● TESTO IN LINGUA ORIGINALE

● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Il 29 giugno 2002 il fondatore di una comunità scismatica di nome Romulo Antonio Braschi ha attentato di conferire l'ordinazione sacerdotale alle Signore cattoliche Christine Mayr-Lumetzberger, Adelinde Theresia Roitinger, Gisela Forster, Iris Müller, Ida Raming, Pia Brunner e Dagmar Braun Celeste, presentatasi nell'occasione sotto il nome di Angela White.

Richiamandosi ai precedenti interventi del Vescovo di Linz e della Conferenza Episcopale Austriaca, il 10 luglio 2002 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione, con la quale si ammonivano le suddette persone che sarebbero state punite con la scomunica, se - entro il 22 luglio 2002 - non avessero riconosciuto la nullità dell'"ordinazione" ricevuta e chiesto perdono per lo scandalo causato tra i fedeli. Poiché esse non manifestavano alcun segno di ravvedimento, con Decreto del 5 agosto 2002 questa Congregazione - oltre a confermare che il vescovo "ordinante", in quanto scismatico, era già scomunicato - inflisse la scomunica, riservata alla Sede Apostolica, alle persone summenzionate, esprimendo nel contempo la speranza che esse potessero ritrovare il cammino della conversione.

Successivamente le medesime hanno pubblicato lettere ed interviste, nelle quali si dichiaravano convinte della validità dell'"ordinazione" ricevuta, chiedevano di cambiare la dottrina definitiva secondo la quale l'ordinazione sacerdotale è riservata esclusivamente agli uomini, e ribadivano di celebrare la "messa" ed altri "sacramenti" per piccoli gruppi. Con lettera del 14 agosto 2002 esse hanno chiesto la revoca del Decreto di scomunica, e con lettera del 27 settembre 2002 hanno fatto ricorso contro il medesimo Decreto, facendo riferimento ai cann. 1732-1739 del CIC. Il 21 ottobre 2002 sono state informate che le loro richieste sarebbero state sottoposte alle istanze competenti.

Nei giorni 4 e 18 dicembre 2002 la richiesta di revoca ed il ricorso sono stati esaminati dalla Sessione Ordinaria della Congregazione, con la partecipazione dei Membri della medesima residenti a Roma, cioè degli Em.mi Cardinali Joseph Ratzinger, Alfonso López Trujillo, Ignace Moussa I. Daoud, Giovanni Battista Re, Francis Arinze, Jozef Tomko, Achille Silvestrini, Jorge Medina Estévez, James Francis Stafford, Zenon Grocholewski, Walter Kasper, Crescenzio Sepe, Mario Francesco Pompedda e gli Ecc.mi Presuli Tarcisio Bertone SDB e Rino Fisichella. In queste riunioni è stato deciso collegialmente di rigettare detto ricorso. Nel caso in parola, infatti, non è ammissibile un ricorso gerarchico, trattandosi di un Decreto di scomunica emanato da un Dicastero della Santa Sede, che agisce a nome del Sommo Pontefice (cf. can. 360 del CIC). Pertanto allo scopo di dissipare ogni dubbio in materia, i Membri hanno ritenuto necessario ribadire alcuni punti fondamentali.

1. Occorre precisare anzitutto che nel caso in parola non si tratta di una pena latae sententiae, nella quale s'incorre per il fatto stesso d'aver commesso un delitto espressamente stabilito dalla legge, ma di una pena ferendae sententiae, irrogata dopo la doverosa comminazione ai rei (cf. cann. 1314; 1347, § 1 del CIC). In forza del can. 1319, § 1 del CIC, questa Congregazione ha di fatto la potestà di comminare, con un precetto, pene determinate.

2. E' evidente la particolare gravità degli atti compiuti, che si articola sotto diversi aspetti.

a) Il primo aspetto è quello scismatico: le donne summenzionate si sono fatte "ordinare" da un vescovo scismatico e - pur non aderendo formalmente al suo scisma - sono entrate in una complicità con lo scisma.

b) Il secondo aspetto è di natura dottrinale: esse rifiutano formalmente e con pertinacia la dottrina, da sempre insegnata e vissuta dalla Chiesa e in modo definitivo proposta da Giovanni Paolo II, cioè che "la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale" (Lettera Apostolica Ordinatio sacerdotalis, n. 4). La negazione di questa dottrina merita la qualifica di rifiuto di una verità appartenente alla fede cattolica, e richiede pertanto una giusta pena (cf. cann. 750, § 2; 1371, n. 1° del CIC; Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica data Motu Proprio Ad tuendam fidem, n. 4A).

Inoltre, negando la suddetta dottrina, le persone in questione sostengono che il Magistero del Romano Pontefice sarebbe vincolante soltanto se fosse basato su una decisione del Collegio Episcopale, sostenuto dal sensus fidelium e accolto dai maggiori teologi. In tal modo contrastano la dottrina sul Magistero del Successore di Pietro, proposta dai Concili Vaticani I e II, e di fatto non riconoscono l'irreformabilità dell'insegnamento del Sommo Pontefice su dottrine da tenersi in modo definitivo da tutti i fedeli.

3. Il rifiuto di ottemperare al precetto penale comminato da questa Congregazione viene ulteriormente aggravato dal fatto che alcune di esse stanno creando circoli di fedeli, in aperta e di fatto settaria disobbedienza al Romano Pontefice e ai Vescovi diocesani. Data la gravità di questa contumacia (cf. can. 1347 del CIC), la pena inflitta non soltanto è giusta, ma anche necessaria, allo scopo di tutelare la retta dottrina, di salvaguardare la comunione e l'unità della Chiesa e di orientare la coscienza dei fedeli.

4. I summenzionati Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede confermano pertanto il Decreto di scomunica emanato il 5 agosto 2002, precisando ancora una volta che l'attentata ordinazione sacerdotale delle suddette donne è nulla ed invalida (cf. can. 1024 del CIC) e che perciò tutti gli atti propri dell'Ordine sacerdotale da loro compiuti, sono anche essi nulli ed invalidi (cf. cann. 124; 841 del CIC). Come conseguenza della scomunica, è fatto pertanto loro divieto di celebrare sacramenti o sacramentali, di ricevere i sacramenti e di esercitare qualsiasi funzione in uffici, ministeri o incarichi ecclesiastici (cf. can. 1331, § 1 del CIC).

5. Nel contempo si ribadisce la speranza che, sorrette dalla grazia dello Spirito Santo, esse possano ritrovare il cammino della conversione per il ritorno all'unità della fede e alla comunione con la Chiesa infrante con il loro gesto.

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 21 dicembre 2002.

+ Joseph Card. Ratzinger
Prefetto

+ Tarcisio Bertone, S.D.B.
Arcivescovo eletto di Genova
Segretario

[00126-01.01] [Testo originale: Italiano]

● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

On June 29, 2002, Romulo Antonio Braschi, founder of a schismatic community, attempted to ordain the following Catholic women to the priesthood: Christine Mayr-Lumetzberger, Adelinde Roitinger, Gisela Forster, Iris Müller, Ida Raming, Pia Brunner and Dagmar Braun Celeste, who on that occasion identified herself as Angela White.

Citing the previous interventions of the Bishop of Linz and of the Austrian Episcopal Conference, the Congregation for the Doctrine of the Faith published a statement on July 10, 2002, warning the above-mentioned persons that they would be punished with excommunication if by July 22, 2002, they had not acknowledged the nullity of their "ordination" and asked forgiveness for the scandal caused to the faithful. As they gave no indication of amendment, this Congregation punished the aforementioned persons with excommunication, reserved to the Apostolic See, in the Decree dated August 5, 2002, expressing the hope that they might be moved to conversion. The Decree also confirmed that the "ordaining" bishop was already excommunicated insofar as he is a schismatic.

They subsequently published letters and granted interviews, in which they expressed their conviction regarding the validity of the "ordination" they received, calling for a change of the definitive doctrine according to which ordination to the priesthood is reserved to males, and reaffirming that they celebrate "Mass" and other "sacraments" for small groups. In a letter dated August 14, 2002, they asked that the Decree of Excommunication be revoked, and then, on September 27, 2002, with reference to canons 1732-1739 CIC, they made recourse against the Decree. On October 21, 2002, they were informed that their request would be submitted to the competent authority.

The request for revocation and the recourse were examined by the Sessione Ordinaria of the Congregation on the 4th and 18th of December 2002. The Members of the Congregation who participated - those resident in Rome - were Cardinals Joseph Ratzinger, Alfonso López Trujillo, Ignace Moussa I. Daoud, Giovanni Battista Re, Francis Arinze, Jozef Tomko, Achille Silvestrini, Jorge Medina Estévez, James Francis Stafford, Zenon Grocholewski, Walter Kasper, Crescenzio Sepe, Mario Francesco Pompedda, and Bishops Tarcisio Bertone, S.D.B., and Rino Fisichella. In the course of these meetings the Members arrived at the collegial decision to confirm the Decree of Excommunication. In the case under consideration, in fact, hierarchical recourse is not possible, as it concerns a Decree of Excommunication issued by a Dicastery of the Holy See acting in the name of the Supreme Pontiff (cf. can. 360 CIC). So as to remove any doubt in the matter, the Members thought it necessary to underline certain fundamental points.

1. It is necessary above all to state precisely that the case under consideration does not involve a latae sententiae penalty, which is incurred ipso facto when a delict expressly established by the law is committed. It concerns instead a ferendae sententiae penalty, imposed after the guilty party has been duly warned (cf. cann. 1314; 1347 §1 CIC). As provided by can. 1319 §1 CIC, this Congregation has the power to threaten determinate penalties by precept.

2. The particular gravity of the offenses committed is evident, which can be seen from various aspects.

a) There is first of all the issue of schism: the above-mentioned women were "ordained" by a schismatic bishop and - even though not formally adhering to his schism - thereby made themselves accomplices in schism.

b) In addition there is the doctrinal aspect, namely, that they formally and obstinately reject a doctrine which the Church has always taught and lived, and which was definitively proposed by Pope John Paul II, namely, "that the Church has no authority whatsoever to confer priestly ordination on women" (Apostolic Letter Ordinatio sacerdotalis, n. 4). The denial of this doctrine is rightly considered the denial of a truth that pertains to the Catholic faith and therefore deserves a just penalty (cf. cann. 750 §2; 1372, n. 1 CIC; John Paul II, Apostolic Letter Motu Proprio Ad tuendam fidem, n. 4A).

Moreover, by denying this doctrine, the persons in question maintain that the Magisterium of the Roman Pontiff would be binding only if it were based on a decision of the College of Bishops, supported by the sensus fidelium and received by the major theologians. In such a way they are at odds with the doctrine on the Magisterium of the Successor of Peter, put forward by both the First and Second Vatican Councils, and they thereby fail to recognize that the teachings of the Supreme Pontiff on doctrines to be held definitively by all the faithful are irreformable.

3. The refusal to comply with the penal precept established by this Congregation is further aggravated by the fact that some of the above-mentioned women have been gathering round them members of the faithful, in open and devisive disobedience to the Roman Pontiff and diocesan bishops. In view of the gravity of this contumacy (cf. can. 1347 CIC), the penalty imposed is not only just, but also necessary, in order to protect true doctrine, to safeguard the communion and unity of the Church and to guide the consciences of the faithful.

4. The above-mentioned Members of the Congregation of the Doctrine of the Faith therefore confirm the Decree of Excommunication issued on August 5, 2002, specifying once again that the attempted priestly ordination of the aforementioned women is null and invalid (cf. can. 1024 CIC) and therefore all those actions proper to the Order of Priesthood performed by them are also null and invalid (cf. cann. 124; 841 CIC). In consequence of the excommunication, they are forbidden to celebrate sacraments or sacramentals, to receive the sacraments and to exercise any function in an ecclesiastical office, ministry or assignment (cf. can. 1331 §1 CIC).

5. At the same time, it is hoped that, sustained by the grace of the Holy Spirit, they might discover the path to conversion and so return to the unity of faith and to communion with the Church, a communion broken by their action.

The Sovereign Pontiff John Paul II, at the Audience granted to the undersigned Cardinal Prefect on December 20, 2002, approved this Decree, adopted in the Sessione Ordinaria of this Congregation, approving at the same time in forma specifica n. 4, and ordered its publication.

Rome, from the Offices of the Congregation for the Doctrine of the Faith, December 21, 2002.

+ Joseph Card. Ratzinger
Prefect

+ Tarcisio Bertone, S.D.B.
Archbishop-elect of Genoa
Secretary

[00126-02.01] [Original text: Italian]

Am 29. Juni 2002 hat der Gründer einer schismatischen Gemeinschaft namens Romulo Antonio Braschi versucht, den katholischen Frauen Christine Mayr-Lumetzberger, Adelinde Theresia Roitinger, Gisela Forster, Iris Müller, Ida Raming, Pia Brunner e Dagmar Braun Celeste, die unter dem Namen Angela White auftrat, die Priesterweihe zu erteilen.

Im Anschluss an die vorausgehenden Stellungnahmen des Bischofs von Linz und der Österreichischen Bischofskonferenz veröffentlichte die Kongregation für die Glaubenslehre am 10. Juli 2002 eine Erklärung, in der sie die genannten Personen verwarnte, dass sie mit der Exkommunikation bestraft würden, wenn sie nicht bis zum 22. Juli 2002 die Nichtigkeit der empfangenen "Weihe" anerkennen und für das bei den Gläubigen verursachte Ärgernis um Verzeihung bitten. Weil diese kein Zeichen der Reue zeigten, bestätigte die Kongregation mit Dekret vom 5. August 2002, dass der "weihende" Bischof, da Schismatiker, bereits zuvor exkommuniziert war, und verhängte über die oben erwähnten Personen die dem Heiligen Stuhl vorbehaltene Exkommunikation; zugleich brachte sie ihre Hoffnung zum Ausdruck, dass diese den Weg der Umkehr finden.

Die betroffenen Personen veröffentlichten daraufhin Briefe und Interviews, in denen sie sich von der Gültigkeit der empfangenen "Weihe" überzeugt erklärten. Sie verlangten eine Änderung der endgültigen Lehre, gemäß der die Priesterweihe ausschließlich Männern vorbehalten ist, und bekräftigten, dass sie die "Messe" und andere "Sakramente" für kleine Gruppen feiern. Mit Schreiben vom 14. August 2002 beantragten sie die Abänderung des Exkommunikationsdekretes, und mit Schreiben vom 27. September 2002 legten sie mit Hinweis auf die cann. 1732-1739 CIC Beschwerde gegen das genannte Dekret ein. Am 21. Oktober 2002 wurde ihnen mitgeteilt, dass ihre Anfragen den zuständigen Instanzen vorgelegt würden.

Der Antrag auf Abänderung des Dekrets sowie der Rekurs wurden am 4. und 18. Dezember 2002 von der Ordentlichen Versammlung der Kongregation geprüft. An den Sitzungen nahmen die in Rom ansässigen Mitglieder der Kongregation teil, nämlich die Kardinäle Joseph Ratzinger, Alfonso López Trujillo, Ignace Moussa I. Daoud, Giovanni Battista Re, Francis Arinze, Jozef Tomko, Achille Silvestrini, Jorge Medina Estévez, James Francis Stafford, Zenon Grocholewski, Walter Kasper, Crescenzio Sepe und Mario Francesco Pompedda sowie die Bischöfe Tarcisio Bertone SDB und Rino Fisichella. Bei diesen Zusammenkünften wurde kollegial entschieden, den genannten Rekurs zurückzuweisen. In der Angelegenheit ist nämlich eine hierarchische Beschwerde nicht zulässig, weil das Exkommunikationsdekret von einem Dikasterium des Heiligen Stuhles ausgestellt wurde, das im Namen des Papstes handelt (vgl. can. 360 CIC). Um jeden Zweifel in der Sache zu beseitigen, hielten es die Mitglieder der Kongregation für notwendig, einige grundlegende Punkte noch einmal zu bekräftigen.

1. Klar festzuhalten ist, dass es sich bei dem vorliegenden Fall nicht um eine Tatstrafe handelt, die durch das Begehen einer vom Gesetz ausdrücklich festgelegten Straftat eintritt, sondern um eine Spruchstrafe, die nach der gebotenen Verwarnung der Täter verhängt wurde (vgl. cann. 1314; 1347 § 1 CIC). Gemäß can. 1319 § 1 CIC hat diese Kongregation die Vollmacht, durch Verwaltungs-befehl bestimmte Strafen anzudrohen.

2. Die besondere Schwere der vorgenommenen Handlungen ist offenkundig und weist verschiedene Aspekte auf.

a) Der erste Aspekt ist schismatischer Natur: Die genannten Frauen ließen sich von einem schismatischen Bischof "weihen" und traten, ohne sich formell seinem Schisma anzuschließen, in eine Mittäterschaft mit dem Schisma.

b) Der zweite Aspekt ist lehrmäßiger Natur: Sie leugnen formell und hartnäckig die Lehre, die von der Kirche immer gelehrt und gelebt und von Johannes Paul II. in endgültiger Weise vorgelegt wurde, dass nämlich "die Kirche keinerlei Vollmacht hat, Frauen die Priesterweihe zu spenden" (Apostolisches Schreiben Ordinatio sacerdotalis, Nr. 4). Die Leugnung dieser Lehre ist als Ablehnung einer Wahrheit, die zum katholischen Glauben gehört, zu qualifizieren und verdient deshalb eine gerechte Strafe (vgl. can. 750 § 2; 1371 1° CIC; Johannes Paul II., Apostolisches Schreiben Ad tuendam fidem, Nr. 4A).

Indem die betroffenen Personen diese Lehre ablehnten, behaupteten sie darüber hinaus, dass das päpstliche Lehramt nur verbindlich sei, wenn es auf einer Entscheidung des Bischofskollegiums basiere, vom sensus fidelium getragen sei und von maßgebenden Theologen angenommen werde. Auf diese Weise widersprechen sie der Lehre über das Lehramt des Nachfolgers Petri, die vom Ersten und vom Zweiten Vatikanischen Konzil vorgelegt wurde, und anerkennen faktisch nicht die Unabänderlichkeit der Äußerungen des Papstes über Lehren, die in endgültiger Weise von allen Gläubigen zu halten sind.

3. Die Weigerung, dem von der Kongregation angedrohten Strafbefehl nachzukommen, wird dadurch erschwert, dass einige der genannten Personen dabei sind, Gruppen von Gläubigen zu bilden - in offenem und faktisch sektiererischem Ungehorsam gegenüber dem Papst und den Diözesanbischöfen. Wegen der Schwere dieser Widersetzlichkeit (vgl. can. 1347 CIC) ist die verhängte Strafe nicht nur gerecht, sondern auch notwendig, um die rechte Lehre zu verteidigen, die Gemeinschaft und die Einheit der Kirche zu wahren und das Gewissen der Gläubigen zu orientieren.

4. Die oben erwähnten Mitglieder der Kongregation für die Glaubenslehre bekräftigen deshalb das Exkommunikationsdekret, das am 5. August 2002 ausgestellt wurde, und stellen noch einmal klar, dass die versuchte Priesterweihe der genannten Frauen nichtig und ungültig ist (vgl. can. 1024 CIC) und deshalb auch die dem priesterlichen Amt eigenen Handlungen, die von ihnen vorgenommen wurden, nichtig und ungültig sind (vgl. cann. 124; 841 CIC). Als Folge der Exkommunikation ist ihnen untersagt, Sakramente oder Sakramentalien zu spenden, Sakramente zu empfangen und irgendeine Funktion in kirchlichen Ämtern, Diensten oder Aufgaben auszuüben (vgl. can. 1331 § 1 CIC).

5. Zugleich bringt die Kongregation erneut ihre Hoffnung zum Ausdruck, dass die betroffenen Personen, erleuchtet durch die Gnade des Heiligen Geistes, den Weg der Umkehr zur Einheit im Glauben und zur Gemeinschaft mit der Kirche finden, die sie durch ihr Handeln verletzt haben.

Papst Johannes Paul II. hat das vorliegende Dekret, das in der Ordentlichen Versammlung dieser Kongregation beschlossen worden war, in der dem unterzeichneten Kardinalpräfekten am 20. Dezember 2002 gewährten Audienz gebilligt, die Nr. 4 in forma specifica approbiert und die Veröffentlichung des Dekrets angeordnet.

Rom, am Sitz der Kongregation für die Glaubenslehre, dem 21. Dezember 2002.

+ Joseph Card. Ratzinger
Präfekt

+ Tarcisio Bertone, S.D.B
Ernannter Erzbischof von Genua
Sekretär

[00126-05.01[Originalsprache: Italienisch]