DICHIARAZIONE DELL’EM.MO CARD. TARCISIO BERTONE, SEGRETARIO DI STATO ● TESTO IN LINGUA ITALIANA
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
● TRADUZIONE IN LINGUA ARABA
● TESTO IN LINGUA ITALIANA
Di fronte alle reazioni da parte musulmana circa alcuni passi del discorso del Santo Padre Benedetto XVI all’Università di Regensburg, ai chiarimenti e alle precisazioni già offerti tramite il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, desidero aggiungere quanto segue:
- La posizione del Papa sull’Islam è inequivocabilmente quella espressa dal documento conciliare Nostra Aetate: "La Chiesa guarda con stima i musulmani, che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano anche di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano però come profeta; onorano la sua madre vergine Maria e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio quando Dio ricompenserà tutti gli uomini risuscitati. Così pure essi hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno" (n. 3).
- L’opzione del Papa in favore del dialogo interreligioso e interculturale è altrettanto inequivocabile. Nell’incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane a Colonia, il 20 agosto 2005, Egli ha detto che tale dialogo fra cristiani e musulmani "non può ridursi a una scelta stagionale", aggiungendo: "Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro".
- Quanto al giudizio dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, da Lui riportato nel discorso di Regensburg, il Santo Padre non ha inteso né intende assolutamente farlo proprio, ma lo ha soltanto utilizzato come occasione per svolgere, in un contesto accademico e secondo quanto risulta da una completa e attenta lettura del testo, alcune riflessioni sul tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere con un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza, da qualunque parte essa provenga. Vale la pena di richiamare al riguardo quanto lo stesso Benedetto XVI ha recentemente affermato nel Messaggio commemorativo del XX anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto dal Suo amato predecessore Giovanni Paolo II ad Assisi nell’ottobre del 1986: " … le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo … Di fatto, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi tradizioni religiose".
- Il Santo Padre è pertanto vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni. D’altra parte, Egli, di fronte alla fervente religiosità dei credenti musulmani, ha ammonito la cultura occidentale secolarizzata perché eviti "il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà".
- Nel ribadire il Suo rispetto e la Sua stima per coloro che professano l’Islam, Egli si augura che siano aiutati a comprendere nel loro giusto senso le Sue parole, affinché, superato presto questo momento non facile, si rafforzi la testimonianza all’"unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini" e la collaborazione per "difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Nostra Aetate, n. 3)".
[01275-01.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Given the reaction in Muslim quarters to certain passages of the Holy Father's address at the University of Regensburg, and the clarifications and explanations already presented through the Director of the Holy See Press Office, I would like to add the following:
- The position of the Pope concerning Islam is unequivocally that expressed by the conciliar document Nostra Aetate: "The Church regards with esteem also the Muslims. They adore the one God, living and subsisting in Himself; merciful and all-powerful, the Creator of heaven and earth, Who has spoken to men; they take pains to submit wholeheartedly to even His inscrutable decrees, just as Abraham, with whom the faith of Islam takes pleasure in linking itself, submitted to God. Though they do not acknowledge Jesus as God, they revere Him as a prophet. They also honor Mary, His virgin Mother; at times they even call on her with devotion. In addition, they await the day of judgment when God will render their deserts to all those who have been raised up from the dead. Finally, they value the moral life and worship God especially through prayer, almsgiving and fasting" (no. 3).
- The Pope's option in favor of inter-religious and inter-cultural dialogue is equally unequivocal. In his meeting with representatives of Muslim communities in Cologne, Germany, on 20 August 2005, he said that such dialogue between Christians and Muslims "cannot be reduced to an optional extra," adding: "The lessons of the past must help us to avoid repeating the same mistakes. We must seek paths of reconciliation and learn to live with respect for each other's identity".
- As for the opinion of the Byzantine emperor Manuel II Paleologus which he quoted during his Regensburg talk, the Holy Father did not mean, nor does he mean, to make that opinion his own in any way. He simply used it as a means to undertake - in an academic context, and as is evident from a complete and attentive reading of the text - certain reflections on the theme of the relationship between religion and violence in general, and to conclude with a clear and radical rejection of the religious motivation for violence, from whatever side it may come. On this point, it is worth recalling what Benedict XVI himself recently affirmed in his commemorative Message for the 20th anniversary of the Inter-religious Meeting of Prayer for Peace, initiated by his predecessor John Paul II at Assisi in October 1986: " ... demonstrations of violence cannot be attributed to religion as such but to the cultural limitations with which it is lived and develops in time. ... In fact, attestations of the close bond that exists between the relationship with God and the ethics of love are recorded in all great religious traditions".
- The Holy Father thus sincerely regrets that certain passages of his address could have sounded offensive to the sensitivities of the Muslim faithful, and should have been interpreted in a manner that in no way corresponds to his intentions. Indeed it was he who, before the religious fervor of Muslim believers, warned secularized Western culture to guard against "the contempt for God and the cynicism that considers mockery of the sacred to be an exercise of freedom".
- In reiterating his respect and esteem for those who profess Islam, he hopes they will be helped to understand the correct meaning of his words so that, quickly surmounting this present uneasy moment, witness to the "Creator of heaven and earth, Who has spoken to men" may be reinforced, and collaboration may intensify "to promote together for the benefit of all mankind social justice and moral welfare, as well as peace and freedom" (Nostra Aetate no. 3).
[01275-02.01] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA ARABA
[01275-08.01] [Testo originale: Italiano]
[B0455-XX.03]