CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2004 ● INTERVENTO DI S.E. MONS. PAUL JOSEF CORDES
● INTERVENTO DEL REV.DO PADRE ANGELO D’AGOSTINO, S.J.
Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2004, sul tema: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me" (Mt 18,5).
Prendono parte alla Conferenza Stampa: S.E. Mons. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; Mons. Karel Kasteel, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio; il Rev.do Padre Angelo D’Agostino, S.J., fondatore e Direttore medico del "Nyumbani", The children of God Relief Institute of Nairobi (Kenya).
Pubblichiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Paul Josef Cordes e del Rev.do Padre Angelo D’Agostino:
● INTERVENTO DI S.E. MONS. PAUL JOSEF CORDES
Gentili Signori e Signore,
1. Se oggi si vuole risvegliare un senso di compassione per le miserie umane, spesso si mostra il volto di un bambino sofferente. Con esso si tenta di provocare la disponibilità dell’uomo a venire incontro agli altri. Direi di più: si sollecita un istinto naturale a esprimere la propria generosità e responsabilità nei confronti di chi ha bisogno di aiuto e difesa. E’ sottesa a questo atteggiamento anche una reazione etica: gli innocenti non meritano di soffrire.
Queste considerazioni acquistano maggiore concretezza nel caso dei bambini malati di AIDS. Infatti, lo dico con parole forti, già nella loro nascita hanno in sé il seme della morte, che oscura le loro giornate, appesantisce il loro passo, intristisce il loro gioco, offusca il loro sorriso. E purtroppo non si tratta di una minoranza trascurabile. 2 milioni e mezzo di bambini vivono nel mondo con questo marchio; un quinto di essi è morto l’anno scorso. Moltissimi tra di loro sono orfani a motivo di questa malattia. Soprattutto in Africa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità conta 11 milioni di bambini, che in quel Continente sono senza genitori a causa di questo terribile flagello.
2. I fatti che vi ho elencato danno motivazioni più che sufficienti per il Messaggio che il Santo Padre ci ha rivolto per la prossima Quaresima: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me" (Mt 18, 5). L’appello congiunge, come sempre il Santo Padre fa, l’impegno sociale con l’annuncio del Vangelo. Da una parte supporta quelle preoccupazioni che emergono dalla società e che vogliono dare una risposta alla miseria dell’uomo, facendo leva sulla reazione spontanea che tutti abbiamo davanti alla sofferenza. D’altra parte il Papa apre l’orizzonte della fede e va al di là della partecipazione puramente contingente; annuncia la Parola di Gesù e rafforza le motivazioni più profonde per l’impegno a favore dell’altro: un cristiano nell’atto caritativo vuol far presente Cristo. Vista con gli occhi della fede, tale trasparenza vale anche per chi riceve: trattare i bambini con indifferenza e rifiutarli, è respingere il Signore, perché in loro Egli c’è e ci aspetta.
3. Dunque ci troviamo davanti ad un messaggio di fede, e non ad un semplice appello a dare. Scopriamo che il bambino non è solo – lasciatemi passare l’espressione – una trovata pubblicitaria, ma è un modello particolarmente adatto per il nostro essere cristiani. Il Papa lo indica non perché voglia fomentare il nostro sentimentalismo un po’ naif, ma per caratterizzare il nostro atteggiamento nei confronti di Dio: "Chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18, 4).
Il bambino è il "più piccolo", il bisognoso di tutto, è l’infante che dipende completamente dall’amore degli altri; non ha pieno possesso di sé, ma vive grazie a quanto gli viene donato da chi vorrà prendersi cura di lui. Così il bambino diventa nelle parole di Gesù l’immagine eloquente del discepolo chiamato ogni giorno ad accostarsi al Maestro e Signore, perché sa di dovere essere ricolmato di grazia per trovare l’accesso al Regno di Dio.
Leggere la nostra vita alla luce del bambino, apprendere dal bambino a farsi piccoli non è neppure l’adesione ad una vaga e diffusa sensibilità che suppone nei bambini un candore innocente. Gesù non ha mai parlato dell’innocenza del bambino. Ha sottolineato sempre la loro fiduciosa attesa del bene. Sono semplici perché non diffidano dell’altro, non calcolano, non tendono a guadagnare stima, potere o ricchezza. Piuttosto si aprono all’iniziativa dell’Altro, perché la loro sicurezza è posta in chi li ama.
4. La riflessione sui bambini sofferenti non può eludere una domanda che può assillare molti. E’ proprio di fronte a questo dramma dei piccoli, soprattutto quando essa si manifesta in una grave malattia, che la questione sull’amore di Dio si fa particolarmente bruciante. Il bambino colpito da AIDS è uno dei più grandi interrogativi che l’uomo si pone sulla bontà del Padre celeste: che male hanno fatto tanti piccoli per soffrire come soffrono? Una risposta a tale interrogativo, nell’orizzonte della nostra saggezza umana, non c’è. Così il Papa risponde nel Messaggio che oggi presentiamo: "Solo la fede ci aiuta a penetrare in un così profondo abisso di dolore. Facendosi "obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,8), Gesù ha assunto su di sé la sofferenza umana e l’ha illuminata con la luce sfolgorante della risurrezione. Con la sua morte ha vinto per sempre la morte".
5. Il Santo Padre ci offre così per la Quaresima a venire un orientamento per la nostra fede, cheha evidentemente come scopo principale la preparazione spirituale di noi tutti alla Pasqua. Non è uno dei tanti manifesti per sollecitare la nostra disponibilità a fare offerte. Lo dice esplicitamente all’inizio del testo: "Con l’imposizione delle Ceneri prende avvio il tempo sacro della Quaresima, durante il quale la liturgia rinnova ai credenti l’appello a una radicale conversione".
Questa conversione sarà frutto del nostro avvicinarci a Dio, di una riflessione alla sua luce, della grazia del sacramento della penitenza. Con Gesù saliamo a Gerusalemme sul monte Calvario per essere toccati di nuovo dalla sua sofferenza fisica e psicologica; Egli l’ha assunta liberamente per salvarci dai nostri peccati. Lo sguardo della fede ci dà anche il coraggio di aprire il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle nel bisogno, ai bambini sofferenti. L’incontro con Dio non oscura la percezione della miseria dei nostri fratelli, anzi ci spinge ancor di più a riconoscerla.
6. Cor Unum, il nostro Dicastero, quest’anno vorrebbe dare due sollecitazioni concrete per realizzare le intenzioni espresse dal Papa nel Suo Messaggio. Le Poste Vaticane hanno accolto la nostra proposta di emettere un francobollo speciale che riprende la tematica della Quaresima di quest’anno. Accade molto raramente che i francobolli vaticani siano dedicati, non a qualche opera del considerabile patrimonio culturale e artistico del Vaticano, ma ad una tematica sociale.
Una seconda iniziativa è l’attenzione ad un progetto speciale a favore di bambini orfani di AIDS. Abbiamo invitato a prendere la parola p. Angelo D’Agostino, gesuita americano, che da anni opera nel Kenya e che ora presenterà un po’ la sua opera. Tra il resto sta portando avanti un grande progetto "The Children of God Relief Institute". Intende inoltre realizzare un villaggio, il "Nyumbany Village" per bambini orfani di AIDS nella Diocesi di Nairobi, il quale servirà da modello per villaggi simili in Africa. Nell’occasione, vorrei offrire l’opportunità a quanti volessero, di contribuire a questa bella iniziativa; perciò vi comunico il numero di
Conto Corrente Postale in Italia dove versare eventuali offerte: N. 603035.
Mi rendo conto che questa è una iniziativa e che non può risolvere in toto il problema degli orfani di AIDS. Vuole essere invece un segno che la Chiesa opera per far percepire a chi soffre la vicinanza di Dio. Ma anche un segno che, al di là di tante parole, la Chiesa opera sul campo e opera con efficacia.
Lascio ora la parola a p. D’Agostino.
[00151-01.01] [Testo originale: Italiano]
● INTERVENTO DEL REV.DO PADRE ANGELO D’AGOSTINO, S.J.
As a priest/physician striving to emulate the Divine Physician, I have attempted to bring a bit of Christian compassion to bear on suffering humanity whenever I could. Christ is the compassion of God incarnate and indeed that evangelization of healing action has been one important hallmark of the Church through the centuries. With Ignatian insight, finding God in all things has served to find life in apparent death, healing in sickness, knowledge in ignorance. In the past the Church brought solace to lepers and the plague victim; today, HIV/AIDS cries out for relief. As a physician/priest I have tried to answer that cry.
How? In 1990 I served in the Board of a large orphanage in Nairobi. As the only physician on the Board I suggested that the special medical needs of some HIV+ children be met. But since they were unable to do this, together with some committed supporters I rented a small house and took in 3 HIV+ orphans. Within weeks we had to move to larger quarters and finally in 1995 we established a 10 family unit village which now has a population of 93 HIV+ orphans. In the early days we averaged 2 or 3 deaths a month, but since the advent of Anti-Retro Virus medications that has dropped drastically so that for all of 2003 we had not a single fatality. The ARV drugs are partly donated by the Brazilian government gratis but some have to be bought on the open market. Besides the residential home population, we also started a community-based program in 1998 that serves almost 1000 HIV+ orphans in the very difficult living areas of Nairobi. In this group, we suffer 7 or 8 deaths each month because we do not have the funds to pay the unaffordable prices demanded by the big international drug companies. Today at least 400 people die every day in Kenya because of AIDS. Yet in Europe and North America it is no longer a fatal disease, it is only a chronic disease. Why the difference? It is the genocidal action of the drug cartels who refuse to make the drugs affordable in Africa even after they reported a $517 billion profit in 2002. This is a moral issue that shows the lack of social conscience by these capitalistic enterprises, which could easily save the lives of the 25 million sub-Saharan Africans who are HIV+ and otherwise doomed.
How will we Christians explain this silence on our part some 50 years from now?
Finally, one of the most tragic results of the HIV/AIDS pandemic is, besides the wanton loss of life and suffering, the emergence of a staggering number of orphans. No sub-Saharan Africa country can cope with the current number of orphans who become street children. It is predicted that by the end of this decade there will be 30 million such street children. Not all are HIV+ but they are destitute, without protection or means of survival. This phenomenon has never occurred in the history of humankind. The black plague struck down all ages, this disease spares some children. So looking to the future, our organization, The Children of God Relief Institute, together with a singular American philanthropist, Mr. John Noel, we have for the past two years planned in great detail for the establishment of a Nyumbani Village. With start up funds from various agencies and individuals, the Kenyan government has solidly promised us a track of land so that we can begin soon. The purpose of the village is to act as a viable model to be replicated throughout sub-Saharan Africa. We plan for 1000 inhabitants of which 250 will be from another needy and forgotten group: the elderly who are too often neglected in their destitution.
The initiative by Con Unum in helping us realize our project, and being the facilitator for other donors willing to help us, comes at a critical time, since the present Kenyan government has pledged sufficient land and, God willing, we shall commence within a month. It is indeed with heartfelt thanks, and in the name of the thousands and thousands of abandoned street children of sub-Saharan Africa, that I pray for the continued growth and success of the most Christian mission of Cor Unum and the health and welfare of our Holy Father, Pope John Paul II.
[00152-02.01] [Original text: English]
[B0045-XX.01]