DOCUMENTO FINALE DEL V CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E I RIFUGIATI (ROMA, 17-22 NOVEMBRE 2003) Il 5° Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti1 e i Rifugiati2 ha riunito 319 Delegati e Osservatori da 84 Paesi. Essi includevano Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Sacerdoti, Operatori pastorali, uomini e donne appartenenti a varie Congregazioni Religiose, Movimenti Ecclesiali e Associazioni Laiche, Delegati Fraterni della Comunione Anglicana, del Patriarcato Ecumenico e del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Ambasciatori e Rappresentanti di Missioni Diplomatiche accreditati presso la Santa Sede, membri di Organizzazioni Internazionali e non Governative, esperti in importanti specializzazioni accademiche, così come Rappresentanti di associazioni, movimenti e organizzazioni direttamente o indirettamente interessati ai migranti e ai rifugiati.
Diversamente dal precedente Congresso, che aveva esaminato più d'appresso gli aspetti socio-economici e politici del fenomeno migratorio, questo si è concentrato essenzialmente sui risvolti pastorali e ha rinnovato, in Cristo, i relativi programmi a favore dei migranti e rifugiati per i prossimi anni.
Momento culminante del Congresso è stato l’Udienza concessa dal Santo Padre, giovedì mattina, 20 Novembre. Le sue incoraggianti ed illuminate parole sono state un importante appoggio all’opera a favore dei migranti e rifugiati.
Raccomandazioni
Il Congresso ha formulato, tra l’altro, le seguenti Raccomandazioni concernenti la missione della Chiesa fra i migranti e i rifugiati.
Cura Pastorale
1. La pastorale dei migranti e dei rifugiati nei primi anni di questo millennio costituisce una particolare nuova evangelizzazione. Le varie strutture pastorali create dalla Chiesa in molti anni di esperienza (incluse le parrocchie personali, la missio cum cura animarum, le cappellanie per migranti, ecc.) vanno aggiornate e mobilizzate per tale nuova evangelizzazione.
2. Le celebrazioni liturgiche e l'istruzione catechetica sono strumenti privilegiati nella sollecitudine pastorale per i migranti e i rifugiati. Anche per essi la celebrazione settimanale dell’Eucaristia costituisce la vetta e la sorgente della loro vita cristiana.
3. Queste celebrazioni rappresentano anche un’importante occasione per vivere la comunione ecclesiale e sperimentare la dimensione cattolica della fede, arricchita dal patrimonio culturale e spirituale di migranti e rifugiati.
4. Espressioni di religiosità popolare che sono care ai migranti e ai rifugiati devono essere riconosciute e valorizzate dalla Chiesa nei Paesi d’accoglienza (nei limiti della prudenza pastorale e del rispetto dell’intera comunità cristiana).
5. Le comunità di migranti sono anche un’area privilegiata per le vocazioni di totale consacrazione a Dio e ai fratelli.
6. I migranti e i rifugiati sono una "risorsa" e possono contribuire alla vita della Chiesa e della società. Dunque essi vanno rispettati e apprezzati dalla popolazione autoctona
7. Allo stesso tempo, essa ha il diritto di preservare la sua identità culturale, che i migranti e i rifugiati devono, a loro volta, rispettare e comprendere.
8. La cura pastorale deve essere intrisa di una spiritualità di comunione e servizio, che promuova una presenza di compassione, di paziente accettazione ed ascolto anche di coloro che sono stati a volte duramente colpiti dalla vita.
9. Vale qui il principio che nessuno - sia esso migrante, rifugiato o membro della popolazione autoctona - debba essere guardato come "straniero", ma piuttosto quale "dono", nelle parrocchie e in altre comunità ecclesiali. Questa è autentica espressione della "cattolicità" della Chiesa.
10. La Pastorale specifica è innanzitutto responsabilità della Chiesa del Paese d’arrivo. Comunque, per quanto possibile, quella d'origine dovrebbe fornire un’adeguata preparazione ai migranti, prima della loro partenza.
11. Il dovere della Chiesa d'origine comprende anche, per quanto possibile, l’accompagnamento dei migranti e rifugiati da parte di preti, religiosi, e agenti pastorali laici, preferibilmente della medesima lingua e rito nativo (in piena sintonia con i legittimi Pastori del luogo e sotto la loro autorità). I Missionari, sebbene non inizialmente dediti alla cura dei migranti, dovrebbero considerare anch'essi la possibilità di coinvolgersi in questa missione.
12. Alla Chiesa d'origine spetta prendere iniziative per la cura pastorale, e per il sostegno psicologico, da offrire alle famiglie dei migranti rimaste in patria. Le loro famiglie nel Paese di accoglienza dovrebbero poi fare buon uso delle consulenze disponibili.
13. La cooperazione e la condivisione tra Chiese locali nella pastorale dei migranti e dei rifugiati va incoraggiata e sviluppata, a livello nazionale, regionale e continentale, con il dialogo, iniziative comuni e visite pastorali (concordate con i Pastori del luogo).
14. La sollecitudine verso i migranti e i rifugiati deve favorire la loro integrazione nella Chiesa particolare. Perciò, è necessario che tale pastorale specifica riceva il posto dovuto in quella ordinaria della Diocesi.
15. La Chiesa particolare dovrà assicurare che migranti e rifugiati diventino partecipi "costitutivi" e attivi nella vita della comunità cristiana locale, ed abbiano una rappresentanza nella Parrocchia e nei Consigli diocesani.
16. Migranti e rifugiati necessitano di una adeguata formazione spirituale e di vivere pienamente la loro vita sacramentale.
17. Uno sforzo particolare deve essere fatto per fornire un’appropriata assistenza ai migranti e ai rifugiati che vivono in Paesi ove l’espressione pubblica della loro fede è ostacolata, o non consentita.
18. I migranti e i rifugiati sono resi vulnerabili dalla loro esperienza e diventano bersaglio dell’attività delle sette. Agenti pastorali e comunità Cristiane devono, quindi, fornire loro sostegno e quell’atmosfera di comunità atta ad evitare l'emarginazione, cosa che offre adito all'azione delle sette.
19. La Chiesa deve interessarsi maggiormente dei figli dei migranti, dei ragazzi non accompagnati, delle donne migranti, degli irregolari e dei richiedenti asilo che si trovano in centri di detenzione.
20. La gioventù migrante, specialmente della 2ª e 3ª generazione è avviluppata in questioni di identità e appartenenza, per cui richiede una specifica attenzione per essere aiutata a integrarsi nella comunità cristiana locale.
21. La Giornata del Migrante e del Rifugiato, talvolta estesa a una settimana, sarà celebrata in tutte le Diocesi e utilizzata come occasione per approfondire la comprensione delle varie dimensioni della migrazione. Il Messaggio del Santo Padre, pubblicato in tale occasione, deve ricevere adeguata diffusione. Sia esso disponibile dunque in tutte le lingue parlate dai migranti e rifugiati nella Chiesa locale, almeno quando ne sono fornite le traduzioni.
Studio, educazione e formazione
1. Le questioni relative alla definizione di rifugiato e al concetto di migrante devono essere ulteriormente analizzate al fine di fornire la necessaria protezione a categorie di persone in genere trascurate.
2. La Chiesa dovrà trovare le vie per dare ampia diffusione alla sua Dottrina Sociale, e specificamente al suo insegnamento su migranti e rifugiati, mettendo, per esempio, a disposizione pubblicazioni su vari argomenti al riguardo.
3. Le persone coinvolte nell’assistenza e nella pastorale dei migranti e rifugiati (sacerdoti, religiose/i e agenti pastorali laici) necessitano di un’adeguata formazione per essere più efficaci nella loro azione, nel contesto della crescente complessità del fenomeno della mobilità umana. Tale formazione dovrebbe far parte integrante dei programmi regolari per sacerdoti e religiosi, a partire dai Seminari, così come in caso di specifiche iniziative. Un istituto specializzato a Roma (lo "Scalabrini International Migration Institute"), così come programmi e corsi in varie università, di tutto il mondo, sono disponibili per una specifica formazione a tale proposito.
4. L'impegno delle Istituzioni Accademiche della Chiesa nello studio scientifico degli aspetti sociali e pastorali della mobilità umana deve essere incoraggiato e sostenuto.
5. Le Università cattoliche sono invitate a creare centri di studio sui temi della mobilità umana. Si dovrebbero inoltre offrire speciali programmi nelle scuole per un’educazione a tale riguardo.
6. La Chiesa deve contribuire all’educazione al dialogo interculturale, inter-religioso ed ecumenico, specialmente nelle sue scuole.
7. I risultati delle ricerche sulle migrazioni dovranno essere ampiamente utilizzati dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali, così come dai Pastori della Chiesa, per mantenere la consapevolezza circa le trasformazioni in atto nelle migrazioni e nella società.
Comunicazione
1. Considerando il poderoso impatto che produce il modo in cui migranti e rifugiati sono presentati dai mass-media, la Chiesa prenderà specifiche iniziative per chiedere "servizi" equilibrati e giusti, e utilizzerà i propri "media" per presentare in modo completo la situazione dei migranti e dei rifugiati, spesso vittime di sfruttamento, ma anche "risorsa" per una società migliore.
2. La Chiesa Cattolica dovrebbe favorire le prese di posizione comuni con altre Chiese e Comunità ecclesiali e/o altre religioni, nel servizio ai migranti e rifugiati, e farle conoscere poi attraverso i "media".
3. Le stazioni radio, che sono in certe zone il solo mezzo di comunicazione di massa, dovrebbero essere pienamente utilizzate per informazioni sui migranti e rifugiati, particolarmente in tempi di emergenza.
Dialoghi
1. La migrazione può essere vista come un invito a vivere "la fraternità nella diversità". Perciò deve riconoscersi l'importanza del dialogo tra culture e tra religioni.
2. La grande diversità di origine, nei flussi migratori, ha posto il dialogo ecumenico e inter-religioso al centro della pastorale dei migranti e rifugiati, facendo di esso non un’opzione, ma un obbligo inerente alla missione della Chiesa nel mondo della migrazione.
3. Il dialogo multiculturale, inter-religioso ed ecumenico deve essere portato avanti in un contesto di "nuova evangelizzazione".
4. Dialogo e missione sono entrambi espressione del Ministero della Chiesa. Missio ad gentes (missione alle genti), missio ad migrantes (missione per i migranti) e missio migrantium (missione ad opera dei migranti) devono essere considerate dimensioni interdipendenti di questa nuova Evangelizzazione.
Cooperazione
1. La cooperazione ecumenica va ampliata e rafforzata.
2. Occorre incoraggiare e incrementare la collaborazione tra la Chiesa e le ONG, in difesa e protezione dei migranti e rifugiati.
Opera di difesa e protezione ("Advocacy")
La Chiesa considera l'opera di protezione dei migranti e rifugiati come parte integrante della sua missione.
1. Essa, a tale riguardo, deve chiedere con forza la presenza di interpreti, consulenti legali., ecc., necessari ai migranti e rifugiati per difendere le loro cause.
2. La Chiesa deve trovare la maniera di aiutare i migranti privi di documenti, e che fanno già parte della società in cui vivono e lavorano, ad ottenervi uno status legale.
3. Essa risponderà ai bisogni dei migranti e rifugiati anche con azioni che facilitino soluzioni a lungo termine dei problemi che li assillano.
4. Le Conferenze episcopali dovrebbero usare più spesso i loro buoni offici per influenzare la legislazione a favore dei migranti e rifugiati.
5. La Chiesa deve intervenire e parlare a favore della libertà di religione, e ciò a nome dei migranti che non possono praticarla nel Paese di accoglienza.
6. La Chiesa dovrà intervenire per difendere il diritto dei migranti a vivere con la propria famiglia. Essa chiederà che tale diritto venga riconosciuto e che non siano introdotti nuovi ostacoli alla riunificazione familiare.
7. La Chiesa deve esprimersi con più forza e chiarezza contro le nuove forme di schiavitù, quali, per esempio, quelle esistenti nel mercato sommerso del lavoro – che agisce da importante fattore di attrazione dell’immigrazione irregolare – o nel traffico di esseri umani, che miete vittime soprattutto tra donne e bambini, nella prostituzione e nel commercio di organi.
8. La Chiesa dovrà sostenere una riformulazione dei diritti culturali.
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1
Ove appropriato, il termine "migranti" include i lavoratori stagionali e gli studenti esteri 2
Ove appropriato, il termine rifugiati include i richiedenti asilo e gli sfollati (IDPs) [02022-01.02] [Testo originale: Italiano]
[B0652-XX.01]