Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2004 "EUCARISTIA E MISSIONE", 29.04.2004


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2004 "EUCARISTIA E MISSIONE"

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. CRESCENZIO SEPE

INTERVENTO DEL REV.DO P. MASSIMO CENCI, P.I.M.E.

INTERVENTO DEL REV.DO P. FERNANDO GALBIATI, P.I.M.E.

INTERVENTO DEL REV.DO P. TARCISIO AGOSTONI, M.C.C.I. 

Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si svolge la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Missionaria Mondiale 2004 "Eucaristia e Missione".

Partecipano: l’Em.mo Card. Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Rev.do P. Massimo Cenci, P.I.M.E., Sotto-Segretario della medesima Congregazione, il Rev.do P. Fernando Galbiati, P.I.M.E., Segretario Generale a.i. delle Pontificie Opere Missionarie e il Rev.do P. Tarcisio Agostoni, Missionario Comboniano in Uganda.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. CRESCENZIO SEPE

Signori Giornalisti,

Desidero innanzi tutto porgervi un cordiale saluto a nome della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie e ringraziarvi per la vostra presenza.

Scopo di questo nostro incontro è di presentarvi il Messaggio del Santo Padre per la prossima Giornata Mondiale Missionaria che, quest’anno, cadrà Domenica 24 ottobre (penultima del mese).

Mentre lascio al Rev.do P. Massimo Cenci, Sotto-Segretario della nostra Congregazione che (sostituisce l’Ecc.mo Segretario, S.E. Mons. Robert Sarah, impegnato in una missione in Africa) di presentarvi brevemente il contenuto del Documento Pontificio, desidero prendere spunto da due accenni, che il Santo Padre fa nel medesimo Messaggio, per fornirvi alcuni dati significativi sull’attività missionaria che svolge oggi la nostra Congregazione.

1) Nel numero 1 del Suo Messaggio, il Santo Padre riafferma, come già aveva fatto nell’Enciclica Redemptoris Missio, che la Missione affidata da Cristo alla Chiesa è ancora ben lontana dal suo compimento, per cui dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio. "Sì, scrive con forza il Papa, è necessario rilanciare con coraggio la missione ad Gentes".

Ma qual è, in concreto, la situazione attuale dell’impegno missionario della Chiesa nel mondo?

In risposta a questo legittimo interrogativo, vi presento alcuni dati, facendo notare che per le cifre più generali ci si riferisce all’Annuario Statistico della Chiesa Cattolica 2002, appena pubblicato; per quelle, invece, riguardanti la distribuzione geografica dei territori affidati a Propaganda Fide, come pure del personale missionario che in essi lavora, si presentano i dati in possesso del nostro Dicastero fino al 31 dicembre 2003.

Come sapete, su una popolazione mondiale di 6 miliardi e 200 milioni di abitanti, i cattolici siamo 1 miliardo e 70 milioni, pari al 17,20%, così ripartiti per Continenti: 137 milioni in Africa (16,6%); 534 milioni nell’America (62,3%); 280 milioni in Europa (39,9%); 110 milioni in Asia (2,9%); 8 milioni in Oceania (26,8 %).

Le Circoscrizioni Ecclesiastiche (Arcidiocesi, Diocesi, Vicariati e Prefetture Apostoliche, etc.) affidate a Propaganda Fide sono 1.081, alle quali bisogna aggiungere altre 153 Circoscrizioni Ecclesiastiche della cosiddetta "zona del silenzio" (Cina, Cambogia, etc.). Il tutto costituisce il 40% della Chiesa universale.

A servizio di questo mondo missionario, opera una realtà variegata di persone: Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti e laici.

I sacerdoti sono più di 85 mila (tra clero diocesano e religioso). Le suore sono 450 mila e i catechisti un milione e 650 mila. Nonostante queste forze possano apparire notevoli e benché constatiamo un continuo aumento delle vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale, esse sono ancora insufficienti ai bisogni emergenti nei Paesi di missione. Un esempio: in Asia vive più del 60% della popolazione mondiale e i cattolici sono soltanto il 2,9%. Si capisce perché, allora, il Santo Padre nel primo numero di questo Messaggio, ci invita a "rilanciare con coraggio la missione ad Gentes".

2) Un altro beve commento all’ultimo numero del Messaggio, dove il Santo Padre fa un appello per un sostegno spirituale e materiale a favore delle Pontificie Opere Missionarie dal momento che, anche grazie a loro, il Vangelo arriva in ogni angolo della terra.

Ma quali e quante sono le opere sostenute da Propaganda Fide? Questi alcuni dati:

- 280 Seminari maggiori interdiocesani, per un totale di 65.000 seminaristi maggiori;

- 110 Seminari Minori, per un totale di 85.000 seminaristi minori;

- 42.000 scuole;

- 1.600 ospedali;

- 6.000 dispensari medici;

- 780 lebbrosari;

- 12.000 opere caritative e sociali.

Su questi dati, bisogna fare alcune annotazioni:

a) Queste opere socio-caritative sono destinate non solo ai cattolici ma anche e, in alcuni casi, soprattutto ai non cattolici e ai non cristiani. Qualche esempio: la presenza cattolica in India costituisce il 6,9% della popolazione, mentre le opere caritative cattoliche rappresentano il 27% di quelle esistenti nel Paese. Lo stesso si può dire delle scuole cattoliche in alcuni Paesi arabi: la grande maggioranza degli alunni che le frequentano è di religione islamica, ecc.

b) Questi dati non tengono conto dell’assistenza fatta dai missionari/e alle singole piccole comunità parrocchiali nei villaggi, nelle stazioni missionarie, etc.

c) Negli ultimi anni, si stanno prendendo iniziative per l’assistenza ai malati di AIDS, soprattutto in Africa, dove in alcuni Paesi, la malattia è aumentata di venti volte negli ultimi anni e dove muoiono 3 persone ogni cinque minuti. Lo stesso vale per quanto riguarda la malaria, il colera, il diabete, la meningite e il rischio di cecità (a causa dell’oncocercosi: 71 milioni di africani!).

3) A questo campo immenso di operosità missionaria, vanno unite alcune istituzioni ed iniziative che sono presenti qui a Roma:

- la Pontificia Università Urbaniana, che è l’unica Università esclusivamente missionaria nel mondo, con circa 1.300 alunni e 110 professori;

- il Pontificio Collegio S. Pietro e S. Paolo: due Istituti per sacerdoti provenienti dai Paesi di missione per studi superiori: 350 alunni;

- Pontificio Collegio Urbano: per la formazione dei seminaristi dei Paesi missionari: 140 alunni;

- Centro Culturale Asiatico "Giovanni Paolo II": 45 studenti provenienti, per ora dalla Cina e dal Vietnam;

- Collegio "Mater Ecclesiae", per la formazione di catechisti;

- Foyer Paolo VI: per la formazione delle Religiose (80 religiose);

- Centro Internazionale di Animazione Missionaria: per l’animazione della Missione "Ad Gentes".

L’assistenza della Chiesa alle popolazioni nelle terre di missione non è limitata, come potete constatare, a una sola Nazione o a un solo Continente, ma si rivolge a tutti i Popoli, senza distinzione di fede religiosa, cultura, lingua o sistema politico. E, soprattutto, l’opera della Chiesa non è iniziata solo oggi, in questi ultimi anni, ma risale alle origini, quando i missionari hanno iniziato l’Evangelizzazione e hanno contribuito, con la loro assistenza caritativa, anche alla promozione umana, sociale e culturale delle popolazioni locali.

Di questo, è testimone tutta la storia della Chiesa missionaria lungo i secoli passati.

[00647-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL REV.DO P. MASSIMO CENCI, P.I.M.E.

Il testo dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia afferma: "Dalla perpetuazione nell'Eucaristia del sacrificio della Croce e dalla comunione col corpo e con il sangue di Cristo la Chiesa trae la forza spirituale per compiere la sua missione. Così l'Eucaristia si pone come fonte e insieme come culmine di tutta l'evangelizzazione" [EdE 22].

Nel prossimo mese di ottobre – mese missionario per eccellenza - si celebrerà anche il Congresso Eucaristico Internazionale di Guadalajara (Messico) ed il Santo Padre ha inteso accostare "Eucaristia e Missione", presentandole come "binomio inscindibile", per favorire una rinnovata coscienza missionaria attorno all’Eucaristia, e creare una vera interdipendenza tra il mistero eucaristico e il mistero della Chiesa.

Il Messaggio si compone di 5 punti, e si apre con un appello alla Missione ad Gentes.

1. Il Santo Padre esordisce ribadendo che la Missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa, è ancora lontana dal suo compimento [RM 1]; sollecita tutti a condividere la "sete" del Redentore (Gv 19,28); addita come testimoni santa Teresa di Lisieux (Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa) e san Daniele Comboni, Fondatore dei Missionari del Sacro di Gesù; invita a un nuovo fervore, date le sfide socio-religiose in atto; collega la Giornata Missionaria Mondiale al 150° anniversario della definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione (1854-2004), ed invita, infine, a contemplare l’Eucaristia "con gli occhi di Maria"...

2. Il secondo punto del Messaggio offre una rilettura dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia. Esiste reciprocità nel binomio Eucaristia-Chiesa: l’Eucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia. La missione della Chiesa, infatti, scaturisce dalla missione di Cristo, traendo forza dalla comunione con il suo corpo e il suo sangue. L’Eucaristia è, dunque, il mistero in cui la Chiesa missionaria si rispecchia nel sacrificio dei suoi martiri, e la fonte da cui attinge energia e vita. Da essa, dono d’amore sacrificato per tutti (…sangue sparso per voi e per tutti), la Chiesa apprende l’universalità della redenzione. Infine, con l’Eucaristia la Chiesa cresce come popolo mandato ad Gentes. Infatti, ogni "Ite, missa est" è un "Ite missio est".

3. L’Eucaristia, celebrazione della morte e risurrezione del Signore, prolunga i suoi salutari effetti nella spiritualità eucaristica. Il Papa scrive: "Per vivere dell’Eucaristia occorre, inoltre, intrattenersi a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, esperienza che io stesso faccio ogni giorno, traendone forza, consolazione e sostegno" [Ecclesia de Eucharistia 25]. Proprio per questo, un’efficace evangelizzazione del mondo ha bisogno di apostoli "esperti" nella celebrazione, nell’adorazione e nella contemplazione dell’Eucaristia. Dunque, la Missione non può fare a meno di anime contemplative, che si associno all’opera dei missionari, e li sostengano con la loro preghiera [la preghiera di Mosé in preghiera sul monte non è meno decisiva dell’abilità in battaglia di Giosué contro gli Amaleciti, cf. Es 17, 11-14]…

4. Subito dopo la consacrazione, nel cuore della liturgia eucaristica, c’é un passaggio intensamente missionario, che corrisponde in modo analogico al mandato missionario del Maestro. L’appello missionario di Gesù "Fate questo in memoria di Me" viene affidato a tutti i ministri ordinati. I credenti che si nutrono al suo Banchetto comprendono che il compito missionario consiste nell’essere "una oblazione gradita", santificata dallo Spirito Santo "per formare sempre più un cuor solo ed un’anima sola" [At 4,32], e diventare testimoni del suo amore fino agli estremi confini del mondo. Per questo, nella sua dimensione presente, ed insieme, escatologica, la Chiesa, per sua natura missionaria e pellegrinante, rinnova ogni giorno il sacrificio della Eucaristia, a beneficio del mondo, e rimane in attesa del ritorno glorioso del suo Signore.

5. Nell’ultimo punto, il Santo Padre fa riferimento al 150° anniversario del Dogma della Immacolata Concezione (1854-2004), ed indica Maria come "primo tabernacolo della storia". Ella addita Cristo come via, verità e vita [cf. Gv 14,6]. Come la Chiesa e l’Eucaristia, anche Maria e l’Eucaristia vengono indicate come un binomio inscindibile.

Il testo, ricco di spunti di riflessione teologica e pastorale, consente di preparare in maniera puntuale ed efficace la Giornata Missionaria Mondiale 2004.

[00648-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL REV.DO P. FERNANDO GALBIATI, P.I.M.E.

Mi sento onorato di potervi presentare le Pontificie Opere Missionarie. È infatti mio dovere di Segretario Generale della Pontificia Unione Missionaria, oltre che di animare per la Missione, anche di informare circa l’attività missionaria della Chiesa. Le Pontificie Opere Missionarie sono un organismo importante della Comunità Ecclesiale, che hanno come scopo di evidenziare la sua stessa natura missionaria (AG 2) e il dovere di tutti i Cristiani di partecipare alla sua Missione.

La stessa Giornata Missionaria Mondiale che anche quest’anno ci prepariamo a celebrare, è divenuta una tradizione nella Chiesa perché pensata e richiesta dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e concessa dalla Congregazione dei Riti il 14 aprile 1926. Il Messaggio del Santo Padre che ogni anno noi presentiamo, è un dono prezioso per tutta la Chiesa e un segno importante del suo impegno per la Missione.

Le Pontificie Opere Missionarie

Le POM sono quattro e, pur fondate in epoche diverse, costituiscono un’istituzione unica. Esse hanno in comune lo scopo primario e principale di promuovere lo spirito missionario universale in tutto il Popolo di Dio che è la Chiesa. In ordine di tempo esse sono:

1. La Pontificia Opera della Propagazione della Fede sorta dal carisma di una giovane donna di Lione, Pauline Marie Jaricot che nel 1816, a 17 anni, rifiuta la sua vita agiata e con altre giovani lavoratrici delle fabbriche di suo padre, fonda l’Associazione spirituale delle "Riparatrici". Due anni dopo questo gruppo assume anche la dimensione di preghiera e di animazione missionaria e "al fine di cooperare all’espansione del Vangelo" unisce l’offerta settimanale di un "soldo". La loro convinzione era che «quelli che pregano assieme per le missioni, assieme anche le aiutano».

Esse si riunirono in gruppi di 10 persone, ognuna delle quali si impegnava a trovare altre dieci persone che facessero lo stesso. Dopo tre anni questo rosario missionario di preghiera e di azione contava 500 membri e si chiamò ufficialmente il 3 maggio 1922, l’Associazione della Propagazione della Fede. In breve, l’Associazione si estese a macchia d’olio a tutta l’Europa e fu riconosciuta da Pio XI come Pontificia Opera il 3 maggio 1922. L’Opera oggi è presente in 120 Paesi in tutti i Continenti del mondo.

Volendo riassumere il suo contributo più grande alla Chiesa, si può affermare che, profeticamente ed in modo carismatico, la sua fondatrice pose la Missione al centro della Chiesa e della sua vita; liberò la Chiesa dall’influenza delle "potenze cristiane" che per quattro secoli avevano fornito i mezzi per l’evangelizzazione, affermando il valore della preghiera e il dovere del contributo all’evangelizzazione da parte di tutti i cristiani, anche i più poveri; la "Giornata Missionaria Mondiale" che il Messaggio del Papa annuncia e prepara, fu voluta da quest’Opera. Celebrata la penultima Domenica di ottobre, è diventata la Festa della Cattolicità e della Solidarietà Universale. L’obiettivo ideale è: «da tutti secondo le possibilità a tutti secondo le necessità!».

L’importanza di quest’Opera nella Chiesa anche oggi è tale che si può affermare che, senza la sua preghiera per la Missione, i sacrifici e i contributi finanziari dei suoi membri o versati attraverso di essa dai cattolici in tutto il mondo nel Fondo Universale di Solidarietà, l’impegno di evangelizzazione, come plantatio Ecclesiae e il suo sviluppo anche materiale, risulterebbe molto limitato.

2. La Pontificia Opera della Santa Infanzia ha come punto focale il ruolo che i «piccoli» hanno di fronte all’annuncio del Regno. Il grande movimento missionario che nel secolo XIX dalla Francia si estese all’Europa e a tutto il mondo, non poteva non coinvolgere i bisogni essenziali dei Bambini, la parte più fragile e più debole dell’umanità. S. E. Mons. Charles August Marie de Forbin-Janson, Vescovo di Nancy, memore delle atrocità che si perpetravano, specialmente nel mondo pagano dell’epoca, contro i bambini, diede alla devozione a Gesù Bambino un’impostazione missionaria. Il 19 maggio 1843 nacque così ufficialmente l’Opera della Santa Infanzia promossa da Leone XIII e insignita del titolo di Pontificia il 3 maggio 1922 da Pio XI.

L’Opera incontrò il favore generale delle persone e istituzioni maggiormente coinvolte nell’educazione dei bambini e si sviluppò rapidamente in Europa e in America del Nord: è stabilita ora in 110 Paesi in tutto il mondo. Lo scopo principale dell’Opera è quello di aiutare gli educatori a risvegliare e sviluppare progressivamente nei fanciulli una coscienza missionaria e per guidarli verso una comunione spirituale e uno scambio materiale di beni con i fanciulli di altre Chiese. Tutti hanno qualche cosa da dare e da ricevere, ed il loro motto è: «I bambini aiutano i bambini». Tutti gli aiuti raccolti dall’Opera in tutte le Chiese del mondo, anche attraverso la Giornata Universale del Fanciullo, costituiscono un Fondo di Solidarietà per aiutare le istituzioni e le attività in favore dei fanciulli in territori di missione. Innumerevoli sono i bambini che devono la loro vita e la possibilità di uno sviluppo psico-fisico migliore e di una educazione basilare all’aiuto dell’Opera, che assiste tutti i bambini in necessità senza considerazioni di razza, classe o religione.

3. La Pontificia Opera di San Pietro Apostolo manifesta in modo ancora più evidente il carattere carismatico e significativamente laicale della Pontificie Opere Missionarie. Fu infatti la signorina Jeanne Bigard che, educata ad una vita profondamente cristiana dalla madre Stephanie, accolse l’invito di Mons. Cousin, un Vescovo delle "Missioni Estere di Parigi" e Vicario Apostolico di Nagasaki, ad interessarsi della promozione del Clero locale, o di quello che allora era chiamato il "Clero indigeno". Il Vescovo aveva programmato nel suo Vicariato, la fondazione di un seminario per un’adeguata formazione spirituale e teologica dei sacerdoti giapponesi. Attraverso un’attività febbrile in Francia e all’estero, arrivando fino a Roma, Jeanne si impegnò alla raccolta dei fondi necessari per il seminario giapponese. Sotto la sua guida nasce e si sviluppa tra il 1889 e il 1896 un’Associazione che diventerà poi l’Opera di San Pietro Apostolo, ufficialmente fondata a Caen nel 1889, e che ha come scopo l’aiuto alla formazione del Clero locale in tutti i territori di missione. Raccomandata da papa Leone XIII, l’Opera fu dichiarata Pontificia assieme alle due precedenti da Pio XI nel 1922. Il suo scopo fondamentale è la fondazione e l’aiuto spirituale ed economico ai Seminari e alle Istituzioni di formazione religiosa nei territori di missione. L’assistenza finanziaria è fatta anche attraverso un Fondo di Solidarietà che permette la programmazione e la conduzione delle Opere di formazione.

Jeane Bigard lascia in eredità alla Chiesa una acuta coscienza della mondialità dell’impegno missionario, una grande consapevolezza dell’importanza del Clero locale ed una maggiore sensibilità del Laicato alla mobilitazione spirituale e umana delle Chiese di antica data in un quadro di solidarietà con le Chiese giovani nei territori di missione.

4. La Pontificia Unione Missionaria, che alla sua origine si chiamava l’Unione Missionaria del Clero, ha come fine specifico l’evangelizzazione del mondo attraverso l’impegno diretto di coloro che, come gli Apostoli, ne hanno avuto il mandato da Cristo. (Mt 28,12). L’Unione fu fondata dal Beato padre Paolo Manna che, costretto dalla malattia a lasciare la sua missione in Birmania, si dedicò, specialmente attraverso la stampa, a diffondere l’idea che la Missione non era riservata ai pochi inviati ad gentes, ma era dovere di tutti i Cristiani e di tutti i Consacrati. L’Unione fu riconosciuta da Benedetto XV il 31 ottobre 1916 e dichiarata Pontificia da Pio XII il 28 ottobre 1956.

Lo scopo primario dell’Unione è di animare tutti gli animatori del Popolo di Dio alla Missione (RM 84), promovendo la consapevolezza missionaria tra i seminaristi, i sacerdoti e i religiosi/e, suscitando tra loro vocazioni missionarie ad vitam. L’ideale di P. Manna era di mettere la Chiesa tutta «in stato di missione», essendo essa stessa «per sua natura missionaria» (AG 2). L’azione puramente spirituale dell’Unione non è quantificabile ma è essenziale per mantenere e sviluppare nel Popolo di Dio e nelle sue guide lo spirito missionario. Papa Paolo VI la definì giustamente «l’anima delle altre Pontificie Opere Missionarie» (Lettera Apostolica Graves et Increscentes 5 settembre 1966). L’Unione svolge la sua attività di animazione attraverso la rivista Omnis Terra, ormai pluri-decennale e in cinque lingue, che tratta problemi di missiologia e spiritualità missionaria e il Corso: Studi per la Missione in quattro lingue, che approfondisce temi attuali riguardanti la Missione.

L’Organizzazione delle Pontificie Opere Missionarie

Le POM, in quanto Pontificie, dipendono direttamente dal Papa, principio e segno dell’unità e della universalità della Chiesa (AG 5). Le POM sono pure Episcopali perchè sono stabilite ed operano in tutte le Chiese particolari del mondo (RM 76). La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che ha il dovere di dirigere e coordinare in tutto il mondo l’evangelizzazione e la cooperazione missionaria (PB 85), si serve delle POM per incrementare tale cooperazione mediante un’efficace raccolta e un’equa distribuzione dei sussidi economici.

Le POM godono di un’organizzazione autonoma e sono dirette dal loro Consiglio Superiore che si raduna ogni anno a Roma. A questo Consiglio Superiore appartengono, con il Presidente delle POM e i Segretari Generali delle quattro Opere, anche tutti i Direttori Nazionali proveniente dalla Chiese particolari dei cinque Continenti. I lavori del Consiglio Superiore sono prevalentemente diretti all’esame e all’approvazione dei Progetti inviati da tutte le Chiese dei territori di missione. Questi Progetti, seriamente ed esaurientemente presentati, riguardano tutte le necessità delle giovani Chiese e sono inviati alle quattro Opere secondo il loro scopo specifico: in totale essi sono, al presente, quasi diecimila ogni anno. La normale direzione centrale delle POM è svolta dal loro Presidente con i quattro Segretari Generali, nella loro sede al palazzo della Congregazione "di Propaganda", con l’assistenza dell’Incaricato dell’Amministrazione.

A tutela della buona organizzazione e della efficiente attività delle POM, veglia un Comitato Supremo sotto la guida, in qualità di Presidente, del Cardinale Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, coadiuvato dal suo Segretario e dal Segretario-Aggiunto che è anche il Presidente delle POM; vi fanno parte anche i quattro Segretari Generali delle POM e cinque Direttori Nazionali eletti a livello continentale.

La Direzione Centrale delle POM opera in sintonia di intenti e in stretta collaborazione con le Direzioni Nazionali e anche, quando necessario, mediante visite reciproche e Riunioni a livello Regionale e Continentale.

Nelle diverse Nazioni le POM sono guidate dal Direttore Nazionale con il suo Consiglio Nazionale. L’organizzazione delle POM in ogni Paese opera secondo Statuti propri ed in sintonia con le direttive pastorali della Conferenza Episcopale e il suo "Consiglio Missionario Nazionale". Nelle singole Diocesi, la POM hanno un Direttore Diocesano nominato dal Vescovo per l’animazione e la cooperazione missionaria della sua Chiesa. L’incombenza prioritaria dell’organizzazione delle POM nelle Chiese particolari è quella di tener vivo nel Popolo di Dio l’impegno per la missione, dal momento che tutta la Chiesa deve essere missionaria. È in questo contesto che le POM operano e raccolgono le offerte dei fedeli, per incrementare l’attività missionaria della Chiesa universale. Ogni Chiesa, incluse quelle in territori di missione, hanno questo compito e tutte indistintamente e in ogni Continente vi contribuiscono.

Le offerte dei fedeli di tutto il mondo sono raccolte nel Fondo Universale di Solidarietà e messe a disposizione delle POM per la necessaria ed equa distribuzione alle Chiese, attraverso il loro Consiglio Superiore annuale. Questo "scambio di doni" tra le Chiese, diventa così il segno dell’unità di fede e di amore che unisce nel mondo tutti i membri del "Corpo Mistico di Cristo", che condividono in Lui la stessa vita e gli stessi ideali di verità e di carità.

[00649-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DEL REV.DO P. TARCISIO AGOSTONI, M.C.C.I.

Partii da Venezia il 25 settembre 1951 e dopo un mese e mezzo di viaggio per mare, per treno, per battello sul Nilo raggiunsi il mio primo campo di lavoro nel Seminario Filosofico e Teologico della Diocesi di Gulu, nel nord Uganda, che confina con il sud Sudan.

Avevo deciso con il mio parroco di Cabiate, Diocesi di Milano, che sarei diventato missionario. Così quel Novembre a 31 anni raggiunsi il mio ideale deciso nel 1933 a 13 anni.

1 - ESPERIENZA PASTORALE

Mentre insegnavo filosofia, musica e canto, ero incaricato di una succursale della grande missione di Gulu. Più tardi divenne parrocchia: avevo scuole elementari, catecumenati, cappella.

Solito ministero: catechismo, S. Messe, amministrazione dei Sacramenti, visita ai villaggi agli ammalati ai poveri etc.

Il missionario non può avere nessun altro ufficio, se prima non impara la lingua locale e lavora con la gente, e ne conosce la mentalità.

2 - SALVARE L’AFRICA CON L’AFRICA

Il motto di S. Daniele Comboni, nostro fondatore, è l’ispirazione di ogni comboniano. Mi dedicai alla formazione dei Sacerdoti nel Seminario (1951-1961): fui Padre Confessore e Spirituale di una congregazione locale di Suore (1952-61); Assistetti 6 altre congregazioni locali nello sforzo di aggiornamento delle regole dei loro Istituti secondo il Concilio; Confessore dei Novizi nel Noviziato Comboniano di Namugongo, Kampala (1990-2001).

3 - APOSTOLATO DEI LAICI E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Una svolta specifica della mia vita missionaria fu decisa dal vescovo di Gulu, quando nel 1956 mi nominò Direttore Diocesano dell’Apostolato dei Laici: bisognava incominciare a formare i futuri membri, scrivere direttive, formare i quadri.

La formazione religiosa era il primo scopo, ma la formazione alla vita sociale doveva essere parallela.

Pio XII nell’ "Evangelii Proecones" (1951) invitava i missionari ad insegnare e spiegare la Dottrina Sociale della Chiesa. Erano gli anni del dopoguerra e il Comunismo stava penetrando in Africa sotto la copertura di liberatori dai Colonialisti. Occorreva un’ altra penetrazione quella cristiana.

Avevo conosciuto l’Azione Cattolica di Pio XI (malvista da Mussolini 1931) e quella del prof. Gedda e Carlo Carretto (1948).

Nel 1950 cominciavano i movimenti indipendentisti in Africa.

Anche i cattolici dovevano lavorare per l’Indipendenza ed assicurarsi responsabilità nel futuro governo. Bisognava prepararli a combattere la dicotomia tra vita privata e vita sociale. Incominciai due riviste, una "Truth and Charity"(Verità e Carità 1956) per sensibilizzare il Clero, "Leadership"(1956) per la formazione cristiana–socio politica dei laici.

I miei principi erano tre:

1. I laici hanno la loro responsabilità diretta nella missione della Chiesa in forza dei Sacramenti e non solo nella missione della Gerarchia, un concetto poi sviluppato dal Concilio Vaticano II (1963-65).

2. Formare i futuri leaders attraverso la scuola Secondaria e Università. Nel 1958 incominciai l’Associazione degli "Young Christian Students" (YES) o Gioventù Studentesca Cristiana. Nel 1964 i missionari del Sud Sudan furono tutti espulsi: vi fu un esodo molto esteso specialmente di giovani sia delle elementari come delle scuole secondarie. Mi incaricai di sistemare nei collegi studenti di scuole secondarie (400), sempre in conformità al principio di preparare i futuri leaders della nazione.

Ebbi in seguito moltissime soddisfazioni dai giovani diventati adulti sia in Uganda che in Sudan.

3 Ogni mese scrivevo un articolo su "Leadership" sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Un padre Gesuita P. Paul Crane li raccolse e stampò un libretto di 150 pagine l’ho intitolato "Il manuale per ogni cittadino". Ruppe il ghiaccio e fu accolto entusiasticamente dal laicato che ne era completamente a digiuno. Fu un inizio di scuola politica.

Dietro insistente inchieste del Clero e dei Laici, lo sviluppai nel 1997 in un manuale sufficientemente completo (pag. 447) della Dottrina Sociale della Chiesa.

4 - MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE

Nel secolo delle Comunicazioni sociali non potevo ignorarli.

Nel 1961 fui chiamato dalla Conferenza Episcopale di Uganda ad iniziare con altri 4 sacerdoti il Segretariato della Conferenza Episcopale. Oltre al dipartimento dell’apostolato dei laici, e attività sociali, nel 1964 mi fu aggiunto il Servizio Informazioni della Conferenza Episcopale con comunicati stampa ogni settimana, trasmissioni radio. Fui membro del Corpo direttivo dalla Radio Ugandese; continuai come editore di Leadership che trasferii da Gulu a Kampala, dove divenne la rivista ufficiale nazionale degli studenti.

Al momento ho tre attività in questo campo:

- alla televisione Governativa, quasi ogni domenica mezz’ora o un’ora ( a pagamento), è l’unica trasmissione cattolica.

- Dal 2001 sono direttore dei programmi di "Radio Maria - Uganda"

- Articoli sui giornali commerciali Nazionali di carattere sociale e religioso, preferendo i soggetti controversi in un mondo multireligioso come la Madonna, la confessione, il Papato, i Vescovi, il celibato dei preti, il controllo delle nascite, la Bibbia etc.

5 - CAMPAGNA PER I DIRITTI UMANI

Come conseguenza della Dottrina Sociale della Chiesa devo difendere i diritti umani, basandomi su un principio e cioè che ogni violazione, offesa dei diritti, è offesa all’amore del prossimo: la Chiesa deve proclamare questo amore avendo la missione specifica da Cristo, e difenderne le offese da qualunque parte esse vengano.

Nel 1987 per invito dei Vescovi avevo incominciato la Commissione Cattolica Nazionale Giustizia e Pace. Per un’attività concreta e controllabile per i diritti umani nel 1991 cominciai a frequentare le prigioni. Mi concentrai sui condannati a morte. Circa il 35% li trovai innocenti, e 85% poveri. Nell’aprile del 1999, 28 prigionieri furono impiccati, uno scossone per me. Metà erano innocenti.

Scrissi un libro dimostrando la necessità di abolire la legge della pena di morte. Con il mio libro cominciai una campagna: aprii un ufficio in città con un gruppo di volontari che visitano diverse città e villaggi, ho sovvenzionato una compagnia filodrammatica, inserti sui giornali, raduni specifici, coordinamento con altre associazioni, discussioni nelle radio locali inclusa Radio Maria etc.

Un’attività speciale è pagare in parte gli avvocati, per i condannati poveri: sarebbe possibile per tutti se potessi disporre di maggiori possibilità finanziarie: i condannati a morte sono più di 400 dei quali circa un terzo sono innocenti e poveri e aspettano da molti anni la grazia del presidente.

6 - SUPERIORE GENERALE

Debbo anche menzionare il mio periodo (1969-1979) di Superiore Generale dei Missionari Comboniani sparsi in tutto il mondo. Il 65% di essi sono in territori cosiddetti di missione.

Furono anni molto difficili. Il capitolo Generale che mi elesse durò 6 mesi per introdurre le riforme richieste dal nuovo spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II. Vi furono parecchi sbandamenti; anche il 1968 ebbe la sua parte nella formazione dei giovani: le regole tradizionali di formazione e di vita religiosa venivano contestate, l’autorità disprezzata, la secolarizzazione che portava ad un secolarismo pratico, regole rigettate defezioni innumerevoli. Non sempre si sapeva cosa fare. Cercai di tenere assieme anziani e giovani; non fu facile, più di una volta visitai i missionari sparsi nelle 16 nazioni d’Africa, le 10 nelle Americhe, le 9 case di animazione e formazione in Europa.

Un impegno speciale fu lo sforzo di riunire due Istituti maschili Comboniani; un Istituto composto in prevalenza di Italiani e l’altro composto in prevalenza da Tedeschi; all’inizio uniti. Vi fu una separazione dal 1923. Prima di lasciare l’ufficio di Superiore Generale ebbi la consolazione di vedere la fusione in un unico Istituto nel 1979.

CONCLUSIONE

Ho fatto 43 anni dal 1951, rimasi in Uganda in due periodi (1951-1969, 1980-2004) per 43 anni più 10 da Superiore Generale, e poi ancora missionario.

Oggi l’Africa si trova ad un bivio. Ritornare alle antiche tradizioni illuminate dai proverbi o lasciarsi dominare, invadere dalla decadente cultura Occidentale? A mio parere l’ideale è una armoniosa cultura tra tradizioni africane purificate dal lievito evangelico e la vita del Vangelo stesso.

Dio benedica lo SCEP e i suoi sforzi Missionari.

[00650-01.02] [Testo originale: Italiano]

[B0206-XX.02]