CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL "COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA" Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa.
Prendono parte alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e Mons. Frank J. Dewane, Sotto-Segretario del medesimo Pontifico Consiglio.
Pubblichiamo di seguito l’intervento dell’Em.mo Card. Renato Raffaele Martino:
INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO
Testo in lingua italiana
Testo in lingua inglese
Testo in lingua italiana
Sono particolarmente lieto di rendere pubblico oggi l’atteso documento «Compendio della dottrina sociale della Chiesa», elaborato, su incarico del Santo Padre e a Lui dedicato, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – che ne porta la piena responsabilità. Il documento ora viene messo a disposizione di quanti – cattolici, altri cristiani e persone di buona volontà – cercano sicure indicazioni di verità per meglio promuovere il bene sociale delle persone e delle società. L’opera è iniziata cinque anni fa con la presidenza del mio venerato predecessore, il Cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân. Un inevitabile rallentamento del lavoro è stato determinato dalla malattia e dalla scomparsa del Cardinale Van Thuân e dal conseguente cambio di Presidenza al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
L’elaborazione del «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» non è stata un’impresa semplice. Le problematiche più complesse a cui si è dovuto far fronte sono state essenzialmente quelle determinate: a) dal fatto che si trattava di elaborare un testo che non aveva precedenti nella storia della Chiesa; b) dalla messa a punto di alcune complesse questioni epistemologiche inerenti alla natura della dottrina sociale della Chiesa; c) dalla necessità di dare al documento una dimensione unitaria e universale nonostante le mille sfaccettature e le infinite diversità in cui si declina la realtà sociale nel e del mondo; d) dall’avvertenza di offrire un insegnamento che resistesse all’usura del tempo, in una fase storica caratterizzata da velocissimi e radicali cambiamenti sociali, economici e politici.
Il «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» offre un quadro complessivo delle linee fondamentali del «corpus» dottrinale dell’insegnamento sociale cattolico. In fedeltà alle autorevoli indicazioni che il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva offerto nel n. 54 dell’Esortazione Apostolica «Ecclesia in America», il documento presenta «in maniera complessiva e sistematica, anche se in forma sintetica, l’insegnamento sociale, che è frutto della sapiente riflessione magisteriale ed espressione del costante impegno della Chiesa nella fedeltà alla Grazia della salvezza di Cristo e nell’amorevole sollecitudine per le sorti dell’umanità» (Compendio, n. 8).
Il «Compendio» ha una struttura semplice e lineare. Dopo un’Introduzione, seguono tre parti: la prima, composta di quattro capitoli, tratta dei presupposti fondamentali della dottrina sociale – il disegno di amore di Dio per l’uomo e la società, la missione della Chiesa e la natura della dottrina sociale, la persona umana e i suoi diritti, i principi e i valori della dottrina sociale -; la seconda parte, composta di sette capitoli, tratta i contenuti e i temi classici della dottrina sociale – la famiglia, il lavoro umano, la vita economica, la comunità politica, la comunità internazionale, l’ambiente e la pace -; la terza parte, assai breve perché composta di un solo capitolo, contiene una serie di indicazioni per l’utilizzo della dottrina sociale nella prassi pastorale della Chiesa e nella vita dei cristiani, soprattutto dei fedeli laici. La Conclusione, intitolata «Per una civiltà dell’amore», esprime l’intendimento di fondo di tutto il documento.
L’opera è corredata da un apparato di indici esteso, ma di agevole e utilissima consultazione.
Il «Compendio» ha una precisa finalità e si caratterizza per alcuni obiettivi ben chiariti nell’Introduzione al n. 10. Esso, infatti, «si propone come uno strumento per il discernimento morale e pastorale dei complessi eventi che caratterizzano i nostri tempi; come una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte tali da permettere di guardare al futuro con fiducia e speranza; come un sussidio per i fedeli sull’insegnamento della morale sociale»(10). Uno strumento elaborato, inoltre, con il preciso obiettivo di promuovere «un nuovo impegno capace di rispondere alle esigenze del nostro tempo e misurato sui bisogni e sulle risorse dell’uomo, ma soprattutto l’anelito a valorizzare in forme nuovela vocazione propria dei vari carismi ecclesiali in ordine all’evangelizzazione del sociale, perché "tutti i membri della Chiesa sono partecipi della sua dimensione secolare"1»(10).
Una dato che è opportuno sottolineare, perché presente in varie parti del documento, è il seguente: il testo viene proposto come uno strumento per alimentare il dialogo ecumenico ed interreligioso dei cattolici con tutti coloro che desiderano sinceramente il bene dell’uomo. Si afferma, infatti, al n. 12 che «Questo documento è proposto anche ai fratelli delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali, ai seguaci delle altre religioni, nonché a quanti, uomini e donne di buona volontà, si impegnano a servire il bene comune». La dottrina sociale ha, infatti, una destinazione universale oltre a quella, primaria e specifica, ai figli della Chiesa. La luce del Vangelo, che la dottrina sociale riverbera sulla società, illumina tutti gli uomini: ogni coscienza e intelligenza sono in grado di cogliere la profondità umana dei significati e dei valori espressi in questa dottrina e la carica di umanità e di umanizzazione delle sue norme d’azione.
Evidentemente, il «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» riguarda prima di tutto i cattolici, perché «Prima destinataria della dottrina sociale è la comunità ecclesiale in tutti i suoi membri, perché tutti hanno responsabilità sociali da assumere…. Nei compiti di evangelizzazione, vale a dire di insegnamento, di catechesi e di formazione, che la dottrina sociale della Chiesa suscita, essa è destinata ad ogni cristiano, secondo le competenze, i carismi, gli uffici e la missione di annuncio propri di ciascuno» (n. 83). La dottrina sociale implica altresì responsabilità relative alla costruzione, all’organizzazione e al funzionamento della società: obblighi politici, economici, amministrativi, vale a dire di natura secolare, che appartengono ai fedeli laici in modo peculiare, in ragione della condizione secolare del loro stato di vita e dell’indole secolare della loro vocazione: mediante tali responsabilità, i laici mettono in opera l’insegnamento sociale e adempiono la missione secolare della Chiesa.
Nell’elaborazione del «Compendio» ci si è costantemente posti la questione riguardante la collocazione della dottrina sociale della Chiesa nel mondo di oggi. Nel dare forma alla risposta si è ritenuto di non dover procedere sulla strada di una semplice analisi sociologica o di una elencazione di priorità sociali o di problemi emergenti. Si è ritenuto piuttosto che il «Compendio» dovesse costituire un serio e rigoroso strumento adeguato a sussidiare quel discernimento - atto conoscitivo ecclesiale e comunitario - oggi tanto indispensabile. Il discernimento cristiano è fondato sulla lettura dei segni dei tempi, condotta alla luce della Parola di Dio e di quel «corpus» di verità che il Magistero ha costituito come dottrina sociale della Chiesa, con lo scopo di orientare la prassi comunitaria e personale. Con ciò si va al cuore stesso della dottrina sociale della Chiesa, alla sua intima natura di «incontro del messaggio evangelico e delle sue esigenze… con i problemi derivanti dalla vita della società»2. Il «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» presenta la dottrina sociale della Chiesa come una dottrina che nasce dal discernimento, che è essa stessa discernimento e al discernimento è finalizzata.
In questa prospettiva di fondo, il «Compendio» ha la pretesa alta di sussidiare un discernimento capace di farsi carico di alcune sfide decisive e di grande rilievo e importanza.
a) La prima sfida è quella culturale, che la dottrina sociale affronta facendo tesoro della sua costitutiva dimensione interdisciplinare. Mediante la sua dottrina sociale la Chiesa «proclama la verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo, applicandola a una situazione concreta»3: è dunque evidente che, soprattutto in vista del futuro, la dottrina sociale dovrà sviluppare sempre di più la sua dimensione interdisciplinare4. L’interdisciplinarità non è un sovrappiù, ma una dimensione intrinseca della dottrina sociale della Chiesa, perché strettamente collegata con la finalità di incarnare l’eterna verità del Vangelo nelle problematiche storiche che l’umanità deve affrontare. La verità del Vangelo deve incontrarsi con i saperi elaborati dall’uomo, perché la fede non è estranea alla ragione; i frutti storici della giustizia e della pace maturano quando la luce evangelica filtra e passa dentro le pieghe delle culture, nel rispetto delle autonomie reciproche, ma anche delle connessioni analogiche, tra fede e saperi. Quando il dialogo con le varie discipline del sapere diventa intimo e fecondo, la dottrina sociale della Chiesa riesce a svolgere il suo compito di stimolare una nuova progettualità sociale, economica e politica capace di porre al centro la persona umana, in tutte le sue dimensioni.
È appena il caso di notare come l’interdisciplinarità teologicamente orientata sia in grado di rispondere a due esigenze fortemente sentite dalla cultura di oggi. La cultura attuale rifiuta qualsiasi sistema «chiuso», ma nello stesso tempo è in cerca di ragioni. La dottrina sociale della Chiesa non è «un sistema chiuso»5. Non lo è per due motivi: perché è storica, ossia «si sviluppa in funzione delle circostanze mutevoli della storia»6; e perché trae origine dal messaggio evangelico7, che è trascendente e proprio per questa ragione è la principale «fonte di rinnovamento»8 della storia. La dimensione interdisciplinare permette alla dottrina sociale di orientare senza essere un sistema e di non essere un sistema senza disorientare.
b) La seconda sfida è quella che proviene dalla situazione di indifferenza etica e religiosa e dalla necessità di una rinnovata collaborazione interreligiosa. A livello sociale, gli aspetti più importanti della diffusa indifferenza sono la separazione tra etica e politica e la convinzione che le questioni etiche non possano aspirare a uno statuto pubblico, non possano costituire l’oggetto di un dibattito razionale e politico in quanto sarebbero espressioni di scelte individuali, addirittura private. La separazione tra etica e politica, per estensione, tende a riguardare anche i rapporti tra politica e religione, relegata ad affare privato.
Su questo terreno la dottrina sociale della Chiesa ha oggi e nel prossimo futuro un impegnativo compito da svolgere, un compito meglio perseguibile se viene intrapreso in dialogo con le confessioni cristiane e anche con quelle non cristiane. La collaborazione interreligiosa sarà uno dei percorsi di valore strategico per il bene dell’umanità, decisivo nel futuro della dottrina sociale. Guardando gli avvenimenti della fine del Novecento e dell’inizio del millennio appena iniziato con lo sguardo della sapienza cristiana, si può individuare, con la guida del Santo Padre, almeno un ambito storico di prioritaria importanza per il dialogo interreligioso sulle tematiche sociali. Si tratta del tema della pace e dei diritti umani. Tutti conoscono le molteplici e accorate sollecitazioni del Papa su questo tema. È sufficiente passare in rassegna anche solo i Discorsi al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede tenuti da Giovanni Paolo II in questi 26 anni di Pontificato per rendersi conto di quanto siano frequenti e insistenti i richiami a una collaborazione delle religioni mondiali per la pace nello «spirito di Assisi». Basti qui il solo riferimento al Messaggio per la Pace del 2002, là dove il Santo Padre scrive: «Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell’umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell’unità del genere umano. Si tratta di un preciso campo del dialogo e della collaborazione ecumenica ed interreligiosa, per un urgente servizio delle religioni alla pace tra i popoli»9.
Il terreno dei diritti umani, della pace, della giustizia sociale ed economica, dello sviluppo, nel prossimo futuro, sarà sempre di più al centro del dialogo inter-religioso, al quale i cattolici dovranno partecipare con la loro dottrina sociale, intesa come «corpus dottrinale» che stimola ma è anche alimentato dall’«operosità feconda di milioni e milioni di uomini, che… si sono sforzati di ispirarsi ad esso in ordine al proprio impegno nel mondo»10.
c) La terza sfida è propriamente pastorale. Il futuro della dottrina sociale della Chiesa nel mondo di oggi dipenderà dalla continua ricomprensione del radicamento della dottrina sociale nella missione propria della Chiesa; di come questa dottrina nasca dalla Parola di Dio e dalla fede viva della Chiesa; di come essa sia espressione del servizio della Chiesa al mondo, nel quale la salvezza di Cristo va annunciata con le parole e con le opere; dalla ricomprensione, dunque, di come questa dottrina sia connessa con tutti gli aspetti della vita e dell’azione della Chiesa: sacramenti, liturgia, catechesi, pastorale. La dottrina sociale della Chiesa, che «fa parte essenziale del messaggio cristiano»11, deve essere conosciuta, diffusa e testimoniata. Quando, in qualsiasi modo, si perde la coscienza viva di questa «appartenenza» della dottrina sociale alla missione della Chiesa, la stessa dottrina sociale viene strumentalizzata in funzione di varie forme di ambiguità o di parzialità.
Vorrei qui ricordare la famosa espressione: «la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita»12, con la quale il beato Papa Giovanni XXIII, nell’enciclica «Mater et magistra», apriva la strada, già molti anni fa, alle successive importanti e approfondite puntualizzazioni di Giovanni Paolo II: «L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa»13; «strumento di evangelizzazione»14, la dottrina sociale «annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo a ogni uomo»15. Essa potrà svolgere tanto meglio il suo servizio all’uomo dentro le maglie della società e dell’economia quanto meno sarà ridotta a discorso sociologico o politologico, a esortazione moraleggiante, a «scienza del buon vivere»16 o a semplice «etica per le situazioni difficili» e quanto più invece sarà conosciuta, insegnata, vissuta e incarnata in tutta la pienezza del suo «vitale collegamento col Vangelo del Signore»17.
Concludendo la presentazione del «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» con queste riflessioni sul ruolo della dottrina sociale della Chiesa nel mondo di oggi di fronte alle nuove esigenze dell’evangelizzazione, vorrei sottolineare una duplice dimensione della presenza dei cristiani nella società, una duplice ispirazione che ci proviene dalla dottrina sociale stessa e che sempre più in futuro richiederà di essere vissuta in sintesi complementare. Mi riferisco all’esigenza della testimonianza personale, da una parte e, dall’altra, all’esigenza di una nuova progettualità per un autentico umanesimo che coinvolga le strutture sociali. Le due dimensioni, quella personale e quella sociale, non vanno mai disgiunte. Io spero fortemente che il «Compendio della dottrina sociale della Chiesa» faccia maturare personalità credenti autentiche e le ispiri ad essere testimoni credibili, capaci di modificare i meccanismi della società attuale col pensiero e con l’azione. C’è sempre la necessità di testimoni, di martiri e di santi, anche nel campo sociale. Alle persone che hanno vissuto la loro presenza nella società come «testimonianza a Cristo Salvatore»18 hanno fatto ripetutamente riferimento i Pontefici. Si tratta di tutti coloro che la «Rerum novarum» considerava «degnissimi d’encomio»19 per essersi impegnati a migliorare, in quei tempi, la condizione degli operai. Coloro di cui la «Centesimus annus» dice che «hanno saputo trovare di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verità»20. Coloro che «stimolati dal Magistero sociale, si sono sforzati di ispirarsi a esso in ordine al proprio impegno nel mondo. Agendo individualmente, o variamente coordinati in gruppi, associazioni e organizzazioni, essi hanno costituito come un grande movimento per la difesa della persona umana e la tutela della sua dignità» 21. Si tratta di tanti cristiani, molti dei quali laici, che «si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita»22. La testimonianza personale, frutto di una vita cristiana «adulta», profonda e matura, non può non cimentarsi anche con la costruzione di una nuova civiltà, in dialogo con le discipline del sapere umano, in dialogo
con le altre religioni e con tutti gli uomini di buona volontà per la realizzazione di un umanesimo integrale e solidale.
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1
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, n. 15. 2
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Libertatis conscientia, n. 72. 3
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41. 4
«La dottrina sociale… ha un’importante dimensione interdisciplinare. Per incarnare meglio in contesti sociali, economici e politici diversi e continuamente cangianti l’unica verità sull’uomo, tale dottrina entra in dialogo con le varie discipline che si occupano dell’uomo, ne integra in sé gli apporti e le aiuta ad aprirsi verso un orizzonte più ampio al servizio della singola persona conosciuta e amata nella pienezza della sua vocazione» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 59). 5
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Libertatis conscientia, n. 72. 6
Ibidem. 7
Cfr. ibidem. 8
Paolo VI, Lett. ap. Octogesima adveniens, n. 42. 9
Giovanni Paolo II, «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono», Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2002, n. 12. 10
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 3. 11
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 5. 12
Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra, n. 206. 13
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41. 14
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 54. 15
Ibidem. 16
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, n. 11. 17
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis., n. 3. 18
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 5. 19
Leone XIII, Lett. enc. Rerum novarum, 41. 20
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 23. 21
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, n. 3. 22
Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 31. [01668-01.01] [Testo originale: Italiano]
○ Testo in lingua inglese
I am particularly pleased to make public today the long-awaited document "Compendium of the Social Doctrine of the Church". This document has been prepared - at the request of the Holy Father, to whom it is dedicated -- by the Pontifical Council for Justice and Peace, which is fully responsible for its content. It is now made available to all -- Catholics, other Christians, people of good will -- who seek sure signs of truth in order to better promote the social good of persons and societies. This work began five years ago under the presidency of my venerated predecessor Cardinal François-Xavier Nguyên Van Thuân. An unavoidable delay in the work was caused by the sickness and death of Cardinal Van Thuân and by the subsequent change in presidency of the Pontifical Council for Justice and Peace.
The drafting of the Compendium of the Social Doctrine of the Church was not a simple undertaking. The most complex problems that had to be dealt with were essentially those determined by: a) the fact that this amounted to compiling a text that had no precedent in the Church's history; b) the attempt to bring into focus certain complex epistemological questions inherent in the nature of the Church’s social doctrine; c) the need to give a unified and universal dimension to the document notwithstanding the countless facets and unlimited variety of social realities in the world and of the world; and d) the desire to offer a teaching that loses nothing of its lustre over time, in an historical period marked by very rapid and radical social, economic and political changes.
The Compendium of the Social Doctrine of the Church offers a complete overview of the fundamental framework of the doctrinal corpus of Catholic social teaching. Faithful to the authoritative recommendation made by the Holy Father John Paul II in No. 54 of the Post-Synodal Apostolic Exhortation Ecclesia in America, the document presents "in a complete and systematic manner, even if by means of an overview, the Church’s social teaching, which is the fruit of careful Magisterial reflection and an expression of the Church’s constant commitment in fidelity to the grace of salvation wrought in Christ and in loving concern for humanity’s destiny" (Compendium, 8).
The Compendium has a simple and straight-forward structure. After an Introduction, there follow three parts. The first, composed of four chapters, deals with the fundamental presuppositions of social doctrine -- God's plan of love for humanity and society, the Church's mission and the nature of social doctrine, the human person and human rights, and the principles and values of social doctrine. The second part, composed of seven chapters, deals with the contents and classical themes of social doctrine -- the family, human work, economic life, the political community, the international community, the environment and peace. The third part, which is quite brief, with just one chapter, contains a series of recommendations for the use of social doctrine in the pastoral activity of the Church and in the life of Christians, above all the lay faithful. The Conclusion, entitled "For a Civilization of Love", is an expression of the underlying purpose of the entire document.
The work is accompanied by extensive indexes that make for easy and very useful consultation.
The Compendium has a specific goal and is characterized by certain objectives spelled out in No. 10 of the Introduction. The document "is presented as an instrument for the moral and pastoral discernment of the complex events that mark our time; as a guide to inspire, at the individual and community levels, attitudes and choices that will permit all people to look to the future with greater trust and hope; as an aid for the faithful concerning the Church’s teaching in the area of social morality" (Compendium, 10). It is moreover an instrument put together for the precise purpose of promoting "new strategies suited to the demands of our time and in keeping with human needs and resources. But above all there can arise the motivation to rediscover the vocation proper to the different charisms within the Church that are destined to the evangelization of the social order, because 'all the members of the Church are sharers in this secular dimension'1" (Compendium, 10).
A point worth emphasising, because it is found in various parts of the document, is the following: the text is presented as an instrument for fostering ecumenical and interreligious dialogue on the part of Catholics with all who sincerely seek the good of mankind. In fact, the statement is made in No. 12 that the document "is proposed also to the brethren of other Churches and Ecclesial Communities, to the followers of other religions, as well as to all people of good will who are committed to serving the common good". Social doctrine, indeed, is intended for a universal audience, in addition to those to whom it is primarily and specifically addressed, the sons and daughters of the Church. The light of the Gospel, which social doctrine brings to shine on society, illuminates every person; every conscience and every intellect is able to grasp the human depths of meaning and values expressed in this doctrine, as well as the outpouring of humanity and humanization contained in its norms for action.
Obviously, the Compendium of the Social Doctrine of the Church concerns Catholics first of all, for "the first recipient of the Church’s social doctrine is the Church community in its entire membership, because everyone has social responsibilities that must be fulfilled … In the tasks of evangelization, that is to say, of teaching, catechesis and formation that the Church’s social doctrine inspires, it is addressed to every Christian, each according to the competence, charisms, office and mission of proclamation that is proper to each one" (Compendium, 83). Social doctrine also implies responsibility regarding the construction, organization and functioning of society: political, economic and administrative duties, or duties of a secular nature that belong to the lay faithful in a particular way because of the secular nature of their state of life and vocation. By means of this responsibility, the laity put social doctrine into practice and fulfil the Church's secular mission.
In the preparation of the Compendium, the question of the place of the Church’s social doctrine in today's world was constantly raised. In formulating an answer to this question, it was decided that proceeding along the road of a simple sociological analysis was not necessary, nor was a listing of social priorities or emerging problems. Rather, it was thought that the Compendium should represent a serious and precise instrument suitable for assisting that discernment -- a cognitive act of the Church and the community -- that is so indispensable today. Christian discernment is based on reading the signs of the times, a reading made in the light of the Word of God and that corpus of truth the magisterium has established as the Church’s social doctrine, for the purpose of giving direction to community and personal action. With this we arrive at the very heart of the Church’s social doctrine, we touch its innermost nature as "the encounter of the Gospel message and of its demands … with the problems emanating from the life of society"2. The Compendium of the Social Doctrine of the Church presents the Church’s social doctrine as a doctrine that is born from discernment, that is itself discernment, and that has discernment as its goal.
It is in this basic perspective that the Compendium has the high expectation of helping to bring about a discernment capable of responding to certain decisive challenges of great relevance and importance.
a) First is the cultural challenge, which social doctrine deals with by keeping in mind its constitutive interdisciplinary dimension. Through her social doctrine the Church "proclaims the truth about Christ, about herself and about man, applying this truth to a concrete situation"3. It is therefore evident that, in view of the future, social doctrine will always have to further develop its interdisciplinary dimension4. This interdisciplinary aspect is not something extraneous but an intrinsic dimension of the Church’s social doctrine, because it is closely connected with the goal of incarnating the eternal truth of the Gospel in the historical problems humanity must face. The truth of the Gospel needs to be brought into contact with the various branches of human knowledge because faith is not foreign to reason. The historical fruits of justice and peace develop when the light of the Gospel filters through and enters the fabric of human cultures, respecting the mutual autonomy of faith and knowledge, but also heeding their analogous connections. When dialogue with the various disciplines of knowledge draws the parties closer together and becomes productive, the Church’s social doctrine is able to fulfil its role of fostering the planning of new social, economic and political programmes, at the centre of which is the human person in all his dimensions.
It is hardly necessary to observe how a theologically-oriented interdisciplinary dimension is able to respond to two needs that are strongly felt in today's culture. Modern culture rejects any kind of "closed" system, but at the same time it is in search of reasoned explanations. The Church’s social doctrine is not "a closed system"5, and there are two reasons why this is so: because it is historical, that is, it "develops in accordance with the changing circumstances of history"6; and because it draws its origins from the message of the Gospel7, which is transcendent and, precisely for this reason, is the principal "source of renewal"8 for history. This interdisciplinary dimension allows social doctrine to offer guidance without being a system and without being a misguiding system.
b) The second challenge arises from ethical and religious indifference and the need for renewed interreligious cooperation. At the social level, the most important aspects of widespread indifference are the separation between ethics and politics and the conviction that ethical questions have no place in the public arena, that they cannot be the object of rational political debate, held as expressions of individual, even private, choices. By extension, the separation between ethics and politics tends to be applied as well to the relationship between politics and religion, which is assigned to the realm of private matters.
In this area the Church’s social doctrine has an arduous task to fulfil today and in the near future, a task that is more easily engaged if it is undertaken in dialogue with other Christian professions and even with non-Christian religions. Interreligious cooperation will be one of the paths of great strategic value for the good of humanity and decisive in the future of social doctrine. Looking through the eyes of Christian wisdom at the events of the end of the twentieth century and the beginning of the new millennium, we can, as the Holy Father has indicated, identify at least one historical area of primary importance for interreligious dialogue in the social sphere. This is the area of peace and human rights. Everyone knows the numerous and heartfelt appeals made by the Pope in this regard. A review of John Paul II's Addresses to the Diplomatic Corps accredited to the Holy See during these twenty-six years of the pontificate is enough to give us an idea of the frequency and insistence of his appeals for the world's religions to work together for peace, in the "spirit of Assisi". It is sufficient here to recall the reference in his Message for the 2002 World Day of Peace, where the Holy Father wrote: "The various Christian confessions, as well as the world's great religions, need to work together to eliminate the social and cultural causes of terrorism. They can do this by teaching the greatness and dignity of the human person, and by spreading a clearer sense of the oneness of the human family. This is a specific area of ecumenical and interreligious dialogue and cooperation, a pressing service which religion can offer to world peace"9.
In the near future, the areas of human rights, peace, social and economic justice, and development will be increasingly at the centre of interreligious dialogue. Catholics will be called to participate in this dialogue with their social doctrine, understood as a "doctrinal corpus" that prompts, but is also nurtured by, "the fruitful activity of many millions of people, who … have sought to make that teaching the inspiration for their involvement in the world"10.
c) The third challenge is a properly pastoral challenge. The future of the Church’s social doctrine in the modern world will depend on the continually renewed understanding of this social doctrine as being rooted in the mission proper to the Church; of how this doctrine is born from the Word of God and from the living faith of the Church; of how it is an expression of the Church's service to the world, in which the salvation of Christ is to be proclaimed in word and deed. It depends on the renewed understanding, therefore, of how this doctrine is connected with all aspects of the Church's life and action: the sacraments, the liturgy, catechesis, and pastoral activity. The Church’s social doctrine, which "is an essential part of the Christian message"11, must be known, propagated and lived. When, in any way whatsoever, one loses the keen awareness that this social doctrine belongs to the Church's mission, social doctrine itself is manipulated, falling prey to various forms of ambiguity and partisan application.
Here I would like to recall the famous expression "Catholic social doctrine is an integral part of the Christian conception of life"12, with which Blessed Pope John XXIII, in his encyclical Mater et Magister, paved the way many years earlier for the successive, important and profound statements of John Paul II: "the teaching and spreading of her social doctrine are part of the Church's evangelizing mission"13; an "instrument of evangelization"14, social doctrine "proclaims God and his mystery of salvation in Christ to every human being"15. The less this doctrine is reduced to discourses of sociology or political science, to moralizing exhortations, to "a pseudo-science of well-being"16 or to a simple "ethics for difficult situations", the better it will be able to render its service to men and women in the fabric of society and in the economic sphere. It will be ever better known, taught, lived and incarnated in the fullness of its "vital link with the Gospel of the Lord"17.
Concluding this presentation of the Compendium of the Social Doctrine of the Church with these reflections on the role of the Church’s social doctrine in today's world as it faces the new challenges of evangelization, I would like to emphasize a twofold dimension of the presence of Christians in society, a twofold inspiration that comes to us from this social doctrine itself and that in the future will increasingly need to be lived in a complementarity that brings many different aspects together. I am referring to the need for personal witness on the one hand, and, on the other, to the need for the planning of new programmes for an authentic humanism that involves social structures. These two dimensions, personal and social, must never be separated. My fervent hope is that the Compendium of the Church’s Social Doctrine will help to develop authentic, believing characters and inspire them to bear credible witness capable, by thought and by action, of modifying the mechanisms of modern society. There is always a need for witnesses, martyrs and saints, also in the social sphere. Popes have made repeated reference to people who have lived their presence in society bearing "witness to Christ the Saviour"18. We are speaking here of all those whom Rerum Novarum considered "worthy of all praise"19 for their active commitment to improving, in that time, the conditions of workers; of those who, in the words of Centesimus Annus, "succeeded time after time in finding effective ways of bearing witness to the truth"20; of those who "spurred on by the social magisterium, have sought to make that teaching the inspiration for their involvement in the world. Acting either as individuals or joined together in various groups, associations and organizations, these people represent a great movement for the defence of the human person and the safeguarding of human dignity"21. We are speaking here of many Christians, many of whom are lay people, who "attained holiness in the most ordinary circumstances of life"22. Personal witness -- fruit of an "adult" Christian life, profound and mature -- cannot fail to undertake also the task of building a new civilization, in dialogue with the various branches of human knowledge, in dialogue with other religions and with all people of good will to bring about an integral humanism marked by solidarity.
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1
John Paul II, Post-Synodal Apostolic Exhortation Christifideles Laici, 15. 2
Congregation for the Doctrine of the Faith, Instruction Libertatis Conscientia, 72. 3
John Paul II, Encyclical Letter Sollicitudo Rei Socialis, 41. 4
"The Church’s social teaching has an important interdisciplinary dimension. In order better to incarnate the one truth about man in different and constantly changing social, economic and political contexts, this teaching enters into dialogue with the various disciplines concerned with man. It assimilates what these disciplines have to contribute, and helps them to open themselves to a broader horizon, aimed at serving the individual person who is acknowledged and loved in the fullness of his or her vocation" (John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 59). 5
Congregation for the Doctrine of the Faith, Instruction Libertatis Conscientia, 72. 6
Ibid.
7
Ibid.
8
Paul VI, Octogesima Adveniens, 42. 9
John Paul II, "No Peace Without Justice, No Justice Without Forgiveness", Message for the 2002 World Day of Peace, 12. 10
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 3. 11
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 5. 12
John XXIII, Encyclical Letter Mater et Magistra, 222. 13
John Paul II, Encyclical Letter Sollicitudo Rei Socialis, 41. 14
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 54. 15
Ibid. 16
John Paul II, Encyclical Letter Redemptoris Missio, 11. 17
John Paul II, Encyclical Letter Sollicitudo Rei Socialis, 3. 18
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 5. 19
Leo XIII, Encyclical Letter Rerum novarum, 55. 20
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 23. 21
John Paul II, Encyclical Letter Centesimus Annus, 3. 22
John Paul II, Apostolic Letter Novo Millennio Ineunte, 31.
[01668-02.02] [Original text: English]
[B0521-XX.01]