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VISITA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II AL PARLAMENTO ITALIANO IN SEDUTA PUBBLICA COMUNE NEL PALAZZO DI MONTECITORIO, 14.11.2002


Alle 10.55 di questa mattina, il Santo Padre arriva in Piazza Montecitorio in Roma per la visita al Parlamento Italiano in Seduta pubblica comune, dove viene accolto dal Presidente della Camera On. Pier Ferdinando Casini e dal Presidente del Senato On. Marcello Pera.
Raggiunto il Transatlantico, il Papa riceve il saluto del Presidente della Repubblica S.E. Carlo Azeglio Ciampi e del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi.
Nell’Aula, Giovanni Paolo II, con i Presidenti di Camera e Senato, prende posto al Banco di Presidenza. Quindi, alle ore 11.30, introdotto dagli indirizzi di omaggio del Presidente della Camera, On. Pier Ferdinando Casini, e dal Presidente del Senato, On. Marcello Pera, rivolge ai parlamentari italiani il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Onorevoli Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato,
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
Onorevoli Deputati e Senatori!

1. Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l'intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti ed a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento Italiano.

Ringrazio il Signor Presidente della Camera dei Deputati ed il Signor Presidente del Senato della Repubblica per le nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte occasioni in cui mi è dato di incontrarli. È un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani, anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine.

Già negli anni degli studi a Roma e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, è venuta crescendo nel mio animo l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile. Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano, concretandosi anche in tante figure di Santi e di Sante il cui carisma ha esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d'Europa e del mondo. Basti pensare a San Francesco d'Assisi ed a Santa Caterina da Siena, Patroni d'Italia.

2. Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.

A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome.

3. Tentando di gettare uno sguardo sintetico sulla storia dei secoli trascorsi, potremmo dire che l'identità sociale e culturale dell'Italia e la missione di civiltà che essa ha adempiuto ed adempie in Europa e nel mondo ben difficilmente si potrebbero comprendere al di fuori di quella linfa vitale che è costituita dal cristianesimo.

Mi sia pertanto consentito di invitare rispettosamente voi, eletti Rappresentanti di questa Nazione, e con voi tutto il popolo italiano, a nutrire una convinta e meditata fiducia nel patrimonio di virtù e di valori trasmesso dagli avi. È sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità i problemi, pur complessi e difficili, del momento presente, e spingere anzi audacemente lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che l'Italia può dare agli sviluppi della civiltà umana.

Alla luce della straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire dalla Roma pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto ordine civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava: Hominum causa omne ius constitutum est. È implicita, in tale affermazione, la convinzione che esista una "verità sull'uomo", che si impone al di là delle barriere di lingue e culture diverse.

In questa prospettiva, parlando davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite nel 50° anniversario di fondazione, ho ricordato che vi sono diritti umani universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze oggettive di una legge morale universale. Ed aggiungevo: "Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732).

4. Seguendo con attenzione amica il cammino di questa grande Nazione, sono indotto inoltre a ritenere che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna. Per le ricchezze della sua lunga storia, come per la molteplicità e vivacità delle presenze e iniziative sociali, culturali ed economiche che variamente configurano le sue genti e il suo territorio, la realtà dell'Italia è certamente assai complessa e sarebbe impoverita e mortificata da forzate uniformità.

La via che consente di mantenere e valorizzare le differenze, senza che queste diventino motivi di contrapposizione ed ostacoli al comune progresso, è quella di una sincera e leale solidarietà. Essa ha profonde radici nell'animo e nei costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e benemerite forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei rapporti tra le molteplici componenti sociali della popolazione e le diverse aree geografiche in cui essa è distribuita.

Voi stessi, come responsabili politici e rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i contrasti. La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai cittadini.

5. Decisiva è, in questa prospettiva, la presenza nell'animo di ciascuno di una viva sensibilità per il bene comune. L'insegnamento del Concilio Vaticano II in materia è molto chiaro: "La comunità politica esiste (...) in funzione di quel bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e dal quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario e proprio" (Gaudium et spes, 74).

Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Al riguardo, nella Lettera enciclica Veritatis splendor mettevo in guardia dal "rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità" (n. 101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, "le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia" (n. 46).

6. Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione. La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni, ma soprattutto stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza.

L'azione pastorale a favore della famiglia e dell'accoglienza della vita, e più in generale di un'esistenza aperta alla logica del dono di sé, sono il contributo che la Chiesa offre alla costruzione di una mentalità e di una cultura all'interno delle quali questa inversione di tendenza diventi possibile. Ma sono grandi anche gli spazi per un'iniziativa politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l'educazione dei figli.

7. In un tempo di cambiamenti spesso radicali, nel quale sembrano diventare irrilevanti le esperienze del passato, aumenta la necessità di una solida formazione della persona. Anche questo, illustri Rappresentanti del popolo italiano, è un campo nel quale è richiesta la più ampia collaborazione, affinché le responsabilità primarie dei genitori trovino adeguati sostegni. La formazione intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti della mente e prepararsi ad affrontare la realtà della vita.

L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. È mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'"essere" che gli è proprio. È chiaro, peraltro, all'occhio del saggio che l'uomo conta come uomo per ciò che è più che per ciò che ha. Il valore umano della persona è in diretta ed essenziale relazione con l'essere, non con l'avere. Proprio per questo una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei Paesi europei.

Non meno importante, per la formazione della persona, è poi il clima morale che predomina nei rapporti sociali e che attualmente trova una massiccia e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione: è questa una sfida che chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali. La Chiesa, per parte sua, non si stancherà di svolgere, anche in questo campo, quella missione educativa che appartiene alla sua stessa natura.

8. Il carattere realmente umanistico di un corpo sociale si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli. Guardando al cammino percorso dall'Italia in questi quasi sessant'anni dalle rovine della seconda guerra mondiale, non si possono non ammirare gli ingenti progressi compiuti verso una società nella quale siano assicurate a tutti accettabili condizioni di vita. Ma è altrettanto inevitabile riconoscere la tuttora grave crisi dell'occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà, miserie ed emarginazioni, antiche e nuove, che affliggono numerose persone e famiglie italiane o immigrate in questo Paese. È grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo.

Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società.

9. Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo. Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della "casa comune" europea non manchi il "cemento" di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli.

È quindi necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito. Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: "Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

10. Il nuovo secolo da poco iniziato porta con sé un crescente bisogno di concordia, di solidarietà e di pace tra le Nazioni: è questa infatti l'esigenza ineludibile di un mondo sempre più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di comunicazioni, in cui tuttavia spaventose disuguaglianze continuano a sussistere. Purtroppo le speranze di pace sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare da quello che insanguina la Terra Santa. A ciò s'aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni. Proprio in una tale situazione le religioni sono invece stimolate a far emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi "convertendo" verso la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione.

Per questa grande impresa, dai cui esiti dipenderanno nei prossimi decenni le sorti del genere umano, il cristianesimo ha un'attitudine e una responsabilità del tutto peculiari: annunciando il Dio dell'amore, esso si propone come la religione del reciproco rispetto, del perdono e della riconciliazione. L'Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire all'umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni.

Illustri Rappresentanti del Popolo italiano, dal mio cuore sgorga spontanea una preghiera: da questa antichissima e gloriosa Città - da questa "Roma onde Cristo è Romano", secondo la ben nota definizione di Dante (Purg. 32, 102) -chiedo al Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero.

Dio benedica l'Italia!

[01783-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Monsieur le Président de la République italienne,
Messieurs les Présidents de la Chambre des Députés et du Sénat,
Monsieur le Président du Conseil des Ministres,
Messieurs et Mesdames les Députés et les Sénateurs,

1. Je me sens profondément honoré par l’accueil solennel qui m’est offert aujourd’hui en ce lieu prestigieux où vous représentez dignement le peuple italien tout entier. À tous et à chacun d’entre vous, j’adresse mes salutations déférentes et cordiales, bien conscient de la forte signification de la présence du Successeur de Pierre au Parlement italien.

Je remercie Monsieur le Président de la Chambre des Députés et Monsieur le Président du Sénat de la République pour les paroles élevées avec lesquelles ils ont interprété vos sentiments à tous, se faisant aussi l’écho des millions de citoyens dont j’ai quotidiennement les témoignages d’affection dans les nombreuses occasions où il m’est donné de les rencontrer. Ce sont des sentiments d’attachement qui m’ont toujours accompagné, depuis les premiers mois de mon élection au Siège de Pierre. Pour cela, je veux exprimer à tous les Italiens, en cette circonstance particulière, ma vive gratitude.

Au cours de mes années d’études à Rome, puis des visites que je faisais périodiquement en Italie comme évêque, notamment pendant le Concile œcuménique Vatican II, mon admiration n’a fait que croître pour ce pays dans lequel l’annonce évangélique, parvenue ici dès les temps apostoliques, a fait naître une civilisation riche de valeurs universelles et une floraison d’œuvres d’art admirables, par lesquelles les mystères de la foi ont été exprimés dans des images d’une beauté incomparable. Combien de fois n’ai-je pas touché du doigt, pour ainsi dire, les traces glorieuses que la religion chrétienne a imprimées dans les mœurs et dans la culture du peuple italien, et qui se sont concrétisées dans de nombreuses figures de saints et de saintes dont le charisme a exercé une influence extraordinaire sur les populations d’Europe et du monde ! Il suffit de penser à saint François d’Assise et à sainte Catherine de Sienne, patrons de l’Italie.

2. Oui vraiment, les liens qui existent entre le Saint-Siège et l’Italie sont profonds ! Nous savons bien qu’ils sont passés à travers des phases et des difficultés fort diverses, sans échapper aux vicissitudes et aux contradictions de l’histoire. Mais en même temps nous devons reconnaître que, dans la succession parfois tumultueuse des événements, ces liens ont suscité des élans hautement positifs tant pour l’Église de Rome, et donc pour l’Église, que pour la chère Nation italienne.

À cette œuvre de rapprochement et de collaboration, dans le respect de l’indépendance et de l’autonomie mutuelles, ont beaucoup contribué les grands Papes que l’Italie a donnés à l’Église et au monde durant le siècle dernier: il suffit de penser à Pie XI, le Pape de la Réconciliation, et à Pie XII, le Pape du salut de Rome, et aussi, plus proches de nous, aux Papes Jean XXIII et Paul VI, dont j’ai voulu moi-même, comme Jean-Paul Ier, prendre les noms.

3. En essayant de jeter un regard synthétique sur les siècles passés, nous pourrions dire que l’identité sociale et culturelle de l’Italie, ainsi que la mission de civilisation qu’elle a accomplie et qu’elle accomplit encore en Europe et dans le monde, pourraient difficilement se comprendre hors de la sève vitale qui est constituée par le christianisme.

Qu’il me soit donc permis de vous inviter respectueusement, vous les Représentants élus de cette Nation, et avec vous tout le peuple italien, à nourrir une confiance convaincue et réfléchie envers le patrimoine de vertus et de valeurs transmis par vos prédécesseurs. C’est sur la base d’une confiance similaire que l’on peut affronter avec lucidité les problèmes, même complexes et difficiles, du moment présent et tourner encore audacieusement le regard vers l’avenir, en s’interrogeant sur la contribution que l’Italie peut apporter au développement de la civilisation humaine.

À la lumière de l’expérience juridique extraordinaire qui a mûri au long des siècles à partir de la Rome païenne, comment ne pas ressentir par exemple le désir de continuer à offrir au monde le message fondamental selon lequel, au cœur de chaque loi civile juste, il doit y avoir le respect de l’homme, de sa dignité et de ses droits inaliénables ? Avec raison, l’antique adage affirmait: Hominum causa omne ius constitutum est. Dans une telle affirmation, on trouve implicitement la conviction qu’il existe une «vérité sur l’homme», qui s’impose au-delà de la barrière des langues et des cultures diverses.

Dans cette perspective, parlant devant l’Assemblée des Nations unies pour le cinquantième anniversaire de sa fondation, j’ai rappelé qu’il y a des droits humains universels, enracinés dans la nature de la personne, dans lesquels se reflètent les exigences objectives d’une loi morale universelle. Et j’ajoutais: «Loin d’être des affirmations abstraites, ces droits nous disent au contraire quelque chose d’important pour la vie concrète de tout homme et de tout groupe social. Ils nous rappellent aussi que nous ne vivons pas dans un monde irrationnel ou privé de sens, mais que, au contraire, il y a une logique morale qui éclaire l’existence humaine et qui rend possible le dialogue entre les hommes et entre les peuples» (La Documentation catholique, 92 [1995], p. 915).

4. En observant avec une attention bienveillante le chemin de cette grande Nation, je suis aussi conduit à penser que, pour mieux exprimer ses talents caractéristiques, elle a besoin d’accroître sa solidarité et sa cohésion internes. En raison des richesses de sa longue histoire, en raison de la multiplicité et de la vigueur de sa présence et de ses initiatives sociales, culturelles et économiques qui dessinent le contour multiforme de ses habitants et de son territoire, la réalité de l’Italie est assurément très complexe et elle serait appauvrie et affaiblie par une uniformité forcée.

La voie qui permet de maintenir et de valoriser les différences, sans que ces dernières ne deviennent sujets de contestation ni obstacles à un progrès commun, est celle d’une solidarité sincère et loyale. Celle-ci s’enracine profondément dans l’esprit et dans les mœurs du peuple italien, et elle se manifeste actuellement, entre autres, dans de nombreuses et méritoires formes de bénévolat. Mais on en ressent aussi la nécessité dans les relations entre les multiples composantes sociales de la population et entres les diverses zones géographiques dans lesquelles elle vit.

Vous-mêmes, en tant que responsables politiques et représentants des Institutions, vous pouvez donner en ce domaine un exemple particulièrement important et efficace, d’autant plus significatif que la dialectique des relations politiques pousse au contraire à mettre en évidence les oppositions. En effet, votre activité se réalise avec toute sa noblesse dans la mesure où elle se révèle guidée par un authentique esprit de service des citoyens.

5. À ce propos, la présence dans l’esprit de chacun d’une vive sensibilité pour le bien commun est décisive. L’enseignement du Concile Vatican II en la matière est très clair: «La communauté politique existe [...] pour le bien commun, dans lequel elle trouve sa pleine justification et sa pleine signification, et dont elle tire son droit originel et propre» (Gaudium et spes, n. 74).

Les défis qui se posent à un État démocratique exigent de tous les hommes et femmes de bonne volonté, indépendamment de l’option politique de chacun, une coopération solidaire et généreuse pour édifier le bien commun de la Nation. Par ailleurs, une telle coopération ne peut être séparée de la référence aux valeurs éthiques fondamentales inscrites dans la nature même de l’homme. À ce sujet, dans l’encyclique Veritatis splendor, je mettais en garde contre «le risque de l'alliance entre la démocratie et le relativisme éthique qui retire à la convivialité civile toute référence morale sûre et la prive, plus radicalement, de l'acceptation de la vérité» (n. 101). En effet, s’il n’existe aucune vérité ultime qui guide et oriente l’action politique, comme je le notais dans une autre encyclique, Centesimus annus, «les idées et les convictions peuvent être facilement exploitées au profit du pouvoir. Une démocratie sans valeurs se transforme facilement en un totalitarisme déclaré ou sournois, comme le montre l'histoire» (n. 46).

6. Dans une circonstance aussi solennelle, je ne peux pas passer sous silence une autre grave menace qui pèse sur l’avenir de ce pays, conditionnant dès aujourd’hui sa vie et ses possibilités de développement. Je veux parler de la crise de la natalité, du déclin démographique et du vieillissement de la population. L’évidence crue des chiffres contraint à prendre acte des problèmes humains, sociaux et économiques que cette crise posera inévitablement à l’Italie dans les prochaines décennies, mais surtout elle incite – j’ose même dire elle oblige – les citoyens à un engagement responsable et convergent, pour inciter à une nette inversion de tendance.

L’action pastorale en faveur de la famille et de l’accueil de la vie, et plus généralement d’une existence ouverte à la logique du don de soi, est la contribution que l’Église offre à l’établissement d’une mentalité et d’une culture à l’intérieur desquelles cette inversion de tendance s’avère possible. Mais il y aussi de grands espaces pour une initiative politique qui, tout en maintenant fermement la reconnaissance des droits de la famille comme société naturelle fondée sur le mariage, selon les termes mêmes de la Constitution de la République italienne (cf. art. 29), rende socialement et économiquement moins onéreux l’accueil et l’éducation des enfants.

7. Dans une période de changements souvent radicaux, où les expériences du passé semblent devenues non pertinentes, une solide formation de la personne devient une nécessité croissante. Cela aussi, illustres Représentants du peuple italien, constitue un domaine qui requiert la collaboration la plus large, afin que les responsabilités primordiales des parents trouvent des soutiens appropriés. La formation intellectuelle et l’éducation morale des jeunes demeurent les deux voies fondamentales à travers lesquelles, au cours des années décisives de la croissance, chacun peut s’éprouver lui-même, élargir les horizons de son esprit et se préparer à affronter la réalité de la vie.

L’homme mène une existence authentiquement humaine grâce à la culture. C’est par la culture que l’homme devient plus homme, qu’il accède plus intensément à «l’être» qui lui est propre. Il est d’ailleurs clair aux yeux du sage que l’homme compte comme homme par ce qu’il est plus que par ce qu’il a. La valeur humaine de la personne est directement et substantiellement liée à l’être, et non à l’avoir. C’est précisément pour cela qu’une Nation soucieuse de son avenir favorise le développement de l’école dans un sain climat de liberté et qu’elle ne ménage pas ses efforts pour en améliorer la qualité, en étroite relation avec les familles et avec toutes les composantes sociales, comme cela se réalise du reste dans la plus grande partie des pays européens.

Pour la formation de la personne, le climat moral qui prédomine dans les rapports sociaux, et qui trouve actuellement une expression massive et déterminante dans les moyens de communication, n’en est pas moins important: c’est là un défi dans lequel toute personne et toute famille sont impliquées, mais qui interpelle à un titre particulier ceux qui ont de plus grandes responsabilités politiques et institutionnelles. Pour sa part, l’Église ne se lassera jamais de développer, même dans ce domaine, cette mission éducative qui appartient à sa nature même.

8. Le caractère réellement humaniste d’un corps social se manifeste particulièrement dans l’attention qu’il réussit à témoigner envers ses membres les plus faibles. Considérant le chemin parcouru par l’Italie durant les presque soixante ans qui nous séparent des ruines de la deuxième guerre mondiale, nous ne pouvons pas ne pas admirer les progrès considérables accomplis en vue d’une société où sont assurées à tous des conditions de vie acceptables. Mais il faut également reconnaître la crise de l’emploi qui reste grave, surtout chez les jeunes, ainsi que les nombreuses pauvretés, les misères et les marginalisations, anciennes ou nouvelles, qui atteignent beaucoup de personnes et beaucoup de familles italiennes ou immigrées dans ce pays. On ressent donc vivement le besoin d’une solidarité spontanée et capillaire, à laquelle l’Église est, de toutes ses forces, attentive à donner généreusement sa contribution.

Toutefois, une telle solidarité ne peut pas ne pas compter surtout sur la sollicitude constante des Institutions publiques. En ce sens, et sans compromettre la garantie nécessaire de la sécurité des citoyens, la situation des prisons mérite attention. Les détenus y vivent souvent dans de pénibles conditions de surpopulation. Un signe de clémence envers eux, par une réduction de peine, constituerait une claire manifestation de considération, qui ne manquerait pas de stimuler chez eux l’effort de relèvement personnel en vue d’une réinsertion positive dans la société.

9. Une Italie confiante en elle-même et avec une forte cohésion constitue une grande richesse pour les autres Nations d’Europe et du monde. Je désire partager avec vous cette conviction au moment où sont en train de se définir les contours institutionnels de l’Union européenne et où l’on s’achemine désormais vers son élargissement à de nombreux pays de l’Europe centrale et orientale, au point de sceller presque le dépassement d’une division non naturelle. Je nourris l’espoir que, grâce aussi à l’Italie, ne fera pas défaut aux fondations de la «maison commune» européenne le «ciment» de l’extraordinaire héritage religieux, culturel et civil qui a fait la grandeur de l’Europe au cours des siècles.

Il est donc nécessaire de se garder d’une vision du Continent qui ne prenne en compte que les aspects économiques et politiques, ou qui se laisse aller sans réflexion critique à des modes de vie inspirés par un consumérisme indifférent aux valeurs de l’esprit. Si l’on veut donner une stabilité durable à la nouvelle unité européenne, il est nécessaire de veiller à ce qu’elle s’appuie sur les fondements éthiques qui en furent autrefois la base, laissant en même temps un espace aux richesses et aux diversités des cultures et des traditions qui caractérisent les différentes nations. Devant cette noble Assemblée, je voudrais aussi renouveler l’appel que j’ai adressé ces dernières années aux divers Peuples du Continent: «Europe, au seuil d’un nouveau millénaire, ouvre encore tes portes au Christ !»

10. Le nouveau siècle à peine engagé apporte avec lui un besoin croissant de concorde, de solidarité et de paix entre les Nations: tel est en effet l’exigence inéluctable d’un monde toujours plus interdépendant et maintenu par un réseau mondial d’échanges et de communications, dans lequel cependant continuent à subsister des inégalités effrayantes. Malheureusement, les espérances de paix sont brutalement contredites par l’aggravation de conflits chroniques, à commencer par celui qui ensanglante la Terre Sainte. À cela s’ajoute le terrorisme international, qui a pris une nouvelle et terrible dimension, impliquant aussi de manière totalement déformée les grandes religions. C’est précisément dans une telle situation que les religions sont au contraire incitées à manifester tout leur potentiel de paix, orientant et comme «convertissant» vers une compréhension réciproque les cultures et les civilisations qui s’en inspirent.

Pour une entreprise de cette importance – le sort du genre humain dépendra de ses résultats dans les prochaines décennies –, le christianisme a une attitude et une responsabilité tout à fait particulières: annonçant le Dieu de l’amour, il se présente comme la religion du respect mutuel, du pardon et de la réconciliation. L’Italie et les autres Nations qui ont leur matrice historique dans la foi chrétienne sont presque intrinsèquement préparées à ouvrir à l’humanité de nouveaux chemins de paix, n’ignorant pas la dangerosité des menaces actuelles, mais ne se laissant pas non plus emprisonner dans une logique d’affrontements qui serait sans solutions.

Illustres Représentants du Peuple italien, de mon cœur jaillit spontanément une prière: de cette très antique et glorieuse Ville – de «cette Rome dont le Christ est Romain», selon la définition bien connue de Dante (Le purgatoire, 32, 102) –, je demande au Rédempteur de l’homme de faire en sorte que la chère Nation italienne puisse continuer, dans le présent et dans l’avenir, à vivre selon sa lumineuse tradition, sachant puiser en elle de nouveaux et abondants fruits de civilisation, pour le progrès matériel et spirituel du monde entier.

Que Dieu bénisse l’Italie !

[01783-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Mr President of the Italian Republic,
Honourable Presidents of the Chamber of Deputies and of the Senate,
Mr President of the Council of Ministers,
Honourable Deputies and Senators,

1. I am deeply honoured by the marvellous welcome given me today in this illustrious seat of government, in which you are the worthy representatives of the Italian people. To each and every one of you I extend my warm and respectful greeting, fully aware of the special significance to be attributed to the presence of the Successor of Peter in the Italian Parliament.

I thank the President of the Chamber of Deputies and the President of the Senate of the Republic for the noble words with which they have expressed your shared sentiments, giving voice also to the millions of your fellow citizens whose affection I experience daily in my many meetings with them. That affection has always been with me from the very first months of my election to the See of Peter. On this occasion therefore I again wish to voice my deepest gratitude to the Italian people.

Already in my days as a student in Rome and later during my periodic visits to Italy as a Bishop, especially during the Second Vatican Ecumenical Council, I learned to admire your country, where the proclamation of the Gospel, begun in apostolic times, gave rise to a civilization marked by a wealth of universal values and a marvellous flourishing of the arts, which have portrayed the mysteries of the faith in works of incomparable beauty. How often have I touched with my own hand, as it were, the splendid traces which the Christian religion has impressed on the customs and culture of the Italian people! This can be clearly seen also in countless men and women Saints, whose charism has had an extraordinary impact upon the peoples of Europe and of the world. It suffices to recall Saint Francis of Assisi and Saint Catherine of Siena, the Patrons of Italy.

2. Truly deep is the bond that exists between the Holy See and Italy! We all know that this association has gone through widely different phases and circumstances, subject to the vicissitudes and contradictions of history. But at the same time we should recognize that precisely in the sometimes turbulent sequence of events that bond has had highly positive results, both for the Church of Rome, and therefore for the Catholic Church, and for the beloved Italian Nation.

In fostering this closeness and cooperation, with respect for mutual independence and freedom, much was achieved by the great Popes that Italy has given to the Church and the world during the last century. Suffice it to remember Pius XI, the Pope of the Reconciliation, and Pius XII, the Pope of Rome’s safety during the War and, closer to us, Popes John XXIII and Paul VI, whose names I too, like John Paul I, have taken.

3. In an effort to present a broad overview of the history of recent centuries, we can well say that Italy’s social and cultural identity, and the civilizing mission it has exercised and continues to exercise in Europe and the world, would be most difficult to understand without reference to Christianity, its life-blood.

Allow me therefore respectfully to invite you, the elected Representatives of this Nation, and with you the whole Italian people, to maintain a convinced and pondered trust in the heritage of virtues and values handed down by your forebears. It is on the basis of this trust that it will be possible to give clear answers to the issues of the moment, however complex and difficult they may be, and even more, to look boldly to the future, asking what more Italy can do for the progress of civilization.

In the light of the extraordinary juridical experience acquired in the course of the centuries, beginning from pagan Rome, how can one not feel an obligation, for example, to continue to offer the world the fundamental message according to which, at the centre of every just civil order, there must be respect for man, for his dignity and for his inalienable rights? With good reason the ancient adage stated: Hominum causa omne ius constitutum est. Such an affirmation implies the conviction that there exists a "truth about man" which asserts itself beyond the barriers of different language and cultures.

In this perspective, speaking at the General Assembly of the United Nations Organization on the Fiftieth Anniversary of its foundation, I recalled that there are universal human rights, rooted in the nature of the person, in which are reflected the objective requirements of a universal moral law. And I added: "These are not abstract points; rather, these rights tell us something important about the actual life of every individual and of every social group. They also remind us that we do not live in an irrational or meaningless world. On the contrary, there is a moral logic which is built into human life and which makes possible dialogue between individuals and peoples (No. 3).

4. Following with affectionate attention the development of this great Nation, I am led to believe that, in order for its characteristic qualities to be more clearly expressed, it needs to increase its solidarity and internal cohesion. Thanks to the riches of its long history, as also to the multiplicity and dynamism of its social, cultural and economic enterprise and activities, which in various ways shape its peoples and its territory, the reality of Italy is certainly extremely complex. It would be impoverished and impaired by a forced uniformity.

The path which makes it possible to maintain and use differences to advantage, without them becoming sources of confrontation and obstacles to overall progress, is the path of sincere and steadfast solidarity. This solidarity has profound roots in the heart and in the customs of the Italian people, and one of the ways in which it is currently being expressed is in numerous and praiseworthy forms of voluntary work. But there is also an evident need for solidarity in the relationships between the various sectors of society and between the diverse geographical areas.

As political leaders and institutional representatives, you yourselves can give a particularly important and effective example in this field. Your example will be all the more meaningful insofar as the dialectic of politics tends rather to emphasize differences. Your activity in fact takes on all its noble significance to the extent that it is seen to be prompted by a true spirit of service to your fellow citizens.

5. Decisive in this perspective is the presence in the heart of each one of an intense awareness for the common good. The teaching of the Second Vatican Council in this matter is very clear: "The political community... exists for the common good: this is its full justification and meaning and the source of its specific and basic right to exist" (Gaudium et spes, 74).

The challenges facing a democratic State demand from all men and women of good will, irrespective of their particular political persuasion, supportive and generous cooperation in building up the common good of the Nation. Such cooperation however cannot prescind from reference to the fundamental ethical values inscribed in the very nature of the human person. In this regard, in my Encyclical Letter Veritatis Splendor I warned of the "risk of an alliance between democracy and ethical relativism, which would remove any sure moral reference point from political and social life, and on a deeper level make the acknowledgement of truth impossible" (No. 101). In fact, as I noted in another Encyclical Letter, Centesimus Annus, if there exists no ultimate truth to guide and direct political life "ideas and convictions can easily be manipulated for reasons of power. As history demonstrates, a democracy without values easily turns into open or thinly disguised totalitarianism" (No. 46).

6. I cannot fail to mention, on such a solemn occasion, another grave threat that bears upon the future of this Country, one which is already conditioning its life and its capacity for development. I refer to the crisis of the birthrate, the demographic decline and the ageing of the population. Raw statistical evidence obliges us to take account of the human, social and economic problems which this crisis will inevitably impose on Italy in the decades to come. Above all, it encourages – indeed, I would dare to say, forces – citizens to make a broad and responsible commitment to favour a clear-cut reversal of this tendency.

The Church’s contribution to the development of an attitude and culture by which this reversal of tendency can become possible is her pastoral action in favour of families and openness to life, and more in general in favour of a way of life marked by self-giving. But there is also ample room for political initiatives which, by upholding recognition of the rights of the family as the natural society founded upon marriage, according to the expression of the Constitution of the Italian Republic (cf. art. 29), can make the task of having children and bringing them up less burdensome both socially and economically.

7. At a time of often radical change, when past experience seems increasingly irrelevant, there is an ever greater need for a solid formation of the person. This too, distinguished Representatives of the Italian people, is an area which calls for the broadest cooperation, to ensure that the primary responsibilities of parents can find adequate support. The intellectual training and the moral education of young people remain the two fundamental "ways" for all persons, in the decisive years of their development, to prove themselves, to widen the horizons of the mind and to prepare for the reality of life.

Men and women live a genuinely human existence thanks to culture. Through culture they find their true being and come to a deeper "ownership" of themselves. The thoughtful person understands clearly that the human measure of a person is who he is rather than what he has. The human value of each individual is directly and essentially related to being, not having. For this reason a nation concerned for its own future promotes the development of its learning centres in a healthy climate of freedom, and leaves no effort undone to improve their quality, in close cooperation with families and all sectors of society, as in fact is the case in most European countries.

No less important for the formation of the person is the moral climate prevalent in social relations, and which at the present time is massively conditioned by the communications media; this challenge is a concern for every individual and family, but particularly for those charged with major political and institutional responsibilities. The Church, for her part, will never cease to carry out also in this field that educational mission which is part of her very nature.

8. The genuinely "human" nature of society is shown especially in the attention which it is able show towards its weakest members. If we consider Italy’s development in the almost sixty years since the devastation of the Second World War, we can only admire the immense progress made towards a society in which all are guaranteed acceptable living conditions. But it is likewise necessary to acknowledge the continuing grave crisis of unemployment affecting the young in particular, and the many forms of poverty, deprivation and marginalization, both old and new, involving numerous individuals and families, whether Italians or immigrants to this country. Great therefore is the need for a willing and comprehensive network of solidarity, in which the Church is entirely committed to making her own specific contribution.

Such solidarity, however, needs to be able to count above all on constant and close attention on the part of public Institutions. In this context, and without prejudice to the need to guarantee the security of citizens, attention needs to be given to the prison situation, where inmates often live in conditions of appalling overcrowding. A gesture of clemency towards prisoners through a reduction of their sentences would be clear evidence of a sensitivity which would encourage them in their own personal rehabilitation for the sake of a constructive re-insertion into society.

9. A self-confident and internally cohesive Italy can be a great enrichment for the other nations of Europe and the world. I wish to share this conviction with you at this time, when the institutional shape of the European Union is being defined and its expansion to include many countries of Central and Eastern Europe appears imminent, as it were sealing the end of an unnatural division. It is my hope that, thanks also to Italy’s support, the new foundations of the European "common house" will not lack the "cement" of that extraordinary religious, cultural and civil patrimony which has given Europe its greatness down the centuries.

There is a need to guard against a vision of the Continent which would only take into account its economic and political aspects, or which would uncritically yield to lifestyles inspired by a consumerism indifferent to spiritual values. If lasting stability is to be given to the new unity of Europe, there must be a commitment to ensuring that it is supported on those ethical foundations which were once its basis, while at the same time making room for the richness and diversity of the cultures and traditions which characterize individual nations. In this noble Assembly I would like to renew the appeal which in recent years I have made to the various peoples of the Continent: "Europe, at the beginning of the new millennium, open once again your doors to Christ!"

10. The new century just begun brings with it a growing need for concord, solidarity and peace between the nations: for this is the inescapable requirement of an increasingly interdependent world, held together by a global network of exchanges and communications, in which nonetheless deplorable inequalities continue to exist. Tragically our hopes for peace are brutally contradicted by the flaring up of chronic conflicts, beginning with the one which has caused so much bloodshed in the Holy Land. There is also international terrorism, which has taken on a new and fearful dimension, involving in a completely distorted way the great religions. Precisely for this reason, the world’s religions are challenged to show all their rich potential for peace by directing and as it were "converting" towards mutual understanding the cultures and civilizations which draw inspiration from them.

In this great enterprise, on whose outcome depends the future of the human race in coming decades, Christianity has its own particular genius and responsibility: by proclaiming the God of love, it presents itself as the religion of mutual respect, forgiveness and reconciliation. Italy and the other nations historically rooted in the Christian faith are in a sense inherently prepared to open up for humanity new pathways of peace, not by ignoring the danger of present threats, yet not allowing themselves to be imprisoned by a "logic" of conflict incapable of offering real solutions.

Illustrious Representatives of the Italian People, a prayer arises spontaneously from the depths of my heart: from this ancient and glorious City – from this "Rome where Christ is Roman", in Dante’s celebrated phrase (Purgatorio 32:102) – I implore the Redeemer of man to grant that the beloved Italian Nation will continue, now and in the future, to live in a way worthy of its radiant tradition, and to draw from that tradition new and abundant fruits of civilization, for the material and spiritual progress of the whole world.

God bless Italy!

[01783-02.01] [Original text: Italian]