PELLEGRINAGGIO ALLA TOMBA DI S. PIETRO PROMOSSO DALLA COMPAGNIA DI GESÙ (GESUITI) ● DISCORSO DEL SANTO PADRE
● OMELIA DELL’EM.MO CARD. ANGELO SODANO
Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Patriarcale Basilica Vaticana, al termine della S. Messa celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, il Santo Padre Benedetto XVI è sceso nella Basilica Vaticana e ha incontrato i partecipanti al Pellegrinaggio alla tomba di S. Pietro promosso dalla Compagnia di Gesù (Gesuiti).
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti al pellegrinaggio, nonché l’omelia dell’Em.mo Card. Angelo Sodano tenuta nel corso della celebrazione eucaristica:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari Padri e Fratelli della Compagnia di Gesù,
è con grande gioia che vi incontro in questa storica Basilica di San Pietro, dopo la Santa Messa celebrata per voi dal Card. Angelo Sodano, mio Segretario di Stato, in occasione di varie ricorrenze giubilari della Famiglia Ignaziana. A tutti rivolgo il mio cordiale saluto. Saluto in primo luogo il Preposito Generale, P. Peter-Hans Kolvenbach, e lo ringrazio per le cortesi parole con cui mi ha manifestato i vostri comuni sentimenti. Saluto i Signori Cardinali con i Vescovi ed i sacerdoti e quanti hanno voluto partecipare all’odierna manifestazione. Insieme ai Padri e ai Fratelli, saluto anche gli amici della Compagnia di Gesù qui presenti, e tra loro i molti religiosi e religiose, i membri delle Comunità di Vita Cristiana e dell’Apostolato della Preghiera, gli alunni ed ex-alunni con le loro famiglie di Roma, d'Italia e di Stonyhurst in Inghilterra, i docenti e gli studenti delle istituzioni accademiche, i numerosi collaboratori e collaboratrici. L’odierna vostra visita mi offre l’opportunità di ringraziare insieme a voi il Signore per aver concesso alla vostra Compagnia il dono di uomini di straordinaria santità e di eccezionale zelo apostolico quali sono sant'Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio e il beato Pietro Favre. Essi sono per voi i Padri e i Fondatori: è giusto, perciò, che in quest'anno centenario li ricordiate con gratitudine e guardiate a loro come a guide illuminate e sicure del vostro cammino spirituale e della vostra attività apostolica.
Sant'Ignazio di Loyola fu anzitutto un uomo di Dio, che pose al primo posto nella sua vita Dio, la sua maggior gloria e il suo maggior servizio; fu un uomo di profonda preghiera, che aveva il suo centro e il suo culmine nella Celebrazione eucaristica quotidiana. In tal modo egli ha lasciato ai suoi seguaci un’eredità spirituale preziosa che non deve essere smarrita o dimenticata. Proprio perché uomo di Dio, sant’Ignazio fu fedele servitore della Chiesa, nella quale vide e venerò la sposa del Signore e la madre dei cristiani. E dal desiderio di servire la Chiesa nella maniera più utile ed efficace è nato il voto di speciale obbedienza al Papa, da lui stesso qualificato come "il nostro principio e principale fondamento" (Costituzioni della Compagnia di Gesù, p. I,162). Questo carattere ecclesiale, così specifico della Compagnia di Gesù, continui ad essere presente nelle vostre persone e nella vostra attività apostolica, cari Gesuiti, affinché possiate venire incontro fedelmente alle urgenti attuali necessità della Chiesa. Tra queste mi pare importante segnalare l’impegno culturale nei campi della teologia e della filosofia, tradizionali ambiti di presenza apostolica della Compagnia di Gesù, come pure il dialogo con la cultura moderna, che se da una parte vanta meravigliosi progressi in campo scientifico, resta fortemente segnata dallo scientismo positivista e materialista. Certamente, lo sforzo di promuovere in cordiale collaborazione con le altre realtà ecclesiali, una cultura ispirata ai valori del Vangelo, richiede una intensa preparazione spirituale e culturale. Proprio per questo, sant’Ignazio volle che i giovani gesuiti fossero formati per lunghi anni nella vita spirituale e negli studi. E’ bene che questa tradizione sia mantenuta e rafforzata, data pure la crescente complessità e vastità della cultura moderna. Un’altra grande preoccupazione per lui fu l'educazione cristiana e la formazione culturale dei giovani: di qui l’impulso che egli diede all’istituzione dei «collegi», i quali, dopo la sua morte, si diffusero in Europa e nel mondo. Continuate, cari Gesuiti, questo importante apostolato mantenendo inalterato lo spirito del vostro Fondatore.
Parlando di sant’Ignazio non posso tralasciare il ricordo di san Francesco Saverio, di cui lo scorso 7 aprile si è celebrato il quinto centenario della nascita: non solo la loro storia si è intrecciata per lunghi anni da Parigi e Roma, ma un unico desiderio - si potrebbe dire, un’unica passione - li mosse e sostenne nelle loro pur differenti vicende umane: la passione di dare a Dio-Trinità una gloria sempre più grande e di lavorare per l'annunzio del Vangelo di Cristo ai popoli che lo ignoravano. San Francesco Saverio, che il mio predecessore Pio XI di venerata memoria ha proclamato "patrono delle Missioni cattoliche", avvertì come sua missione quella di "aprire vie nuove" al Vangelo "nell'immenso continente asiatico". Il suo apostolato in Oriente durò appena dieci anni, ma la sua fecondità si è rivelata mirabile nei quattro secoli e mezzo di vita della Compagnia di Gesù, poiché il suo esempio ha suscitato tra i giovani gesuiti moltissime vocazioni missionarie, e tuttora egli resta un richiamo perché si continui l’azione missionaria nei grandi Paesi del continente asiatico.
Se san Francesco Saverio lavorò nei Paesi d’Oriente, il suo confratello e amico fin dagli anni parigini, il beato Pietro Favre, savoiardo, nato il 13 aprile 1506, operò nei Paesi europei, dove i fedeli cristiani aspiravano ad una vera riforma della Chiesa. Uomo modesto, sensibile, di profonda vita interiore e dotato del dono di stringere rapporti di amicizia con persone di ogni genere, attirando in tal modo molti giovani alla Compagnia, il beato Favre trascorse la sua breve esistenza in diversi Paesi europei, specialmente in Germania, dove per ordine di Paolo III prese parte, nelle diete di Worms, di Ratisbona e di Spira, ai colloqui con i capi della Riforma. Ebbe così modo di praticare in maniera eccezionale il voto di speciale obbedienza al Papa "circa le missioni", divenendo per tutti i gesuiti del futuro un modello da seguire.
Cari Padri e Fratelli della Compagnia, quest’oggi voi guardate con particolare devozione alla Beata Vergine Maria, ricordando che il 22 aprile del 1541 Ignazio e i suoi primi compagni emisero i voti solenni dinanzi all’immagine di Maria nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Continui Maria a vegliare sulla Compagnia di Gesù perché ogni suo membro porti nella sua persona l’«immagine» di Cristo Crocifisso per aver parte alla sua resurrezione. Assicuro per questo un ricordo nella preghiera, mentre a ciascuno di voi qui presente ed all’intera vostra famiglia spirituale imparto volentieri la mia benedizione, che estendo anche a tutte le altre persone religiose e consacrate che sono intervenute a questa Udienza.
[00588-01.01]
● OMELIA DELL’EM.MO CARD. ANGELO SODANO
Venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,
Cari Membri della Compagnia di Gesù,
Fratelli e sorelle nel Signore!
"Alleluia, alleluia" è l’esclamazione gioiosa che sgorga dal nostro cuore in questo periodo pasquale, mentre contempliamo la potenza del Risorto, che ribalta la pesante pietra del sepolcro ed appare ai suoi discepoli in tutto lo splendore della sua gloria.
"Alleluia, alleluia" ripetiamo anche noi oggi, volgendo lo sguardo su ciò che il Signore, per mezzo del suo Santo Spirito, ha operato nella Chiesa nel corso della sua storia, suscitando in essa sempre nuove forme di santità.
Il nostro sguardo si sofferma oggi, in modo particolare, su tre grandi figure di Religiosi, che hanno gettato le basi della Compagnia di Gesù: Ignazio di Loyola, Francesco Saverio e Pietro Favre.
1. Nel clima pasquale
E’ una storia gloriosa quella che oggi ci spinge a cantare in coro il nostro alleluia, nella gioiosa atmosfera della Pasqua.
Un insigne storico della liturgia, il compianto Padre Joseph Jungmann della Compagnia Gesù, nel suo noto trattato "Missarum Solemnia", ben ci ha spiegato il valore della breve esclamazione biblica dell’Alleluia che pervade tutta la Chiesa in questo tempo di gaudio pasquale. Egli anzi ci ricordava che prima della riforma liturgica di San Pio X l’Alleluia si ripeteva addirittura nove volte nella Domenica in Albis, per esprimere tutta la gioia dei cristiani di fronte ai doni del Signore (Ibidem, Verlag Herder, Wien 1949, n. 434).
Con tale atteggiamento interiore anche noi oggi vogliamo cantare un inno di lode all’Onnipotente, ripetendo le parole del Salmo responsoriale: "Haec dies quam fecit Dominus, exultemus et laetemur in ea - Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Sal. 117).
2. L’odierna celebrazione
Con questo spirito siamo qui convenuti, intorno all’altare del Signore, per rinnovare il Sacrificio eucaristico, offrendoci con Cristo al Padre in atteggiamento di adorazione, di ringraziamento, di espiazione e di supplica. Sono le quattro note finalità di ogni Celebrazione eucaristica, secondo la dottrina della Chiesa.
Al riguardo ricordo ancora con nostalgia le profonde lezioni che ci teneva nella Pontificia Università Gregoriana il compianto Padre Giuseppe Filograssi, S.I., che, come maestro insigne e vero uomo di Dio, ci introduceva a conoscere sempre meglio i vari aspetti del "mysterium fidei".
3. Di fronte alla Maestà Divina
Anche oggi il primo motivo che ha riunito la Famiglia ignaziana intorno all’altare del Signore è quello dell’adorazione verso il Padre, nostro Creatore e Signore. Egli, con il suo Santo Spirito, ha suscitato nel cuore dell’Europa, cinque secoli fa, i tre grandi giganti di santità, che noi oggi vogliamo ricordare. Questi volevano "Deo militare - militare al servizio di Dio", come diceva il Papa Paolo III nella Bolla "Regimini militantis Ecclesiae" del 27 settembre 1540. Essi volevano costituire una Compagnia "per il maggior servizio, lode e gloria del Nome di Dio" (Costituzioni, n. 693), confidando che "la divina e somma Maestà volesse servirsi della Compagnia per la diffusione" del suo Regno (Costituzioni, n. 190).
In realtà, anche nelle fatiche della vita apostolica, S. Ignazio voleva che Dio fosse servito per primo. Con lo stesso spirito S. Francesco Saverio si dedicava alle sue imprese missionarie ed il Beato Pietro Favre svolgeva la sua silenziosa opera di accompagnamento di tante anime in cerca di Dio.
Tutto doveva essere "ad majorem Dei gloriam - a maggior gloria di Dio", come recita il motto che i nostri Santi ci hanno lasciato. Ed è con questo spirito che noi oggi vogliamo celebrare il nostro Sacrificio eucaristico.
4. Il dovere del ringraziamento
In secondo luogo noi oggi vogliamo ringraziare con Cristo il Padre che sta nei cieli per tutti i benefici che ha concesso alla Chiesa suscitando in essa i Santi che noi oggi ricordiamo. Noi oggi contempliamo Ignazio, Saverio e Pietro come uomini intimamente uniti fra di loro, ma sappiamo bene, dalle loro stesse testimonianze, che essi erano ben uniti fra loro perché intimamente uniti a Cristo. Insieme volevano appunto essere la Compagnia di Gesù, vivendo con il suo stesso stile di vita e lavorando con la stessa finalità per l’avvento del suo Regno. Certo Ignazio fu all’inizio di tale cordata, ma ben presto, a Parigi, mentre egli studiava alla Sorbona, si associò a lui Francesco Saverio, che veniva dalla terra di Navarra, e Pietro Fabbro, che proveniva dalla Savoia. Nacque così quell’emulazione reciproca, che li portò a dare vita alla Compagnia negli anni 1539-1540, appunto con il fine di "ayudar a las animas", aiutare le anime ad amare e servire il Signore.
Noi oggi vogliamo ringraziare il Padre celeste per averci dato tali maestri di santità, che ci indicano il cammino dell’amore a Cristo e del conseguente impegno apostolico, per portare le anime a Dio.
5. La domanda di perdono
Memori poi che ogni Sacrificio eucaristico ha anche un fine propiziatorio, noi oggi vogliamo domandare perdono per le nostre infedeltà. In realtà,sappiamo bene che ogni impresa umana è fatta da figli di Adamo, che sono inclini al peccato, e che ogni giorno devono, pertanto, ripetere la preghiera insegnataci da Gesù, dicendo: "Pater noster …, libera nos a malo – Padre nostro…, liberaci dal male".
Il male esiste nella storia dei singoli uomini, come in quella delle comunità. Già nel Collegio Apostolico vi fu Giuda che tradì il Signore, come Pietro che lo rinnegò. Anche per noi oggi il gallo ritorna sovente a cantare, invitandoci a piangere le nostre infedeltà e a domandare perdono al Signore.
6. La preghiera per il futuro
Infine, oggi vogliamo pure implorare dal Padre che sta nei cielo grazie abbondanti su tutta la Compagnia di Gesù, per la santificazione dei suoi membri e per la fecondità del loro ministero.
L’attuale commemorazione segnerà così un’ora di grazia per la Famiglia ignaziana e la spingerà ad un nuovo ardore apostolico, per annunziare Cristo agli uomini d’oggi.
Nel Vangelo odierno abbiamo nuovamente ascoltato il mandato missionario universale: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).
In questa Santa Messa imploreremo per tutti noi la luce e la forza per adempiere tale missione. Come ai tempi di Gesù, anche oggi vi sono "messi che biondeggiano" (Gv 4,35) e che attendono solo l’arrivo dei mietitori.
La nostra preghiera si elevi pertanto a Dio per la Compagnia di Gesù, perché possa continuare a svolgere con generosità la sua missione di annunciare al mondo d’oggi il Vangelo di Cristo, riprendendo lo slancio delle origini e l’ardore apostolico di Ignazio, Francesco Saverio e Pietro Favre.
7. Conclusione
Fratelli e sorelle nel Signore, con queste finalità celebreremo oggi il Sacrificio eucaristico. Grazie abbondanti scenderanno così sulla Chiesa, all’inizio di questo terzo millennio cristiano. Dal cielo interceda per noi Maria Santissima, che in questo giorno è particolarmente invocata come Madre della Compagnia di Gesù. Essa ci ottenga dal suo Divin Figlio la grazia di continuare con nuovo impegno nel santo servizio del Signore. Amen.
[00587-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0202-XX.01]