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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO DI STUDI SUL "BOLOGNA PROCESS" (30 MARZO - 1° APRILE 2006, AULA NUOVA DEL SINODO IN VATICANO), 30.03.2006


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO DI STUDI SUL "BOLOGNA PROCESS" (30 MARZO - 1° APRILE 2006, AULA NUOVA DEL SINODO IN VATICANO)

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

INTERVENTO DI S.E. MONS. J. MICHAEL MILLER

INTERVENTO DI MONS. ANGELO VINCENZO ZANI

INTERVENTO DEL DR. JAN SADLAK

INTERVENTO DEL DR. SJUR BERGAN

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Seminario di studi sul "Bologna Process", organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi) in collaborazione con l’UNESCO-CEPES. Il Seminario di studi, sul tema "Il patrimonio culturale e i valori accademici delle Università europee, e l’attrattività dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore" inizia oggi presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano e si concluderà il 1° aprile.

Intervengono alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), S.E. Mons. J. Michael Miller, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi), Mons. Angelo Vincenzo Zani, Sotto-Segretario della medesima Congregazione, il Dr. Jan Sedlak, Direttore dell’UNESCO-CEPES, e il Dr. Sjur Bergan, Direttore del Dipartimento per l’Educazione Superiore del Consiglio d’Europa.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

1. La Chiesa ha svolto, senza dubbio, un ruolo importantissimo nel nascere delle Università. Infatti, quasi tutti i più antichi Atenei sono stati creati o dai Papi o con la forte partecipazione della Chiesa. Giustamente, quindi, ha osservato Giovanni Paolo II: "Nata dal cuore della Chiesa, l’Università Cattolica si inserisce nel solco della tradizione risalente all’origine stessa dell’Università come istituzione, e si è sempre rivelata un centro incomparabile di creatività e di irradiazione del sapere per il bene dell’umanità" (Cost. Ap. Ex corde Ecclesiae, 15 agosto 1990, inizio).

La Chiesa rivendica il diritto di "istituire e dirigere Università di studi, che contribuiscano ad una più profonda cultura degli uomini e a una più piena promozione della persona umana ed altresì ad adempiere la funzione d’insegnare della Chiesa stessa" (Codice di Diritto Canonico, can. 807).

Preliminarmente vorrei anche osservare che ciò che dirò delle Università e Facoltà, riguarda anche tutte le altre Istituzioni Cattoliche di insegnamento superiore. Quindi, nel mio intervento, il nome "Università" sarà usato anche nel senso improprio di qualsiasi istituto a livello accademico.

2. La legislazione canonica - come del resto il Concilio Vaticano II (cf. Dichiarazione Gravissimum educationis, nn.10-11) - fa distinzione fra le Università e Facoltà ecclesiastiche, e le Università e Facoltà cattoliche. Più esattamente si dovrebbe dire che tutte sono cattoliche, ma fra le Università o Facoltà cattoliche, quelle che chiamiamo ecclesiastiche hanno un ruolo particolare e una regolamentazione propria. Comunque, parlerò prima delle Università e Facoltà ecclesiastiche e poi di quelle cattoliche (ossia, più precisamente, di "altre Università cattoliche").

a. Le Università e Facoltà ecclesiastiche sono quelle che si occupano particolarmente della Rivelazione cristiana e di quelle discipline che ad essa sono connesse, e che, perciò, più strettamente si ricollegano alla missione evangelizzatrice della Chiesa, come la teologia, la filosofia cristiana, il diritto canonico, la storia della Chiesa, ecc.

Di esse trattano sia il Codice di Diritto Canonico (cann. 815-821) sia il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (cann. 646-650). Il documento fondamentale al riguardo rimane, però, la Costituzione Apostolica di Giovanni Paolo II Sapientia christiana, del 15 aprile 1979, con le Ordinationes ossia norme applicative della Congregazione per l’Educazione Cattolica, del 29 aprile del medesimo anno.

Secondo questa legislazione, le Università e Facoltà ecclesiastiche: a) possono essere costituite soltanto se erette dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica o da essa approvate (circa le Chiese orientali esiste una norma specifica al can. 649 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali); b) conferiscono i gradi accademici per autorità della Santa Sede; c) quindi l’Università o Facoltà, che non sia stata eretta o approvata dalla Congregazione, non può validamente conferire gradi accademici con effetti canonici nella Chiesa; d) le singole Università e Facoltà ecclesiastiche devono avere i propri statuti e il piano di studi approvati dalla Congregazione; e) alla Congregazione compete la loro superiore direzione; f) il Rettore o il Preside sono nominati, o almeno confermati, dalla Congregazione; g) tutti i docenti, prima che sia loro conferita la nomina a stabili o siano promossi al più alto ordine didattico, o in ambedue i casi, a secondo di quanto è precisato negli Statuti, hanno bisogno del "nulla osta" della Congregazione.

Le Università ecclesiastiche (nel senso proprio della parola) esistono attualmente soltanto a Roma, e sono sette: la Pontificia Università Gregoriana (con consociati il Pontificio Istituto Biblico e il Pontificio Istituto Orientale), la Pontificia Università Lateranense, la Pontificia Università Urbaniana, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, la Pontificia Università Salesiana, la Pontificia Università della Santa Croce, la Pontificia Università "Antonianum".

Invece, le Facoltà ecclesiastiche autonome, oppure inserite nelle Università cattoliche o nelle Università statali, gli atenei che comprendono più Facoltà ecclesiastiche nonché altri istituti superiori di studi ecclesiastici, oltre che a Roma, sono sparsi in tutte le parti del mondo. Complessivamente essi sono circa 160.

Comunque, facendo il calcolo secondo il numero delle singole Facoltà ecclesiastiche (e degli istituti che hanno le caratteristiche della Facoltà), il numero complessivo di esse in tutto il mondo ammonta a circa 260.

A queste istituzioni a livello accademico - ossia Università e Facoltà - si devono aggiungere circa 350 istituti accademici che sono affiliati ad una Facoltà ecclesiastica (cioè che a nome di essa possono conferire il baccalaureato in una determinata scienza ecclesiastica), 25 che sono aggregati (questi a nome della Facoltà aggregante conferiscono anche la licenza), nonché 12 incorporati ad una Facoltà ecclesiastica (potendo conferire pure il dottorato di ricerca). Per decretare tale affiliazione, aggregazione, o incorporazione è competente la Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Un’altra specie sono gli Istituti Superiori di Scienze Religiose, dei quali al can. 821 del Codice di Diritto Canonico. Essi, sponsorizzati da qualche Facoltà teologica, a livello accademico preparano i docenti di religione nelle scuole preuniversitarie e candidati a specifici ministeri (diaconi permanenti, catechisti, animatori liturgici, ecc.) e servizi ecclesiali (nel campo ambientale, giovanile, familiare, dei malati, dei mezzi di comunicazione, ecc.). Anche per le erezioni di tali Istituti interviene la Congregazione per l’Educazione Cattolica, alla quale spetta approvare i rispettivi statuti e programmi.

b. Le Università cattoliche (eccetto quelle ecclesiastiche), invece, studiano ed insegnano diverse discipline (specialmente umanistiche, ma non soltanto), quindi hanno le Facoltà che troviamo in tutte le altre Università o istituti di studi superiori, come medicina, lettere, storia, ingegneria, scienze economiche, diplomazia, ecc., cercando di illustrare le conoscenze umane alla luce del Vangelo. Esse tendono - come nota il Concilio Vaticano II - ad "attuare una presenza, per così dire, pubblica, stabile ed universale del pensiero cristiano, in tutto lo sforzo diretto a promuovere la cultura superiore, ed inoltre a formare tutti gli studenti, in modo che diventino uomini e donne veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo" (Gravissimum educationis, n. 10).

La relativa legislazione si trova nel Codice di Diritto Canonico ai cann. 807-814, e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali ai cann. 640-645. Documento normativo fondamentale al riguardo, però, è la Costituzione Apostolica di Giovanni Paolo II Ex corde Ecclesiae del 15 agosto 1990. Questa Costituzione costituisce il primo documento pontificio specifico, di natura legislativa, sulle Università Cattoliche, considerata dal medesimo Pontefice "Magna Charta" in materia, "arricchita dell’esperienza tanto lunga e feconda della Chiesa nel settore universitario ed aperta alle realizzazioni promettenti dell’avvenire che richiede coraggiosa inventiva e rigorosa fedeltà" (Ex corde Ecclesiae, Intr. 8).

Comunque, le Facoltà ecclesiastiche che appartengono alle Università cattoliche sono rette dalla Sapientia christiana.

Diversamente dalle Università e Facoltà ecclesiastiche, le Università cattoliche possono essere erette o approvate, oltre che dalla Congregazione, anche da una Conferenza Episcopale, da un’altra Assemblea della Gerarchia Cattolica, da un Vescovo diocesano, con consenso del Vescovo anche da un Istituto Religioso o da altra persona giuridica pubblica, ed anche da altre persone ecclesiastiche o laiche. Quindi gli statuti devono essere approvati dalla rispettiva autorità. Di conseguenza è più forte la responsabilità delle autorità ecclesiastiche inferiori in materia. Evidentemente, la Congregazione per Educazione Cattolica assume un impegno speciale riguardo alle Università da essa erette o approvate (che vengono enumerate nell’ Annuario Pontificio).

Comunque, "Nessuna Università di studi, benché effettivamente cattolica, porti il titolo ossia il nome di Università cattolica, se non per consenso della competente autorità ecclesiastica" (Codice di Diritto Canonico, can. 808).

La Ex corde Ecclesiae conferma, però, il diritto della Santa Sede [della Congregazione per l’Educazione Cattolica] di intervenire circa ogni Università Cattolica o nei confronti delle autorità ecclesiastiche inferiori responsabili, ove ciò si renda necessario, nonché l’obbligo di ogni Università Cattolica di "mantenere la comunione con la Chiesa universale e con la Santa Sede", oltre che con la Chiesa locale, e demanda l’applicazione della medesima Costituzione Apostolica alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, cui spetta "di provvedere ad emanare le direttive necessarie a tale scopo". La Congregazione è particolarmente impegnata nel sollecitare che, dove ci siano Università Cattoliche, le Conferenze Episcopali (o, nelle Chiese orientali, altre "Assemblee della Gerarchia Cattolica") elaborino gli "Ordinamenti" applicativi locali, dei quali nella Ex corde Ecclesiae all’art. 1 § 2, che richiedono poi una revisione da parte della Santa Sede, prima di essere promulgati.

Complessivamente le Università Cattoliche nel mondo sono circa 1300 ed operano in condizioni molto diverse, dal punto di vista socio-politico, economico, legislativo, religioso, ecc. Esse svolgono la propria missione e godono di prestigio perfino nelle nazioni nelle quali il numero dei cattolici è irrilevante. Ad es. in Taiwan, dove i cattolici sono soltanto l’1,3%, ci sono tre Università Cattoliche; le troviamo in Tailandia, dove i cattolici non costituiscono neppure lo 0,5 %. Vorrei notare a proposito che la stragrande maggioranza delle Università cattoliche è stata eretta nel secolo appena concluso, e specialmente dopo il Concilio Vaticano II. Solo durante il pontificato di Giovanni Paolo II sono state istituite circa 250 nuove Università cattoliche.

L’anno scorso la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato l’elenco delle Università Cattoliche, insieme con quelle ecclesiastiche: Index: Universitates et alia Instituta Studiorum Superiorum Ecclesiae Catholicae, Editio 2005, Città del Vaticano 2005, pp. 464.

3. Avendo presente tutta questa ricca e complessa realtà delle istituzioni degli studi superiori, che ho brevemente delineato, ritengo necessario precisare che la Santa Sede è entrata a far parte del Processo di Bologna principalmente a motivo delle Università e Facoltà ecclesiastiche che, come ho notato sopra, sono proprie della Santa Sede, in quanto a nome di essa danno i titoli accademici, ad essa sono quindi vincolate, presentano esigenze specifiche e metodologia propria, determinate dalla natura stessa degli studi ecclesiastici, e formano il personale qualificato (chierici e laici) per il servizio proprio della Chiesa. Questo vale anche nel caso, dove tali Facoltà fanno parte delle Università statali.

Invece, per quanto riguarda le Università o altri Istituti di studi superiori che abbiamo chiamati semplicemente cattolici, questi non entrano nel Processo di Bologna come istituzioni della Santa Sede. Dovranno quindi principalmente inserirsi nella situazione e nella legislazione dei singoli paesi, osservando però, per mantenere il carattere cattolico, quanto stabilito dalla Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae.

[00463-01.02] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. J. MICHAEL MILLER

Eminenza e Colleghi:

Vorrei aggiungere il mio ringraziamento a quello del Prefetto della Congregazione per l’Educazione per la vostra presenza a questa conferenza stampa su un tema così importante per la Santa Sede e il futuro dell’Europa. A me tocca il compito di parlare su questo Seminario ufficiale del Processo di Bologna, organizzato dalla Santa Sede in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle Pontificie Università Romane, la Pontificia Accademia delle Scienze, UNESCO-CEPES, il Consiglio d’’Europa e con il Patrocinio della Commissione Europea.

Il titolo del Seminario ci indica subito il tema: "Il patrimonio culturale e i valori accademici delle Università europee, e l’attrattività dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore".

Sfondo

Da quasi tre anni la Santa Sede è membro del Processo di Bologna e questo Seminario ci offre l’opportunità di mostrare la nostra piena adesione al Processo. La Santa Sede, attraverso la Congregazione per l’Educazione Cattolica, organizza questo Seminario come il suo contributo al Bologna Follow-up Group (BFUG), in ordine all’approfondimento del tema per il suo programma di lavoro 2005-2007, quello, cioè, di "elaborare e concordare una strategia per la dimensione esterna", al fine di rafforzare l’attrattività dello Spazio Europeo di Istruzione Superiore (European Higher Education Area). Con molti altri Paesi europei la Santa Sede è convinta che, perché le sue Università diventino attrattive, sia necessario essere consapevoli della loro propria identità, delle loro caratteristiche che le rendono accessibili per coloro che vogliono studiare e fare ricerca.

Rappresentanti di paesi diversi e di organizzazioni internazionali hanno visto il bisogno di sviluppare una strategia per rendere più attrattive le Università Europee agli studenti e ai professori dell’estero. Pure l’Università europea deve inserirsi nel nuovo contesto globale dell’educazione superiore. Per il suo ricco patrimonio di cultura e di istituzioni formative - non dimentichiamo che le Università europee procedono ex corde Ecclesiae - la Santa Sede è in grado di promuovere questo evento e di contribuire ad una riflessione comune e ad un dialogo sul patrimonio culturale d’Europa ed i suoi valori accademici condivisi. Allo stesso tempo, il Seminario ci permette di riaffermare il nostro proprio impegno a sostegno del Processo di Bologna.

Identità dell’Università europea

Le Università in Europa costituiscono un luogo in cui viene trasmesso un notevole patrimonio culturale e un insieme di valori accademici che testimoniano la ricchezza di una civiltà che pone al suo centro la persona umana in tutte le sue dimensioni e che offre un originale contributo nel contesto delle sfide del presente e del futuro. Basti qui pensare al rapporto tra la libertà di ricerca scientifica e l’investigazione della verità nelle sue molteplici espressioni; al rapporto di distinzione e insieme di convergenza delle differenti discipline; all’importanza data al dialogo e al reciproco scambio di doni tra le diverse culture e civiltà, e così via. Il Seminario si propone di approfondire questi ed altri temi che stanno alla base delle nostre Università, fattori che costituiscono la loro attrattività globale.

Aspettative sui risultati del Seminario

Noi speriamo di chiarire questi concetti e di poter identificare le strategie necessarie per rafforzare questa attrattività. La Santa Sede è convinta che studenti stranieri e insegnanti universitari scelgono intenzionalmente le istituzioni europee, il suo patrimonio culturale e la ricchezza della sua tradizione di umanesimo integrale.

Queste realtà, a ben vedere, fondano e costituiscono la peculiarità dei metodi e dei contenuti del sapere che caratterizzano le Università e Facoltà europee, valori assunti e maturati nel corso di secoli. Più i metodi ed i contenuti sono approfonditi e rilanciati, più saranno capaci di fornire un potenziale culturale decisivo per il futuro dell’umanità. Per questa ragione, l’Università europea può diventare un polo di attrazione qualificato per la formazione delle nuove generazioni.

Invitati e partecipanti

Si sono iscritti rappresentati di alto livello di quarantadue Paesi, la maggior parte europei ma anche delle Americhe, Asia e Oriente. Sono ministri di educazione di vari paesi, ufficiali dei governi, rettori di Università, rappresentanti di organizzazioni europee ed internazionali ed altri interessati nel mondo universitario europeo. Esperti di varie nazioni e organizzazioni - la maggior parte non dalle istituzioni ecclesiastiche o cattoliche - interverranno come conferenzieri, nei forum e nei panel. Ci sarà ampio spazio per la discussione e il dibattito fra i partecipanti.

Programma del Seminario

Il Seminario comincia oggi pomeriggio e finisce sabato col pranzo. Dopo la cerimonia d’apertura nell’Aula Nuova del Sinodo, il primo giorno si concentrerà sulla presentazione fatta da due illustri accademici (i cui nomi si trovano nel depliant) a cui seguirà la relativa discussione sul tema "Il Patrimonio culturale europeo: identità e sfide." Qui la prospettiva è filosofico-culturale, finalizzata a presentare l’orizzonte di problematiche che richiedono alle istituzioni superiori una risposta non soltanto tecnico-organizzativa, ma di più ampio respiro culturale.

Domani mattina, la seconda sessione presenterà un intervento a più voci di esperti circa "I valori accademici dell’Università europea e la sua rilevanza contemporanea". A partire da alcune aree disciplinari specifiche, verranno indicate strategie che consentono alle istituzioni di riacquistare la loro attrattività, valorizzando la dimensione etica che offre l’Università europea. Seguiranno gruppi di discussione su temi rilevanti: i valori fondamentali e la libertà accademica; i fondamenti per il dialogo interdisciplinare; il dialogo interculturale e interreligioso; la ricerca scientifica e la responsabilità etica.

Venerdì pomeriggio il Seminario si trasferirà al nuovo Centro Convegni "Matteo Ricci", presso l’Università Pontificia Gregoriana per una sessione dedicata a "Le Università europee: la loro responsabilità culturale e il ruolo nella costruzione dell’Europa".

Continuerà il Seminario sabato mattina con un intervento finale e la presentazione di una sintesi degli interventi, riassunti in un Comunicato finale. Esso potrà offrire utili orientamenti per una strategia finalizzata a consolidare l’attrattività dello Spazio Europeo di Istruzione Superiore, partendo dalle risorse del patrimonio culturale del Continente e passando attraverso la condivisione di valori accademici fondati su un umanesimo integrale.

Il Seminario si concluderà con l’Udienza del Santo Padre; egli stesso infatti è ex-professore in varie Facoltà teologiche in Germania, così appassionatamente interessato al futuro dell’Europa e i suoi contributi al mondo universitario.

Altri Eventi

Come parte essenziale del Seminario, alcuni momenti del programma saranno dedicati a far apprezzare ai partecipanti la ricchezza artistica e culturale della Città Eterna. Abbiamo, perciò, organizzato tre eventi speciali per i partecipanti: un concerto nella magnifica Basilica di Santa Maria Maggiore dove si realizzerà l’oratorio "La Risurrezione di Cristo" di Lorenzo Perosi, con l’orchestra del Conservatorio Statale di Musica di "Santa Cecilia di Roma", e con la partecipazione di dieci cori, con più di 350 voci; una visita speciale ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina, e una cena di gala nel "Braccio Nuovo" dei Musei.

Conclusione

Speriamo che questo Seminario organizzato dalla Santa Sede sia un contributo non solo al Processo di Bologna, ma anche al mondo universitario intero, mettendo in rilievo lo straordinario patrimonio culturale e i valori accademici fondati su un umanesimo integrale delle Università europee che le fa ancora oggi più attrattive che mai.

[00465-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI MONS. ANGELO VINCENZO ZANI

1. Come nasce il "Processo di Bologna"

Negli ultimi decenni è gradualmente aumentata, a livello di istituzioni internazionali, la consapevolezza che, mentre le trasformazioni in campo economico e socio-culturale segnano profondamente il futuro della società, occorre investire maggiormente nell’istruzione e nella formazione superiore.

Questa prospettiva è particolarmente evidente nei Rapporti decennali dell’UNESCO, nelle Risoluzioni del Consiglio d’Europa, in materia di educazione e di cultura, e in molti pronunciamenti dell’Unione Europea.

Nel contesto di questi orientamenti, i Ministri dell’Istruzione Superiore di alcuni paesi (Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia) lanciarono l’appello per la creazione di un sistema europeo di formazione superiore. L’appello fu subito recepito ed i rappresentanti di 29 paesi europei, nel 1999, sottoscrissero a Bologna - la città che vide nascere la prima università nella storia occidentale - una Dichiarazione comune di intenti. L’obiettivo principale che, in essa, tutti i membri aderenti si sono impegnati a realizzare è quello di costruire lo "Spazio Europeo di Istruzione Superiore" (EHEA)1.

Dunque, con il termine "Processo di Bologna" si intende il cammino comune che diversi paesi europei hanno intrapreso nel 1999 per raggiungere, entro il 2010, lo scopo sopra indicato.

Questa decisione non va considerata, comunque, come un fatto isolato e improvviso; è piuttosto un punto di arrivo preparato nel corso degli anni precedenti attraverso altre tappe importanti che richiamo brevemente.

- Anzitutto, nel settembre del 1988, i Rettori delle università europee, riuniti a Bologna in occasione del IX Centenario della nascita della prima università, avevano firmato la Magna Charta Universitatum2. In essa erano già emersi alcuni principi successivamente recepiti nella Dichiarazione del 1999. Vi si trova affermato, ad esempio, che l’avvenire dell’umanità dipende in larga misura dallo sviluppo culturale, scientifico e tecnico che si svolge nei centri di cultura, di sapere e di ricerca; viene ribadito, inoltre, il principio per il quale l’università - depositaria della tradizione dell’umanesimo europeo - con l’impegno di raggiungere il sapere universale, ignora ogni frontiera geografica o politica e ritiene necessaria la conoscenza reciproca e l’interazione delle culture.

- Il secondo fatto di grande rilevanza, sul quale si fonda la Dichiarazione di Bologna, è la "Convenzione di Lisbona" approvata l’11 aprile 19973. In essa vengono fissati i principi e le modalità per il riconoscimento dei titoli, delle qualifiche e dei certificati relativi all’insegnamento superiore nell’area europea, per facilitare la mobilità accademica tra i diversi paesi.

Sulla base di questi principi, la Convenzione vuole, pertanto, facilitare ai cittadini di ciascuno Stato contraente l’accesso alle risorse dell’educazione degli altri Stati.

- Immediatamente dopo la Dichiarazione di Bologna, a livello di Unione Europea, si è svolta la convocazione straordinaria del Consiglio Europeo di Lisbona del 2000, dove si sono prese importanti decisioni finalizzate a rilanciare le politiche della formazione. Con l’approvazione del piano di lavoro chiamato: Verso un’Europa dell’innovazione e dei saperi, i Capi di Stato e di Governo hanno formulato per l’Unione l’obiettivo strategico politico-economico da realizzarsi entro il 2010, in piena convergenza con gli scopi della Dichiarazione di Bologna.

Oggi, al "Processo di Bologna" aderiscono 45 paesi europei; inoltre, in esso sono coinvolte molte altre istituzioni e organizzazioni internazionali, tra cui: l’UNESCO/CEPES, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea.

2. Gli obiettivi del "Processo di Bologna"

I principali obiettivi specifici, fissati dalla Dichiarazione di Bologna4, si possono così riassumere:

- l’adozione di un sistema di titoli accademici di facile lettura e comparazione (attraverso lo strumento chiamato "Supplemento al Diploma") per promuovere l’impiegabilità europea e la competitività del sistema di istruzione superiore europeo in rapporto con il resto del mondo;

- l’adozione di un sistema accademico a due cicli (in seguito si è aggiunto anche il terzo ciclo, per la ricerca);

- l’introduzione di un nuovo sistema di crediti (ECTS5) che favorisca la mobilità degli studenti fra i diversi paesi europei e di tutto il mondo;

- la promozione della mobilità per studenti, insegnanti, ricercatori, personale amministrativo con il riconoscimento e la valutazione del periodo passato in Europa in ambito di ricerca, insegnamento-aggiornamento, senza pregiudizio dei diritti già acquisiti;

- la promozione della cooperazione europea nel controllo di qualità, con particolare attenzione allo sviluppo di criteri e metodi confrontabili;

L’esito finale più significativo di questo percorso consisterà nel riconoscimento reciproco dei titoli accademici, conseguiti nei sistemi universitari dei diversi paesi che aderiscono alla Dichiarazione.

3. Gli strumenti per attuare il "Processo"

Il "Processo di Bologna" viene portato avanti attraverso tre strumenti: a) i vertici dei Ministri dell’Istruzione Superiore dei paesi membri, che vengono convocati ogni due anni; b) i seminari di studio su temi specifici, inerenti il Processo, promossi dai vari paesi; c) il lavoro di coordinamento generale affidato alla segreteria del "Bologna Follow up Group".

La Santa Sede ha aderito al "Processo" in occasione del vertice dei Ministri, tenuto a Berlino nel 2003.

Da allora, la Congregazione per l’Educazione Cattolica segue le diverse tappe del cammino intrapreso insieme agli altri paesi, con l’aiuto di una "Commissione" appositamente creata, la quale accompagna le Facoltà ecclesiastiche presenti in Europa nell’attuare i relativi orientamenti. Si coglie, infatti, in tutto questo una provvidenziale opportunità di riflessione e di messa a punto della qualità dell’insegnamento e della ricerca che viene svolta nelle Facoltà ecclesiastiche, nonché la possibilità di dare alle istituzioni civili una testimonianza di chiara serietà scientifica sul piano accademico e culturale.

In questo impegno di dialogo tra istituzioni di studi superiori si colloca il Seminario di studio che si svolge nei prossimi giorni.

___________________________________

1EHEA = European Higher Education Area.

2Il testo completo della Magna Charta si trova nel seguente sito: http://www2.unibo.it/av1/charta.htm

3Il testo della "Convenzione sul riconoscimento delle qualifiche relative all’insegnamento superiore nella regione europea", nelle varie lingue, si può trovare sul sito: Consiglio d’Europa www.conventions.coe.int

4Cf http://www.miur.it/0002univer/0052Cooper/0064Accord/0335Docume/1385Dichia_cf2.htm (in lingua italiana); http://www.bologna-berlin2003.de/pdf/bologna_declaration.pdf

5L’ECTS (= European Credit Transfer System), è stato introdotto nel 1989 nell’ambito del programma europeo ERASMUS, oggi parte del programma SOCRATES. Esso è l’unico sistema di crediti che sia stato testato ed usato con successo in Europa. L’ECTS è stato inizialmente concepito per il "trasferimento dei crediti".

[00464-01.03] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL DR. JAN SADLAK

Europe is rightly proud of its diversity. It is that value which is a source of inspiration in many domains - from culture, religion, ethnicity, and also religion. With all preice of diversity it can be argued that in order to preserve and nourish those different diversities we must have a solid set of values and core of common goals which can preserve us from those forces which brought to Europe two world wars and various kinds of totalitarian regimes. And here we need to point out to the role of the university, which in its modern format, is a European creation and in which almost a milleanary history, the Roman Catholic Church played an important role. This needs to be recognized and not only to be respectful to host of this important event which brings about to our collective attention the importance of "cultural heritage" and "academic values". For UNESCO these two aspects are of great interest. This is why UNESCO European Center for Higher Education [UNESCO-CEPES] is very pleased to be associated with this conference.

UNESCO-CEPES has promoted co-operation in the European higher education which contributed to the implementation of the objectives and principles of the Bologna Process, while also paying attention to the realization of the external dimension of the process. In this respect, UNESCO-CEPES has organized or co-organized various events and implemented various projects relevant to the process such as those dealing with such issues as Doctoral Degrees and Qualifications. Ethical and Moral Dimensions for Higher Education and Science in Europe, and on New Generation of Policy Documents and Laws for Higher Education and Their Thrust in the Context of the Bologna Process.

UNESCO-CEPES, together with the Council of Europe, serves as Co-Secretariats of the ENIC Network, this co-operating with the NARIC Network of the European Union for addressing academic recognition matters at European level which are one of the main objectives and reasons for which the Bologna Process is being implemented.

UNESCO-CEPES is particularly involved in supporting the reform and development of higher education in Central and Eastern Europe therefore in the past it assisted higher education in the countries of this region to access the Bologna Process. At present its work is oriented on support to apply the necessary reforms in order to be able to benefit from opportunities this unique pan-European initiative can provide as it is our conviction that internationalization is providing an important push and pull effect for national and institutional reforms and developments.

[00466-02.01] [Original text: English]

INTERVENTO DEL DR. SJUR BERGAN

With the Bologna Process, Europe is well on the way to establishing a European Higher Education Area by 2010. European higher education is engaged in the most comprehensive reforms since at least the immediate aftermath of 1968.

These reforms are positive, and they are needed. However, precisely at a time of extensive reforms, and at a time that tends to emphasize short horizons and immediate gratification, it is important that all those engaged in European higher education take the time to reflect on why we are here and where we come from: on the purposes of higher education, and on the academic heritage of Europe.

This conference, organized by the Holy See, allows us to do precisely that, and the Council of Europe is proud to be associated with the conference. The topic of this conference is essentially how our academic heritage and values make European higher education attractive both for our own students and for students and higher education partners in other parts of the world. The Council of Europe approaches this topic from two angles.

Firstly, from the angle of defining the purposes of higher education. Much discussion today focuses on the labor market, and this is important for higher education. However, a discussion that focused only on the economic aspects of higher education would miss some important points. As we see it, higher education has at least four main purposes:

  • preparation for the labor market;
  • preparation for life as active citizens in democratic societies;
  • personal development;
  • the development and maintenance of a broad, advanced knowledge base.

Secondly, from our work on the heritage of European universities, which was a part of the Council of Europe’s campaign "Europe, a common heritage" a few years ago and led to the publication of a book1 and a recent Recommendation by the Committee of Ministers2. The academic heritage is of great importance to the Bologna Process both because of its intrinsic value and because it provides us with a broader perspective on higher education reform. Reform is part and parcel of our heritage: the universities, along with the Church and the parliament, are the oldest continuously existing institutions in Europe. I think it is important to underline that universities have survived precisely because they have been able to reform. Had they not been able to change, they would not have survived.

Yet, universities have not just adapted their form: they have at the same time conserved their essence and their core values. It is this combination of adapting their form and preserving their core values that make universities relevant to modern society, and that makes the Holy See a particularly appropriate venue for a conference on the academic heritage in the context of the Bologna Process. The venue also underlines that even if the university is European in origin, it is universal in its importance and its relevance.

For the Council of Europe, the purposes and the heritage of higher education come together in a consideration of the public responsibility for higher education3, which is also one of our European characteristics. For higher education to continue to be a public responsibility, as the Bologna Ministers have twice stated it is and should be, we need to look at how this responsibility can be carried out in modern, complex societies. The Council of Europe is currently engaged in writing a policy recommendation, and we have so far concluded that public authorities have:

  • an exclusive responsibility for the framework of higher education (laws, the degree system, making sure there is quality assurance etc.);
  • a leading responsibility for ensuring all citizens effective equal opportunities to higher education;
  • substantial responsibility for financing higher education and research as well as for higher education and research provision as well as for stimulating and facilitating financing and provision by other sources within the framework developed by public authorities.

Not least, public authorities, the academic community and all friends of higher education share a responsibility for making sure that Europe will continue to foster and develop the university as a place of reflection and debate, a place that is close enough to modern society to be relevant to it and yet has the necessary distance to encourage the critical thinking that is needed to be concerned not only with immediate remedies but also with longer term solutions.

We all have a responsibility for ensuring that, in the age of the sound bite, there is room and even a place of horn for an institution that by definition takes the longer view, and that is perhaps the main reason why this conference is an essential part of the Bologna Process.

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1Nuria Sanz and Sjur Bergan (eds.): The Heritage of European Universities (Strasbourg 2002; Council of Europe Publishing).

2Recommendation Rec (2005) 13 of the Committee of Ministers to member states on the governance and management of university heritage.

3Luc Weber and Sjur Bergan (eds.): The Public Responsibility for Higher Education and Research (Strasbourg 2005: Council of Europe Publishing).

[00467-02.01] [Original text: English]

[B0156-XX.02]