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INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I PARROCI E IL CLERO DELLA DIOCESI DI ROMA (CONTINUAZIONE), 26.02.2004


INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I PARROCI E IL CLERO DELLA DIOCESI DI ROMA (CONTINUAZIONE)

Al termine dell’incontro con i Parroci e il Clero della diocesi di Roma, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha improvvisato le parole che riportiamo di seguito:

● PAROLE DEL SANTO PADRE

"Est tempus concludendi", specialmente guardando a quei nostri fratelli che per tutto il tempo sono rimasti in piedi perché mancava per loro una sedia, una sedia di più: siamo numerosi.

Vorrei ringraziare il Cardinale Vicario e il Collegio episcopale di Roma per la preparazione di questo incontro. Vorrei adesso un po’ sintetizzare.

In primo luogo, Roma: cosa vuol dire Roma? Città petrina. E ogni parrocchia è petrina. Sono 340 le parrocchie di Roma. 300 le ho già visitate. Ne mancano 40. Ma cominceremo già questo sabato a completare il numero delle visite. Speriamo che tutto vada bene.

Poi, Roma non è soltanto parrocchie: è Seminari, Università, Istituzioni diverse. Di tutte queste istituzioni si è parlato anche, direttamente o indirettamente, in questo nostro incontro.

Il tema è la famiglia. Famiglia vuol dire: "Maschio e femmina li creò". Vuol dire: amore e responsabilità. Da queste due parole scaturiscono tutte le conseguenze. Si è sentito molto parlare di queste conseguenze a proposito del matrimonio, della famiglia, dei genitori, dei figli, della scuola.

Sono molto grato a tutti voi perché avete illustrato queste conseguenze, queste realtà. Certamente questa preoccupazione appartiene alla parrocchia. Ho imparato da tempo, da quando ero a Cracovia, a vivere accanto alle coppie, alle famiglie. Ho anche seguito da vicino il cammino che conduce due persone, un uomo e una donna, a creare una famiglia e, con il matrimonio, a divenire sposi, genitori, con tutte le conseguenze che conosciamo.

Grazie a voi perché la vostra sollecitudine pastorale va verso le famiglie e perché cercate di risolvere tutti quei problemi che la famiglia può portare con sé. Vi auguro una buona continuazione in questo campo importantissimo, perché attraverso la famiglia passano il futuro della Chiesa e il futuro del mondo. Vi auguro di preparare questo futuro buono per Roma, per la vostra Patria, l’Italia, e per il mondo. Tanti auguri!

Qui c’è il testo che avevo preparato, ma l’ho scavalcato! Lo troverete su "L’Osservatore Romano".

Qui sono scritte alcune frasi in romanesco: "Dàmose da fa!", "Volèmose bene!", "Semo romani!". Non ho imparato il romanesco: vuol dire che non sono un buon Vescovo di Roma?

[00307-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0099-XX.01]