presente también al interno de los procesos mismos de ayuda a los países pobres.

La corrupción priva a los pueblos de un bien común fundamental, el de la legalidad: respeto de las reglas, funcionamiento correcto de las instituciones económicas y políticas, transparencia. La legalidad es un verdadero bien común con destino universal. En efecto, la legalidad es una de las claves para el desarrollo, en cuanto que permite establecer relaciones correctas entre sociedad, economía y política, y predispone el marco de confianza en el que se inscribe la actividad económica. Siendo un « bien común », se le debe promover adecuadamente por parte de todos: todos los pueblos tienen derecho a la legalidad. Entre las cosas que se deben al hombre en cuanto hombre está precisamente también la legalidad. La práctica y la cultura de la corrupción deben ser sustituidas por la práctica y la cultura de la legalidad.

6. Para superar la corrupción, es positivo el paso de sociedades autoritarias a sociedades democráticas, de sociedades cerradas a sociedades abiertas, de sociedades verticales a sociedades horizontales, de sociedades centralistas a sociedades participativas. Sin embargo, no está garantizado que estos procesos sean positivos automáticamente. Es necesario estar muy atentos a que la apertura no socave la solidez de las convicciones morales y la pluralidad no impida vínculos sociales sólidos. En la anomia de muchas sociedades avanzadas se esconde un serio peligro de corrupción, no menor que en la rigidez de tantas sociedades arcaicas. Por un lado se puede verificar cómo la corrupción se ve favorecida en las sociedades muy estructuradas, rígidas y cerradas, incluso autoritarias tanto en su interior como hacia el exterior, porque en ellas es menos fácil darse cuenta de sus manifestaciones: corruptos y corruptores, a falta de transparencia y de un verdadero y propio Estado de derecho, pueden permanecer escondidos y hasta protegidos. La corrupción puede perpetuarse porque puede contar con una situación de inmovilidad. Pero, por el otro lado, fácilmente se puede notar también cómo en las sociedades muy flexibles y móviles, con estructuras ligeras e instituciones democráticas abiertas y libres, se esconden peligros. El excesivo pluralismo puede minar el consenso ético de los ciudadanos. La babel de los estilos de vida puede debilitar el juicio moral sobre la corrupción. La pérdida de los confines internos y externos en estas sociedades puede facilitar la exportación de la corrupción.

7. Para evitar estos peligros, la doctrina social de la Iglesia propone el concepto de « ecología humana » (Centesimus annus, 38), apto también para orientar la lucha contra la corrupción. Los comportamientos corruptos pueden ser comprendidos adecuadamente sólo si son vistos como el fruto de laceraciones en la ecología humana. Si la familia no es capaz de cumplir con su tarea educativa, si leyes contrarias al auténtico bien del hombre —como aquellas contra la vida— deseducan a los ciudadanos sobre el bien, si la justicia procede con lentitud excesiva, si la moralidad de base se debilita por la trasgresión tolerada, si se degradan las condiciones de vida, si la escuela no acoge y emancipa, no es posible garantizar la « ecología humana », cuya ausencia abona el terreno para que el fenómeno de la corrupción eche sus raíces. En efecto, no se debe olvidar que la corrupción implica un conjunto de relaciones de complicidad, oscurecimiento de las conciencias, extorsiones y amenazas, pactos no escritos y connivencias que llaman en causa, antes que a las estructuras, a las personas y su conciencia moral. Se colocan aquí, con su enorme importancia, la educación, la formación moral de los ciudadanos y la tarea de la Iglesia que, presente con sus comunidades, instituciones, movimientos, asociaciones y cada uno de sus fieles en todos los ángulos de la sociedad de hoy, puede desarrollar una función cada vez más relevante en la prevención de la corrupción. La Iglesia puede cultivar y promover los recursos morales que ayudan a construir una « ecología humana » en la que la corrupción no encuentre un hábitat favorable.

8. La doctrina social de la Iglesia empeña todos sus principios orientadores fundamentales en el frente de la lucha contra la corrupción, los cuales propone como guías para el comportamiento personal y colectivo. Estos principios son la dignidad de la persona humana, el bien común, la solidaridad, la subsidiaridad, la opción preferencial por los pobres, el destino universal de los bienes. La corrupción contrasta radicalmente con todos estos principios, ya que instrumentaliza a la persona humana utilizándola con desprecio para conseguir intereses egoístas. Impide la consecución del bien común porque se le opone con criterios individualistas, de cinismo egoísta y de ilícitos intereses de parte. Contradice la solidaridad, porque produce injusticia y pobreza, y la subsidiaridad porque no respeta los diversos roles sociales e institucionales, sino que más bien los corrompe. Va también contra la opción preferencial por los pobres porque impide que los recursos destinados a ellos lleguen correctamente. En fin, la corrupción es contraria al destino universal de los bienes porque se opone también a la legalidad, que como hemos ya visto, es un bien del hombre y para el hombre, destinado a todos.

Toda la doctrina social de la Iglesia propone una visión de las relaciones sociales totalmente contrastante con la práctica de la corrupción. De aquí deriva la gravedad de este fenómeno y el juicio fuertemente negativo que la Iglesia expresa de él. De aquí deriva también el gran recurso que la Iglesia pone a disposición para combatir la corrupción: toda su doctrina social y el trabajo comprometido de cuantos se inspiran en ella.

9. La lucha contra la corrupción requiere que aumenten tanto la convicción —a través del consenso dado a las evidencias morales—, como la conciencia que con esta lucha se obtienen importantes ventajas sociales. Es ésta la enseñanza social que encontramos en la Centesimus annus: « El hombre tiende hacia el bien, pero es también capaz del mal; puede trascender su interés inmediato y, sin embargo, permanece vinculado a él. El orden social será tanto más sólido cuanto más tenga en cuenta este hecho y no oponga el interés individual al de la sociedad en su conjunto, sino que busque más bien los modos de su fructuosa coordinación » (n. 25). Se trata de un criterio realista bastante eficaz. Éste nos señala que: debemos apostar por los rasgos virtuosos del hombre, pero también incentivarlos; pensar que la lucha contra la corrupción es un valor, pero también una necesidad; la corrupción es un mal, pero también un costo; el rechazo de la corrupción es un bien, pero también una ventaja; el abandono de prácticas corruptas puede generar desarrollo y bienestar; los comportamientos honestos se deben incentivar y castigar los deshonestos. En la lucha contra la corrupción es muy importante que las responsabilidades de los hechos ilícitos salgan a la luz, que los culpables sean castigados con formas reparadoras de comportamiento socialmente responsable. Es importante también que los países o grupos económicos que trabajan con un código ético intolerante con los comportamientos corruptos sean premiados.

10. La lucha contra la corrupción en el ámbito internacional requiere que se actúe para aumentar la transparencia de las transacciones económicas y financieras y para armonizar o uniformar la legislación de los diversos países en este campo. En la actualidad resulta fácil ocultar los fondos que provienen de la corrupción y de gobiernos corruptos, que fácilmente logran trasladar capitales ingentes con la ayuda de múltiples complicidades.

Dado que el crimen organizado no tiene fronteras, es necesario también aumentar la colaboración internacional entre los gobiernos, al menos en campo jurídico y en materia de extradición. La ratificación de convenciones contra la corrupción es muy importante y es deseable que los países ratificatorios de la Convención de la ONU aumenten. Además queda por afrontar el problema de la verdadera y propia aplicación de las Convenciones, dado que por motivos políticos éstas no se siguen al interno de muchos países, incluso firmantes. Además, es necesario que en el ámbito internacional se encuentre un acuerdo sobre procedimientos para confiscar y recuperar todo lo recibido ilegalmente, puesto que hoy las normas que regulan estos procedimientos existen sólo al interno de cada nación.

Muchos se auguran la constitución de una autoridad internacional contra la corrupción, con capacidad de acción autónoma, pero en colaboración con los Estados, y en grado de verificar los reatos de corrupción internacional y sancionarlos. En este ámbito puede ser útil la aplicación del principio de subsidiaridad en los diversos niveles de autoridad en el campo del combate a la corrupción.

11. Se debe tener una atención particular con respecto a los países pobres. Éstos deben ser ayudados, como se decía antes, allí donde manifiesten carencias a nivel legislativo y no posean aún las instituciones jurídicas para luchar contra la corrupción. Una colaboración bilateral o multilateral en el sector de la justicia —para mejorar el sistema carcelario, adquirir competencia para la investigación, lograr la independencia estructural de la magistratura de los gobiernos— es muy útil y se debe incluir plenamente entre las ayudas para el desarrollo.

La corrupción en los países en vías de desarrollo muchas veces es causada por compañías occidentales o incluso por Organismos estatales o internacionales, otras veces es iniciativa de oligarquías corruptas locales. Sólo con una postura coherente y disciplinada de los países ricos será posible ayudar a los gobiernos de los países más pobres para que adquieran credibilidad. Una vía maestra, seguramente deseable, es la promoción de la democracia en estos países, de medios de comunicación libres y vigilantes y de la vitalidad de la sociedad civil. Programas específicos, país por país, por parte de los Organismos Internacionales pueden obtener buenos resultados en este campo.

Las Iglesias locales están comprometidas fuertemente en la formación de una conciencia civil y la educación de los ciudadanos para una verdadera democracia; las Conferencias episcopales de muchos países, en repetidas ocasiones han intervenido contra la corrupción y a favor de la convivencia civil bajo el gobierno de la ley. Las Iglesias locales también deben colaborar válidamente con los Organismos Internacionales en la lucha contra la corrupción.

Ciudad del Vaticano, 21 de septiembre de 2006 Fiesta de San Mateo, Apóstol y Evangelista

Renato Raffaele Card. Martino
Presidente

+ Giampaolo Crepaldi
Secretario

_____________________________

1 Presidente del Pontificio Consejo « Justicia y Paz » y del Pontificio Consejo para la Pastoral de Emigrantes e Itinerantes.
2
Director Ejecutivo, Oficina de las Naciones Unidas para la Fiscalización de Drogas y Prevención del Delito (UNODC).
3
Presidente, Comisión Anticorrupción de la Cámara Internacional de Comercio (ICC).
4
Director, Public Services International Research Unit (PSIRU), Escuela de Negocios, Universidad de Greenwich.
5
Kennedy School of Government, Universidad de Harvard.
6
Consejera Especial para combatir la corrupción y el reciclaje de dinero, Noruega.
7
Director de Programas Mundiales, Transparencia Internacional.
8
Presidente del Banco Mundial.
9
Secretario del Pontificio Consejo « Justicia y Paz ».

[01400-04.01] [Texto original: Español]

[B0496-XX.01]