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NOVENDIALI IN SUFFRAGIO DEL ROMANO PONTEFICE DEFUNTO GIOVANNI PAOLO II, 13.04.2005


Alle 17 di oggi, nella Patriarcale Basilica Vaticana, ha luogo la sesta Celebrazione dei Novendiali, alla quale è invitata soprattutto la Curia Romana.

Presiede il Sacro Rito S.E. Mons. Leonardo Sandri, Arcivescovo tit. di Cittanova, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

Pubblichiamo di seguito l’omelia di S.E. Mons. Leonardo Sandri:

● OMELIA DI S.E. MONS. LEONARDO SANDRI

Signori Cardinali,

cari Confratelli e Collaboratori della Curia Romana,

Fratelli e Sorelle nel Signore!

1. La Basilica di San Pietro, testimone di tanti momenti significativi e importanti del ministero di Giovanni Paolo II, vede oggi raccolti in preghiera, in modo particolare, quanti hanno avuto il compito e il privilegio di stargli vicino come suoi diretti collaboratori, condividendone la sollecitudine pastorale per tutta la Chiesa.

In questi giorni di lutto e di tristezza, la Parola di Dio illumina la nostra fede e sostiene la nostra speranza, assicurandoci che Egli è entrato nella Gerusalemme celeste, dove, come abbiamo ascoltato nel brano dell’Apocalisse, "Dio tergerà ogni lacrima … non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno" (Ap 21,4). Questi sentimenti animano tutti noi, raccolti intorno all’altare per celebrare il Sacrificio eucaristico in suffragio del nostro amato Pontefice. Ne affidiamo la venerata persona al Signore della vita, mentre riflettiamo sulla preziosa eredità che Egli ha lasciato specialmente a noi che, a vario titolo, gli siamo stati più vicini mediante il quotidiano servizio nei Dicasteri, nei Tribunali e nei diversi Uffici della Curia Romana. A noi, innanzitutto, spetta il compito di custodire e di far fruttificare ciò che questo Papa straordinario ha consegnato, nel corso della vita e nel momento della morte, alla Chiesa e al mondo intero.

2. Negli interventi di questi ultimi anni possiamo trovare una bella sintesi del vasto e ricco Magistero di Giovanni Paolo II. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, da lui firmata al termine del Grande Giubileo dell’Anno 2000, Egli ha tracciato le linee guida all’inizio del terzo millennio cristiano, indicando il Concilio Ecumenico Vaticano II come la "sicura bussola" per orientare il cammino della Chiesa nel nuovo millennio (n. 57), ed ha additato ad ogni battezzato come primario l’impegno per la santità, definita "misura alta della vita cristiana" (n. 31).

Con l’indizione dell’Anno del Rosario ha voluto porre in evidenza, ancora una volta, l’importanza della devozione alla Vergine Maria; con lo speciale Anno dell’Eucaristia che stiamo vivendo, durante il quale in maniera quanto mai significativa è avvenuto anche il suo ritorno alla Casa del Padre, il Sommo Pontefice ha ribadito la centralità del Mistero eucaristico nella Chiesa.

Nell’Ecclesia de Eucharistia Egli confidava il segreto della sua totale dedizione a Cristo, al Vangelo e alla Chiesa: "Da oltre mezzo secolo - scriveva il Papa - , ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di san Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi sono raccolti sull’ostia e sul calice… Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel pane e nel vino consacrati il divino Viandante che un giorno si mise a fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire i loro occhi alla luce e il cuore alla speranza (cfr Lc 24,13-35)" (n. 59).

Quanto grande è stato il suo amore verso Cristo realmente presente nel Sacramento dell’Altare! Questo amore si fa quasi invocazione nello stesso titolo della Lettera apostolica Mane nobiscum Domine, ultimo suo documento per l’Anno dell’Eucaristia. Resta con noi Signore! Come non vedere nella morte del Papa, coincisa proprio con la Pasqua dell’Anno dell’Eucaristia, un misterioso richiamo all’intensità con cui Giovanni Paolo II ha partecipato al sacrificio di Cristo? Ogni giorno, per oltre 50 anni, Egli ha pronunciato le parole della Consacrazione "Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi"! In un modo del tutto speciale il Papa ha fatte proprie queste parole negli ultimi tempi, nei quali ha consumato il dono totale di se stesso. E’ stato come se continuamente avesse rinnovato il Totus tuus ego sum per le mani della "Madre del suo Maestro", come leggiamo nel testamento spirituale. Noi che, come suoi collaboratori, abbiamo avuto la grazia di accompagnarlo negli ultimi mesi, abbiamo seguito con trepidazione questa personalissima "Messa", in cui il Papa, in unione alla Passione di Cristo, ha fatto dono della propria persona, attraverso il dolore e le sofferenze, alla Chiesa e al mondo.

3. Chi più da vicino ha potuto condividere l’attività quotidiana del Papa, è stato testimone del suo profondo amore per l’Eucaristia. Prima di prendere decisioni importanti, era solito sostare a lungo davanti al Santissimo Sacramento, portando con sé nella Cappella Privata i dossiers da esaminare e riservandosi un previo tempo di riflessione e di preghiera davanti al Tabernacolo. Ogni scelta scaturiva così sempre dalla sola ricerca della volontà di Dio per il vero bene della Chiesa.

Ma c’è un ulteriore elemento della personalità e della spiritualità del Papa che è emerso, in modo particolare, nei mesi segnati dal progressivo peggioramento delle condizioni di salute: la sua semplicità e povertà di vita. Coloro che hanno avuto la possibilità di incontrarlo più volte nelle ultime settimane, non hanno potuto non provare un senso di ammirazione per la modestia dell’arredamento che lo circondava, come anche per l’umiltà e la semplicità, il senso di distacco e la totale disponibilità con cui si abbandonava nelle mani di Dio. Questo atteggiamento si percepisce con chiarezza anche nelle toccanti espressioni del suo testamento spirituale, che si chiude proprio con le parole di Gesù sulla croce: "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum" (cfr Lc 23,46).

4. Ecco, Fratelli e Sorelle, il grande esempio e il prezioso insegnamento che il defunto Pontefice lascia a ciascuno di noi, chiamati a lavorare nella Curia Romana, cuore della Cattolicità. E’ un esempio di semplicità e di distacco, di servizio fedele e disinteressato nella vigna del Signore, di costante disponibilità e docile adesione alla volontà di Dio.

Siamo certi che Giovanni Paolo II, per il quale anche, secondo gli inscrutabili disegni divini, è "giunto il momento di sciogliere le vele" (2Tm 4,6), stia ora ricevendo la corona del premio celeste da Cristo stesso. A noi, che lo ricordiamo come Guida sicura, come Pastore pronto a dare la vita per il gregge a lui affidato dalla Provvidenza e come Padre buono e comprensivo di tutti, lascia la straordinaria ricchezza del suo insegnamento, della sua saggezza e della sua profonda umanità. Guardando a lui sentiamo quanto vere siano le parole di Cristo, che abbiamo ascoltato poc’anzi nel Vangelo: "Se il chicco di grano caduto in terra… muore, produce molto frutto" (Gv 12,24).

Caro e amato Santo Padre Giovanni Paolo II, grazie per l’esempio che ci lascia. Come chicco di grano buono e fecondo, unito alla morte di Cristo, Ella veramente ha portato frutti abbondanti, che Dio conserverà per la vita eterna. Continui dal Cielo a vegliare su tutti noi e non cessi di affidare alle mani materne di Maria Santissima la Curia Romana, la Chiesa e tutta l’umanità. Amen!

[00447-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0214-XX.01]