UDIENZA AI VESCOVI E AI SACERDOTI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PASTORALE PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO Alle 11.45 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto in Udienza i Vescovi e i Sacerdoti partecipanti al Convegno pastorale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio ed ha loro rivolto il discorso che pubblichiamo di seguito:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Fratelli e Sorelle!
1. Sono particolarmente lieto di porgervi il mio saluto, mentre partecipate al quarto Incontro Internazionale dei Vescovi e sacerdoti, amici della Comunità di Sant'Egidio. Siete venuti a Roma da varie parti del mondo per vivere assieme alcuni giorni di riflessione sul primato della santità e della preghiera nella missione della Chiesa. So poi che all’incontro hanno aderito anche persone appartenenti ad altre Chiese e Comunità ecclesiali. Con gioia do loro il mio benvenuto e fraternamente li saluto. L'inizio di questo nuovo millennio chiede a tutti i seguaci di Cristo una maggiore fedeltà nell'adesione al Vangelo e nella ricerca dell'unità.
Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, in cui indico alcune prospettive prioritarie per la Chiesa dopo il Giubileo, ho esortato a "prendere il largo" con coraggio nel mare del nuovo millennio. Non partiamo fidando sulle nostre povere forze, ma sulla certezza dell'aiuto del Signore, come Egli ha assicurato mentre saliva al cielo: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Tra le dimensioni decisive del cammino della Chiesa ci sono la santità e la preghiera: "Per questa pedagogia della santità c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera" (Novo millennio ineunte, 32). "Si, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre comunità cristiane - concludevo - debbono diventare autentiche «scuole» di preghiera" (ibid., n. 33). La Comunità di Sant'Egidio ha tratto la sua forza di amore proprio dallo sforzo di farsi "scuola di preghiera". Ogni sera, a Roma, i suoi membri si raccolgono nella basilica di Santa Maria in Trastevere a pregare. E così fanno gli aderenti alla Comunità nelle chiese dislocate in tante altre parti del mondo.
2. Le riflessioni che farete in questi giorni e le risoluzioni che prenderete sono destinate ad arricchire il vostro bagaglio spirituale e pastorale per il tempo che viene. Il secolo appena iniziato attende che il Vangelo venga comunicato "sine glossa", come amava dire san Francesco; attende discepoli che ne siano testimoni coerenti sino in fondo. Sta davanti a noi l'innumerevole schiera di Vescovi, di sacerdoti e di fedeli, che nel Novecento hanno dato la loro vita per il Vangelo. La testimonianza di questi "nuovi martiri", che ho voluto ricordare in modo particolare durante il Giubileo, sia per tutti noi un'eredità preziosa.
Sono certo che l'amicizia con la Comunità di Sant'Egidio vi è di giovamento sia sul piano personale che su quello ecclesiale. Ho incontrato la Comunità fin dall'inizio del mio pontificato, e ne ho potuto constatare la vitalità spirituale e la passione missionaria. L'ho vista operare nella Chiesa di Roma e di qui incamminarsi per le vie del mondo. Mi piace ricordare un bel canto che la accompagna ovunque: "Noi non abbiamo molte ricchezze, ma solo la Parola del Signore". Questo canto, in cui riecheggiano le parole di Pietro al paralitico seduto alla Porta Bella del Tempio (cfr At 3,6), ricorda come il Vangelo sia la vera forza della Chiesa e la sua ricchezza. Lo era agli inizi e lo è ancora oggi, mentre essa si avvia nel nuovo secolo.
3. So che ieri avete celebrato l'anniversario della Comunità di Sant'Egidio nella Basilica di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma. Mentre ringrazio Monsignor Vincenzo Paglia per le parole che mi ha rivolto, saluto di cuore il professore Andrea Riccardi, che in quel 7 febbraio del 1968 iniziò il cammino della Comunità. Sono ormai passati 34 anni. Sono stati anni di ascolto
del Vangelo e di amicizia con tutti.
Si potrebbe dire che l'amicizia caratterizza ogni dimensione della vita della Comunità di Sant'Egidio. L'amicizia vissuta con sensibilità evangelica è un modo efficace di essere cristiani nel mondo: permette di varcare frontiere e di colmare distanze, anche quando sembrano insuperabili. Si tratta di una vera e propria arte dell'incontro, di un'attenzione premurosa per il dialogo, di una passione amorevole per la comunicazione del Vangelo. Questa amicizia diviene forza di riconciliazione; una forza davvero necessaria in questo tempo drammaticamente segnato da conflitti e da scontri violenti.
4. Abbiamo appena celebrato l'incontro di preghiera per la pace nella Città di San Francesco. Dal primo incontro del 1986, la Comunità si è fatta promotrice, anno dopo anno, di incontri che hanno portato lo "spirito di Assisi" a soffiare nel cielo di varie città europee. Ne è nato come un singolare movimento di uomini e di donne di religioni diverse i quali, senza confusione alcuna, non cessano tuttavia di invocare da Dio la pace per tutti i popoli.
Questo inizio di millennio, venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, amici della Comunità di Sant'Egidio, vi trovi tutti attenti alla chiamata del Signore, perché "andiate al largo" a comunicare a tutti i popoli il Vangelo dell'amore. Con questo augurio, mentre vi assicuro la mia preghiera, tutti vi benedico di cuore.
[00211-01.01] [Testo originale: Italiano]