Alle ore 20 di oggi, nella Patriarcale Basilica Vaticana, l’Em.mo Card. Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, presiede, a nome del Santo Padre, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua.
All’inizio del Sacro Rito viene data lettura del Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla celebrazione.
La Veglia ha inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale e il canto dell’Exsultet fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica.
Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Papa e l’omelia che il Card. Joseph Ratzinger pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
Carissimi Fratelli e Sorelle!
Al termine del cammino penitenziale della Quaresima e dopo aver meditato nei giorni scorsi la dolorosa passione e la drammatica morte di Gesù sulla croce, celebriamo in questa notte singolare il mistero glorioso della sua risurrezione.
Grazie alla televisione, posso seguire dal mio appartamento la suggestiva Veglia pasquale, che il Cardinale Joseph Ratzinger presiede nella Basilica di San Pietro. A lui invio il mio fraterno saluto, che estendo agli altri Cardinali, Arcivescovi e Vescovi presenti. Con affetto saluto anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli raccolti intorno all’altare del Signore, con un pensiero speciale per i catecumeni che, durante questa santa Veglia, si apprestano a ricevere i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia.
Veramente straordinaria è questa Notte, nella quale la luce sfolgorante di Cristo risorto vince in modo definitivo la potenza delle tenebre del male e della morte, e riaccende nei cuori dei credenti la speranza e la gioia. Carissimi, guidati dalla liturgia, preghiamo il Signore Gesù perché il mondo veda e riconosca che, grazie alla sua passione, morte e risurrezione, ciò che era distrutto si ricostruisce, ciò che era invecchiato si rinnova e tutto ritorna, più bello di prima, alla sua originaria integrità.
Con grande cordialità formulo per tutti fervidi voti augurali, ed assicuro un ricordo nella preghiera perché il Signore risorto rechi a ciascuno di voi e alle vostre famiglie e comunità il dono pasquale della sua pace. Accompagno questi miei sentimenti con una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 26 Marzo 2005, Veglia pasquale
IOANNES PAULUS II
[00352-01.02] [Testo originale: Italiano]
● OMELIA DELL’EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER
La liturgia della notte santa di Pasqua– dopo la benedizione del cero pasquale – comincia con una processione dietro la luce e verso la luce. Questa processione riassume simbolicamente tutto il cammino catecumenale e penitenziale della Quaresima, ma riprende anche il lungo cammino di Israele nel deserto verso la terra promessa e simbolizza infine anche il cammino dell’umanità, che nelle notti della storia cerca la luce, cerca il paradiso, cerca la vera vita, la riconciliazione tra le genti, tra cielo e terra, la pace universale.
Così la processione implica tutta la storia come le parole della benedizione del cero pasquale proclamano: "Cristo ieri e oggi. Principio e fine… A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno..." Ma la liturgia non si perde in idee generali, non si accontenta con utopie vaghe, ci offre invece indicazioni molto concrete circa il cammino da prendere e circa la meta del nostro cammino. Israele nel deserto fu guidato di notte da una colonna di fuoco, durante il giorno da una nuvola. La nostra colonna di fuoco, la nostra sacra nuvola è il Cristo risorto, simboleggiato dal cero pasquale acceso. Cristo è la luce; Cristo è via, verità e vita; seguendo Cristo, tenendo fisso lo sguardo del nostro cuore verso Cristo, troviamo la strada giusta. Tutta la pedagogia della liturgia quaresimale concretizza questo imperativo fondamentale. Seguire Cristo significa innanzitutto: essere attenti alla sua parola. La partecipazione alla liturgia domenicale settimana per settimana è necessaria per ogni cristiano proprio per entrare in una vera familiarità con la parola divina: l’uomo non vive solo del pane o del denaro o della carriera, vive della parola di Dio, che ci corregge, ci rinnova, ci mostra i veri valori portanti del mondo e della società: La parola di Dio è la vera manna, il pane del cielo, che ci insegna la vita, l’essere uomini. Seguire Cristo implica essere attenti ai suoi comandamenti – riassunti nel duplice comandamento di amare Dio ed il prossimo come noi stessi. Seguire Cristo significa avere compassione per i sofferenti, avere un cuore per i poveri; significa anche avere il coraggio di difendere la fede contro le ideologie; avere fiducia nella Chiesa e nella sua interpretazione e concretizzazione della parola divina per le nostre circostanze attuali. Seguire Cristo implica amare la sua Chiesa, il suo corpo mistico. Camminando così accendiamo piccole luci nel mondo, rompiamo le tenebre della storia.
Il cammino di Israele fu orientato verso la terra promessa, tutta l’umanità cerca qualcosa come la terra promessa. La liturgia pasquale è molto concreta su questo punto. La sua meta sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana: il battesimo – la cresima – la santa eucaristia. La Chiesa ci dice così che questi sacramenti sono l’anticipazione del mondo nuovo, la sua presenza anticipata nella nostra vita. Nella Chiesa antica il Catecumenato era un cammino passo per passo verso il battesimo: un cammino di apertura dei sensi, del cuore, dell’intelletto a Dio, un apprendimento di un nuovo stile di vita, una trasformazione del proprio essere nella crescente amicizia con Cristo in compagnia con tutti i credenti. Così, dopo le diverse tappe di purificazione, di apertura, di conoscenza nuova l’atto sacramentale del battesimo era il dono definitivo di una vita nuova – era morte e risurrezione, come dice S. Paolo in una specie di autobiografia spirituale: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). La risurrezione di Cristo non è semplicemente il ricordo di un fatto passato. Nella notte pasquale, nel sacramento del battesimo, si realizza oggi realmente la risurrezione, la vittoria sulla morte. Perciò Gesù dice: "Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna ed… è passato dalla morte alla vita" (Giov 5,24). E nello stesso senso dice a Marta: "Io sono la risurrezione e la vita…" (11,25). Gesù è la risurrezione e la vita eterna; nella misura, in cui siamo uniti a Cristo, siamo già oggi "passati dalla morte alla vita", viviamo già adesso la vita eterna, che non è solo una realtà che viene dopo la morte, ma comincia oggi nella nostra comunione con Cristo. Passare dalla morte alla vita – questo è col sacramento del battesimo il nucleo reale della liturgia di questa notte santa. Passare dalla morte alla vita – questo è il cammino, del quale Cristo ha aperto la porta, a cui ci invita la celebrazione delle feste pasquali.
Cari fedeli, la maggior parte di noi ha ricevuto il battesimo da bambino, a differenza di questi cinque catecumeni, che ora si apprestano a riceverlo in età adulta. Essi sono qui pronti per proclamare ad alta voce la loro fede. Per la maggioranza di noi invece, sono stati i nostri genitori che hanno anticipato la nostra fede. Ci hanno donato la vita biologica senza poterci chiedere, se volevamo vivere o no, convinti giustamente, che è bene vivere, che la vita è un dono. Ma erano ugualmente convinti che la vita biologica è un dono fragile, anzi, in un mondo segnato da tanti mali, un dono ambiguo e divenga un vero dono solo, se si può, nello stesso momento, donare la medicina contro la morte, la comunione con la vita invincibile, con Cristo. Insieme col dono fragile della vita biologica ci hanno dato la garanzia della vera vita, nel battesimo. Sta adesso a noi appropriarci di questo dono, entrare sempre più radicalmente nella verità del nostro battesimo. La notte pasquale ci invita ogni anno, ad immergerci di nuovo nelle acque del battesimo, a passare dalla morte alla vita, a divenire veri cristiani.
"Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà", dice un antico canto battesimale, ripreso da S. Paolo nella lettera agli Efesini (5,14). "Svegliati, o tu che dormi… e Cristo ti illuminerà", dice oggi la Chiesa a noi tutti: Svegliamoci dal nostro cristianesimo stanco, privo di slancio; alziamoci e seguiamo Cristo la vera luce, la vera vita. Amen.
[00350-01.02] [Testo originale: Italiano]
[B0165-XX.02]