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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "LE PERSONE CONSACRATE E LA LORO MISSIONE NELLA SCUOLA. RIFLESSIONI E ORIENTAMENTI" A CURA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, 19.11.2002


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "LE PERSONE CONSACRATE E LA LORO MISSIONE NELLA SCUOLA. RIFLESSIONI E ORIENTAMENTI" A CURA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

INTERVENTO DI S.E. MONS. GIUSEPPE PITTAU

INTERVENTO DELLA REV.MA MADRE ANTONIA COLOMBO

Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione del documento "Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti", a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Prendono parte alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi); S.E. Mons. Giuseppe Pittau, S.I., Arcivescovo tit. di Castro di Sardegna, Segretario della medesima Congregazione; la Rev.ma Madre Antonia Colombo, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ZENON GROCHOLEWSKI

Sono lieto di presentare il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica Le persone consacrate nella scuola e la loro missione nella scuola. Riflessioni ed orientamenti, che il Santo Padre ha approvato e ne ha autorizzato la pubblicazione. Il titolo illustra bene i destinatari e gli obbiettivi del documento. Con tale intervento il Dicastero intende aiutare le persone consacrate a riflettere sulla loro presenza educativa nella scuola ed offrire degli orientamenti che servano a motivarne e sostenerne la missione educativa nel contesto odierno. Il documento vuole altresì essere espressione di gratitudine alle persone consacrate che dedicano la loro vita a servizio dell’educazione delle giovani generazioni. Infatti, come ha recentemente affermato il Santo Padre, " la Chiesa ha un debito di riconoscenza verso le persone consacrate per le meravigliose pagine di santità e di dedizione alla causa dell’educazione e dell’evangelizzazione che esse hanno scritto soprattutto negli ultimi due secoli"1. L’incontro fecondo tra persone consacrate e mondo dell’educazione, ha prodotto una tradizione pedagogica sapiente ed efficace, che, alla luce del Vangelo, serve la crescita della persona umana nella sua globalità. La sapienza pedagogica che fu di Giovanni Bosco, l’intuizione per i poveri di Giuseppe Calasanzio, l’opera educativa di Giovanni Battista de La Salle, la preoccupazione per la formazione delle ragazze e delle giovani di Domenica Mazzarello e di Lucia Filippini, per citare qualche nome conosciuto ai più, sono presenti in quel tesoro che le persone consacrate portano con sé anche nella scuola dell’inizio del terzo millennio.

L’obiettivo del mio intervento è di collocare il documento nel suo contesto, quello della scuola con le sue esigenze, lasciando tracciare a S.Ecc.za Mons. Pittau un quadro dell’impegno educativo dei consacrati nella Chiesa ed a Suor Antonia Colombo, Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Congregazione religiosa diffusissima e con carisma educativo, di entrare nello specifico del testo.

La scuola e l’educazione all’inizio del nuovo millennio

La realtà della scuola del III millennio è l’orizzonte di fronte al quale si apre il documento. In esso, infatti, affiorano le preoccupazioni e le speranze provenienti da ogni parte del mondo. Il campo dell’educazione e della scuola è davvero immenso: più di un miliardo di ragazzi in età scolare con le loro famiglie, 58 milioni di insegnanti a cui va aggiunto il personale non docente2. In queste cifre sono comprese le istituzioni scolastiche della Chiesa oltre 250.000 scuole con 42 milioni di allievi3. Occorre, poi, menzionare le migliaia di insegnanti cattolici, tra cui moltissime persone consacrate, che svolgono la loro missione educativa in scuole dello Stato.

Accanto all’ampiezza del "bacino d’utenza" della scuola è da segnalare anche l’accresciuto interesse ai temi dell’educazione da parte dell’opinione pubblica e della comunità internazionale. Negli ultimi decenni del secolo scorso è andato aumentando il convincimento dell’importanza dell’educazione. In numerose Conferenze mondiali, ad esempio Jomptien (1991), Dakar (1998) ecc., la comunità internazionale ha posto l’accento sul ruolo dell’educazione per il futuro dell’umanità, per la pace, per lo sviluppo sostenibile, per la dignità dei popoli. Qui vorrei solo citare un frutto di tale interesse: il Rapporto curato da Jacques Delors4, nel quale vengono indicati i pilastri essenziali dell’educazione del XXI secolo: "Apprendre à connaître"; "Apprendre à faire"; "Apprendre à vivre ensemble" e "Apprendre à être". Si tratta di una visione globale dell’educazione, che purtroppo, al di là delle enunciazioni ufficiali fa fatica ad affermarsi concretamente. Infatti, la realtà quotidiana con cui la scuola e l’educazione si confrontano è complessa e difficile. Il panorama odierno, pur essendo differenziato nella varie parti del mondo è caratterizzato da elementi comuni. Tra tutti il più significativo è senza dubbio la mondializzazione. Nell’economia la globalizzazione si fa strada con una rapidità incredibile, producendo accanto ad innegabili benefici, nuovi problemi in ordine all’occupazione, al lavoro, alla distribuzione delle ricchezze. La mondializzazione è un fenomeno anche culturale, politico ed educativo. Essa favorisce l’incontro e lo scambio tra i singoli popoli, ma può produrre pericolose omologazioni culturali. L’applicazione delle nuove tecnologie, l’informatizzazione diffusa, la rapidità delle comunicazioni rendono necessario un adeguamento della prassi scolastica ed educativa, tanto da far parlare di trasformazione radicale del processo di insegnamento e di apprendimento tradizionali. A ciò si aggiungono inquietanti orizzonti che toccano nel profondo il vivere dell’uomo: le problematiche legate all’ambiente e le questioni della bioetica.

In un mondo così complesso è naturale che l’educazione e la scuola assumano un ruolo determinante. All’educazione viene richiesto di accostare le nuove generazioni ad un sapere dinamico, che sappia preparare alla gestione di sistemi complessi e porre l’individuo in grado di acquisire sempre nuove attitudini al lavoro.

In questo stesso mondo, nel quale i processi a cui ho fatto cenno hanno incrementato la possibilità di ciascun individuo di accedere all’informazione, sono ancora tanti i luoghi dove l’accesso all’istruzione primaria è negato. I dati forniti dall’UNESCO5 parlano di 135 milioni di bambini tra i sei e gli undici anni non scolarizzati, di oltre 280 milioni di ragazzi e giovani analfabeti o con scarsissimo livello di scolarizzazione. La grandissima maggioranza di analfabeti adulti, oltre 800 milioni, e di giovani non scolarizzati si trova nei paesi in via di sviluppo allargando il divario tra nord e sud del mondo.

Accanto a questo genere di problemi il contesto odierno della scuola è segnato da un profondo disagio. Nel mondo scolastico, soprattutto occidentale, si percepisce anche una diffusa fatica da parte degli insegnanti, che si sentono demotivati e vedono frustrato il loro compito educativo. Un altro segnale molto preoccupante è dato dall’aumento della violenza a scuola e tra gli adolescenti, come pure dalla difficoltà delle famiglie, che giova ricordare sono le prime responsabili dell’educazione dei figli, ad essere parte attiva della comunità educativa scolastica. Credo di poter dire che il cuore del disagio della scuola oggi sia l’offuscamento, mi auguro non la perdita, del senso dell’educazione. Una tale perdita di senso è strettamente legata allo smarrimento dei valori, soprattutto di quelli che sostengono le scelte di vita: la famiglia, il lavoro, la morale in generale. Così l’educazione soffre anch’essa dei mali che affliggono le nostre società: il diffuso soggettivismo, il relativismo morale ed il nichilismo. Spesso alla scuola si chiede di essere semplicemente "istruttiva", cioè capace di fornire strumenti conoscitivi e di far "funzionare" le "risorse umane" nel complesso sistema economico del nostro mondo. La tradizione pedagogica cattolica, invece, ribadisce con forza la centralità della persona umana nel percorso educativo. Una corretta impostazione pedagogica è chiamata a puntare alla formazione integrale dell’uomo, facendolo accostare in maniera sistematica e critica alla cultura ed alla realtà. Le esigenze più profonde di una società caratterizzata dallo sviluppo scientifico e tecnologico, che può sfociare nella spersonalizzazione e nella massificazione, richiedono delle risposte adeguate e mettono in evidenza la necessità di un’educazione che sappia formare personalità forti e responsabili, capaci di scelte morali libere e responsabili. L’educazione deve poter contribuire a rendere i giovani capaci di aprirsi progressivamente alla realtà e di formarsi una sana e robusta concezione di vita in cui i valori spirituali, religiosi ed umani non siano estranei. Un’educazione solo tecnica e funzionale può condurre a far sì che le giovani generazioni siano, per usare un’immagine, come l’Apprendista Stregone della celebre opera musicale di Paul Dukas6, capaci di suscitare spiriti, ma non di controllarli. Una formazione che escluda la sapienza e non tenga conto dell’uomo e conseguentemente del necessario agire morale comprometterebbe il futuro dell’umanità.

Il contributo del progetto educativo della scuola cattolica

La scuola cattolica attraverso il suo progetto educativo fondato sulla persona di Gesù Cristo e sui valori del Vangelo vuole dare il suo contributo per riportare al centro dell’esperienza educativa scolastica le persona umana. Ciò significa che l’attenzione del progetto educativo deve volgersi alla persona umana nella sua interezza. L’uomo contemporaneo vive in se stesso innumerevoli contraddizioni, è "un uomo in frammenti", che fa difficoltà a riconoscere i valori ed a comporli in unità. È innegabile che, accanto ad innumerevoli progressi, l’uomo trovi difficoltà a rispondere alle domande che la vita gli pone. A riguardo la pedagogia cristiana e la scuola cattolica hanno un ricco patrimonio da spendere a servizio di tutti. Per essa la persona non è solo la somma delle sue dimensioni orizzontali, ma è la loro armonica composizione con gli aspetti etici, spirituali e religiosi della realtà umana. L’opera educativa ha così uno spettro di 360 gradi. Il proprium del progetto educativo cattolico è promuovere un umanesimo integrale, che ha in Cristo il modello e l’ispiratore, e tende a sviluppare l’interiorità, l’intelligenza e la volontà dell’allievo ed a guidarlo nelle scelte. In questo contesto di educazione a tutto campo le persone consacrate non solo hanno un ruolo importante, ma insostituibile in quanto immettono "nell’orizzonte educativo la testimonianza radicale dei beni del Regno"7.

Il contesto ecclesiale

Sono significative le circostanze "temporali" nelle quali il documento vede la luce. La pubblicazione avviene a poca distanza dalla celebrazione del XL anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II e porta significativamente la data del 28 ottobre, la stessa della promulgazione della Dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana Gravissimum educationis. Con ciò si vuole esprimere, anche simbolicamente, lo spirito con il quale questo documento viene pubblicato. Il Concilio, come è noto, ha aperto anche per il mondo dell’educazione una stagione nuova, offrendo preziose indicazioni ed inaugurando un periodo di riflessione sulla missione educativa scolastica della Chiesa. Il presente documento è un altro tassello di quel cammino di riflessione e di studio iniziato con la Gravissimum educationis. Infatti, è servizio proprio del Dicastero che presiedo di sviluppare i principi fondamentali dell’educazione cattolica8. Nella fedeltà a questo suo compito istituzionale la Congregazione negli anni 70 ed 80 ha promosso alcuni documenti per il rinnovamento della scuola cattolica e per l’esame di problematiche specifiche. Il primo documento fu La scuola cattolica, pubblicato 25 anni fa9. In esso, possiamo dire, veniva tracciato l’identikit di una scuola che vuole definirsi cattolica. Successivamente è stato pubblicato Il laico cattolico testimone della fede nella scuola10 nel 1982. Attraverso questo documento il Dicastero ha avviato una riflessione sulla presenza del laico cattolico nella comunità educativa scolastica, approfondendone la vocazione ed il ruolo. Nel 1983 è uscito Orientamenti educativi sull’amore umano11. Questo testo è nato dall’esigenza di offrire dei lineamenti chiari sul tema dell’educazione sessuale, che deve farsi carico degli aspetti antropologici e morali, oltre che di quelli scientifici, coniugati con prudenza pedagogica e collaborazione con le famiglie. Nel 1988 è stato dato alle stampe il documento Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione12. In tale documento si è affrontato un tema di fondamentale importanza per la scuola cattolica, ma anche per tutta l’educazione scolastica. Spesso, infatti, la dimensione religiosa del sapere e della persona umana rimane un anello perduto del percorso educativo scolastico, con grave danno per la formazione delle giovani generazioni. In ultimo, nel 1997, con l’approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 è stata pubblicata una lettera circolare dal titolo La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio13, che ha offerto alcune riflessioni sull’identità e la missione della scuola cattolica nel contesto educativo odierno. Il presente documento, pensato in rapporto complementare con quello sul laico cattolico, si pone in continuità con l’Esortazione apostolica Vita consecrata14, frutto del Sinodo sulla vita consacrata, quale approfondimento delle ragioni di una presenza indispensabile, quella dei consacrati, nel contesto della scuola di oggi. Le persone consacrate, infatti, danno un contributo essenziale per sviluppare nell’azione educativa e scolastica la dimensione verticale, cioè l’apertura a Dio, nonché la dimensione orizzontale, cioè l’educazione a vivere responsabilmente insieme. Esse, infatti, attraverso i consigli evangelici e l’esperienza della vita comunitaria sono testimoni di un impegno totalizzante e definitivo, di una risposta di amore a Cristo, maestro e Signore, che li apre al dono di sé agli altri. La loro presenza nella scuola è un aiuto concreto ed efficace a realizzare quell’educazione globale delle giovani generazioni di cui oggi si sente forte l’esigenza ed il bisogno.

Conclusione

Vogliamo augurarci che il documento serva da stimolo alle persone consacrate, perché anche nelle circostanze attuali, di fronte alla diminuzione delle vocazioni, alla tentazione di lasciare il servizio educativo ed alla complessità del mondo dell’educazione e della scuola, conservino la consapevolezza dell’altezza della loro missione educativa intesa "a dare ragioni di vita e di speranza alle nuove generazioni, attraverso un sapere ed una cultura elaborati criticamente, sulla base di una concezione della persona e della vita ispirata ai valori evangelici"15.

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1 GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in L’Osservatore Romano, 4-5 febbraio 2002, p. 7.

2 UNESCO, Rapport modial sur l’éducation 2000, Paris, 2000, pp. 119-121.

3 Dati forniti nel 1994 dall’Office international de l’enseignement catholique (OIEC).

4 J. DELORS, L’éducation un trésor est caché dedans, Rapport à l’UNESCO, Paris, 1996.

5 UNESCO, op. cit, pp.26-53.

6 Compositore francese (1865-1935). L’apprenti sorcier (L’apprendista stregone 1897), fu la sua opera più famosa.

7 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. Vita consecrata, 25 marzo 1996, AAS 88 (1996), n. 96, p. 472.

8 Cfr. CONC.ECUM. VAT. II, Dich. sull’educazione cristiana Gravissimum educationis, Introd.

9 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, Roma, 19 marzo 1977, in Enchiridion Vaticanum, vol. 6, pp. 60-119.

10 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Il Laico cattolico testimone di fede nella scuola, Roma, 15 ottobre 1982, in Enchiridion Vaticanum, vol. 8, pp. 262-341.

11 S. CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti educativi sull’amore umano, Lineamenti di educazione sessuale, Roma, 1 novembre1983, in Enchiridion Vaticanum, vol. 9, pp.420-456.

12 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione, Roma, 7 aprile 1988, in Enchiridion Vaticanum vol. 11, pp.262-313.

13 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, Roma, 28 dicembre 1997, in Enchiridion Vaticanum vol. 16, pp. 1570-1583.

14 GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. Vita consecrata, 25 marzo 1996, AAS 88 (1996), pp. 377-486.

15 CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Le persone consacrate nella scuola. Riflessioni ed orientamenti, Roma, 28 ottobre 2002, n. 84.

[01803-01.03] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DI S.E. MONS. GIUSEPPE PITTAU

In questa presentazione del documento "Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti" vorrei dire anzitutto alcune parole sulla situazione attuale delle persone consacrate nella scuola cattolica. Benché non ci siano statistiche sul numero esatto delle religiose e dei religiosi che insegnano nelle scuole, credo che sarà possibile offrire una visione generale, visto da varie parti del mondo.

Anzitutto, come voi sapete, dagli anni subito dopo il Concilio Vaticano II, c'è stato un forte calo del numero degli insegnanti religiosi e religiose. Come esempio posso menzionare la situazione degli Stati Uniti d'America. Nel 1970 più delle metà dei 200.000 insegnanti nelle scuole cattoliche erano persone consacrate o sacerdoti ( 51%). In dieci anni la proporzione è scesa al 30%; in altri dieci anni al 15% e dopo altri dieci anni, nell'anno 2000, si è scesi al 7,5% con un po' più di 12.000 insegnanti (cf Official Catholic Directory).

Nel breve periodo di trent'anni, la presenza delle persone consacrate è calata drammaticamente, cambiando radicalmente la fisionomia della scuola cattolica e rendendo molto più difficile la preservazione dell'identità cattolica. Mentre questo esempio rappresenta solo una nazione, probabilmente è una descrizione tipica della situazione della gran parte dei paesi del mondo occidentale e anche di altri paesi.

Alcune "istantanee" della situazione mondiale ci mostrano, nell'anno scolastico 1999-2000, in Spagna 11.000 persone consacrate nel campo della scuola su un totale di 79.000 insegnanti, cioè il 14% del corpo docente. Questi insegnanti appartengono a 240 Congregazioni femminili e 53 Istituti maschili.

Uno sguardo alla Chiesa dello Zimbabwe, in Africa, ci mostra che nel 1997 c'erano 74 scuole elementari cattoliche e 56 scuole secondarie, con 23 sacerdoti, 18 fratelli e 142 sorelle, cioè il 7% dei docenti, con l'8% nelle scuole secondarie e il 5% nelle scuole elementari (cf 1997 Annual Report of ZCBC Education Commission, Zimbabwe Catholic Bishops' Conference).

Per avere un esempio dell'Asia, possiamo vedere la Corea del Sud che è una delle nazioni dove le vocazioni sono più numerose. Nella Corea del Sud ci sono 300 scuole cattoliche con 500 sacerdoti e persone consacrate, che rappresentano l'11% del corpo docente di 4.500 persone. Invece, nelle scuole materne, che rappresentano il 75% delle scuole cattoliche nella Corea del Sud, un insegnante su cinque è una persona consacrata, quasi tutte suore (cf Statistics of the Catholic Church in Korea: 2001, Catholic Bishops' Conference of Korea).

Dall'esperienza personale di permanenza in Giappone per 29 anni con visite anche in altri paesi asiatici, posso testimoniare l'importanza vitale delle scuole materne per l'opera di evangelizzazione nell'Estremo Oriente. I bambini della scuola materna sono ancora molto aperti ai valori cristiani e i loro genitori, il cui contatto con la scuola diminuisce proporzionalmente all'età dei bambini, vengono spesso avvicinati alla fede e rafforzati nella fede, attraverso i loro bambini. I Vescovi del Giappone, Corea, Taiwan, Thailandia e altre nazioni offrono la loro testimonianza sull'importanza della scuola cattolica per l'evangelizzazione. Molti Vescovi arrivano ad affermare che il 90% dei battezzati hanno avuto il primo contatto con la fede attraverso la scuola cattolica.

Le persone consacrate, donne e uomini, sono capaci di introdurre i bambini allo spirito di preghiera e di santità, parzialmente con il loro insegnamento, ma specialmente attraverso il loro stesso essere, consacrato al Signore e pieno di gioia.

Permettete una confessione personale. La prima esperienza come insegnante l'ho avuta in una scuola media inferiore, diretta dai Padri Gesuiti. Insegnavo inglese e morale sociale. Avevo 180 studenti. Di questi 180 studenti, circa 90 ricevettero il battesimo durante gli anni di scuola o dopo la maturità.

Persone consacrate e storia dell'educazione

La Chiesa, sin dal Medio Evo, specialmente attraverso le comunità religiose, è stata all'avanguardia nel campo dell'educazione. Le scuole delle cattedrali, dei monasteri e le università della Chiesa erano le poche istituzioni scolastiche esistenti. Veramente il sistema educativo europeo è nato "ex corde Ecclesiae". L'inizio del XVI secolo ha visto la fioritura di numerosi Ordini e Congregazioni religiose, che si dedicarono all'apostolato dell'educazione, specialmente a quella dei bambini poveri che non avevano la possibilità di ricevere una formazione sistematica. In molte nazioni le persone consacrate sono state all'avanguardia nell'erigere nuove scuole nello spirito dei fondatori e delle fondatrici che vedevano nell'educazione un valido strumento di apostolato.

Elemento essenziale dell'educazione impartita dalle persone consacrate è sempre stata una formazione integrale in un contesto di fede, offrendo ai ragazzi l'opportunità di "sviluppare armonicamente le loro capacità fisiche, morali e intellettuali...di essere aiutati sia a valutare con retta coscienza e ad accettare con adesione personale i valori morali, sia alla conoscenza approfondita ed all'amore di Dio" (Gravissimum educationis, n.1). Durante secoli, persone consacrate, fratelli e sacerdoti, hanno dedicato la vita, spesso in condizioni oppressive, finanziarie, politiche o religiose, per guidare i bambini e gli adolescenti nella loro formazione, comunicando loro non solo una solida formazione intellettuale, ma anche un profondo apprezzamento per il dono della fede.

Questa dedizione totale dei religiosi e delle religiose portò a grandi rivoluzioni nel mondo dell'educazione. Basta menzionare solo alcuni fondatori e fondatrici per capire l'influsso esercitato dalle persone consacrate nel campo della formazione della gioventù.

Girolamo Emiliani fondò la Congregazione dei Somaschi per l'educazione degli orfani, con un programma che includeva "la dottrina cristiana, leggere, scrivere, abaco, musica e concerto di sonare", in modo "che con la comodità di diverse arti e virtù possa ognuno seguire la propria inclinazione e procacciarsi il vitto honoratamente". I Somaschi costruirono scuole anche per le classi nobili.

Sant'Antonio Maria Zaccaria fondò i Barnabiti, che eressero scuole e collegi che hanno formato alcuni insigni personalità nei vari campi della ricerca e delle professioni.

I Gesuiti, fondati da Sant'Ignazio di Loyola, ebbero un grande influsso nel periodo dell'umanesimo rinascimentale e della controriforma. Il loro metodo educativo era basato su una duplice tradizione: quella degli scolastici che esaltavano l'analisi intellettuale e l'apprendimento fine a se stesso e quella degli umanisti che attribuivano all'educazione un ruolo importante per la società intera. I Gesuiti crearono una sintesi delle due tradizioni. Sia la competenza intellettuale sia la preparazione e la dedizione al servizio costituiscono lo scopo dell'educazione. L'educazione doveva portare lo studente a diventare allo stesso tempo buono e istruito. Erano necessarie la pietas e la eruditio.

Gli Scolopi, fondati da San Giuseppe Calasanzio, lavorarono all'inizio quasi esclusivamente tra i fanciulli delle classi popolari. Fondarono a Trastevere la prima scuola popolare gratuita dell'Europa. Attribuirono grande valore all'insegnamento dell'aritmetica, geometria, disegno, architettura. Volevano preparare i giovani a impadronirsi degli strumenti necessari per svolgere un'attività con cui guadagnarsi onestamente la vita.

San Giovanni de la Salle fondò i Fratelli delle Scuole Cristiane, una Congregazione dedita esclusivamente all'educazione, composta unicamente di insegnanti laici consacrati.

San Guillaume de Chaminade fonda i Marianisti, che intendevano rispondere alla scristianizzazione della rivoluzione francese. Anche i Maristi, fondati da Marcellin-Joseph-Benoit Champagnat, cercavano di contrastare il crescente laicismo della prima metà del XIX secolo.

Don Bosco è stato un educatore nuovo che fondò i Salesiani e, insieme con Santa Domenica Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice, all'insegna del principio dell'educazione preventiva per formare onesti cittadini e buoni cristiani. Don Bosco si è confrontato con il problema sociale dei giovani; si è preoccupato della gioventù "povera e abbandonata", "pericolante" per sé e "pericolosa" per l'ordine morale e sociale. Attività religiose e ricreative, classi di alfabetizzazione, scuole professionali e preparazione al lavoro, prevenzione assistenziale (vitto, vestito, alloggio, istruzione) e prevenzione educativa, per cui non si reprimono e puniscono mancanze e deviazioni avvenute, ma si impedisce che accadano e, insieme, si promuove tutto ciò che contribuisce alla crescita dei giovani.

Finora ho parlato quasi solo delle congregazioni religiose maschili, ma anche le congregazioni femminili hanno contribuito moltissimo all'istruzione ed educazione della gioventù femminile e, ora, anche maschile.

Fin dal Medio Evo l'educazione extrafamiliare della donna era strettamente legata all'azione educativa esercitata nei monasteri femminili a cui spesso le famiglie, specialmente nobili, affidavano le loro figlie in tenera età per la formazione umana e cristiana.

Sant'Angela Merici fondò la Compagnia di Sant'Orsola (Orsoline) che si è poi sviluppata in varie forme di vita consacrata: comunità di vergini associate, viventi nel loro ambiente di famiglia e di lavoro, collegi di vergini legate a Dio con voti privati, monasteri tradizionali e congregazioni di vita comune. Tutte queste esperienze erano basate sulla dottrina spirituale di Angela Merici, con tre dimensioni essenziali, la totale consacrazione a Dio, la dedizione completa alle opere di carità, tra cui l'insegnamento e l'educazione, l'attuazione di un vincolo di sacra carità nei rapporti interpersonali, ispirati allo stile familiare.

Da questa ispirazione di base nacquero molte congregazioni religiose femminili che si dedicano frequentemente all'apostolato educativo.

Tre anni fa, la Congregazione per l'Educazione Cattolica, ha chiesto alle varie comunità religiose impegnate nell'educazione di voler condividere con noi i documenti recenti che descrivono i principi, gli orientamenti e le caratteristiche della loro attività educativa. Sono giunti centinaia di documenti da cui abbiamo potuto attingere una grande ricchezza di idee e di esperienze che provengono da tutte le parti del mondo. È importante che questo tesoro di sapienza pedagogica, preparato da persone consacrate che in umiltà e generosità lavorano nelle varie parti del mondo nell'apostolato dell'educazione, non vada disperso, ma si mantenga in circolazione per un arricchimento reciproco.

Vorrei, qui, solo menzionare due "perle", scelte tra i tanti tesori che abbiamo ricevuto. Santa Giulia Billiart, fondatrice delle Suore di Notre Dame, descrive l'educazione "anzitutto come un lavoro di fede. Visto dalla prospettiva della fede, ogni lavoro, anche il più insignificante, diviene grande agli occhi di Dio. Educazione è un lavoro di speranza, perché la speranza dà sempre nuovo coraggio per non perdersi d'animo dinanzi alle sofferenze e alle difficoltà, ma piuttosto per trovare nei nostri sforzi il loro valore salvifico. L'educazione è un lavoro di amore, l'amore di Cristo che ci spinge ad amare tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle, e in un modo preferenziale i più bisognosi, offrendo la nostra vita per la loro salvezza. È un lavoro di preghiera. Solo attraverso la preghiera il nostro lavoro può produrre frutto nel cuore degli alunni che vogliamo educare".

La seconda "perla" ci presenta un esempio della capacità di un carisma, unito con centinaia di altri carismi, a manifestare la magnifica diversità della Chiesa nei suoi membri. "Ciò a cui le scuole Francescane contribuiscono nell'apostolato dell'educazione è l'integrazione della fede, cultura e vita. Si sforzano di elevare lo studente a un livello completamente umano aperto alla grazia divina. Per le Suore delle Scuole di San Francesco di Cristo Re, educazione è il nostro modo di vivere. È il frutto di un amore profondo ispirato dal Vangelo. Per noi, educare è formare quel tipo di persona che è ispirata dal Vangelo: una persona che è fratello e sorella di tutti perché vive l'universale paternità di Dio. È una persona umana, costruttrice di pace, portatrice di pace, che pienamente sviluppa i talenti ricevuti da Dio a beneficio di tutti" (Ideario: The Educational Mission of the School of Sisters of St. Francis of Christ the King, p.11).

Gran parte della mia vita, di cui 29 anni in Giappone, è stata dedicata all'educazione. Per due anni (1954-1956), forse i migliori della mia vita, come ho già ricordato, ho insegnato inglese e morale sociale in una scuola media del Giappone. Un mese prima dell'inizio dell'anno scolastico, il preside mi consegnò la lista dei miei alunni. Per ciascuno dei 180 studenti c'erano due pagine di informazioni, con foto, la situazione della famiglia, punti forti e deboli, hobbies dell'alunno, ecc... Dovevo studiarmi tutto questo materiale e fin dal primo giorno di scuola, così da essere capace di chiamare ciascun alunno con il proprio nome e conoscere qualcosa della sua personalità. Quella preparazione richiedeva sforzo, ma era necessaria se si voleva influire profondamente su ciascuno studente. Questo mi ha rafforzato nella convinzione che un rapporto educativo efficace tra un educatore ed un alunno passa attraverso l'attenzione personale a ciascuno. Al riguardo un educatore consacrato può dedicarsi senza risparmio di tempo ed energia e con cuore indiviso.

Vorrei terminare la mia presentazione con le parole dell'Esortazione Apostolica Vita consecrata, che costituiscono l'auspicio della Chiesa: "Consacrati e consacrate manifestino, con delicato rispetto unito a coraggio missionario, che la fede in Gesù illumina tutto il campo dell'educazione, non pregiudicando, ma piuttosto confermando ed elevando gli stessi valori umani. In tal modo essi si fanno testimoni e strumenti della potenza dell'Incarnazione e della forza dello Spirito. Questo loro compito è una delle espressioni più significative di quella maternità che la Chiesa, ad immagine di Maria, esercita verso tutti i suoi figli...Invito caldamente i membri degli Istituti dediti all'educazione ad essere fedeli al loro carisma originario ed alle loro tradizioni, consci che l'amore preferenziale per i poveri trova una sua particolare applicazione nella scelta dei mezzi atti a liberare gli uomini da quella grave forma di miseria che è la mancanza di formazione culturale e religiosa" (n.97).

[01804-01.01] [Testo originale: Italiano]

INTERVENTO DELLA REV.MA MADRE ANTONIA COLOMBO

Il titolo esprime con chiarezza chi sono i destinatari del nuovo documento, chiamati, con linguaggio inclusivo, "Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti".

Il documento esce nel 37° anniversario della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e si pone in continuità con il magistero della Chiesa e in particolare con gli orientamenti offerti dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica sulla scuola (1977 e 1997) e sui laici quali testimoni della fede nella comunità scolastica (1982). Rappresenta perciò il naturale completamento della riflessione sul tema portata avanti in questi anni. Proposto alle persone consacrate, il documento è invito a rinnovare l’impegno per umanizzare la cultura elaborata e trasmessa nella scuola mediante l’apporto della loro peculiare vocazione.

Il testo si articola in due parti riguardanti rispettivamente il profilo e la missione delle persone consacrate nella scuola.

La prima parte, breve ed essenziale, delinea la fisionomia delle persone consacrate, compresa e definita dal suo radicale riferimento a Cristo. Alla sua scuola la vita dei consacrati e delle consacrate diventa una parabola educativo-formativa che apre alla verità e alla libertà proprio mentre si lascia educare da Gesù e sceglie la sua stessa forma di vita.

Il documento vede nella risposta radicale di chi segue Cristo la manifestazione della valenza antropologica della vita consacrata: una proposta umanizzante per tutti nell’impegno di testimoniare la trasparenza dell’amore, la scelta della povertà solidale, le esigenze del servizio per la comunione. Vivendo con coerenza, le persone consacrate incrementano un fecondo movimento circolare in cui la loro specifica vocazione, confrontandosi con altre, le rafforza e ne viene a sua volta arricchita. Tale movimento favorisce un dialogo costruttivo con le diverse espressioni culturali, che interpellano e provocano, ma anche sollecitano e suggeriscono nuove vie per educare evangelizzando.

Nella Chiesa comunione, le persone consacrate, con la loro scelta di vita, accolgono la sfida di promuovere la spiritualità di comunione (cf NMI 43), favoriscono il reciproco scambio dei doni tra i membri della comunità educativa. Il loro tipico contributo è quello di immettere nell’orizzonte educativo la testimonianza radicale dei beni del Regno.

I consacrati e le consacrate vivono nel mondo e lo amano come fece Gesù, senza assumerne la logica. Diventano di volta in volta segno di adesione o di rottura, educandosi ed educando alla libertà dei figli di Dio. L’atteggiamento di discernimento, fondato sull’ascolto della Parola, li abilita a diventare coscienza critica in grado di cogliere i semi del Verbo, la presenza dello Spirito nelle persone e negli avvenimenti. Vivendo le beatitudini della povertà, della purezza, dell’obbedienza della fede offrono nella comunità scolastica una testimonianza che va oltre ogni tipo di funzionalizzazione.

Guardano a Maria quale icona della speranza profetica per la sua capacità di accogliere, meditare, leggere la storia con sguardo sapienziale.

La seconda parte del documento, più articolata e consistente, riguarda la missione educativa delle persone consacrate. Intende stimolare la riflessione su alcuni specifici apporti, evidenziati dai titoli dei tre grandi paragrafi: educatori chiamati ad evangelizzare; educatori chiamati ad accompagnare verso l’Altro; educatori chiamati a formare al vivere insieme.

Il documento sottolinea la missione dei consacrati e delle consacrate nella scuola come dimensione fondamentale del mandato missionario della Chiesa. Predicare il vangelo ad ogni creatura, in obbedienza al comando di Gesù, implica annunciare la buona notizia a tutte le persone e a tutta la persona, cioè occuparsi di ogni dimensione della sua vita e del suo sviluppo. L’impegno educativo delle persone consacrate nella scuola, cattolica o no, è scelta di vita, cammino di santità, esigenza di giustizia e di solidarietà specialmente verso le/i giovani più poveri. I consacrati e le consacrate sanno che la cultura è condizione fondamentale perché ogni essere umano raggiunga un livello di vita conforme alla sua dignità e al suo destino, riconoscono che la qualità culturale dell’educazione acquista oggi un’importanza ancora maggiore in considerazione delle grandi sfide con cui devono confrontarsi. La globalizzazione, l’impatto delle nuove tecnologie nell’era informatica, i problemi mondiali relativi ad uno sviluppo sostenibile per tutti invocano il compito insostituibile della scuola come istanza critica. Esigono operatori scolastici che siano educatori della comunicazione, capaci di formare persone in grado di orientare processi e strumenti a mete di umanizzazione e di solidarietà.

Le persone consacrate entrano nella scuola con una esplicita visione antropologica, espressione di un umanesimo plenario aperto alla trascendenza, alla relazionalità, alla reciprocità. Quando operano nella scuola cattolica, hanno il compito di «far emergere all’interno stesso del sapere scolastico la visione cristiana sul mondo, sulla vita, sulla cultura e sulla storia» (La Scuola Cattolica alle soglie del Terzo millennio, n.14).

Il secondo paragrafo presenta il compito di evidenziare la dimensione trascendente dell’essere umano, di accompagnare verso l’Altro. Questo percorso si realizza nel contesto della comunità educativa, dove la varietà e bellezza delle diverse vocazioni, l’esperienza e il dinamismo della reciprocità costituiscono un terreno particolarmente fecondo per la promozione della dimensione relazionale della persona. La comunità scolastica in cui interagiscono persone consacrate e laiche, giovani e genitori, in sinergia con altre istituzioni educative presenti sul territorio, può proporsi come luogo di incontro e di comunicazione che aiuta a sperimentare vitalmente i valori proposti: la solidarietà rispetto alla competizione, la partecipazione responsabile rispetto al disinteresse, l’uguale dignità di ogni persona a fronte dei diversi tipi di discriminazione.

La scuola orienta alla ricerca di senso suscitando, mediante l’insegnamento, la ricerca dei ‘perché’ e non solo dei ‘come’, educando a rifuggire dall’ovvio, dal banale, a coltivare l’interiorità come luogo dell’ascolto di Dio, della decisione per i grandi valori e per la scelta di vita. Con la loro presenza, le persone consacrate costituiscono un invito tacito, ma efficace a interrogarsi su Dio, sul mistero della vita. Nelle scuole cattoliche, e in altre dove è consentito, l’insegnamento della religione offre itinerari diversificati di educazione religiosa e si pone come proposta culturale per tutti, indipendentemente dalle scelte di fede. La sintesi tra cultura e fede è favorita anche da iniziative para ed extrascolastiche proposte tradizionalmente nelle scuole cattoliche.

L’iter di accompagnamento verso l’Altro richiede di valorizzare la dimensione vocazionale intrinseca al processo educativo, promuovendo una vera cultura della vocazione, risvegliando nei giovani il gusto per le grandi domande attraverso percorsi educativi personalizzati che portino alla scoperta della vocazione specifica. Le persone consacrate nella scuola offrono una testimonianza preziosa di vita e di felicità anche quando, per limiti di età, devono ritirarsi dall’attività professionale. Possono infatti continuare ad essere a disposizione di giovani e adulti come esperte in umanità.

L’ultimo paragrafo - Educatori chiamati a formare al vivere insieme - è il più articolato. Un primo campo di attenzione riguarda la ‘priorità per la persona’, che impegna a promuovere i suoi diritti inalienabili: alla vita, alla giustizia, alla pace, alla solidarietà nell’ottica di un umanesimo capace di infondere un’anima al progresso economico e tecnologico. L’attenzione prioritaria alla persona richiede alla comunità scolastica di qualificare le scelte concrete riguardanti la sua proposta educativa e di valorizzare l’accompagnamento personalizzato dei giovani. Soltanto, infatti, nel rapporto personale in clima di fiducia, di ascolto e di dialogo può essere avviato un autentico processo educativo che li orienti a porsi in maniera critica di fronte alle logiche di mercato - particolarmente al consumismo, all’edonismo - e alle diverse forme di integrismo, ad aprirsi alla vita nuova delle beatitudini evangeliche.

Un’educazione a misura di persona è attenta a riconoscere la dignità della donna e la sua vocazione sviluppando la dimensione uni-duale dell’essere umano in obbedienza all’originario disegno di Dio. Questa ottica richiede di integrare nel progetto educativo le differenze di genere al fine di valorizzarle, superando omologazioni e stereotipi.

Nella società complessa e in continuo esodo per i flussi migratori, è fondamentale la prospettiva interculturale. Essa comporta un vero cambiamento di paradigma a livello pedagogico. Si passa dalla coesistenza o dalla omologazione al modello occidentale, alla convivialità delle differenze. Poiché ogni cultura rappresenta lo sforzo di riflessione sul mistero del mondo e dell’uomo, le differenze, anziché rappresentare una minaccia, possono divenire fonte di maggiore comprensione del mistero dell’esistenza umana.

Una dimensione sottolineata nel documento è quella della condivisione solidale con i poveri nell’ottica della non esclusione. L’opzione preferenziale per i poveri richiede una diversa modalità di impostare il curricolo scolastico, perché non risulti funzionale ai ceti sociali più favoriti, e lo stesso rapporto educativo affinché non persegua la logica dell’eccellenza e della superiorità, ma del servizio e del prendersi cura. Il senso dell’inclusione evangelica richiede di progettare a partire dagli ultimi, destinando ad essi le migliori risorse, e domanda che la stessa opera educativa sia impostata in funzione degli ultimi. L’ascolto dei poveri conduce le persone consacrate che operano nella scuola ad impegnarsi anche nell’ambito dell’educazione non formale, orienta ad unire i propri sforzi con quelli di altre organizzazioni civili ed ecclesiali, chiede soprattutto un atteggiamento di discernimento e di esodo che, in alcuni casi, potrebbe indurre a lasciare opere magari prestigiose ma non più rispondenti alla scelta evangelica delle origini.

Il documento riconosce che l’opzione di privilegiare i poveri si scontra spesso con le concrete possibilità di sostegno economico delle scuole non statali, ma rileva anche un certo allontanamento, nel tempo, di persone consacrate appartenenti a famiglie religiose impegnate nell’educazione, dalla scelta espressa nel carisma di fondazione.

Uno spazio consistente è dedicato nel testo alla cultura della pace. è presente la convinzione che la pace non può essere assicurata senza l’impegno per la giustizia, senza promuovere l’uguaglianza delle opportunità di accesso ai beni, primo fra tutti il bene dell’educazione, e che le difese della pace vanno costruite mediante la promozione di atteggiamenti interiori: si educa alla pace partendo dal cuore. Educare a vivere insieme nella partecipazione responsabile alla vita della comunità scolastica, nell’esercizio concreto della cittadinanza attiva, è via obbligata per conseguire il bene della pace. I percorsi, necessariamente differenziati, dovranno comunque favorire l’educazione alla legalità, alla trasparenza, al rispetto, alla solidarietà, nel riconoscimento dei diritti di quanti fanno parte della famiglia umana.

L’essere insieme delle persone consacrate che appartengono a famiglie religiose offre, inoltre, il segno di una fraternità consapevole e solidale in cui ognuno/a si sente corresponsabile della vita dell’altra persona e tutti insieme contribuiscono a creare nella comunità il clima di condivisione.

I contenuti presentati evidenziano orientamenti che, anche se non costituiscono un’assoluta novità, risultano, tuttavia, particolarmente opportuni e significativi a confronto con la realtà attuale, carica di sfide per l’educazione.

Di qui l’invito rivolto alle persone consacrate a continuare l’impegno nella scuola vivendo in stato di formazione permanente, consapevoli che «le difficoltà e il disorientamento attuali, insieme alle nuove prospettive che si aprono nel terzo millennio, sono un richiamo forte a spendere la propria vita per educare le nuove generazioni a farsi portatrici di una cultura di comunione che raggiunga ogni popolo e ogni persona» (n. 84).

Gli orizzonti aperti dal documento invitano a prendere il largo. La fedeltà a Cristo e la certezza della sua presenza incoraggiano ad affrontare le sfide educative con rinnovato slancio e fiducia, con uno sguardo profetico che suscita speranza.

[01805-01.01] [Testo originale: Italiano]