UDIENZA DEL SANTO PADRE ALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI ● DISCORSO DEL SANTO PADRE
● INDIRIZZO DI AUGURIO AL SANTO PADRE DEL DECANO DEL COLLEGIO CARDINALIZIO, EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER
Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre riceve in Udienza i Cardinali e i membri della Famiglia Pontificia e della Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi.
Nel corso dell’incontro, dopo l’indirizzo di omaggio al Santo Padre del Cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, Giovanni Paolo II rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
distinti Membri della Curia e Prelatura Romana!
1. All’approssimarsi del Natale si fa più intenso l’invito della Liturgia: Descendit de caelis Salvator mundi. Gaudeamus!
E’ un invito al gaudio dello spirito, di cui la Liturgia spiega il perché: "E’ disceso dal cielo il Salvatore del mondo". A Betlemme, in una povera grotta, è nato il Messia atteso e invocato dai profeti: il Figlio di Dio è divenuto uno di noi. Maria continua ad offrirlo agli uomini di ogni epoca e di ogni cultura: Egli è nato, infatti, per la salvezza di tutti.
Sono questi i sentimenti che provo nel corso di questo consueto e desiderato appuntamento di fine d’anno. Il Cardinale Decano a nome vostro mi ha formulato fervidi voti augurali per le imminenti festività, sullo sfondo delle celebrazioni per il XXV di Pontificato. Lo saluto e lo ringrazio, come pure saluto tutti voi, Signori Cardinali, Vescovi e Prelati, comprendendo in un solo atto di riconoscenza e di affetto gli Officiali e Collaboratori della Curia Romana, del Vicariato di Roma e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Sono spiritualmente vicino a tutti voi, grato per il lavoro che prestate a servizio di questa Cattedra di Pietro, ciascuno secondo le proprie competenze e i propri incarichi. Gesù che nasce vi ricolmi dei suoi doni di grazia e di bontà, e vi ricompensi per la quotidiana fatica, che svolgete spesso nel silenzio e nel nascondimento. Fatevi interpreti di questi miei sentimenti con i sacerdoti, i religiosi e i laici che collaborano con voi.
2. Ritorno con la mente al primo incontro con i Membri della Curia Romana, che ebbe luogo il 22 dicembre - proprio come oggi - del 1978. Venticinque anni fa!
Desidero dirvi subito, carissimi Fratelli, che durante questi anni ho potuto ammirare con gratitudine l’intelligenza e la dedizione con cui prestate il vostro servizio al Successore di Pietro. Vos estis corona mea, vi dicevo allora con san Paolo (cfr Fil 4,1). Lo ripeto volentieri quest’oggi, perché voi "siete diventati ad un titolo specialissimo miei ‘congiunti’ secondo quella comunione trascendente… che si chiama ed è la vita ecclesiale" (Insegnamenti, I, 1978, p. 394).
Come avrei potuto adempiere i compiti affidatimi senza la vostra fedele collaborazione? Ricordo con animo riconoscente tutti coloro che, durante gli anni passati, si sono avvicendati nelle rispettive mansioni. Per quanti il Signore ha già chiamato a sé prego ogni giorno, invocando per loro la meritata ricompensa.
3. Unico è il fine per il quale tutti insieme ci affatichiamo: annunciare il Vangelo di Cristo per la salvezza del mondo. E’ missione che vogliamo compiere con spirito di fede e con animo disposto al sacrificio, se necessario, fino alla "passio sanguinis", di cui parla sant’Agostino. Siamo infatti, come osserva il Vescovo d’Ippona, a servizio di un gregge comprato non con l’oro né con l’argento, ma col sangue di Cristo (cfr Sermo 296, 4: Discorsi V, Città Nuova, p. 326).
Mai, pertanto, venga meno nel nostro ministero la fedeltà a Colui che ci ha intimamente associati al suo sacerdozio! Al centro della nostra esistenza ci sia sempre e solo Lui: Cristo! Con il passare degli anni si fa sempre più profonda in me questa consapevolezza: Gesù ci domanda di essere suoi testimoni, preoccupati unicamente della sua gloria e del bene delle anime.
Questo ho voluto porre in evidenza nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, come pure nelle Esortazioni post-sinodali Ecclesia in Europa e Pastores gregis, promulgate nel corso del 2003. A questo ho mirato nel pubblicare di recente la Lettera apostolica Spiritus et Sponsa nel quarantesimo anniversario della Sacrosanctum Concilium e il Chirografo per il centenario del Motu proprio "Tra le sollecitudini" sulla musica sacra.
E non è forse l’amore per Cristo che ha spinto in ottobre il Collegio dei Cardinali a raccogliersi - insieme con i Presidenti delle Conferenze Episcopali ed i Patriarchi - per un’ampia e approfondita riflessione sulle esigenze odierne dell’evangelizzazione?
L’amore per Cristo ha pure guidato i Viaggi Apostolici che quest’anno ho effettuato in Spagna, in Croazia, in Bosnia ed Erzegovina e nella Repubblica Slovacca. La consapevolezza dell’anelito di Cristo per l’unità dei credenti - "ut unum sint" (Gv 17,22) - mi ha infine spinto a intensificare i contatti ecumenici con i rappresentanti delle venerate Chiese ortodosse, con il Primate della Comunione Anglicana e con esponenti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, in particolare di quelle operanti in Europa.
4. L’Europa! Non posso non notare che il Continente europeo ha attraversato quest’anno e continua a vivere una fase cruciale della sua storia, mentre allarga i confini ad altri popoli e nazioni. E’ importante che l’Europa, arricchita nel corso dei secoli del tesoro della fede cristiana, confermi queste sue origini e ravvivi queste radici. Il contributo più importante che i cristiani sono chiamati a dare alla costruzione della nuova Europa è anzitutto quello della loro fedeltà a Cristo e al Vangelo.
L’Europa ha bisogno in primo luogo di santi e di testimoni. Le cerimonie di beatificazione e di canonizzazione, celebrate nel corso dell’anno, hanno permesso di additare, come modelli insigni da imitare, alcuni figli e figlie dell’Europa. Basti ricordare Madre Teresa di Calcutta, icona del Buon Samaritano, che è divenuta per tutti, credenti e non credenti, messaggera di amore e di pace.
5. Essere testimoni di pace; educare alla pace! Ecco un altro impegno quanto mai urgente per questo nostro tempo, che vede ancora addensarsi all’orizzonte rischi e minacce per la serena convivenza dell’umanità. La solenne commemorazione dell’Enciclica Pacem in terris del Beato Giovanni XXIII, nel quarantesimo di promulgazione, ci ha fatto rivivere l’ottimismo, permeato di speranza cristiana, di quel grande Pontefice in momenti non meno difficili dei nostri. La pace resta possibile anche oggi e, se possibile, essa è doverosa. Ho voluto ripeterlo nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace.
Il Bambino di Betlemme, che ci prepariamo ad accogliere nel mistero del Natale, rechi nel mondo il dono prezioso della sua pace. Ce l’ottenga Maria, al cui Santuario di Pompei mi sono recato in pellegrinaggio lo scorso mese di ottobre, per coronare in modo solenne l’Anno del Rosario.
Con questi sentimenti porgo i miei auguri a voi tutti per le prossime Festività Natalizie e per il Nuovo Anno, mentre di cuore vi benedico. Buon Natale!
[02023-01.02] [Testo originale: Italiano]
● INDIRIZZO DI AUGURIO AL SANTO PADRE DEL DECANO DEL COLLEGIO CARDINALIZIO, EM.MO CARD. JOSEPH RATZINGER
Beatissimo Padre!
Alla fine di quest'anno innanzitutto dobbiamo esprimerLe gratitudine. In occasione del Giovedì Santo, il 17 aprile scorso, Lei ci ha fatto il dono prezioso dell'enciclica ,Ecclesia de Eucharistia", insegnandoci così a inserire lo speciale ringraziamento di quest'anno, per i 25 anni del Suo pontificato, nel grande ringraziamento con cui Gesù Cristo consegna sempre di nuovo il mondo al Padre, e così lo trasforma. In questa enciclica, Lei, 40 anni dopo l'approvazione della costituzione conciliare sulla sacra liturgia, ha ripreso l'accordo iniziale del Concilio Vaticano II, sviluppandolo e approfondendolo, per aiutare così tutti noia vivere quest'eredità del Concilio, non di rado fraintesa, in modo più profondo e più puro. Ha sviluppato un tema fondamentale che nel Concilio era presente, ma che, in un mondo così individualistico nel modo di pensare e di vivere, rischiava di andare perduto: il legame indissolubile tra Chiesa e eucaristia. L'eucaristia costruisce la Chiesa, così dice il titolo del secondo capitolo. Ma è vero anche l'inverso: la Chiesa è lo spazio vitale dell'eucaristia. Non si può ricevere l'eucaristia come un nutrimento privato per poi rinchiudersi nel proprio individualismo. Essa ci lega al Signore e in tal modo ci lega gli uni agli altri. È vincolante nel senso che ci rende membra del corpo di Cristo, la cui unità si costituisce nei vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della' comunione (IV, 38).
Ma Lei - come aveva già fatto in „Dono e mistero" - ci ha anche consentito di gettare uno sguardo sulla Sua personale vita eucaristica. Ci ha mostrato ancora una volta che la comunione sacramentale e quella spirituale appartengono inscindibilmente l'una all'altra, e ci ha regalato parole preziose che scaturiscono direttamente dal cuore: „È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto (cfr. Gv 13,25), essere toccati dall'amore infinito del suo cuore... Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!" (II, 25).
Con queste parole Lei ha indicato la direzione e il centro delle celebrazioni per i 25 anni del Suo pontificato. Il cuore di esse è stato proprio l'intrattenersi con Cristo, il chinarsi sul suo petto. Abbiamo capito che era proprio da lì che Le venivano, Santo Padre, la forza e la luce per il cammino di questi 25 anni e abbiamo capito che anche noi possiamo rendere il nostro servizio a Cristo nella Sua Chiesa soltanto a partire da questo fulcro. Quei giorni di festa sono stati coronati dal concistoro nel quale abbiamo potuto sperimentare, in modo tangibile e simbolico, per così dire, che alla Chiesa riaccade sempre di ringiovanire. La Chiesa - dicevano i Padri - col passare del tempo non in vecchia, ma ringiovanisce, in quanto essa va incontro al Signore, che
è la fonte della vita. Memorabile è anche lo speciale accento che in quei giorni ha fatto risuonare ben oltre la Chiesa la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta: la fede e l'amore si appartengono l'una all'altro, la contemplazione eucaristica davanti al Signore rende capaci di amore, un amore che non vuole affermarsi ma piuttosto donarsi - in questa santa dei nostri giorni, tutto questo è divenuto visibile a noi cristiani e all'umanità.
Alla fine della Sua enciclica sulla santa eucaristia, Lei ha ripreso il filo della „Lettera apostolica sul rosario" indicandoci Maria come donna eucaristica. Partendo dalla contemplazione della Madre di Dio, Lei ha tradotto il mistero eucaristico nel concreto della nostra esistenza; penso soprattutto alla frase: „C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle Parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il Corpo del Signore" (VI, 55):
Santo Padre, con questa parole che parlano al cuore, ma ancor più con il Suo esempio, Lei, nel corso di quest'anno ci ha indicato la via anche per il futuro. Per questo oggi La ringraziamo. E, mentre Le diciamo: Buon Natale e felice Anno Nuovo, Le chiediamo di benedirci.
[02024-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0653-XX.01]